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Cremona e dintorni in bicicletta, itinerari lungo l’Adda, l’Oglio e il Po

In un periodo in cui viaggiare lentamente è diventato sempre più necessario per salvaguardare le bellezze del mondo che ci circondano, il cicloturismo aumenta di popolarità trovando spazio in tanti programmi di promozione territoriale. Uno di questi riguarda Cremona e i suoi dintorni dove, in occasione del festival Terra Fiume, sono stati presentati diversi itinerari pensati con cura per aiutare i viaggiatori a scoprire i paesaggi lungo l’Adda, l’Oglio e il Po.

A scoprirli in un modo unico e gentile possibile solo con la bicicletta, un mezzo che ci concede il tempo necessario per ammirare i panorami che ci circondando in modo sostenibile, riducendo il nostro impatto sulla destinazione che stiamo visitando. Il programma ideato per i mesi di settembre e ottobre propone quattro fine settimana dedicati alla campagna lombarda dove i partecipanti potranno esplorare paesaggi incantevoli, visitare cascine e pievi storiche e partecipare a eventi culturali e gastronomici che valorizzano le eccellenze locali.

Il Festival Terra Fiume

Che siate ciclisti esperti o meno, il Festival Terra Fiume è l’occasione giusta per regalarvi un’esperienza di slow tourism in paesaggi splendidi come quelli di Cremona e dintorni. Ideato da Ortofficine Creative APS, il festival nasce per valorizzare il ricco patrimonio della regione attraverso diversi percorsi ciclabili sportivi, turistici e ricreativi. Il programma, che si svolgerà a settembre e ottobre, vi permetterà di pedalare tra borghi, ville, cascine e lungo le rive dei fiumi Adda, Oglio e Po immergendovi non solo nelle bellezze paesaggistiche del territorio, ma anche in quelle enogastronomiche e culturali.

L’assessora al turismo Mazzalli racconta il progetto sottolineando che “pedalare insieme significa non solo esplorare nuovi luoghi, ma anche imparare valori importanti come la conoscenza del proprio territorio e il rispetto per le comunità attraversate”. L’inaugurazione del festival delle ciclovie si terrà il 7 e l’8 settembre con il tour ‘Tra Oglio e Postumia’, seguito da altri itinerari nei weekend successivi: ‘Le vie dell’Adda’ (21-22 settembre), ‘Tra Ville e Cascine’ (5-6 ottobre), e ‘Tra Po, Pievi e Cascine’ (19-20 ottobre).

Non solo pedalate, il programma del festival è ricco anche di altri eventi come le visite a mostre e riserve naturali, la partecipazione a spettacoli e agli eventi locali, oltre a piacevoli degustazioni dei sapori più tipici per scoprire il territorio attraverso la sua gastronomia.

Fiume Adda

Fonte: iStock

Il fiume Adda in autunno

L’app per creare il vostro itinerario

Il Festival Terra Fiume si inserisce all’interno di un progetto strategico che ha come obiettivo quello di valorizzare circa 1000 chilometri di itinerari cicloturistici. Ma come scegliere quello più adatto a voi? Per aiutarvi è stata sviluppata un’app, con il contributo della Regione Lombardia e in collaborazione con Confcommercio Provincia di Cremona, chiamata SellaGo.

L’app permetterà ai cicloturisti di pianificare il loro viaggio in base alle proprie esigenze, fornendo anche informazioni aggiornate su alloggi, ristoranti, stazioni di servizio e luoghi di interesse culturale e storico che incontreranno lungo il percorso. Questo strumento contribuisce a promuovere un turismo sostenibile e di qualità.

Se siete interessati, consigliamo di prenotare i tour sul sito ufficiale di Terra Fiume, dove troverete anche il programma completo del festival.

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Friuli, dal Natisone all’Isonzo: lungo il fiume in bicicletta

Non c’è, in Italia, altra regione così brulicante di torrenti e fiumi balneabili e brillanti come il Friuli. La regione all’estremo nord-est del nostro paese è un vero e proprio regno delle acque, capace di conquistare i più indefessi amanti del turismo fluviale e di stupire al contempo anche i novizi del wild swimming.

Ad aumentare esponenzialmente l’attrattiva delle sponde di alcuni dei fiumi e dei torrenti friulani c’è la possibilità, non così frequente, di poterle esplorare in sella a una bicicletta, sfruttando magari alcuni dei percorsi ciclabili pensati per i visitatori della regione.

Pensate a quando andate in bicicletta nella vostra città: piste ciclabili intermittenti, automobilisti imprudenti, l’inquinamento che neutralizza il piacere del movimento a due ruote. Niente a che vedere con l’esperienza di pedalare tranquilli a stretto contatto con la natura che regala la ciclovia che collega Cividale del Friuli a Tolmin, in Slovenia, e che collega le rive del fiume Natisone a quelle dell’Isonzo.

Due corsi d’acqua straordinari. Il Natisone attraversa una valle stretta, dall’altitudine assai limitata, con usi, costumi e cultura separati da quelli del resto del Friuli. Le sue acque tendono allo smeraldino, sempre limpide e pure, raramente fredde (una rarità per certi corsi montani). L’Isonzo ha metà del suo corso in territorio italiano, ma le sue spiagge più belle, caratterizzate da piscine naturali con acque turchesi e cristalline su un fondale di sassolini bianchissimi, si trovano in Slovenia, nella zona compresa tra Kranjska Gora e Tolmin.

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Il Natisone poco fuori da Cividale

Le due vallate, di qua e di là dal confine di Stato, hanno il vantaggio di mantenersi su un’altitudine media relativamente bassa, mentre i fianchi delle montagne si impennano ai loro lati. Così, anche per il ciclo-amatore alle prime armi non è impresa impossibile percorrere i 45 chilometri che compongono il percorso: il dislivello totale dell’intero percorso è di appena 350 metri, alla portata della maggior parte delle persone, e pertanto adatto a intere famiglie.

Cividale del Friuli, la partenza

La partenza del percorso ciclistico è a Cividale del Friuli, piccolo gioiello delle Valli del Natisone, di cui è anche il centro decisamente più rilevante.

Nata in epoca romana con il nome di Forum Iulii, dalla cui contrazione nasce il toponimo Friuli che andrà ad indicare l’intera regione, Cividale è un borgo storico, con un centro che merita una prolungata visita.

Vi si entra attraversando il Ponte del Diavolo, che permette di attraversare una vertiginosa gola dove scorre il fiume Natisone. Si accede quindi a Piazza del Duomo, con il duomo cinquecentesco che si trova di fronte al bel Palazzo comunale, ornato a sua volta dalla statua di Giulio Cesare, fondatore della città.

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Fonte: Lorenzo Calamai

Cividale del Friuli vista dalle sponde del Natisone

In fondo alla piazza, sul lato opposto, si trova il Museo archeologico nazionale di Cividale del Friuli, ospitato in quello che fu il Palazzo dei Provveditori veneti, elegante edificio di impronta palladiana. Il Museo ospita soprattutto reperti del passato longobardo della città, che fu capoluogo del ducato stabilito in Friuli dopo la caduta dell’impero romano.

Altra mirabile testimonianza del passato di Cividale è il Tempietto longobardo, piccolo gioiello di architettura e scultura facente parte del complesso religioso di Santa Maria in Valle, all’estremità orientale del centro storico.

Il Museo archeologico nazionale e il Tempietto longobardo sono i due luoghi che fanno parte del sito seriale dell’UNESCO I Longobardi in Italia: i luoghi del potere, che raggruppa le tracce del passaggio storicamente, architettonicamente e artisticamente importante della popolazione longobarda nella Penisola, al fianco di luoghi come Benevento, Brescia, Campello sul Clitunno, Spoleto.

Partendo dal centro storico di Cividale prende quindi le mosse la pedalata lungo il corso del Natisone per giungere nella valle dell’Isonzo. Si risale il corso d’acqua sulla sponda in sinistra orografica sfruttando la pista ciclabile in sterrato ben tenuto fino alla vicina frazione di Ponte San Quirino, quindi si passa sull’altro lato e si attraversano tutte quelle piccole frazioni di San Pietro al Natisone che ospitano alcuni dei più bei luoghi dedicati al wild swimming lungo il fiume, soste ideali per una pedalata col giusto ritmo.

Le piscine naturali del Natisone lungo il percorso

Fin dalle prime battute, il percorso ciclistico affronta piste ciclabili dedicate o strade secondarie molto poco trafficate. In più, ci sono diversi spot dov’è possibile abbandonare la bicicletta per qualche decina di minuti, rinfrescandosi nelle più belle spiagge d’acqua dolce del fiume Natisone.

Poco dopo l’attraversamento del Natisone in località Ponte San Quirino, ad esempio, si arriva a Vernasso.

Qui l’area predisposta alla nota, chiassosa sagra locale, si trasforma in un gioiellino di pace e tranquillità durante la settimana. Vi si trova una larga spiaggia per metà costituita da sassi e per metà da un bel prato d’erba. Il fiume si allarga tranquillo in un’ampia piscina naturali dove rinfrescarsi in totale relax.

Non lontano, in località Oculis, è possibile una piccola deviazione: percorrendo una stradina tra i campi sulla destra si arriva a un piccolo ponte pedonale. A fianco del ponte un sentierino porta al letto del torrente e a una bella spiaggia riparata dalle fronde degli alberi. Le acque del Natisone scorrono placide all’ombra delle chiome: un luogo ideale per i giorni più caldi d’estate.

Superata la località di Cras si giunge all’incrocio con il ponte che attraversa il fiume. Mentre il percorso ciclabile continua seguendo le indicazioni per Antro e imbocca la strada sterrata sulla destra a pochi metri dall’incrocio, gli appassionati di wild swimming possono imboccare, anche in bici, il sentiero che scende a pochi metri dal ponte. Conduce a un’ampia radura boschiva a stretto contatto con una spiaggia in uno dei punti più belli del Natisone: una cascatella delimita l’inizio di un tratto molto spettacolare, con grosse conformazioni rocciose decorate da una timida vegetazione che sorgono dal letto del fiume, che sotto di loro raggiunge una elevata profondità.

Trampolini ideali per un acrobatico tuffo nelle temperate acque del Natisone, mentre l’ampia piscina naturale garantisce anche lo spazio per qualche rilassante bracciata.

Un’altra piccola piscina naturale si trova dietro al campo sportivo di Pulfero, che viene fiancheggiato dal percorso ciclistico che, infine, si sposta lungo la Strada statale 54 fino a Stupizza e poi al confine con la Slovenia.

A Stupizza l’ultima possibile deviazione per un bagno nel Natisone: in concomitanza della fermata dell’autobus del paesino, si seguono le indicazioni per il percorso tematico il Villaggio degli Orsi e la strada bianca che porta al ponte sul fiume. Da qui si accede alla lunga spiaggia di sassolini bianchi, con tanto spazio per sistemarsi (e anche per appoggiare le bici, se serve). La piscina naturale migliore si trova risalendo di un centinaio di metri a monte del ponte.

La Valle dell’Isonzo e lo sconfinamento in Slovenia

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L’Isonzo scorre in terra slovena

Oltrepassato il confine nei pressi di Stupizza, si prosegue per qualche chilometro lungo il corso del Natisone sloveno, quindi si piega a oriente in direzione Tolmin, piegando verso la valle dell’Isonzo.

È qui che le cose si fanno un po’ più avventurose: il percorso lascia l’asfalto per uno sterrato comunque non impegnativo, tagliando per le campagne fino a Kobarid, quella che fu Caporetto, nota per la battaglia della Prima guerra mondiale.

Proprio in questo luogo carico di storia e di fascino, nel quale merita fermarsi a riprendere fiato, si incontra l’altro grande fiume di questo splendido viaggio a due ruote: da qui in poi si costeggia l’Isonzo fino a Tolmin, scendendo verso sud con lo sguardo rapito dagli scorci sulle sue acque turchesi e incredibilmente attraenti.

friuli ciclabile natisone isonzo
Una delle meravigliose spiagge sull’Isonzo

Poco a sud di Kobarid, in località Ladra, si trovano un paio di tratti di fiume splendidi, con ampie spiagge di sabbia sulle sponde delle acque turchesi del fiume.

Infine anche a Tolmin, termine ultimo della splendida pedalata, l’Isonzo regala un paio di splendidi spot per il wild swimming proprio a margine della città: dove il torrente Tolminka si getta nell’Isonzo formando un’enorme piscina naturale.

Così, anche una volta scesi dal sellino, ci sarà spazio per un ultimo tuffo prima del ritorno a casa.

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L’avventura in bicicletta da vivere quest’anno: la Trans Dinarica

Concedersi una vacanza su due ruote offre l’opportunità di godersi splendidi panorami a ritmo lento e di vivere a pieno contatto con il territorio. E, anche se l’Europa pullula già di innumerevoli itinerari per i ciclisti, il 31 luglio 2024 ne è stato inaugurato uno a dir poco spettacolare.

Si tratta della Trans Dinarica, che percorre ben 5.000 chilometri e include circa 100 tappe differenti.

La prima rotta che collega tutti i Paesi dei Balcani occidentali

La Trans Dinarica è la prima e unica rotta che collega tutti e sette i Paesi dei Balcani occidentali, vale a dire Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Albania, Macedonia del Nord, Kosovo, Serbia e Slovenia, e attraversa parchi nazionali, foreste, villaggi dell’entroterra, siti UNESCO, tranquille strade asfaltate, piste ciclabili e la costa adriatica.

Adatta ai cicloturisti di ogni livello, è il top per chi ama davvero andare in bici e, al contempo, conoscere da vicino le tradizioni musicali, culturali, storiche e culinarie dei luoghi visitati.

Inoltre, incoraggia gli operatori di viaggio locali a sviluppare tour e iniziative attorno a essa, diventando così un “motore turistico” a livello regionale e fornendo ai viaggiatori un modo nuovo, responsabile e sostenibile di abbracciare i Balcani occidentali.

Gli itinerari migliori

Per godervi al meglio l’esperienza lungo la Trans Dinarica, ecco alcuni degli itinerari suggeriti.

Da Most na Soči in Slovenia a Rijeka in Croazia

Prendete il treno dalla capitale slovena Lubiana e poi iniziate il percorso dal punto più a nord della Trans Dinarica, nella città di Most na Soči.

Dall’ombra delle Alpi Giulie e alla confluenza dei fiumi Idrijca e Isonzo, pedalerete verso sud attraversando la Slovenia e il suo paesaggio ricoperto di vigneti, la regione del Carso e oltre il confine croato fino alla città adriatica di Rijeka.

Da Most na Soči in Slovenia a Sarajevo in Bosnia ed Erzegovina

Sempre da Most na Soči in Slovenia, potrete iniziare un epico giro di tre Paesi in 19 tappe.

Pedalate dapprima lungo il fiume Isonzo in Slovenia, con vista sull’Adriatico alle pendici dei monti Velebit.

Il percorso attraversa la Croazia oltre il Monte Dinara, prima di entrare in Bosnia ed Erzegovina. Godetevi i villaggi ospitali e i paesaggi montani da fotografare lungo la strada per la capitale Sarajevo.

Da Split in Croazia a Podgorica in Montenegro

Iniziate dalla costa adriatica della Croazia a Spalato e pedalate fino al confine con la Bosnia ed Erzegovina, dove oltrepasserete l’incantevole città di Livno, nota per i cavalli selvaggi e l’ottimo formaggio.

La strada svolta a sud verso Mostar e il suo famoso ponte, Patrimonio UNESCO, e poi prosegue verso il fiume Tara con la seconda gola più profonda del mondo, al confine tra Bosnia-Erzegovina e Montenegro.

La Trans Dinarica conduce i ciclisti al cospetto del Parco Nazionale del Durmitor, anch’esso inserito nella lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO, prima di percorrere le Alpi Dinariche fino alla capitale montenegrina di Podgorica.

Da Tirana in Albania a Ohrid in Nord Macedonia

Partite da Tirana e dirigetevi a nord-ovest, attorno al Lago di Scutari e tra le favolose Alpi Albiane, dove maestose cime scoscese fanno da sfondo.

Dopo aver lambito fiumi e villaggi, la Trans Dinarica si dirige verso sud-est lasciando le Alpi Dinariche per raggiungere le pendici dei Monti Sharr, paralleli al confine con la Macedonia del Nord.

Il percorso supera quindi il confine e si snoda lungo la sponda settentrionale del Lago di Ohrid, elencato come meraviglia naturale e culturale nella lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO.

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Passeggiata al lago di Endine: come arrivare e cosa vedere

Le gite fuori porta in Lombardia sono sempre a portata di mano e una delle più amate è sicuramente quella al lago di Endine, in provincia di Bergamo. Una passeggiata qui è sinonimo di benessere a 360 gradi perché offre diverse opportunità per rilassarsi e per svolgere attività fisica. Questo incantevole specchio d’acqua incastonato tra le colline della Val Cavallina, infatti, immerso in una natura incontaminata, offre, tra le altre cose, anche un percorso a piedi di circa 18 chilometri.

Durante il giro completo del lago, interamente pianeggiante quindi facilmente percorribile da chiunque, potrete godere delle sue meraviglie tra borghi, musei e castelli. Oppure, se siete arrivati qui per dedicarvi a esperienze più attive e sportive, potete praticare diversi sport acquatici o salire in sella a una Mountain Bike. Ecco cosa fare al lago di Endine e come terminare la giornata alla ricerca delle migliori specialità tipiche del territorio.

Cosa visitare al Lago di Endine

Il lago di Endine offre uno splendido percorso ad anello tra storia e natura: sono davvero molte le località della zona che meritano una visita, per esempio il paese dal quale prende il nome, Endine Gaiano, oppure Monasterolo, con il suo bel centro storico medievale.

Il paese di Bianzano

Tra i paesini caratteristici situati intorno al lago di Endine, quello di Bianzano merita sicuramente una visita grazie al suo centro storico caratteristico, composto da un dedalo di vicoli acciottolati. È il paese più piccolo della valle, circondato da antiche mura medievali, ma al suo interno custodisce il Castello Suardi, dalle cui mura si può ammirare uno scorcio panoramico del lago di Endine. Molto bello anche il Santuario di Santa Maria Assunta, che sorge sul vicino colle, in cui mistero e leggenda si intrecciano.

Casazza e il sito archeologico di Cavellas

Nella parte settentrionale della Val Cavallina si trova Casazza, dove si può ammirare il sito archeologico Cavellas. L’area archeologica di oltre 1000 metri quadrati si trova sotto a un supermercato del paese e comprende molti ritrovamenti di epoca romana. Tra gli edifici da vedere c’è Palazzo Bettoni, che diede ospitalità a Giuseppe Garibaldi.

Endine Gaiano

Endine Gaiano è un’altra località splendida situata sul lago di Endine. Le spiagge del lungolago offrono diverse opportunità di relax, mentre nelle sue acque è possibile praticare sport acquatici come canoa, windsurf e canottaggio. A livello artistico la città offre alcuni importanti edifici, tra cui la Chiesa di San Giorgio, che al suo interno conserva splendide opere d’arte, o quella di San Remigio, che nel Quattrocento era stata distrutta dall’esondazione di un torrente.

Sempre in questo paese è possibile vedere anche il lago di Gaiano e la vicina Valle del Freddo, un parco naturale molto particolare perché, nonostante l’altezza di soli 360 metri sul livello del mare, qui crescono specie di piante che normalmente si trovano solo ad altitudini elevate.

Monasterolo del Castello

Il Comune di Monasterolo del Castello sorge lungo le sponde del lago di Endine e offre l’opportunità di visitare alcuni siti storici di rilievo, a partire dal castello medievale, il quale custodisce uno dei giardini più belli del Nord Italia, o la barocca Chiesa del SS. Salvatore. Particolari anche le stazioni della via Crucis sul sagrato della Chiesa, decorate con i mosaici di Trento Longaretti.

Lago di Endine ghiacciato

Fonte: iStock

Persone pattinano sul lago di Endine d’inverno

Il paese di Ranzanico

Situato in una posizione un po’ più elevata c’è Ranzanico, dal quale si può godere di una vista panoramica su tutta la Val Cavallina. Il paese sorge su un antico percorso utilizzato in passato per raggiungere il lago dalla Val Seriana. Nel cuore del paese restano le tracce della struttura fortificata originaria, con una torre che si affaccia sulla piazza principale e con bellissimi portali in pietra.

Merita una visita anche l’antica chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, mentre nel centro storico troverete il Palazzo Suardi-Re, dove è stato allestito il Museo della Seta. Infine, da vedere è l’Oratorio di San Bernardino e la Cappella degli Alpini.

Cosa fare al lago di Endine

Il lago di Endine è il luogo perfetto per trascorrere un soggiorno di totale relax in mezzo alla natura, organizzare escursioni avventurose o fare un picnic in riva con la famiglia.

Sport al lago di Endine

Oltre a passeggiare lungo le rive del lago di Endine, gli appassionati di mountain bike potranno fare un percorso panoramico di 60 chilometri che da Nembro conduce fino al lago. Il percorso è di media difficoltà, ma regala una vista meravigliosa sul lago. È possibile anche attraversare il lago di Endine in kayak, scoprendo gli angoli più nascosti fra canneti e animali.

Durante l’inverno, quando le temperature scendono vertiginosamente, sul lago di Endine si forma una superficie di ghiaccio percorribile a piedi. Questa attività può essere molto pericolosa ed è meglio informarsi sulle condizioni del ghiaccio: la superficie deve essere spessa e robusta per poter resistere al calpestio.

Pedalo lago Endine

Fonte: iStock

Pedalo a noleggio sul lago di Endine

Cosa mangiare al Lago di Endine

Tutta la zona è costellata di piccoli ristoranti con splendida vista sul lago o sulla valle, dove potrete assaggiare alcune specialità lombarde e tipiche di montagna. Tra queste vi consigliamo di assaggiare la polenta con i funghi e la salsiccia: molta della farina da polenta che trovate nei negozi italiani proviene proprio da queste terre. Da non perdere anche i formaggi e i vini, senza dimenticare i pesci di lago preparati nei modi più svariati. Si trovano il pesce persico, il luccio e la tinca, solo per citarne alcuni.

Come arrivare al lago di Endine

Arrivare al Lago di Endine è molto semplice perché situato in una posizione strategica in Lombardia, a 40 minuti da Bergamo. Con l’auto potete prendere l’autostrada A4 che collega quasi tutte le principali città del nord e prendere l’uscita a Bergamo e seguire la strada statale fino al lago di Endine. Se invece preferite usare i mezzi pubblici, da Bergamo ci sono diversi autobus che fermano nelle diverse località situate intorno al lago.

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Chioggia-Singapore in bici: la storia di Stefano e Alessia, cercatori di lucciole

Ma davvero c’è chi attraverserebbe il mondo per cercare le lucciole? È la domanda che mi sono posta quando, scorrendo il feed di Instagram, sono capitata per caso sul profilo di Stefano e Alessia, conosciuti appunto come cercatori di lucciole. Un nome sicuramente evocativo, che affascina e suggestiona, ma che lascia anche qualche punto interrogativo sulla missione di questi due ragazzi italiani, poco più che trentenni, che hanno lasciato il lavoro e la loro vita in quel di Chioggia, per affrontare un viaggio straordinario.

Ho parlato con loro, non solo per soddisfare la mia curiosità personale, ma anche e soprattutto per raccontare la loro storia. Una favola moderna – tutti ne abbiamo una – che non ha nulla a che vedere con principesse da salvare, draghi e streghe malvagie, ma che parla di bellezza, semplicità, gentilezza e umanità. Che parla di fame di vivere.  Ma lasciate che ve li presenti, prima di svelarvi il motivo di quel nome che tanto incuriosisce (saranno loro a farlo in realtà nella nostra intervista).

32 anni lui, 30 lei e una passione condivisa: quella per i viaggi. In realtà Stefano e Alessia sono accomunati da tante cose, la provenienza, per esempio. Lui viene da Chioggia, lei da Venezia. Hanno condiviso anche il luogo di lavoro, entrambi erano dipendenti dell’ACTV, azienda Veneziana di trasporti. Prima colleghi, poi conoscenti e fidanzati. Adesso, i due, sono compagni di vita, la stessa che hanno stravolto con questa impresa “folle”, come qualcuno l’ha definita: raggiungere Singapore in bicicletta.

Ciao ragazzi, ci raccontate un po’ di voi?
Stefano: Io e Alessia ci siamo conosciuti nel 2016, ma siamo diventati una coppia tre anni fa. Lavoravamo entrambi nell’azienda del trasporto pubblico e di Venezia e, tra le tante cose, ci accomunava anche la passione per i viaggi. Io ne avevo fatti già tanti, ero stato in India e avevo vissuto a Londra, ma non bastava mai. Con Alessia abbiamo iniziato a viaggiare sempre più spesso, ovviamente dovendo tenere conto degli impegni lavorativi e personali.
Alessia: Io amo viaggiare, ma amo ancora di più il fatto di vivere fuori da una routine prestabilita. A 22 anni ho comprato la mia prima barca e sono andata a vivere su quella. Poi nel 2020 ho deciso di licenziarmi e ho vissuto diverse avventure in barca prima di lanciarmi in questo progetto di vita insieme a Stefano.

Alessia e Stefano

Fonte: Cercatori di lucciole

Alessia e Stefano in viaggio verso Singapore in bicicletta

Perché “cercatori di lucciole”?
Stefano: Inizialmente quando viaggiavamo condividevamo le nostre avventure sui rispettivi profili, come fanno tutti del resto. Poi, anche un po’ consigliati dai nostri amici, abbiamo pensato che potesse essere comodo aprire un profilo condiviso su Instagram. Intanto nella nostra testa prendeva forma l’idea di raggiungere Singapore in bicicletta, anche se quasi nessuno lo sapeva. Abbiamo creato questo profilo e abbiamo avuto diverse perplessità sul nome. Volevamo qualcosa di riconoscibile ma non potevamo ridurre tutto solo al nostro viaggio in bicicletta, perché non siamo ciclisti. Siamo piuttosto viaggiatori che si muovono in bici. Alla fine ci siamo posti questa domanda: come facciamo a far capire alle persone perché stiamo viaggiando e, soprattutto, cosa stiamo cercando?
Alessia: Noi cercavamo, e cerchiamo ancora, la felicità semplice, quella che appartiene ai bambini. Mi è venuto in mente così un ricordo: l’emozione che provai da bambina la prima volta che vidi una lucciola. Alla fine si tratta di un insetto ma che visto con gli occhi di un bambino appare magico. Così è nato il nostro nome.

Chioggia – Singapore in bicicletta: un sogno o un progetto di vita?
Era un sogno sicuramente, che cambiava e ricambiava. Abbiamo pensato anche di non partire, a volte, ma alla fine lo abbiamo fatto. E più andiamo avanti, più ci rendiamo conto che sta diventando un progetto di vita. Siamo a contatto con tantissimi nuovi input: incontriamo persone, facciamo esperienze, abbiamo anche qualche disavventura, ma è tutto bellissimo. È proprio uno stile di vita che stiamo abbracciando giorno per giorno, dopo non sappiamo cosa succederà, anche se abbiamo tante idee a riguardo.

Ci raccontate come è nata l’idea e a che punto siete della vostra avventura?
Tre anni fa siamo andati in Georgia che è un Paese molto economico, se non che abbiamo speso più soldi per noleggiare l’auto e per viaggiare on the road che per tutto il resto. Allora abbiamo pensato che doveva esserci per forza un modo più economico per muoversi, e anche più sostenibile. Abbiamo comprato un piccolo tandem e siamo andati in Corsica, lì abbiamo scoperto che è davvero bello viaggiare su ruote, sicuramente più economico, ma anche più lento e consapevole. Abbiamo poi comprato delle biciclette nuove e abbiamo iniziato a pianificare la nostra avventura. Volevamo fare un viaggio lungo, che non durasse solo un mese, e che si trasformasse in uno stile di vita e Singapore era la meta più distante raggiungibile in bicicletta. Siamo partiti il 15 febbraio e attualmente ci troviamo in Kirghizistan.

Come hanno reagito le persone intorno a voi quando avete deciso di cambiare vita?
Stefano
: Mia madre era disperata. I miei colleghi un po’ perplessi. Mi dicevano: ma davvero lasci il posto fisso per viaggiare intorno al mondo?
Alessia: Mia madre è ormai rassegnata, ma oserei dire che era quasi sollevata dalla partenza con Stefano, viste le mie avventure precedenti in barca. I nostri amici, invece, sono stati entusiasti e ci hanno supportato dal primo momento.

La difficoltà più grande che avete affrontato durante il percorso?
Stefano: Per me è stato il deserto. Affrontare strade chilometriche desertiche in bicicletta con il vento caldissimo contro è stato difficile. La fatica fisica ma anche la mancanza di acqua fresca: la nostra era diventata bollente dopo ore di pedalata.
Alessia: Pedalare nel deserto è stato sicuramente difficile, ma essendo uno dei miei tanti sogni, l’entusiasmo di averlo realizzato ha mitigato la stanchezza. Forse il mio momento più difficile è stato proprio qui, nel Kirghizistan. I paesaggi sono mozzafiato, ma anche estremamente selvaggi e la mancanza di cibo, quello che piace a me, non mi ha aiutata.

Alessia e Stefano

Fonte: Cercatori di lucciole

Alessia e Stefano stanno raggiungendo Singapore in bicicletta

E il momento più bello ed emozionante?
Stefano: Io l’ho vissuto proprio qualche giorno fa, quando con la bicicletta abbiamo attraversato un passo di 4.000 metri d’altezza: non ero mai arrivato così in alto. Ma devo dire che siamo circondati da momenti bellissimi ed emozionanti: i paesaggi sicuramente, ma anche le relazioni. Abbiamo conosciuto tante persone, estranei che ci hanno invitato a casa loro e che ci hanno ospitato. In questo viaggio stiamo conoscendo la parte bella dell’umanità.
Alessia: Per me il momento più significativo è stato il passaggio dalla Grecia alla Turchia. Quando abbiamo lasciato i confini europei in bicicletta ho detto: “Ok, adesso si fa sul serio”.

Quali sono le prossime tappe?
Stiamo per rimetterci in viaggio per raggiungere la Cina. Poi andremo in Pakistan e in India, dove contiamo di restare un po’ di più. Poi raggiungeremo la Malesia e il Vietnam fino alla meta finale, Singapore. L’idea iniziale era quella di viaggiare per un anno, ma le cose cambiano continuamente quindi chissà.

Le domande più strane che vi hanno rivolto?
Alessia: Sicuramente si sono chiesti che lavoro facciamo, alludendo al fatto che siamo ricchi o mantenuti da mamma e papà. In realtà abbiamo utilizzato i nostri risparmi ipotizzando un budget totale di 15.000 euro. Quando finiremo i soldi decideremo cosa fare. Per riuscirci dormiamo in tenda, cuciniamo quasi sempre noi, ma devo dire che il costo della vita in questi luoghi è molto basso. E poi possiamo contare sull’ospitalità delle persone: il mondo è davvero un posto gentile.
Ci hanno chiesto anche se siamo dimagriti da quando siamo partiti. La risposta è sì. Stefano più di me.

Progetti per il futuro?
Ormai sono sei mesi che viaggiamo e ci rendiamo conto che più lo facciamo più i nostri progetti cambiano. Nel breve termine c’è l’idea di restare in India, ma vorremmo anche andare a Capo Nord in sella a un asino. In futuro ci piacerebbe acquistare un van e vivere viaggiando. Insomma, lasciamo la nostra mente aperta. Sicuramente ci piacerebbe raccontare la nostra avventura in un libro, anzi in tre libri.

Dove possiamo seguire il vostro viaggio?
Lo raccontiamo nel quotidiano sui nostri profili Instagram e su TikTok. Ci trovate come @cercatoridilucciole.

Alessia e Stefano in viaggio

Fonte: Cercatori di lucciole

Alessia e Stefano in viaggio
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Ciclopedonale della Val di Neto, un itinerario da non perdere

Con la riscoperta del turismo lento e a contatto con il territorio, lontano dalla logica “mordi e fuggi”, sempre più persone organizzano una vacanza all’insegna del cicloturismo, per conoscere le straordinarie bellezze paesaggistiche e le realtà locali in modo sostenibile e autentico sulle due ruote.

Sparsi lungo la penisola, sono innumerevoli gli itinerari ciclabili che meritano di essere apprezzati e valorizzati e, uno di questi, è la Ciclopedonale della Val di Neto della Regione Calabria, la seconda classificata alla nona edizione del Green Road Award, l’Oscar Italiano del Cicloturismo, il premio che viene assegnato ogni anno alle ciclovie verdi delle Regioni che promuovono la vacanza su due ruote con servizi mirati al turismo lento.

La Ciclopedonale della Val di Neto

La splendida Ciclopedonale della Val di Neto si estende per 42 chilometri lungo l’antica mulattiera sull’argine sinistro del fiume Neto, partendo dal sito termale di Bruciarello fino a raggiungere la foce sul Mar Ionio: si tratta di un suggestivo percorso che attraversa quella che fu una regione dell’antica Magna Grecia, ricca di profumi, sapori e colori tipici della macchia mediterranea.

Destinata esclusivamente a pedoni e ciclisti, è una green road che permette di addentrarsi in sei comuni del Marchesato crotonese: Caccuri, Belvedere di Spinello, Santa Severina, Rocca di Neto, Scandale e Strongoli, e offre un’esperienza memorabile tra biodiversità, storia e leggende, al cospetto di castelli millenari, antichi santuari, grotte rupestri, oasi faunistiche e siti romani.

La Ciclopedonale della Val di Neto rappresenta un fulgido esempio di turismo responsabile, realizzata con grande attenzione alla sostenibilità sia nella pianificazione che nella scelta dei materiali ecocompatibili, come dimostra la passerella di San Rocco, che armonizza natura e architettura.

Il percorso è dotato di svariati punti di accesso, rendendo l’utilizzo diversificato e agevole, e dispone di molteplici servizi per cicloturisti e viandanti, tra cui aree fitness, percorsi di rafting in kayak sul Neto, capanni per l’osservazione della natura nonché parco giochi per i più piccoli. Sono numerose anche le attività sportive e le strutture ricettive lungo l’intero tragitto.

Le tappe da non perdere

Come accennato, la Ciclopedonale inaugurata il 10 marzo 2024 unisce un territorio che è a dir poco straordinario dal punto di vista paesaggistico, archeologico, storico, naturalistico e religioso.

Ecco quali sono i punti di interesse da non tralasciare.

Caccuri, tra i Borghi Più Belli d’Italia

Caccuri, Calabria

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Il borgo di Caccuri, Calabria

Caccuri è uno dei Borghi Più Belli d’Italia della provincia di Crotone, borgo medievale arroccato attorno al suo Castello tra le verdi colline della Valle del Neto.

Simile a un presepe, custodisce ancora oggi le tracce di un passato nobiliare tra le vie e le piazze storiche e suo fiore all’occhiello è il Castello di origini bizantine e aspetto seicentesco, con pianta a trapezio e corte centrale: da notare la Cappella Palatina, con l’altare maggiore e una pregevole collezione di dipinti seicenteschi di Scuola Napoletana.

Merita una sosta anche la Badia di Santa Maria del Soccorso, complesso monumentale che comprende l’omonima chiesa, l’ex convento dei Domenicani e la Cappella della Congrega del S. Rosario.

Le Grotte Rupestri di Rocca di Neto

Nel comune di Rocca di Neto incanta l’insediamento rupestre, scavato nell’arenaria, con oltre 40 grotte distribuite su tre colline a vari livelli e separate da due canyon in uno scenario di grande fascino e suggestione. Poiché le grotte rappresentano la prima forma di rifugio usata dagli uomini nell’antichità, si ipotizza che il sito fosse frequentato già dalla preistoria, con successive rioccupazioni nel corso delle epoche. Questa teoria è supportata dalle tracce di attività umane lasciate sulle pareti interne delle grotte e dalle stratificazioni presenti.

Ad esempio, nella collina centrale è presente una cisterna ipogea, coperta da una volta a botte e costruita in muratura con una tecnica tipicamente romana. Inoltre, in una grande grotta sono stati trovati un dipinto, un graffito e uno stemma con croci, che suggeriscono una probabile abitazione da parte dei monaci basiliani nel periodo medievale.

Il Castello di Santa Severina

Borgo Più Bello d’Italia della provincia di Crotone, Santa Severina vanta un maestoso Castello medievale tra i meglio conservati della Calabria, visitabile tutto l’anno, sede del Museo Archeologico di Santa Severina dove ammirare i reperti venuti alla luce durante ricerche e scavi entro le mura ovvero il mastio quadrato e quattro torri cilindriche laterali, con a fianco altri quattro bastioni sporgenti.

Strongoli, tra storia e mare

Strongoli, Calabria

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Il borgo di Strongoli, Calabria

Arriviamo poi a Strongoli, tra la macchia mediterranea e lo Ionio, “balcone sul mare” dal centro storico vegliato dai resti dell’antica fortezza di Strongylòn.

Qui catturano altresì lo sguardo la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, ricca di affreschi, dipinti, epigrafi e arredi di valore, il Santuario della Madonna di Vergadoro che osserva il blu, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie del XIV secolo, il Palazzo Vescovile e, nella frazione di Strongoli Marina, la “Pietra del Tesauro“, uno tra i cinque mausolei romani della Calabria, identificato dalla tradizione come la tomba del console Claudio Marcello.

Ma non soltanto: infatti, il territorio di Strongoli, è custode anche del Castello di Faggiana (o Castello di Fasana), il Casino di caccia e dimora estiva della famiglia Pignatelli. Si tratta di un’antica residenza costituita da edifici merlati, una cappella, un frantoio, una cisterna, ampi magazzini e un grazioso parco, nell’abbraccio di da una fertile pianura coltivata a cereali, agrumi e ulivi. A est, il castello di Fasana si affaccia sull’antico mare magnogreco, da cui è separato da una vasta foresta di alberi variopinti tra cui pini domestici, abeti, conifere, cipressi, eucalipti e altri, caratterizzata da laghetti naturali che, oggi come nei secoli passati, ospitano diverse specie di selvaggina, pesci e uccelli.

Il Santuario della Madonna della Scala a Belvedere di Spinello e l’Eremo di Corazzo a Scandale

A Belvedere Spinello, invece, meta d’eccellenza, di fede e di pellegrinaggio è il Santuario della Madonna della Scala, che prende il nome dalla scultura in pietra della Madonna con il bambino sul braccio destro, dietro la quale è dipinta una scala che conduce a una porticina con la scritta “Questa è la scala che ti condurrà a Me“.

Infine, lungo il percorso della Ciclopedonale della Val di Neto, l’Eremo Santa Croce di Corazzo Scandale, luogo di preghiera sorto nel 1993.

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Ciclabili d’Italia: sono queste le tre più belle

È giunto alla nona edizione l’Oscar Italiano del Cicloturismo che viene assegnato ogni anno alle ciclovie verdi delle Regioni che promuovono la vacanza su due ruote con servizi mirati al turismo lento.

La proclamazione si tiene oggi 1 giugno a Lucca, protagonista con Viareggio dell’evento di premiazione nella Regione Toscana, vincitrice del primo premio dello scorso anno per la Ciclopedonale Puccini (la prima ciclovia musicata che, fra tradizione e innovazione, raccoglie il patrimonio culturale e naturale tra Lucca e la Versilia, raccontando la vita e i luoghi del grande compositore, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte).

A vincere, la Regione Friuli Venezia Giulia con la Ciclovia Pedemontana, il secondo premio alla Regione Calabria per la Ciclopedonale della Val di Neto, mentre al terzo posto si posiziona la Provincia Autonoma di Trento con la Green Road dei Fiori.

Menzione speciale della Giuria di Appennino Bike Tour presentato dalla Regione Liguria mentre la Menzione Legambiente premia la Regione Sardegna, alla sua prima vittoria, per Il Cammino Minerario di Santa Barbara.

Infine, la Menzione speciale della Stampa va alla Campania per La Via Silente.

Conosciamo meglio, allora, le tre ciclovie più belle d’Italia.

Prima classificata: la Ciclovia Pedemontana, Regione Friuli Venezia Giulia

La Ciclovia Pedemontana del Friuli Venezia Giulia è un percorso di 180 chilometri tra Sacile e Gorizia (che sarà Capitale europea della Cultura 2025).

Segue la linea immaginaria che delimita l’arco alpino regionale attraverso un territorio di elevato valore paesaggistico, ricco di punti di interesse storico, artistico ed enogastronomico: le spettacolari Dolomiti Friulane, Patrimonio Unesco, la riserva naturale del Cornino, città medievali come Gemona e Pinzano al Tagliamento, l’arte longobarda di Cividale del Friuli, sito Unesco, le pregiate aree vitivinicole della DOC Grave, Colli Orientali del Friuli, Isonzo e Collio e ben sette dei tredici presidi Slow Food della Regione.

Il tracciato è adatto a tutti per il fondo estremamente confortevole, le pendenze medie inferiori al 2%, i servizi e l’assistenza. In particolare, la prima metà del percorso si snoda parallelamente alla ferrovia turistica Sacile-Gemona, consentendo ai cicloturisti di utilizzare treni con materiale storico.

Seconda classificata: la Ciclopedonale della Val di Neto, Regione Calabria

La Ciclopedonale della Val di Neto corre per 42 chilometri lungo l’antica mulattiera sull’argine sinistro dell’omonimo fiume, dall’antico sito termale di Bruciarello fino alla foce sul Mar Jonio, in un’area dell’antica Magna Grecia ricca dei profumi, dei sapori e dei colori della macchia mediterranea. È una green road a uso esclusivo di pedoni e biciclette che attraversa il territorio di sei comuni del Marchesato crotonese: Caccuri, Belvedere di Spinello, Santa Severina, Rocca di Neto, Scandale, Strongoli.

È anche un esempio di turismo responsabile, realizzata con attenzione alla sostenibilità nella pianificazione e scelta dei materiali eco-compatibili, come nel caso della passerella di San Rocco, che integra alla perfezione natura e architettura.

Numerosi i punti di accesso che ne facilitano e diversificano l’utilizzo: è, inoltre, particolarmente ben attrezzata con servizi a uso del cicloturista e del viandante, inclusi aree fitness e capanni per
l’osservazione della natura; numerose anche le attività sportive e di accoglienza.

Terza classificata: Green Road dei Fiori, Provincia Autonoma di Trento

La Green Road dei fiori è un percorso ciclopedonale che unisce in un unico itinerario la Val Rendena e la Valle del Chiese, 57 chilometri da Carisolo fino alle sponde del Lago d’Idro. La Ciclovia della Val Rendena è un nastro disegnato e ben integrato in uno scenario alpino di grande suggestione, nel Parco Naturale Adamello-Brenta, che costeggia il fiume Sarca, mentre la Valle del Chiese è la terra delle sette Pievi e tante sono le testimonianze artistiche lungo il percorso.

Si tratta di una ciclabile ancora più suggestiva durante il periodo della fioritura, con oltre 600 specie di fiori che compongono un’incredibile tavolozza di colori, comprese rare orchidee che crescono sulle rive dei laghi.

Nelle zone boscose faggete, frassino, il sambuco, l’odoroso tiglio di monte che dà un ottimo miele. Non mancano anche alcuni borghi storici e i musei e i siti che riportano i segni lasciati dalla Grande Guerra: camminamenti, trincee e postazioni per i quali la Ciclovia rappresenta un ottimo punto di partenza.

Tra i tanti servizi a disposizione del cicloturista, anche un bus navetta sulla via del ritorno.

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La Thuile Infinity Trekking, oltre 520 km di sentieri

La Thuile, in Valle d’Aosta, è luogo d’eccezione dal punto di vista storico e naturalistico e da sempre particolarmente ricercato dagli amanti del trekking, della mountain bike o da chi desidera godersi un momento di relax nel bel mezzo della natura più autentica. Una zona affascinante e che ora regala qualcosa di altamente suggestivo: sono stati creati oltre 520 km di sentieri che lasciano senza fiato.

La Thuile Infinity Trekking

Si chiama La Thuile Infinity Trekking ed è una rete di oltre 520 km di sentieri di trekking e hiking che si sviluppano tra i 1.440 e i 3.486 metri di altitudine, adatti a tutti i livelli di difficoltà.

In totale sono oltre 50 i tour a disposizione che prendono vita tra ambienti vergini e silenziosi di una montagna volutamente poco antropizzata, una cima potente la cui energia diventa linfa per disintossicarsi dai ritmi imposti dalla vita metropolitana: il maestoso Monte Bianco.

Osservando la cartina dei sentieri non c’è che l’imbarazzo della scelta: da una parte, le meravigliose Cascate del Rutor, le più potenti della Valle d’Aosta, dall’altra uno degli ultimi ghiacciai italiani, il Rutor, il più occidentale d’Italia e tra i più estesi di questa magnifica regione, naturalmente, la vista sul Monte Bianco che svetta impavido.

Poi ci sono i laghi primordiali – oltre 22 – che rappresentano un’importante risorsa per la flora e la fauna locali e offrono ai visitatori un luogo tranquillo e pittoresco per rilassarsi e godersi la bellezza della natura, i passi pianeggianti come al Piccolo San Bernardo, dove poter camminare lungo un anello di oltre 2 km, i borghi montani e i reperti storici millenari.

Alcuni dei percorsi possono essere affrontati in totale autonomia, per altri è necessario l’accompagnamento di guide alpine di alta montagna e professionisti

I seguenti sono gli incredibili numeri de La Thuile Infinity Trekking:

  • + 55 tour;
  • + 520 km di sentieri;
  • + 210 h di cammino complessivo;
  • + 37.900 m di dislivello complessivo;
  • + 2 km di anello pianeggiante accessibile;
  • + 22 laghi
  • Il ghiacciaio più occidentale d’Italia, tra i più estesi della Valle d’Aosta;
  • Le cascate più imponenti della Valle d’Aosta.

Come trovare i percorsi

La Thuile è oggi partner di Komoot – la piattaforma con la community outdoor più grande del mondo, che consente a milioni di persone di esplorare la natura al meglio, di farne parte praticando attività all’aria aperta. Si tratta di una tecnologia che permette a tutti gli amanti della montagna di pianificare e vivere le esperienze più svariate sugli oltre 520 km della rete di La Thuile Infinity Trekking.

I percorsi de La Thuile Infinity Trekking sono presenti su Komoot attraverso mappe (2D e 3D), tracce GPS e navigazione, con percorsi pronti all’uso oppure programmabili e pianificabili secondo le proprie esigenze di avventura. Per avere tutto questo è possibile usare i migliori device esistenti come computer GPS, smartphone e smartwatch ed e-bike di ultima generazione.

Ma non è tutto, perché Funivie Piccolo San Bernardo garantisce l’apertura degli impianti di risalita dal 22 giugno all’8 settembre, permettendo così di raggiungere una rete di sentieri che conducono – tra le altre mete – anche al Piccolo San Bernardo senza l’utilizzo dell’auto.

A disposizione degli utenti, vi sono, inoltre, due navette per agevolare gli spostamenti senza auto, attive tra il Colle San Carlo, il centro, La Joux e il Colle del Piccolo San Bernardo.

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Giornata Nazionale della Bicicletta: le 10 migliori piste ciclabili d’Italia

È in costante crescita il cicloturismo, una modalità slow e avvincente per esplorare il mondo che non soltanto promuove uno stile di vita attivo e sostenibile, ma offre anche un’opportunità senza uguali per immergersi appieno nel territorio, vivere esperienze autentiche e ammirare panorami che sanno come lasciare senza fiato.

La Giornata Nazionale della Bicicletta è l’occasione perfetta per andare alla scoperta di alcune tra le migliori piste ciclabili sparse per l’Italia, dalle affascinanti coste alle suggestive campagne, un ricco ventaglio di opzioni imperdibili per gli amanti delle due ruote.

La Pista Ciclabile del Ponente Ligure

Sono 24 chilometri di pura emozione e meraviglia nel cuore della Riviera dei Fiori, nel Ponente Ligure: un tracciato vista mare che attraversa otto bellissimi comuni della provincia di Imperia ovvero i borghi marinari di San Lorenzo al Mare, Santo Stefano al Mare, Riva Ligure, il litorale dei comuni dell’entroterra Cipressa e Costarainera, e le località balneari di Arma di Taggia, Ospedaletti e la celebre Sanremo.

La pista ciclabile ha preso il posto dell’ex ferrovia che correva a ridosso del blu, ha inizio a San Lorenzo al Mare e arrivo a Ospedaletti ed è facile e accessibile a tutti i livelli di preparazione atletica.

La ciclovia Mantova – Sabbioneta

Si tratta di una spettacolare ciclovia che ha il vanto di collegare due mete Patrimonio UNESCO, Mantova e Sabbioneta, snodandosi tra le zone umide del Parco Oglio Sud: un percorso ciclabile (dove transitano soltanto poche auto) parte della Ciclovia Tirrenica Bicitalia n.16 che tocca anche Verona, Parma, Pontremoli e Marina di Massa.

I chilometri sono 47 da affrontare agevolmente in circa quattro ore ritagliandosi tutto il tempo necessario per scoprire il fascino indiscusso di Mantova, scrigno di arte e storia, il borgo di Buscoldo con Parrocchiale tardo barocca, Torre dell’Oglio, Commessaggio e poi “la città ideale” del Rinascimento, Sabbioneta, tra i Borghi Più Belli d’Italia nonché Bandiera Arancione del Touring Club.

La Lunga Via delle Dolomiti

È questa la pista ciclabile che fa innamorare irrimediabilmente i cicoloturisti che adorano la montagna: unisce, infatti, Cortina d’Ampezzo con Auronzo di Cadore in un panorama che definire “da fiaba” è riduttivo.

50 chilometri che conducono al cospetto dei magici scenari dell’arco alpino, vegliati dalle montagne più belle d’Italia, le impareggiabili Dolomiti Patrimonio UNESCO: la Lunga Via delle Dolomiti segue quello che fu il tracciato della ferrovia costruita durante la Prima Guerra Mondiale e dismessa nel 1962 per permettere di scorgere una natura straordinaria plasmata da boschi, laghi, vette e punteggiata da borghi montani, ponti, gallerie e vecchie stazioni ferroviarie.

40 chilometri a Cervia: un must per la bici

Nell’ardua selezione per raccontare 10 tra le migliori piste ciclabili d’Italia non è possibile non citare Cervia e i 40 chilometri di piste ciclabili che ne rendono il territorio un punto di riferimento imprescindibile per pedalare.

Dal centro storico, infatti, la lunga direttrice porta alle magnifiche saline donando un turismo lento, responsabile e attento all’ambiente: 4 località tra le verdeggianti pinete di Tagliata, Milano Marittima e Pinarella, 9 chilometri di costa e la riserva naturale della salina che si può visitare con una guida da marzo a novembre.

Insomma, ciclabili per tutti, dai principianti ai più esperti, da vivere in un giorno o in più tappe, che riservano vere chicche tra cui merita una menzione La Casa delle Farfalle, che tutela farfalle e insetti provenienti da ogni parte del mondo.

Il Sentiero della Bonifica

Siamo in Toscana, tra Arezzo e Chiusi, e qui i cicloturisti troveranno ad attenderli il Sentiero della Bonifica, lungo il canale maestro della Chiana, laddove idraulici, ingegneri, cartografi, architetti, agronomi e matematici (tra cui anche Leonardo da Vinci) diedero vita a una grande opera di, appunto, bonifica in terra etrusca.

62 facili chilometri e punti di interesse da non tralasciare quali l’inconfondibile Torrione della fattoria di Abbadia, i laghi di Montepulciano e Chiusi, paradiso per il birdwatching, gli innumerevoli ponti e la Chiusa, edificata dai Benedettini per regolare il flusso delle acque della Chiana nell’Arno.

La pista ciclabile Assisi – Spoleto

Una ciclabile di 45 chilometri nella bellezza dell’Umbria, facile e pianeggiante tra Spoleto e Assisi, che tocca le attrazioni principali lambite dal corso dei torrenti Marroggia, Teverone e Timia. In più, può fungere da collegamento tra la ciclabile del Trasimeno, la ciclabile Spoleto-Norcia e la ciclovia del Tevere.

Con partenza da Spoleto, il cicloturista ha l’occasione di passare per Campello sul Clitunno, Trevi, Montefalco, Foligno, Bevagna, Cannera per arrivare ad Assisi, una delle mete più apprezzate della regione grazie alla sua aura di fede, storia e arte.

La Rete ciclabile dei Trabocchi

Di vero incanto è, a sua volta, la Rete ciclabile dei Trabocchi, che va da Pescara al Molise, frutto della dismissione della linea ferroviaria adriatica lungo la Costa dei Trabocchi: la ciclopedonale Via Verde ha visto la realizzazione proprio sull’ex tracciato dei binari.

Sono 263 i chilometri per 12 itinerari che consentono di transitare per sei stazioni in maniera comoda, facile e ben segnalata, per tutte le età ed esperienze: panorami unici sull’Adriatico, gallerie illuminate e la presenza costante delle tipiche strutture da pesca in legno della regione.

La Ciclovia dei Parchi della Calabria

La Ciclovia dei Parchi della Calabria rappresenta un colossale progetto che ha saputo ideare un itinerario ciclabile di ben 545 chilometri per unire le aree protette del Pollino, della Sila, della Serre e dell’Aspromonte e più di 60 tra paesi, frazioni, borghi e centri abitati.

Una ciclovia unica nel suo genere, da vivere pedalata dopo pedalata per entrare in contatto con la vita autentica dei piccoli borghi calabresi e assaporarne il ritmo lento e abbinare natura, sport, musica, tradizioni e cultura.

La Via del Silente

Un modo alternativo e all’insegna della mobilità dolce per scoprire il Cilento è quello di seguire la Via del Silente, un impegnativo itinerario ad anello di 600 chilometri suddiviso in 15 tappe che è percorribile, grazie alle e-bike, anche dai meno allenati.

Con inizio dall’Ostello n.9 di Velina, si attraversano ben 60 comuni del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e si hanno a disposizione 90 strutture ricettive tra cui scegliere.

Vecchia Ferrovia Linguaglossa

Infine, in Sicilia, un facile percorso ciclabile di una decina di chilometri per esplorare il tracciato della vecchia ferrovia Circumetnea, da Linguaglossa a Castiglione di Sicilia.

Da vedere Linguaglossa, uno dei comuni del Parco dell’Etna, la Pineta Ragabo, le affascinanti gallerie, e Castiglione di Sicilia, nel circuito dei Borghi Più Belli d’Italia.

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In bicicletta lungo la Route 45 del Monferrato

Ogni appassionato di cicloturismo dovrebbe regalarsi l’opportunità di percorrere la Route 45 del Monferrato, un suggestivo percorso ad anello che esplora la bellezza sconfinata di questo territorio Patrimonio UNESCO, disegnato da dolci colline ricoperte da vigneti, ciliegi, noccioleti e lavanda.

Con uno sguardo verso la valle del Po, da un lato, e le Alpi Marittime d’altro, è l’ideale per pedalare in totale armonia con l’ambiente, in una campagna ordinata con panorami che si aprono tra casali, campi coltivati, solitarie torri d’avvistamento e piccoli borghi.

La Route 45, un omaggio al 45° parallelo nord

La chiamano Route 45 del Monferrato come omaggio al 45° parallelo Nord che attraversa in ben sei punti il prestigioso territorio collinare della zona, portando il cicloturista a trovarsi a metà strada tra l’Equatore e il Polo Nord.

Si tratta di un itinerario di difficoltà media, lungo 24 chilometri con rapidi saliscendi, immerso nel fascino indiscusso delle basse colline del Monferrato, patria di vini DOC quali il nebbiolo, il barbera e il dolcetto, ma anche tavolozza di colori in estate con la fioritura della lavanda ed eco di un passato di scontri e incroci con gli antichi borghi e le torri solitarie.

Luoghi natii di leggendari ciclisti come Fausto Coppi e Costante Girardengo, invitano a pedalare e a riscoprire un ritmo lento e autentico.

L’emozionante percorso ad anello della Route 45 del Monferrato

Il punto di partenza (e di arrivo) è San Salvatore Monferrato (a una decina di chilometri a nord da Alessandria) con uno dei suoi palazzi più antichi, il Palazzo Carmagnola, che svetta nella piazza omonima: dopo un breve tratto in salita su Via Prevignano, ecco la Chiesa di San Martino del XV secolo e, in seguito sulla destra, la Chiesa di San Siro del XVI secolo.

Percorsi 700 metri, occorre svoltare a sinistra su Via Camurati e, nei pressi di Villa Lingua (l’ex quartier generale dello Stato Maggiore durante la Seconda Guerra d’Indipendenza), ha inizio una discesa in ghiaia che conduce lungo la strada secondaria che unisce San Salvatore con Alessandria, il punto più basso della Route 45.

Sono pochi minuti di pedalata ma il paesaggio si trasforma di colpo: dal contesto urbano, infatti, ci si ritrova al cospetto di stradine ghiaiate, pioppeti e verdeggianti colline. Subito dietro l’angolo, torna la salita tipica del paesaggio collinare del Monferrato.

Si percorrono, quindi, quasi due chilometri di sentieri ghiaiati di collina nel cuore della natura per poi tornare (per un breve tratto) in paese e imboccare la strada che porta al Santuario della Madonna del Pozzo, oasi di pace dove fare una piacevole sosta ammirando le dolci colline che scendono verso il Parco del Po.

Ripresa la bicicletta, il percorso in salita arriva alla frazione di Frescondino (uno dei punti più alti della Route da cui scorgere il Parco del Po) e, svoltando a sinistra, alla frazione di Valparolo dove si attraversa il primo dei sei punti lambiti dal 45° parallelo Nord. In questo tratto, le stradine sono fiancheggiate da vigneti e cascine, a testimonianza della forte vocazione agricola del Monferrato.

Seguendo una lunga discesa asfaltata nell’abbraccio della campagna, arrivati alla provinciale di Valenza si svolta dapprima a destra e dopo 200 metri a sinistra, verso la frazione di Frosseto: dopo 400 metri in salita ecco una strada ghiaiata, tra campi e vigneti, e al chilometro 9,900 il secondo punto del parallelo. Al termine della strada ghiaiata, ecco di nuovo la strada asfaltata che torna in Piazza Carmagnola a San Salvatore per rifocillarsi e prepararsi alla seconda metà della Route 45.

Infatti, dal centro si prosegue lungo Via Panza in direzione Casale Monferrato per poi svoltare a sinistra in Via Suanno. Lasciata la via alle spalle, si percorre la salita che termina in Via Frascarolo: allo stop (dove si trova una cappella votiva) si va in direzione Lu, sul crinale della collina, spartiacque tra la pianura alessandrina a sinistra e le colline del Monferrato casalese a destra dietro le quali, in giornate limpide, si apre il favoloso scenario delle Alpi Marittime.

È un idilliaco tratto di aperta campagna, dove il paese di Lu Monferrato fa da cornice, tra vigneti e noccioleti a perdita d’occhio: dopo 1100 metri, ecco per la terza volta il 45° parallelo, in un panorama verso le colline e le Alpi che davvero non ha eguali e ripaga di ogni eventuale fatica. Arrivati alla frazione di Barzattini, si svolta a destra per incontrare la frazione rurale di Valdolenga: da qui, si prende la ripida discesa a destra e, dopo il sottopasso autostradale, si svolta a destra per percorrere tutta la strada fino alla sua conclusione in salita. Al chilometro 15,400, si incrocia di nuovo il Parallelo Nord.
Ed è tempo di tornare a San Salvatore: al primo stop, degno di nota è il vecchio Ospedale di Santa Croce del XV secolo e, deviando dapprima a sinistra verso Casale e poi a destra verso via Sottotorre, fa bella mostra di sé il Parco della nota Torre Paleologa risalente al XV secolo, contraddistinta da un buco a forma di pera.
Il parco è attrezzato ed è perfetto per un’altra piacevole pausa per riempire le borracce, riprendere le forze e prepararsi all’ultimo meraviglioso tratto.

Raggiunta la sommità della collina dove si staglia la storica torre, ecco l’unica strada asfaltata che inizia sul retro per tornare, dopo circa 400 metri, sul tracciato originale e, al termine della discesa, svoltare a sinistra verso un tratto di ghiaia, in Strada Molinara.
L’itinerario continua dritto e, a 300 metri dall’inizio di Strada Molinara, incrocia il 45° parallelo per la quinta volta: fiancheggiando sulla sinistra un agriturismo, la strada ghiaiata (e poi sterrata) scende verso destra e propone un ultimo tratto a pieno contatto con la natura che finisce dopo quasi due chilometri in un altro punto basso del percorso. Raggiunta nuovamente la strada asfaltata, è il momento di svoltare a destra verso la frazione di Fosseto.

Con un’ulteriore svolta a sinistra e 600 metri di percorso, la normale segnaletica stradale indica San Salvatore Monferrato, il paese punto di partenza e di arrivo, che si raggiunge dopo quasi 2,5 chilometri per la sosta finale: ma prima, vi è l’incontro, per la sesta e ultima volta, con il Parallelo Nord al chilometro 24,200.