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Viaggio a Taurianova, Capitale italiana del libro 2024

È stata appena decretata la Capitale italiana del libro 2024, ovvero una città designata ogni anno dal Consiglio dei Ministri che, per il periodo di un anno, ha la possibilità di organizzare eventi e manifestazioni finalizzati alla promozione della lettura. Il privilegio di ricoprire questa importante carica è di Taurianova, un bellissimo comune della città metropolitana di Reggio Calabria.

Perché ha vinto

Taurianova è stata scelta dalla Giuria per diversi motivi e più fattori di merito. Come riporta un articolo dell’ANSA, è una località dalle grandi potenzialità e soprattutto con un progetto molto interessante, come l’inaugurazione di una biblioteca monumentale.

Questa località della Calabria si distingue per essere piccola, ma anche per rappresentare un simbolo di rinascita attraverso la realizzazione di infrastrutture culturali, materiali, immateriali e valoriali. Tra gli elementi di merito più rilevanti, come si può leggere su un articolo di Androkonos, c’è quello legato al valore del riscatto di un territorio sulla criminalità.

Cosa aspettarsi

A Turianova c’è gioia e orgoglio e sono tutti già pronti a mettersi al lavoro per vivere al meglio questo anno da Capitale del Libro. Secondo quanto dichiarato dal Sindaco locale ai giornalisti, si sta già lavorando per fare in modo che le manifestazioni partano ufficialmente il 23 aprile, ovvero durante quella che è la Giornata internazionale del libro e del Diritto d’autore, istituita dall’Unesco.

In sostanza, il ricco programma che presenterà Turianova e le tante attività a cui potranno partecipare i visitatori sono ancora in fase di definizione. Quel che è comunque certo, è che chiunque giungerà a Turianova rimarrà sodisfatto del sua bellezza, compresa quella del territorio circostante.

Questa graziosa realtà della Calabria, infatti, sorge su un terrazzo alluvionale ai piedi della dorsale che salda le serre all’Aspromonte. È posta a 210 metri sul livello del mare ed è circondata da un bosco di uliveti secolari, alcuni dei quali superano i 15 metri, e da giardini di aranci.

Una posizione ottimale, la sua, perché è sita a circa 15 chilometri dal mare e a 6 dalla montagna, ma anche una località pregna di beni culturali di notevole interesse.

Cosa vedere

Come accennato, Turianova offre diversi punti di interesse. Uno su tutti è il Duomo di Santa Maria delle Grazie che svetta fiero in Piazza Macrì. La sua è una storia un po’ particolare: venne distrutto dal terremoto del 1736, poi ricostruito e di nuovo demolito da un ulteriore terremoto, ovvero quello del 1908.

A seguito di questi eventi catastrofici venne nuovamente realizzato e oggi si presenta in stile romanico, con influenze gotiche e moresche. Dall’imponente facciata decorata con arcatelle, un rosone e fiancheggiato da due torri campanarie, offre anche diverse opere di rilievo tra cui un pulpito ligneo, un altare in marmo del Sacro Cuore di Gesù con fregio realizzato da Vincenzo Romeo e un altare centrale in marmo

Molto bella è anche la Chiesa del Rosario che è la più antica del paese, così come lo è la Chiesa dell’Immacolata di Radicena che conserva un importante gruppo in marmo di Rinaldo Bonanno raffigurante Maria con il braccio destro, armato di clava, alzato per difendere Gesù in braccio a lei da un mostro.

Da particolare interesse sono anche i palazzi nobiliari del paese. Uno di questo è Villa Zerbi, realizzata nel 1786, in stile barocco siciliano. Offre un portale in granito grigio, sormontato da una finestra messa in evidenza da un gioco di curve, ed è fiancheggiato da lesene. In più, i suoi balconi sono costituiti da mensole impreziosite da maschere di pietra e da lavorazioni di ferro battuto. Da non sottovalutare è anche il giardino, curato secondo lo stile dei giardini nobiliari calabresi.

Infine – ma in realtà Turianova mette a disposizione per i suoi visitatori molto di più di quanto elencato – la Fontana monumentale di Jatrinoli, un’opera in marmo che venne inaugurata il 31 luglio 1853 e realizzata dall’artista Michele Barillari.

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Cosa vedere e cosa fare a Laino Borgo, tra le montagne della Calabria

Al confine tra Calabria e Basilicata, nel cuore di uno dei parchi più straordinari d’Italia, sorge un borgo davvero incantevole che da molti viene persino considerato la “Città più piccola d’Italia”. Il suo nome è Laino Borgo, un luogo dalle origini antichissime e che si fa amare per le sue bellezze naturali, così come per il suo ricco patrimonio architettonico e culturale.

Cosa aspettarsi

Laino Borgo è parte della provincia di Cosenza ed è immerso nel Parco Nazionale del Pollino, riconosciuto dal 2015 come Geoparco Mondiale Unesco. Sorge lungo il corso del fiume Iannello ed è parte dei Borghi Autentici d’Italia. Molti scelgono di raggiungere questa bellissima meta per fare rafting sul fiume Lao, così come per le attività di trekking, kayak e canyoning.

Ma la realtà dei fatti è che Laino Borgo colpisce anche per i suoi tanti preziosi edifici e per i frequentatissimi eventi che si svolgono sul territorio. Uno di questi, per esempio, è la Festa della Madonna delle Cappelle, ma ancor più curiosi sono il singolare Paliu cui Ciucci, una specie di Palio di Siena fatto con gli asini, e la Giudaica, una rappresentazione storico-religiosa che ripropone il racconto del processo a Gesù.

Cosa vedere a Laino Borgo

Questo prezioso borgo della Calabria è un vero piacere per gli occhi. Tra le meraviglie della natura che lo circondano, infatti, si fanno spazio tantissimi edifici di particolare interesse e che vale la pena conoscere. Ma non solo, perché ogni piccolo vicolo permette di ammirare angoli naturali che riescono persino a far emozionare.

Tra le attrazioni da non perdere vi segnaliamo il Santuario delle Cappelle dedicato a Maria Santissima dello Spasimo che prende vita a pochi chilometri dal centro storico. Fu costruito centinaia di anni fa da Domenico Longo, un cittadino di Laino che una volta tornato da un viaggio nella Terra Santa decise di edificare 16 piccole cappelle che rappresentano i luoghi più importanti della vita di Cristo, della Vergine e di altri personaggi del Vangelo, e la chiesa.

Ma la verità è che a colpire è tutto il centro storico di Laino Borgo, perché è un intreccio di vicoletti che si aprono su scorci naturali emozionanti. Poi ci sono i cortili nascosti, le piccole chiese, i portali artistici in pietra, palazzi nobiliari e, soprattutto, l’affascinante Chiesa Matrice del Santo Spirito, che si distingue per essere un posto ricco di storia e tradizioni secolari.

Una struttura che vanta un ricco patrimonio artistico-culturale e che custodisce tra le sue splendide mura una pala attribuita al maestro fiorentino G. Balducci, un coro settecentesco con stalli intagliati in noce e un pulpito ligneo dipinto e dorato.

La natura e le attività da fare

Le grotte che impreziosiscono il territorio di Laino Borgo sono di grande interesse archeologico, storico e botanico. Una di queste è la Grotta dei Briganti, in cui nel 1901 si rifugiò il brigante Musolino per sei mesi, poco prima di essere catturato.

Altrettanto straordinaria è la Grotta del Capelvenere che colpisce sin dal primo istante in cui si decide di visitarla: per arrivarci occorre solcare un sentiero impervio e particolarmente suggestivo in mezzo alla natura più pura e autentica.

Come vi abbiamo accennato in precedenza, Laino Borgo è il top per gli amanti delle attività all’aria aperta e a contatto con la natura. Il fiume Lao è la meta preferita dagli amanti del rafting in Calabria perché ci sono tantissimi percorsi possibili che vanno dai più semplici e adatti ai bambini, fino alla traversata dell’intero corso del fiume.

Poi ancora il trekking in mezzo alla vegetazione più pura, sentieri che conducono persino verso il Monte Gada da cui è possibile godere di una magica vista sul Golfo di Policastro. Il fiume Iannello, invece, è il top per coloro che sono interessati a praticare canyoning, dove insieme a guide esperte si può scivolare sulle superfici delle rocce, discendere le numerose cascate e anche tuffarsi da importanti altezze nei sottostanti laghetti freschi e cristallini.

Cosa vedere nei dintorni

Il bellissimo Laino Borgo confina con altri comuni che vale davvero la pena esplorare. Uno di questi è Rotonda, in provincia di Potenza, che offre un centro storico che è un susseguirsi di vie strette e ripide, scale in pietra e case con splendidi portali. Da non perdere assolutamente è la sua Faggeta Vetusta di Cozzo Ferriero, riconosciuta Patrimonio Unesco per l’eccezionale valore universale.

Altrettanto affascinante è l’antico borgo di Mormanno, in provincia di Cosenza, che quasi si presenta come fosse un presepe. Qui prende vita anche un faro che è uno dei pochi di montagna presenti in Italia. È stato costruito nel 1928 in onore dei soldati calabresi caduti nella prima guerra Mondiale.

Straordinari, inoltre, sono la grande Chiesa di Santa Maria del Colle e il Lago del Pantano, un bacino d’acqua artificiale che oggi è molto amato da chi vuole praticare canoa e kayak.

Papasidero, sempre in provincia di Cosenza, si erge alle pendici di una collina e si fa amare sin da subito grazie al suo Santuario di Nostra Signora di Costantinopoli del XVII-XVIII secolo e al sito archeologico della Grotta del Romito.

Non è di certo da meno il suo centro storico di origine medievale con alla sommità la Chiesa madre di San Costantino e il Castello normanno-svevo. Inoltre, resiste ancora una cinta muraria con le sue antiche porte d’ingresso.

Ma non è finita qui, perché alzando gli occhi verso l’alto è impossibile non notare i resti di uno dei più caratteristici borghi fantasma della Calabria: Laino Castello. Quel che rimane oggi è un misterioso agglomerato di viuzze e case diroccate che sembrano cercare di resistere al tempo che passa aggrappandosi attorno alla Chiesa centrale.

Abbandonato all’inizio degli anni ’80, mette ancora a disposizione di chi lo visita le stradine ripide, resti di porte, torri e fortificazioni, insieme a una serie di grotte naturali che durante il periodo natalizio si riempiono di persone perché vi viene allestito un Presepe Vivente. Oggi, tra le altre cose, si caratterizza per essere un albergo diffuso.

Insomma, Laino Borgo è un piacere per l’anima e per il cuore, e anche i suoi dintorni sono delle straordinarie perle italiane tutte da scoprire.

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Riparte il treno storico della Calabria, un sogno

Andare alla scoperta dell’Italia più vera, più autentica e che fa emozionare: lo si può fare salendo a bordo del Treno degli Dei, un incredibile convoglio storico che, tramite due diversi itinerari, permette di fare un viaggio nel tempo alla scoperta delle località più suggestive della Costa degli Dei e della Costa Viola, straordinari angoli di Calabria.

Il Treni degli Dei

Il Treno degli Dei porta in giro per la regione ben 700 passeggeri a bordo di carrozze d’epoca “Centoporte” e “Corbellini”, risalenti agli anni ’30 del secolo scorso. Gli itinerari da attraversare sono due, e si svolgeranno con corse organizzate in orario pomeridiano/serale nelle date 18 e 19 agosto e con repliche nei giorni 25 e 26 agosto di quest’anno.

Insieme alla possibilità di solcare i binari a bordo di locomotive antiche, per ogni tappa toccata sono previste visite ed attività volte al turismo esperienziale, come la visita guidata del centro storico di Tropea con i suoi antichi palazzi e la Cattedrale, oppure la crociera in motonave sulla Costa Viola, che partendo dal porto turistico di Bagnara, consentirà ai partecipanti di degustare il gustosissimo panino al pescespada.

E per questa nuova edizione c’è anche in ballo un’intrigante novità: la visita al bunker antiaereo della stazione Centrale, risalente agli anni ’30 del Novecento, per il quale sarà realizzata un’apertura straordinaria riservata ai viaggiatori del Treno degli Dei.

I due itinerari

Sono due gli itinerari da poter fare a bordo del Treno degli Dei. Il primo, che prende il nome di Tropea, il Borgo degli Dei, parte da Paola, meravigliosa località della Calabria particolarmente nota per il Santuario di San Francesco, e costeggia le splendide spiagge di San Lucido, Torremezzo e Belmonte.

Prevista una breve sosta ad Amantea, che vanta un centro storico arroccato su una rupe, per poi ripartire e oltrepassare il promontorio di Còreca in direzione Golfo di Sant’Eufemia.

Si arriva poi a Lamezia Terme Centrale solcando un paesaggio pieno di agrumeti per raggiungere la stazione di Eccellente, pochi chilometri prima di Pizzo con il suo bellissimo castello Murat e l’inconfondibile sapore di tartufo. Il viaggio continua transitando dalla stazione di Vibo Marina, per poi entrare nel pieno della Costa degli Dei: tra le stazioni di Briatico, Zambrone e Parghelia, all’occhio del viaggiatore appare più e più volte il Mar Tirreno in tantissime ipnotizzanti sfumature.

Infine, l’inconfondibile skyline di Tropea si farà spazio all’orizzonte, preparando il viaggiatore a godersi il tramonto e la serata nello borgo.

Il secondo itinerario, chiamato Costa Viola By Night, conduce nel paradisiaco promontorio di Capo Vaticano, sostando qualche minuto alla stazione di Ricadi. Subito dopo direzione Nicotera, da dove poi comincia la lunga discesa fino a Rosarno. Il viaggio prosegue alla volta di Palmi, località immersa tra gli uliveti e la celebre Tonnara, per poi entrare nella leggendaria Costa Viola.

La stazione successiva è Bagnara, dove avranno luogo rievocazioni storiche e degustazioni, e poi ancora il Treno degli Dei raggiunge la meravigliosa Scilla, uno dei borghi marinari più belli d’Italia (se non del mondo intero). Da queste parti, i viaggiatori avranno anche un’opportunità in più: effettuare un’immersiva mini crociera dello Stretto di Messina, godendo di scorci davvero unici nel loro genere.

Il treno supera poi Villa San Giovanni e giunge a Reggio Calabria, nella stazione che si trova nel cuore del suggestivo lungomare, conosciuto anche come il chilometro più bello d’Italia.

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Spiaggia di Grotticelle, incantevole angolo della Calabria

Uno scrigno naturale che racchiude tre spiagge che sfumano l’una nell’altra, regalando ai vacanzieri un caratteristico angolo di paradiso. La splendida baia di Grotticelle è incastonata nell’incantevole cornice di Capo Vaticano, lungo la Costa degli Dei. Il luogo perfetto per nuotate e fare immersioni in acque cristalline e ricche di meraviglie sommerse da ammirare con maschera e boccaglio, ma anche per gli amanti della natura, grazie alla rigogliosa vegetazione mediterranea che si attraversa per raggiungere le spettacolari calette. Una tappa imperdibile nel vostro viaggio in Calabria.

Una baia, tre spiagge e infinite emozioni

Siamo nel borgo di Ricadi, in provincia di Vibo Valentia, che vanta una delle coste più belle d’Italia, con dodici chilometri di spiagge, baie e calette, plasmate dai venti e dal mare. Tra queste, spicca Grotticelle, che prende il nome da una grotta naturale situata proprio sotto Capo Vaticano, costituita da tre piccole cale in prevalenza sabbiose con scogli che affiorano maestosi dall’acqua.

Questa suggestiva opera di Madre Natura si estende per un chilometro, e si colloca all’interno di una conca protetta, a nord dal promontorio di Capo Vaticano e a sud dalla Spiaggia di Santa Maria. Di fronte si palesa allo sguardo già saturo di bellezza lo spettacolare panorama delle Isole Eolie.

La sabbia è chiara e sottile, il mare azzurro e trasparente con un fondale sabbioso davanti alla spiaggia che diventa roccioso intorno agli scogli, in cui prende vita una ricca e variegata flora e fauna subacquea, per la gioia degli amanti dello snorkeling e delle immersioni. Sulle splendide spiagge di Grotticelle, universalmente classificate tra le più belle del mondo, si possono inoltre affittare ombrelloni e sdraio, e non mancano servizi per i bagnanti.

La selvaggia e affascinante baia, ampia e frastagliata, culmina con lo Scoglio del Palombaro, la punta estrema di Capo Vaticano, con un faro che da sempre indica la via sicura ai naviganti. Insenature e piccole spiagge racchiuse in questa costa sono raggiungibili attraverso sentieri che si arrampicano fra le rocce di granito e la macchia mediterranea, offrendo un favoloso gioco cromatico creato dall’incontro del verde della vegetazione con il bianco della sabbia e il turchese delle acque, mentre l’aria si inebria con i profumi speziati del rosmarino, del mirto e del timo. Nel punto in alto è stato realizzato un Belvedere da dove si ammira un panorama che vi sarà impossibile dimenticare.

Le altre spiagge di Capo Vaticano da non perdere

A dare fama al promontorio di Capo Vaticano sono soprattutto gli arenili e le splendide insenature sulle ultime propaggini del monte Poro, uno dei più suggestivi tratti della costa tirrenica. Oltre alla spiaggia di Grotticelle, ce ne sono altre che sono assolutamente degne di sosta. Ad esempio l’incantevole Baia di Riaci con i suoi fondali azzurri e le acque trasparenti, il paesaggio dominato da alte pareti di roccia calcarea e una lunga spiaggia di sabbia bianca, divisa da un piccolo promontorio che si addentra nel mare, lo Scoglio Grande, con grotte e insenature da esplorare a nuoto.

Un gioiello nascosto di Capo Vaticano è Praia I Focu, una deliziosa caletta situata tra alte scogliere rocciose, raggiungibile solo dal mare, caratterizzata da sabbia fine e bianca e un mare dai colori tropicali. Punto di forza di questo tratto costiero è l’essere cinto da alte scogliere che mantengono il clima mite e il mare al riparo da correnti fredde tutto l’anno (da qui il nome di Praia di Fuoco).

Tra le spiagge più conosciute e apprezzate di Capo Vaticano ci sono poi quella di Formicoli, che sorprende per la natura selvaggia, le spiagge di Petraia e Salamite, Santa Maria, subito oltre la Baia di Grotticelle, la spiaggia ‘A Ficara, costituita da tratti di sabbia fine alternati a tratti di scogliera, che essendo di difficile accesso non è stata contaminata dal turismo di massa.

Non perdetevi infine una escursione a Capo Vaticano al tramonto, navigando lentamente per osservare la luce del sole calare sulle falesie della Costa degli Dei. Un’esperienza incredibilmente romantica e suggestiva.

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Spiagge di Tropea e dintorni: un paradiso

Lungo la spettacolare Costa degli Dei (un nome, una garanzia) Tropea, la Perla del Tirreno, oltre alla bellezza difficile da descrivere a parole del borgo arroccato sul blu, vanta spiagge paradisiache e caraibiche, dai colori così perfetti da assomigliare a un dipinto.

Ammirando le foto, verrebbe da chiedersi se è tutto vero, se il mare è così trasparente e turchese e la sabbia talmente candida da abbagliare: nessun dubbio, le spiagge di Tropea e dintorni sono un vero sogno a occhi aperti, un paradiso da visitare e vivere almeno una volta nella vita.

Le spiagge uniche di Tropea

Scopriamo allora alcune delle meraviglie che non si possono proprio perdere.

La Spiaggia della Rotonda

Impossibile non partire dalla Spiaggia della Rotonda, (o Le Roccette) la più nota e fotografata della zona.

E a ragione: si tratta del tratto sabbioso che si snoda proprio al di sotto della rupe su cui sorge la città storica, lambito da un mare che è un’assoluta meraviglia.

Delimitata a est dall’inconfondibile scoglio San Leonardo e ad a ovest da piccoli scogli, ha ampi tratti di spiaggia libera ma non mancano lidi attrezzati com ombrelloni, sdraio e possibilità di noleggiare canoe e pedalò.

La Spiaggia del Convento

Subito alla sinistra della Spiaggia della Rotonda dando le spalle alla città, la Spiaggia del Convento (che deve il nome al convento affacciato a picco sulla costa) è una spiaggia libera, in gran parte sabbiosa e con ciottoli levigati.

La sua conformazione a ridosso della scogliera la rende perfetta per lo snorkeling e le immersioni ed è anche punto di partenza per entusiasmanti escursioni per circumnavigare l’Isola Bella e scoprire calette nascoste.

La Spiaggia del Cannone

A destra della Spiaggia della Rotonda, invece, sempre dando le spalle alla città, ecco la Spiaggia del Cannone, tra le meno affollate, perfetta per chi cerca relax e tranquillità.

Tra lo scoglio San Leonardo e il porto turistico, è libera e poco nota: si raggiunge scendendo la scalinata del porto ed è un eden di sabbia bianchissima.

Spiaggia Marina dell’Isola

marina dell'isola tropea

Fonte: iStock

Isola Bella, Tropea

È un’altra delle spiagge da cartolina di Tropea, ai piedi dell’Isola Bella (l’isolotto simbolo della città), una gemma incastonata nella rientranza dello sperone roccioso.

Marina dell’Isola è una delle più ricercate dai turisti, con tratti liberi e altri attrezzati.

Spiaggia A Linguata

Ecco poi la spiaggia più lunga della zona, alla sinistra dell’Isola Bella, dalla sabbia bianchissima, con zone libere e aree attrezzate.

A Linguata è molto frequentata dai giovani ed è possibile affittare pedalò, canoe e attrezzature per lo snorkeling.

Mare Piccolo

Ai piedi dell’isolotto, Mare Piccolo è una raccolta spiaggia di candida sabbia tra gli scogli del promontorio su cui svetta il famoso Santuario di Santa Maria dell’Isola.

I colori del mare sono incredibili e i fondali bassi.

La Grotta del Palombaro

Di rara suggestione è la Grotta del Palombaro, deliziosa caletta romantica e intima tra le rocce dell’Isola.

Un incanto turchese e bianco, raggiungibile soltanto via mare costeggiando la scogliera.

La Spiaggia Passo del Cavaliere

A due chilometri da Tropea, si apre la Spiaggia Passo del Cavaliere (o Passo dei Cavalieri), quasi vicino a Ricadi, una delle più ampie della zona, con fondale sabbioso che si mescola a scogli e ciottoli.

Una spiaggia che è il top per chi ama i litorali liberi e selvaggi.

La Spiaggia dell’Occhiale

Alla destra della Spiaggia Passo del Cavaliere, si svela un’altra delle cartoline della Costa degli Dei, la Spiaggia dell’Occhiale, chiamata così per la presenza di due rocce “bucate” che ricordano, appunto, un occhiale.

Qui, si ha l’occasione di ritrovarsi a tu per tu con la natura selvaggia, senza la presenza di stabilimenti balneari.

Nascosta, incontaminata, non è semplice da raggiungere: attende dopo un sentiero piuttosto accidentato e una serie di scogli, un percorso non fattibile con i bambini e da intraprendere soltanto in caso di mare calmo.

Tuttavia, lo scenario vale un po’ di fatica: è un vero e proprio paradiso terrestre dove la sabbia chiara è vegliata da alte falesie e il mare cristallino come non mai.

Spiaggia Petri i Mulinu

Infine, l’ultimo lembo di mare di Tropea prima del comune di Ricadi ospita la Spiaggia Petri i Mulinu (pietre di Mulino), che prende il nome da una vecchia cava da cui venivano estratte pietre circolari che i contadini usavano come frantoi per i mulini.

Tanti scogli e poca sabbia, una raccolta baia protetta dalle falesie e punteggiata da limpide piscine naturali.

La natura è protagonista, non vi sono lidi attrezzati, e la costa è impreziosita da numerose grotte marine tra cui va citata la Grotta Azzurra (o Grotta dello Scheletro), uno spettacolo che si ammira soltanto via mare: i raggi del sole filtrano tra le spaccature delle rocce dando vita a incantevoli giochi di luce e colorando l’acqua di un azzurro talmente surreale da sembrare dipinto.

Le magnifiche spiagge dei dintorni

Se tanta poesia potrebbe sembra abbastanza, i dintorni di Tropea non sono da meno e regalano, a loro volta, lidi indimenticabili.

Vediamone alcuni.

La Spiaggia di Michelino a Parghelia

Spiaggia di Michelino a Parghelia

Fonte: iStock

Spiaggia di Michelino a Parghelia

Appena a nord di Tropea, il paesino di Parghelia vanta una delle spiagge più belle in assoluto, la Spiaggia di Michelino, che deve il nome al belvedere da cui si gode di una vista mozzafiato e da cui si scende verso la battigia seguendo la scalinata di 210 gradini.

Nell’abbraccio di rocce e scogli, è contraddistinta da sabbia finissima e bianchissima.

Il Paradiso dei Sub a Zambrone

Anche qui, il nome non trae in inganno: nel comune di Zambrone, la spiaggia “Il Paradiso dei Sub” è un dipinto a cielo aperto.

È una gemma celata tra gli scogli, libera, dalla candida sabbia, con i fondali che sono un autentico paradiso per le immersioni.

La Spiaggia di Torre Marino a Ricadi

Una delle contrade del pittoresco borgo di Ricadi, Torre Marino, dà l’appellativo a una delle spiagge più rappresentative, suddivisa in due zone: la prima, più piccola, di ciottoli e la seconda dalla sabbia bianca e fine.

Ideale anche per scandagliare i fondali con maschera e boccaglio.

La Spiaggia di Formicoli

Tra Santa Domenica di Ricadi e Capo Vaticano, la Spiaggia di Formicoli ha sabbia fine, fondali che digradano con dolcezza e mare blu e turchese.

All’inizio del litorale si trovano numerosi lidi attrezzati mentre verso sinistra il tratto è più selvaggio e meno affollato.

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L’incredibile chiesetta scavata nella roccia, a due passi dal mare

Di chiese rupestri ce ne sono tante in giro per il mondo, ma quella che si trova in Calabria è davvero unica. Forse è il suo panorama meraviglioso, soprattutto quando il sole rosso al tramonto si incunea tra le sue rocce illuminandola come un fuoco ardente. Forse è la leggenda che da secoli la circonda con un’aura di mistero. Fatto sta che la chiesetta di Piedigrotta è veramente magica, e tanti turisti ne sono rimasti incantati. Scopriamo la sua incredibile storia.

La chiesetta di Piedigrotta, tra leggenda e storia

Questa incantevole chiesetta scavata nella roccia si trova in Calabria, a due passi dal grazioso borgo di Pizzo Calabro, uno dei più belli situati lungo la Costa degli Dei. Secondo la leggenda, sarebbe nata per mano di una manciata di marinai devoti alla Madonna di Piedigrotta. Verso la fine del ‘600, una nave proveniente da Napoli si trovò nel bel mezzo di una violenta tempesta, proprio nei prezzi delle coste calabresi. Gli uomini a bordo, che custodivano gelosamente un quadro con su ritratta la Madonna, chiesero a lei la grazia di poter toccare nuovamente terra, promettendo di erigere una chiesa proprio nel punto in cui sarebbero approdati.

La nave naufragò a poca distanza da Pizzo Calabro, e qui i marinai costruirono un luogo di culto scavando nella viva roccia, e al suo interno sistemarono il quadro della Madonna di Piedigrotta che si salvò miracolosamente, assieme alla campana del veliero. Nel corso dei secoli, diverse mareggiate invasero la chiesetta, portando via il quadro con la furia delle loro acque, ma quest’ultimo venne sempre ritrovato esattamente nel punto in cui la nave si schiantò contro gli scogli. Naturalmente, di questa storia non c’è testimonianza scritta, ma è sicuramente molto affascinante.

Quello che sappiamo per certo è che verso la fine dell’800, l’artista Angelo Barone decise di dedicare la sua vita a restaurare la chiesetta, ampliandola e creando splendide sculture da blocchi di tufo. Il suo lavoro venne poi completato dal figlio Alfonso, che realizzò altre meravigliose opere d’arte. Purtroppo, negli anni ’60 alcuni vandali distrussero gran parte della chiesa e delle sue statue. Per questo il figlio di Alfonso, da tempo in Canada, tornò a casa con il suo bagaglio di gran scultore e diede nuova vita a questo luogo spettacolare. Oggi la chiesetta di Piedigrotta è un vero e proprio museo, mentre il 2 luglio vi si celebra messa in occasione della Madonna delle Grazie.

Le opere d’arte custodite nella chiesetta

Visitare la chiesetta di Piedigrotta è davvero un’esperienza meravigliosa. Quali sono le sue opere più belle? Sulla facciata, che è estremamente semplice, spiccano una croce in ferro e la statua della Madonna con il Bambino Gesù, a protezione dei marinai e dei pescatori. All’ingresso, dopo aver superato il portale con quattro angeli che reggono le acquasantiere, si aprono tre grotte, ciascuna delle quali ospita delle sculture che raccontano scene delle Sacre Scritture. Uno dei luoghi più affascinanti è la cappella della Madonna di Pompei, sul cui altare c’è un bellissimo bassorilievo.

Un’altra opera meravigliosa è il grande presepe che raffigura sia la classica natività (Gesù tra le braccia di Maria, San Giuseppe, i pastori, il bue e l’asinello) che sullo sfondo un paesaggio arabo con i Re Magi a dorso di cammello. In un’altra grotta ancora è possibile veder raffigurata nel tufo la parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci di Gesù. Mentre poco lontano c’è una statua in gesso della Madonna di Lourdes con la piccola Bernadette e San Giorgio, protettore di Pizzo, nell’atto di trafiggere il drago. Tanta bellezza non passa inosservata: la chiesetta di Piedigrotta è il monumento più visitato della Calabria dopo i Bronzi di Riace.

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In Calabria, alla scoperta delle più belle testimonianze della Magna Grecia

A partire dall’VIII secolo a.C., i greci si espansero verso il sud Italia e colonizzarono gran parte dei suoi territori: nacque così la Magna Grecia, quell’area geografica che si stende dalla Sicilia alla Puglia e alla Campania, passando anche per la Basilicata e la Calabria. Proprio qui, questi antichi popoli lasciarono alcune delle testimonianze più preziose della loro arte e della loro cultura, opere che sono ancora visibili e che non smettono di incantare. Quali sono le più affascinanti? Scopriamole insieme, in un tour che ci porta tra le meraviglie della Magna Grecia nelle più belle località calabresi.

Reggio Calabria, l’antica Rhegion

La nostra prima tappa non può che essere Reggio Calabria, capoluogo di regione e città ricca di splendidi monumenti storici – oltre che di un lungomare mozzafiato, che ogni anno attira tantissimi turisti. L’antico insediamento che qui sorgeva già nel III millennio a.C. venne colonizzato dai greci e diventò Rhegion, una delle più importanti città della Magna Grecia, che raggiunse il suo massimo splendore attorno al V secolo a.C. Purtroppo, molte preziose testimonianze sono andate perdute a causa di un terribile terremoto d’inizio ‘900, che distrusse gran parte del centro abitato. Ma ci sono luoghi magici dove ripercorrere la storia di questa colonia.

Un tempo ai margini di Rhegion, le mura ellenistiche della Collina degli Angeli cingevano ad oriente la città: probabilmente vennero erette attorno al IV secolo a.C., e proprio in questo posto sono state trovate delle iscrizioni in quella che gli esperti ritengono essere la lingua osca, dialetto tipico dei mercenari al soldo dei greci. Appartengono invece all’epoca classica le mura della collina del Trabocchetto, dove forse sorgeva anche un piccolo fortino dotato di due torri. Spostandoci poi verso il centro storico, ecco Piazza Italia e la sua area archeologica, tornata alla luce solo pochi anni fa. Un ricco ipogeo ci consente di fare un tuffo indietro nel tempo, tra frammenti di ceramiche e murature in ciottoli, risalendo pian piano in superficie con reperti di epoche sempre più vicine a noi.

Infine, non resta che varcare la soglia di Palazzo Piacentini ed immergersi nel Museo Nazionale della Magna Grecia, che raccoglie un’enorme collezione di cimeli risalenti al periodo della colonizzazione greca. L’area dedicata all’antica Rhegion, ad esempio, ospita antiche statuette femminili, frammenti di vasi e una grande lastra in terracotta policroma. Ma ci sono numerose altre zone allestite con i reperti provenienti dalle altre importanti colonie calabre della Magna Grecia. È in questo museo che sono esposti anche i celebri Bronzi di Riace, divenuti simbolo della città di Reggio Calabria: le due statue sono uno degli esempi più significativi dell’arte greca, e risalgono al V secolo a.C.

Reggio Calabria

Fonte: iStock | Ph. vale_t

Le mura elleniche di Reggio Calabria, accanto al lungomare

Sibari, l’antica Sybaris

Oggi è una splendida località di villeggiatura estiva, con spiagge da sogno, ma in passato fu un’importante colonia greca: Sibari, che si chiamava Sybaris, fu fondata tra due fiumi e dovette proprio alla fertilità della terra il suo enorme sviluppo. Così divenne la città più ricca e sfarzosa della Magna Grecia in Calabria, ma anche la più viziosa – tanto che oggi è ancora in voga il termine sibarita, per indicare una persona che ama circondarsi di piaceri e di lusso. A poca distanza dal paese, si può visitare il Parco Archeologico di Sibari, dove sono state trovate anche testimonianze della più recente città di Thurii e di quella di Copia, fondata dai romani.

Così, passeggiando tra le rovine sembra di fare un viaggio nel tempo: i resti degli antichi edifici ellenici si mescolano alle rovine romane, come il teatro, le terme e una domus riccamente decorata. Molti dei reperti ritrovati in questa zona sono stati catalogati ed esposti presso il Museo della Sibaritide, che sorge in un edificio moderno situato a due passi dall’area archeologica. Le sue sale custodiscono, ad esempio, la tabella in bronzo con dedica ad Atena, risalente agli inizi del VI secolo a.C., ma anche i corredi tombali di una necropoli dell’età del ferro e gli ornamenti religiosi del Santuario di Atena, anch’esso risalente probabilmente al VI o IV secolo a.C.

Crotone, l’antica Kroton

Un’altra città importante della Magna Grecia fu Kroton, che oggi porta il nome di Crotone. Fondata dai coloni greci nella seconda metà dell’VIII secolo a.C., visse periodi molto turbolenti a causa delle continue guerre con il vicino insediamento di Locri Epizefiri, ma anche momenti d’oro. Fu qui che Pitagora, attorno al 530 a.C., si trasferì e fondò la sua scuola pitagorica, che gettò le basi per la nascita del metodo scientifico. Insomma, siamo davanti ad un luogo ricco di storia e cultura, di cui però non rimangono moltissime testimonianze. Una delle più affascinanti è ciò che resta del santuario di Hera Lacinia, dedicato alla dea del matrimonio, della fedeltà coniugale e del parto.

Siamo presso il Parco Archeologico di Capo Colonna, che si snoda lungo l’omonimo promontorio affacciato sul mar Ionio, il quale è l’ultimo avamposto meridionale del Golfo di Taranto. A memoria dell’antico tempio, rimane solamente una colonna di ordine dorico che si erge a due passi dalle acque. Doveva essere un complesso davvero maestoso, alto più di 8 metri e con un tetto di marmo. Nei dintorni vi erano anche altri edifici, oggi collegati da un itinerario chiamato la Via Sacra: negli anni sono stati trovati i resti di almeno tre strutture, ciascuna dotata di caratteristiche peculiari. Come ad esempio l’Hestiatorion, che probabilmente fungeva da ricovero per i viaggiatori e per i sacerdoti.

Molti dei reperti rinvenuti presso il sito archeologico sono oggi ospitati presso il Museo di Capo Colonna, che risiede proprio a due passi dalle preziose rovine. Inaugurato nel 2006, merita assolutamente una visita. Così come anche il Museo Archeologico Nazionale di Crotone, sito all’interno della città murata medievale, che corrisponde all’antica acropoli di Kroton. Vi sono collezioni risalenti al neolitico e all’età del ferro, ma anche – ovviamente – moltissimi cimeli che ripercorrono la storia ellenica della colonia e dei suoi dintorni. In parte, si possono ammirare anche alcuni reperti provenienti proprio da Capo Colonna, come il Tesoro di Hera.

Capo Colonna

Fonte: iStock | Ph. Federico Neri

I resti del Tempio di Hera Lacinia, nel Parco Archeologico di Capo Colonna

Locri, l’antica Locri Epizefiri

Abbiamo accennato ad un’altra colonia greca, quella di Locri Epizefiri: fu l’ultima ad essere fondata in Calabria, all’incirca attorno al VII secolo a.C. Sono diverse le aree archeologiche tornate alla luce nel corso degli anni, appartenenti a questa antica colonia, divise tra l’odierna Locri e il vicino paese di Portigliola. Il nucleo più importante è quello che si dipana tra le colline e il mare, in un luogo che non venne più utilizzato come centro abitato. E ciò ne giustifica l’ottimo stato di conservazione, facendone uno dei siti più affascinanti di tutta la regione. Si possono vedere diversi tratti della cinta muraria che proteggeva la città, in prossimità della quale sorgevano numerosi santuari.

Tra i più belli vi è il Santuario di Persefone, al cui interno furono ritrovati tantissimi oggetti votivi, come terrecotte figurate e iscrizioni con dedica alla dea. E ancora il Santuario di Zeus, che divenne man mano sempre più grande assumendo notevole importanza per la città. All’interno delle mura, si possono ammirare i resti del Teatro romano di Locri, costruito nel I secolo a.C. sull’originale impianto greco, che è ancora visibile. Ma ci sono anche le rovine di altri edifici di culto e di abitazioni private, un vero e proprio museo a cielo aperto tutto da scoprire. Mentre all’esterno della cinta sorgono le necropoli, contenenti numerose tombe in cui vennero rinvenuti rari cimeli, alcuni in oro e altri metalli preziosi. La maggior parte di essi è oggi custodita nel Museo Archeologico di Locri Epizefiri, nei pressi del deposito votivo dedicato a Zeus.

Vibo Valentia, l’antica Hipponion

Fondata dai coloni di Locri Epizefiri per avere un porto sul mar Tirreno – senza dover passare per lo stretto, sotto il dominio di Rhegion -, la città di Hipponion è quella che oggi conosciamo con il nome di Vibo Valentia. Particolarmente suggestivo è l’impianto delle antiche mura della colonia, che in origine erano probabilmente lunghe 6 o 7 km e alte ben 10 metri. Oggi ne rimane solo un tratto di appena 500 metri, su cui però sorgono 8 torri di avvistamento. Nonostante tutto, queste mura sono le più imponenti presenti in Italia, ed è possibile che ulteriori scavi archeologici possano portare alla luce ancora qualche sorpresa. Al di là della cinta muraria, Vibo Valentia conserva numerose altre tracce del suo passato ellenico.

Un esempio è il tempo dorico di Persefone, ritrovato solamente nei primi anni del ‘900 all’interno del Parco delle Rimembranze. Secondo gli esperti, le sue rovine sarebbero databili attorno al VI-V secolo a.C. Altrettanto affascinanti sono i resti del tempio ionico di Persefone e Demetra, caratterizzato da due depositi sacri dedicati alle due divinità. Realizzato alla fine del V secolo a.C., sarebbe stato utilizzato almeno fino al pieno periodo romano, quando vi vennero costruite attorno alcune abitazioni. Infine, un’ultima tappa non può che essere presso la necropoli greca in località Scrimbia, risalente al VII secolo a.C. Qui furono trovati molti reperti, che oggi alloggiano nelle stanze del Museo Archeologico Statale Vito Capialbi, all’interno del Castello Normanno-Svevo di Vibo Valentia.

Gioia Tauro, l’antica Metauros

A metà strada tra Rhegion e Hipponion, la colonia di Metauros fu un importante centro commerciale della Magna Grecia in Calabria. Corrisponde all’attuale Gioia Tauro, che ancora oggi risente della notevole influenza artistica e culturale portata qui nei millenni passati, con l’arrivo dei coloni greci. Sulla sua storia, le testimonianze sembrano essere piuttosto confuse. Tuttavia ci sono giunti numerosi reperti provenienti dal periodo ellenico, soprattutto dagli scavi che hanno riportato alla luce un’antica necropoli, nei pressi di contrada Petra. Qui sono state trovate oltre 1.500 sepolture risalenti tra il VI e il V secolo a.C., molte delle quali impreziosite da cimeli e manufatti di vario tipo.

In particolare, sono riemersi del vasellame e molte antiche anfore, che ci raccontano una storia ben precisa, fatta di importanti scambi commerciali e del ruolo che, di conseguenza, la città ebbe per l’economia della Magna Grecia. Molti di questi reperti sono oggi custoditi presso il Museo Metauros, situato all’interno di Palazzo Baldari: vi sono esposti alcuni bellissimi esemplari di ariballo, un piccolo vaso rotondo usato in età ellenica. Altri cimeli sono invece finiti tra le sale del Museo di Reggio Calabria, mentre alcuni sono addirittura volati oltreoceano, al Metropolitan Museum of Art di New York, che ha un ampio spazio espositivo dedicato all’arte greca.

Monasterace Marina, l’antica Kaulon

Kaulon

Fonte: 123RF

Il sito archeologico di Kaulonia, in riva al mare

L’antica colonia ellenica di Kaulon, attualmente sita nel territorio di Monasterace Marina, ha lasciato numerose testimonianze in Calabria, ed è un vero spettacolo – anche per la sua suggestiva posizione, a due passi dal mare. Gli scavi, iniziati alla fine dell’800, hanno portato alla luce tantissimi resti di edifici e cimeli in essi custoditi. Molto affascinante è l’area sacra, dove spicca il Santuario di Punta Stilo, un tempio dorico in arenaria, in cui si adoravano Afrodite e Zeus (e molto probabilmente altri dei, tra i quali Apollo e Artemide). Nei pressi sono stati rinvenuti i resti di un secondo tempio, che forse era dedicato a Poseidone o ad Apollo.

Altri edifici particolari sono la casamatta, una struttura fortificata dove furono rinvenute tracce di un culto dedicato a Demetra, nonché numerose monete in bronzo. Infine, gli archeologi hanno ritrovato i resti di diverse abitazioni private, la più suggestiva della quale è stata soprannominata la Casa del Drago: qui si può infatti ammirare un pavimento a mosaico che rappresenta un drago marino, il quale è poi diventato il simbolo del Parco Archeologico di Kaulonia. Tutti i reperti sono stati spostati presso il Museo di Monasterace Marina, esposti al pubblico per raccontare la storia ellenica di questo luogo incantevole.

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Civita, il borgo della Calabria che sorge tra le rocce

Ci sono tanti motivi per cui un luogo come Civita resta impresso nella mente e nel cuore di chi lo visita. Prima di tutto, il contesto paesaggistico di eccezionale valore, considerando che è arroccato su un altopiano a strapiombo sulle strettissime Gole del fiume Raganello, tra montagne che accerchiano la valle, raggiunta dai riflessi azzurri del mare Ionio che s’intravede all’orizzonte. Questo gioiello della Calabria è conosciuto come ‘il paese tra le rocce’, ma anche come ‘il paese del Ponte del Diavolo’, fa parte dei Borghi più Belli d’Italia, si fregia della Bandiera Arancione ed è una destinazione perfetta per chi ama sorprendersi. Sapevate, per esempio, che è anche il borgo delle case parlanti?

Civita, il paese tra le rocce con un’anima albanese

Situato all’interno della riserva naturale Gole del Raganello e nel cuore del Parco nazionale del Pollino, nel nord-est della Calabria, Civita è uno dei 25 comuni arbëreshë della provincia di Cosenza. Fu fondato intorno al 1471 da profughi albanesi rifugiatisi nella regione per sfuggire all’occupazione turco-ottomana dei Balcani, che in seguito si stanziarono in queste zone conservando le loro tradizioni, come il rito greco-bizantino, ancora oggi officiato nella chiesa di Santa Maria Assunta.

Come spesso accade ai luoghi antichi, ci sono diverse ipotesi sull’origine del nome. Molti pensano che derivi dalla lingua albanese moderna ‘çifti’ (coppia), o anche da qifti’ (aquila), sia per l’origine dei suoi abitanti – l’Albania è chiamata anche ‘la terra delle aquile’ – che per la morfologia del territorio in cui sorge l’abitato, nascosto tra le rocce come un ‘nido d’aquila’. Altri pensano, invece, che derivi dal latino ‘civitas’ (città).

L’insediamento si presenta come uno dei meglio conservati della Calabria interna, caratterizzato da un’articolazione compatta ma irregolare, fatta di viuzze e spiazzi che si intrecciano le une negli altri. Il disegno urbanistico riflette il concetto sociale di spazio, territorio e casa, che nella cultura albanese è sintetizzato con il termine ‘gjitonia’ (vicinato), una microstruttura costituita da stretti vicoli (le rughe) che si dipartono con andamento circolare verso le piazzette, che collegano i vari nuclei urbani. Questa struttura è presente nei tre principali rioni: Sant’Antonio – il più antico e affascinante che regala immagini d’altri tempi – Piazza e Magazzeno.

A spasso tra case parlanti e comignoli bizzarri

Il fascino tutto particolare di Civita si deve anche alle sue case Kodra o ‘parlanti’, costruzioni antropomorfe che rendono omaggio al pittore albanese naturalizzato italiano Ibrahim Kodra, di fama internazionale. Si possono infatti scorgere, tra le varie abitazioni, alcune costruzioni molto piccole, con finestrelle che sembrano occhi, porte che appaiono come grandi bocche e nasi, rappresentati da particolari canne fumarie.

Altrettanto caratteristici sono i comignoli, concepiti come delle vere e proprie opere d’arte, piccole torri svettanti sulle case del centro storico dalle forme bizzarre, alcuni dei quali ornati di maschere apotropaiche per tenere lontani gli spiriti maligni. Sono una cinquantina i comignoli storici, costruiti probabilmente tra fine Seicento e inizio Novecento, un’arte purtroppo tramontata, ma che per fortuna è ancora possibile ammirare con una passeggiata col naso all’insù.

Gole del Raganello

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Le emozionanti Gole del Raganello

Il Ponte del Diavolo e le Gole del Raganello

Dal borgo di Civita, scendendo oltre 600 gradini si raggiunge una delle sue principali attrazioni, il Ponte del Diavolo, dalla caratteristica struttura ad un’unica arcata a dorso d’asino. Un’ardita opera di ingegneria che ha alimentato una serie di leggende, ma anche un incredibile punto di osservazione.

Ci troviamo in un paesaggio rupestre dalla bellezza intatta e struggente. Il vertiginoso ponte che, secondo le credenze popolari, solo il diavolo avrebbe potuto costruire in una posizione così ardua, è ubicato nella parte finale delle Gole basse del Raganellotra i più affascinanti canyon d’Italia. Rievocano le bolge dantesche, offrendo però uno scenario spettacolare, costituito da imponenti costoni di roccia levigata, scavata e modellata dalle acque del fiume, che le rendono la tappa perfetta dove praticare canyoning e torrentismo.

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Gole del Raganello, spettacolo naturale della Calabria

Nel Sud nel nostro Paese, e più precisamente in Calabria, prende vita un canyon selvaggio le cui rocce sono magistralmente dipinte dall’acqua. Un ambiente da scoprire con meraviglia e prudenza e caratterizzato da un’esplosione di gelide cascatelle, vasche d’acqua cristallina, scivoli naturali, piccoli laghetti, pareti di roccia, tronchi d’albero e molto altro ancora: le Gole del Raganello.

Cosa sapere sulle Gole del Raganello

La spettacolare riserva naturale Gole del Raganello è situata nei comuni di San Lorenzo Bellizzi, Civita e Cerchiara di Calabria, in provincia di Cosenza. Occupa una superficie di 1600 ettari all’interno del maestoso Parco Nazionale del Pollino, ed è stata istituita nel 1987.

Queste affascinanti pareti rocciose costituiscono un canyon, lungo circa 17 km, che si diparte dalla Sorgente della Lamia fino a raggiungere un’area vicina all’abitato di Civita, dove sorge il peculiare Ponte del Diavolo. Da questo punto in poi il corso del torrente diventa più regolare e scorre lungo una valle più aperta che si mantiene tale fino alla foce. Il canyon del Raganello viene distinto dagli esperti in due parti: le Gole alte e le Gole basse.

Le prime si snodano in un percorso di circa 9 km e, pur presentando una conformazione molto accidentata, sono di grande interesse naturalistico ed escursionistico. Le seconde, dal canto loro, si dipanano in un percorso di approssimativamente 8 km in un tragitto simile per conformazione a quello superiore, ma più difficoltoso da percorrere.

Gole del Raganello calabria

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Un angolo delle Gole del Raganello

Sfortunatamente, nel 2018 da queste parti è avvenuta una terribile tragedia: un gruppo di escursionisti fu colto da una piena improvvisa, causata da un violentissimo temporale abbattutosi nei pressi dell’abitato di San Lorenzo Bellizzi. Il bilancio fu drammatico e, per questo motivo, per visitare questa meraviglia della natura è obbligatorio usufruire dell’accompagnamento di una guida.

Cosa aspettarsi dalla Gole del Raganello

Le Gole del Raganello sono pura poesia. Un mondo incredibile che viene difficile credere che sia vero in quanto tra strapiombi e verticalità, la storia popolare e il fascino naturale si mescolano in perfetta armonia.

Presso le Gole Alte del Raganello, chiamate anche Gole del Barile, si può notare che il canyon si caratterizza per essere circondato da pareti rocciose alte fino a 700 metri. Selvagge e multicolori, sono anche la culla di cascate di acqua cristallina. Ma non solo, da questa parte del Raganello si possono intravedere numerosi tipi di animali come la faina, la volpe, la donnola, il tasso, l’aquila reale, il falco e il corvo imperiale.

Le Gole Basse sono più corte ma più “acquatiche” e soprattutto le rocce si elevano in tutta la loro maestosità, tanto da arrivare anche a un’altezza di due metri. Inoltre, attraversando questo lato del canyon si può persino passare sotto gli spruzzi della Doccia del Diavolo per poi imbattersi in due vasche in cui l’acqua va controcorrente.

Un panorama meraviglioso, quello delle Gole del Raganello, e in cui è possibile praticare varie attività come canyoning, torrentismo, trekking acquatico, rafting ed esplorazioni nelle grotte, a patto che tutto questo sia fatto con una guida esperta.

Ogni tipo di escursione ha la sua difficoltà, ma grazie alle guide sarà più facile capire quella che è più adatta alle proprie possibilità. In sostanza, scoprire le Gole del Raganello vuol dire vivere un’avventura unica che permette di praticare sport e, allo stesso tempo, ammirare una natura autentica e della vera bellezza paesaggistica.

canyon più bello calabria

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La maestosità delle Gole del Raganello

Curiosità e leggende sulle Gole del Raganello

Fare un’escursione lungo il corso del Raganello è come andare alla scoperta delle viscere della terra. Nel corso dei secoli, pur se poco accessibili, sono state sempre frequentate dagli uomini, compresi quelli poco onesti. Banditi, ladri, briganti, malfattori durante il secolo scorso, proprio per via delle sue conformazioni, ne hanno fatto la propria dimora.

Non a caso, sono oggi ancora in uso alcuni toponimi come grotta dei Briganti e grotta di Marsilia. Non da meno sono le leggende che vengono narrate dagli anziani del luogo.

Inoltre, sono tantissime le storie che raccontano l’origine del nome di questo luogo. Secondo l’opinione di alcuni studiosi, andrebbero ricercate molto indietro nel tempo in quanto la parola Raganello deriverebbe dal greco ragas, termine che indica un dirupo roccioso.

Altri, invece, hanno ritenuto plausibile che deriverebbe da termini locali come ragàre, cioè trascinare, lottare, come a indicare la potente azione del fiume che trascina tutto a valle.

Decisamente caratteristico è il Ponte del Diavolo sulla cui origine, come potete immaginare, aleggiano numerose leggende. In una di queste si narra che fu San Francesco di Paola a far realizzare vicino al suo paese questo ponte che attraversava un torrente.

Un’altra sostiene che siano stati gli abitanti di Civita a farlo costruire, mentre un’altra ancora è convinta che sia stata opera di un proprietario terriero. Tra le altre cose, si narra che per edificarlo sia stato fatto un patto col Diavolo in persona.

Il principe delle tenebre avrebbe preso l’anima della prima persona che lo aveva attraversato in cambio dell’aiuto durante la costruzione. Tuttavia, si infuriò moltissimo e addirittura decise di prendere a calci il ponte lasciando dei segni che ancora oggi si possono notare. Tutto ciò accadde, sempre secondo la leggenda, perché il primo ad attraversare il ponte fu un cane.

Il Ponte del Diavolo si trova nel comune di Civita, è stato completamente realizzato in pietra e collega i due punti del canyon scavati dal fiume Raganello. Camminandoci avrete modo di scoprire uno spettacolo panoramico molto suggestivo.

Ponte del Diavolo gole del raganello

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Il Ponte del Diavolo presso le Gole del Raganello

I borghi della riserva naturale Gole del Raganello

Come vi abbiamo accennato in precedenza, le Gole del Raganello sono situate nei comuni di San Lorenzo Bellizzi, Civita e Cerchiara di Calabria.

San Lorenzo Bellizzi è un piccolo borgo che, oltre alle bellezze paesaggistiche, regala anche alcune meraviglie storico-architettoniche. Una di queste è la Chiesa di San Lorenzo che ha un interno in pietra locale decorata con mascheroni e che conserva numerosi reperti come ostensori, pissidi e calici d’argento.

Civita, dal canto suo, è un borgo di origine albanese che ancora mantiene usi, lingua e riti degli antenati giunti dall’Albania tra 1470 e il 1492. E proprio da qui, scendendo oltre 600 gradini, si arriva al famigerato Ponte del Diavolo in un paesaggio rupestre d’intatta bellezza.

Infine, Cerchiara di Calabria il cui gradevole centro storico, dalla forma circolare, prende vita su uno sperone di roccia .

Insomma, con le giuste accortezze vale enormemente la pena visitare la zona delle Gole del Raganello.

civita calabria

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Veduta di Civita
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Praia a Mare, non solo spiagge: tutta la bellezza del borgo

Quando si pensa alla Calabria non si può fare a meno di pensare anche al suo splendido mare, alle acque cristalline del Mediterraneo e agli incantevoli paesaggi che si possono osservare lungo le sue coste. Ma la Calabria non è solo questo e basta fare un giro in alcuni dei borghi più belli di questa Regione per rendersene conto.

Come per esempio visitando Praia a Mare, in provincia di Cosenza, una delle mete turistiche calabresi più vivaci e dinamiche durante il periodo estivo. Ma che offre anche la possibilità di godere della bellezza di moltissime architetture dal grande valore storico e artistico oltre alle tante meraviglie naturali che si possono scoprire passeggiando nei dintorni del paese stesso.

Cosa vedere a Praia a Mare

Insomma, Praia a Mare non è solo una località balneare di prim’ordine, ma è un vero e proprio scrigno di tesori da ammirare e da cui lasciarsi conquistare passo dopo passo. Un borgo che rientra nella Riviera dei Cedri, ricchissimo di beni culturali e di monumenti che meritano di essere scoperti in tutta la loro bellezza. Magari partendo da due importanti edifici religiosi, la Chiesa del Sacro Cuore e la Chiesa di San Paolo Apostolo, costruita secondo uno stile contemporaneo.

Ma non solo. Nascoste nel borgo, sorgono anche la Chiesa di Gesù Cristo Salvatore e il Santuario della Madonna della Grotta, un luogo altamente suggestivo, costruito all’interno di una grotta nella collina e che merita di essere visitato.

Continuando a camminare per il borgo, poi, è possibile imbattersi in altre architetture dal grande valore culturale e che richiamano a tempi passati dal fascino immenso, come la Rocca di Praia, una struttura normanna realizzata del XVI secolo e destinata alla difesa della città e del litorale circostante. In particolare, poi, la Torre di Fiuzzi, è una delle più grandi torri della zona ed è posta su un faraglione della scogliera di Fiuzzi, ad un’altezza di 15 metri. Una posizione favorevole per presidiare la costa e difenderla da eventuali attacchi.

Le bellezze nei dintorni

Una vera perla ricca di bellezze uniche e delle tante testimonianze del passato vissuto da questo caratteristico borgo. E una località che vi offre anche la possibilità di scoprire scorci e angoli naturali da lasciare senza fiato. E non parliamo solo del mare, già di per sé bellissimo e che merita sempre un viaggio a Praia a Mare, ma delle meraviglie naturalistiche che sorgono nei pressi del borgo.

Come la Grotta delle Sardine, che prende il suo nome proprio per la presenza delle sarde, la Grotta Azzurra, chiamata così per via del colore azzurro intenso e brillante delle acque, la Grotta del Leone, nominata così per la somiglianza delle rocce a un leone sdraiato o l’Isola di Dino, un isolotto dalla bellezza unica che sorge dinnanzi a Fiuzzi.

Bellezze naturali dal grande valore, che rendono il borgo di Praia a Mare una delle località calabre più belle e assolutamente da scoprire di questa terra a tratti selvaggia ma sempre eccezionale. Che dire, non vi resta che prenotare subito un viaggio alla scoperta di questo stupendo borgo e delle sue tante meraviglie, senza aspettare la stagione calda, ma godendo della tranquillità di questa zona della Calabria e della possibilità di viverne un lato nuovo e dal fascino indescrivibile.