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Néro the Assassin, le location dove è stata girata la serie Tv Netflix

Se siete appassionati di film e serie Tv probabilmente avrete già sentito parlare di Néro the Assassin, la nuova stella che fa parte del palinsesto autunnale di Netflix. Le puntate da vedere tutte d’un fiato sono ambientate nel sud della Francia nel 1504 e raccontano la storia di uno spietato assassino costretto a proteggere la figlia da forze oscure e nemici pericolosi. Azione, dramma e mistero sono però l’occasione per scoprire location spettacolari che spaziano da castelli a città, senza esclusione di panorami mozzafiato.

Vediamo insieme quali sono le location di Néro the Assassin e dov’è stata girata la serie Tv.

Occitania

La Francia del sud è la protagonista delle location di Néro the Assassin ed è soprattutto l’Occitania ad aver attirato l’attenzione del team che ha scelto il Fort de Bellegarde a Le Perthus e la maestosa Forteresse de Salses a Salses-le-Château per fare le riprese. Sembrano uscite da un romanzo d’avventura e si prestano alla perfezione per scene di battaglie e complotti.

Perpignano

La vicina città di Perpignano ha offerto un mix unico di storia e vitalità urbana. Con il suo centro storico dal fascino catalano e i colori caldi delle facciate, Perpignan è diventata uno dei set principali. Vedrete Néro che attraversa le vie acciottolate davanti al Palais des Rois de Majorque, una fortezza del XIII secolo che domina la città, oppure nei pressi del Castillet, l’antica porta cittadina trasformata in torre difensiva. E non sorprende: questa città, sospesa tra Francia e Catalogna, ha un’anima multiculturale perfetta per una storia di intrighi e conflitti.

Nizza

Dalla campagna all’eleganza della Costa Azzurra. Nizza ha fatto da cornice a diverse riprese durante l’estate 2024, offrendo una luce naturale incredibile e scorci da cartolina. Con la Promenade des Anglais, i palazzi Belle Époque e i vicoli colorati della Vieux Nice, la città ha regalato alla serie atmosfere sofisticate e paesaggi marittimi che contrastano con i toni più cupi delle scene d’azione.

Alcune sequenze mostrano il lato più raffinato della vita di corte e ambientazioni che ricordano antichi mercati portuali, aggiungendo varietà visiva alla narrazione.

Nizza tra le location di Néro the Assassin

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Dove è stato girato Néro the Assassin: anche Nizza protagonista della serie

Mentone

Se Nizza è elegante, Mentone è pura poesia. Questo gioiello della Costa Azzurra, noto come la “Perla di Francia”, ha conquistato la produzione con il suo fascino pittoresco e la posizione strategica al confine con l’Italia. Le sue case color pastello che si affacciano sul mare, la Basilica di Saint-Michel Archange e il porticciolo storico offrono scorci perfetti per le scene più intime e suggestive. Menton incarna alla perfezione l’atmosfera sospesa tra due mondi che caratterizza Néro the Assassin: un luogo in bilico tra bellezza e pericolo, tra luce e ombra.

Ventimiglia

Passando la frontiera, la troupe si è spostata a Ventimiglia, nella Liguria occidentale. Qui, il quartiere medievale di Ventimiglia Alta, con le sue stradine strette e gli archi in pietra, ha fatto da set per sequenze intense e misteriose. Riprese nei dintorni di Porta Nizza e delle terrazze panoramiche hanno aggiunto un tocco autentico e crudo alla serie, perfetto per rappresentare città di frontiera o nascondigli segreti.

Spagna: Barcellona e Valencia

Altra tappa? Barcellona. La città ha prestato il suo quartiere gotico con vicoli labirintici e architettura di Gaudì per alcune delle riprese da sogno che rendono riconoscibile la località spagnola. Valencia è l’ultima città che viene toccata dalle riprese della serie Tv ed è stata scelta per la sua struttura fortemente medievale e l’affaccio sulla costa.

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Dove andare per il ponte dell’1 novembre in Europa tra cultura, sapori e atmosfere autunnali

La bellezza di viaggiare in Europa in autunno sta nella varietà di esperienze che questa stagione offre. Si può passeggiare tra le strade animate di grandi città come Dublino, Vienna o Bucarest, respirare la storia millenaria di Istanbul o della Giordania, sorseggiare un calice di vino tra i locali di Lione, oppure godersi gli ultimi raggi di sole sulle spiagge di Malaga.

L’autunno è anche il momento in cui i sapori si fanno protagonisti: i mercati si riempiono di prodotti di stagione e i menù celebrano la vendemmia e i raccolti, dai piatti più rustici alle creazioni più raffinate. In poche parole, ogni destinazione ha il suo fascino e in questo periodo è quasi impossibile sbagliare.

Se state cercando ispirazioni su dove andare per il ponte dell’1 novembre in Europa, questi sono i nostri consigli!

Bucarest, tra castelli e atmosfere gotiche

Bucarest in autunno offre un mix affascinante di atmosfere malinconiche e vitalità urbana. I viali alberati della capitale si tingono di rosso e oro, mentre i cafè eleganti invitano a trovare un rifugio dal fresco con una tazza di vin brulé. Ma è soprattutto a fine ottobre che la capitale romena rivela il suo lato più misterioso: la vicinanza ai monti Carpazi e al leggendario Castello di Bran, legato al mito di Dracula, la rendono perfetta per un viaggio di Halloween.

Durante il ponte di Ognissanti, si possono combinare la scoperta culturale di Bucarest con un’escursione nei luoghi del Conte Vlad. Per i viaggiatori italiani è un weekend dal fascino dark, ma soprattutto economico perché può essere raggiunto da diversi aeroporti con voli a partire da 50 euro.

Dublino, la culla di Halloween

In autunno, anche Dublino si accende di un fascino particolare: le foglie nei parchi St. Stephen’s Green e Phoenix Park creano scenari perfetti per lunghe passeggiate, mentre i pub si riempiono di musica dal vivo, ma non solo. Ottobre è anche il mese più magico per visitarla perché l’Irlanda è la culla di Halloween, nato proprio dall’antico festival celtico di Samhain.

In questo periodo, la città si anima di eventi, parate e serate a tema, tra storie di fantasmi e leggende irlandesi. E, se dovesse piovere, rifugiatevi nella biblioteca più bella del mondo! Dublino è una meta ideale perché si raggiunge facilmente con voli diretti da Milano a partire da 120 euro.

Casa con decorazioni di Halloween a Dublino

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Una casa con decorazioni di Halloween a Dublino

Istanbul, bazar e immersioni culturali

Se non siete interessati alle atmosfere di Halloween, potete valutare un weekend lungo a Istanbul. Con le sue tonalità calde e la luce dorata che si riflette sul Bosforo, Istanbul in autunno è pura magia. Le temperature miti rendono piacevole esplorare i suoi quartieri, dai bazar profumati di spezie alle moschee blu illuminate dal tramonto. La città offre un mix irresistibile di cultura, cucina e atmosfera romantica, perfetto per chi cerca un viaggio diverso dai soliti itinerari europei.

Per noi italiani rappresenta una fuga speciale a poche ore di volo, tra Oriente e Occidente, con voli a partire da 130 euro.

Giordania, viaggio nella storia

Dove andare per il ponte dell’1 novembre in Europa se non avete troppi giorni di vacanza, ma volete comunque vivere un viaggio davvero unico? Il nostro consiglio è quello di volare in Giordania, dove il clima mite vi permetterà di esplorare le meraviglie del deserto del Wadi Rum e l’antica città di Petra, scolpita nella roccia.

Il ponte di Ognissanti è l’occasione giusta per fare un viaggio nella storia e nella natura più autentica. Le notti nel deserto, sotto un cielo trapunto di stelle, hanno un’aura quasi mistica, perfetta per chi desidera una fuga spirituale e rigenerante. La Giordania, quindi, offre un mix di avventura, cultura e relax e può essere raggiunta atterrando all’aeroporto di Amman con biglietti da 40 euro.

Vienna, tra atmosfere romantiche ed eleganti café

Vienna in autunno è pura eleganza. Le foglie dorate nei giardini di Schönbrunn e lungo il Danubio creano un’atmosfera romantica, mentre i cafè storici invitano a gustare una fetta di Sacher accompagnata da un buon caffè caldo. Durante il ponte dell’1 novembre, la città si anima di eventi culturali, concerti e mostre, perfetti per chi ama l’arte e la musica.

Vienna è una destinazione raffinata e vicina, ideale per un weekend tra cultura e charme d’altri tempi, raggiungibile sia in aereo, con voli da 40 euro, che in treno.

Lione, una fuga culturale e gastronomica

Salite su uno dei treni in partenza da Milano e raggiungete la splendida Lione: in questo periodo, le rive della Saona e del Rodano si colorano di toni caldi, mentre i parchi cittadini come il Parc de la Tête d’Or diventano un mosaico dorato. Fate una pausa nei bouchons, le osterie tradizionali, e provate piatti confortanti come la quenelle o il coq au vin.

Per le vacanze dell’1 novembre, la città rappresenta la scelta ideale per un weekend di cultura e gastronomia tra mercatini, spettacoli e feste nei quartieri storici. Per i viaggiatori, Lione è la combinazione perfetta tra eleganza francese, buon cibo e atmosfera autunnale, una fuga raffinata e vicina.

Basilica di Notre-Dame de Fourvière a Lione a Lione

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La Basilica di Notre-Dame de Fourvière

Malaga, dove trovare il sole in autunno

Infine, se non volete rinunciare al sole in autunno, consigliamo di atterrare a Malaga con voli a partire da 70 euro. Le temperature restano piacevoli e il mare invita ancora a passeggiare lungo la spiaggia o a pranzare all’aperto con tapas e pesce fresco. In questo periodo potrete godervi un weekend immersi in un’atmosfera vivace, ma rilassata, lontana dal turismo di massa estivo.

Oltre a visitare le maggiori attrazioni della città, come la Cattedrale, l’Alcazaba e il Museo Picasso, questo periodo offre grandi opportunità anche per chi ama fare trekking! Se volete cercare i colori autunnali anche in Spagna, non perdetevi il Bosque de Cobre, un magnifico percorso escursionistico situato nei pressi di Malaga. Il periodo ideale per ammirare il foliage è proprio l’inizio di novembre.

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Scoperto in Francia il laboratorio di gioielli in conchiglia più antico d’Europa: risale a 42.000 anni fa

Una scoperta di grande rilievo in Francia apre nuove prospettive per comprendere gli spostamenti delle popolazioni preistoriche e i possibili contatti tra gruppi umani differenti durante un periodo cruciale della preistoria, quello che ha visto il passaggio tra gli ultimi Neanderthal e l’arrivo dell’Homo sapiens in Europa.

È stato riportato alla luce il più antico laboratorio che realizzava gioielli in conchiglia: tesori che riscrivono la storia e aprono nuove finestre su un passato lontanissimo e ricco di fascino e mistero.

Cosa è stato scoperto e dove

Una nuova scoperta torna a gettare luce su uno dei siti archeologici del paleolitico più importanti del mondo: quello di La Roche-à-Pierrot, vicino al paese di Saint-Césaire, in Charente-Maritime (Nuova Aquitania).

Proprio qui, nel 1979, furono ritrovati i resti di un giovane Neanderthalensis sepolto in una piccola fossa (Pierrette, risalente a circa 39mila anni fa). Una scoperta importantissima perché associata a utensili e altri manufatti che precedentemente erano riferiti solo all’Homo Sapiens.

Scoperta in Francia: il laboratorio di conchiglie più antico

Ufficio Stampa CNRS

Le conchiglie del laboratorio di gioielli più antico

Una nuova ricerca, condotta da scienziati del CNRS, dell’Université de Bordeaux e del Ministère de la Culture e dell’Université Toulouse 2 Jean Jaurès, e pubblicata sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences“, ha riportato alla luce quello che viene considerato il più antico laboratorio per la realizzazione di gioielli in conchiglia dell’Europa Occidentale.

Sono state rinvenute diverse conchiglie forate e numerosi pigmenti rossi e gialli. Il ritrovamento, datato ad almeno 42.000 anni fa, è stato attribuito alla cultura Châtelperroniana, che segna il passaggio tra gli ultimi Neanderthal e l’arrivo dell’Homo Sapiens in Europa. Inoltre, l’assenza di segni d’usura in alcune perforazioni e la presenza di conchiglie che non sono mai state lavorate, dimostrano che il sito era un vero laboratorio di produzione di gioielli.

Lo studio sulle conchiglie usate nell'antico laboratorio

Ufficio Stampa CNRS

Lo studio sulle conchiglie usate nell’antico laboratorio

Dalle analisi svolte dagli archeologi, si è scoperto che le conchiglie provenivano dalla costa atlantica, che all’epoca si trovava a circa 100 km di distanza, mentre i pigmenti erano stati trasportati da aree situate a oltre 40 km dal sito di rinvenimento. Informazioni che testimoniano l’esistenza di reti di scambio a lunga distanza o di una intensa mobilità delle popolazioni che vivevano in queste terre. A confermare la complessità dell’occupazione del sito sono stati anche altri reperti rinvenuti insieme ai gioielli in conchiglia, ovvero strumenti tipicamente neandertaliani e resti di animali cacciati (come bisonte e cavallo).

Perché questa scoperta è importante

La scoperta di questo laboratorio di gioielli è eccezionale e costituisce la prima testimonianza documentata di un’industria del Paleolitico superiore connessa a ornamenti in conchiglia in Europa occidentale. Se generalmente le pratiche di ornamento personale, di differenziazione sociale e di affermazione identitaria sono associate all’Homo Sapiens, questi gioielli e pigmenti rivelano che già la cultura Châtelperroniana le avesse esplorate e si fosse dedicata all’espressione simbolica.

La mappa della nuova scoperta in Francia: il più antico laboratorio di gioielli

Ufficio Stampa CNRS

La mappa di provenienza dei materiali usati nel Paleolitico per realizzare gioielli

Indizi che fanno pensare che tale cultura fosse stata influenzata (o addirittura appartenesse) a una prima ondata di Homo Sapiens arrivata nella regione almeno 42.000 anni fa.

Ricordiamo infatti che tra 55.000 e 42.000 anni fa, l’Europa attraversò un periodo di profonda trasformazione: i Neanderthal furono progressivamente sostituiti da gruppi di Homo sapiens provenienti dall’Africa. In questo contesto, la cultura Châtelperroniana, attestata in Francia e nella Spagna settentrionale, occupa un ruolo centrale come prima industria del Paleolitico, anche se rimane irrisolto un dubbio: chi erano realmente i suoi artigiani, Neanderthal o Homo Sapiens?

Il sito archeologico di Saint-Césaire

Il paleosito di Saint-Césaire continua a svelare nuovi indizi che ricostruiscono la storia degli spostamenti e delle interazioni tra le più antiche popolazioni ed è anche visitabile.

Si tratta di uno spazio museale abbinato a un centro di interpretazione dedicato ai Neanderthal e che attraverso una scenografia immersiva, sale di proiezione, collezioni archeologiche e attività preistoriche quotidiane, permette a tutti, famiglie e bambini, di rivivere la Preistoria da vicino.

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Claudia Cardinale e i luoghi della sua vita: un viaggio tra il Mediterraneo e Hollywood

Salutiamo Claudia Cardinale, morta il 23 settembre 2025 a Nemours, in Francia, all’età di 87 anni. Non una semplice attrice, ma un simbolo del cinema nazionale e internazionale, una donna cosmopolita che ha saputo intrecciare la sua vita con le città e i Paesi che hanno segnato la sua carriera e identità. Dalla Tunisia alla Francia, passando per Roma e Hollywood, il suo percorso artistico e personale è un viaggio attraverso culture, lingue e atmosfere diverse che l’hanno portata a recitare in oltre 150 film.

In pochi anni, con i suoi tratti mediterranei e una personalità fiera, divenne la musa di alcuni tra i più grandi registi della storia, da Luchino Visconti a Federico Fellini, fino a Sergio Leone e Mario Monicelli. Qui ripercorriamo insieme i luoghi che hanno fatto da scenario alla vita straordinaria di una delle ultime grandi dive del cinema.

La Goulette, Tunisi: il suo luogo di nascita

Claudia Josephine Rose Cardinale nasce a Tunisi nel 1938 da genitori siciliani, nel quartiere marinaro de La Goulette, crocevia cosmopolita dove convivevano italiani, francesi, maltesi, arabi ed ebrei. Cresciuta in questo contesto ricco di lingue, tradizioni e religioni diverse, assorbe sin da bambina le influenze del Mediterraneo, parlando inizialmente il francese e l’arabo prima di avvicinarsi all’italiano.

La sua infanzia, libera e solare, resta indissolubilmente legata a quelle strade brulicanti di vita, ai profumi di spezie e alla luce accecante del mare. Anche dopo aver lasciato la Tunisia per l’Italia, dove la sua carriera di attrice si è rapidamente affermata, Cardinale non ha mai rinnegato quel legame originario: nelle sue parole, questo Paese rimane la cornice più autentica dei suoi ricordi, la matrice affettiva che ha plasmato la sua identità aperta, libera e plurale. Ed è qui, nel quartiere dov’è nata, che è stata omaggiata nel 2022 con l’intitolazione di una strada.

La Goulette

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Il quartiere tunisino de La Goulette

Roma, dove inizia la carriera di attrice

Arriva a Roma alla fine degli anni ’50, cuore pulsante del cinema europeo. Ben presto, la sua bellezza naturale conquistò Cinecittà, al tempo considerata il centro della “Hollywood sul Tevere”, e registi quali Visconti e Fellini. È proprio nella Capitale che avviene il cambiamento: da ragazza timida diventa una diva internazionale, recitando in pellicole divenute ormai indimenticabili come Il Gattopardo e .

Tuttavia, come avviene spesso, la fama porta con sé anche i lati negativi. Su Claudia Cardinale cominciò a incombere il peso soffocante della celebrità, con i paparazzi che la seguivano ovunque, rendendole difficile compiere anche i gesti quotidiani più semplici. Fu così che decise di trasferirsi a Parigi.

Hollywood e gli Stati Uniti: il mito internazionale

Negli anni ’60, Claudia Cardinale vola oltre oceano e approda a Hollywood, dove prende parte a grandi produzioni americane. La sua bellezza magnetica e la sua presenza scenica la rendono una delle interpreti europee più richieste dagli studios. Film come C’era una volta il West di Sergio Leone consolidano la sua immagine di diva senza tempo, capace di incarnare personaggi complessi e affascinanti. Gli Stati Uniti rappresentano, così, l’apice della sua carriera internazionale.

La Francia: Parigi e Nemours, una nuova casa

Dagli anni ’80, Claudia Cardinale sceglie la Francia come residenza, stabilendosi prima a Parigi, città che la accoglie come una vera star del cinema d’autore e delle coproduzioni europee. Successivamente si trasferisce a Nemours, dove ha vissuto lontana dai riflettori, mantenendo però un legame indissolubile con l’arte e il cinema.

È qui che ha creato la Fondazione Claudia Cardinale, che ha come obiettivo quello di sostenere artisti emergenti e non attraverso mostre e residenze, con un’attenzione particolare all’ecologia e alle artiste donne.

Nemours

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Le case caratteristiche di Nemours
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Louvre, Versailles e non solo: molti musei francesi costeranno di più

Dal primo gennaio 2026 i visitatori dei principali musei francesi troveranno una novità al momento di acquistare il biglietto: il governo francese ha infatti annunciato l’introduzione di una doppia tariffa, che andrà a distinguere tra cittadini europei ed extraeuropei. La misura, destinata a cambiare le abitudini di milioni di turisti, è stata presentata come una scelta necessaria per garantire il futuro e la manutenzione dei siti culturali più visitati del Paese.

Si tratta di una vera e propria piccola rivoluzione: mai prima d’ora in Francia era stata introdotta una simile distinzione, che avvicina la gestione dei musei a quella già adottata in altri settori del turismo, come trasporti o attrazioni locali, dove le politiche differenziate sono più diffuse.

L’annuncio del governo e le motivazioni

A rendere ufficiale la notizia è stata la ministra della Cultura Rachida Dati. Nel suo intervento ha sottolineato come l’obiettivo non sia quello di scoraggiare i visitatori stranieri, bensì di coinvolgerli in un contributo concreto ai costi di gestione e rinnovamento delle strutture. “Non vogliamo ridurre l’affluenza internazionale” ha precisato “ma assicurare che i musei francesi continuino a essere all’altezza delle aspettative del pubblico globale”.

L’iniziativa nasce da una constatazione chiara: i musei più celebri della Francia necessitano di interventi costanti per preservare un patrimonio che appartiene non solo alla nazione ma all’intera umanità. Modernizzazione degli spazi, miglioramento dei servizi al pubblico, restauro delle opere e manutenzione degli edifici storici sono attività che richiedono investimenti crescenti. Da qui l’idea di una tariffa maggiorata per i visitatori provenienti da fuori dell’Unione europea.

I siti coinvolti nella prima fase

Nella fase iniziale, a partire dal 2026, la nuova politica tariffaria interesserà alcune delle mete culturali più rappresentative di Francia. Tra queste spiccano il Louvre, custode di capolavori come la Gioconda e la Venere di Milo, e la Reggia di Versailles, simbolo del fasto monarchico e della storia del Paese. A loro si aggiungono l’Opéra Garnier, straordinario esempio di architettura ottocentesca, l’Arco di Trionfo e il Castello di Chambord, uno dei più celebri della Valle della Loira.

Il piano del governo prevede che altri musei e monumenti si uniscano all’iniziativa a partire dal 2027, così da estendere progressivamente la doppia tariffa a gran parte dei siti statali più visitati.

Quanto costerà visitare i musei francesi

Le cifre cambieranno da luogo a luogo, ma il caso del Louvre dà un’idea concreta dell’impatto della riforma. Attualmente il biglietto d’ingresso costa 22 euro mentre dal 2026 salirà a 30 euro per i cittadini europei e a 35 per i visitatori provenienti da Paesi extraeuropei. Una differenza non enorme in termini assoluti, ma significativa se si considera l’enorme volume di turisti che ogni anno affolla le sale del museo parigino.

La misura, dunque, non colpirà soltanto i visitatori occasionali, ma anche i grandi flussi turistici internazionali che da decenni rappresentano una voce centrale dell’economia francese.

Critiche e timori di discriminazione

Se da un lato il governo insiste sulla necessità di garantire la sostenibilità economica dei musei, dall’altro non mancano le critiche. Diverse associazioni e voci dell’opposizione hanno definito la misura discriminatoria, sottolineando come i turisti provenienti da aree meno ricche del mondo possano essere penalizzati da un costo aggiuntivo.

Il rischio, secondo i detrattori, è quello di trasformare l’accesso alla cultura in un privilegio, limitando le possibilità di chi ha meno risorse economiche. Per un nucleo familiare in viaggio, la differenza di prezzo potrebbe incidere sul budget complessivo della visita, e ridurre la platea di chi sceglierà di includere i musei nel proprio itinerario.

Il dibattito, insomma, è aperto. La Francia, patria di alcuni dei siti culturali più amati al mondo, si trova oggi di fronte alla sfida di conciliare l’accessibilità universale con la sostenibilità economica. La doppia tariffa, che entrerà in vigore tra pochi mesi, rappresenta un esperimento unico nel panorama europeo e sarà osservata con attenzione non solo dai turisti, ma anche da altri Paesi che potrebbero adottare soluzioni simili.

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La Francia dice no agli hotel per soli adulti: il dibattito sulle vacanze child-free

Silenzio assoluto a bordo piscina, niente spruzzi improvvisi, nessun bimbo che corre tra i tavoli durante la colazione. È la promessa degli hotel “adults only”, o “child free”, strutture che altrove – Italia e Spagna in testa – hanno trovato un pubblico affezionato, ma che in Francia scatenano un acceso dibattito politico e sociale.

A dare il via alla polemica è stata la senatrice socialista Laurence Rossignol, ex ministra della Famiglia, che ha chiesto una legge per vietare le strutture riservate esclusivamente agli adulti. «Non possiamo organizzare la nostra società tenendo separati i bambini da noi stessi, allo stesso modo in cui alcune strutture lo fanno con i cani», ha dichiarato. Secondo Rossignol, questo modello finisce per “legittimare l’intolleranza” e trasmettere l’idea che i più piccoli non siano i benvenuti.

Hotel adults only: moda turistica o discriminazione?

Il governo francese non è nuovo a prese di posizione. Già in passato la commissaria all’Infanzia Sarah El Haïry aveva lanciato il Family Choice Award, un premio che incoraggia hotel e ristoranti a distinguersi per la loro accoglienza alle famiglie. «Non possiamo permettere che passi l’idea che i bambini siano indesiderati sulla terrazza di un ristorante», ha ribadito.

Eppure, guardando ai numeri, il fenomeno in Francia resta marginale: gli hotel adults only rappresentano appena il 3-5% dell’offerta turistica, come conferma l’UMIH (Unione delle imprese del settore alberghiero). «Sono estremamente rari», spiega Véronique Siegel, presidente della sezione hotel del sindacato. E avverte: «Se fossero dichiarati illegali, i clienti semplicemente sceglierebbero altre destinazioni europee».

Ed è qui che il confronto con l’estero diventa interessante. In Spagna, soprattutto nelle Baleari e alle Canarie, gli adults only non solo sono accettati, ma anche pubblicizzati come opzione premium. Le catene internazionali li includono ormai in catalogo come fossero un segmento naturale dell’offerta. 

In Italia, invece, pur senza grande clamore politico, esistono diverse strutture child-free sul lago di Garda, in Toscana e in Sardegna, scelte soprattutto da coppie in cerca di relax. Nessuno ha pensato di vietarle, anzi: vengono viste come una nicchia che arricchisce l’offerta turistica complessiva.

Perché qualcuno sceglie le vacanze senza bambini?

La scelta di un resort adults only non è frutto di misantropia verso i più piccoli. Lo sottolinea Vincent Lagarde, docente all’Università di Limoges: «Molti ospiti sono genitori, insegnanti o persone che lavorano con i bambini. Cercano semplicemente una pausa dal ritmo quotidiano».

Le ragioni principali sono tre:

  • il bisogno di riposo da un anno scandito da rumore e corse,
  • il tempo di coppia o tra amici, senza interruzioni,
  • la percezione di lusso associata a luoghi esclusivi e silenziosi.

L’antropologo Jean-Didier Urbain lo inserisce in una tendenza più ampia: «C’è un desiderio crescente di comfort, di lentezza e di spazi privati. Le vacanze servono proprio a sospendere gli obblighi sociali, e gli adults only rientrano in questo schema».

Il caso francese, però, va oltre il turismo. Con un tasso di natalità in calo e il presidente Emmanuel Macron che parla di “riarmo demografico”, la questione assume un peso simbolico: vietare gli adults only significherebbe affermare che i bambini devono restare al centro della vita pubblica.

Ma resta aperto l’interrogativo più spinoso: si tratta di proteggere i diritti dei bambini o di limitare la libertà dei viaggiatori?

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La strategia vincente della Francia contro l’overtourism

Nel panorama turistico globale, la Francia detiene un primato indiscusso: con oltre 100 milioni di visitatori ogni anno, è il Paese più visitato al mondo. Eppure, a differenza di altre destinazioni europee vicine, non è teatro di grandi proteste contro il turismo di massa.

Mentre in Grecia si vedono graffiti contro i visitatori e in Spagna, Portogallo e Italia si organizzano manifestazioni e si utilizzano persino pistole ad acqua per scoraggiare i turisti, la Francia riesce a mantenere un equilibrio tra accoglienza e qualità della vita locale.

Ovviamente questo diverso comportamento nasconde un segreto alla base: una strategia a lungo termine, un impegno per un turismo sostenibile, infrastrutture solide e una distribuzione intelligente dei flussi turistici.

La tattica vincente della Francia contro l’overtourism è infatti il frutto di anni di pianificazione, investimenti mirati e un approccio equilibrato che mette al centro la sostenibilità, la strategia per distribuire i visitatori tra regioni e stagioni e la valorizzazione delle proprie diversità territoriali.

Un modello che potrebbe essere d’ispirazione per molte altre destinazioni europee – dove al momento è presente un sentimento anti-turismo per via delle città affollate, dell’aumento degli affitti e dei cattivi comportamenti dei turisti – in cerca di un turismo più armonioso e duraturo.

Pianificazione e sostenibilità: il cuore della strategia francese

A differenza di altri Paesi che oggi cercano in fretta soluzioni all’overtourism – in quanto il turismo di massa sta diventando un problema – la Francia ha cominciato a pianificare anni fa. Al centro di questa visione c’è Atout France, l’agenzia nazionale per lo sviluppo turistico, che ha fatto della sostenibilità uno dei pilastri fondamentali del proprio operato.

Nel 2021, il governo ha lanciato il Piano Destinazione Francia, una roadmap decennale che ha visto lo stanziamento di 1,9 miliardi di euro per promuovere viaggi più ecologici, green, responsabili e inclusivi.

La strategia francese per la pianificazione generale per una crescita più sostenibile del Paese si concentra su più fronti sposando il detto “prevenire è meglio che curare“. Ecco i maggiori ambiti di applicazione della vincente tattica della Francia:

  • promozione dei trasporti sostenibili, con particolare attenzione ai viaggi in treno, preferiti sicuramente ai voli a corto raggio;
  • valorizzazione delle città di medie dimensioni, evitando di concentrare così il turismo solo su icone come le città di Parigi o Nizza;
  • destagionalizzazione: incoraggiare quindi viaggi durante tutto l’anno, evitando il sovraffollamento nei mesi estivi, promuovendo attività ed esperienze che siano perfette nelle varie stagioni.

Uno degli aspetti più rivoluzionari è stata la scelta, nel 2023, di vietare i voli nazionali su tratte percorribili in treno in meno di due ore e mezza. Con 28.000 km di rete ferroviaria, di cui 2.800 ad alta velocità, la Francia permette collegamenti molto rapidi e capillari. Questo modo di viaggiare, lento e sostenibile, permette di apprezzare e conoscere maggiormente il Paese anche da parte di quei turisti che fanno viaggi “mordi e fuggi”.

Per andare, ad esempio, da Parigi a Marsiglia ci vogliono sole tre ore. Inoltre, perfino i piccoli centri sotto i 20.000 abitanti sono serviti da stazioni. Questo ha contribuito a modificare i flussi turistici, incentivando la scoperta di regioni meno note.

La strategia francese contro l'overtourism

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Tour Eiffel a Parigi

Parallelamente, le autorità francesi hanno introdotto misure per proteggere il mercato immobiliare dalle distorsioni degli affitti brevi, fenomeno che in città come Lisbona o Barcellona ha creato vere e proprie crisi abitative.

Con la legge Loi le Meur, i governi locali possono infatti limitare gli affitti per le vacanze, diminuire le notti disponibili per l’affitto turistico da 120 a 90 e sanzionare chi non rispetta le regole.

Un turismo distribuito e radicato nella cultura locale

Uno dei punti di forza della Francia è la capacità di distribuire i visitatori su tutto il territorio nazionale. A differenza di Italia o Spagna, dove alcune località – come Venezia e la Costa Brava – diventano veri e propri epicentri di turismo di massa, la Francia ha saputo raccontarsi come un mosaico di regioni, ciascuna con la propria identità, le proprie attrazioni e infrastrutture adeguate.

Dal fascino dei castelli della Loira alle cantine dell’Alsazia, dalle spiagge della Bretagna ai villaggi della Provenza, ogni regione viene promossa come destinazione a sé stante. Questa narrazione ha trovato un alleato potente nei social media, come Instagram: oggi molti viaggiatori scoprono, ad esempio, che a solo un’ora e mezza da Parigi possono visitare borghi pittoreschi, degustare vini biologici e immergersi in una gastronomia autentica.

La Francia e la sua strategia vincente contro l'overtourism

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Gordes in Provenza

Il turismo francese non punta solo a quantità di visitatori, ma a qualità delle esperienze che si possono poi fare localmente. Cresce l’offerta di itinerari legati alla natura, all’enogastronomia sostenibile e alle tradizioni locali. Molti operatori promuovono produttori biologici e biodinamici, artigiani locali e percorsi culturali meno battuti. Questo approccio non solo riduce la pressione sulle grandi città, ma favorisce un’economia diffusa che coinvolge anche le aree rurali.

C’è anche un fattore culturale: la Francia, crocevia di culture per secoli, è abituata ad accogliere visitatori da ogni parte del mondo. Negli ultimi anni, sono aumentati gli arrivi da mercati emergenti come India, Sudest asiatico, Australia e Africa, e questi viaggiatori spesso scelgono esperienze al di fuori delle mete più note. Il risultato è un turismo più diversificato e resiliente, capace di adattarsi a nuove tendenze e richieste.

Naturalmente, la Francia non è immune da sfide: le Olimpiadi del 2024 hanno spinto Parigi ai limiti della capienza turistica e quartieri come Montmartre hanno segnalato episodi di sovraffollamento. Tuttavia, grazie alla regolamentazione sugli affitti e a una strategia di lungo respiro per un futuro più sostenibile, il Paese sembra pronto a gestire anche questi picchi.

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Cammino Francese: dalla Francia a Santiago, attraverso i Pirenei

Celebrato già nel Codex Calixtinus del 1135, il Cammino Francese è molto più di un semplice cammino: è un corridoio di storia, fede, incontri autentici e scenari capaci di rigenerare l’anima. Nel 1993 l’UNESCO lo ha inserito tra i Patrimoni dell’Umanità per il suo valore culturale, e non per caso: su questi sentieri il pellegrino attraversa panorami che spaziano dai boschi pirenaici alle pianure infinite delle mesetas, dai borghi antichi con le cattedrali arabeggianti fino alla nebbia atlantica della Galizia, per poi raggiungere Santiago.

Oltre alla bellezza paesaggistica e architettonica, il Cammino Francese trova la sua cifra nella semplicità rituale del passo quotidiano, che diventa un modo per meditare e riconnettersi con la propria interiorità. Non serve essere atleti: ci vogliono curiosità, voglia di meravigliarsi, cuore… e un paio di scarpe comode.

Dove si trova ed etimologia del cammino 

Il Cammino Francese – o Camino Francés – la via più tradizionale e storica di pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, prende questo nome perché il percorso parte dalla cittadina di Saint-Jean-Pied-de-Port, in Francia.

Questo itinerario veniva attraversato dai pellegrini provenienti da tutta Europa che entravano in Spagna attraverso i Pirenei, dunque “francese” si riferisce alla sua origine geografica e al fatto che fosse la via principale percorsa dai pellegrini francesi.

Partire da Saint-Jean-Pied-De-Port significa organizzare volo e trasferimento via treno o autobus da Pamplona o Bayonne. Dall’Italia spesso si prenota un volo per Bilbao o Madrid, per poi utilizzare treni verso le regioni basche, oppure si può proseguire con tratte low-cost fino a Bordeaux e poi su autobus locali verso i Pirenei. In alternativa, si può partire da Roncesvalles prenotando un taxi da Pamplona. Possibili anche le partenze da Burgos, León, Astorga o Sarria: ottimi punti di partenza per chi dispone di meno tempo o preferisce percorrere meno tappe, iniziando a metà percorso.

Lunghezza e difficoltà: le 32 tappe  

Il Cammino Francese è lungo circa 780-790 km, a seconda delle varianti e delle deviazioni scelte. La durata media consigliata per percorrerlo è di circa 30-35 giorni, camminando in media 20-25 km al giorno. Le tappe possono essere adattate in base alla preparazione fisica e al ritmo personale, ma in generale un mese è un tempo giusto per godersi il percorso senza troppo affanno.

  • Tappa 1 – Da Saint-Jean-Pied-de-Port a Roncisvalle (25 km, circa 7-8 ore): attraversamento dei Pirenei con salite impegnative e paesaggi spettacolari.
  • Tappa 2 – Da Roncisvalle a Zubiri (24 km, circa 5-6 ore): discesa verso la Navarra tra boschi e fiumi.
  • Tappa 3 – Da Zubiri a Pamplona (20 km, circa 4-5 ore): arrivo nella città storica, passando per piccoli villaggi.
  • Tappa 4 – Da Pamplona a Puente la Reina (24 km, circa 5-6 ore): attraversamento di campi e piccoli borghi, arrivo sul famoso ponte medievale.
  • Tappa 5 – Da Puente la Reina a Estella (22 km, circa 5-6 ore): percorso vario tra paesaggi rurali e centri storici.
  • Tappa 6 – Da Estella a Los Arcos (22 km, circa 5-6 ore): cammino semi-pianeggiante tra basse colline e vigneti.
  • Tappa 7 – Da Los Arcos a Logroño (28 km, circa 6-7 ore): attraversamento della Rioja, famosa per i suoi vini.
  • Tappa 8 – Da Logroño a Nájera (30 km, circa 7-8 ore): paesaggi aperti e antichi monasteri.
  • Tappa 9 – Da Nájera a Santo Domingo de la Calzada (22 km, circa 5-6 ore): splendido l’arrivo in un piccolo borgo medievale ricco di storia.
  • Tappa 10 – Da Santo Domingo de la Calzada a Belorado (23 km, circa 5-6 ore): tra sentieri rurali e boschi.
  • Tappa 11 – Da Belorado a San Juan de Ortega (24 km, circa 5-6 ore): cammino facile e “riposante” tra valli e colline.
  • Tappa 12 – Da San Juan de Ortega a Burgos (26 km, circa 6-7 ore): vi stupirete all’arrivo nella storica città di Burgos con la sua bella cattedrale.
  • Tappa 13 – Da Burgos a Hontanas (31 km, circa 7-8 ore): tappa lunga attraverso campagne e sentieri isolati, attenzione durante la bella stagione perché in molti tratti si è a picco sotto il sole.
  • Tappa 14 – Da Hontanas a Castrojeriz (20 km, circa 4-5 ore): tra villaggi medievali e paesaggi ampi.
  • Tappa 15 – Da Castrojeriz a Frómista (24 km, circa 5-6 ore): ovunque si volge lo sguardo, campi di grano a perdita d’occhio e tracce di storia templare.
  • Tappa 16 – Da Frómista a Carrión de los Condes (20 km, circa 4-5 ore): percorso pianeggiante tra villaggi.
  • Tappa 17 – Da Carrión de los Condes a Terradillos de los Templarios (26 km, circa 6-7 ore): zona isolata, tra campi agricoli e piccoli borghi senza grandi servizi.
  • Tappa 18 – Da Terradillos de los Templarios a León (40 km, circa 9-10 ore): tappa lunga verso la città storica di León (spesso divisa in due).
  • Tappa 19 – Da León a Hospital de Órbigo (32 km, circa 7-8 ore): paesaggi collinari e villaggi medievali.
  • Tappa 20 – Da Hospital de Órbigo a Astorga (18 km, circa 4-5 ore): città ricca di arte e storia.
  • Tappa 21 – Da Astorga a Rabanal del Camino (21 km, circa 5-6 ore): bellissimo paesaggio rurale che arriva in questo borgo dove pare che il tempo si sia fermato.
  • Tappa 22 – Da Rabanal del Camino a Ponferrada (32 km, circa 7-8 ore): discesa tra boschi e la città dei templari.
  • Tappa 23 – Da Ponferrada a Villafranca del Bierzo (23 km, circa 5-6 ore): dalla città storica di Ponferrada si parte per passare il confine tra la regione del Léon e la Galizia.
  • Tappa 24 – Da Villafranca del Bierzo a O Cebreiro (29 km, circa 7-8 ore): tappa impegnativa, sia per la lunghezza sia per il tratto finale, con diversi chilometri in netta salita.
  • Tappa 25 – Da O Cebreiro a Triacastela (21 km, circa 5-6 ore): discesa tra boschi e piccoli villaggi.
  • Tappa 26 – Da Triacastela a Sarria (19 km, circa 4-5 ore): tappa semplice, tra splendidi paesaggi rurali e borghi galiziani.
  • Tappa 27 – Da Sarria a Portomarín (22 km, circa 5-6 ore): attraversamento di ponti medievali e colline galiziane. Sarria è celebre tra i pellegrini come punto di partenza perché da qui si contano i 100 km a Santiago, quelli minimi necessari per richiedere la Compostela.
  • Tappa 28 – Da Portomarín a Palas de Rei (25 km, circa 5-6 ore): paesaggi rurali tra boschi e campi.
  • Tappa 29 – Da Palas de Rei a Melide (15 km, circa 3-4 ore): tappa semplice, in cammino tra sentieri rurali e paesaggi verdi, fino al bellissimo centro storico di Melide.
  • Tappa 30 – Da Melide ad Arzúa (14 km, circa 3-4 ore): altra sezione breve e piacevole, tra piccoli borghi galiziani dove assaggiare il celebre “pulpo a la gallega”.
  • Tappa 31 – Da Arzúa a O Pedrouzo (20 km, circa 4-5 ore): percorso panoramico tra boschi e piccoli villaggi… ci avviciniamo alla meta finale!
  • Tappa 32 – Da O Pedrouzo a Santiago de Compostela (20 km, circa 4-5 ore): dopo una marcia semplice su tranquille strade forestali e boschi di eucalipto, si arriva alla famosa Praza do Obradoiro, in centro a Santiago.

Come prepararsi al cammino 

Camminare circa 800 km in 31 giorni significa coprire una media di 25 km al giorno, con punte oltre i 30 km nelle tappe pirenaiche e galiziane. Una buona preparazione prevede almeno due mesi di uscite progressive fino a 25‑30 km, risalendo salite simili a quelle che si incontreranno lungo il cammino. Importante: allenare anche i polpacci, perché le discese ripide e le mesetas richiedono muscoli preparati e caviglie stabili.

La gestione dello zaino è cruciale: punta a un peso inferiore al 10% del tuo peso corporeo, altrimenti schiena, spalle e piedi ne risentiranno. L’allenamento deve essere anche mentale, però. Affrontare con consapevolezza quei 25‑30 km quotidiani porta anche benefici mentali: il cammino diventa meditazione a passo lento, con il tempo di riflettere sui pensieri più genuini. Non è un percorso estremo, ma tratte lunghe e variazioni climatiche richiedono una mente lucida e un certo spirito di adattamento.

Info logistiche: segnaletica, alloggi e credenziale 

Uno dei punti di forza del Cammino Francese è la segnaletica impeccabile: le celebri frecce gialle e le conchiglie su pali e muretti facilitano l’orientamento anche quando il camminatore è stanco o la nebbia cala.

Quanto all’alloggio, il cammino offre una rete estesa di albergues pubblici, privati e donativi, in media ogni 5 km. È sufficiente consultare i siti per verificare le aperture stagionali e le norme di ingresso. Se preferisci la tranquillità, prenota alcune tappe chiave in anticipo (come Saint‑Jean, Burgos, León, O Cebreiro e Santiago).

La credenziale è un vero passaporto del pellegrino: è necessaria per accedere agli albergues e richiedere la Compostela alla fine. Puoi ottenerla prima della partenza, in una parrocchia italiana affiliata alla Confraternita di Santiago, oppure direttamente allo start, a Saint‑Jean‑Pied‑de‑Port o Roncesvalles. Attenzione: la Compostela viene rilasciata solo con almeno 100 km percorsi a piedi in Spagna, con timbri datati e leggibili.

Quando partire 

Il clima varia notevolmente lungo il percorso: nei Pirenei l’inverno può portare neve, tra giugno e settembre le mesetas diventano roventi, mentre in Galizia il tempo si fa spesso capriccioso e piovoso in primavera… La stagione migliore? Tra maggio e inizio giugno oppure tra settembre e ottobre, per evitare sia il caldo torrido sia l’affollamento estivo. Il periodo è perfettamente centrato per godere della campagna che fiorisce, senza rinunciare a giornate miti e all’ospitalità attiva lungo il percorso. Durante l’inverno, invece, diversi albergues sono chiusi: meglio programmare con attenzione.

Difficoltà ed equipaggiamento  

La difficoltà maggiore è rappresentata dalla salita impegnativa nella prima tappa attraverso i Pirenei, ma il cammino presenta anche tratti con saliscendi e terreni misti che possono diventare fangosi in caso di pioggia, specialmente nella regione della Galizia. È quindi importante essere preparati con un equipaggiamento adeguato, come scarpe da trekking comode e già rodate, un impermeabile leggero e bastoncini per sostenere le ginocchia nelle salite e discese (quelli pieghevoli sono molto pratici).

Riempi lo zaino con vestiti leggeri, un sacco a pelo compatto, kit di pronto soccorso, borraccia o camelbag e un poncho impermeabile. Uno spuntino energetico per le pause è fondamentale, quindi fai scorta di barrette e frutta secca: una corretta scorta d’acqua e snack energetici sono d’obbligo per affrontare le tappe più isolate che non consentono soste in ristori e punti acqua.

Perché percorrerlo  

Il Cammino Francese è una vera opera d’arte, fatta di pietre romane, cattedrali mudéjar, mesetas sterminate e foreste galiziane: si attraversano storie antiche e moderne, si assapora la cucina di queste splendide regioni spagnole, si incontrano volti diversi e compagni di strada del tutto inaspettati.

Non è solo un percorso fisico, ma una narrazione personale scritta a passi lenti e riflessioni quotidiane. Anzi, un ottimo consiglio è quello di portare con sé un taccuino e annotare ogni giorno pensieri e riflessioni emersi durante la marcia.

Naturalmente servono tempo, preparazione e un cuore pronto a mettersi in gioco. Ma se hai la voglia di camminare, il Cammino Francese può diventare una pagina memorabile della tua vita.

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Francia, le spiagge più adatte alle famiglie dove andare d’estate

A due passi dall’Italia, la Francia è una delle mete più amate dagli italiani dove andare in vacanza, specie d’estate. Oltreconfine, circa l’80% delle spiagge sono libere, ma con ottimi servizi di pulizia, servizi igienici e bagnini. Gli stabilimenti balneari a pagamento, benché in numero ridotto rispetto all’Italia, si trovano praticamente su tutti i litorali e sono super confortevoli. Qui non esiste obbligo di abbonamento per la stagione estiva, è possibile prenotare ombrellone e lettini anche solo per mezza giornata o una giornata intera a prezzi neanche troppo eccessivi peraltro.

Detto ciò, degli oltre 5.500 chilometri di costa, in Francia ci sono spiagge più adatte alle famiglie con bambini rispetto ad altre. Inoltre, poiché a noi italiani il mare freddo non piace molto, se non da guardare, la maggior parte è concentrata nel Sud della Francia dove le temperature sono mediterranee. Ecco quali vi consiglio e perché.

La Plage des Sablettes a Mentone

Partendo dal confine italiano, la prima spiaggia adatta alle famiglie che troviamo è quella di Mentone, a ridosso del centro storico della pittoresca cittadina della Costa Azzurra. Si arriva facilmente a piedi o in auto (il parcheggio a pagamento è vicino), il litorale è bello ampio e l’acqua bassa e quindi perfetta anche per bimbi piccoli. C’è sabbia mista a ghiaia fine, quindi si consigliano le scarpette di gomma. D’estate, la Plage des Sablettes è sorvegliata e ci sono docce (anche con l’acqua calda), bagni, spazi ombreggiati e appena al di là della strada tanti bar e ristoranti, per chi non vuole tornare a casa a fare il riposino pomeridiano. Prende il sole tutto il giorno perché ha una bellissima esposizione a Sud.

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La spiaggia di Mentone

La Baie des Fourmis a Beaulieu-sur-Mer

Raggiungibile anch’essa a piedi o in auto (per chi arriva da un’altra località anche in treno e dalla stazione sono 10 minuti a piedi o in bus, la fermata è proprio sopra la spiaggia), la Baie des Fourmis è una delle più belle baie della Costa Azzurra, con una vista impagabile su Cap Ferrat. Si tratta di una spiaggia di ghiaia fine con acque basse, ideale per i bambini che possono giocare e fare il bagno in tutta tranquillità, anche nella zona delimitata anti-meduse. La spiaggia è quasi tutta libera con un paio di piccoli stabilimenti, uno dei quali appartenente a un hotel di lusso. Sorvegliata d’estate, con boe segnaletiche, docce, WC e postazione di primo soccorso. Il sole c’è tutto il giorno fino alle 17-18 perché, poi, il viale di bellissime palme che la costeggia le fa ombra.

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La Baie des Fourmis a Beaulieu-sur-Mer

La Plage de Passable a Saint-Jean-Cap-Ferrat

Negli anni, lo spazio a disposizione della spiaggia libera si è ridotto drasticamente, ma per chi ha dei bambini piccoli è la spiaggia più consigliata di Saint-Jean-Cap-Ferrat perché le famiglie si ritrovano tutte qui (i ragazzi, invece, preferiscono la Plage Cros Dei Pin vicino al porto, dove ci sono anche i locker in cui riporre i caschi degli scooter). Ubicata sul lato Ovest della penisola, regala un’incantevole vista sulla baia di Villefranche‑sur‑Mer ed è in parte pubblica e in parte privata, legata a un beach club. Questa caletta, raggiungibile, a piedi tramite il sentiero costiero (il Sentier du littoral) che circonda Cap Ferrat, in auto e anche in autobus, è fatta di ciottoli fini (servono le scarpette di gomma), con acque basse ideali per bambini e talmente limpide da consentire di fare snorkeling tra le gorgonie dove si possono scorgere murene e altri pesciolini.

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La Plage de Passable di Saint-Jean-Cap-Ferrat

La Plage des Marinières a Villefranche‑sur‑Mer

Praticamente tutto il litorale di Villefranche‑sur‑Mer è una spiaggia adatta ai bambini (mentre il paese è arroccato su una collina e poco pratico per chi si muove con bimbi piccoli o passeggini perché è tutto un gradino). La Plage des Marinières è una lunga distese di circa 700 metri con ciottoli e qualche tratto di sabbia più fine, ma comunque perfetta per giocare e fare il bagno in sicurezza. La spiaggia è sorvegliata dai bagnini d’estate, con boe anti‑meduse e dispone di tutti i servizi, dalle docce al WC, baretti e ristoranti lungo la passeggiata e si può raggiungere in auto (c’è un ampio parcheggio vicino) così come in treno o bus. La vista su Cap Ferrat è spettacolare.

La spiaggia di Beau Rivage a Nizza

Con i suoi grossi ciottoli bianchi, la spiaggia di Nizza, che corre tutta lungo la Promenade des Anglais, non è la più consigliata ai bambini che, comunque, attrezzati con scarpette di gomma, la frequentano tranquillamente tutto l’anno. Diciamo che non si possono fare castelli di sabbia né piste per le biglie e neppure giocare con i racchettoni se non indossando le scarpe, appunto, tuttavia l’acqua bassa è perfetta per le attività acquatiche. Il litorale è pieno di comodi stabilimenti, ma anche di ampie spiagge libere sorvegliate dai bagnini, con docce, bagni e  tantissimi baretti e ristoranti dove poter mangiare o prendere un gelato e una bibita a qualunque ora.

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La spiaggia di Nizza lungo la Promenade des Anglais

La Plage de Landsberg a Saint‑Laurent‑du‑Var

Come Nizza, anche il lungomare fino ad Antibes è un susseguirsi di spiagge di ciottoli, tranne la spiaggia di Landsberg che è una delle poche spiagge sabbiose nella zona, grazie ai sedimenti portati dal fiume Var. Il fondale è molto basso, perfetto quindi per i bambini, è sorvegliata, con servizi, bagni, docce, baby-club, pedalò, campetto da beach‑volley e accesso per disabili con diversi bar e ristoranti.

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La spiaggia di ciottoli di Saint‑Laurent‑du‑Var

La Plage du Ponteil ad Antibes

Ad Antibes le spiagge sono sabbiose e quindi di più facile accesso per i bambini, ma la più consigliata è la Plage du Ponteil perché è molto ampia e comoda, inoltre il fondale è dolce, sono previsti servizi di sorveglianza, docce e WC ed è una “handi‑plage” con accesso facilitato anche per i disabili.

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La Plage du Ponteil ad Antibes

La Grande Plage di Juan-les-Pins

Il litorale della vivace cittadina di Juan comprende 250 metri di spiaggia di sabbia dorata con tanti stabilimenti balneari e anche molto spazio libero per piantare il proprio ombrellone e stendere i propri teli mare. Perfetta per le famiglie che cercano attività da spiaggia dalla pallavolo al pedalò fino al jet-ski ha anche diversi beach club adatti ai più piccoli. E poi, appena sopra la spiaggia, il lunghissimo boulevard che costeggia il mare è pieno zeppo di creperie, bar, ristoranti, fast food, negozi di giocattoli e souvenir e chi più ne ha più ne metta.

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La lunga spiaggia di Juan-les-Pins in Francia

La Plage de la Bocca a Cannes

A Cannes ci sono molte spiagge adatte alle famiglie, sia pubbliche sia private, con acque tranquille, servizi e attività per bambini, ma la Plage de la Bocca, in fondo alla Croisette, a Cannes, quasi a Mandelieu-la-Napoule, con sabbia fine e il fondale che digrada dolcemente è decisamente la più consigliata. Meno affollata rispetto alle spiagge sulla Croisette, è dotata di docce e di servizi igienici e lungo la strada c’è+ un ampio parcheggio. Ha anche una bellissima vista sul massiccio di roccia rossa dell’Esterel.

La Plage du Veillat a Saint‑Raphaël

Si tratta della spiaggia più grande e centrale di Saint‑Raphaël, con sabbia fine e pendenza dolce nell’acqua—perfetta per bambini. Sorvegliata in estate, con docce, WC, accesso disabili e possibilità di noleggio sdraio è molto comoda perché è vicina al porto e al centro storico, con molti ristoranti a pochi passi.

La Plage de la Nartelle a Sainte-Maxime

Siamo nella zona del Var e qui le spiagge sono tutte sabbiose, quindi, per chi ha bambini vanno tutte bene perché si possono divertire a fare i castelli di sabbia e qualunque altro gioco, tuttavia la Plage de la Nartelle di Sainte-Maxime è la più consigliata perché è lunga (ben 800 metri), piatta, con sabbia fine, fondali dolcemente digradanti, servizi e aree attrezzate. D’estate è sorvegliata in estate, si possono noleggiare attrezzature per gli sport d’acqua, ci sono le docce e i WC e tanti posticini dove mangiare.

La Plage de Pampelonne a Ramatuelle

La chiamano spiaggia di St Tropez, ma in realtà si trova fuori città, a Ramatuelle, una distesa di magnifica sabbia bianca e fine lunga circa 4,5 km e profonda un centinaio di metri, affacciata su acqua cristallina con un fondale dolce perfetto per i bambini. Credo sia la più bella spiaggia della Costa Azzurra, con diversi stabilimenti e beach club famosissimi, perfetti anch’essi per i bimbi ovviamente, ma la spiaggia libera occupa la maggior parte del litorale ed è ideale per piantare l’ombrellone, montare le tende da spiaggia dove far riposare i piccoli, aprire sedie e sdraio e giocare a palla o a racchettoni: c’è spazio per tutti.

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La soffice spiaggia di Ramatuelle

La Plage du Centre‑Ville a Cavalaire‑sur‑Mer

La località di Cavalaire‑sur‑Mer è una delle più indicate in Francia per le vacanze al mare in famiglia. Sono tante le famiglie francesi che la frequentano proprio perché d’estate offre tantissime attività per i bambini e la lunga spiaggia di sabbia dorata è perfetta anche per i più piccolini. Quella del centro è comodissima perché raggiungibile a piedi e offre tutti i comfort necessari a una vacanza perfetta: sorvegliata d’estate, club e animazioni con gonfiabili e giochi sulla spiaggia, ci sono tutti i servizi dalle docce ai WC, è vicina al porto e ai ristoranti. Cosa volere di più?

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La bella spiaggia di Cavalaire-sur-Mer, nel Var
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Traffico aereo record ma con disagi: Francia prima per ritardi, 3 voli su 10 fuori orario

Le statistiche riguardo i viaggi a luglio 2025 sono incredibilmente interessanti: per la prima volta dal 2019 il numero di voli ha superato i livelli pre-pandemia. A svelarlo è una ricerca di RimborsoAlVolo che, basandosi sui dati di Eurocontrol, ha evidenziato un +1% rispetto allo stesso periodo del 2019. Si contano 35.565 tratte giornaliere con persino un +3% rispetto al 2024. Tutto ciò, però, impatta anche su ritardi, congestioni e disagi. Come mostra la statistica, 3 voli su 10 sono in ritardo.

Gli aeroporti con più voli in ritardo

Nonostante l’aumento dei voli sia un segnale di ripresa, il sistema di gestione del traffico fatica a reggere. Solo nella prima metà di luglio, si sono accumulati oltre 2,3 milioni di minuti di ritardo a causa della gestione del flusso aereo. In termini pratici, ogni volo ha subito un ritardo medio compreso tra i 4 e i 5,8 minuti, e questo solo considerando le componenti legate alla rete di controllo, senza contare problemi meteo o tecnici. L’aumento della domanda estiva mette sotto pressione torri di controllo, radar e personale aeroportuale, molti dei quali ancora sottodimensionati rispetto alle necessità attuali.

Se c’è un Paese che si è distinto per inefficienza, è la Francia: gli aeroporti francesi, infatti, sono responsabili del 41% dei ritardi complessivi nella rete europea. I problemi? Carenze di personale e limiti strutturali nella gestione del traffico, che si sommano a uno spazio aereo spesso congestionato. Seguono la Spagna, con il 16% dei ritardi (in gran parte causati da condizioni meteorologiche avverse e forte afflusso turistico), e la Germania, con il 9%, dove pesano sia il traffico intenso che problemi tecnici ricorrenti.

Situazione opposta, invece, in alcuni scali del sud Europa. Il peggior tasso di puntualità si registra a Lisbona, con solo il 40% dei voli partiti nei tempi previsti. Seguono Palma de Mallorca (45%) e Roma Fiumicino (48%), dove l’aumento dei flussi turistici ha mandato in tilt l’organizzazione.

Questi dati si riferiscono al periodo fino a luglio ma il peggio potrebbe ancora arrivare. Ad agosto il numero di partenze aumenterà e la situazione sopra i cieli d’Europa potrebbero compromettersi. Le previsioni di Eurocontrol non sono incoraggianti: si stimano ritardi medi tra i 2,02 e i 2,54 minuti per volo sulle tratte principali, che tradotti in numeri assoluti equivalgono a oltre 70.000 minuti di ritardo al giorno.

Obiettivo lontanissimo dal limite ottimale di 0,9 minuti per volo, fissato dalle autorità europee. La carenza di controllori di volo, tecnici radar e personale specializzato resta la causa principale, come ha spiegato anche Willie Walsh, direttore generale IATA.

Gli aeroporti più puntuali in Europa

Dove conviene volare per avere più chance di arrivare puntuali? Secondo l’analisi di RimborsoAlVolo, l’aeroporto di Oslo è quello con la miglior performance: l’80% dei voli decolla in orario. Bene anche Copenhagen (76%) e Londra Heathrow (75%), che pur gestendo volumi altissimi riescono a mantenere una buona efficienza operativa.

Insomma, sebbene il traffico voli sia in crescita e il turismo sia ufficialmente ripartito il problema dei ritardi causa disagi. Con l’estate in pieno svolgimento e milioni di europei in viaggio, sarà fondamentale che compagnie aeree e autorità aeroportuali migliorino la gestione operativa.