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Scozia: alla scoperta di 5 luoghi misteriosi

La Scozia è terra di paesaggi mozzafiato; una nazione ricca di cultura e tradizioni uniche. Con le sue antiche leggende, castelli infestati e luoghi enigmatici, questo paese  nell’estremità settentrionale della Gran Bretagna è un paradiso per chi ama il mistero e l’avventura. I miti dei clan (che derivano dalle tribù, gruppi composti per lo più da individui legati al capo da legami di sangue), le danze tradizionali, il suono delle cornamuse e la cultura gaelica contribuiscono a creare un’atmosfera magica che cattura l’immaginazione di ogni visitatore.

Alcuni luoghi sono l’emblema e l’essenza di tutto questo: scopriamo 5 luoghi misteriosi che raccontano la storia più enigmatica di questa affascinante terra.

I Crannog della New Stone Age

I Crannog sono antiche abitazioni costruite su laghi e fiumi, tipiche della Scozia preistorica, e uno dei più noti si trova nel Loch Tay, nella regione del Perthshire. Queste strutture risalenti alla New Stone Age sono avvolte nel mistero riguardo alla loro funzione e costruzione. Usati forse come abitazioni difensive, ritiri cerimoniali o semplicemente case, i Crannog sono testimoni silenziosi di una civiltà antica che ancora suscita curiosità e fascino. Lo Scottish Crannog Centre si trova sulle rive del Loch Tay, vicino al villaggio di Kenmore: questo museo vivente offre ai visitatori l’opportunità di esplorare una ricostruzione autentica di un crannog dell’età del ferro e di scoprire di più sulla vita e le tecniche costruttive delle persone che vivevano in queste strutture antiche. Per arrivarci, basta seguire le indicazioni per Kenmore dal villaggio di Aberfeldy o Crieff, entrambi facilmente raggiungibili in auto da Perth. Una volta a Kenmore, ci sono segnalazioni chiare che ti guidano verso il centro.

La Valle di Glencoe

La valle di Glencoe, situata nelle Highlands scozzesi, vicino al villaggio omonimo, è nota per la sua bellezza selvaggia e per la tragica storia del Massacro di Glencoe del 1692, dove molti membri del Clan MacDonald furono uccisi dai soldati governativi. La valle è spesso descritta come uno dei luoghi più spettrali della Scozia, con un’atmosfera che sembra sospesa nel tempo. Si dice che le anime dei MacDonald uccisi vaghino ancora nella valle, e molte persone hanno riportato avvistamenti di figure spettrali e suoni inspiegabili. In generale, Glencoe è un paradiso per gli escursionisti e sono diversi i sentieri che includono il Lost Valley (Coire Gabhail), il Devil’s Staircase e le Three Sisters (verificare di avere l’equipaggiamento adeguato e le condizioni meteorologiche prima di partire). Ancora, il Centro Visitatori di Glencoe, gestito dal National Trust for Scotland, offre mostre informative sulla geologia, la flora, la fauna e la storia umana della valle. È un buon punto di partenza per comprendere meglio l’area. La Valle di Glencoe è facilmente raggiungibile in auto. La A82 è la strada principale che attraversa Glencoe, collegando Glasgow e Fort William e, partendo da Glasgow, il viaggio dura circa 2 ore e mezza. Diverse compagnie di autobus offrono servizi regolari verso Glencoe da Glasgow, Fort William e altre città vicine; in alternativa si può prendere un treno per Fort William (la linea ferroviaria West Highland offre un viaggio panoramico spettacolare!) e poi un autobus o un taxi fino a Glencoe.

Skaill House

Skaill House, situata sulle isole Orcadi vicino al sito neolitico di Skara Brae, è una dimora storica risalente al XVII secolo e nota per le sue leggende di fantasmi e apparizioni spettrali. Costruita vicino a Skara Brae, offre un intrigante connubio di storia antica e leggende moderne. Tra i racconti più noti, ci sono quelli di una misteriosa dama in grigio che si dice vaghi per le stanze della casa e di rumori inspiegabili che disturbano i visitatori. Skaill House è aperta ai visitatori durante la stagione turistica, generalmente da aprile a ottobre con visite guidate che esplorano la storia della casa e le leggende spettrali che la circondano. Arrivarci non è immediato: si può prendere un traghetto da John O’Groats, Scrabster o Gills Bay; oppure con un volo diretto per l’aeroporto di Kirkwall. Poi da Kirkwall o Stromness, bisogna guidare seguendo le indicazioni per Skara Brae, che si trova accanto a Skaill House, o prendere un autobus locale.

Il Castello di Edimburgo

Il Castello di Edimburgo domina la skyline della capitale scozzese dalla sua posizione strategica sulla Castle Rock. Avvolto da numerose leggende di fantasmi, il castello è stato teatro di avvistamenti di figure spettrali, come il suonatore di tamburo senza testa che si dice annunciare cattivi presagi. Inoltre, la prigione del castello è nota per essere infestata dai fantasmi dei prigionieri che vi morirono in condizioni terribili. Partecipare a una delle visite guidate del castello è il modo migliore per scoprire le storie più inquietanti e immergersi nell’atmosfera misteriosa di uno dei luoghi più iconici della Scozia.

Castello di Edimburgo

Fonte: iStock

Castello di Edimburgo

La Cappella di Rosslyn

La Cappella di Rosslyn, situata nel villaggio di Roslin a pochi chilometri a sud di Edimburgo, è famosa per le sue intricate sculture e per i misteri che la circondano. Tra le leggende più affascinanti ci sono quelle sui Cavalieri Templari e il Santo Graal. La cappella è ricca di simboli enigmatici che hanno alimentato numerose teorie del complotto e ipotesi sulla sua vera funzione. La sua architettura e le sue decorazioni, come il celebre “Apprendista Pilastro”, continuano a suscitare interrogativi e ad attrarre studiosi e curiosi da tutto il mondo. La Cappella di Rosslyn si trova a circa 12 km a sud di Edimburgo e ci si può arrivare in auto, autobus o taxi. La cappella è aperta tutto l’anno, ma gli orari possono variare stagionalmente, quindi è meglio controllare il sito web ufficiale per gli orari aggiornati e prenotare in anticipo una visita guidata o il solo ingesso con audio guida  in loco.

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Etna, tutte le leggende sul vulcano siciliano

L’Etna è un famoso complesso vulcanico siciliano ancora attivo, noto anche come Mongibello. Questo vulcano si trova sulla costa orientale dell’isola della Sicilia ed è uno dei vulcani più attivi del mondo, con un’altezza che supera addirittura i 3300 metri, che lo rende anche il più alto di tutto il continente europeo.

L’Etna, infatti, domina sulla vallata e sul golfo di Catania ed è visibile anche dalla città di Reggio Calabria e dai monti delle Madonie, che si trovano nella parte settentrionale della Sicilia. Il vulcano ha caratterizzato molto il paesaggio circostante, a causa del suo fuoco e della sua lava che hanno modificato continuamente il paesaggio, anche negli ultimi anni, creando non poche preoccupazioni nella popolazione vicina.

Le sue eruzioni, spesso spettacolari, hanno catturato l’immaginazione di molte persone, sin dai tempi antichi, e ciò ha portato alla nascita di numerose leggende legate alla sua grandezza ed alla sua enorme potenza. Tutto ciò ha reso l’Etna un simbolo culturale e mitologico conosciuto in tutto il mondo.

Ma quali sono le leggende legate al vulcano siciliano? Ce ne sono diverse: di epoca greca e romana, ma anche legate alla religione cristiana e alle tradizioni popolari siciliane.

La mitologia greca e l’Etna

Il dio del fuoco Efesto e la sua fucina

Una delle leggende più antiche legate all’Etna deriva dalla mitologia greca e riguarda storie legate al dio del fuoco e della metallurgia Efesto. Secondo questa leggenda, Efesto era noto per la sua abilità nel creare armi ed armature per gli dei dell’Olimpo e, secondo i greci, si diceva che la lava ed il fuoco che scaturivano, appunto, dall’Etna fossero una conseguenza dell’incessante lavoro di questo deo dell’Olimpo antico e della sua fucina sotterranea.

Tifone, il gigante ribelle a cento teste

Sempre nell’antica Grecia, si racconta di questo mostruoso gigante, dotato di cento teste di drago, chiamato Tifone. Questo essere, secondo questa leggende, venne sconfitto da Zeus ed imprigionato sotto il vulcano Etna. Proprio per questo, a causa di continui tentativi di liberarsi dalla prigione sotterranea, Tifone causò continui terremoti ed eruzioni vulcaniche.

Vista dalla città di Taormina dell'Etna innevato, con in primo piano le antiche rovine risalenti all'epoca degli Antichi Greci

Fonte: iStock

Vista dell’Etna dalle rovine greche della città di Taormina

Le leggende degli antichi romani

Anche in epoca romana nacquero delle leggende sul vulcano siciliano Etna, storie che non si discostano molto dalle loro versioni greche.

Encelado, uno dei titani ribelli sepolto sotto l’Etna

Una di queste leggende dell’epoca romana riguarda Encelado, ovvero uno dei titani che si ribellò contro gli dei dell’Olimpo. Un essere spaventoso, che possedeva mani enormi, una barba folta ed incolta, come pure le sopracciglia, e che al posto delle gambe aveva due squamose code di serpente. Questo spaventoso essere, dopo aver subito una sconfitta da Zeus, venne sepolto sotto l’Etna. I Romani credevano che i movimenti e le eruzioni del vulcano fossero causati dai tentativi di Encelado di liberarsi, come i greci pensavano che Tifone fosse la causa degli stessi avvenimenti.

La fucina di Vulcano e dei suoi ciclopi

Per il popolo romano, il vulcano siciliano era anche considerato come la fucina di Vulcano, considerato, come Efesto, il dio del fuoco. Come per i greci, anche in questo caso le eruzioni vulcaniche erano viste come il fumo e le scintille provenienti dalla fucina divina, dove Vulcano ed i ciclopi, ovvero i suoi aiutanti, forgiavano le armi sacre per gli dei.

Le leggende cristiane del Mongibello

Sono altre e diverse le leggende, invece, che provengono dal mondo cristiano. Infatti, con l’avvento del Cristianesimo, le leggende sul vulcano siciliano si trasformarono ed alle stesse vennero aggiunti elementi riconducenti alla religione.

La patrona della città di Catania: Sant’Agata

Una delle leggende più conosciute sarebbe quella legata a Sant’Agata, che è la patrona della città di Catania, che sorge proprio alle pendici dell’Etna. Si racconta che in passato ci fu un’eruzione molto violenta, che portò i cittadini catanesi a muoversi in massa verso il vulcano portando in processione il sacro velo di Sant’Agata, per chiedere ed implorando un suo intervento per fermare l’imminente catastrofe. Dopo questo gesto, l’eruzione si fermò, salvando così la vita alla popolazione siciliana e alla città di Catania. Da allora, la patrona Sant’Agata viene venerata come protettrice contro le eruzioni vulcaniche dell’Etna.

San Giorgio contro il drago Tifone

Quest’altra leggenda, invece, riporta all’antica Grecia. Si tratta nuovamente di Tifone, il dio ribelle che si mostrò ostile al volere degli dei grechi. Infatti, secondo il racconto di quest’epoca, San Giorgio avrebbe sconfitto un drago, spesso identificato con il nome di Tifone, che tentò di scappare alla prigionia sotto l’Etna, scatenando le eruzioni del vulcano e mettendo in pericolo la popolazione circostante.

Eruzione vulcanica dell'Etna, durante la quale è visibile anche la lava che fuoriesce dal cratere

Fonte: iStock

Eruzione dell’Etna, Sicilia

Le leggende popolari siciliane e dei popoli del nord

Nel corso dei secoli, storie e leggende relative a questo vulcano siciliano, hanno subito delle modifiche, con interferenze religiose e culturali. Sono nate sia leggende del popolo siciliano, ma anche da popolazioni del nord Europa.

La montagna e la luna e la sposa dell’Etna

La prima leggenda di stampo popolare siciliana, se così si può definire, è una delle più affascinanti. In questa leggenda si racconta come l’Etna fosse innamorato della luna e che ogni notte cercasse di raggiungerla, sfruttando il suo fuoco e le sue fiamme. Allora, la luna, commossa dall’amore della montagna, ovvero l’Etna, brillava sempre più luminosa, creando così uno spettacolo unico.

Questa leggenda riflette il fascino romantico che l’Etna riesce ad esercitare sugli abitanti della regione. Proprio da qui nasce un’altra leggenda popolare, ovvero la storia di una giovane donna, promessa sposa di un uomo considerato malvagio, la quale preferì gettarsi nell’Etna piuttosto che sposarlo. Da quel giorno, ogni volta che il vulcano siciliano erutta, si dice che ad uscire dal cratere siano le lacrime di questa sposa infelice.

Il mondo dei morti e la Regina Elisabetta I

Infine, una leggenda proveniente dai territori del Nord Europa e che riguarda un personaggio molto famoso della storia inglese: la Regina Elisabetta I. Questa leggenda, infatti, racconta che l’anima errante della Regina riposi nell’Etna, che era riconosciuto anche come il mondo dei morti, a causa di un patto che essa fece con il diavolo, in cambio del trono d’Inghilterra.

Come si è visto, l’Etna è ed è stato fonte inesauribile di leggende popolari e che hanno accompagnato le diverse popolazioni che hanno abitato la Sicilia. Queste leggende arricchiscono la cultura e la storia della Sicilia, ed aprono una finestra sul come gli esseri umani cerchino di comprendere, in qualsiasi modo, la forza di questo vulcano siciliano, il più attivo del pianeta terra.

Allo stesso tempo, queste leggende ne arricchiscono anche il fascino. Per chi visita l’Etna, il fatto di conoscere queste leggende, renderà l’esperienza ancora più profonda e significativa, ammirando probabilmente con occhi diversi una delle più belle meraviglie naturali della regione Sicilia e di tutto il territorio italiano.

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Cosa vedere a Zugo, borgo svizzero del piccolo cantone

Amanti dei tramonti e dei borghi medievali, Zugo è la destinazione perfetta per voi. Non c’è abitante di questa città del cantone svizzero che si perde lo spettacolo di colori offerto dal sole quando tramonta sul lago davanti al monte Pilatus. Il tramonto sarà il finale perfetto della vostra giornata trascorsa alla scoperta di questa cittadina dal fascino elegante che mixa perfettamente architetture classiche e moderne. Perdetevi tra i vicoli stretti del suo centro storico, passeggiate sul lungolago o concedetevi un momento di relax in uno dei tanti café.

Anche l’offerta artistica e naturale di Zugo (Zug) non delude: ci sono i monumenti medievali che riflettono il suo passato nobile, come l’antica polveriera, ciò che resta delle possenti mura difensive, e la chiesa di Sant’Osvaldo, testimonianza dell’affetto degli abitanti della città nei confronti del patrono. Non mancano le architetture moderne e i favolosi giochi di luce della stazione ferroviaria, per non parlare delle bellezze naturali racchiuse non solo nel lago, ma anche dentro grotte e sulle vette delle montagne circostanti. Ecco cosa vedere a Zugo, capoluogo del piccolo cantone omonimo, distante soli 20 minuti da Zurigo.

Il centro storico di Zugo

Fondata all’inizio del XIII secolo Zugo, oltre a rappresentare una delle mete turisticamente più importanti della Svizzera, è nota anche per essere una delle città con la tassazione più bassa di tutto il pianeta e per questo sede di tantissime società. Sono loro a conferirle un carattere internazionale che convive armoniosamente con le sue origini medievali, strettamente collegate con il suo simbolo più importante: lo Zytturm, la Torre dell’Orologio.

Oggi, con i suoi 52 metri, sovrasta l’intera città, anche se la sua storia è cominciata in modo diverso. La parte inferiore nacque come semplice passaggio per il centro storico e bisognerà aspettare il 1557 per vederla innalzata e completata fino a raggiungere la sua forma attuale con i bovindi e con il ripido tetto a padiglione. L’orologio, dal quale deriva il nome della torre (‘Zyt’ significa ‘ora’) invece, fu montato nel 1574. La parte più interessante resta l’orologio astronomico, suddiviso in quattro quadranti indicanti ciascuno la settimana, le fasi lunari, il mese e l’anno bisestile. Ogni giorno della settimana è scandita dalla figura della divinità di riferimento.

Altro monumento imperdibile del centro storico è il Municipio, edificato tra il 1505 e il 1509 in stile tardo gotico. In passato, il palazzo ha ospitato un mercato coperto al piano terra, mentre il primo e il secondo piano furono adattati per ospitare le riunioni del consiglio e quelle di corte. La sala più bella resta quella gotica situata al piano superiore, rivestita di pannelli arricchiti con lavori d’intaglio e diversi motivi provenienti dal Vangelo, come quello che vede raffigurato Cristo davanti a Pilato.

Merita una visita anche la chiesa di Sant’Osvaldo, capolavoro architettonico del XVI secolo. Sebbene gli elementi originali dell’antica chiesa siano pochi, ad affascinare sono soprattutto i bellissimi portali e le sculture, mentre la pittura di maggior pregio è il Giudizio Universale di Melchior Paul von Deschwanden risalente al 1866. La chiesa testimonia l’affetto della città e dei suoi abitanti nei confronti del santo, immutato nel corso dei secoli. Deliziosa anche la Polveriera dove, da molti anni, la società ornitologica della città, fondata nel 1878, si prende cura della colonia di rondini maggiori che vive al suo interno.

Zugo centro storico

Fonte: iStock

Il centro storico di Zugo illuminato la sera

Le tappe per gli amanti dell’arte

Il fascino medievale incontra quello moderno e lo fa attraverso l’arte. Zugo ospita un interessante museo delle belle arti, il Kunsthaus Zug, suddiviso in diverse aree tematiche che vanno dal modernismo classico a quello contemporaneo. A causa dello spazio limitato, le collezioni non vengono esposte in modo permanente, ma in mostre temporanee tematiche. Tra le più belle possedute dal museo citiamo quella dedicata al Modernismo Viennese in Europa al di fuori dell’Austria che vanta opere di Klimt, Gerstl, Hoffmann, Kokoschka, Schiele e Wotruba. Da quattro a cinque progetti all’anno, invece, sono dedicati all’arte contemporanea e del XX secolo includendo gli spazi pubblici circostanti.

Un altro monumento dedicato all’arte contemporanea di Zugo, situato proprio alle porte della città ricoprendo il ruolo di perfetto biglietto da visita, è la stazione ferroviaria. A realizzarla fu l’architetto Klaus Hornberger e grazie a un passaggio pedonale ben strutturato collega diversi rioni cittadini. La caratteristica che l’ha resa famosa e l’ha trasformata in punto di attrazione turistica è la magnifica installazione di luci creata dall’americano James Turrell e che potete ammirare tutti i giorni all’imbrunire.

Le bellezze naturali di Zugo

Tra le attività più amate per ammirare le bellezze naturali di Zugo c’è sicuramente l’escursione sul monte Zugerberg, alto 1093 metri e meta perfetta in ogni stagione. Troverete un’ampia scelta di sentieri adatti a tutti i livelli di trekking, alcuni possono essere percorsi anche con i passeggini diventando un’occasione unica per trascorrere una giornata all’aria aperta con tutta la famiglia. Dalla stazione di Zugo vi basterà prenderà il bus con direzione Zugerberg Bahn.

Un altro trekking unisce la natura con uno dei vanti della città: le ciliegie. Zugo, infatti, è famosa per essere la città delle ciliegie e, oltre ad allestire un mercato dedicato a questa frutta nei mesi tra giugno e luglio, è presente anche un sentiero escursionistico a tema che attraversa i campi con gli alberi di ciliegio e che offre viste panoramiche sul lago e sulla città.

Vicino a Zugo, invece, nel Lorzetobel, le gocce non solo hanno scavato la pietra, ma hanno anche plasmato nuove forme: qui potrete visitare le Höllgrotten per scoprire un mondo magico fatto di stalattiti e stalagmiti antiche di oltre 3.000 anni.

Lago di Zugo

Fonte: iStock

Vista sulle montagne e sul lago di Zugo
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Le Saline di Trapani, tra terra, mare e un tramonto strepitoso

Il sole batte sugli specchi d’acqua, ognuno separato dall’altro da un cordolo artificiale. L’abbagliante bianco delle mura degli edifici, del terreno su cui si cammina, della città che si mostra all’orizzonte dietro le grandi pale del mulino a vento si combina con il silenzio che permane.

Indifferenti al passaggio dell’uomo, in lontananza, un grande gruppo di bizzarri fenicotteri si nutre, le zampe nell’acqua che arriva loro alle ginocchia, se questo è il nome delle loro strane articolazioni.

Il blu profondo del mare circonda tutto, e dal mare viene tutto quello che c’è dentro e intorno alle saline di Trapani, luogo unico e magico adagiato in un angolo della Sicilia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le vasche di estrazione del sale alle Saline di Trapani

Vengono dal mare, o meglio da altre terre attraverso il mare, le tantissime specie di uccelli migratori che sostano e nidificano tra le saline, trovando imprevedibile ristoro in questo territorio estremo dove la sopravvivenza animale e vegetale è riservata ad alcune peculiari creature.

Viene dal mare il cloruro di sodio estratto nelle grandi vasche che compongono la gran parte del paesaggio: è il sale, l’oro bianco del tempo che fu che è tornato oggi ad essere una ricchezza per questo territorio, capace anche di cucire un percorso culturale e turistico attorno all’attività di estrazione che caratterizza le sponde del Mediterraneo intorno a Trapani da migliaia di anni.

Le saline di Trapani: la storia fino ad oggi

Malgrado non siano arrivate ai giorni nostri tracce che riescano a dare una data di origine alle saline di Trapani, la loro storia è vecchia quanto la Sicilia stessa.

I Fenici, che si insediarono nella parte occidentale dell’isola a partire dall’ottavo secolo a.C., erano infatti un popolo dedito al commercio e che faceva largo uso del sale marino come spezia e come conservante.

Per le prime tracce storiche dell’esistenza delle saline di Trapani si deve però attendere quasi due millenni: sono infatti documentate da Muhammad al-Idrisi, il più grande cartografo del suo tempo. Nato nell’odierna Ceuta, al-Idrisi è stato l’autore della Tabula Rogeriana, rimasta il migliore e più accurato mappamondo esistente fino all’epoca delle grandi navigazioni.

Nella parte finale della sua vita, al-Idrisi si stabilì a Palermo, alla corte del re normanno Ruggero II, e qui scrisse in uno dei suoi volumi dedicati al viaggio che a Trapani “proprio davanti alla porta della città si trova una salina”.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un mulino a vento delle saline di Trapani

Per secoli, le saline furono la ricchezza principale di Trapani. La produzione e il commercio vennero incentivati da Federico II di Svevia come dai successivi regnanti angioini, venne fatta ulteriormente crescere sotto il dominio aragonese e raggiunse poi l’apice nel corso del Cinquecento.

Una importanza, quelle della saline e del porto della città di Trapani, che sarebbe rimasta di prima rilevanza fino alla fine dell’Ottocento, per poi entrare in crisi nel ventesimo secolo. La concorrenza di altri prodotti, di altre industrie di sale marino, le guerre mondiali furono tutti fattori che portarono a un progressivo declino e al parziale abbandono delle saline. Una grave alluvione, nel 1965, aggravò la situazione.

Solo l’istituzione della riserva naturale, avvenuta all’inizio degli Anni Novanta, ha potuto salvare l’area delle saline di Trapani e renderla progressivamente quello che è oggi: un luogo quasi unico, dove ancora si pratica la salicoltura (il sale di Trapani è un prodotto IGP), ma che a questa attività ha saputo abbinare l’interesse naturalistico, in particolare dedicato alle numerose specie di uccelli migratori che vi sostano, e quello culturale, grazie alla presenza del Museo del sale in uno dei tanti mulini a vento che caratterizzano il paesaggio.

Saline di Trapani, la riserva naturale orientata

La riserva naturale orientata Saline di Trapani e Paceco è una vasta area protetta che si estende dalla parte meridionale della città e si estende nello zone di Nubia, Culcasi, Salinagrande, piccole frazioni di campagna con campi coltivati ad ulivo che si frappongono fra una salina e l’altra.

La fascia costiera interessata copre oltre mille ettari ed è gestita dal WWF, che si occupa della salvaguardia, della valorizzazione e della attività divulgativa legata a questo particolare contesto a metà strada tra terra e mare, dove la mano dell’uomo ha modificato il paesaggio nel corso dei millenni ma la natura rimane presente ed è oggi particolarmente tutelata.

Presso il Mulino Maria Stella situato nella frazione di Nubia del comune di Paceco è aperto il centro visite della riserva naturale, peraltro tutelata anche a livello internazionale come zona umida di particolare rilievo. Da qui partono le visite guidate gratuite che conducono i visitatori all’esplorazione delle saline con una escursione di un paio d’ore, nelle quali si mettono in evidenza le peculiarità naturalistiche dell’area, come la caratteristica flora tipica delle zone salmastre e le tante specie di uccelli presenti, fra i quali spicca una popolazione in grande crescita di fenicotteri rosa.

Fonte: Getty Images

Fenicotteri rosa popolano le saline, con Trapani sullo sfondo

La riserva naturale ospita 25 diverse specie di uccelli, tra cui quelle che più di recente vi nidificano sono il Gabbiano roseo, la Folaga, il Germano reale, la Pettegola, la Garzetta e la Volpoca.

Attraverso la visita guidata si entra anche in contatto con il mondo della salicoltura, con la storia di quello che viene chiamato l’oro bianco e con il suo particolare tipo di estrazione. Tra luglio e settembre è peraltro possibile vedere dal vivo l’attività di raccolta del sale.

Completa l’offerta della riserva il Museo del sale, una struttura privata gestita da una famiglia storicamente legata all’attività di salicoltura, dove i visitatori possono ripercorrere tappe e vicende della lunga storia delle saline di Trapani. Gli antichi strumenti utilizzati, il lavoro di raccolta, il particolare ambiente in cui ci si trova sono le tematiche che vengono approfondite nel percorso all’interno della struttura.

In più, è possibile avventurarsi tra le piccole vie pedonali che attraversano le saline, tra le vasche di raccolta del sale fino ad arrivare sulla riva del mare, dove si staglia all’orizzonte il profilo delle isole Egadi.

Saline di Trapani, il luogo ideale per il tramonto

Saline di Trapani Sicilia

Fonte: Lorenzo Calamai

Il tramonto alle saline di Trapani

Il Museo del sale, dov’è peraltro aperto anche un ristorante che approfitta degli ampi e suggestivi spazi dell’antico mulino a vento, è inoltre anche il luogo migliore per godere di uno degli spettacoli più suggestivi dell’intera città di Trapani.

Qui, nelle limpide sere d’estate, il sole abbraccia il mare in un tramonto strepitoso, richiamando tante persone che vogliono godersi lo spettacolo, trapanesi e non.

Nel tardo pomeriggio la luce del sole si fa mano a mano sempre più dorata e bagna in maniera quasi abbacinante le circostante. Pian piano, ma in apparenza sempre più rapidamente, la stella si fa sempre più grande e si tinge di un rosso intenso, trasformando il cielo in uno spettacolo fiammeggiante.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un’imbarcazione si staglia contro il tramonto alle saline di Trapani

Il bel panorama che dalle saline spazia sui contorni delle Egadi e sulla città di Trapani, che si trova alle spalle del mulino a vento, muta rapidamente i suoi colori.

Il momento emozionante prosegue per diversi minuti anche dopo che l’orizzonte avrà inghiottito la grande palla rossa: la luce è ora soffusa, il cielo si tinge di sfumature indaco e viola, i colori si fanno più morbidi e il vento accarezza gentilmente il pelo dell’acqua delle vasche di raccolta del sale, increspandone la superficie.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le isole Egadi fanno da sfondo allo spettacolo del crepuscolo

È un’emozione lunga e languida, da godersi fino in fondo, fin quando le prime stelle non cominciano a brillare nella metà orientale del cielo. Se siete rimasti colpiti dall’unicità del panorama delle saline, dai volti enigmatici e dai colori degli uccelli migratori, non potrà fare a meno di colpirvi quest’ultima trasformazione del contesto quando il sole saluta il giorno e tutto si fa più silente.

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Copenaghen Curiosità Notizie Viaggi

Copenhagen premia i turisti virtuosi con tante attività gratuite

Si parla sempre più spesso di turismo responsabile, un trend che si diffonde rapidamente in tutto il mondo per tutelare alcune delle località più belle e fragili che fin troppo frequentemente vengono prese di mira dai viaggiatori. Ci vogliono però iniziative concrete per affrontare il problema e Copenhagen pare si stia muovendo lungo la strada giusta. Per combattere le conseguenze negative dell’overtourism, la città ha deciso di premiare i turisti più virtuosi offrendo loro alcune attività gratuite. Scopriamo di cosa si tratta.

Copenhagen contro l’overtourism

Il problema dell’overtourism è diventato sempre più allarmante, soprattutto da quando abbiamo potuto vedere in prima persona la rigenerazione delle più belle località del mondo nel periodo Covid, quando le presenze sono scese a zero. Come affrontare questo fenomeno così dannoso per l’ambiente e per le comunità locali? La maggior parte delle destinazioni più famose e prese di mira dai turisti hanno adottato misure molto diverse: ad Amsterdam, ad esempio, è vietata la costruzione di nuove strutture ricettive. Mentre Venezia ha introdotto un ticket d’ingresso nelle giornate con maggior affluenza di visitatori.

Ora scende in campo anche Copenhagen, che tuttavia non mira a ridurre l’afflusso di turisti – ricordiamolo, uno dei principali motori dell’economia di tutto il Paese. La sua è piuttosto un’iniziativa che ha come obiettivo rendere i visitatori più consapevoli delle conseguenze negative del loro passaggio, cercando di spronarli ad essere maggiormente responsabili. Si tratta, insomma, di adottare comportamenti sostenibili che aiutino l’ambiente, senza dissuadere i turisti dal mettersi in viaggio per raggiungere la splendida città danese.

Di cosa si tratta, nel dettaglio? È molto semplice: la capitale della Danimarca ha lanciato il programma CopenPay, che ha avuto inizio il 15 luglio e terminerà il suo periodo sperimentale l’11 agosto 2024. I turisti che daranno prova di essere virtuosi, adottando alcuni semplici comportamenti di buona civiltà, potranno ricevere alcune attività gratuite da compiere in città, per godersi al meglio le loro vacanze. Sono disponibili, ad esempio, pranzi e cene già pagati, caffè offerti nei bar e calici di buon vino. O ancora, il noleggio gratis di kayak o l’ingresso ad alcuni dei principali musei.

Un turismo sempre più responsabile

Al momento, l’iniziativa lanciata da Copenhagen è solamente sperimentale, ma sono già 24 le attrazioni e i locali della città che hanno aderito, proponendosi di offrire attività gratuite ai turisti virtuosi. Ma cosa significa, precisamente, “essere virtuosi”? Non bisogna far altro che comportarsi in maniera civile, rispettando la natura e gli abitanti locali come se anche noi appartenessimo a tale comunità. Qualche esempio? Raccogliere e differenziare i rifiuti, per proteggere l’ambiente e causare il minor disagio possibile con la propria presenza.

O ancora andare a piedi, noleggiare una bici o muoversi con i mezzi pubblici per raggiungere le principali località turistiche della città. L’iniziativa si basa quasi sempre sulla fiducia, non essendo necessaria alcuna prova del proprio comportamento virtuoso. Ma è possibile che alcune istituzioni richiedano una foto dei turisti che passeggiano o pedalano, o magari il biglietto del bus usato per spostarsi. “Le attrazioni di Copenhagen premiano le azioni rispettose del clima. Tutte le nostre scelte hanno un impatto ambientale, quindi perché non prendere decisioni consapevoli che avvantaggiano tutti noi e vengono ricompensate?” – si legge sul sito ufficiale VisitCopenhagen.

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Parigi di notte è magica: gli itinerari imperdibili

Straordinaria di giorno, incantata con le luci infuocate del tramonto e sorprendente la sera, Parigi è semplicemente meravigliosa in ogni momento della giornata. Perché lei è romantica e illuminata, intellettuale e misteriosa, bellissima come solo lei sa essere.

Se Parigi è la città più poetica e spettacolare da visitare durante il giorno, aspettate il tramonto, quando il sole lascia spazio alla luna e le prime luci della sera si accendono: è così che la Ville Lumière si trasforma e mostra il suo vestito migliore, quello delle migliaia di luci che la rendono protagonista di uno spettacolo incantevole in cui lasciarsi trasportare.

Riscopri tutta la magia di Parigi dopo il calar del sole e lasciati meravigliare dalla sua vivace e allo stesso tempo romantica vita notturna, per innamorarti un’altra volta dell’intramontabile città delle luci, vestita con il suo abito più elegante.

Parigi di notte: la magia della città delle luci

Ha ispirato artisti, scrittori e illuminati, filosofi e letterari, poeti e pittori. Eppure anche attingendo a tutta l’eredità che ci hanno lasciato gli altri, non riusciremmo a descrivere l’immensità di una città artistica e sofisticata, ricca di storia, di tesori architettonici, di fascino e di mistero. Anche un caffè o una semplice passeggiata a Parigi sanno trasformarsi in un’esperienza. E poi ci sono le cattedrali e i musei, le vie dello shopping e quelle dell’alta moda.

La Ville Lumière è sorprendente. Lei che è chiamata così perché è stata la patria dell’illuminismo, ma anche una delle prime città europee ad aver portato le luci tra le strade. Ed è proprio quando queste si accendono, di notte, che inizia la magia. Non è un caso che la capitale francese abbia ottenuto il primo posto nella classifica delle città più belle di notte.

Cosa fare a Parigi di notte: itinerari e cosa vedere assolutamente

Quando il sole lascia spazio al crepuscolo si riscoprono i due volti migliori di Parigi, quello romantico ed elegante, ma anche quello vivace e frizzante. Lo spettacolo inizia proprio quando le strade e i quartieri di Parigi si illuminano gradualmente creando un’atmosfera magica.

La capitale della Francia di notte risplende e vale la pena di essere vissuta, proprio come quel film di Woody Allen che ci ricorda che quando l’orologio segna la mezzanotte, qui, nella città delle luci, tutto è possibile.

Scopri cosa fare a Parigi di notte e quali sono i migliori itinerari per non perdersi il migliore spettacolo di luci notturno di questa splendida città dall’anima elegante.

Passeggiare lungo le vie illuminate, tra i palazzi storici e le rive della Senna

Il modo migliore per scoprire la Parigi notturna è camminando accompagnati dalle luci del tramonto che infuocano i monumenti iconici della capitale francese. Iniziando dagli Champs-Elysées con il loro imponente Arc de Triomphe, si percorre la strada che non dorme mai e si attraversano i bellissimi Jardins de Tuileries fino raggiungere il Louvre e ammirare la piramide dorata che illumina il piazzale del museo.

L’itinerario che conduce alla scoperta dell’anima serale di Parigi prosegue attraversando uno dei ponti più romantici della città, il Pont des Arts, con una splendida vista sull’Île de la Cité.

Dalla Rive Gauche è possibile osservare la bellezza della Cattedrale di Notre-Dame, silenziosa e magica, e poi via lungo la Senna per ammirare gli edifici, le attrazioni e i tipici negozi parigini. Un itinerario, quello notturno, che passa inevitabilmente anche per i magici ponti della città, tra i quali l’imponente Pont Alexandre III e il più antico, il Pont Neuf.

Un itinerario diverso, che parte sempre dall’Arc de Triomphe, è quello che porta al simbolo di Parigi, la Tour Eiffel. Passeggiando lungo una delle strade che si aprono a raggiera dall’arco monumentale, si raggiunge la place du Trocadero, sulla Rive Droite della Senna, che apre la vista sulla colossale torre in ferro costruita nel 1889.

Il bellissimo Pont Neuf di notte a Parigi

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Pont Neuf

Ammirare la Tour Eiffel di notte

Una volta che le luci della notte dominano la città, fermatevi davanti alla Torre Eiffel e tenete d’occhio l’orologio perché il momento migliore per osservarla in tutto il suo splendore corrisponde proprio alle ore serali. Allo scoccare di ogni ora, per 5 minuti, la struttura regala uno spettacolo di più di 20mila luci che la fanno brillare nel buio. Ma è all’una di notte che le luci scintillanti si accendono un’ultima volta (per circa 10 minuti) per dare a tutti la buonanotte più magica e suggestiva.

Lo spettacolo magico della Tour Eiffel illuminata

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Tour Eiffel

Esplorare Parigi dall’alto: Tour de Montparnasse, Tour Eiffel e Montmartre

Se scoprire Parigi camminando tra le sue vie illuminate è un’esperienza suggestiva, non potete perdervi lo spettacolo mozzafiato della vista della città dall’alto. Panorami splendidi mostrano la Ville Lumière nei suoi colori migliori, quelli che la rendono un quadro variopinto in cui palazzi, monumenti e boulevard spiccano quasi come infuocati dalle calde luci notturne.

Tra i migliori punti panoramici dai quali lasciarsi ammaliare da tanta bellezza, ci sono sicuramente la Tour Montparnasse, con la sua terrazza a 200 metri di altezza aperta fino alle 23.30 durante l’estate, la Tour Eiffel, la cui sommità tocca quasi i 300 metri e regala una vista incredibile a 360° sulla città più romantica del mondo, e infine Montmartre.

È proprio dalla collina che spicca nella parte Nord di Parigi che la città regala una delle viste più suggestive e romantiche: dopo una passeggiata tra le tipiche viuzze del quartiere di Montmartre, tra artisti di strada e atelier, sedetevi sulle scalinate che fronteggiano la basilica del Sacre Coeur illuminate dagli eleganti lampioni parigini, e lasciatevi stupire dalla trasformazione della città, punteggiata da migliaia di luci che si accendono man mano che il chiarore del giorno lascia spazio all’oscurità della notte.

Splendida vista su Parigi da Montmartre

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Vista notturna su Parigi da Montmartre

Fare una crociera notturna sulla Senna

Le calme acque della Senna fanno da sfondo a un’altra esperienza memorabile per scoprire il volto notturno più magico di Parigi. Le numerose crociere messe a disposizione seguono il fiume che attraversa la città e costeggiano alcuni delle più importanti attrazioni storico-artistiche della Ville Lumière.

Coloro che vogliono trascorrere una serata romantica con vista sulla Tour Eiffel illuminata, sul Louvre e su Notre Dame, possono prenotare uno dei “bateau mouche” (il tipico battello parigino) che offrono ai propri ospiti anche una squisita cena a lume di candela.

Notre Dame de Paris illuminata dalle luci della sera a Parigi

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Notre Dame de Paris

Assistere a uno spettacolo del Moulin Rouge

Uno dei simboli indiscussi della vita notturna parigina è senza dubbio il Moulin Rouge, risalente alla Belle Époque del 1889 e reso ancor più celebre dall’omonimo film.

In un viaggio alla scoperta di Parigi durante la notte, una tappa qui è d’obbligo, sia per ammirare la rossa facciata esterna con le suggestive pale illuminate, ma anche per assistere a uno dei suoi iconici spettacoli di cabaret.

Ma il Moulin Rouge, situato nel quartiere di Pigalle ai piedi di Montmartre, non è l’unico teatro parigino in cui seguire questo genere di spettacoli, parte della cultura sociale e urbana della città, tra cabaret, Burlesque, Cancan e tanto divertimento. Tra gli altri locali famosi troviamo anche il Crazy Horse, il Lido e il Paradis Latin, costruito da Gustave Eiffel nel cuore del Quartiere Latino.

L'intramontabile Moulin Rouge di Parigi

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Moulin Rouge

Tour notturno di Parigi in autobus panoramico

Parigi è una grande città e girarla interamente a piedi in una serata può risultare faticoso. Ecco allora un’alternativa alle passeggiate o alla crociera sulla Senna: il tour serale in autobus panoramico. A bordo del mezzo si attraversano le vie principali della Ville Lumière e i suoi monumenti più rappresentativi splendidamente illuminati.

Riscoprire la musica classica all’Opéra Garnier

Non può mancare una tappa al teatro lirico più grande d’Europa: l’Opéra Garnier, nel IX arrondissement. Con lo splendido soffitto dipinto da Chagall, il luogo che ha ispirato “Il fantasma dell’Opera” regala emozioni uniche ascoltando la musica classica.

Ma anche altri teatri parigini sono veri e propri templi della musica, come l’Opéra Bastille nel XII arrondissement, e l’Olympia, poco distante e raggiungibile attraversando il boulevard des Capucines.

Ascoltare musica Jazz nel Quartiere Latino

Parigi ha tante sfaccettature e una delle più spettacolari è la sua anima jazz. Nelle ore serali recatevi nel Quartiere Latino, a sud dell’Ìle de la Cité: qui troverete numerosi locali in cui godere di una piacevole serata immersi nell’atmosfera della musica jazz. Tra i più celebri troviamo Le Caveau de la Huchette, Le Caveau des Oubliettes, Aux Trois Mailletz e Le Petit Journal Saint Michel, a due passi dal bellissimo Jardin du Luxembourg.

Spostandovi invece nel 1° arrondissement, a poca distanza dal Centre Pompidou, troverete il locale Le Duc des Lombards, il più rinomato jazz club che ospita i maggiori artisti del genere.

Passare una notte al museo nel cuore di Parigi

Entrare in un museo la sera è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita. Nella quiete della notte le gallerie, che espongono le più importanti opere d’arte al mondo, acquistano un fascino speciale.

Recatevi allora al Museo d’Orsay il giovedì, fino alle 21.45, per ammirare i capolavori degli impressionisti, oppure al Centre Pompidou, sempre il giovedì fino alle 23, per immergervi nella più grande collezione di arte moderna e contemporanea del Vecchio Continente.

Anche il Mémorial de la Shoah e il Musée du Luxembourg propongono aperture più lunghe fino alle 22.00, rispettivamente il giovedì e il lunedì. Per ammirare invece le opere del Musée d’Art Moderne in notturna e in totale tranquillità, potrete entrare fino alle 22.00 ogni giovedì, mentre il sabato l’orario di apertura si allunga fino alle 20.00. E il Louvre? Anche uno dei musei più famosi e visitati al mondo pratica orari prolungati, il mercoledì e il venerdì fino alle 21.

La suggestiva piramide del museo del Louvre illuminata al tramonto

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Louvre al tramonto

Vivere Parigi di notte tra locali, ristoranti e discoteche

L’aspetto di Parigi più frizzante e vivace si assapora tra i locali e i ristorantini che riempiono di vita le vie del centro storico. Da provare il celebre Ice Kube, primo e unico bar costruito completamente in ghiaccio, oppure uno dei tanti bistrot e cocktail bar che animano le serate parigine, come l’Harry’s Bar, che ha ospitato anche Hemingway e Sartre, lo Sherry Butt dalle luci soffuse oppure La Bellevilloise, luogo che mescola la vita notturna con la cultura e l’arte.

E chi vuole divertirsi a ritmo di musica fino alle prime luci dell’alba può recarsi in una delle discoteche del centro città, come il famoso Rex Club, santuario della musica elettronica, e il T7, tra i locali più apprezzati dai parigini.

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Notti esplosive: le feste con i fuochi d’artificio più belle d’Italia

Spettacoli pirotecnici che passione: l’estate è un momento magico per tante ragioni, compreso il fatto che si trascorre più tempo all’aria aperta, che le serate fuori sono all’ordine del giorno e che ci sono tantissimi appuntamenti da non perdere nel ricco calendario di eventi.

Tra i più magici le feste che vedono come protagonisti i fuochi d’artificio e che si trovano in tantissimi luoghi d’Italia. Lo spettacolo delle luci che esplodono nel cielo stellato e la miriade di colori che sovrastano il territorio, vanno a creare fantasie sempre nuove e lo spettacolo si ripete ogni anno regalando a chi assiste momenti indimenticabili e, perché no, anche profondamente romantici.

In Italia ci sono numerose feste di fuochi d’artificio sparse per tutta la Penisola: si tratta senza dubbio di appuntamenti impedibili che, di frequente, si intrecciano alle tradizioni del territorio.

Le feste con fuochi d’artificio in Italia: nord

Il nostro viaggio alla scoperta delle feste con fuochi d’artificio tra le più suggestive d’Italia parte dal Piemonte e, più precisamente, da Torino dove ogni anno – in occasione del suo patrono San Giovanni – si tengono diversi appuntamenti che culminano il 24 giugno. Imperdibili sono proprio i fuochi che illuminano dall’alto la città e sono davvero un momento indimenticabile. Questa festa si articola in altri momenti come la sfilata del corteo storico e l’accensione del falò.

Ci spostiamo in Lombardia, sul Lago di Como, dove ogni anno si tiene la Festa di Varenna (nel 2024 alla sua 41esima edizione). Dal 5 al 7 luglio street food, giochi della tradizione, rievocazione storica e interessanti escursioni sopra le Lucie, imbarcazioni tipiche di questa zona. Nella notte di sabato 6 luglio anche un favoloso spettacolo pirotecnico per incantare grandi e piccini.

Imperdibile anche il Palio dei Castelli di Castiglione Olona (Varese) dove il passato, tra artisti di strada, cibo, musica e corteo storico, si mescola allo spettacolo dei fuochi d’artificio. La data? Per assistere alla magia dello spettacolo pirotecnico il 7 luglio 2024.

Anche la Liguria regala tantissimi appuntamenti con i fuochi d’artificio. Qui le luci si specchiano sul mare e regalano allo sguardo scenari davvero suggestivi. Tra i tanti non si possono non citare quelli che vengono proposti a Recco in occasione del 7 e dell’8 settembre. Bancarelle di cibo (in cui gustare la famosa focaccia al formaggio di Recco), fiera di merci varie e le sparate dei quartieri cittadini accolgono i visitatori. E poi spazio ai fuochi, che hanno reso la cittadina in provincia di Genova celebre in tutta Italia.

Levanto, in provincia di La Spezia, si accende di magia tra il 24 e il 25 luglio in occasione della Festa del Mare: corteo storico, sbandieratori, musici, processione sono alcuni delle cose imperdibili. Come lo è la serata finale_ sulla passeggiata con gli occhi puntati verso il cielo per godere dell’esplosione di luci e colori.

A Bibione (Venezia), invece, lo spettacolo pirotecnico si tiene sabato 15 giugno 2024 ed è il modo perfetto per inaugurare l’estate. E per concluderla? Nella stessa location lo how si tiene anche il 12 settembre e i fuochi d’artificio sono coordinati alla musica.

Il Redentore, invece, a Venezia regala il fascino meraviglioso di uno spettacolo pirotecnico sabato 20 luglio: la bellezza delle luci colorate che si stagliano nel cielo di questa città unica al mondo è un momento di profonda e memorabile bellezza.

Centro Italia: le feste dei fuochi

È la Romagna una delle regine dei fuochi d’artificio: la Notte Rosa 2024 si tiene dal 5 al 7 luglio e coinvolge tutto il territorio sia sulla costa che nella zona più interna. Parola d’ordine? Divertimento con concerti, mostre, spettacoli e i tanto amati fuochi d’artificio che rendono la festa ancora più indimenticabile.

Se invece Firenze è la vostra città del cuore, qui il 24 giugno per San Giovanni si tengono tantissimi appuntamenti imperdibili, ma lo spettacolo pirotecnico osservato dalla zona del lungo Arno è qualcosa che resta tra i ricordi indelebili: una cartolina di impareggiabile bellezza. I “Fochi di San Giovanni” sono davvero imperdibili.

A Roma occhi puntati verso il cielo in occasione della Girandola a Castel Sant’Angelo: si tratta della festa di San Pietro e Paolo che si celebra il 29 giugno, quando si tiene la rievocazione storica e poi lo spettacolo pirotecnico che si può ammirare da punti ben precisi lungo il Tevere.

Invece a Cinecittà Word dal 5 al 14 luglio 2024 c’è Stelle di fuoco, ovvero il campionato italiano di fuochi d’artificio che prevede tantissimi spettacoli che tolgono il fiato: decisamente imperdibile, prevede circa un totale di 12 show che si possono ammirare anche da una distanza di 10 chilometri.

Spettacoli pirotecnici: le feste con i fuochi d’artificio nel sud Italia

Tra le mete più amate delle vacanze c’è il sud Italia che regala location da favola, cibo saporito e un’accoglienza invidiabile. Ma anche spettacoli pirotecnici stupefacenti. A Napoli, ad esempio, il 15 luglio si celebra la Madonna del Carmine con un concerto e lo show Incendio del campanile.

A Bari, invece, si celebra San Nicola con i fuochi che, nel 2024, sono in programma l’8 e il 9 maggio con cambio di data e programmazione il 19: lo spettacolo pirotecnico è sempre molto suggestivo e si tratta di un antipasto gustoso di quelli che animano tutta Italia con le feste durante l’estate. A Locorotondo (in provincia di Bari), poi, si tiene LUMinAria il 5 luglio con musica, danza e la bellezza suggestiva dell’illuminazione del centro grazie alla luce morbida e avvolgente delle candele. A concludere fuochi barocchi da ammirare con il naso all’insù.

In Sardegna, infine, si può ricordare Sa Gloriosa 2024 che si tiene a Masullas in provincia di Oristano: l’appuntamento è dal 29 giugno al 3 luglio.Durante queste giornate sono previsti tantissimi eventi, ma senza dimenticare il fascino suggestivo dei fuochi d’artificio. Per questi l’appuntamento è previsto nella serata del primo luglio.

Dal nord al sud della penisola italiana si tengono tantissime feste con fuochi d’artificio, spettacoli pirotecnici di inequivocabile bellezza che lasciano senza fiato. E vale la pena partire con il naso all’insù e con nel cuore la voglia di lasciarsi ammaliare da tanta bellezza.

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Boeing 787, 747, 737: perché questi aerei cominciano con il numero 7

Vi siete mai chiesti perché nella sigla dei modelli aerei Boeing viene utilizzato sempre il numero 7? Ci sono il Boeing 787, 747, 737 senza dimenticare il 777, il 757 e il 767. Sono molti i miti che aleggiano intorno a questa domanda, come la credenza che parla del 7 come numero fortunato e che, scegliendolo, gli aerei siano meno soggetti a incidenti. Molti matematici e ingegneri, invece, erano certi che il numero del Boeing 707 era stato scelto perché rappresentava il seno dell’angolo spazzato dall’ala. Niente di più lontano dal vero! La verità è un po’ più banale e ve la raccontiamo di seguito.

Breve storia della numerazione dei Boeing

I primi modelli di Boeing non utilizzavano la numerazione con il 7 all’inizio, diventata una consuetudine solo a partire dal Boeing 707, ma vennero chiamati semplicemente Model 40, Model 80 o Model 247. Poco orecchiabili, vero? Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’azienda capitanata da William Allen subì un ampliamento: se fino ad allora la Boeing era una compagnia specializzata nella costruzione di arei militari, da quel momento in poi si espanse anche sul mercato degli aerei commerciali. Come conseguenza, a ogni dipartimento venne associato un numero a tre cifre e a quello dedicato alla progettazione dei jet da trasporto spettò il 700.

A sostegno di questa strategia di diversificazione, il dipartimento di ingegneria divise i numeri dei modelli in blocchi di 100 per ciascuna area: i blocchi 300 e 400 continuarono a rappresentare i velivoli militari, il blocco 500 sarebbe stato utilizzato per i motori a turbina, il blocco 600 era per i razzi e i missili e il blocco 700 era per gli aerei da trasporto. Il primo aereo sviluppato da quest’ultimo blocco era il modello 700, ma la compagnia decise che non suonava bene per essere il nome del loro primo jet commerciale. Il dipartimento marketing della Boeing suggerì come nome Boeing 707, dal suono molto più gradevole.

Una strategia di marketing vincente

In seguito arrivò il Modello 717, per l’Air Force, al cui nome è stata aggiunta la designazione militare KC-135. Così il dipartimento di marketing della Boeing decise che tutti i modelli, la cui numerazione iniziasse e finisse con il numero 7, sarebbero stati riservati esclusivamente ai jet commerciali. L’unica anomalia è stato il Boeing 720, poiché una versione a corto raggio e con migliori prestazioni del modello 707, commercializzato con numerazione 707-020. Dal Boeing 717 in poi tutti i jet commerciali Boeing sono stati chiamati in successione in base alla formula 7-7: 727, 737, 747. Fino all’ultimo modello di aereo per trasporto commerciale, il Boeing 787 Dreamliner.

Alcuni di questi aerei sono diventati famosi anche perché hanno superato la prova del tempo meglio di altri. Il 737, per esempio, ha trasportato i suoi primi passeggeri 50 anni fa ed è ancora operativo e in buone condizioni. Il 737, l’aereo di linea di maggior successo mai costruito, è in circolazione da così tanto tempo che ha esaurito la numerazione. Altri modelli hanno scritto la storia dei viaggi in aereo, come il 747, progettato e costruito nel 1967, il primo velivolo a doppio corridoio al mondo. Dopo il 737-900, la Boeing ha lanciato la serie 737 MAX. L’ultima versione è il 737 MAX 10, entrato in servizio nel 2020.

In conclusione, la risposta alla fatidica domanda è racchiusa in una strategia di marketing vincente, considerata una delle più grandi di tutti i tempi.
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Vacanze in camper, per evitare l’overtourism è boom di dupe destination

Quest’estate assisteremo a un vero e proprio boom di “dupe destination” (letteralmente “destinazione copia”), quelle mete “clone” di quelle più richieste che tutti vogliono visitare onde evitare di trovarsi in quelle destinazioni sovraffollate soggette al cosiddetto overtourism. Questa nuova tendenza, nata su TikTok e legata, inizialmente, all’industria beauty, si sta diffondendo sempre più anche nel mondo dei viaggi, come svela una recente analisi di Expedia Group da cui è emerso che nel 2024 i vacanzieri sono pronti a partire per luoghi più inaspettati e, spesso, anche più convenienti.

Anche per chi è solito trascorrere le vacanze in campeggio sia a bordo di un camper sia in tenda, benché questo tipo di viaggio garantisca maggiore flessibilità e libertà di movimento, ci sono delle “dupe destination”. Sì, perché, se è vero come i dati riportano che quest’anno il settore dei viaggi tornerà ai numeri pre-pandemia se non addirittura li supererà talmente sta andando bene, anche i camperisti dovranno trovare delle alternative per non trovare troppa folla.

Le “dupe destination” per i camperisti

La piattaforma di noleggio camper CamperDays ha creato una lista di mete alternative suggerite per le proprie vacanze on the road in nome di un turismo più attento con lo scopo di rigenerarsi lontani dalle folle di turisti.

Lione, “dupe destination” di Parigi

Quest’estate, per esempio, è l’anno di Parigi per via delle Olimpiadi che prendono il via il 24 luglio. Peraltro, i prezzi nella Capitale francese saranno ancora più elevati del solito. Ecco allora che la “dupe destination” alternativa a Parigi è Lione (che è anche molto più vicina all’Italia). Se non si vuole rinunciare alla magica atmosfera parigina (Lione per certi verso le somiglia molto) unita a un budget ridotto e, magari, alla passione per lo sport (fino al 9 agosto si svolgono le partite di calcio, maschili e femminili, che fanno parte delle gare per i Giochi Olimpici) questa è la scelta giusta. Lione ha un centro storico che è Patrimonio Unesco, ha il secondo più grande quartiere rinascimentale al mondo dopo Venezia, ha ben due fiumi, il Rodano e la Saona, in mezzo ai quali sorge il quartiere della Presqu’île, la penisola che ospita eleganti palazzi, negozi d’alta moda, raffinati caffè e splendidi teatri ed è la patria della nouvelle cuisine francese nata con Paul Bocuse. Appena fuori dal centro ci sono numerosi campeggi e le aree di sosta, principalmente localizzate lungo il Saona, la rendono una meta ideale per un viaggio on the road in Francia.

Girona, “dupe destination” di Barcellona

Chissà perché tutti vogliono andare a Barcellona… E non una ma due, tre, quattro volte. Le rambla sono sempre super affollate di turisti, per non parlare poi del lungomare di Barceloneta o del quartiere storico, il Barri Gòtic, delle code infinite per visitare la Sagrada Familia o Casa Batlló. Eppure, a pochi chilometri da Barcellona c’è una città molto bella, che molti hanno imparato a conoscere perché ci atterrano i voli low cost di Ryanair. Stiamo parlando di Girona, meta alternativa che offre un autentico spaccato della vita della Catalogna senza, tuttavia, le folle e i costi di Barcellona (da cui dista circa un’ora e mezza). Anche a Girona c’è la rambla, il cuore pulsante della città con negozi e locali della movida notturna che da Pont de Padra segue il corso del fiume Onyar costeggiando deliziose case colorate e possenti archi costruiti in epoca romana. Sebbene l’architettura dal sapore medievale di Girona possa essere ammirata in tutta la città, il suo grande punto di forza sono le imponenti mura che circondano il confine orientale del centro storico, da cui si ha una vista eccezionale sui dintorni di questa graziosa cittadina. A 500 metri dal centro è possibile stazionare con il proprio camper o van in un’area di sosta provvista solo di elettricità oppure ci si può spostare verso la Costa Barcelona in uno dei tanti campeggi attrezzati.

Galway “dupe destination” di Dublino

Questo consiglio è valido non soltanto per chi trascorre le vacanze in camper, dato che non è da tutti fare un viaggio guidando fino all’Irlanda. Infatti, si sa che gli italiani, dopo Barcellona, amano molto anche Dublino, che visitano più volte nella vita. Dublino, infatti, è piena di turisti in qualunque momento dell’anno, persino a novembre quando piove e fa freddo perché il loro Halloween è il più bell’evento che si possa festeggiare o a marzo quando celebrano la festa di San Patrizio, patrono d’Irlanda. Se si vuole trovare meno folla di turisti ci sono delle “dupe destination” consigliate alternative a Dublino, Una di queste è Galway, nel Sud dell’isola, meno affollata e meno cara. Anch’essa adagiata su un fiume, il Corrib anziché il Liffey, ogni angolo di questa città racconta la storia d’Irlanda: le mura medievali, lo Spanish Arch, Quay Street e il coloratissimo Quartiere Latino con i tanti pub per chi vuole immergersi nella tradizione irlandese.

 

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Da Corfù a Zante, la Grecia dei poeti

“Nè più mai toccherò le sacre sponde…” Vi ricorda qualcosa?

Tra il mare cristallino e i profumi del Mediterraneo, la Grecia si rivela agli occhi dei visitatori come una terra incantata, celebrata da poeti e scrittori di ogni epoca. Al centro di questa poesia greca troviamo l’arcipelago delle Isole Ionie, un gioiello dell’Egeo che ha ispirato generazioni di artisti.

Le sette principali isole che compongono l’arcipelago – Corfù, Paxi, Leucade, Itaca, Cefalonia, Zante e Citera – hanno un fascino unico, caratterizzato da spiagge bianche, acque turchesi e borghi pittoreschi arroccati sulle scogliere. È qui che si sono ambientate alcune delle più celebri opere della letteratura mondiale.

Le Isole Ionie, sono chiamate dai greci Eptanissa (o Eptaneso), poiché si tratta di sette isole, affacciate sul Mar Ionio. Sono isole dai paesaggi verdeggianti, punteggiate di vigneti, uliveti e cedri, hanno spiagge di sabbia bianca, un mare trasparente, monasteri arroccati ma anche campanili in stile veneziano.

Itaca

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L’isola di Itaca

La Itaca di Omero

Sull’isola di Itaca, ad esempio, si svolge gran parte dell’Odissea di Omero, il poema epico che racconta il leggendario viaggio di ritorno di Ulisse alla sua patria dopo la guerra di Troia. I paesaggi aspri e affascinanti dell’isola hanno fatto da sfondo alle avventure del valoroso eroe, divenendo simbolo di perseveranza e desiderio di casa. L’isola di Itaca riporta alla storia e al mito e per visitare l’isola un’idea originale potrebbe essere quella di mettere in valigia l’Odissea di Omero e seguire i luoghi descritti, come se la sua opera fosse una guida turistica. I paesaggi idilliaci non sono, infatti, un’invenzione poetica. La costa occidentale dell’isola, scoscesa e quasi nuda, crea un contrasto con la verdeggiante parte orientale, che scende dolcemente verso il mare greco.

L’isola di Cefalonia

Allo stesso modo, l’isola di Cefalonia ha ispirato il romanzo “Captain Corelli’s Mandolin” di Louis de Bernières, una commovente storia d’amore ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale. Le spiagge dorate e i villaggi pittoreschi dell’isola fanno da cornice a una vicenda che esplora i temi della guerra, dell’identità e dell’umanità. Cefalonia è anche detta l’isola dei contrasti: lunghe spiagge sabbiose, baie pittoresche dalle acque azzurre, boschi, ma anche grotte imperdibili. Da non perdere la grotta Drogarati, impressionante per la sua acustica e per le stalagmiti e le stalattiti di colore rosso e la grotta di Melissani che, se illuminata dai raggi del sole sulle pareti interne e sulle stalattiti, produce uno spettacolo di colori indescrivibile. Ma Melissani è conosciuta soprattutto per il fenomeno naturale chiamato delle foibe: l’acqua di mare assorbita dalla roccia calcarea vicino al capoluogo Argostoli, dopo un percorso sotterraneo, emerge nella zona di Sami, originando il lago di Melissani.

Cefalonia

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L’isola di Cefalonia

Corfù che ispirò Byron

Questa isola verdeggiante, con le sue spiagge sabbiose e i suoi borghi veneziani, ha incantato poeti come Lord Byron, che la definì “l’isola dei feaci”. La sua bellezza e la sua atmosfera romantica l’hanno resa protagonista di numerose opere, come il poema di Omero “Odissea”.Corfù è sicuramente l’isola più conosciuta e anche più turistica dell’arcipelago: accoglie ogni anno centinaia di viaggiatori e, anche se le spiagge affollate e i bar alla moda possono avere il loro fascino, per chi cerca un po’ più di relax la cosa migliore è dirigersi verso le zone nord-orientali, a Nisaki e Agni. Sicuramente da visitare Il parco di Mon Repo, abitazione estiva dell’ex famiglia Reale della Grecia, e Achilleion, un palazzo reale costruito dall’imperatrice d’Austria Sissi vicino a Gastouri.

Capo Drastis, Corfù

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Vista di Capo Drastis a Corfù

La paradisiaca Paxi

Più piccola e intima di Corfù, l’isola di Paxi ha affascinato scrittori come Edward Lear, che la descrisse come “un piccolo paradiso”. I suoi paesaggi lussureggianti e la sua tranquillità la rendono una destinazione ideale per chi cerca ispirazione poetica. Un piccolo mondo fantastico, un rifugio ricoperto di ulivi e boschi, ideale per chi desidera abbandonarsi al relax e alla natura: il paesino di Gaios, il vecchio mulino a vento, la fortezza veneziana e la grotta marina di Ypapanti sono le attrattive principali di quest’isola di appena 25 chilometri quadrati, la più piccola delle isole principali delle Ionie.

La Leucade di Saffo

Leucade (Lefkada) è l’isola collegata alla terraferma tramite un ponte lungo 500 metri: questa isola è associata alla leggenda della poetessa Saffo, che si narra si sia suicidata gettandosi dalle scogliere bianche. Le sue coste scoscese e i suoi villaggi pittoreschi hanno ispirato numerosi poeti, tra cui lo stesso Byron.

Le spiagge più scenografiche dell’isola si trovano sulla costa occidentale: la sabbia bianchissima di Porto Katsiki, spesso molto affollata; Kalamitsi, più tranquilla; e Aghios Nikitas, con la spiaggia di ciottoli e le antiche case di legno e lamiera ondulata. Da non perdere la scogliera del Salto di Saffo, dal quale l’antica poetessa trovò la morte, si dice, precipitando dalle rocce a picco sul mare, e Milos Beach e Vassiliki rispettivamente per gli amanti del kite e del windsurf. Nelle vicinanze di Lefkada ci sono diverse isolette: Skorpios e Madhouri sono di proprietà privata e non visitabili (la prima appartiene alla famiglia Onassis). Meganisi, invece, è raggiungibile in barca da Nidri e ha due cittadine principali: il porticciolo di Vathi e la più interna Katomeri. Meganisi è visitabile tranquillamente a piedi e offre ai turisti spiagge dalle acque cristalline e incontaminate, oltre che quasi deserte.

La Zacinto di Foscolo

L’isola più meridionale dello Ionio è Zante (Zacinto). Soprannominata anche “l’isola dei fiori”, Zante è famosa per aver dato i natali a Ugo Foscolo che le dedicò il famoso sonetto A Zacinto. Ogni anno, a partire da giugno, le tartarughe Caretta Caretta vengono di notte nelle spiagge meridionali di quest’isola e depongono le loro uova nella sabbia. Quella di Zacinto è un’area protetta già dal 1990, ma, per garantire la conservazione dell’habitat naturale di questa razza in via di estinzione, nel 1994 il WWF greco ha acquistato 320 mila metri quadrati della spiaggia di Sekania per tutelare l’ambiente in cui le tartarughe marine nidificano e si riproducono.

Isola di Zante

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Veduta dell’isola di Zante

La Citera di Botticelli

Infine Citera (Cerigo) il cui isolamento oggi è il principale motivo del suo fascino. Questa isola, considerata sacra alla dea Afrodite, è stata immortalata in numerose opere d’arte e poesie, tra cui il dipinto de “La nascita di Venere” di Botticelli. I suoi paesaggi mozzafiato e la sua atmosfera di pace e spiritualità l’hanno resa una destinazione amata da poeti e artisti di ogni epoca. Secondo la mitologia classica è infatti questa l’isola su cui nacque Afrodite, dea della bellezza e dell’amore. I suoi paesaggi ricordano le Cicladi piuttosto che le verdi isole Ioniche e la sua posizione la rende un po’ scomoda da raggiungere, per questo il turismo di massa non l’ha intaccata. Citera è contornata da spiagge estese e da acque trasparenti e offre un entroterra ricco di borghi tradizionali, castelli, monasteri e chiese.