Categorie
Asia castelli Giappone itinerari culturali Olbia Tempio Posti incredibili Sardegna vacanza natura Viaggi viaggiare

Kansai: un viaggio tra natura, spiritualità e storia del Giappone

Un lago enorme, 1800 anni di storia e una terra capace di raccontare il Giappone più vero. La regione del Kansai, costellata di templi Zen e castelli antichi che conducono alle vestigia dei ninja, è un viaggio unico nel cuore del Sol Levante che permette di assaporare le tradizioni più autentiche attraverso un contatto profondo, diretto e spirituale, con la natura tipica della prefettura di Shiga.

Castello di Hikone, il Tesoro Nazionale del Giappone

Affacciato sul Lago Biwa, di cui offre una vista meravigliosa ma particolarissima, il Castello di Hikone richiama le atmosfere delle epoche in cui indomiti guerrieri usavano incrociare le spade. La struttura che ammiriamo oggi è quella che il clan ha costruito quattro secoli fa ed è immersa in un giardino di alberi di ciliegio, grandi protagonisti del Sakura Matsuri, il sito del mastio che si estende in un giardino più ampio – il Genkyu-en – e che in origine era destinato allo svago del signore feudale e dei suoi ospiti.

La costruzione principale, designata come Tesoro Nazionale, nasconde quattro stanze private ed è circondato da una rete di muri e torri che lo proteggono, tra lui la Tenbin-yagura, la torre bilancia, che deve il suo nome alla sua struttura perfettamente simmetrica. È inoltre l’unica torre di questo tipo dell’intero Giappone, dotata di un corridoio strategico che metteva in comunicazione le due estremità e che poteva essere abbattuto in caso di necessità.

Il tempo del Castello di Hikone è invece scandito dalla campana che, da secoli, suona per cinque volte esatte lungo tutta la giornata. I suoi rintocchi si sentono passeggiando per il mastio e lungo i suoi dintorni, oltre che in tutta la città: un elemento suggestivo che è stato inserito nell’elenco dei 100 paesaggi sonori del Giappone.

Una città mercantile ricca di storia

Omihachiman sorge sulle rive del Lago Biwa, sull’antica via Nakasendo che collega Tokyo a Kyoto, e ancora oggi conserva l’anima fiorente della città mercantile che è stata un tempo. Il canale Hachiman-bori ha infatti fornito una valida via di comunicazione, favorendo lo sviluppo della città di Omi come potenza commerciale. Il nome di Hachiman viene però aggiunto solo in seguito in onore del dio shintoista della guerra che qui dimora nel Tempio di Himure Hachimangu.

Il cuore pulsante del centro, che batte alimentato dalla ricchezza e dalla generosità dei primi commercianti di Omi, risiede nei tanti templi e nelle opere pubbliche presenti lungo l’intera area dell’antica città mercantile. Shin-Machi Dori è infatti un esempio, perfettamente conservato, di come vivessero i mercanti di Omi mentre il Museo della città, che oggi ospita numerose mostre su materiali popolari, è una testimonianza dello stile delle costruzioni dei primi mercanti.

La tradizione si conserva anche grazie al Festival del fuoco Sagicho di Omihachiman, noto come una delle manifestazioni più pericolose del Giappone, e che ogni anno si svolge a metà marzo. Tra i festeggiamenti, è inclusa una gara per stabilire quale sia il migliore tra una grande selezione di mastodontici carri sagicho, realizzati in paglia, bambù e carta. Le costruzioni sono trasportate attraverso la città da uomini vestiti e truccati da donne. Al culmine del Festival, i carri vengono bruciati mentre le persone danzano intorno al fuoco.

Prima dell’invenzione e dell’arrivo della automobili, il canale della città era una delle vie di comunicazione principali che ravvivava l’area per il grande traffico commerciale. La rotta di scambio maggiore ha però diviso la città in due parti, con i samurai che vivevano a nord e i civili a sud. Oggi è possibile passeggiare lungo il canale per cogliere appieno l’atmosfera di quei tempi e capire quale sia stata l’importanza dell’acqua in una zona a forte vocazione mercantile.

Il Canale di Hachiman-Bori

Fonte: JNTO

Il Canale di Hachiman-Bori

Alla scoperta del lago di Biwa, il più grande del Giappone

Situato al centro della Prefettura di Shiga, il lago deve il suo nome alla forma naturale che lo caratterizza, che ricorda un biwa, liuto della tradizione giapponese. La lunghissima costa, con 235 chilometri da esplorare, è ricca di cose da fare. È infatti possibile fare gite in barca, passeggiate o tour delle isole. Sul lato ovest si può invece ammirare la spiaggia di Omimaiko, con sabbia bianca e rigogliosi pini, mentre per gli appassionati del campeggio è d’obbligo una tappa a Okubiwako, affacciato sull’acqua e perfetto per rilassarsi apprezzando la bellezza naturale del luogo.

Il nuoto è certamente lo sport più praticato, ma sono anche disponibili canoe e kayak, provare lo stand up paddle boarding, imparare la vela o il windsurg. In inverno, sono disponibili piste da sci per bambini. L’enorme specchio d’acqua che ricopre parte del Giappone può essere esplorato anche in crociera, con cibo e intrattenimento, disponibili con rotte di breve e media durata.

Il lago Biwa è meraviglioso anche in inverno. Qui è infatti costruita la funivia più veloce del Giappone che conduce su per il Monte Horai, alla valle di Biwako, che conta su una rinomata stagione sciistica. Qui si può sciare o fare snowboard, con vista lago. In estate, il clima è più fresco rispetto alla città e si può godere del panorama con la zip-line o con il vertiginoso Skywalker.

Lunga vita e spiritualità al Santuario Shirahige

Il piccolo santuario shintoista Shirahige sorge sul lato ovest del Lago Biwa ed è famoso per il caratteristico torii che si erge proprio in mezzo al lago. Le origini di questa costruzione sono antichissime e risalgono al 675 d.C., ma nel corso del tempo ha subito diverse modifiche. Pare infatti che il torii, nel lontano 1280, rimanendo sommerso in seguito all’innalzamento del livello del lago. Quello che vediamo oggi risale a un rifacimento moderno del 1981.

Il suo nome, Shirahige, significa letteralmente barba bianca. Questo perché è dedicato a Sarutahiko, una divinità dell’antica mitologia giapponese che veniva rappresentata come un uomo anziano con barba e capelli bianchi. È inoltre conosciuto per i suoi poteri speciali: sarebbe infatti capace di infondere lunga vita e salute.

Santuario Shirahige

Fonte: JNTO

Il Santuario Shirahige

Chikubushima, l’isola degli dei

Conosciuta anche come isola degli dei nella città di Nagahama, si trova al largo della costa settentrionale del Lago Biwa. Tra le attrazioni del posto, ricordiamo il tempio dell’isola, Hogonji, in cui è possibile acquistare delle deliziose bamboline Daruma dedicate a Benzaiten che porterebbero fortuna per un anno. Al Santuario di Tsukubusuma si possono lasciare invece dei dischi d’argilla, i kawarake, capaci di esaudire i desideri più nascosti. Le due costruzioni riflettono la confluenza delle due religioni giapponesi nel corso di più di un millennio.

Isola di Chikibu

Fonte: JNTO

Isola di Chikibu

Alla scoperta di Osaka

Da Tokyo a Osaka in shinkansen, per vivere un’atmosfera completamente diversa rispetto a quella della Capitale e che permette di immergersi in una vita notturna entusiasmante, cibo delizioso – specialmente quelli dei quartieri di Tenma e Ura Namba – e una calorosa accoglienza offerta dalle persone del posto. La città dell’Expo 2025 offre inoltre un interessante lato storico, con il castello che si pone come attrazione principale: un luogo ideale per approfondire la storia.

Il Castello di Osaka

Fonte: JNTO

Il Castello di Osaka

Da non perdere le luci al neon del ponte di Dotonbori e la zona di Minami, oltre che i maggiori festival della stagione come il Tenjin Matsuri (sfilata di barche), Kishiwada Danjiri (grandi carri di legno) e il Festival di Ebessan (dedicato al successo negli affari).

Categorie
Borghi Chiese luoghi misteriosi Olbia Tempio Sardegna turismo religioso Viaggi

Il borgo dove sorge una suggestiva chiesa-tempio

Un piccolo borgo di montagna con pochissimi abitanti, circondato da paesaggi meravigliosi, ma anche da un alone di esoterismo: si tratta di Rosazza, antico paesino piemontese che sorge in una posizione piuttosto isolata e che deve la sua fama ai misteri che lo caratterizzano. Per la gran parte, gli edifici che vi sono stati costruiti nel corso dell’800 hanno infatti un aspetto abbastanza inquietante e sono legati all’occultismo e alla massoneria. Scopriamo qualcosa in più.

Rosazza, un paesino ricco di misteri

Situato in provincia di Biella, il paesino di Rosazza conta meno di 100 abitanti ed è un minuscolo agglomerato di casette abbarbicate ai piedi delle Alpi Pennine, nell’alta Valle Cervo. Il paesaggio è strepitoso: la natura è ancora incontaminata e offre moltissime opportunità per chi ama la vita all’aria aperta, tra itinerari di montagna e trekking impegnativi. Ma torniamo al piccolo borgo che ci affascina per il suo aspetto esoterico. A cosa è dovuto questo alone di mistero che vi aleggia? Dobbiamo fare un tuffo indietro nel tempo.

Il merito è di Federico Rosazza Pistolet, che in questa vallata nacque e visse per quasi tutta la sua vita: è stato un politico italiano, nonché senatore del Regno d’Italia a partire dal 1892, ed è conosciuto soprattutto per aver realizzato numerose opere a favore della popolazione della Valle del Cervo. In particolare, gran parte delle sue costruzioni si trova proprio a Rosazza, ed in questo modo contribuì allo sviluppo economico di questa piccola comunità montana. La parte “misteriosa” riguarda il fatto che il senatore apparteneva alla massoneria e aveva interessi per il mondo esoterico e per l’alchimia, tutti elementi che si riflettono nelle sue opere.

La chiesa-tempio e gli altri edifici esoterici

La chiesa-tempio di Rosazza

Fonte: ANSA Foto

La chiesa-tempio di Rosazza

Uno degli edifici più celebri di Rosazza, dovuti al senatore, è la chiesa-tempo che sorge nel cuore del paese. Per realizzarla, sul finire dell’800, venne fatta demolire l’antica chiesa cristiana e venne spostato il vicino cimitero. Nelle sue intenzioni, qui doveva essere costruito un tempio adibito formalmente anche al culto cristiano. Il risultato è stupefacente: vi si ritrovano tantissimi spunti che richiamano l’esoterismo e la tradizione della società iniziatica dei massoni. In particolare, spiccano il pavimento del sagrato a scacchiera, le numerose rose disseminate in tutta la chiesa e la croce a svastica sulla parete principale: si tratta di un simbolo della fertilità femminile, legato ad un antico culto gallico.

Un’altra particolarità della chiesa-tempio è la realizzazione di un sentiero che permetteva di collegarla alla Valle Cervo, al Santuario di San Giovanni e al Santuario della Vergine Nera di Oropa. Se siete a Rosazza, potete poi ammirare il magnifico castello costruito dal senatore negli ultimi due decenni dell’800: anche qui ci sono chiari riferimenti esoterici, come le false murature sbrecciate, i finti colonnati e il maestoso arco d’accesso dove svettano le teste di tre valligiane con una stella a cinque punte tra i capelli.

La stella a cinque punte è un elemento ricorrente, a Rosazza: la si trova, assieme alla rosa, in diverse fontane che sono disseminate per tutto il paese. Infine, merita una visita anche il Palazzo Comunale, realizzato attorno alla fine dell’800 per ospitare la sede del municipio. I suoi dettagli decorativi sono impressionanti, come la torre ornata da merlature ghibelline e la scala di marmo bianco che permette di accedere ai piani superiori. Si dice che qui Federico Rosazza tenesse le sue riunioni massoniche.

Categorie
Africa Egitto Idee di Viaggio mete storiche Olbia Tempio piramidi Sardegna Viaggi

In Egitto c’è un tempio, spesso sottovalutato, da vedere

La piana di Giza, in Egitto, è il luogo più visitato del Paese. Qui ci sono le tre piramidi più famose del mondo: Cheope, Chefren e Micerino. Ma c’è anche la famosa Sfinge, il leone dalla testa umana. I turisti sono attratti da questi antichissimi monumenti e arrivano da ogni parte del Pianeta pur di visitarli.

C’è un altro edificio che viene spesso tralasciato e che, al contrario, merita assolutamente di essere visitato. Si tratta del Tempio della Valle di Chefren che si trova a qualche centinaio di metri di distanza dalla piramide.

Il Tempio della Valle di Chefren

Questo faraone, figlio di Cheope e padre di Micerino, appartenuto alla IV dinastia egizia e vissuto, quindi, 2500 anni prima di Cristo, volle superare la grandezza del padre e non si accontentò di farsi erigere una piramide (oggi riconoscibile per la punta più chiara), volle anche la costruzione della Sfinge a sua immagine e somiglianza a guardia della sua piramide e un tempio funerario a valle.

Il Tempio della Valle era rimasto sepolto sotto la sabbia del deserto per centinaia di anni e fu riportato alla luce grazie a una spedizione archeologica organizzata da studiosi egiziani, francesi e tedeschi. I lavori si protrassero a lungo agli inizi del Novecento.

Si è scoperto che c’erano due ingressi sul lato orientale, uno a destra in direzione Nord e l’altro a sinistra in direzione Sud. Quando il faraone fu mummificato e preparato per la sepoltura, tutte le cerimonie rituali si svolsero due volte, la prima a simboleggiare il suo dominio sul Basso Egitto e la seconda a ricordo del suo dominio sull’Alto Egitto.

A cosa serviva il tempio

Il tempio era stato costruito, infatti, proprio per la cerimonia di imbalsamazione. Nel laboratorio sacro che era stato ricavato all’interno del tempio veniva praticata la cerimonia di apertura della bocca al termine del lungo processo di imbalsamazione del faraone.

Durante questo rituale, i sacerdoti aprivano gli occhi e la bocca del re utilizzando strumenti d’oro, per permettere al ka (lo spirito) del faraone di uscire dalla salma e per garantirgli vita eterna.

Originariamente, era collegato al tempio funerario di Chefren tramite una rampa lunga 494 metri e misurava 45 metri per lato e 13 d’altezza interamente realizzato con blocchi di granito rosso di Assuan, privi di decorazioni a eccezione di alcune iscrizioni in caratteri geroglifici incise intorno ai varchi di accesso.

All’interno, c’era una grande sala a forma di “T” rovesciata, con 16 pilastri di granito rosso alti circa 4 metri che sorreggono le imponenti architravi. Dovevano creare uno spettacolare contrasto cromatico con le pareti di calcare rivestite con lastre di granito nero, oggi parzialmente scomparse, e con la pavimentazione fatta di alabastro. Nella sala, si trovavano in origine 23 statue del sovrano seduto, tutte in diorite verde del deserto nubiano, alabastro e grovacca.

Dal centro del tempio, dove avvenivano i rituali funebri, si accedeva ad altre camere, corridoi angusti, vestiboli, atrii e a ulteriori ambienti per contenere le barche solari che, per gli Egizi, erano imbarcazioni concepite per trasportare i faraoni defunti nell’Aldilà.

La scoperta che ha riscritto la storia

Si tratta dell’unico tempio a valle che si sia conservato e che è pervenuto fino ai giorni nostri in buono stato di conservazione, nonostante, come la maggior parte dei siti archeologici, fosse stato violato fin dall’antichità. I primi blocchi di pietra furono asportati già nell’antico Egitto e così fu nei secoli successivi, tanto che non soltanto il tempio ma la stessa piramide di Chefren non era neppure più riconoscibile.

Era l’inizio del 1800, quando l’esploratore padovano Giovanni Battista Belzoni notò un enorme ammasso di pietre. Dopo averle rimosse, trovò prima un cunicolo inaccessibile, scavato molto probabilmente dai tombaroli, e poi tre grandi blocchi che costituivano l’ingresso principale della piramide. All’interno, a futura memoria, Belzoni lasciò scritto a caratteri cubitali: “Scoperta da G. Belzoni. 2 marzo 1818”. Fu però l’egittologo britannico John Shae Perring a entrare nella piramide di Cheope nel 1837 e, quasi un secolo dopo, il team internazionale riuscì ad accedere anche al tempio.

Categorie
aeroporti Asia Cambogia Notizie Olbia Tempio Sardegna Viaggi

Nasce un aeroporto da 7 milioni di passeggeri per un solo sito turistico

Il 16 ottobre 2023 è stato inaugurato in Cambogia, a Siem Reap, la città campo-base da cui si raggiunge la suggestiva zona degli antichi templi khmer, l’apprezzato sito di Angor Wat, l’aeroporto da 7 milioni di passeggeri all’anno che, in futuro, ne potrà accogliere addirittura 12 milioni.

Andrà a sostituire il vecchio scalo troppo vicino ai templi, ormai stabilmente tra le destinazioni turistiche da non perdere, una delle meraviglie del mondo inserite nella lista dei Patrimoni UNESCO.

L’aeroporto da 7 milioni di passeggeri per un solo sito

Il nuovo scalo internazionale Siem Reap-Angkor ha visto le prime operazioni commerciali con un volo Bangkok Airways, il primo dei 17 previsti durante la giornata di inaugurazione del complesso realizzato su un’area di 700 ettari per un costo di circa un miliardo, con una pista da 3,6 chilometri, a quaranta chilometri a est dai magnifici templi.

La struttura, i cui lavori di costruzione sono iniziati nel 2020, sostituisce lo scalo in funzione fino a pochi giorni fa, situato a soli cinque chilometri da Angor Wat: e proprio l’eccessiva vicinanza è una delle motivazioni della dismissione con il timore che le sempre più frequenti vibrazioni provocate dal transito degli aerei potessero arrecare danni ai templi millenari, alcuni dei quali risalenti agli anni 1100-1550 e inglobati da radici e alberi all’incirca dello stesso periodo.

L’altro motivo riguarda, invece, la costante crescita prevista dei flussi turistici verso l’area archeologica, raggiunta, durante gli anni pre-pandemia, da ben 2,7 milioni di turisti, ma con una potenzialità che fa presagire sempre più interesse considerati anche i numeri che possono mettere in gioco la Cina e l’India.

Per avere un’idea più precisa della portata dello scalo di Siem Reap, basta pensare che 7 milioni di passeggeri all’anno sono quelli transitati nel 2022 negli aeroporti di Linate, Bari e Palermo, una cifra che supera coloro che sono passati tra Firenze e Pisa e che non è molto distante dai 9,2 milioni di Venezia.

Possiamo così affermare che Angor Wat ormai dispone di uno degli aeroporti turistici più grandi di tutto il mondo.

Lo scalo è stato costruito nell’ambito di un progetto BOT (build-operate-transfer) di 55 anni tra Cambogia e Cina e, come dichiarato dal viceprimominisro cambogiano, Vongsey Vissoth, all’inaugurazione ufficiale, prevista per il 16 novembre, al fianco del primo ministro di Phnom Penh, Hun Manet, saranno presenti alti funzionari cinesi.

Inoltre, per incentivare la ripresa e l’aumento del turismo in Cambogia (che nei primi otto mesi del 2023 è ancora ferma a 3,5 milioni di visitatori rispetto ai 6,5 milioni di arrivi internazionali annui degli anni pre-covid) è prevista la realizzazione di un nuovo scalo: sovvenzionato anch’esso da Pechino, verrà costruito su una superficie di 2600 ettari e, al momento noto come “Techo International Airport“, servirà la capitale Pnomh Penh dal 2024.

Angor Wat, il complesso templare più grande del mondo

Con quattrocento metri quadri di superficie e centinaia di strutture note, Angor Wat è uno dei siti archeologici più ampi a livello internazionale nonché il più emblematico dell’architettura e dell’arte cambogiana.

Il più rappresentativo dei templi Khmer è Angor Wat, il “tempio della città”, edificato per volere di Suryavarman II: si tratta del tempio meglio conservato dell’area, che racchiude in sé gli elementi distintivi della cultura Khmer e, come tutti gli altri edifici, riproduce grazie all’architettura i principi cardine della cosmologia induista.

Categorie
Belgio Bruxelles capitali europee Europa itinerari culturali Monumenti Notizie Olbia Tempio Sardegna Viaggi

Bruxelles: l’ex Palazzo della Borsa è diventato il tempio della birra

L’associazione tra la birra e il Belgio è un connubio indissolubile che risale a una lunga tradizione e all’amore che il popolo belga nutre per questa bevanda senza tempo. Il Paese, infatti, è famoso anche per le sue birrerie storiche e monasteri antichi dove viene prodotta secondo le antiche ricette tramandate da secoli.

Recentemente, Bruxelles ha inaugurato il Belgian Beer World, un autentico santuario della birra, diventato una meta imperdibile per gli appassionati di tutto il mondo. Situato presso il Palazzo della Borsa, conosciuto anche come Le Bourse, questo centro esperienziale offre un’immersione totale nella ricca cultura birraria belga.

Dopo tre anni di lavori di ristrutturazione, è finalmente pronto ad aprire i battenti ai visitatori per svelare la ricca storia, le tradizioni millenarie e le tecniche di produzione delle rinomate birre belghe.

Belgian Beer World: alla scoperta dell’autentica birra belga

La location del Belgian Beer World custodisce le spoglie di Jan Primus, duca del Brabante. Secondo la leggenda, fu il presunto artefice delle rinomate birre belghe e, per alcuni, persino l’inventore della birra stessa. Un dettaglio che aggiunge un tocco di magia e mistero al luogo, creando al tempo stesso un’atmosfera intrigante per chi lo visita.

La recente trasformazione di questo palazzo iconico ha dato vita a una galleria centrale, un ristorante, una brasserie, sale espositive e un centro congressi.

Questo progetto permette agli amanti di questa bevanda di scoprire l’ampia varietà di birre prodotte nella nazione, offrendo una panoramica completa sulla storia e l’arte affinata della produzione della birra, la sua origine, gli ingredienti utilizzati e i complessi processi di fermentazione che le rendono uniche. Inoltre, durante la visita, avranno l’opportunità di provare delle deliziose degustazioni.

Il piano terra del Palazzo della Borsa accoglie gli ospiti con un ingresso spettacolare, grazie alla scala che si affaccia su Place de la Bourse. Da qui, si accede alla galleria principale che attraversa l’intero edificio e conduce direttamente al lato opposto, a pochi passi dalla rinomata Grand Place di Bruxelles. Durante il restauro, le maestose colonne e l’imponente cupola centrale sono state riportate al loro originario splendore, mentre le nuove vetrate permettono alla luce naturale di illuminare l’ambiente, creando un’atmosfera calda e accogliente.

Tra le nuove aggiunte, spiccano le terrazze con splendide piante e composizioni floreali che donano un tocco naturale al contesto architettonico. Inoltre, all’interno della sala principale, l’opera d’arte in granito rosa, ideata dall’artista brussellese Valérie Mannaerts, conferisce originalità e creatività all’interno del palazzo.

La galleria è stata concepita come un autentico “salotto“. Infatti, oltre ad accogliere un delizioso caffè, comprende anche spazi espositivi per le mostre, gli spettacoli e altri eventi culturali. Grazie a questa versatilità, non è solo un museo dedicato alla birra, ma anche un luogo dinamico in grado di accogliere una varietà di attività, offrendo un’esperienza completa ai visitatori.

Belgian Beer World

Fonte: Getty Images

Belgian Beer World, Bruxelles

Il mondo della birra belga: un viaggio sensoriale tra aromi, gusti e colori

Il secondo e il terzo piano del Palazzo sono riservati, invece, a laboratori e workshop che offrono un’esperienza pratica autentica. Qui i partecipanti potranno approfondire la comprensione dei segreti della produzione della birra attraverso attività interattive e dimostrazioni, imparando così le diverse fasi del processo di produzione e l’importanza di ogni ingrediente.

Inoltre, avranno l’opportunità di sperimentare in prima persona la vasta gamma di sapori e profumi che la birra può offrire.

Il progetto coinvolge oltre cento produttori provenienti da ogni angolo del Belgio, tra cui aziende emergenti e marchi consolidati. Dopo la visita, è possibile godersi una degustazione presso il nuovo Skybar panoramico, situato su una terrazza di 350 metri quadrati sul tetto del palazzo e dalla quale è possibile ammirare una vista spettacolare sulla città di Bruxelles. E per portare a casa un ricordo speciale, c’è anche un Beer Shop dove è possibile acquistare diversi souvenir.

Infine, i più curiosi potranno scendere nel sottosuolo alla scoperta di Bruxella 1238, un sito archeologico che preserva i resti del monastero francescano su cui è stato costruito il Palazzo della Borsa, per un tuffo nella storia e nel patrimonio culturale di Bruxelles.

Belgian Beer World

Fonte: Ufficio Stampa

Belgian Beer World, Bruxelles
Categorie
Africa Egitto Notizie Olbia Tempio Sardegna Viaggi

Egitto, scoperto un tempio sommerso: è pieno di tesori

È una scoperta sensazionale, quella annunciata dal Ministro del Turismo e delle Antichità dell’Egitto: nell’antica città egizia di Heracleion, finita sott’acqua tanti secoli fa, è stato trovato un vero e proprio tesoro. Si tratta di un tempio dedicato al dio Amon, al cui interno sono stati rinvenuti preziosissimi manufatti e gioielli, e di un santuario greco, anch’esso ricco di oggetti e armi di varia provenienza.

L’antica città di Heracleion

La città di Heracleion, conosciuta anche come Thonis, venne fondata su una delle isole del Delta del Nilo, dove prosperò tra il VI e il IV secolo a.C., epoca in cui probabilmente fu uno dei principali porti d’Egitto. Ma il suo destino fu decisamente funesto: attorno al II secolo a.C., infatti, il centro abitato venne sommerso a causa di terremoti e inondazioni, che causarono un innalzamento del livello del mare e un conseguente sprofondamento del terreno. Le sue rovine giacquero per tantissimo tempo del tutto ignorate dall’uomo, fin quando non vennero scoperte dall’archeologo Franck Goddio, nel 2000.

Oggi l’antica città – o meglio, ciò che ne resta – è collocata nella baia di Abukir, a circa 2,5 km dalla costa e a poca distanza da Alessandria d’Egitto. Le campagne archeologiche volte a portare alla luce i tesori di Heracleion si sono da allora susseguite senza mai interrompersi. L’ultima missione, condotta dal Consiglio Supremo delle Antichità egiziano e dall’Istituto Europeo di Archeologia Sottomarina (IEASM), ha avuto un notevole successo: gli esperti subacquei hanno infatti trovato quello che può essere considerato un vero e proprio tesoro di inestimabile valore.

La nuova scoperta

Heracleion ci rivela nuovi segreti, grazie alla scoperta di un tempio sommerso dedicato al dio Amon: probabilmente il suo crollo, avvenuto durante la metà del II secolo a.C., è dovuto ad un evento catastrofico, proprio come quello che ha poi portato alla distruzione dell’intera città. Al suo interno, gli archeologi hanno trovato l’area in cui venivano conservate le offerte votive. Ne è emerso un tesoro incredibile, costituito da gioielli in oro (tra cui splendidi orecchini con testa di leone), pendenti, contenitori in alabastro per unguenti e cosmetici, piatti in argento usati per le funzioni religiose, un misterioso oggetto in pietra calcarea e una brocca di bronzo.

“È davvero commovente scoprire oggetti così delicati, che sono sopravvissuti intatti nonostante la violenza e la grandezza del cataclisma” – ha dichiarato Frank Goddio, annunciando la scoperta. Poco più ad est del tempio, è stato rinvenuto anche un santuario greco dedicato ad Afrodite, la dea dell’amore. Risalente al V secolo a.C.,custodiva al suo interno dei resti di strutture coeve sostenute da travi in legno, oltre a numerosi oggetti in bronzo e in ceramica (tra cui anche diverse armi) importati dalla Grecia.

“Ciò dimostra che ai greci era permesso commerciare e stabilirsi nella città durante il periodo dei faraoni della dinastia Saïte. Il santuario conteneva anche un deposito di armi greche, il che potrebbe indicare che i mercenari greci erano nella regione per difendere l’accesso al regno, alla foce del ramo più occidentale del Nilo” – ha affermato Goddio, entusiasta per la scoperta. Ora le ricerche continueranno, nella speranza di trovare nuovi manufatti che possano gettare luce su una città – e un periodo storico – così affascinante.

Categorie
Notizie Olbia Tempio Sardegna Viaggi

Ritrovato il tempio sommerso di una fiorente ed enigmatica civiltà

Il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, area nota fin dall’antichità per la sua attività vulcanica nel cuore del placido Golfo di Napoli, è un “museo sottomarino” che non finisce mai di sorprendere e di portare alla luce nuove scoperte.

Questa volta, a riemergere è un tempio sommerso, nella zona di Puteoli, che ci mostra il ruolo fondamentale delle attività commerciali della tribù araba dei Nabetei, i fondatori della magnifica città di Petra in Giordania.

L’altare ritrovato nel Golfo di Napoli

Sommersi da circa uno o due metri d’acqua, i resti dell’antica città di Puteoli sono composti da parti di pavimenti in pietra, pilastri e mura ormai cadenti: nel 2021, durante un’immersione, Michele Stefanile, archeologo dell’Università di Napoli, insieme al collega Michele Silani dell’Università Vanvitelli, hanno scoperto una lastra di marmo bianco al di sotto di un cumulo di sabbia e pietre.

Più tardi, tornati a rimuovere i detriti, hanno notato che la lastra portava incise iscrizioni in latino, dedicate a una divinità venerata ben duemila anni fa nei deserti delle attuali Arabia Saudita e Giordania: è stato quindi chiaro che si trattava di un altare.

Durante una recente conferenza stampa, i funzionari del Ministero della Cultura hanno dichiarato che l’altare sommerso faceva parte di un tempio nell’avamposto più a occidente della tribù dei Nabetei, mercanti e commercianti che vivevano nel deserto e che prosperarono nella periferia est dell’Impero Romano a partire dal IV secolo d.C.

L’enigma dei Nabetei

L’enigmatica tribù dei Nabetei, nel periodo di maggior splendore, svolgeva un ruolo cruciale di collegamento commerciale tra i beni di lusso provenienti dall’Oriente e l’Impero Romano.

Già Plinio il Vecchio riportava che il ceto ricco inviava, ogni anno, ingenti somme di denaro in Arabia, Cina e India per acquistare ambite merci quali seta, spezie e incenso.

Avendo il controllo del passaggio dei beni attraverso il deserto, i Nabetei fondarono un regno che incanta ancora oggi nelle sontuose rovine di Petra, in Giordania, e di Hegra, in Arabia Saudita.

E, in Italia, la maggior parte del commercio arabo arrivava al porto di Puteoli, al largo dell’odierna costa di Pozzuoli, il porto più importante del primo Impero Romano.

L’altare scoperto da poco (con un altro ritrovato nelle vicinanze) dimostra, quindi, che i Nabetei erano presenti a Puteoli ma apre anche a un enigma: non possedendo abilità di navigazione né porti propri, com’è possibile che siano salpati attraverso il Mediterraneo e approdati a Puteoli per avviare lì le loro attività commerciali?

Una presenza concreta a Puteoli

Tuttavia, gli esperti ritengono che i Nabetei fossero una “presenza concreta” a Puteoli.

Questo perché, impiegando droni e scansioni laser per mappare le rovine sommerse dall’alto, si è potuto calcolare che gli altari rinvenuti di recente (parte di un grande tempio) duemila anni fa dovevano essere in una zona privilegiata, a meno di 50 metri dal litorale e lungo una delle principali strade che conduceva alla spiaggia.

Il tempio avrebbe così svolto un ruolo chiave per i mercanti Nabetei lontani dalla loro terra, consentendo loro di concludere gli affari e gli accordi sotto la protezione della divinità in cui credevano e di celebrare le cerimonie religiose in spazi sacri.

In più, rappresentava una sorta di “manifesto” che segnalava la presenza dei ricchi mercanti ai potenziali clienti dell’affollato porto e fungeva da “punto di informazioni” per i commercianti Nabetei appena arrivati.

L’archeologo Stefanile e i colleghi stanno eseguendo dei nuovi scavi a Puteoli con l’obiettivo di riportare alla luce le rimanenti rovine del tempio (che sarebbero al di sotto di poche decine di centimetri di sabbia).

Categorie
Gallura Idee di Viaggio itinerari culturali mare Olbia Tempio Sardegna Viaggi

Porto Istana, gemma preziosa della Sardegna

Raccontare Porto Istana assomiglia alla descrizione di un sogno: onde cristalline e turchesi che disegnano la superficie del mare e che giungono ad accarezzare la soffice, morbida e candida sabbia, mentre la brezza culla i colorati arbusti della macchia mediterranea e spande, tutt’intorno, il profumo del ginepro, del leccio, del corbezzolo, del cisto, dell’erica e dell’olivastro.

Un dipinto che si regala a pochi chilometri da Olbia, lungo la meravigliosa costa della Gallura, alle pendici di Capo Ceraso, promontorio di granito rosato nella frazione di Murta Maria.

Porto Istana, tra i profumi, i suoni e i colori della natura

A una ventina di minuti di auto dalla città di Olbia, comodamente raggiungibile, Porto Istana è un paradiso balneare plasmato da quattro spiagge separate da piccole fasce di roccia.

Tutte le quattro calette, numerate partendo da nord, vantano finissima sabbia abbagliante e fondali che digradano con dolcezza, perfetti anche per i più piccoli, acque generalmente calme e sicure, e sono riparate dalle correnti e dai venti.

Ma non è tutto: mentre ci si rilassa distesi al sole in un simile scenario, lo sguardo viene attratto dall’imponente e suggestiva Isola di Tavolara, cui si può approdare in barca dal vicino Porto di San Paolo.

E, ancora, Porto Istana offre una zona libera, per chi desidera la più assoluta tranquillità, e una zona attrezzata (di cui una parte è riservata agli ospiti di un hotel 4 stelle a pochi passi dal mare).

Accessibile anche a persone con disabilità e ben collegato alla città dai mezzi pubblici, l’incantevole litorale dispone di noleggio ombrelloni e lettini, nonché strutture ricettive, villaggi vacanze, ampio parcheggio, ristoranti e bar nelle vicinanze.

Non dimentichiamo, poi, che i limpidi fondali pullulano di fauna e flora marine e ne fanno una meta d’eccellenza per gli appassionati di snorkeling, diving e immersioni.

Le meraviglie dei dintorni

Dopo bagni di sole e tuffi nelle acque turchesi di Porto Istana, potete ritagliarvi del tempo anche per scoprire le altrettante meraviglie che regalano i suoi dintorni a partire dalla sabbia dorata di Lido del Sole e di Li Cuncheddi, in direzione San Teodoro.

Spiaggia “cittadina” di Olbia è invece La Playa di Pittolongu, estesa e affascinante mezzaluna di sabbia candida e fine alternata a piccole conchiglie, lungo la strada che conduce a Golfo Aranci: nelle vicinanze, date un’occhiata anche alla Spiaggia Lo Squalo, separata da Pittolongu da una lingua di roccia, di finissima sabbia che tende al grigio chiaro, al Pellicano e Marerocce, e a Bados, più a nord, magnifica spiaggia con vista sulla Tavolara.

E poi, la costa di Olbia è nota per altre perle indiscusse come, in direzione Costa Smeralda, quelle dal mare cristallino e dalla sabbia bianca di Marinella, Portisco e Porto Rotondo, e della Marina di Cugnana, tra cui la Spiaggia Bianca.

E per chi ama il diving? La costa nei pressi di Olbia vanta numerosi punti di immersione imperdibili nel promontorio di Capo Figari, nel territorio di Golfo Aranci, e nell’area marina: la secca del Papa, lo scoglio di Molarotto, il relitto di Molara e Tedja Liscia, solo per fare alcuni esempi.

Categorie
Asia Idee di Viaggio Indonesia Olbia Tempio Sardegna Viaggi

Borobudur, il tempio colossale simbolo dell’Indonesia

L’isola indonesiana di Giava, da molti considerata il cuore del Paese, è una sorta di scrigno di bellezze naturali e misteriose aree archeologiche. Tra queste si guadagna un posto d’onore Borobudur, una struttura che fa parte del patrimonio mondiale dell’Unesco e che è anche il tempio buddhista più grande del mondo.

Tempio di Borobudur, informazioni utili

Il colossale Tempio di Borobudur sorge a circa 42 chilometri di distanza da Yogyakarta, una città dell’isola di Giava particolarmente nota per le sue arti tradizionali e il ricco patrimonio culturale.

Si tratta di un’opera magistrale creata dell’uomo che per le sue incredibili dimensioni è stata spesso oggetto di paragone con altre opere mastodontiche dell’antichità come, per esempio, le Piramidi di Giza. Vi basti sapere che possiede una base di 123 x 123 metri e un’altezza di 35 metri. Una meraviglia vera e propria che poggia su circa 1.600.000 blocchi di pietra e con pareti impreziosite da 2.672 bassorilievi, 1.400 dei quali raccontano storie riguardanti Buddha.

Vi sono persino 10 terrazze che rappresentano le altrettante fasi del cammino spirituale verso la perfezione. Un posto che deve essere visitato, perché nessuna parola sarà mai in grado di descrivere la sua infinita bellezza.

Borobudur cosa sapere

Fonte: iStock

Un angolo del Tempio di Borobudur

Come visitare il tempio più grande del mondo

Il Borobudur è stato edificato, in un periodo che va dal 750 e all’830 d.C, su una collinetta ben precisa poiché per le persone dell’epoca ricordava diversi luoghi per loro sacri: poco lontano dal tempio si sviluppa una confluenza di due fiumi che rimanda a quella dei fiumi Gange e Yumna, considerata sacra in molte culture; mentre sullo sfondo appare una catena montuosa che fa pensare al profilo dell’Himalaya, sacro anch’esso per molte culture.

È costituito di roccia lavica grigia che si fonde con i brillanti colori dell’entusiasmante panorama circostante. Visitarlo è fonte di incredibili emozioni: riproduce su scala gigantesca una geometria rituale che trasuda in ogni angolo di messaggi divini. Un luogo perciò altamente incredibile ma che per vivere a 360 gradi richiede di affrontare ripide scalinate in pietra. Tutto questo mentre si respirano atmosfere di rara bellezza che diventano ancora più magiche all’alba e al tramonto.

C’è da dire però che, essendo il monumento più visitato di tutta l’Indonesia, il momento migliore per dirigersi al suo cospetto è quello del sorgere del sole: in genere ci sono poche persone e la luce candida del mattino è la migliore per apprezzare la sua struttura e il suo simbolismo.

Un posto che va scoperto a passo lento e girando in senso orario. Magari toccando uno dei suoi 72 incredibili e sontuosi stupa perché, secondo la leggenda, accarezzare uno di essi è di buon auspicio per la fertilità.

Quando visitare Borobudur

Fonte: iStock

L’incanto di Borobudur all’alba

Cosa vedere a Giava

Visitare Giava vuol dire ritrovarsi su un’isola di grandi contrasti: oltre all’antichissimo e maestoso Tempio di Borobudur, qui sorgono palazzi futuristici che dominano su umili edifici.

Poi ci sono i vulcani, i panorami che fanno sognare, le spiagge che sono mozzafiato, foreste enormi in cui immergersi nella natura e piccoli villaggi da esplorare in quanto ricchi di tradizioni.

Sottovalutata rispetto alle vicine isole di Bali e Lombok, è la sede di molte delle culture più importanti dell’Indonesia. Tra le destinazioni da scoprire su quest’isola c’è il Parco Nazionale Bromo Tengger Semeru che si distingue per essere una sorta di mare di sabbia dove svetta l’affascinante Monte Bromo, una maestoso vulcano attivo. Il cratere è raggiungibile a piedi e regala una vista che sembra voler catapultare su un altro pianeta.

Gli amanti della natura troveranno pane per il loro denti presso Ranu Kumbolo, un lago di montagna perfettamente balneabile e che mette a disposizione dei più intrepidi viaggiatori diversi percorsi che si rivelano ideali per chi ama le lunghe passeggiate.

Poi ancora il Kawah Ijen, un complesso vulcanico che di notte regala uno spettacolo eccezionale: il buio permette di ammirare delle fiamme di mille sfumature blu che vengono emanate dal gas sulfureo che esce dalle fessure del cratere. Non a caso è necessaria anche una maschera antigas per non correre alcun pericolo.

C’è poi il Green Canyon, un gruppo di insenature dove il secolare lavoro dell’acqua ha dato la vita a un piccolo ecosistema puntellato di sorprendenti sfumature di verde. Il posto in cui fare un vero e proprio bagno di esperienze all’aria aperta, grazie alla possibilità di praticare rafting e tuffarsi dalle rocce per immergersi nelle chiare acque da cui è lambito.

A Giava sorge anche un altro tempio che fa parte dei siti patrimonio Unesco, il Prambanan, il tempio induista più grande al mondo. Dedicato alle principali divinità, Shiva, Brahma e Visnhu, si estende per diversi chilometri. Tra tutti quelli presenti nel complesso, il tempio generalmente più apprezzato è quello di Shiva che da molti visitatori è considerano il massimo monumento induista dell’Indonesia. Nonostante questo, anche gli altri presenti valgono assolutamente il viaggio.

Infine le spiagge dell’isola come quelle di Piangandaran, nella provincia di Giava Occidentale, o la spiaggia di Batu Karas a sud, che è perfetta gli animi sportivi ma anche per le famiglie con i bambini. Interessante è anche Kukup Beach che stupisce con la sua sabbia dorata e la sua alta scogliera che la ripara da vento. Meravigliosa è infine Parangtritis Beach dove si estendono dune e colline ricoperte di foresta tropicale. Un’area conosciuta per l’antica cerimonia del Labuhan, un rituale che riconcilia gli uomini e gli spiriti.

Parco Nazionale Bromo Tengger Semeru, Indonesia

Fonte: iStock

Un angolo del Parco Nazionale Bromo Tengger Semeru

Quando andare e come muoversi

Presso l’Isola di Giava, per fortuna, non è troppo complesso muoversi: è dotata di una rete ferroviaria che attraversa il suo territorio collegando le città principali. Non mancano i traghetti (o gli aerei) per spostarsi nelle paradisiache isole limitrofe e gli autobus per chi ama viaggiare su strada.

L’isola, tra le altre cose, è baciata da un clima tropicale umido con temperature medie che oscillano tra i 23°C e i 32°C. Il periodo che va da novembre a marzo è quello più piovoso, mentre, da aprile a ottobre la stagione è più secca.

Non resta che organizzare un viaggio a Giava per scoprire il suo monumentale tempio di Borobudur e tutte le sue altre irresistibili meraviglie.

Categorie
Olbia Tempio patrimonio dell'umanità Sardegna vacanza natura Viaggi Wanderlust

Puoi soggiornare in un tempio giapponese tra gli antichi Patrimoni dell’Umanità

Chiudete gli occhi e immaginate un luogo silenzioso e solitario. Un posto che parla di passato e di presente, di bellezza e di natura, di pace e di spiritualità circondato da meravigliose fioriture che tingono tutto di rosa in primavera e di rosso in autunno, da cervi che passeggiano liberamente e da antichissimi monumenti culturali che sono stati dichiarati Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco.

Ora apriteli, perché questo luogo esiste davvero ed è pronto a realizzare i sogni dei viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Per scoprirlo, e viverlo, dobbiamo volare in Giappone e più precisamente a Nara, l’antica capitale del Paese situata a Honshu.

È proprio qui, tra santuari e opere d’arte di inestimabile valore, che è possibile vivere quella che è l’esperienza più affascinante e suggestiva di una vita intera: dormire in un tempio giapponese. Pronti a partire?

Benvenuti a Nara, l’antica capitale del Giappone

Raggiungere il Giappone, ed esplorarlo in lungo e in largo, è qualcosa che dovremmo fare tutti almeno una volta nella vita. Non è un caso, infatti, che il Paese del Sol levante popola da sempre le travel wish list dei viaggiatori di tutto il mondo. Le cose da fare e le destinazioni da esplorare sono tantissime e tutte, per un motivo o per un altro, sono destinate a incantare.

Ma c’è un luogo che, più di altri, vi permetterà di vivere un’avventura che non dimenticherete mai più. Stiamo parlando di Nara, l’antica capitale del Giappone situata nel territorio centro-meridionale di Honshu. I monumenti storici che appartengono alla città sono stati inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco e comprendono templi buddisti, un santuario shintoista, un palazzo e una foresta primordiale.

Le cose da fare e da vedere a Nara sono diverse, e tutte hanno a che fare con la cultura, la storia e la natura di questo territorio incredibile. Passeggiare nel parco cittadino, dove sorge il celebre tempio Tōdai-ji, è possibile avere incontri ravvicinati con i cervi che vivono in libertà, e che sono il simbolo della città. Nella zona orientale del medesimo parco, inoltre, si trova il santuario shintoista Kasuga Taisha, risalente al 768 d.C., che ospita più di 3000 lanterne.

Ed è proprio nei pressi del parco che vi invitiamo a restare, per vivere quella che è l’esperienza più straordinaria di una vita intera. Qui, infatti, esiste un altro tempio che è sede delle attività religiose della Jodo Shinshu ed è prenotabile su Airbnb per un soggiorno indimenticabile.

Nara, l'antica capitale del Giappone

Fonte: 123rf

Nara, l’antica capitale del Giappone

Dormire in un tempio giapponese nell’antica capitale del Giappone

Se avete sempre sognato di risvegliarvi circondati dall’atmosfera mistica e spirituale che avvolge i templi giapponesi, sappiate che a Nara potrete esaudire il vostro desiderio. Quello prenotabile su Airbnb, infatti, è uno dei pochissimi edifici sacri messi a disposizione degli ospiti.

Situato in una posizione privilegiata, e nei pressi del parco della città, questo tempio secolare è il luogo di partenza perfetto per andare alla scoperta dei siti culturali e naturali riconosciuti Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, della natura che caratterizza tutta l’area, ma anche delle grandi fioriture di ciliegio che esplodono in primavera. Durante la stagione, infatti, la città diventa il luogo prediletto di cittadini e viaggiatori che vogliono praticare l’Hanami.

L’alloggio, dicevamo, è situato nel parco del tempio dove si svolgono le attività religiose della Jodo Shinshu. La struttura ospita un giardino spazioso che si snoda su un’area di 300 metri quadri e una grande sala all’interno della quale c’è il santuario dove risiede il capo sacerdote.

La casa ha due camere da letto e può ospitare fino a un massimo di 9 persone per permettere agli ospiti di vivere e condividere una delle esperienze più straordinarie di sempre.

Dormire in un tempio giapponese a Nara

Fonte: Airbnb

Dormire in un tempio giapponese a Nara