Categorie
deserti luoghi misteriosi Perù Posti incredibili Sud America Viaggi

Perù, il mistero delle linee di Nazca

Nel Perù del sud, tra la città di Nazca e quella di Palpa, c’è un arido altopiano lungo un’ottantina di chilometri. È il deserto di Nazca, ed è culla di un mistero: si trovano infatti qui le linee di Nazca, geoglifi famosi in tutto il mondo composti da oltre 13.000 linee, per un totale di 800 disegni (anche se nuove scoperte vengono fatte ogni anno). Ma cosa si nasconde dietro queste linee?

Cosa sono le linee di Nazca in Perù

Realizzate probabilmente tra il 300 a.C. e il 500 d.C., le linee di Nazca del Perù sono oggi Patrimonio dell’Umanità. Tra queste si trovano soprattutto animali stilizzati: condor, colibrì, scimmie, un ragno di 45 metri, una lucertola di 180, pesci, balene. E poi, l’ultimo ad essere scoperto: un animale misterioso, individuato da un gruppo di archeologi giapponesi, col corpo maculato, la lingua penzolante e un enorme numero di zampe.

Nel corso degli anni continue scoperte sono state fatte su altre centinaia di geoglifi presenti nell’area desertica di Nazca, anche grazie all’Intelligenza Artificiale, che nel 2024 ha permesso, all’Università di Yamagata e all’Università del Michigan, di scovare ben 303 nuovi disegni in sei mesi.

Per tracciarle, anticamente la popolazione del luogo ha probabilmente rimosso dalla superficie del deserto pietre ricche di ossidi di ferro, in un contrasto col pietrisco più chiaro. A conservarle intatte, e a consegnarle ai giorni nostri, è stato il clima della zona. Un clima arido, quasi mai ventoso.

Linee di Nazca nel deserto del Perù

Fonte: iStock

Linee di Nazca nel deserto del Perù

Il mistero delle linee di Nazca: a cosa servivano?

Ma a cosa servivano, queste linee? Negli anni sono state fornite diverse interpretazioni. Si è supporto che fossero una forma di culto, che avessero un significato astronomico (la scimmia sarebbe l’Orsa Maggiore, il delfino e il ragno la Costellazione di Orione), o che fossero una sorta di messaggio per gli dei.

Tuttavia, gli studi moderni ne hanno individuato una funzione più pratica, che ha a che fare con l’acqua. Di recente, un team di ricercatori italiani – grazie alle immagini satellitari – ha analizzato i disegni più famosi e quelli di più recente scoperta, rinvenuti a pochi chilometri da Cahuachi, capitale religiosa della civiltà Nazca. L’ipotesi è che alcune di queste linee – soprattutto quelle a zig-zag e quelle meandriformi – servissero proprio a indicare ai pellegrini la via verso la città cerimoniale. Altre, invece, convergono verso le quattro piramidi più celebri dell’area.

Linee di Nazca nel deserto del Perù

Fonte: iStock

Linee di Nazca, in Perù

Ma le linee di Nazca avrebbero anche un’altra funzione, forse ancora più importante. Molte di loro seguono il percorso degli “huaicos”, le tracce di antiche inondazioni fatte di fango e di detriti: è come se – rappresentando un paesaggio fluviale – i Nazca volessero mantenere con gli dei un rapporto armonico, così da scongiurare quelle calamità.

Ma c’è di più. Una ricercatrice del Cnr, l’ingegnere elettronico Rosa Lasaponara, ha individuato nel 2016 nuove costruzioni risalenti all’antica civiltà: dei pozzi (o, meglio, delle buche a forma di spirale), detti “puquios”, da cui gli uomini pescavano l’acqua che scorreva nel sottosuolo per poi distribuirla nei terreni circostanti.

Le linee di Nazca – coi loro delfini, le orche e i pesci – rimanderebbero proprio all’acqua, che è simbolo di vita e di potere per chi la “possiede”: i Nazca ebbero la capacità di scovarla, l’acqua, e di attirare così i popoli dei territori circostanti, che a Cahuachi ci arrivavano per il suo significato religioso, ma anche per la fertilità del luogo.

Categorie
Cile deserti Posti incredibili Sud America vacanza natura Viaggi

La straordinaria Mano del Desierto ad Atacama, in Cile

Sembra quasi di essere fuori dal mondo, su un altro pianeta. Un luogo di sabbia, rocce e dove crescono piante che sono state capaci di sfidare il clima estremo.

Siamo in Cile, nel deserto di Atacama, un altopiano che si trova sulla costa pacifica del sud America e che si estende lungo 1600 chilometri.

Un luogo dove non piove quasi mai, celebre per essere il posto più arido del mondo e di cui un tratto del suolo è stato paragonato a quello di Marte. È qui che si trova una scultura incredibile, che emerge dalla sabbia allungandosi verso il cielo. Si tratta di una mano, nota come la Mano del Desierto: imponente e spettacolare, potrebbe sembrare un miraggio, ma invece è un’opera potente e straordinaria che vale la pena visitare e scoprire se si programma un viaggio in questa zona del Cile.

La Mano del Desierto, l’opera che emerge dalla terra in Cile

È stata inaugurata a marzo del 1992 e da allora è uno dei simboli di un luogo dal fascino incredibile che attrae viaggiatori da tutto il mondo. Siamo in Cile, affascinante Paese dell’America del Sud, ricco di tesori da scoprire e di bellezze da conoscere, oltre a una cultura interessante e vivace.

Qui si snoda il deserto di Atacama, che al suo interno cela tantissime cose da vedere compresa la Mano del Desierto, una scultura realizzata dall’artista cileno Mario Irarrázabal e che si trova a 1100 metri sopra il livello del mare. A quanto pare, è stata strutturata pensando al regime di Pinochet e alle violazioni dei diritti umani che sono stati portati avanti in quel periodo. Ma, come accade per ogni opera, l’interpretazione che le si può dare varia in base alla sensibilità e agli occhi di chi la guarda.

La base è in ferro e cemento e la mano ha un’altezza di 11 metri, il suo colore è tanto simile a quello dell’ambiente circostante che sembra davvero farne parte da sempre.
Un vero spettacolo, imponente e magico, che lascia senza fiato. Ma del resto si trova in un luogo talmente speciale del mondo che non poteva che essere così. Non è l’unica opera celebre dell’artista cileno, che ha realizzato un’altra mano, questa si trova a Punta del Este in Uruguay e in realtà si tratta di dita che emergono in maniera parziale dalla sabbia.

Deserto Atacama la Mano nel Desierto

Fonte: iStock

Deserto Atacama: la Mano nel Desierto di notte

Come raggiungere la Mano del Desierto

Raggiungere la Mano del Desierto è piuttosto semplice, si trova infatti a circa 75 chilometri in direzione nord-ovest partendo dalla città di Antofagasta, affacciata sull’Oceano Pacifico, ed è lungo una strada molto celebre: la Route 5 della Pan American Highway, che va dall’Alaska all’Argentina attraversando 14 Paesi.

Per avere un’indicazione precisa di dove travare questa spettacolare mano all’interno del deserto di Atacama si deve fare riferimento alla zona tra i migli 1309 e 1310.

La sua peculiarità è che la si può vedere anche da distante, viste le sue imponenti dimensioni: come un miraggio ma reale, tangibile e profondamente emozionante. Tanto che, trovandosi davvero nel nulla, spesso viene ricoperta di scritte e graffiti che vengono ciclicamente eliminati.

Cosa ammirare nel deserto di Atacama (oltre alla Mano)

Un luogo inospitale, dalla storia antica e dal fascino inebriante in cui ogni scorcio leva il fiato: è il deserto di Atacama in Cile, incastrato tra oceano Pacifico e Cordigliera delle Ande.

Qui se si è fortunati e ci sono state abbastanza piogge si può assistere a qualcosa di magico e unico: ovvero la fioritura, che sembra quasi un miracolo dal momento che avviene in uno dei luoghi più aridi della Terra. I mesi da segnare sono quelli che vanno da settembre a novembre.

La maggior parte delle città di questa zona del Cile si trova lungo l’oceano, mentre la sua area interna è stata abitata nel passato più remoto da civiltà precolombiane.

Tra le altre peculiarità del deserto di Atacama vi è la sua ricchezza mineraria, che si può riscontrare anche solo sapendo che lungo il deserto si possono incontrare circa 170 città minerarie abbandonate. E poi è il luogo ideale in cui ammirare le stelle: questo altopiano desertico si trova a un’altezza perfetta per osservare il cielo, tanto è vero che ci sono tanti telescopi come quello che si chiama Atacama Large Millimeter Array (Alma) che è stato realizzato da Paesi europei, Giappone, Usa, Canada e Cile. Oltre a questo ci sono diversi siti di osservazione.

Tra le altre tappe da segnare non si può dimenticare la Valle de la Luna, vicino a San Pedro di Atacama (dista circa 15 chilometri) o il Salar de Atacama, che dista 55 chilometri dalla medesima città ed è un enorme distesa salata.

San Pedro di Atacama è il punto di accesso più importante a questo vasto deserto, ricco di tantissime meraviglie da scoprire oltre a quelle citate. La distanza con la celebre e incredibile mano è abbastanza grande (oltre 350 chilometri), ma lungo un percorso ricco di fascino e meraviglia.

Valle de la luna nel deserto Atacama

Fonte: iStock

Valle de la Luna nel deserto Atacama in Cile
Categorie
aeroporti Cile linee aeree Notizie Sud America Viaggi

Una compagnia aerea ha appena stabilito un record da Guinness dei primati

Turkish Airlines, che dal 2012 detiene il titolo di linea aerea che vola verso il maggior numero di Paesi nel mondo, ha ottenuto il titolo di Guinness World Records™ per il “Maggior numero di Paesi raggiunti da una compagnia aerea”.

Il certificato di record è stato presentato all’aeroporto internazionale Arturo Merino Benítez di Santiago dopo il volo inaugurale di Turkish Airlines per il Cile. Alla cerimonia hanno partecipato dirigenti di Turkish Airlines e funzionari del Guinness World Records™.

Il record stabilito con voli verso 120 Paesi

In base ai criteri di valutazione del Guinness World Records™, Turkish Airlines ha stabilito il record con voli verso 120 Paesi, che riflettono solo le rotte attive degli ultimi 12 mesi. Tuttavia, se si includono anche le rotte sospese in via temporanea e il volo inaugurale del 19 dicembre 2024 per il Cile, la rete di voli di Turkish Airlines si estende ormai a ben 131 Paesi.

Inoltre, Turkish Airlines ha un vantaggio di 30 Paesi sul suo concorrente più vicino per quanto riguarda questo record davvero straordinario.

Le parole di soddisfazione dei protagonisti

Sono parole di orgoglio e soddisfazione quelle pronunciate dai protagonisti durante la cerimonia di consegna del certificato a Santiago che conferma Turkish Airlines nei Guinness World Records™.

Commentando il record, il CEO di Turkish Airlines Bilal Ekşi ha infatti dichiarato: “Siamo entusiasti di essere a Santiago del Cile, la nostra nuova rotta inaugurata oggi, e di ricevere contemporaneamente il titolo di Guinness World Records™ per ‘Il maggior numero di Paesi raggiunti da una compagnia aerea’. Essendo l’unica linea aerea a detenere questo titolo da oltre un decennio, siamo orgogliosi di mostrare la forza della nostra rete di voli e di rafforzare la nostra missione di collegare persone, culture e destinazioni in tutto il mondo.”

Talal Omar, VP – MENA & Türkiye, Guinness World Records™ ha invece sottolineato: “Oggi segniamo un’importante pietra miliare per Turkish Airlines, il cui impegno costante nel collegare il mondo è un esempio di visione ed eccellenza nell’aviazione. Questo notevole risultato conferma il suo ruolo vitale nel panorama dell’aviazione globale, raggiungendo più destinazioni internazionali di qualsiasi altra compagnia aerea. Ci congratuliamo con Turkish Airlines per questo straordinario risultato e la dichiariamo, con grande distinzione, Officially Amazing™”.

Turkish Airlines inaugura i voli su Santiago del Cile

Ma i sorprendenti risultati di Turkish Airlines non finiscono qui.

Come accennato, la compagnia aerea di bandiera della Turchia ha ampliato la sua presenza nelle Americhe introducendo voli diretti per Santiago, capitale del Cile. La nuova rotta rappresenta un traguardo significativo: diventa la 26esima destinazione nel continente americano e porta a 131 il totale dei Paesi serviti a livello internazionale.

A partire dal 19 dicembre 2024, Turkish Airlines effettuerà quattro voli settimanali tra Istanbul e Santiago con scalo a San Paolo: Santiago, grazie alla sua ricca storia, all’affascinante cultura e ai panorami difficili da descrivere a parole, è, senza alcun dubbio, una destinazione imperdibile per i viaggiatori di tutto il mondo.

Infine, la tratta appena inaugurata non espande soltanto la rete di collegamenti aerei della compagnia turca, ma rafforza anche i legami tra Turchia e Cile.

Categorie
Ande Consigli Perù Sud America Viaggi viaggiare

Soroche: cause e rimedi del mal di montagna peruviano

Viaggiare ed esplorare il mondo, colmare gli occhi di meraviglia e la valigia di esperienze, ma farlo con la consapevolezza che si devono affrontare diverse situazioni e che, alcune di queste, potrebbero portare fastidi. Quindi per vivere pienamente la vacanza è bene prepararsi con anticipo.

Succede, ad esempio, visitando le meravigliose Ande in Perù o Bolivia, quando si trascorre lungo tempo a quote decisamente alte. Qui, infatti, se non ci si prepara con cura si rischia di soffrire di soroche, il mal di montagna.

La causa è l’altezza, che in alcune persone – se non si procede con un adattamento – può dare vita a diversi sintomi fastidiosi. Infatti questa serie di disturbi non colpisce solo i viaggiatori di questa zona del mondo, ma anche tutti coloro che si apprestano a salire nei punti più elevati senza la giusta preparazione.

Tutto quello che c’è da sapere sul soroche e su come combatterlo.

Soroche, il mal di montagna da combattere (ad esempio) sulle Ande

Quando si viaggia alla scoperta dell’America del Sud difficile non imbattersi nella Cordigliera delle Ande, una catena montuosa che tocca sette stati tra cui Perù e Bolivia. Qui si incontrano luoghi di una bellezza straordinaria, tesori preziosi e testimonianze uniche.

Basti pensare al Perù: sulle Ande si incontra Cusco, che è stata la storica capitale dell’impero Inca, ma anche Machu Picchu, sito archeologico di grande importanza, oppure alla Bolivia e alla sua capitale La Paz. Tutti luoghi diversi, ma accomunati dal fatto di trovarsi sulle Ande e ad altezze davvero notevoli: Cusco è circa 3400 metri sopra il livello del mare, Machu Picchu a 2430, mentre La Paz viene considerata la capitale più alta al mondo e si trova a 3500 metri.

Insomma, luoghi in cui si può provare la sensazione di sfiorare il cielo: e se è vero che sono meravigliosi e regalano emozioni uniche, è anche vero che per raggiungerli bisogna prendere delle precauzioni perché il rischio di soffrire il mal di montagna (soroche) è davvero elevato. Ma va anche ricordato che la ragione principale per cui si manifesta è la salita veloce; quindi, in genere i sintomi dovrebbero passare in maniera veloce non appena il corpo si sarà abituato alla diversa altezza.

Soroche, il mal di montagna da combattere sulle Ande

Fonte: iStock

Soroche, il mal di montagna da combattere (ad esempio) sulle Ande

Come si manifesta il soroche

Ma quali sono i campanelli d’allarme del soroche? Questo mal di montagna si manifesta con tanti disturbi diversi, a partire dal mal di testa che è senza dubbio quello più comune e anche quello che viene utilizzato per effettuare la diagnosi se combinato con altri fastidi. Va inoltre sottolineato che in genere si tratta di un disturbo che si può riscontrare sopra i 2500 metri, ma può capitare che alcune persone mostrino i sintomi anche in zone più basse.

Tra i fastidi più comuni vi sono quelli gastrointestinali come perdita d’appetito, nausea, vomito. Ma anche stanchezza e insonnia, oppure gonfiore a mani, piedi e viso.

Esistono anche sintomi più gravi che sono quelli di edema polmonare e cerebrale. Ovviamente per diagnosticare il mal di montagna è necessario farsi visitare da un medico.

Come prevenire il mal di montagna

Sapere che può accadere è la prima regola per prevenire: infatti si presterà maggiore attenzione e si metteranno in moto tutte quelle accortezze per riuscire a evitare che durante il viaggio si stia male a causa del soroche. Qualche altro buon comportamento per evitare di stare male in vacanza:

  • Darsi tempo. Tra le buone pratiche da non dimenticare c’è quella di arrivare nel punto più alto del viaggio attraverso delle tappe intermedie, lasciando che il corpo si abitui.
  • Non esagerare. Anche se si sta bene, non passare subito a un’altitudine maggiore in maniera improvvisa: la vacanza è una e va programmata a tappe, ragionando su quali sono le strategie per non rovinarsela stando male.
  • Attenzione a quanto e a cosa si beve. È fondamentale bere molta acqua (ma senza esagerare) ed evitare gli alcolici almeno per i primi due giorni.
  • Non stancarsi. Evitare attività faticose il primo giorno potrebbe aiutare a ridurre gli eventuali sintomi.
Come prevenire il mal di montagna soroche sulle Ande

Fonte: iStock

Come prevenire il soroche sulle Ande: le info utili

Farmaci e rimedi per affrontare il mal di montagna

Ci sono dei farmaci per curarsi, ma anche in questo caso è sempre bene contattare un medico o – comunque – parlarne con il proprio prima della partenza e capire cosa potrebbe essere utile portare con sé in viaggio.

Un’altra opzione invece non ha una base scientifica, invece, ma viene comunque suggerita come rimedio dai locali: si tratta dell’assunzione di coca in foglie da masticare, oppure da bere nel mate, un infuso. si tratta di prodotti legali e privi di alcun tipo di principio attivo, per cui si possono utilizzare senza problemi, inoltre si tratta di una tradizione locale che vale la pena provare. Oltre a infusi e foglie, si trova anche in formato caramelle.

Diversamente si possono utilizzare bombole di ossigeno: è facile trovarle in tante situazioni diverse e sono un valido aiuto per combattere i vari fastidi che può provocare il mal di montagna. In quasi tutte le farmacie, infine, si trovano delle pillole Sorojchi che vengono vendute con l’obiettivo di ridurre le sensazioni di malessere che provoca l’altitudine.

Il consiglio per tutti è comunque quello di parlarne con un medico prima della partenza e, in caso di sintomi, farsi visitare anche in loco. E se i disturbi sono gravi e persistenti è bene sapere che l’unica cura è quella di scendere di quota fino a che non si sta meglio.

Categorie
Brasile cicloturismo Interviste Sud America Viaggi viaggiare

Percorre la foresta amazzonica in bicicletta. Il viaggio impossibile rivive 45 anni dopo

Come tutte le favole anche questa comincia con c’era una volta. Era il 1978, infatti, quando l’infermiera neozelandese Louise Juliet Sutherland, all’età di 52 anni, scelse di avventurarsi nella sua missione impossibile: attraversare la foresta amazzonica da sola in sella alla sua bici.

Una traversata tutt’altro che facile, fatta di ambienti ostili, strade mai percorse e isolamento totale, che ha segnato la storia dei viaggi in bicicletta, e non solo, due volte. La prima, nel 1978, e la seconda, oggi, grazie all’impresa del medico veronese Alberto Vaona che riportando alla luce la storia di Louise Juliet Sutherland, che oggi rivive nel libro Il Viaggio impossibile edito da Ediciclo Editore, ha scelto di calcare le sue orme pedalando per oltre 2.000 km sulla Transamazonica.

Il viaggio impossibile: intervista ad Alberto Vaona

Sono due le storie che si intrecciano in questa fiaba contemporanea dai lineamenti incantati. La prima è quella di Louise Juliet Sutherland, forse dimenticata, sicuramente poco conosciuta, l’infermiera cinquantenne di origine neozelandese che nel 1978 partì da Londra per atterrare in Brasile con un solo e unico obiettivo: compiere un’impresa epica, l’unica che ancora oggi porta la firma di una donna.

In sella alla sua bici Peugeot nuova di zecca, con due borsette attaccate al portapacchi e una scorta di latte condensato, l’infermiera compì il suo viaggio impossibile tracciandone la memoria in un libro. Un testo che, di recente, è stato ritrovato proprio da Alberto Vaona, il secondo protagonista di questa storia.

Louise Juliet Sutherland

Fonte: Ufficio Stampa Ediciclo Editore

Louise Juliet Sutherland e il suo Viaggio Impossibile tradotto da Alberto Vaona

Il medico veronese, classe 1975, durante un viaggio a Lima in Perù, sorvolò la foresta amazzonica e ne rimase incantato. Da lì cominciò la sua personale ricerca per trovare un modo per attraversare la regione in bicicletta. Fu proprio allora che fece la conoscenza di una storia di emancipazione e coraggio, quella di Louise Sutherland.

Nel 2023 Alberto Vaona ha ripercorso in bicicletta quella stessa foresta, ricalcando le orme percorse negli anni ’70 dall’infermiera neozelandese anche grazie agli appunti ricevuti dalla fsuaamiglia. Quest’anno, invece, ha tradotto il testo della Sutherland, pubblicato nel novembre del 2024 da Ediciclo Editore, per raccontare Il viaggio impossibile corredato da fotografie di ieri e di oggi.

Offerta


Il viaggio impossibile

. La prima traversata a pedali della foresta amazzonica di un’avventurosa cinquantenne

Ciao Alberto, ci parli un po’ di te?
Sono nato 49 anni fa a Verona dove sono cresciuto e vivo da sempre perché come fa dire Shakespeare a Romeo “Non c’è mondo fuori dalle mura di Verona.” In realtà di mondo ne ho trovato parecchio là fuori e il mio modo di esplorarlo è in bici, la mia grande passione. A Verona esercito la professione di medico e mi occupo in particolare di telemedicina, settore di cui ho cominciato ad occuparmi proprio al fine di poter continuare a viaggiare in bici ma al contempo poter lavorare

A che età hai scoperto la passione per la bicicletta e quando, invece, hai iniziato a viaggiare pedalando?
L’esplorazione in bici è sempre stata una mia fissa: da bambino eludevo la sorveglianza dei miei genitori e fuggivo ad esplorare le vie del quartiere…poi le colline di Verona per sentieri in bici e a 16 anni avevo già fondato la mia “agenzia” con l’amico Federico: l’Alberico viaggi. Il primo grande viaggio intercontinentale a 33 anni, 4 mesi in solitaria sulla Ruta 40 nella Patagonia argentina, il mio primo amore, quello che non si scorda mai.

Parliamo de “Il viaggio impossibile’’. Come sei venuto a conoscenza della storia di Louise Juliet Sutherland? E come è nata l’esigenza di ripercorrere le sue orme?                                                                                          Nel 2010 viaggiavo su un aereo per Lima, dove avrei iniziato la Lima Buenos Aires in bici. L’aereo volava sopra la grande foresta e dall’alto di notte vedevo i fulmini che illuminavano
là sotto le sagome degli alberi a perdita d’occhio nel buio più completo. In quel momento mi chiedevo se attraversare la foresta in bici fosse possibile. Una volta tornato a casa mi misi in testa di farlo e per prima cosa cercai se qualcuno lo aveva già fatto. E mi imbattei in “The impossible ride” della Sutherland che riuscii a recuperare in Amazon UK in una delle ormai introvabili copie autografate da Louise con “Best wishes”… quasi una dedica personalizzata.

Il viaggio nella Foresta Amazzonica di Louise Juliet Sutherland

Fonte: Ufficio Stampa Ediciclo Editore

Appunti e fotografie della traversata nella Foresta Amazzonica di Louise Juliet Sutherland

Com’è stato, invece, il tuo “Viaggio impossibile” e quali difficoltà hai incontrato?
Il libro della Sutherland lo recuperai nel 2011. Nel 2020 ero pronto a partire per rifare lo stesso percorso ma arrivò il Covid e dovetti aspettare il 2023 per riprovare. L’organizzazione è stata meticolosa e questo è stata la chiave per riuscire nell’impresa: non lasciare nulla al caso. Le difficoltà sono state legate soprattutto al clima estremamente caldo e umido mentre tra gli imprevisti – non mi si crederà – il recupero del contante: lungo tutta la Transamazzonica oggi si paga con app, ma le poche volte che non c’è il wi-fi, trovare il contante è un problema.

Qual è stato, se c’è stato, il momento più difficile della tua avventura? E quale, invece, il più bello? 
Come gruppo – viaggiavo con due compagni di viaggio – ci sono stati dei problemi che abbiamo risolto da persone adulte ma va detto anche che ci siamo uniti come gruppo proprio con questo obiettivo; quindi, ci aspettavamo che sotto pressione avremmo scricchiolato. Comunque abbiamo retto. I momenti più belli sono stati durante le notti in tenda nel cuore della foresta nel tratto più conservato. Ascoltare a notte fonda il canto di uccelli sconosciuti, simili a voci umane, alcuni vicini altri lontani, ha significato sentire che eravamo dentro la Natura, una natura misteriosa che ci parlava di noi stessi.

Ci racconti del tuo progetto IoSonoAmazzonia?
Io sono Amazzonia è lo slogan sotto cui abbiamo viaggiato: il nostro viaggio ha voluto essere una testimonianza che chi ci ha seguito ha potuto apprezzare in diretta. Abbiamo cercato di consentire a loro, un migliaio di persone, di vedere con in nostri occhi. Sul grado di deforestazione, sulle terribili violazioni dei diritti umani a cui gli indios sono sottoposti, sulle misere condizioni di vita di chi vive lungo la strada. Lo stesso libro della Sutherland nasce dall’idea di dare un contributo per migliorare il diritto alla salute delle popolazioni dell’Amazzonia (il libro è nato per finanziare il suo progetto delle Cliniche Mobili). Così anche noi abbiamo raccolto fondi per il progetto Nave della Salute di Amazonia Onlus.

20 paesi visitati in bici e la traversata della Foresta Amazzonica: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Vorrei tornare in Amazzonia. Da Humaità, dove inizia il cul di sacco della Transamazzonica, parte la BR319, una strada non asfaltata che si dirige a nord verso Manaus e oltre e che attraversa molti parchi nazionali. Se la BR230, la Rodovia Transamazzonica, dimostra la distruzione della foresta causata dall’essere umano, la BR319 dovrebbe dimostrare invece la bellezza della foresta vergine… Il governo brasiliano ha espresso l’intenzione di asfaltarla. Vorrei percorrerla prima che arrivi l’asfalto perché con l’asfalto arriva la distruzione. E vorrei immergermi ancora una volta in quella natura “madre” che di notte ho ascoltato sussurrarmi delicatamente “messaggi misteriosi che parlavano di me”.

Fonte: Ufficio Stampa Ediciclo Editore

Alcune fotografie di Louise Juliet Sutherland contenute nel libro Il viaggio Impossibile
Categorie
Ecuador itinerari culturali meteo Quito Sud America Viaggi

Il clima di Quito, temperature e il periodo migliore per andare

Quito, capitale dell’Ecuador, è una città affascinante non solo per il suo ricco patrimonio culturale e storico, ma anche per la sua posizione geografica unica che influenza profondamente il suo clima. Situata praticamente sull’equatore, a circa 2.850 metri sul livello del mare, presenta un clima che sfida le aspettative.

Nonostante la sua vicinanza alla linea equatoriale, che tipicamente comporta temperature miti e uniformi tutto l’anno, l’altitudine elevata della città dona un clima primaverile e temperato, con giornate moderatamente calde e notti fresche, creando un ambiente piacevole per chi desidera esplorare le meraviglie naturali e architettoniche della città.

Le temperature medie a Quito sono comprese tra i 10°C e i 20°C durante tutto l’anno. Tuttavia, il clima è influenzato da due stagioni principali: la stagione secca, che va da giugno a settembre, e la stagione delle piogge, da ottobre a maggio. Queste stagioni, benché non particolarmente estreme, possono influenzare notevolmente l’esperienza dei visitatori, rendendo alcune attività e periodi più adatti di altri per esplorare la città e i suoi dintorni.

La temperatura a Quito

Le condizioni climatiche di Quito si caratterizzano per una notevole stabilità delle temperature rispetto alle città situate a latitudini diverse. In media, le temperature diurne si aggirano intorno ai 20°C, mentre di notte si abbassano a circa 10°C, a causa dell’influenza dell’altitudine. Pertanto gli abitanti di Quito sono abituati a portare sempre con sé una giacca leggera o un maglione, dato che le escursioni termiche possono essere marcate e imprevedibili.

Inoltre, il clima di Quito presenta un’umidità media del 77%, influenzata dalle piogge e dalle stagioni che alterano le condizioni atmosferiche. La città è nota per i repentini cambiamenti meteorologici: in una sola giornata è possibile passare dal sole splendente a piogge improvvise, motivo per cui è consigliato avere sempre con sé un ombrello o una giacca impermeabile.

Il clima a Quito nella stagione secca (giugno – settembre)

La stagione secca a Quito va da giugno a settembre ed è generalmente considerata il periodo migliore per visitare la città. Durante questi mesi, le piogge diminuiscono significativamente, e le giornate sono in genere soleggiate e piacevoli. Le temperature medie variano dai 9°C di notte ai 21°C di giorno, con livelli di umidità decisamente più bassi rispetto alla stagione delle piogge.

Le giornate sono caratterizzate da cieli limpidi e da una luce intensa, ideale per godersi le viste panoramiche della città e delle montagne circostanti. È il periodo perfetto per le escursioni, dato che la mancanza di pioggia rende i sentieri più sicuri e accessibili. I visitatori che si recano a Quito durante la stagione secca possono approfittare anche delle feste locali e delle numerose celebrazioni che si svolgono a settembre, rendendo l’esperienza culturale ancora più memorabile.

Il clima a Quito nella stagione delle piogge (ottobre – maggio)

La stagione delle piogge, che va da ottobre a maggio, copre la maggior parte dell’anno e porta con sé frequenti precipitazioni, spesso concentrate nelle ore pomeridiane. Le temperature rimangono sostanzialmente costanti, con massime di circa 19°C durante il giorno e minime che si aggirano intorno ai 10°C di notte.

Ottobre e novembre segnano l’inizio della stagione delle piogge, ma le precipitazioni tendono ad essere ancora moderate, rendendo questo un periodo di transizione in cui si può comunque godere di molte giornate soleggiate. Da febbraio a maggio, invece, le piogge diventano più intense e regolari, aumentando anche il rischio di temporali e di precipitazioni che possono durare diverse ore.

In questo periodo, le escursioni nei dintorni della città potrebbero risultare più impegnative, poiché alcuni percorsi montani diventano fangosi e scivolosi. Tuttavia, il clima piovoso offre paesaggi verdi e lussureggianti, creando un contrasto suggestivo con il cielo grigio e le nuvole basse che avvolgono le montagne.

Il periodo migliore per visitare Quito

Il periodo più indicato per visitare la capitale dell’Ecuador dipende dalle preferenze personali e dalle attività che si intendono svolgere. Per chi preferisce fare attività all’aperto, come passeggiate e trekking, o semplicemente godere di un clima stabile e asciutto, la stagione secca tra giugno e settembre è senza dubbio la scelta ideale. Questo periodo è anche raccomandato per chi desidera visitare attrazioni come la Basilica del Voto Nacional, il Centro Histórico e il Parco Metropolitano di Quito, senza doversi preoccupare troppo dei rovesci improvvisi.

D’altra parte, la stagione delle piogge può offrire esperienze uniche per chi ama la natura e i paesaggi rigogliosi. Durante questi mesi, le aree verdi intorno a Quito, come i parchi e le riserve naturali, sono floride e rigogliose, mentre le cascate raggiungono il massimo flusso, creando scenari particolarmente suggestivi. L’ideale per gli appassionati di fotografia, che possono approfittare delle condizioni nuvolose e della luce diffusa per catturare scatti spettacolari della città avvolta dalla nebbia.

Cosa mettere in valigia per un viaggio a Quito

Indipendentemente dalla stagione, se si va a Quito è consigliabile preparare una valigia versatile, tenendo in considerazione le variazioni di temperatura giornaliere e la possibilità che si verifichino precipitazioni improvvise. Poiché le temperature possono variare notevolmente tra giorno e notte, è opportuno portare un abbigliamento che possa essere indossato a strati per essere pronti a qualsiasi cambiamento climatico.

Considerando che anche durante la stagione secca le piogge improvvise non sono rare, è bene avere sempre con sé una giacca impermeabile leggera o un ombrello pieghevole, utili per evitare di bagnarsi. Se si intende fare escursioni, è indispensabile un buon paio di scarpe da trekking impermeabili, specialmente durante la stagione delle piogge. Da non dimenticare, poi, crema solare e occhiali da sole. L’altitudine elevata rende l’esposizione ai raggi UV più intensa, quindi è importante proteggersi, anche nei giorni nuvolosi.

Quito offre un clima unico, con temperature miti e piacevoli che si mantengono tutto l’anno, ma che variano in base all’alternanza tra la stagione secca e quella delle piogge. Ogni periodo ha i suoi pregi: mentre la stagione secca garantisce giornate soleggiate ideali per esplorare la città e le montagne circostanti, la stagione delle piogge mostra il lato più verde e rigoglioso della regione. Pianificare il viaggio tenendo conto delle condizioni climatiche è fondamentale per poter godere appieno delle bellezze naturali e culturali della capitale ecuadoriana.

Che si tratti di ammirare i panorami dalle alture della città, visitare il suggestivo centro storico patrimonio UNESCO, o esplorare le riserve naturali circostanti, Quito saprà comunque sorprendere i visitatori con il suo fascino e la sua autenticità in ogni stagione dell’anno.

Categorie
Brasile Idee di Viaggio itinerari culturali Sud America vacanza natura Viaggi viaggiare

Cosa vedere a Curitiba, meravigliosa Capitale ecologica del Brasile

Nel Sud del Brasile, nello Stato del Paraná, si trova una città considerata un vero e proprio gioiello ecologico. Stiamo parlando di Curitiba, una meta ancora poco battuta dal turismo di massa, ma che vanta un’alta qualità della vita e paesaggi bellissimi dove i viaggiatori possono godersi il mare e la natura. La sua popolazione, composta da residenti non solo di origine brasiliana, ma anche italiana, polacca, ebraica e giapponese, si impegna per contribuire all’obiettivo comune perseguito dagli anni ’70: rendere Curitiba una città sostenibile.

Quello che troverete visitandola, infatti, sarà uno scenario composto da spazi verdi curati, giardini botanici, un centro storico perfettamente conservato e architetture che strizzano l’occhio alle innovazioni del futuro. Le cose da fare e da vedere sono diverse e soddisfano sia chi è interessato alla storia e alla cultura che a tutti coloro che preferiscono un turismo attivo tra surf ed escursioni nei parchi dell’entroterra, raggiungibili facilmente da Curitiba.

Il Jardim Botânico

Vi basterà visitare il Jardim Botânico per capire il perché Lonely Planet abbia scelto di inserire Curitiba nella lista dei Best in Travel 2025. Quest’oasi naturale situata nel cuore della città è uno dei suoi simboli, oltre che uno dei luoghi più visitati. Si tratta di un giardino botanico di 245.000 metri quadrati custode di un’ampia varietà di piante, dagli alberi e fiori alle piante acquatiche e ai cactus, con le bromeliacee come attrazione principale. Il luogo più emblematico del giardino è l’Estufa, una serra realizzata in metallo e vetro che contiene alcune delle piante tropicali più belle. Dietro la serra, invece, troverete uno spazio coperto con un caffè e una mostra di piante.

Gli edifici storici di Largo da Ordem

Curitiba è un mix di storia e modernità. Prima di scoprire le architetture innovative che le hanno valso la nomea di Capitale ecologica del Brasile, fate una passeggiata nel cuore coloniale della città. Uno dei luoghi più emblematici del centro storico è sicuramente Largo da Ordem: un insieme di strade pedonali che ospitano alcuni degli edifici più antichi della città, dalla barocca Igreja da Ordem Terceira de São Francisco das Chagas al centro culturale Curitiba Memorial.

Alla fine di Largo da Ordem troverete Praça Garibaldi, insieme ad altre antiche dimore, all’ufficio del turismo e alla Chiesa di Nossa Senhora do Rosario dos Homens Pretos. Da qui, due strade parallele salgono al Belvedere, un edificio modernista che corona il parco con le antiche rovine della chiesa di San Francisco. Se capitate in questa zona la domenica, non perdetevi il vivace mercato: la Feirinha do Largo da Ordem è il luogo perfetto per assaggiare la cucina tradizionale di Curitiba come il pão de queijo (pane al formaggio), il pastel de carne (torta di carne) e la chipa (pane di mais).

Memoriale Curitiba

Fonte: iStock

Il Memoriale di Curitiba nel centro della città

I musei, tra passato e presente

Una volta nel centro storico, prima di lasciarlo per scoprire le altre zone della città, entrate nel Museu Paranense a ingresso gratuito. Fondato nel 1876, rappresenta uno dei musei più antichi del Brasile e ospita una collezione di oltre 500.000 oggetti, che rappresentano la storia naturale e culturale dello stato del Paraná. Le collezioni sono distribuite in due edifici, quello più antico è il Palazzo São Francisco, che conserva arredi storici dei suoi primi abitanti.

Se invece amate le architetture moderniste, non perdetevi il Museu Oscar Niemeyer, progettato e intitolato al famoso architetto che progettò molti degli edifici civici di Brasília negli anni Cinquanta. La particolarità di questo museo, il cui parco circostante viene usato dagli abitanti per i loro momenti di svago e relax, è la torre a forma di occhio dipinto con figure danzanti in nero. Le sale interne ospitano collezioni di design create da artisti brasiliani e internazionali dal 1900 in poi.

Museo modernista Curitiba

Fonte: iStock

La particolare struttura del Museu Oscar Niemeyer

L’Opera House di Arame

Un altro luogo emblematico di Curitiba dal punto di vista architettonico è l’Opera House di Arame. La struttura si contraddistingue per la sua struttura tubolare con tetto trasparente, progettata dall’architetto Domingos Bongestabs e inaugurato nel 1992. Seppur situato fuori dal centro, nel Parque Das Pedreiras, è facilmente raggiungibile con il bus turistico e rappresenta il luogo ideale per trovare un po’ di pace e tranquillità dal trambusto cittadino.

Barigui Park e i suoi animali

Il parco più popolare tra gli abitanti di Curitiba è sicuramente Barigui Park: qui le persone vengono per camminare, andare in bicicletta, correre o fare escursioni intorno al lago con vista sui grattacieli, oltre che per vedere dei curiosi animali. Il parco, infatti, ospita una colonia di capibara, il più grande roditore del mondo. Vivono nelle zone più tranquille intorno al lago e su alcune isole del fiume Barigui. Potrete vederli nuotare, mangiare erba o sdraiati al sole a riposare. Seppur abituati alla presenza umana e quindi facili da avvicinare, restano pur sempre animali selvatici: non toccateli e non date loro da mangiare.

Viaggio sul Serra Verde Express

Da Curitiba vi consigliamo di immergervi nelle bellezze naturali dei suoi dintorni salendo sul treno Serra Verde Express, un mezzo dalle carrozze vintage in stile anni ’30. Si tratta di un’esperienza imperdibile perché i binari attraversano le montagne della Serra do Mar, tra Curitiba e il piccolo centro gastronomico di Morretes. Il viaggio è lungo 70 chilometri: sedetevi sui sedili in pelle (al finestrino, ovviamente) e lasciatevi semplicemente trasportare dal suono del treno e dai paesaggi che scorrono davanti a voi.

Categorie
casinò Cile Idee di Viaggio itinerari culturali spiagge Sud America Viaggi viaggiare

Vina del Mar, la Ciudad Jardin del Cile

Conosciuta come la Ciudad Jardín (Città Giardino), Vina del Mar è un’affascinante città costiera del Cile centrale, situata a breve distanza da Valparaiso. Rinomata per le sue spiagge, il casinò e il famoso Festival Internazionale della Canzone che si tiene ogni anno a febbraio con artisti di tutta l’America Latina, Vina del Mar è una delle mete turistiche più frequentate del paese.

La città si sviluppò inizialmente attorno alla ferrovia, lungo le strade Álvarez e Viana, dove all’inizio del XX secolo sorsero eleganti case signorili. Gli aristocratici locali iniziarono a vendere i prodotti delle loro proprietà nei pressi della linea ferrata, trasformando così la strada per Valparaiso in un vivace centro commerciale. Col passare del tempo, la via si è popolata di boutique, ristoranti, locali di vario genere, e tuttora via Valparaiso rimane una delle strade più eleganti e raffinate della città.

Castello Wulff

Affacciato sull’oceano, il Castello Wulff è uno dei simboli più riconoscibili della città. Costruito nel 1906 dal filantropo tedesco Gustavo Wulff, fu dichiarato monumento storico nazionale nel 1995. La struttura è stata sottoposta a diverse modifiche nel corso degli anni: originariamente non era completamente in pietra e disponeva di tre torri, mantenendo però sempre lo stile europeo che la caratterizza. Nel tempo, l’edificio ha ospitato diverse istituzioni culturali, tra cui il Museo Navale della Marina Cilena e il Museo della Cultura del Mare, e attualmente è sede dell’Unità del Patrimonio del Comune di Vina del Mar.

Giardino Botanico Nazionale

Il Giardino Botanico Nazionale è senza dubbio uno dei motivi per cui Vina del Mar è conosciuta come la “Città Giardino.” Con i suoi 400 ettari di flora tipica della regione di Valparaiso, tra cui circa 800 specie di piante autoctone cilene, rappresenta un’oasi naturale ideale dove trascorrere una giornata all’aria aperta.

Tra le principali attrazioni spiccano il cactario, con una raccolta di cactus cileni e centroamericani, una collezione di piante endemiche provenienti dall’arcipelago Juan Fernandez e quella di rarissima Sophora toromiro tipica dell’Isola di Pasqua. Il parco dispone anche di aree picnic, piste ciclabili, una piscina, una suggestiva laguna dove è possibile rilassarsi osservando anatre e altri uccelli, e anche un’accogliente caffetteria con spazio per eventi, la Casa del Giardino.

La storia del giardino botanico risale al 1917, quando l’imprenditore Pascual Baburizza Stonic acquistò la proprietà El Olivar e ne definì i confini, avviando una gestione sostenibile del territorio e del bacino del fiume El Olivar. In seguito venne creato un parco faunistico di 150 ettari e la tenuta fu aperta al pubblico sotto la gestione della Fondazione del Giardino Botanico Nazionale (FJBN), che si occupa della conservazione delle risorse di flora endemica ed esotica.

Palazzo Presidenziale Cerro Castillo

Il Palazzo Presidenziale sorge sullo storico sito del Forte Callao e fu edificato nel 1929 grazie alla visione di Graciela Letelier Velasco, moglie del presidente Carlos Ibáñez del Campo. Progettato dagli architetti Luis Browne e Manuel Valenzuela in stile neocoloniale ispano-messicano, si sviluppa su tre piani e un seminterrato. Al primo piano, visitabile con tour guidati, si trovano i soggiorni, la sala da pranzo, l’ufficio, la cucina e i bagni.

Le camere da letto si dispongono al secondo piano, per un totale di dieci stanze, mentre al terzo piano, suddiviso in due torri, si trovano la biblioteca, una sala radio, l’ufficio del Presidente e un osservatorio. La Residenza Presidenziale può essere visitata tutto l’anno previa registrazione online, individualmente o in gruppi di massimo 20 persone. Il tour consente di accedere all’atrio, al soggiorno, allo studio presidenziale, alla sala da pranzo e alla terrazza esterna.

L’Orologio di Fiori

L’Orologio di Fiori, situato ai piedi del colle Castillo di fronte alla spiaggia di Caleta Abarca, è uno dei simboli più iconici della città. Il suo meccanismo, realizzato nella fabbrica Favag di Neuchatel, in Svizzera, fu acquistato nel 1962 per decorare la città in occasione dei Mondiali di Calcio. Nel 2013, dopo un atto di vandalismo, l’orologio fu sostituito con un nuovo meccanismo prodotto in Messico, per rendere il suo funzionamento più affidabile e meno vulnerabile.

Orologio floreale, Vina del Mar

Fonte: iStock

L’Orologio di Fiori a Vina del Mar, Cile

Casinò Municipale

Inaugurato nel 1930, il Casinò Municipal di Vina del Mar è uno dei più antichi del Sudamerica. Con la sua architettura eclettica d’ispirazione neoclassica, è uno dei punti di riferimento della vita notturna cittadina. Situato in pieno centro, su piazza Colombia, offre ogni genere di giochi, come roulette, baccarat, blackjack, slot machine, bingo, roulette americana, chemin de fer, ma è anche un elegante luogo di ritrovo e divertimento, centro della vita sociale con sale da pranzo, teatro, spazi per feste ed eventi.

Parco Quinta Vergara

Uno dei più antichi e conosciuti parchi cittadini, era in origine il giardino privato della residenza dell’illustre famiglia Vergara, discendenti dal fondatore della città. Risale infatti al XIX secolo la messa a dimora delle molte specie esotiche provenienti dall’Asia, dall’Australia e dal Nord America che tuttora ombreggiano questa magnifica area verde nel cuore della città. Qui si trova l’Anfiteatro Quinta Vergara, il complesso che da oltre 60 anni ospita il Festival Internazionale della Canzone di Vina del Mar, considerato la manifestazione canora di lingua spagnola più longeva e importante dell’America Latina.

Palazzo Vergara

All’interno del Parco Quinta Vergara, nel luogo in cui sorgeva la dimora del fondatore della città, José Francisco Vergara, sorge il palazzo costruito nel 1910 dagli architetti Petri dopo il terremoto del 1906, successivamente acquistato dal comune nel 1941 per diventare sede del Museo e Scuola di Belle Arti. Di stile neogotico veneziano, l’edificio presenta decorazioni interne lussuose con arazzi, arredi rococò, Luigi XVI e stile Impero, fatti giungere direttamente dall’Europa.

Palazzo Rioja

Il Palazzo Rioja, residenza commissionata nel 1907 dall’uomo d’affari spagnolo Fernando Rioja, è ispirato all’architettura francese del XVIII secolo. Arredato con mobili europei in stile Impero e Rococò, è circondato da un rigoglioso giardino con palme ed essenze esotiche. Danneggiato dai terremoti del 1985 e del 2010, il palazzo è stato restaurato e per il suo grande valore storico e artistico è stato dichiarato Monumento Storico Nazionale.

Al suo interno ospita il più importante Museo delle Arti Decorative del Cile, con una ricca collezione di arredi d’epoca, tessuti pregiati e decorazioni appartenuti all’aristocrazia cilena del secolo scorso.

Museo di Storia e Archeologia Francisco Fonck

Dedicato al medico ed esploratore tedesco Francisco Fonck, il Museo di Storia e Archeologia presenta collezioni di oggetti delle culture cilene e della fauna locale. L’attrazione principale è un raro moai dell’Isola di Pasqua, che attira numerosi visitatori.

Laguna Sausalito

Originariamente la Laguna Sausalito, un bacino d’acqua artificiale di circa 8 ettari, fu creata da Jose Francisco Vergara alla fine del XIX secolo come serbatoio per i vigneti dell’Hacienda la Vina del Mar. Nel 1929 sul terreno circostante venne realizzato un complesso sportivo e costruito lo stadio El Tranque, che nel 1960, in seguito al gemellaggio con la città californiana di Sausalito, presero il nome attuale.

Le spiagge di Vina del Mar

Vina del Mar è una rinomata località balneare che vanta splendide spiagge bagnate dall’Oceano Pacifico. Tra le più popolari c’è Reñaca, un’elegante area turistica situata a circa 20 minuti di auto dal centro cittadino, lungo l’Avenida Borgoño, una strada costiera dotata di pista ciclabile e pedonale. Un’altra spiaggia molto frequentata è Cochoa, caratterizzata da sabbia scura e con un incantevole belvedere da cui ammirare i leoni marini sugli scogli.

Anche la spiaggia di Caleta Abarca, vicina all’iconico Orologio dei Fiori, è molto popolare, soprattutto in estate; circondata da giardini curati, offre una baia protetta dalle forti correnti oceaniche, consentendo una balneazione sicura. Situata su Avenida España e delimitata dal colle Recreo e dall’elegante Hotel Sheraton Miramar, Caleta Abarca è invece fiancheggiata da un vivace lungomare con giardini e negozi e attrezzata con aree giochi per bambini.

Per chi preferisce maggiore tranquillità, le spiagge Las Salinas e Los Marineros sono l’ideale. Apprezzata anche dai locali per la sua atmosfera intima, Las Salinas è una piccola baia protetta da muretti di contenimento, adatta anche per i bambini. Mentre la vicina spiaggia Los Marineros offre aree attrezzate con docce e bagni pubblici e la comodità di locali e ristoranti nelle vicinanze.

Categorie
Idee di Viaggio itinerari culturali Paraguay Sud America vacanza natura vacanze avventura Viaggi

Cosa vedere in Paraguay, la meta perfetta per chi ama l’avventura

Il Paraguay è stato di recente inserito nella prestigiosa lista Best in Travel 2025, una selezione delle destinazioni più affascinanti al mondo, ancora tutte da scoprire.

Si tratta di una scelta che mette in luce un Paese ricco di sorprese, dai paesaggi incontaminati, un patrimonio culturale eccezionale e un’autenticità rara, una terra dove la natura rigogliosa si fonde con tradizioni antiche, città vivaci e angoli di storia inaspettati.

Ogni scorcio racconta una storia e promette esperienze irripetibili, dalla vitalità di Asunción fino ai luoghi mistici delle missioni gesuitiche. Che siate amanti della natura, appassionati di storia o viaggiatori in cerca di emozioni autentiche, il Paraguay saprà accogliervi e farvi vivere un’avventura indimenticabile.

Asunción, la vibrante capitale del Paraguay

La capitale Asunción riesce a sorprendere per la vitalità e il mix di tradizione e modernità. Cuore pulsante, è una vibrante realtà in cui storia, cultura e arte si incontrano e offrono ai visitatori un assaggio indimenticabile del Paese. Passeggiando tra le sue vie, si può infatti percepire l’anima genuina di una città che, pur evolvendosi, rimane saldamente legata alle sue radici.

Tra i luoghi da non perdere spicca il Museo del Barro, vero tempio dell’arte che ospita un’affascinante collezione di opere di artisti locali nonché di arte popolare e indigena: qui la cultura paraguaiana si racconta tramite dipinti, sculture e manufatti che riportano in vita secoli di tradizioni.

Un’altra tappa da segnare è il Paseo La Galería, moderno centro commerciale e spazio di ritrovo ideale per chi vuole godersi una serata tra negozi, ristoranti e bar, ascoltando il battito contemporaneo della capitale.

Insomma, Asunción accoglie e affascina con la sua autenticità ed energia, e rappresenta il punto di partenza perfetto per scoprire il meglio del Paraguay.

Encarnación e le spiagge sul Paraná

Encarnación è la città che porta il Paraguay a contatto con le rive del maestoso fiume Paraná, regalando uno scenario sublime plasmato da spiagge, eventi colorati e un’atmosfera gioiosa. Conosciuta come la “Perla del Sud”, è la meta irrinunciabile per chi vuole scoprire un Paraguay differente, tra relax e divertimento.

La Spiaggia di San José è una delle attrazioni principali, una spiaggia urbana che nulla ha da invidiare a quelle più famose del continente, dove rilassarsi al sole, fare un bagno rinfrescante o concedersi una passeggiata lungo il fiume per godere della bellezza del paesaggio tutt’intorno.

Ma è soprattutto durante il famoso Carnevale di Encarnación che la città si trasforma in un’esplosione di colori e musica. Considerato uno dei più importanti del Sud America, il grandioso evento attrae turisti da ogni dove, desiderosi di ammirare le sfilate di carri allegorici, i costumi sgargianti e la brillante atmosfera festiva.
Partecipare al carnevale è un’esperienza irripetibile che permette di immergersi appieno nella cultura e nella gioia di vivere dei paraguaiani.

Missioni Gesuitiche di Trinidad e Jesús

Missione di Jesús de Tavarangue

Fonte: iStock

Missione di Jesús de Tavarangue, Paraguay

Nel cuore del Paraguay si trova uno dei siti storici più affascinanti e mistici del Paese: le Missioni Gesuitiche di Trinidad e Jesús, dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, antiche rovine che rappresentano uno dei capitoli più significativi della storia coloniale del Sud America, in cui i missionari gesuiti tentarono di creare un mondo ideale insieme alle popolazioni indigene guaraní.

Trinidad è la missione meglio conservata e anche la più vasta. Al suo cospetto, ci si ritrova immersi in una dimensione senza tempo, tra i resti di chiese imponenti, cortili in pietra e intricati dettagli scolpiti, un luogo dove arte, fede e architettura si fondono per dare vita a un ambiente di rara bellezza. Inoltre, le rovine sono particolarmente suggestive al tramonto, quando la luce dorata del sole cala sulle antiche pietre e dà vita a uno spettacolo emozionante.

A pochi chilometri di distanza, la

dona un’altra esperienza mistica. Anche se meno estesa rispetto a Trinidad, Jesús colpisce per la chiesa incompleta ma straordinaria, che sprigiona un senso di maestosità e spiritualità, invita alla riflessione e permette di comprendere a fondo le radici spirituali e culturali del Paraguay.

Natura selvaggia e paesaggi mozzafiato

Il Paraguay non può lasciare indifferenti: la natura è incontaminata e i paesaggi sembrano parte di un quadro, tra foreste, cascate e riserve naturali che invitano a ritrovare una forte connessione con l’ambiente e con sé stessi.

Uno dei luoghi più iconici è, senza dubbio, Salto Cristal, spettacolare cascata incastonata nella foresta, raggiungibile solo dopo un breve trekking. L’avventura nel bel mezzo della vegetazione lussureggiante conduce a un salto d’acqua cristallina che cade in una piscina naturale, dove rinfrescarsi e godere di un momento di pace in un ambiente che lascia senza fiato, il non plus ultra per sentirsi lontani dal mondo, in piena armonia con la natura.

Un’altra gemma è il Parco Nazionale Ybycuí, area protetta che si estende per ettari di foreste, cascate e sentieri nascosti, perfetto per l’ecoturismo, con entusiasmanti percorsi che conducono a piccole cascate nascoste nel verde.

Ybycuí è anche famoso per la ricchissima biodiversità e offre l’occasione di avvistare diverse specie di uccelli e animali autoctoni. È un paradiso terrestre che suggerisce di rallentare, respirare e riscoprire il fascino della natura selvaggia.

Gli scenari del Paraguay equivalgono a momenti di pura meraviglia, distanti dal turismo di massa.

Il percorso spirituale e paesaggistico del Cammino di San Ignacio

Cammino di San Ignacio, Paraguay

Fonte: iStock

Il Cammino spirituale di San Ignacio

Infine, il Cammino di San Ignacio è una delle esperienze più toccanti e suggestive, un itinerario che coniuga bellezza naturale e introspezione e che ripercorre i passi degli antichi missionari gesuiti che, secoli fa, attraversarono queste terre per diffondere il messaggio cristiano tra le popolazioni locali.

Lungo il Cammino, i paesaggi trasudano rara bellezza: verdi colline, fitti boschi e piccoli villaggi dove il tempo sembra davvero essersi fermato. Ogni tappa è un incontro con la storia e con la cultura guaraní, ancora viva nei canti, nelle tradizioni e nell’accoglienza calorosa degli abitanti. L’itinerario passa anche accanto a ruderi di missioni gesuitiche, piccole chiese e santuari nascosti, testimonianze silenziose del passato.

Di particolare significato è l’arrivo al Santuario di San Ignacio Guazú, luogo di culto carico di misticismo, dove i pellegrini possono fermarsi per pregare, riflettere e trovare un momento di introspezione nel silenzio e nella pace.

Categorie
Ecuador escursioni funivie Idee di Viaggio Quito Sud America vacanze avventura Viaggi vulcani

Escursione sul Rucu Pichincha a Quito: cose da sapere

A nord di Quito, il vulcano Pichincha domina la capitale dell’Ecuador e ha dato il nome alla provincia di cui la città fa parte. Il vulcano è in realtà composto da due cime distinte, il Rucu Pichincha (noto come “Vecchio Pichincha” in quechua), a 4.698 m, e il Guagua Pichincha (noto come “Bambino Pichincha”), a 4.784 m. È quindi il più basso e antico dei due quello direttamente accessibile dalla funivia di Quito.

L’escursione sul Rucu Pichincha

I Pichincha sono vulcani gemelli, si trovano a pochi chilometri a ovest di Quito e sono molto visibili dalla capitale dell’Ecuador. I due vulcani sono ben distinti: il Gagua Pichincha, che significa BABY Pichincha, è il più alto e ancora attivo, mentre il Rucu Pichincha è più basso e più vicino a Quito, ma inattivo. L’ultima eruzione del Gagua è avvenuta nell’ottobre 1999 e ora si può notare la nuova cupola formatasi sul fondo del cratere. Possono essere scalati in maniera indipendente in due diverse escursioni, da affrontare con le dovute accortezze. Sono diventati un importante simbolo storico e turistico di Quito e dell’Ecuador. Entrambi, il Guagua e il Rucu Pichincha, offrono condizioni eccellenti per un acclimatamento morbido, magari in vista di altre escursioni sulle vette del continente, e viste mozzafiato su Quito e sull’Avenida dei Vulcani. Molte piante, colture endemiche colorate e diversi uccelli andini decorano il paesaggio sempreverde del Páramo.

sentiero rucu pichincha

Fonte: iStock

In cammino verso la cima del Rucu Pichincha

In passato, il sentiero per il Rucu era considerato piuttosto pericoloso, con bande che si aggiravano intorno alla montagna e aggredivano i viaggiatori. Visto che la scalata di questo vulcano stava diventando sempre più popolare tra i turisti, il governo ecuadoriano ha fatto un ottimo lavoro per rendere la zona più sicura: ora è possibile percorrerla a piedi senza temere aggressioni. Per iniziare la salita, dovrai arrivare fino alla stazione della funivia di Quito, con cui salirai fino ai 4000 metri di Cruz Loma. Una volta lì, dovrai prendere il sentiero lungo il fianco orientale della montagna che ti condurrò a una zona di ghiaia ripida prima di raggiungere la cima del Rucu Pichincha a 4627 metri. Qui potrai fare una pausa prima di tornare indietro verso la funivia e fare rientro in città.

Il sentiero per il Rucu Pichincha

Il sentiero che porta al vulcano è abbastanza facile da trovare. Basta seguire il tracciato mantenendo la splendida vista di Quito sulla destra e presto si vedrà l’indicazione per il vulcano Pichincha. Il percorso da seguire è ben visibile, a causa della vegetazione scomparsa per via del calpestio (ma a volte diventa meno chiaro man mano che ci si avvicina alla cima). All’inizio il sentiero sale e poi scende, superando alcune colline erbose da cui si gode una vista mozzafiato su Quito, che occupa tutta la valle. A questo punto ci si rende conto che l’escursione non sarà una semplice passeggiata! L’altitudine è già superiore a 4100 mt. e la respirazione è difficile. A poco a poco, il paesaggio diventa più roccioso, selvaggio e austero. Man mano che si sale di quota, le condizioni meteorologiche possono peggiorare, il vento si fa più forte, le nuvole colpiscono il viso e l’ossigeno viene a mancare.

Dopo un po’, il sentiero escursionistico si trasforma in un percorso di arrampicata. È un po’ sorprendente quando, dopo aver seguito un sentiero ben battuto fino a quel momento, ci si trova improvvisamente di fronte a rocce che bloccano il cammino. Ci si chiede se si debba aggirarle, scalarle? La risposta è sì, bisogna scalarle. Quando si inizia a scalare le parti rocciose, la vetta non è lontana. E il pendio diventa davvero ripido. Iniziano le difficoltà respiratorie. Ora siamo a 4500 metri, il solo camminare diventa molto difficile. La soluzione è quella di fare tante brevi pause per riprendere fiato.

teleferica rucu pichincha

Fonte: iStock

Sali sul vulcano Pichincha con la comoda teleferica

Dove si trova?

Il Rucu Pichincha si trova a cinque miglia a ovest di Quito ed è facilmente raggiungibile con un’escursione giornaliera. Il modo migliore e più veloce per arrivare è noleggiare un’auto o prendere un taxi fino alla funivia. Da lì, potrai decidere se salire con la teleferica (il viaggio costa circa 10 euro) o a piedi. In questo caso, il primo tratto dell’escursione è di circa 5 km fino al punto di arrivo della funivia. Anche se seguire il sentiero è abbastanza semplice, questa parte dell’escursione non è uno scherzo, perché in alcuni tratti è molto ripida e con la necessità di superare dei punti particolarmente rocciosi. Fai attenzione al meteo ovviamente perché se le nuvole iniziano a scendere potresti non riuscire più a vedere molto e a non seguire correttamente il percorso, che nel tratto finale diventa più arduo e necessita di una buona visibilità per essere affrontato in sicurezza. Quando si arriva in cima ci si può riposare all’interno della caffetteria e sedersi a godere del panorama (e dell’impresa appena compiuta).  Inoltre, si possono fare alcune attività come altalene panoramiche e noleggiare biciclette. Sicuramente, la vista panoramica è il motivo principale per cui si affronta la salita alla vetta del Rucu Pichincha. Per arrivare sulla vetta del vulcano gemello, il Guagua, ti servirà un veicolo 4×4 con il quale arrivare fino a una zona pianeggiante dove iniziare a camminare fino alla cima. Prima di raggiungere il bordo del cratere e la vetta, osserverai gli effetti dell’ultima eruzione, come la nuova cupola formatasi nel 1999.

quito panorama

Fonte: iStock

Vista dall’alto sulla bellezza di Quito

Come prepararsi all’alta quota?

Il nostro consiglio è quello di stare a Quito per almeno 2 o 3 giorni prima di tentare la scalata, per permettere al tuo corpo di produrre abbastanza globuli rossi. Sarebbe ancora meglio visitare alcuni luoghi nei dintorni di Quito a un’altitudine maggiore, per stimolare ancora meglio il processo di acclimatamento. Questa escursione dovrebbe essere fatta al mattino, perché spesso il tempo si guasta nel pomeriggio. Consigliamo vivamente di essere pronti a salire non appena la funivia apre, per avere le migliori possibilità di avere bel tempo e una splendida vista dalla cima. Questa escursione può risultare estremamente lunga, soprattutto se si sceglie di non usare la funivia e nel tuo equipaggiamento non potranno mancare stivaletti da trekking, giacca da pioggia, filtro per l’acqua, repellente per insetti, cappello, occhiali da sole e crema protettiva. Il bello di questa escursione è che potrai percorrere la strada più o meno lunga, e sarà comunque estremamente gratificante. Si rimane sbalorditi dalla vista non solo su Quito, ma anche dei vulcani. Può sicuramente essere considerato un percorso di media-alta difficoltà, per il quale è necessario essere ben preparati, ma ne vale indubbiamente la pena. Arrivare in cima è una sensazione fantastica. La mancanza di ossigeno svanisce e viene sostituita dalla gioia. Ci si sente davvero orgogliosi di non aver mollato. E in cima, è bello poter camminare di nuovo su un terreno pianeggiante!