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Quali sono i trend 2025 per il turismo su due ruote

Il cicloturismo, una forma di viaggio che mescola avventura, sostenibilità e autentiche esperienze di contatto con la natura, continua a crescere in Italia e a livello internazionale. Secondo Bikenomist, la realtà italiana specializzata nella promozione di questa forma di turismo, i trend che caratterizzeranno il cicloturismo nel 2025 si concentrano su tre elementi chiave: la crescente partecipazione delle donne, il turismo rigenerativo e l’ascesa del gravel. Un panorama che riflette i cambiamenti sociali, economici e culturali in corso, con il cicloturismo che si conferma come una delle esperienze più promettenti e sostenibili per il futuro del settore turistico.

Nel 2023, infatti, sono stati registrati 56,8 milioni di presenze cicloturistiche, pari al 6,7% delle presenze totali in Italia, con un impatto economico diretto di oltre 5,5 miliardi di euro. Il cicloturismo, dunque, non solo contribuisce in modo significativo all’economia nazionale, ma promuove anche la rivitalizzazione delle aree interne, dove il turismo tradizionale fatica ad arrivare.

Il cicloturismo al femminile: una nuova frontiera per le over 50

Uno dei fenomeni più rilevanti per il futuro del cicloturismo riguarda il ruolo crescente delle donne, in particolare di quelle nella fascia di età oltre i 50 anni. Questo segmento di viaggiatrici, un tempo poco considerato, sta diventando una delle forze più dinamiche nel mondo del cicloturismo. Le donne over 50, infatti, stanno abbracciando sempre più il viaggio in bicicletta come una modalità per vivere nuove esperienze avventurose, a stretto contatto con la natura e le comunità locali.

Questo trend è il frutto di una serie di fattori: dalla ricerca di esperienze autentiche e rigeneranti, alla crescente consapevolezza di voler affrontare sfide fisiche e mentali che arricchiscano il proprio bagaglio personale. La bicicletta, in questo contesto, diventa un strumento di empowerment, capace di favorire incontri, scoperte e una connessione profonda con il territorio. Non si tratta più solo di una vacanza in bicicletta, ma di un vero e proprio stile di vita che consente di sfidare i propri limiti e al tempo stesso riscoprire il piacere di esplorare il mondo in modo lento e sostenibile.

Le destinazioni italiane, tradizionalmente molto sensibili alle dinamiche di mercato, stanno rispondendo a questa richiesta con l’organizzazione di itinerari ad hoc, pensati per le esigenze delle cicliste mature. Le opportunità di soggiorno in strutture ecocompatibili, l’assistenza durante il viaggio e la promozione di pacchetti dedicati contribuiscono a favorire una crescente partecipazione femminile.

Il turismo rigenerativo: un nuovo approccio per i territori

Il secondo trend che caratterizzerà il cicloturismo nel 2025 è legato al turismo rigenerativo, un concetto che sta guadagnando terreno a livello globale. Questo modello di turismo si distingue per l’attenzione alla sostenibilità e alla rigenerazione dei territori, promuovendo interazioni autentiche con le comunità locali. A differenza del turismo tradizionale, spesso percepito come impattante e temporaneo, il cicloturismo rigenerativo cerca di integrarsi in modo armonioso con le realtà locali, valorizzando i prodotti tipici, le tradizioni e la cultura di ogni area.

Cicloturismo, Dolomiti

Fonte: iStock

Un ciclista nel verde paesaggio delle Dolomiti

Un aspetto fondamentale di questo approccio è che i benefici economici del cicloturismo non si limitano ai turisti, ma coinvolgono direttamente le comunità. Sempre più destinazioni si stanno orientando verso la progettazione di servizi che non siano solo pensati per soddisfare le esigenze dei visitatori, ma che possano portare vantaggi anche ai residenti. Si creano, così, circuiti di valore che favoriscono lo sviluppo di economie locali sostenibili. Questo tipo di turismo non solo promuove la bellezza del paesaggio, ma contribuisce anche alla conservazione delle risorse naturali e al rafforzamento della coesione sociale.

Il gravel: un fenomeno in espansione

Il terzo trend che caratterizzerà il cicloturismo del 2025 è rappresentato dall’ascesa del gravel, una modalità di ciclismo che sta diventando sempre più popolare tra i cicloturisti. Questo tipo di ciclismo, che unisce le caratteristiche della bici da strada con quelle delle mountain bike, permette di percorrere territori più selvaggi e poco battuti, lontani dai circuiti turistici tradizionali. La versatilità della bicicletta gravel permette di affrontare strade sterrate, sentieri e percorsi impegnativi senza compromettere la velocità e l’efficienza.

Questa modalità di cicloturismo si distingue per la sua accessibilità, capace di attrarre anche chi non è un ciclista esperto ma vuole comunque vivere un’avventura su due ruote. Consente infatti di esplorare paesaggi nuovi e poco conosciuti, regalando un forte senso di libertà e autonomia. L’aspetto distintivo del gravel è proprio l’opportunità di percorrere itinerari alternativi, lontano dalle masse turistiche, favorendo così un tipo di viaggio più personale e autentico.

Le destinazioni gravel stanno quindi diventando sempre più richieste, con molte regioni italiane che hanno già tracciato percorsi ideali per gli amanti di questa disciplina. Dai colli emiliani alle montagne della Sardegna, passando per la Sicilia e la Toscana, il gravel offre una nuova modalità di scoperta dei territori italiani, con un’attenzione particolare al rispetto dell’ambiente e alla valorizzazione del patrimonio naturale.

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Percorre la foresta amazzonica in bicicletta. Il viaggio impossibile rivive 45 anni dopo

Come tutte le favole anche questa comincia con c’era una volta. Era il 1978, infatti, quando l’infermiera neozelandese Louise Juliet Sutherland, all’età di 52 anni, scelse di avventurarsi nella sua missione impossibile: attraversare la foresta amazzonica da sola in sella alla sua bici.

Una traversata tutt’altro che facile, fatta di ambienti ostili, strade mai percorse e isolamento totale, che ha segnato la storia dei viaggi in bicicletta, e non solo, due volte. La prima, nel 1978, e la seconda, oggi, grazie all’impresa del medico veronese Alberto Vaona che riportando alla luce la storia di Louise Juliet Sutherland, che oggi rivive nel libro Il Viaggio impossibile edito da Ediciclo Editore, ha scelto di calcare le sue orme pedalando per oltre 2.000 km sulla Transamazonica.

Il viaggio impossibile: intervista ad Alberto Vaona

Sono due le storie che si intrecciano in questa fiaba contemporanea dai lineamenti incantati. La prima è quella di Louise Juliet Sutherland, forse dimenticata, sicuramente poco conosciuta, l’infermiera cinquantenne di origine neozelandese che nel 1978 partì da Londra per atterrare in Brasile con un solo e unico obiettivo: compiere un’impresa epica, l’unica che ancora oggi porta la firma di una donna.

In sella alla sua bici Peugeot nuova di zecca, con due borsette attaccate al portapacchi e una scorta di latte condensato, l’infermiera compì il suo viaggio impossibile tracciandone la memoria in un libro. Un testo che, di recente, è stato ritrovato proprio da Alberto Vaona, il secondo protagonista di questa storia.

Louise Juliet Sutherland

Fonte: Ufficio Stampa Ediciclo Editore

Louise Juliet Sutherland e il suo Viaggio Impossibile tradotto da Alberto Vaona

Il medico veronese, classe 1975, durante un viaggio a Lima in Perù, sorvolò la foresta amazzonica e ne rimase incantato. Da lì cominciò la sua personale ricerca per trovare un modo per attraversare la regione in bicicletta. Fu proprio allora che fece la conoscenza di una storia di emancipazione e coraggio, quella di Louise Sutherland.

Nel 2023 Alberto Vaona ha ripercorso in bicicletta quella stessa foresta, ricalcando le orme percorse negli anni ’70 dall’infermiera neozelandese anche grazie agli appunti ricevuti dalla fsuaamiglia. Quest’anno, invece, ha tradotto il testo della Sutherland, pubblicato nel novembre del 2024 da Ediciclo Editore, per raccontare Il viaggio impossibile corredato da fotografie di ieri e di oggi.

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Il viaggio impossibile

. La prima traversata a pedali della foresta amazzonica di un’avventurosa cinquantenne

Ciao Alberto, ci parli un po’ di te?
Sono nato 49 anni fa a Verona dove sono cresciuto e vivo da sempre perché come fa dire Shakespeare a Romeo “Non c’è mondo fuori dalle mura di Verona.” In realtà di mondo ne ho trovato parecchio là fuori e il mio modo di esplorarlo è in bici, la mia grande passione. A Verona esercito la professione di medico e mi occupo in particolare di telemedicina, settore di cui ho cominciato ad occuparmi proprio al fine di poter continuare a viaggiare in bici ma al contempo poter lavorare

A che età hai scoperto la passione per la bicicletta e quando, invece, hai iniziato a viaggiare pedalando?
L’esplorazione in bici è sempre stata una mia fissa: da bambino eludevo la sorveglianza dei miei genitori e fuggivo ad esplorare le vie del quartiere…poi le colline di Verona per sentieri in bici e a 16 anni avevo già fondato la mia “agenzia” con l’amico Federico: l’Alberico viaggi. Il primo grande viaggio intercontinentale a 33 anni, 4 mesi in solitaria sulla Ruta 40 nella Patagonia argentina, il mio primo amore, quello che non si scorda mai.

Parliamo de “Il viaggio impossibile’’. Come sei venuto a conoscenza della storia di Louise Juliet Sutherland? E come è nata l’esigenza di ripercorrere le sue orme?                                                                                          Nel 2010 viaggiavo su un aereo per Lima, dove avrei iniziato la Lima Buenos Aires in bici. L’aereo volava sopra la grande foresta e dall’alto di notte vedevo i fulmini che illuminavano
là sotto le sagome degli alberi a perdita d’occhio nel buio più completo. In quel momento mi chiedevo se attraversare la foresta in bici fosse possibile. Una volta tornato a casa mi misi in testa di farlo e per prima cosa cercai se qualcuno lo aveva già fatto. E mi imbattei in “The impossible ride” della Sutherland che riuscii a recuperare in Amazon UK in una delle ormai introvabili copie autografate da Louise con “Best wishes”… quasi una dedica personalizzata.

Il viaggio nella Foresta Amazzonica di Louise Juliet Sutherland

Fonte: Ufficio Stampa Ediciclo Editore

Appunti e fotografie della traversata nella Foresta Amazzonica di Louise Juliet Sutherland

Com’è stato, invece, il tuo “Viaggio impossibile” e quali difficoltà hai incontrato?
Il libro della Sutherland lo recuperai nel 2011. Nel 2020 ero pronto a partire per rifare lo stesso percorso ma arrivò il Covid e dovetti aspettare il 2023 per riprovare. L’organizzazione è stata meticolosa e questo è stata la chiave per riuscire nell’impresa: non lasciare nulla al caso. Le difficoltà sono state legate soprattutto al clima estremamente caldo e umido mentre tra gli imprevisti – non mi si crederà – il recupero del contante: lungo tutta la Transamazzonica oggi si paga con app, ma le poche volte che non c’è il wi-fi, trovare il contante è un problema.

Qual è stato, se c’è stato, il momento più difficile della tua avventura? E quale, invece, il più bello? 
Come gruppo – viaggiavo con due compagni di viaggio – ci sono stati dei problemi che abbiamo risolto da persone adulte ma va detto anche che ci siamo uniti come gruppo proprio con questo obiettivo; quindi, ci aspettavamo che sotto pressione avremmo scricchiolato. Comunque abbiamo retto. I momenti più belli sono stati durante le notti in tenda nel cuore della foresta nel tratto più conservato. Ascoltare a notte fonda il canto di uccelli sconosciuti, simili a voci umane, alcuni vicini altri lontani, ha significato sentire che eravamo dentro la Natura, una natura misteriosa che ci parlava di noi stessi.

Ci racconti del tuo progetto IoSonoAmazzonia?
Io sono Amazzonia è lo slogan sotto cui abbiamo viaggiato: il nostro viaggio ha voluto essere una testimonianza che chi ci ha seguito ha potuto apprezzare in diretta. Abbiamo cercato di consentire a loro, un migliaio di persone, di vedere con in nostri occhi. Sul grado di deforestazione, sulle terribili violazioni dei diritti umani a cui gli indios sono sottoposti, sulle misere condizioni di vita di chi vive lungo la strada. Lo stesso libro della Sutherland nasce dall’idea di dare un contributo per migliorare il diritto alla salute delle popolazioni dell’Amazzonia (il libro è nato per finanziare il suo progetto delle Cliniche Mobili). Così anche noi abbiamo raccolto fondi per il progetto Nave della Salute di Amazonia Onlus.

20 paesi visitati in bici e la traversata della Foresta Amazzonica: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Vorrei tornare in Amazzonia. Da Humaità, dove inizia il cul di sacco della Transamazzonica, parte la BR319, una strada non asfaltata che si dirige a nord verso Manaus e oltre e che attraversa molti parchi nazionali. Se la BR230, la Rodovia Transamazzonica, dimostra la distruzione della foresta causata dall’essere umano, la BR319 dovrebbe dimostrare invece la bellezza della foresta vergine… Il governo brasiliano ha espresso l’intenzione di asfaltarla. Vorrei percorrerla prima che arrivi l’asfalto perché con l’asfalto arriva la distruzione. E vorrei immergermi ancora una volta in quella natura “madre” che di notte ho ascoltato sussurrarmi delicatamente “messaggi misteriosi che parlavano di me”.

Fonte: Ufficio Stampa Ediciclo Editore

Alcune fotografie di Louise Juliet Sutherland contenute nel libro Il viaggio Impossibile
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Cosa fare in vacanza in Val di Fiemme

La Val di Fiemme, incastonata tra le Dolomiti trentine, è una destinazione che affascina i visitatori tutto l’anno. Qui, la natura si fonde con tradizione e modernità, offrendo un’esperienza unica a contatto con paesaggi mozzafiato, gastronomia autentica e un’ampia gamma di attività per ogni età.

Che si tratti di escursioni, bicicletta, parchi tematici o relax nei rifugi, la Val di Fiemme incanta i suoi visitatori con un’offerta che celebra la bellezza e la tranquillità della montagna. Ecco cosa fare in questo angolo di Trentino Alto Adige e quali scoperte riserva a ogni stagione la Val di Fiemme.

Val di Fiemme, un paradiso a ogni stagione

La Val di Fiemme è una destinazione che conquista in ogni momento dell’anno, come già detto, adattandosi facilmente quindi alle esigenze e ai desideri di ogni tipo di viaggiatore. In primavera e in estate, i prati in fiore esplodono in un tripudio di colori, mentre i boschi profumati di resina e fiori di montagna offrono un rifugio ideale per chi cerca frescura e tranquillità. Questa stagione è perfetta per escursioni lungo sentieri panoramici, giornate in bicicletta alla scoperta di malghe nascoste o momenti di relax sulle rive dei laghetti alpini.

In autunno, la valle si veste di toni caldi e dorati, con i larici che si tingono d’arancione e i cieli limpidi che regalano tramonti indimenticabili. È il momento ideale per chi desidera immergersi in un’atmosfera intima, tra passeggiate nei boschi e degustazioni di prodotti tipici nei rifugi, come formaggi, speck e miele locale.

Con l’arrivo dell’inverno, la Val di Fiemme si trasforma in un regno incantato. Le montagne innevate attirano sciatori di ogni livello, grazie ai moderni impianti e alle piste perfettamente preparate. Non mancano attività alternative come ciaspolate tra i boschi silenziosi, gite in slittino o romantiche escursioni in carrozza trainata da cavalli. Chi cerca momenti di relax può trovare rifugio nei centri benessere locali o nelle terrazze soleggiate dei rifugi, gustando un vin brulé o una cioccolata calda con vista sulle Dolomiti.

Cosa fare in Val di Fiemme

La Val di Fiemme è un luogo dove la varietà di esperienze è infinita. Dai sentieri panoramici alle attività per famiglie, passando per parchi d’arte e percorsi in bicicletta, ogni angolo di questa valle racconta una storia unica: ecco una guida alle migliori – e imperdibili – attività outdoor.

Val di Fiemme, paesaggio

Fonte: iStock

Il paesaggio verdissimo della Val di Fiemme

Esplorare la natura con i sentieri tematici

Tra le attrazioni più affascinanti, spiccano i sentieri tematici del Latemarium, raggiungibili con gli impianti di risalita di Pampeago e Obereggen. Qui, le guglie del Latemar sono circondate da piattaforme panoramiche e installazioni interattive che permettono di conoscere flora e fauna locali. Ogni percorso è un invito a rallentare, ammirando la maestosità delle Dolomiti, patrimonio Unesco.

Per chi cerca un’esperienza immersiva nella natura, i sentieri del Lagorai offrono un viaggio attraverso laghetti alpini, pascoli fioriti e panorami incontaminati. Questi percorsi sono perfetti sia per escursionisti esperti sia per chi desidera godersi passeggiate rilassanti.

Gustare la cucina tipica nei rifugi

La gastronomia è uno degli elementi più caratteristici della Val di Fiemme. Nei rifugi di montagna, le terrazze panoramiche invitano a degustare piatti autentici come spätzle, canederli, goulash, speck e polenta, accompagnati da vini trentini o Birra di Fiemme.

Non mancano dolci irresistibili come strudel di mele e torte sacher, perfetti per una pausa golosa dopo una giornata di esplorazione. Ogni pasto diventa un’occasione per immergersi nei sapori locali, circondati dalla tranquillità delle montagne.

Scoprire il Parco d’Arte RespirArt

Il Parco d’Arte RespirArt di Pampeago è una tappa imperdibile per gli amanti dell’arte e della natura. Situato a un’altitudine tra i 2.000 e i 2.200 metri, questo parco ospita opere di artisti internazionali che si integrano armoniosamente con il paesaggio. Gli agenti atmosferici non solo rispettano queste creazioni, ma le trasformano, aggiungendo unicità e fascino.

Il parco è facilmente raggiungibile grazie alla seggiovia Agnello, che funziona ogni mercoledì e giovedì, rendendolo accessibile anche alle famiglie.

Vivere l’avventura in bicicletta

Gli amanti della bicicletta troveranno nella Val di Fiemme un vero paradiso. Grazie agli impianti di risalita, è possibile raggiungere sentieri d’alta quota e godere dell’ebbrezza di discese panoramiche.

Il Giro del Latemar, un percorso ad anello tra la Val di Fiemme e l’Alta Val d’Ega, offre panorami spettacolari, tra cui il magnifico anfiteatro del Lago di Carezza. Questo itinerario è adatto a tutti i livelli, soprattutto se si utilizzano le telecabine per ridurre le salite più impegnative.

Divertirsi nei parchi per famiglie

La Montagna Animata del Latemar è un’attrazione perfetta per le famiglie. Qui, i bambini possono diventare piccoli esploratori alla ricerca di draghi, gargolle e dahù, partecipando a missioni tematiche guidate da animatori ed esperti della natura.

Il divertimento continua con la slittovia Alpine Coaster Gardoné, una pista emozionante che sfreccia tra gli alberi, e con la Foresta dei Draghi a Predazzo, dove installazioni e giochi creano un’esperienza unica per i più piccoli.

Dolomiti Supersummer: un’avventura senza confini

Grazie alla Dolomiti Supersummer Card, la Val di Fiemme è parte di un circuito che include 12 valli dolomitiche e 3.000 km² di territorio Unesco. Questa tessera consente di accedere a oltre 100 impianti di risalita, rendendo semplice esplorare ogni angolo di questa regione incantevole.

Con questa card, anche i più piccoli possono vivere momenti indimenticabili: tra telecabine decorate con disegni di bambini e storie di draghi narrate durante la risalita, ogni viaggio diventa un’avventura magica.

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In bici tra Inghilterra e Scozia lungo il Great North Trail

In Europa esiste una delle avventure ciclistiche più affascinanti d’Europa, un percorso che si snoda per circa 1300 chilometri, tra sentieri, mulattiere e strade a bassa densità di traffico: il Great North Trail. Questo itinerario è stato ideato dall’associazione Cycling UK, che continua a promuovere l’uso della bicicletta come mezzo sostenibile, sicuro e adatto a tutti, con un’attenzione particolare alla sicurezza e alla tutela ambientale, così da creare un’alternativa alle rotte ciclabili alquanto limitate del Regno Unito e collega l’Inghilterra alla Scozia. Si tratta di un percorso adatto a chi desidera immergersi a stretto contatto con la natura, così da scoprire territori incontaminati e vivere un’esperienza fuori dal comune.

Un viaggio epico tra natura e storia

Il Great North Trail si sviluppa prevalentemente lungo strade rurali e sterrate. Si parla di un lungo sentiero in grado di offrire ai ciclisti un ambiente molto sicuro, lontano dal traffico cittadino o delle strade più trafficate. Il percorso inizia nel Peak District, nel cuore dell”Inghilterra, e si estende fino ad alcune zone remote della Scozia, con destinazione Capo Wrath, a John o’Groats, luogo famoso per essere uno dei punti più settentrionali dell’intera isola del Regno Unito.

Il trail attraversa ben quattro parchi nazionali: il Peak District National Park, le Yorkshire Dales, il Northumberland National Park ed il Loch Lomond & The Trossachs National Park, dove si trova anche il famoso lago omonimo Loch Lomond. Si tratta di luoghi dal fascino unico e dai panorami differenti.

Ogni tratto ed ogni pedalata di questa fantastica avventura riuscirà a portare gli esploratori attraverso le vaste brughiere del Peak District, una vasta area montuosa di oltre 1400 chilometri quadrati che venne dichiarata come prima zona protetta del Regno Unito, caratterizzata dalle ampie vallate verdi dello Yorkshire, passando per le foreste della Kielder Forest, proseguendo fino alle bellissime montagne e famosi laghi scozzesi, come, ad esempio, il mitologico lago di Loch Ness. Il Great North Trail permette di esplorare la ricchezza naturale e culturale di buona parte del territorio del Regno Unito.

Capo Wrath in Scozia, destinazione finale della Great North Trail, con vista sul mare

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Cape Wrath, destinazione finale del Great North Trail

Pianificazione del viaggio: tappe e consigli utili

Il percorso è suddiviso in diverse tappe, che possono essere percorse in base alle proprie abilità fisiche ed al tempo a disposizione. Sebbene, infatti, sia possibile affrontare l’intero itinerario in un’unica lunga escursione, molti ciclisti scelgono di completare alcuni tratti specifici o, comunque, sezioni più brevi, ognuna con le proprie peculiarità.

Grazie a queste caratteristiche, il trail si presenta come un percorso ciclabile adatto a diverse tipologie di ciclisti, dagli appassionati delle lunghe distanza agli amatori, che vogliono esplorare solo una parte del tracciato. Nello specifico le sezioni principali sono:

  • il Peak District e le Yorkshire Dales: un primo tratto meno impegnativo, ma in grado di regalare splendidi panorami collinari e vallate. Pedalando in queste zone si ha la possibilità di attraversare villaggi pittoreschi ed antiche chiese, tutte strutture che rendono la zona ideale per chi è alla ricerca di un’esperienza rilassante a stretto contatto con la natura.
  • la Kielder Forest ed il Northumberland: è la sezione centrale del Great North Trail, probabilmente la più spettacolare di tutto il percorso, con fitte foreste e viste panoramiche uniche sui laghi della zona. La Kielder Forest, inoltre, offre ampi terreni sterrati, lontano dal centro abitato.
  • Scozia Settentrionale: è una parte del trail particolarmente adatta ai ciclisti più esperti, in quanto si alternano terreni montuosi a parti di percorso più impegnative. La sfida del Great North Trail termina attraversi il Corrieyairack Pass, un antico sentiero di montagna della Scozia che regala una vista spettacolare sul panorama, fino ad arrivare alla costa nord del Paese.

Preparazione e consigli pratici

Per affrontare nel migliore dei modi il Great North Trail è consigliabile avere un buon livello di preparazione fisica, specialmente per chi desidera affrontare l’intero percorso fino alla fine. Inoltre, alcune sezioni del trail richiedono una mountain bike robusta, in quanto i terreni possono variare da sentieri sterrati a mulattiere di montagna, ovvero delle strade rurali a fondo naturale molto ampie, che vengono spesso usate per il pascolo di grandi greggi. Allo stesso tempo, potrebbe essere idonea ad affrontare il percorso anche una gravel bike: una bicicletta più leggera rispetto le tradizionali mountain bike, ed ideata per affrontare sterrati, strade bianche e sterrati

Per quanto riguarda l’abbigliamento si consiglia di sceglierne uno adatto ad affrontare il clima molto variabile della Gran Bretagna. Quindi, sicuramente optare per un tipo di vestiario a strati ed impermeabile è fondamentale, così come protezioni per il vento ed un buon paio di guanti da ciclismo, così da poter affrontare pioggia, vento e freddo. Non bisogna dimenticarsi dell’equipaggiamento: casco, kit di pronto soccorso ed un sistema di GPS sono elementi essenziali, soprattutto se si attraversano le zone più remote.

Infine, per quanto riguarda gli alloggi si consiglia vivamente di prenotare con molto anticipo i propri pernottamenti. Lungo il percorso, infatti, sono presenti numerosi campeggi, ostelli, Bed & Breakfast e cottage di campagna, che però tendono a riempirsi velocemente durante il periodo di alta stagione.

Sentieri lungo le valle del Northumberland in Inghilterra, lungo il Great North Trail

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Sentieri lungo le valle del Northumberland, nel Great North Trail

Qual è il periodo migliore per percorrere il Great North Trail?

Il periodo ideale per affrontare il Great North Trail è quello compreso tra il mese di Maggio ed il mese di Settembre. Questo, infatti, è il momento dell’anno in cui il clima è generalmente più mite e le giornate più lunghe sono in grado di offrire più ore di luce, così da permettersi anche di pedalare più a lungo.

Tuttavia scegliere di affrontare questo percorso anche in periodi primaverili o autunnali consente di ammirare i colori della natura, particolarmente suggestivi e visibili soprattutto nei tratti con fitte foreste e boschi. Chiaramente, si sconsiglia in periodo invernale, dove, soprattutto nel territorio delle Highland scozzesi, si verificano notevoli e frequenti nevicate.

Il Great North Trail è un progetto estremamente importante per il Regno Unito, che dimostra come sia possibile esplorare il Paese su due ruote, lontano dalle aree urbane ed in piena armonia e vicinanza con la natura. È l’alternativa ideale per tutti quei ciclisti che desiderano vivere un’avventura autentica e, a tratti, impegnativa. Questo percorso offre la possibilità di mettersi alla prova, esplorando paesaggi spettacolari e contribuendo ad un modello di turismo sostenibile.

Affrontare il Great North Trail è un’esperienza che non si dimentica, che, grazie alle sue caratteristiche, va ad aggiungersi ai percorsi più belli da fare in Europa in mountain bike, scoprendo territori naturali fantastici, unici e ricchi di storia.

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Cremona e dintorni in bicicletta, itinerari lungo l’Adda, l’Oglio e il Po

In un periodo in cui viaggiare lentamente è diventato sempre più necessario per salvaguardare le bellezze del mondo che ci circondano, il cicloturismo aumenta di popolarità trovando spazio in tanti programmi di promozione territoriale. Uno di questi riguarda Cremona e i suoi dintorni dove, in occasione del festival Terra Fiume, sono stati presentati diversi itinerari pensati con cura per aiutare i viaggiatori a scoprire i paesaggi lungo l’Adda, l’Oglio e il Po.

A scoprirli in un modo unico e gentile possibile solo con la bicicletta, un mezzo che ci concede il tempo necessario per ammirare i panorami che ci circondando in modo sostenibile, riducendo il nostro impatto sulla destinazione che stiamo visitando. Il programma ideato per i mesi di settembre e ottobre propone quattro fine settimana dedicati alla campagna lombarda dove i partecipanti potranno esplorare paesaggi incantevoli, visitare cascine e pievi storiche e partecipare a eventi culturali e gastronomici che valorizzano le eccellenze locali.

Il Festival Terra Fiume

Che siate ciclisti esperti o meno, il Festival Terra Fiume è l’occasione giusta per regalarvi un’esperienza di slow tourism in paesaggi splendidi come quelli di Cremona e dintorni. Ideato da Ortofficine Creative APS, il festival nasce per valorizzare il ricco patrimonio della regione attraverso diversi percorsi ciclabili sportivi, turistici e ricreativi. Il programma, che si svolgerà a settembre e ottobre, vi permetterà di pedalare tra borghi, ville, cascine e lungo le rive dei fiumi Adda, Oglio e Po immergendovi non solo nelle bellezze paesaggistiche del territorio, ma anche in quelle enogastronomiche e culturali.

L’assessora al turismo Mazzalli racconta il progetto sottolineando che “pedalare insieme significa non solo esplorare nuovi luoghi, ma anche imparare valori importanti come la conoscenza del proprio territorio e il rispetto per le comunità attraversate”. L’inaugurazione del festival delle ciclovie si terrà il 7 e l’8 settembre con il tour ‘Tra Oglio e Postumia’, seguito da altri itinerari nei weekend successivi: ‘Le vie dell’Adda’ (21-22 settembre), ‘Tra Ville e Cascine’ (5-6 ottobre), e ‘Tra Po, Pievi e Cascine’ (19-20 ottobre).

Non solo pedalate, il programma del festival è ricco anche di altri eventi come le visite a mostre e riserve naturali, la partecipazione a spettacoli e agli eventi locali, oltre a piacevoli degustazioni dei sapori più tipici per scoprire il territorio attraverso la sua gastronomia.

Fiume Adda

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Il fiume Adda in autunno

L’app per creare il vostro itinerario

Il Festival Terra Fiume si inserisce all’interno di un progetto strategico che ha come obiettivo quello di valorizzare circa 1000 chilometri di itinerari cicloturistici. Ma come scegliere quello più adatto a voi? Per aiutarvi è stata sviluppata un’app, con il contributo della Regione Lombardia e in collaborazione con Confcommercio Provincia di Cremona, chiamata SellaGo.

L’app permetterà ai cicloturisti di pianificare il loro viaggio in base alle proprie esigenze, fornendo anche informazioni aggiornate su alloggi, ristoranti, stazioni di servizio e luoghi di interesse culturale e storico che incontreranno lungo il percorso. Questo strumento contribuisce a promuovere un turismo sostenibile e di qualità.

Se siete interessati, consigliamo di prenotare i tour sul sito ufficiale di Terra Fiume, dove troverete anche il programma completo del festival.

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Friuli, dal Natisone all’Isonzo: lungo il fiume in bicicletta

Non c’è, in Italia, altra regione così brulicante di torrenti e fiumi balneabili e brillanti come il Friuli. La regione all’estremo nord-est del nostro paese è un vero e proprio regno delle acque, capace di conquistare i più indefessi amanti del turismo fluviale e di stupire al contempo anche i novizi del wild swimming.

Ad aumentare esponenzialmente l’attrattiva delle sponde di alcuni dei fiumi e dei torrenti friulani c’è la possibilità, non così frequente, di poterle esplorare in sella a una bicicletta, sfruttando magari alcuni dei percorsi ciclabili pensati per i visitatori della regione.

Pensate a quando andate in bicicletta nella vostra città: piste ciclabili intermittenti, automobilisti imprudenti, l’inquinamento che neutralizza il piacere del movimento a due ruote. Niente a che vedere con l’esperienza di pedalare tranquilli a stretto contatto con la natura che regala la ciclovia che collega Cividale del Friuli a Tolmin, in Slovenia, e che collega le rive del fiume Natisone a quelle dell’Isonzo.

Due corsi d’acqua straordinari. Il Natisone attraversa una valle stretta, dall’altitudine assai limitata, con usi, costumi e cultura separati da quelli del resto del Friuli. Le sue acque tendono allo smeraldino, sempre limpide e pure, raramente fredde (una rarità per certi corsi montani). L’Isonzo ha metà del suo corso in territorio italiano, ma le sue spiagge più belle, caratterizzate da piscine naturali con acque turchesi e cristalline su un fondale di sassolini bianchissimi, si trovano in Slovenia, nella zona compresa tra Kranjska Gora e Tolmin.

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Il Natisone poco fuori da Cividale

Le due vallate, di qua e di là dal confine di Stato, hanno il vantaggio di mantenersi su un’altitudine media relativamente bassa, mentre i fianchi delle montagne si impennano ai loro lati. Così, anche per il ciclo-amatore alle prime armi non è impresa impossibile percorrere i 45 chilometri che compongono il percorso: il dislivello totale dell’intero percorso è di appena 350 metri, alla portata della maggior parte delle persone, e pertanto adatto a intere famiglie.

Cividale del Friuli, la partenza

La partenza del percorso ciclistico è a Cividale del Friuli, piccolo gioiello delle Valli del Natisone, di cui è anche il centro decisamente più rilevante.

Nata in epoca romana con il nome di Forum Iulii, dalla cui contrazione nasce il toponimo Friuli che andrà ad indicare l’intera regione, Cividale è un borgo storico, con un centro che merita una prolungata visita.

Vi si entra attraversando il Ponte del Diavolo, che permette di attraversare una vertiginosa gola dove scorre il fiume Natisone. Si accede quindi a Piazza del Duomo, con il duomo cinquecentesco che si trova di fronte al bel Palazzo comunale, ornato a sua volta dalla statua di Giulio Cesare, fondatore della città.

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Fonte: Lorenzo Calamai

Cividale del Friuli vista dalle sponde del Natisone

In fondo alla piazza, sul lato opposto, si trova il Museo archeologico nazionale di Cividale del Friuli, ospitato in quello che fu il Palazzo dei Provveditori veneti, elegante edificio di impronta palladiana. Il Museo ospita soprattutto reperti del passato longobardo della città, che fu capoluogo del ducato stabilito in Friuli dopo la caduta dell’impero romano.

Altra mirabile testimonianza del passato di Cividale è il Tempietto longobardo, piccolo gioiello di architettura e scultura facente parte del complesso religioso di Santa Maria in Valle, all’estremità orientale del centro storico.

Il Museo archeologico nazionale e il Tempietto longobardo sono i due luoghi che fanno parte del sito seriale dell’UNESCO I Longobardi in Italia: i luoghi del potere, che raggruppa le tracce del passaggio storicamente, architettonicamente e artisticamente importante della popolazione longobarda nella Penisola, al fianco di luoghi come Benevento, Brescia, Campello sul Clitunno, Spoleto.

Partendo dal centro storico di Cividale prende quindi le mosse la pedalata lungo il corso del Natisone per giungere nella valle dell’Isonzo. Si risale il corso d’acqua sulla sponda in sinistra orografica sfruttando la pista ciclabile in sterrato ben tenuto fino alla vicina frazione di Ponte San Quirino, quindi si passa sull’altro lato e si attraversano tutte quelle piccole frazioni di San Pietro al Natisone che ospitano alcuni dei più bei luoghi dedicati al wild swimming lungo il fiume, soste ideali per una pedalata col giusto ritmo.

Le piscine naturali del Natisone lungo il percorso

Fin dalle prime battute, il percorso ciclistico affronta piste ciclabili dedicate o strade secondarie molto poco trafficate. In più, ci sono diversi spot dov’è possibile abbandonare la bicicletta per qualche decina di minuti, rinfrescandosi nelle più belle spiagge d’acqua dolce del fiume Natisone.

Poco dopo l’attraversamento del Natisone in località Ponte San Quirino, ad esempio, si arriva a Vernasso.

Qui l’area predisposta alla nota, chiassosa sagra locale, si trasforma in un gioiellino di pace e tranquillità durante la settimana. Vi si trova una larga spiaggia per metà costituita da sassi e per metà da un bel prato d’erba. Il fiume si allarga tranquillo in un’ampia piscina naturali dove rinfrescarsi in totale relax.

Non lontano, in località Oculis, è possibile una piccola deviazione: percorrendo una stradina tra i campi sulla destra si arriva a un piccolo ponte pedonale. A fianco del ponte un sentierino porta al letto del torrente e a una bella spiaggia riparata dalle fronde degli alberi. Le acque del Natisone scorrono placide all’ombra delle chiome: un luogo ideale per i giorni più caldi d’estate.

Superata la località di Cras si giunge all’incrocio con il ponte che attraversa il fiume. Mentre il percorso ciclabile continua seguendo le indicazioni per Antro e imbocca la strada sterrata sulla destra a pochi metri dall’incrocio, gli appassionati di wild swimming possono imboccare, anche in bici, il sentiero che scende a pochi metri dal ponte. Conduce a un’ampia radura boschiva a stretto contatto con una spiaggia in uno dei punti più belli del Natisone: una cascatella delimita l’inizio di un tratto molto spettacolare, con grosse conformazioni rocciose decorate da una timida vegetazione che sorgono dal letto del fiume, che sotto di loro raggiunge una elevata profondità.

Trampolini ideali per un acrobatico tuffo nelle temperate acque del Natisone, mentre l’ampia piscina naturale garantisce anche lo spazio per qualche rilassante bracciata.

Un’altra piccola piscina naturale si trova dietro al campo sportivo di Pulfero, che viene fiancheggiato dal percorso ciclistico che, infine, si sposta lungo la Strada statale 54 fino a Stupizza e poi al confine con la Slovenia.

A Stupizza l’ultima possibile deviazione per un bagno nel Natisone: in concomitanza della fermata dell’autobus del paesino, si seguono le indicazioni per il percorso tematico il Villaggio degli Orsi e la strada bianca che porta al ponte sul fiume. Da qui si accede alla lunga spiaggia di sassolini bianchi, con tanto spazio per sistemarsi (e anche per appoggiare le bici, se serve). La piscina naturale migliore si trova risalendo di un centinaio di metri a monte del ponte.

La Valle dell’Isonzo e lo sconfinamento in Slovenia

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L’Isonzo scorre in terra slovena

Oltrepassato il confine nei pressi di Stupizza, si prosegue per qualche chilometro lungo il corso del Natisone sloveno, quindi si piega a oriente in direzione Tolmin, piegando verso la valle dell’Isonzo.

È qui che le cose si fanno un po’ più avventurose: il percorso lascia l’asfalto per uno sterrato comunque non impegnativo, tagliando per le campagne fino a Kobarid, quella che fu Caporetto, nota per la battaglia della Prima guerra mondiale.

Proprio in questo luogo carico di storia e di fascino, nel quale merita fermarsi a riprendere fiato, si incontra l’altro grande fiume di questo splendido viaggio a due ruote: da qui in poi si costeggia l’Isonzo fino a Tolmin, scendendo verso sud con lo sguardo rapito dagli scorci sulle sue acque turchesi e incredibilmente attraenti.

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Una delle meravigliose spiagge sull’Isonzo

Poco a sud di Kobarid, in località Ladra, si trovano un paio di tratti di fiume splendidi, con ampie spiagge di sabbia sulle sponde delle acque turchesi del fiume.

Infine anche a Tolmin, termine ultimo della splendida pedalata, l’Isonzo regala un paio di splendidi spot per il wild swimming proprio a margine della città: dove il torrente Tolminka si getta nell’Isonzo formando un’enorme piscina naturale.

Così, anche una volta scesi dal sellino, ci sarà spazio per un ultimo tuffo prima del ritorno a casa.

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L’avventura in bicicletta da vivere quest’anno: la Trans Dinarica

Concedersi una vacanza su due ruote offre l’opportunità di godersi splendidi panorami a ritmo lento e di vivere a pieno contatto con il territorio. E, anche se l’Europa pullula già di innumerevoli itinerari per i ciclisti, il 31 luglio 2024 ne è stato inaugurato uno a dir poco spettacolare.

Si tratta della Trans Dinarica, che percorre ben 5.000 chilometri e include circa 100 tappe differenti.

La prima rotta che collega tutti i Paesi dei Balcani occidentali

La Trans Dinarica è la prima e unica rotta che collega tutti e sette i Paesi dei Balcani occidentali, vale a dire Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Albania, Macedonia del Nord, Kosovo, Serbia e Slovenia, e attraversa parchi nazionali, foreste, villaggi dell’entroterra, siti UNESCO, tranquille strade asfaltate, piste ciclabili e la costa adriatica.

Adatta ai cicloturisti di ogni livello, è il top per chi ama davvero andare in bici e, al contempo, conoscere da vicino le tradizioni musicali, culturali, storiche e culinarie dei luoghi visitati.

Inoltre, incoraggia gli operatori di viaggio locali a sviluppare tour e iniziative attorno a essa, diventando così un “motore turistico” a livello regionale e fornendo ai viaggiatori un modo nuovo, responsabile e sostenibile di abbracciare i Balcani occidentali.

Gli itinerari migliori

Per godervi al meglio l’esperienza lungo la Trans Dinarica, ecco alcuni degli itinerari suggeriti.

Da Most na Soči in Slovenia a Rijeka in Croazia

Prendete il treno dalla capitale slovena Lubiana e poi iniziate il percorso dal punto più a nord della Trans Dinarica, nella città di Most na Soči.

Dall’ombra delle Alpi Giulie e alla confluenza dei fiumi Idrijca e Isonzo, pedalerete verso sud attraversando la Slovenia e il suo paesaggio ricoperto di vigneti, la regione del Carso e oltre il confine croato fino alla città adriatica di Rijeka.

Da Most na Soči in Slovenia a Sarajevo in Bosnia ed Erzegovina

Sempre da Most na Soči in Slovenia, potrete iniziare un epico giro di tre Paesi in 19 tappe.

Pedalate dapprima lungo il fiume Isonzo in Slovenia, con vista sull’Adriatico alle pendici dei monti Velebit.

Il percorso attraversa la Croazia oltre il Monte Dinara, prima di entrare in Bosnia ed Erzegovina. Godetevi i villaggi ospitali e i paesaggi montani da fotografare lungo la strada per la capitale Sarajevo.

Da Split in Croazia a Podgorica in Montenegro

Iniziate dalla costa adriatica della Croazia a Spalato e pedalate fino al confine con la Bosnia ed Erzegovina, dove oltrepasserete l’incantevole città di Livno, nota per i cavalli selvaggi e l’ottimo formaggio.

La strada svolta a sud verso Mostar e il suo famoso ponte, Patrimonio UNESCO, e poi prosegue verso il fiume Tara con la seconda gola più profonda del mondo, al confine tra Bosnia-Erzegovina e Montenegro.

La Trans Dinarica conduce i ciclisti al cospetto del Parco Nazionale del Durmitor, anch’esso inserito nella lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO, prima di percorrere le Alpi Dinariche fino alla capitale montenegrina di Podgorica.

Da Tirana in Albania a Ohrid in Nord Macedonia

Partite da Tirana e dirigetevi a nord-ovest, attorno al Lago di Scutari e tra le favolose Alpi Albiane, dove maestose cime scoscese fanno da sfondo.

Dopo aver lambito fiumi e villaggi, la Trans Dinarica si dirige verso sud-est lasciando le Alpi Dinariche per raggiungere le pendici dei Monti Sharr, paralleli al confine con la Macedonia del Nord.

Il percorso supera quindi il confine e si snoda lungo la sponda settentrionale del Lago di Ohrid, elencato come meraviglia naturale e culturale nella lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO.

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Passeggiata al lago di Endine: come arrivare e cosa vedere

Le gite fuori porta in Lombardia sono sempre a portata di mano e una delle più amate è sicuramente quella al lago di Endine, in provincia di Bergamo. Una passeggiata qui è sinonimo di benessere a 360 gradi perché offre diverse opportunità per rilassarsi e per svolgere attività fisica. Questo incantevole specchio d’acqua incastonato tra le colline della Val Cavallina, infatti, immerso in una natura incontaminata, offre, tra le altre cose, anche un percorso a piedi di circa 18 chilometri.

Durante il giro completo del lago, interamente pianeggiante quindi facilmente percorribile da chiunque, potrete godere delle sue meraviglie tra borghi, musei e castelli. Oppure, se siete arrivati qui per dedicarvi a esperienze più attive e sportive, potete praticare diversi sport acquatici o salire in sella a una Mountain Bike. Ecco cosa fare al lago di Endine e come terminare la giornata alla ricerca delle migliori specialità tipiche del territorio.

Cosa visitare al Lago di Endine

Il lago di Endine offre uno splendido percorso ad anello tra storia e natura: sono davvero molte le località della zona che meritano una visita, per esempio il paese dal quale prende il nome, Endine Gaiano, oppure Monasterolo, con il suo bel centro storico medievale.

Il paese di Bianzano

Tra i paesini caratteristici situati intorno al lago di Endine, quello di Bianzano merita sicuramente una visita grazie al suo centro storico caratteristico, composto da un dedalo di vicoli acciottolati. È il paese più piccolo della valle, circondato da antiche mura medievali, ma al suo interno custodisce il Castello Suardi, dalle cui mura si può ammirare uno scorcio panoramico del lago di Endine. Molto bello anche il Santuario di Santa Maria Assunta, che sorge sul vicino colle, in cui mistero e leggenda si intrecciano.

Casazza e il sito archeologico di Cavellas

Nella parte settentrionale della Val Cavallina si trova Casazza, dove si può ammirare il sito archeologico Cavellas. L’area archeologica di oltre 1000 metri quadrati si trova sotto a un supermercato del paese e comprende molti ritrovamenti di epoca romana. Tra gli edifici da vedere c’è Palazzo Bettoni, che diede ospitalità a Giuseppe Garibaldi.

Endine Gaiano

Endine Gaiano è un’altra località splendida situata sul lago di Endine. Le spiagge del lungolago offrono diverse opportunità di relax, mentre nelle sue acque è possibile praticare sport acquatici come canoa, windsurf e canottaggio. A livello artistico la città offre alcuni importanti edifici, tra cui la Chiesa di San Giorgio, che al suo interno conserva splendide opere d’arte, o quella di San Remigio, che nel Quattrocento era stata distrutta dall’esondazione di un torrente.

Sempre in questo paese è possibile vedere anche il lago di Gaiano e la vicina Valle del Freddo, un parco naturale molto particolare perché, nonostante l’altezza di soli 360 metri sul livello del mare, qui crescono specie di piante che normalmente si trovano solo ad altitudini elevate.

Monasterolo del Castello

Il Comune di Monasterolo del Castello sorge lungo le sponde del lago di Endine e offre l’opportunità di visitare alcuni siti storici di rilievo, a partire dal castello medievale, il quale custodisce uno dei giardini più belli del Nord Italia, o la barocca Chiesa del SS. Salvatore. Particolari anche le stazioni della via Crucis sul sagrato della Chiesa, decorate con i mosaici di Trento Longaretti.

Lago di Endine ghiacciato

Fonte: iStock

Persone pattinano sul lago di Endine d’inverno

Il paese di Ranzanico

Situato in una posizione un po’ più elevata c’è Ranzanico, dal quale si può godere di una vista panoramica su tutta la Val Cavallina. Il paese sorge su un antico percorso utilizzato in passato per raggiungere il lago dalla Val Seriana. Nel cuore del paese restano le tracce della struttura fortificata originaria, con una torre che si affaccia sulla piazza principale e con bellissimi portali in pietra.

Merita una visita anche l’antica chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, mentre nel centro storico troverete il Palazzo Suardi-Re, dove è stato allestito il Museo della Seta. Infine, da vedere è l’Oratorio di San Bernardino e la Cappella degli Alpini.

Cosa fare al lago di Endine

Il lago di Endine è il luogo perfetto per trascorrere un soggiorno di totale relax in mezzo alla natura, organizzare escursioni avventurose o fare un picnic in riva con la famiglia.

Sport al lago di Endine

Oltre a passeggiare lungo le rive del lago di Endine, gli appassionati di mountain bike potranno fare un percorso panoramico di 60 chilometri che da Nembro conduce fino al lago. Il percorso è di media difficoltà, ma regala una vista meravigliosa sul lago. È possibile anche attraversare il lago di Endine in kayak, scoprendo gli angoli più nascosti fra canneti e animali.

Durante l’inverno, quando le temperature scendono vertiginosamente, sul lago di Endine si forma una superficie di ghiaccio percorribile a piedi. Questa attività può essere molto pericolosa ed è meglio informarsi sulle condizioni del ghiaccio: la superficie deve essere spessa e robusta per poter resistere al calpestio.

Pedalo lago Endine

Fonte: iStock

Pedalo a noleggio sul lago di Endine

Cosa mangiare al Lago di Endine

Tutta la zona è costellata di piccoli ristoranti con splendida vista sul lago o sulla valle, dove potrete assaggiare alcune specialità lombarde e tipiche di montagna. Tra queste vi consigliamo di assaggiare la polenta con i funghi e la salsiccia: molta della farina da polenta che trovate nei negozi italiani proviene proprio da queste terre. Da non perdere anche i formaggi e i vini, senza dimenticare i pesci di lago preparati nei modi più svariati. Si trovano il pesce persico, il luccio e la tinca, solo per citarne alcuni.

Come arrivare al lago di Endine

Arrivare al Lago di Endine è molto semplice perché situato in una posizione strategica in Lombardia, a 40 minuti da Bergamo. Con l’auto potete prendere l’autostrada A4 che collega quasi tutte le principali città del nord e prendere l’uscita a Bergamo e seguire la strada statale fino al lago di Endine. Se invece preferite usare i mezzi pubblici, da Bergamo ci sono diversi autobus che fermano nelle diverse località situate intorno al lago.

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Chioggia-Singapore in bici: la storia di Stefano e Alessia, cercatori di lucciole

Ma davvero c’è chi attraverserebbe il mondo per cercare le lucciole? È la domanda che mi sono posta quando, scorrendo il feed di Instagram, sono capitata per caso sul profilo di Stefano e Alessia, conosciuti appunto come cercatori di lucciole. Un nome sicuramente evocativo, che affascina e suggestiona, ma che lascia anche qualche punto interrogativo sulla missione di questi due ragazzi italiani, poco più che trentenni, che hanno lasciato il lavoro e la loro vita in quel di Chioggia, per affrontare un viaggio straordinario.

Ho parlato con loro, non solo per soddisfare la mia curiosità personale, ma anche e soprattutto per raccontare la loro storia. Una favola moderna – tutti ne abbiamo una – che non ha nulla a che vedere con principesse da salvare, draghi e streghe malvagie, ma che parla di bellezza, semplicità, gentilezza e umanità. Che parla di fame di vivere.  Ma lasciate che ve li presenti, prima di svelarvi il motivo di quel nome che tanto incuriosisce (saranno loro a farlo in realtà nella nostra intervista).

32 anni lui, 30 lei e una passione condivisa: quella per i viaggi. In realtà Stefano e Alessia sono accomunati da tante cose, la provenienza, per esempio. Lui viene da Chioggia, lei da Venezia. Hanno condiviso anche il luogo di lavoro, entrambi erano dipendenti dell’ACTV, azienda Veneziana di trasporti. Prima colleghi, poi conoscenti e fidanzati. Adesso, i due, sono compagni di vita, la stessa che hanno stravolto con questa impresa “folle”, come qualcuno l’ha definita: raggiungere Singapore in bicicletta.

Ciao ragazzi, ci raccontate un po’ di voi?
Stefano: Io e Alessia ci siamo conosciuti nel 2016, ma siamo diventati una coppia tre anni fa. Lavoravamo entrambi nell’azienda del trasporto pubblico e di Venezia e, tra le tante cose, ci accomunava anche la passione per i viaggi. Io ne avevo fatti già tanti, ero stato in India e avevo vissuto a Londra, ma non bastava mai. Con Alessia abbiamo iniziato a viaggiare sempre più spesso, ovviamente dovendo tenere conto degli impegni lavorativi e personali.
Alessia: Io amo viaggiare, ma amo ancora di più il fatto di vivere fuori da una routine prestabilita. A 22 anni ho comprato la mia prima barca e sono andata a vivere su quella. Poi nel 2020 ho deciso di licenziarmi e ho vissuto diverse avventure in barca prima di lanciarmi in questo progetto di vita insieme a Stefano.

Alessia e Stefano

Fonte: Cercatori di lucciole

Alessia e Stefano in viaggio verso Singapore in bicicletta

Perché “cercatori di lucciole”?
Stefano: Inizialmente quando viaggiavamo condividevamo le nostre avventure sui rispettivi profili, come fanno tutti del resto. Poi, anche un po’ consigliati dai nostri amici, abbiamo pensato che potesse essere comodo aprire un profilo condiviso su Instagram. Intanto nella nostra testa prendeva forma l’idea di raggiungere Singapore in bicicletta, anche se quasi nessuno lo sapeva. Abbiamo creato questo profilo e abbiamo avuto diverse perplessità sul nome. Volevamo qualcosa di riconoscibile ma non potevamo ridurre tutto solo al nostro viaggio in bicicletta, perché non siamo ciclisti. Siamo piuttosto viaggiatori che si muovono in bici. Alla fine ci siamo posti questa domanda: come facciamo a far capire alle persone perché stiamo viaggiando e, soprattutto, cosa stiamo cercando?
Alessia: Noi cercavamo, e cerchiamo ancora, la felicità semplice, quella che appartiene ai bambini. Mi è venuto in mente così un ricordo: l’emozione che provai da bambina la prima volta che vidi una lucciola. Alla fine si tratta di un insetto ma che visto con gli occhi di un bambino appare magico. Così è nato il nostro nome.

Chioggia – Singapore in bicicletta: un sogno o un progetto di vita?
Era un sogno sicuramente, che cambiava e ricambiava. Abbiamo pensato anche di non partire, a volte, ma alla fine lo abbiamo fatto. E più andiamo avanti, più ci rendiamo conto che sta diventando un progetto di vita. Siamo a contatto con tantissimi nuovi input: incontriamo persone, facciamo esperienze, abbiamo anche qualche disavventura, ma è tutto bellissimo. È proprio uno stile di vita che stiamo abbracciando giorno per giorno, dopo non sappiamo cosa succederà, anche se abbiamo tante idee a riguardo.

Ci raccontate come è nata l’idea e a che punto siete della vostra avventura?
Tre anni fa siamo andati in Georgia che è un Paese molto economico, se non che abbiamo speso più soldi per noleggiare l’auto e per viaggiare on the road che per tutto il resto. Allora abbiamo pensato che doveva esserci per forza un modo più economico per muoversi, e anche più sostenibile. Abbiamo comprato un piccolo tandem e siamo andati in Corsica, lì abbiamo scoperto che è davvero bello viaggiare su ruote, sicuramente più economico, ma anche più lento e consapevole. Abbiamo poi comprato delle biciclette nuove e abbiamo iniziato a pianificare la nostra avventura. Volevamo fare un viaggio lungo, che non durasse solo un mese, e che si trasformasse in uno stile di vita e Singapore era la meta più distante raggiungibile in bicicletta. Siamo partiti il 15 febbraio e attualmente ci troviamo in Kirghizistan.

Come hanno reagito le persone intorno a voi quando avete deciso di cambiare vita?
Stefano
: Mia madre era disperata. I miei colleghi un po’ perplessi. Mi dicevano: ma davvero lasci il posto fisso per viaggiare intorno al mondo?
Alessia: Mia madre è ormai rassegnata, ma oserei dire che era quasi sollevata dalla partenza con Stefano, viste le mie avventure precedenti in barca. I nostri amici, invece, sono stati entusiasti e ci hanno supportato dal primo momento.

La difficoltà più grande che avete affrontato durante il percorso?
Stefano: Per me è stato il deserto. Affrontare strade chilometriche desertiche in bicicletta con il vento caldissimo contro è stato difficile. La fatica fisica ma anche la mancanza di acqua fresca: la nostra era diventata bollente dopo ore di pedalata.
Alessia: Pedalare nel deserto è stato sicuramente difficile, ma essendo uno dei miei tanti sogni, l’entusiasmo di averlo realizzato ha mitigato la stanchezza. Forse il mio momento più difficile è stato proprio qui, nel Kirghizistan. I paesaggi sono mozzafiato, ma anche estremamente selvaggi e la mancanza di cibo, quello che piace a me, non mi ha aiutata.

Alessia e Stefano

Fonte: Cercatori di lucciole

Alessia e Stefano stanno raggiungendo Singapore in bicicletta

E il momento più bello ed emozionante?
Stefano: Io l’ho vissuto proprio qualche giorno fa, quando con la bicicletta abbiamo attraversato un passo di 4.000 metri d’altezza: non ero mai arrivato così in alto. Ma devo dire che siamo circondati da momenti bellissimi ed emozionanti: i paesaggi sicuramente, ma anche le relazioni. Abbiamo conosciuto tante persone, estranei che ci hanno invitato a casa loro e che ci hanno ospitato. In questo viaggio stiamo conoscendo la parte bella dell’umanità.
Alessia: Per me il momento più significativo è stato il passaggio dalla Grecia alla Turchia. Quando abbiamo lasciato i confini europei in bicicletta ho detto: “Ok, adesso si fa sul serio”.

Quali sono le prossime tappe?
Stiamo per rimetterci in viaggio per raggiungere la Cina. Poi andremo in Pakistan e in India, dove contiamo di restare un po’ di più. Poi raggiungeremo la Malesia e il Vietnam fino alla meta finale, Singapore. L’idea iniziale era quella di viaggiare per un anno, ma le cose cambiano continuamente quindi chissà.

Le domande più strane che vi hanno rivolto?
Alessia: Sicuramente si sono chiesti che lavoro facciamo, alludendo al fatto che siamo ricchi o mantenuti da mamma e papà. In realtà abbiamo utilizzato i nostri risparmi ipotizzando un budget totale di 15.000 euro. Quando finiremo i soldi decideremo cosa fare. Per riuscirci dormiamo in tenda, cuciniamo quasi sempre noi, ma devo dire che il costo della vita in questi luoghi è molto basso. E poi possiamo contare sull’ospitalità delle persone: il mondo è davvero un posto gentile.
Ci hanno chiesto anche se siamo dimagriti da quando siamo partiti. La risposta è sì. Stefano più di me.

Progetti per il futuro?
Ormai sono sei mesi che viaggiamo e ci rendiamo conto che più lo facciamo più i nostri progetti cambiano. Nel breve termine c’è l’idea di restare in India, ma vorremmo anche andare a Capo Nord in sella a un asino. In futuro ci piacerebbe acquistare un van e vivere viaggiando. Insomma, lasciamo la nostra mente aperta. Sicuramente ci piacerebbe raccontare la nostra avventura in un libro, anzi in tre libri.

Dove possiamo seguire il vostro viaggio?
Lo raccontiamo nel quotidiano sui nostri profili Instagram e su TikTok. Ci trovate come @cercatoridilucciole.

Alessia e Stefano in viaggio

Fonte: Cercatori di lucciole

Alessia e Stefano in viaggio
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Ciclopedonale della Val di Neto, un itinerario da non perdere

Con la riscoperta del turismo lento e a contatto con il territorio, lontano dalla logica “mordi e fuggi”, sempre più persone organizzano una vacanza all’insegna del cicloturismo, per conoscere le straordinarie bellezze paesaggistiche e le realtà locali in modo sostenibile e autentico sulle due ruote.

Sparsi lungo la penisola, sono innumerevoli gli itinerari ciclabili che meritano di essere apprezzati e valorizzati e, uno di questi, è la Ciclopedonale della Val di Neto della Regione Calabria, la seconda classificata alla nona edizione del Green Road Award, l’Oscar Italiano del Cicloturismo, il premio che viene assegnato ogni anno alle ciclovie verdi delle Regioni che promuovono la vacanza su due ruote con servizi mirati al turismo lento.

La Ciclopedonale della Val di Neto

La splendida Ciclopedonale della Val di Neto si estende per 42 chilometri lungo l’antica mulattiera sull’argine sinistro del fiume Neto, partendo dal sito termale di Bruciarello fino a raggiungere la foce sul Mar Ionio: si tratta di un suggestivo percorso che attraversa quella che fu una regione dell’antica Magna Grecia, ricca di profumi, sapori e colori tipici della macchia mediterranea.

Destinata esclusivamente a pedoni e ciclisti, è una green road che permette di addentrarsi in sei comuni del Marchesato crotonese: Caccuri, Belvedere di Spinello, Santa Severina, Rocca di Neto, Scandale e Strongoli, e offre un’esperienza memorabile tra biodiversità, storia e leggende, al cospetto di castelli millenari, antichi santuari, grotte rupestri, oasi faunistiche e siti romani.

La Ciclopedonale della Val di Neto rappresenta un fulgido esempio di turismo responsabile, realizzata con grande attenzione alla sostenibilità sia nella pianificazione che nella scelta dei materiali ecocompatibili, come dimostra la passerella di San Rocco, che armonizza natura e architettura.

Il percorso è dotato di svariati punti di accesso, rendendo l’utilizzo diversificato e agevole, e dispone di molteplici servizi per cicloturisti e viandanti, tra cui aree fitness, percorsi di rafting in kayak sul Neto, capanni per l’osservazione della natura nonché parco giochi per i più piccoli. Sono numerose anche le attività sportive e le strutture ricettive lungo l’intero tragitto.

Le tappe da non perdere

Come accennato, la Ciclopedonale inaugurata il 10 marzo 2024 unisce un territorio che è a dir poco straordinario dal punto di vista paesaggistico, archeologico, storico, naturalistico e religioso.

Ecco quali sono i punti di interesse da non tralasciare.

Caccuri, tra i Borghi Più Belli d’Italia

Caccuri, Calabria

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Il borgo di Caccuri, Calabria

Caccuri è uno dei Borghi Più Belli d’Italia della provincia di Crotone, borgo medievale arroccato attorno al suo Castello tra le verdi colline della Valle del Neto.

Simile a un presepe, custodisce ancora oggi le tracce di un passato nobiliare tra le vie e le piazze storiche e suo fiore all’occhiello è il Castello di origini bizantine e aspetto seicentesco, con pianta a trapezio e corte centrale: da notare la Cappella Palatina, con l’altare maggiore e una pregevole collezione di dipinti seicenteschi di Scuola Napoletana.

Merita una sosta anche la Badia di Santa Maria del Soccorso, complesso monumentale che comprende l’omonima chiesa, l’ex convento dei Domenicani e la Cappella della Congrega del S. Rosario.

Le Grotte Rupestri di Rocca di Neto

Nel comune di Rocca di Neto incanta l’insediamento rupestre, scavato nell’arenaria, con oltre 40 grotte distribuite su tre colline a vari livelli e separate da due canyon in uno scenario di grande fascino e suggestione. Poiché le grotte rappresentano la prima forma di rifugio usata dagli uomini nell’antichità, si ipotizza che il sito fosse frequentato già dalla preistoria, con successive rioccupazioni nel corso delle epoche. Questa teoria è supportata dalle tracce di attività umane lasciate sulle pareti interne delle grotte e dalle stratificazioni presenti.

Ad esempio, nella collina centrale è presente una cisterna ipogea, coperta da una volta a botte e costruita in muratura con una tecnica tipicamente romana. Inoltre, in una grande grotta sono stati trovati un dipinto, un graffito e uno stemma con croci, che suggeriscono una probabile abitazione da parte dei monaci basiliani nel periodo medievale.

Il Castello di Santa Severina

Borgo Più Bello d’Italia della provincia di Crotone, Santa Severina vanta un maestoso Castello medievale tra i meglio conservati della Calabria, visitabile tutto l’anno, sede del Museo Archeologico di Santa Severina dove ammirare i reperti venuti alla luce durante ricerche e scavi entro le mura ovvero il mastio quadrato e quattro torri cilindriche laterali, con a fianco altri quattro bastioni sporgenti.

Strongoli, tra storia e mare

Strongoli, Calabria

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Il borgo di Strongoli, Calabria

Arriviamo poi a Strongoli, tra la macchia mediterranea e lo Ionio, “balcone sul mare” dal centro storico vegliato dai resti dell’antica fortezza di Strongylòn.

Qui catturano altresì lo sguardo la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, ricca di affreschi, dipinti, epigrafi e arredi di valore, il Santuario della Madonna di Vergadoro che osserva il blu, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie del XIV secolo, il Palazzo Vescovile e, nella frazione di Strongoli Marina, la “Pietra del Tesauro“, uno tra i cinque mausolei romani della Calabria, identificato dalla tradizione come la tomba del console Claudio Marcello.

Ma non soltanto: infatti, il territorio di Strongoli, è custode anche del Castello di Faggiana (o Castello di Fasana), il Casino di caccia e dimora estiva della famiglia Pignatelli. Si tratta di un’antica residenza costituita da edifici merlati, una cappella, un frantoio, una cisterna, ampi magazzini e un grazioso parco, nell’abbraccio di da una fertile pianura coltivata a cereali, agrumi e ulivi. A est, il castello di Fasana si affaccia sull’antico mare magnogreco, da cui è separato da una vasta foresta di alberi variopinti tra cui pini domestici, abeti, conifere, cipressi, eucalipti e altri, caratterizzata da laghetti naturali che, oggi come nei secoli passati, ospitano diverse specie di selvaggina, pesci e uccelli.

Il Santuario della Madonna della Scala a Belvedere di Spinello e l’Eremo di Corazzo a Scandale

A Belvedere Spinello, invece, meta d’eccellenza, di fede e di pellegrinaggio è il Santuario della Madonna della Scala, che prende il nome dalla scultura in pietra della Madonna con il bambino sul braccio destro, dietro la quale è dipinta una scala che conduce a una porticina con la scritta “Questa è la scala che ti condurrà a Me“.

Infine, lungo il percorso della Ciclopedonale della Val di Neto, l’Eremo Santa Croce di Corazzo Scandale, luogo di preghiera sorto nel 1993.