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Effetto Tik-Tok, dopo Roccaraso anche Ovindoli frena l’overtourism

Dopo Roccaraso, anche Ovindoli corre ai ripari. La rinomata località sciistica abruzzese, situata in provincia dell’Aquila, ha deciso di adottare misure restrittive per limitare l’afflusso turistico, dopo che la tiktoker napoletana Rita De Crescenzo ha manifestato l’intenzione di stabilirvisi. La notizia, come riporta l’agenzia AGI, ha destato preoccupazione tra gli amministratori locali, che temono disagi legati a un eccessivo afflusso di visitatori, in particolare dalla Campania.

La cittadina, frequentata soprattutto da turisti romani, ha deciso di seguire il modello già sperimentato con successo a Roccaraso: numeri contingentati e controlli serrati. Domani, presso la Prefettura dell’Aquila, si terrà una riunione straordinaria del Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, finalizzata a definire le misure da adottare. Già stabilita la prima stretta: a Ovindoli potranno entrare al massimo 35 pullman, con prenotazione obbligatoria.

Le misure imposte fino a marzo

Per comprendere l’impatto della decisione, basti pensare che lo scorso weekend sono giunti in paese 14 pullman, quasi tutti dal Lazio, ad eccezione di uno dalla Campania, che trasportava turisti in un viaggio organizzato con soggiorno in albergo. Stando all’AGI, il sindaco di Ovindoli, Angelo Ciminelli, ha emesso un’ordinanza basata su due valutazioni principali. La prima riguarda la recente riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, durante la quale la questione è stata accennata. La seconda è una decisione maturata indipendentemente dal clamore mediatico generato dai social network.

Ovindoli, rispetto ad altre località sciistiche dell’Appennino, gode attualmente di un buon innevamento, fattore che ha incentivato un notevole afflusso di sciatori e turisti. Per questo motivo, l’ordinanza sarà valida almeno fino al 2 marzo, data entro la quale si prevede una normalizzazione dei flussi turistici, salvo imprevisti meteorologici. Anche a Roccaraso, epicentro del recente dibattito, la regolamentazione resta in vigore: il numero massimo di pullman consentiti è stato ridotto da 100 a 70, misura che resterà attiva almeno fino alla stessa data.

Rovere e Ovindoli in inverno

Fonte: istock

Il borgo abruzzese di Rovere e Ovindoli

Ovindoli, perla dell’Appennino tra sci e natura

Arroccata a 1.375 metri di altitudine, Ovindoli è una delle mete più apprezzate dell’Appennino centrale, grazie alla presenza del Monte Magnola, centro delle attività turistiche sia in inverno che in estate. Situata in Abruzzo, all’interno del Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, la località attira ogni anno migliaia di visitatori amanti degli sport all’aria aperta.

La stazione sciistica di Ovindoli – Monte Magnola si trova a circa 2 km dal centro del paese e si estende tra i 1.450 e i 2.220 metri di altitudine. Grazie alla sua esposizione a nord, la stagione sciistica qui può durare fino a 150 giorni l’anno, generalmente da dicembre a maggio. Il comprensorio offre 21 piste per un totale di 30 km, uno snowpark con due aree distinte e anche la possibilità di praticare sci notturno su due tracciati, Dolce Vita e Topolino.
Sono disponibili una decina di impianti di risalita, dotati di tecnologia avanzata, con un sistema di innevamento programmato per garantire sempre le condizioni ottimali. Numerose scuole di sci e snowboard, insieme a servizi di noleggio attrezzature, rendono Ovindoli una destinazione perfetta per principianti ed esperti. Per chi desidera un’esperienza più suggestiva c’è anche la possibilità di pernottare in quota allo Chalet-Rifugio Anfiteatro, che ha camere affacciate direttamente sulle piste da sci.

Con il boom del turismo invernale e l’attenzione mediatica crescente, Ovindoli si trova ora a gestire una sfida delicata: garantire la sicurezza e la sostenibilità dell’afflusso turistico senza snaturare l’identità del borgo e il suo equilibrio ambientale. Le nuove misure di controllo rappresentano pertanto un primo passo per tutelare questa perla dell’Appennino, mentre la stagione sciistica continua a regalare emozioni agli appassionati di sport sulla neve.

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Tradizioni di San Valentino nel mondo: come si festeggia

San Valentino è una delle festività più celebrate al mondo, ma il modo in cui viene vissuta varia di molto da un Paese all’altro.

Infatti, se in alcuni luoghi è la giornata degli innamorati per eccellenza, in altri si estende a tutte le forme d’amore, dall’amicizia ai legami familiari. Alcune nazioni, poi, hanno sviluppato riti unici e sorprendenti, con più giorni dedicati, eventi di massa e persino tradizioni riservate ai cuori solitari.

Partiamo, allora, per un viaggio in cui scoprire come si festeggia San Valentino in diverse parti del mondo.

Giappone: l’amore si esprime con il cioccolato

In Giappone, San Valentino è una festa che ribalta i ruoli tradizionali. Sono le donne, infatti, a prendere l’iniziativa, regalando cioccolatini agli uomini della loro vita. Il gesto, però, non è riservato soltanto al partner della coppia: il cioccolato può essere offerto anche ad amici, colleghi e persino ai compagni di scuola, come segno di affetto o rispetto.

Esistono due tipologie di cioccolato: il giri choco, che viene donato per dovere o amicizia, e l’honmei choco, destinato all’amato, spesso fatto a mano per dimostrare il proprio impegno e sentimento.

Ma la tradizione nipponica non finisce qui. Un mese dopo, il 14 marzo, arriva il White Day, il giorno in cui gli uomini devono ricambiare il gesto con cioccolatini rigorosamente bianchi. In questo modo, la festa si prolunga, trasformandosi in un rituale dolce e molto atteso.

Inghilterra: dal Medioevo ai bigliettini romantici

In Inghilterra, le origini di San Valentino affondano nel Medioevo, quando gli innamorati erano soliti lasciare un dono alla propria amata davanti alla porta di casa, in segno di devozione. Con il tempo, la tradizione si è evoluta nei famosi Valentines, i bigliettini d’amore scambiati tra innamorati, ma anche tra amici e familiari.

Al giorno d’oggi, il giorno degli innamorati è un’occasione per celebrare ogni sfumatura dell’amore. Cioccolatini, fiori e cene a lume di candela ammantano le città di romanticismo. E se vi capiterà di trovarvi a Londra in questa occasione, non perdetevi il Valentine’s Victorian Tea Party presso Babingtons: un’esperienza che riporta indietro nel tempo, tra tazze di tè fumante, dolci prelibati e un’atmosfera che sembra provenire da un romanzo dell’epoca vittoriana.

Cina: un San Valentino per ogni stagione

In Cina, l’amore non ha una sola data da festeggiare, ma ben cinque.

Tutto inizia con la Festa delle Lanterne, che cade il quindicesimo giorno del calendario lunare. In alcune regioni, è tradizione appendere lanterne rosse fuori dalla porta di casa, un tempo segnale per i giovani uomini della possibilità di dichiarare il proprio amore.

Il 14 febbraio, invece, viene celebrato in modo simile alla tradizione occidentale, con scambi di regali, fiori e cene romantiche. Un mese dopo, il 14 marzo, arriva il White Day, importato dal Giappone, che permette agli uomini di ricambiare i doni ricevuti.

Ma la Cina vanta altresì una festa tutta sua: il 520 Day, che cade il 20 maggio. Il numero 520, pronunciato in cinese, suona molto simile alla frase “ti amo”, motivo per cui le coppie si scambiano dolci parole e piccoli regali in questa data speciale.

Infine, il settimo giorno del settimo mese del calendario lunare si celebra il Qixi Festival, il vero San Valentino cinese, legato a un’antica leggenda d’amore tra una tessitrice e un pastore. Un giorno magico, in cui il cielo sembra unirsi alla terra per celebrare il sentimento più nobile.

Filippine: matrimoni di massa nel giorno degli innamorati

Nelle Filippine, San Valentino non è solo il giorno degli innamorati, ma anche la data preferita per convolare a nozze. Il fenomeno è talmente diffuso che ogni anno si organizzano cerimonie di massa, dove centinaia di coppie si sposano in contemporanea presso luoghi simbolici quali centri commerciali, piazze o stadi.

Una tradizione dal un forte valore comunitario che trasforma il 14 febbraio in una grande celebrazione collettiva dell’amore e dell’unione.

Stati Uniti: la festa di chi si vuole bene

Negli Stati Uniti, San Valentino non è solo per gli innamorati, ma per tutti coloro che si vogliono bene. Genitori, figli, amici e colleghi si scambiano bigliettini, dolcetti e regali per dimostrare affetto.

I bambini sono coinvolti nella festa: a scuola preparano cartoncini colorati con messaggi affettuosi per i compagni di classe e le maestre, in un’atmosfera di allegria e dolcezza.

Le città si vestono di rosso e rosa, con vetrine addobbate e locali che organizzano cene speciali. Cupido, simbolo dell’amore, vola da una costa all’altra e con sé una pioggia di cuori e dichiarazioni romantiche.

Brasile: San Valentino sotto il sole di giugno

Se altrove la festa dell’amore cade il 14 febbraio, in Brasile occorre attendere il 12 giugno, giorno dedicato a Sant’Antonio, protettore dei matrimoni.

Qui, la tradizione è molto simile a quella occidentale: fiori, cene romantiche e scambi di regali sono all’ordine del giorno. Ma il Brasile aggiunge un tocco di festa: le strade si riempiono di musica e balli, per trasformare San Valentino in un evento che coinvolge intere comunità.

E per chi è ancora single? Esistono veri e propri rituali magici dedicati alla ricerca dell’anima gemella. Le donne, in particolare, portano con sé per tutto il giorno una statuetta di Sant’Antonio, pregandolo di aiutarle a trovare l’amore.

Thailandia: il giorno delle promesse di matrimonio

In Thailandia, San Valentino ha un significato ben preciso: si festeggia solo quando una coppia ha deciso di sposarsi. È il giorno perfetto per ufficializzare la promessa di matrimonio e suggellare un amore destinato a durare per sempre.

Corea del Sud: un mese dopo l’altro, fino al giorno dei cuori solitari

In Corea del Sud, San Valentino segue la tradizione giapponese: il 14 febbraio sono le donne a regalare cioccolato agli uomini, mentre il 14 marzo, il White Day, è il turno degli uomini di ricambiare il gesto.

Ma c’è un’aggiunta particolare che merita una menzione speciale: il Black Day, che cade il 14 aprile. Chi non ha ricevuto regali né a febbraio né a marzo si riunisce nei ristoranti per mangiare spaghetti al nero di seppia, lamentandosi delle proprie sventure sentimentali. Un modo ironico e condiviso per esorcizzare la solitudine e, chissà, magari trovare l’amore davanti a un piatto di pasta!

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Cinque Terre Curiosità Liguria Notizie Viaggi

Vittime del loro successo: 10 luoghi stupendi danneggiati dall’overtourism

Si chiama overtourism o turismo di massa ed è uno dei problemi più attuali del settore travel. Alcune località diventano improvvisamente famose o aumentano la loro popolarità, anche grazie a social e web, e si ritrovano fisicamente sommersi da numeri di vacanzieri che non riescono quasi a gestire. Il risultato? Si perde la loro meraviglia. Sono molte le mete, tra cui anche alcune italiane, che finiscono nella top ten ma sono numerose le iniziative che vengono prese per provare a contrastare la problematica. Oggi noi di SiViaggia vogliamo svelarti quelle che sono 10 località meravigliose vittime del loro stesso successo, ecco dieci mete travolte dall’overtourism.

Le Cinque Terre

Si vocifera di frequente sul mettere le Cinque Terre a numero chiuso e il motivo è semplice: la loro fama le ha rese celebri in tutto il mondo diventando un punto di riferimento per il turismo ma lo spazio a disposizione nei borghi è davvero ridotto. Nonostante il comfort degli spostamenti dato dai collegamenti in treno con Cinque Terre Card, Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore specialmente in alta stagione vengono travolte da un numero elevatissimo di turisti. Dalla riapertura del Sentiero Azzurro alla nuova inaugurazione della Via dell’Amore che collega Riomaggiore a Manarola sono tante le attività che si possono fare ma c’è da ricordare il rispetto per chi ci vive. Una buona idea? Prenotare alcune experience, tra cui quella per imparare a preparare il pesto, e provare a visitarle fuori stagione e lontano dal weekend.

Santorini e Mykonos

La Grecia è ormai sommersa di turisti e in estate le isole greche attirano tantissimi viaggiatori in cerca di nightlife, natura selvaggia, mare bello e ovviamente buon cibo. In cima alle preferenze da sempre ci sono Santorini e Mykonos che però stanno avendo un vero e proprio boom con un numero esorbitante di turisti che mette in forte sofferenza le località. . I villaggi di Oia e Fira, con le loro case bianche e le cupole blu, diventano praticamente impercorribili e anche le spiagge perdono la loro magia. Mykonos, apprezzata anche per la nightlife, è presa d’assalto dai più giovani ma ci sono delle alternative. Esistono, infatti, zone della Grecia meno battute e isole greche fuori dagli itinerari del turismo di massa che hanno moltissimo da offrire. Per chi invece non vuole spingersi oltre e desidera visitare Santorini e Mykonos, arrivando con una crociera si dovrà preparare ad aumento dei costi: è infatti prevista una tassa extra per visitarle.

Overtourism a Santorini

Fonte: iStock

Santorini, una delle isole greche colpite da overtourism

Machu Picchu

Meta frequente di viaggi di nozze, il Perù viene scelto per convivialità, storia, arte e cultura. Tra le meraviglie da visitare sicuramente c’è Machu Picchu che, anche grazie a TikTok, YouTube e blog è diventato un must to see negli ultimi anni. L’antica città perduta degli Inca, inserita anche tra le meraviglie del mondo, si trova tra le Ande peruviane e potrebbe diventare a numero chiuso se non si riesce a risolvere il problema dell’overtourism che sta portando a perdere un po’ la magia collegata strettamente a questa località. Per viverne a pieno la magia consigliamo di raggiungere Machu Picchu percorrendo il famoso cammino Inca, un trekking che attraversa foreste pluviali e antichi siti archeologici.

Petra

È tra le meraviglie del mondo ed è conosciuta anche come Città Rossa, Petra (tra i siti archeologici più straordinari del pianeta) si trova in Giordania ed è diventata una delle mete più ambite dai viaggiatori anche grazie ai numerosi scatti social. Per poterla raggiungere si attraversa il canyon stretto e tortuoso del Siq per poi trovarsi davanti all’iconico Al-Khazneh, una facciata scavata nella roccia che lascia oggettivamente a bocca aperta. Se non visitato all’alba però, la magia si perde: il numero di turisti tutto l’anno è altissimo e potrebbe portare inevitabilmente ad un’inversione di rotta mettendo misure tutelanti per la località.

Assalto di turisti a Petra

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Petra, la meraviglia della Giordania, vittima di overtourism

La valle dei re e le piramidi di Giza

Un’altra meta amatissima è l’Egitto: non possiamo dare la colpa ai social ma sicuramente alcuni profili hanno contribuito a rafforzarne il fascino. Terra di misteri e storia, ha due luoghi top da visitare: la Valle dei Re e le piramidi di Giza. La prima si trova nei pressi di Luxor ed è il luogo di sepoltura dei faraoni del Nuovo Regno tra cui Tutankhamon. Il secondo è il simbolo intramontabile del luogo e con oltre 4500 anni di storia la grande piramide di Cheope, quella di Chefren e Micerino dominano il deserto. A completare il quadro, la Sfinge, con il suo sguardo enigmatico, veglia sulle piramidi come un guardiano silenzioso del tempo. Attenzione però, il numero di turisti è sempre più alto specialmente nel periodo che si aggira tra fine novembre e la fine di gennaio.

Lago di Como

George Clooney con la moglie Amal ha acquistato una casa proprio sulle rive del lago di Como e non sono gli unici VIP ad averlo fatto. Anche la ex coppia Chiara Ferragni e Fedez avevano scelto di acquistare una villa da sogno in una località luxury della zona. Il turismo in zona è altissimo, località quali Bellagio, Varenna, Tremezzo sono solo alcuni di quelli presi d’assalto. Ma è la stessa Como a dover correre ai ripari: basti pensare che da febbraio 2025 l’ingresso al Duomo diventerà a pagamento per i turisti che desiderano esplorarne gli interni in aggiunta al broletto, al tempio voltiano e alla pinacoteca.

Phi Phi

Chi ha aperto Instagram si sarà accorto di quante persone abbiano trascorso le vacanze invernale proprio alle isole Phi Phi. Conosciute per l’atmosfera paradisiaca ripresa persino nel film The Beach con Leonardo di Caprio nelle scene riprese a Maya Bay attira viaggiatori da tutto il mondo. Il turismo selvaggio ne ha distrutto però la biodiversità a partire dai coralli e dall’aumento di inquinamento marino. Ma l’arcipelago Phi Phi non è solo Maya Bay: ci sono incredibili spot per lo snorkeling e le immersioni, trekking fino ai viewpoint con viste spettacolari e tour in barca verso isole meno affollate, come Bamboo Island e Monkey Beach. Il segreto per godersi al meglio queste meraviglie? Evitare l’alta stagione e scegliere esperienze eco-sostenibili.

Dubrovnik

Un vero gioiellino europeo? Dubrovnik. La città turistica della Croazia ha tantissimo da raccontare e attira in estate per prezzi competitivi, spiagge e vita notturna. Il centro storico medievale perfettamente conservato la renderebbe una destinazione top tutto l’anno ma chi la sceglie lo fa per unire arte, cultura e ovviamente mare. Stradun, la via principale, offre una vista epica ma è soprattutto l’opportunità di visitare la vicina isola di Lokrum a fare la differenza. La folla però non manca, specialmente in alta stagione. A contribuire al successo? Le riprese di Game of Thrones hanno reso la città croata sovraffollata e le navi da crociera non hanno certo aiutato.

Dubrovnik invasa dai turisti

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Dubrovnik è tra le mete vittime dell’overtourism

Venezia

Venezia, una delle città italiane più famose e amate all’esterno, simbolo di arte e romanticismo è tra le 10 mete più colpite dall’overtourism al mondo. Palazzi storici, ponti e canali la rappresentano ma una volta qui sono tanti a scoprire le isole vicine come Murano e Burano anch’esse in sofferenza per il numero altissimo di utenti che ogni giorno arrivano a visitarle, specialmente in alta stagione. Venezia sta oggettivamente soffocando e la causa è data anche dalle crociere che sbarcano praticamente a ridosso del centro. Dopo aver introdotto una tassa di 5 euro al giorno è stato anche messo uno stop per gruppi eccessivamente numerosi che inevitabilmente impattano sulla qualità della vita in città.

Bali

Chi non ha mai sognato, almeno una volta, di ripercorrere le tappe di Mangia, prega, ama come Julia Roberts e andare a Bali a ritrovare se stesso? Forse anche a causa di quel libro poi diventato film la meta ha avuto un vero e proprio boom. Soprattutto in alcune stagioni dell’anno l’afflusso turistico è altissimo mettendo in ginocchio l’economia locale in termini di consumi idrici e di risorse. Meglio preferire strutture eco-friendly e comportarsi in modo etico, magari provando ad evitare i periodi di affluenza di massa per scoprire da vicino templi da sogno quali Uluwatu e Tanah Lot e le risaie di Ubud.

L’overoturism è molto più di un semplice boom di turisti in alta stagione: va considerato come un segnale d’allarme che va sicuramente contrastato. Le località colpite e le destinazioni che si trovano a fare fronte con queste situazione stanno elaborando piani per poter riportare i luoghi al loro splendore. Tasse, ingressi a numero chiuso, un tetto massimo di turisti sono solo alcuni esempi che vanno ad aggiungersi a ticket a pagamento e a maggiorazioni per chi sceglie mezzi di trasporto impattanti come le crociere. Le 10 località che abbiamo scelto di mostrare oggi sono solo alcune di quelle colpite e tra queste diverse mete italiane. La cosa interessante da notare è come non siano solo le grandi in città ma forse più le mete con uno spazio ridotto: qui, infatti, gestire un afflusso elevato d’arrivi mette in crisi le comunità rendendo poi le vacanze meno suggestive di ciò che si aspettava.

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Sant’Agata 2025, a Catania per una delle feste patronali più sentite d’Italia

Tra le feste patronali più sentite e amate d’Italia c’è Sant’Agata, una celebrazione popolare siciliana che coinvolge la città di Catania in 3 giorni di attività con un programma fittissimo. Scopriamo insieme tutto ciò che c’è da sapere sulla celebrazione di Sant’Agata 2025 a Catania: ti sveliamo il programma completo e tutte le info utili da conoscere.

Perché si festeggia Sant’Agata e quanto dura la festa

Dal 3 al 5 febbraio si festeggia Sant’Agata 2025, la festa patronale che celebra la santa patrona di Catania. La celebrazione è l’occasione per trasformare la città siciliana in un palcoscenico fondendo folklore, tradizione e fede in tantissime celebrazioni. L’evento è così sentito da attirare ogni anno tantissimi visitatori che sanno di potersi immergere in diverse giornate di festa, ciascuno con un programma preciso che scopriremo poco alla volta. Tra gli appuntamenti più attesi l’offerta della cera, la processione con il busto della santa e il trasporto con un itinerario suggestivo nell’ultimo giorno. Non solo un evento religioso quanto più un simbolo della città siciliana che mixa fede, cultura e spettacolo unendo varie generazioni.

Il programma del 2025

Come spiegato anticipatamente, il programma di Sant’Agata 2025 a Catania coinvolge 3 giorni di calendario ricchi d’eventi partendo il 3 e culminando nel 5 febbraio.

  • Il programma del 3 febbraio: la festa patronale parte ufficialmente il 3 febbraio con un appuntamento ricco legato alla devozione. Si parte la mattina con delle Sante Messe nella Cappella di Sant’Agata e a mezzogiorno ha invece luogo la processione dell’offerta della cera, uno degli appuntamenti più attesi. A partecipare sono autorità civili, militari e religiose che sfilano accompagnate dai cittadini in un corteo solenne portando ceri votivi alla santa. Il rito simboleggia devozione e sacrificio portato avanti in modo unito da tutta la comunità cittadina nei confronti della patrona. In serata il cielo di piazza Duomo si illumina con uno spettacolo pirotecnico conosciuto con il nome di “Sira o Trì”;
  • Il programma del 4 febbraio: martedì le celebrazioni entrano nel vivo con le porte della cattedrale che si aprono già all’alba per la messa dell’aurora e proprio in quel momento il busto reliquiario di sant’Agata esce dalla cattedrale tra applausi e commozione dei fedeli. La processione attraversa quindi la città lungo un percorso che tocca alcuni luoghi significativi della vita della santa. Durante il tragitto, autorità religiose e civili, ordini cavallereschi e devoti rendono omaggio alla Santa con preghiere e riflessioni. La giornata è caratterizzata da diversi momenti di raccoglimento e celebrazioni eucaristiche, con il culmine nel tradizionale messaggio alla città pronunciato dall’Arcivescovo in Piazza Stesicoro. Il corteo prosegue poi fino a tarda notte, con i fedeli che accompagnano il fercolo della Santa lungo le strade della città, rinnovando la loro fede con canti e preghiere.
  • Il programma del 5 febbraio: mercoledì è l’ultimo giorno della festa di Sant’Agata e per il 2025, oltre alla solenne messa pontificale nella cattedrale, si procede nel pomeriggio con una nuova processione del fercolo con il busto di sant’Agata che farà il giro dell’intera città passando per i luoghi simbolo della devozione ma non solo. Il momento più toccante? Quello del rientro in cattedrale quando la celebrazione si chiude ufficialmente con ringraziamento e benedizione.
l’offerta della cera

Fonte: iStock

L’offerta della cera a Catania

Info utili

Tra gli appuntamenti più importante c’è sicuramente la processione di Sant’Agata che ha un percorso preciso che tocca alcuni luoghi strettamente legati alla santa. Si parte da piazza duomo, poi si procede lungo ia Etnea, l’arteria principale del centro storico, passando davanti alla Chiesa della Badia di Sant’Agata e alla Chiesa della Collegiata. Si passa quindi ad esplorare le vie centrali con edifici barocchi rendendo omaggio alla santa raggiungendo poi piazza Stesicoro e il giardino Bellini.

Il tragitto continua lungo via Caronda, dove i devoti portano i grandi ceri votivi a mano o a spalla, come segno di gratitudine per una grazia ricevuta o di richiesta di intercessione. Il corteo giunge quindi in Piazza Cavour, nota come “u Burgu” nel dialetto locale, un punto nevralgico della festa.

Dopo questa sosta significativa, il fercolo riprende il suo cammino tornando su via Etnea, affrontando una delle tappe più iconiche della processione: la salita di via di San Giuliano. Un tempo affrontata di corsa, oggi il percorso viene compiuto con passo lento, ma conserva comunque tutta la sua solennità. L’itinerario prosegue poi lungo via Crociferi, tra le chiese barocche patrimonio dell’UNESCO. Qui avviene un altro dei momenti più toccanti: il canto delle monache benedettine di clausura del Monastero di San Benedetto, che intonano un inno in onore della Santa, in un silenzio carico di sacralità.

Cattedrale di sant'agata a Catania

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sant’Agata a Catania la cattedrale

La processione si avvicina quindi al suo epilogo, con il rientro in piazza duomo. Il momento del saluto finale è uno dei più commoventi: i devoti alzano i guanti bianchi in segno di omaggio, mentre il fercolo si gira simbolicamente per un ultimo sguardo alla folla, prima di rientrare in cattedrale. Così si chiude un altro anno di festa, lasciando i fedeli in attesa del prossimo incontro con la loro amata patrona.

Per l’occasione è stato creato il Agata Ticket Più, una formula convenzionata di biglietto con all’interno 20 corse della metropolitana da utilizzare in modo condiviso tra più persone ad un prezzo agevolato di 5 euro e valido dal 1 al 6 febbraio. Catania è ben collegata ma la cosa migliore per assistere alle celebrazioni di Sant’Agata è soggiornare nei pressi della cattedrale in uno degli hotel, bed and breakfast o strutture ricettive della zona. La metropolitana avrà orari agevolati, coprendo spostamenti dalle 6:40 alle 2 del mattino riducendo l’orario dalle 6:40 alle 22:30 nel giorno di giovedì 6 febbraio.

Il culto di sant’Agata a Catania è fortissimo: la festa popolare ricalca la vita della giovane appartenente ad una famiglia cristiana del luogo che nonostante la giovane età a soli 15 anni aveva scelto di consacrarsi a Dio. In quel periodo la città era sotto la dominazione di Quinziano che se ne era invaghito e desiderava sposarla. Al rifiuto ha reagito prima strappandogli i seni che però sono ricresciuti alla ragazza dopo una visione. A quel punto Quinziano decide di metterla al rogo ma un terremoto ha colpito violentemente la città e non fu giustiziata ma rinchiusa in carcere dove è morta nel 251 ottenendo il titolo di protettrice di Catania.

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Le origini del Carnevale, la festa più pazza dell’anno

Carnevale viene associato a maschere, coriandoli, costumi e, ammettiamolo, ai dolci del periodo, che siano chiacchiere, castagnole o pignolata. In realtà, il Carnevale ha un significato molto più profondo, giornate in cui le persone possono essere chi vogliono senza essere giudicate, riassunto perfettamente anche dalla poesia carnevalesca per eccellenza “chi vuol essere lieto, sia; di doman non c’è certezza“. Questa fu scritta da Lorenzo de’ Medici ne Il Trionfo di Bacco e Arianna, indicando il modo spensierato di vivere il Carnevale durante il Rinascimento italiano.

Il Carnevale, però, ha origini molto più antiche che arrivano fino ai tempi pagani, per poi subire una trasformazione durante il periodo del Cristianesimo e arrivando fino a noi in una forma ancora diversa. Ogni regione italiana, poi, ha fatto sua questa festività celebrandola con uno stile proprio, unico, ma sempre contraddistinto da un pizzico di follia.

La storia del Carnevale

Carnevale è il periodo che precede la Quaresima e ha il suo culmine il giorno di Martedì Grasso. Ed è proprio questo che ha dato origine al nome: la parola, infatti, deriva dalla locuzione carne-levare, “togliere la carne”, riferito in origine al giorno precedente la Quaresima, in cui cessava l’uso della carne. Si tratta di una festa che possiamo definire mobile perché le date non sono sempre le stesse e variano in funzione della Pasqua.

Un elemento certo è il momento importante dei festeggiamenti che coincide con la settimana grassa, che va dal Giovedì al Martedì Grasso. L’aggettivo “grasso” deriva dal fatto che in passato venivano consumati tutti i cibi migliori presenti in casa prima dell’arrivo della Quaresima, periodo in cui sarebbero stati vietati.

Ma quali sono le origini del Carnevale? Per scoprirle dobbiamo tornare indietro ai tempi dei greci e dei romani. Durante le loro feste pagane, le Dionisiache nell’antica Atene e i Saturnali a Roma, si rovesciava l’ordine sociale: i ceti più umili, persino gli schiavi, potevano farsi gioco dei cittadini ricchi, fingendo di prenderne il posto e mascherandosi come tali.

Dopo l’avvento del Cristianesimo, la Chiesa cercò di vietare le celebrazioni pagane che, nel tempo, vennero adeguate alle loro esigenze e inserite nel calendario liturgico, collegando così il Carnevale alla data della Pasqua. Bisognerà aspettare al basso Medioevo, e soprattutto al Rinascimento, per assistere allo scoppio della popolarità del Carnevale in Italia e in Europa. Nella Firenze dei Medici, per esempio, le corti reali organizzavano sfarzosi festeggiamenti utilizzando anche i carri allegorici.

Dove è nato il Carnevale

Seppur le origini del Carnevale siano ricondotte ai greci e ai romani, i festeggiamenti come li conosciamo noi sono di epoca più tarda. Per scoprire dove nasce il Carnevale odierno bisogna fare riferimento ai Carnevali storici d’Italia dove il primato viene conteso soprattutto da due città: Fano e Venezia.

Quello di Venezia risale al XIV secolo, quando il Senato della Serenissima, ovvero l’allora governo in carica della città, dichiarò il Carnevale una festa pubblica. Fu comunque a partire dal XIV secolo che comincia a prendere forma il Carnevale propriamente veneziano, attestato dall’apparizione della festa del Giovedì Grasso dopo la Guerra di Chioggia (1378-1381).

Anche il Carnevale di Fano, come quello di Venezia, è considerato tra i più antichi d’Italia. Il primo documento noto nel quale vengono descritti festeggiamenti tipici del Carnevale risale al 1347. Da quell’epoca il Carnevale di Fano è andato gradualmente caratterizzandosi in modo specifico, tanto che nel 1871 si decise di creare un comitato incaricato dell’organizzazione dell’evento che ancora oggi, dopo secoli, coinvolge e appassiona migliaia di persone.

Carnevale Venezia

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Il Carnevale tra i canali di Venezia

Le maschere italiane di Carnevale più famose

Carnevale è sicuramente tempo di maschere, tra le protagoniste più importanti dei festeggiamenti. In passato gli uomini si vestivano da donna e viceversa, mentre i ceti sociali più poveri imitavano quelli più ricchi. A Venezia, per esempio, gli uomini indossavano il costume della Gnaga, popolana beffarda, composto da abiti femminili e da una maschera da gatta. Chi non aveva soldi, invece, creava qualcosa con pezze colorate perché l’importante era camuffarsi e assumere una nuova identità, almeno per un giorno.

Nel tempo, in Italia sono andate a crearsi maschere ben specifiche che raccontavano anche l’identità del territorio in cui sono nate. Tra queste, le maschere italiane di Carnevale più famose sono:

  • Arlecchino, la maschera di Bergamo: nasce nella Commedia dell’Arte come servitore scaltro e irriverente che, con il suo fare disinvolto, incarna l’astuzia e l’allegria ed è protagonista di burle e giochi di parole.
  • Pulcinella, la maschera di Napoli: dalle origini antiche, incarna l’anima popolare della città ed è famosa per la sua astuzia, la sua ironia e la sua capacità di ribaltare ogni situazione.
  • Pantalone, la maschera di Venezia: incarna il ricco mercante avaro e brontolone.
  • Balanzone, la maschera di Bologna: rappresenta il tipico dottore saccente, amante dei discorsi lunghi e pomposi.
  • Gianduja, la maschera di Torino: maschera piemontese per eccellenza, simbolo dell’onestà e dell’allegria contadina.

Come si festeggia il Carnevale in Italia

Le origini del Carnevale, come abbiamo visto, sono antichissime. In Italia, nel corso del tempo, ogni regione ha fatto propria questa festività e l’ha interpretata a modo suo, chi con feste particolari, chi con maschere divenute famose in tutto il mondo e altri con originali carri allegorici. Vediamo insieme come si festeggia e quali sono gli eventi più belli da non perdere!

Il Carnevale di Acireale

Tra le strade di questa cittadina in provincia di Catania, ricche di architetture barocche, sfila uno dei Carnevali più belli di tutta la Sicilia. Stiamo parlando di Acireale, la cui festa risale al 1594. Il Carnevale di Acireale vanta ben undici giorni di puro divertimento ricchi di eventi e attività. Dall‘esposizione delle maschere isolate, opere più piccole e meno complesse dei carri allegorici, ma con tanti riferimenti satirici all’attualità, ai fatti di cronaca e ai personaggi mitici e politici, all’attesissima sfilata dei carri allegorico-grotteschi.

Queste sono opere gigantesche costruite in cartapesta da esperti artigiani che sfilano per le vie del centro raccontando storie di satira e leggerezza. Oltre a questa sfilata ci sarà anche quella dei carri in miniatura per promuovere lo sviluppo dei nuovi talenti nella lavorazione della cartapesta.

Carnevale di Acireale

Fonte: ANSA

Uno dei carri del Carnevale di Acireale

Il Carnevale di Ronciglione

In provincia di Viterbo, nel cuore della Tuscia, il Carnevale si festeggia con sfilate di carri allegorici, tradizioni folcloristiche, musica, maschere e delizie locali. Il Carnevale di Ronciglione ha radici lontane che risalgono agli anni a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento. Oggi viene festeggiato con la sfilata dei carri chiamata “Corso di Gala”, che prevede elaborati carri allegorici, gruppi in maschera, bande folcloristiche e performance artistiche.

Oltre a questa, c’è anche la Parata storica degli Ussari, durante la quale un gruppo di persone vestite con costumi da cavaliere del XIX secolo mette in scena una cavalcata per le vie del paese, rievocando il periodo del dominio francese. Ronciglione festeggia davvero in grande e organizza anche il “Sabato Ghiotto” (o “Carnevale Jotto”). In questa giornata si può assistere al Carnival Soap Box Race, una parata di vetture senza motore guidate da persone rigorosamente in maschera, e al Carnevale Jotto, la giornata dedicata alla gastronomia con polentari e fagiolari impegnati nel preparare tante specialità tipiche.

Il Carnevale di Mamoiada

Uno dei Carnevali più famosi della Sardegna è sicuramente quello di Mamoiada. Il Carnevale di Mamoiada è diverso dagli eventi organizzati in altre parti d’Italia. Considerata una delle manifestazioni tradizionali più antiche dell’isola, qui i protagonisti non sono i carri, ma due maschere: Mamuthones e Issohadores, un simbolo conosciuto in tutto il mondo. L’evento possiede un forte richiamo storico e identitario mettendo in scena un rito antichissimo e molto sentito da tutta la popolazione che partecipa attivamente alla festa. Sin dai tempi antichi, l’apparizione dei Mamuthones è segno di festosità, di allegria e di tempi propizi.

I festeggiamenti cominciano il 16 gennaio con la festa di Sant’Antonio Abate: si tiene una celebrazione presso la chiesa della Beata Vergine Assunta, durante la quale il sacerdote benedice il fuoco sacro, girandogli intorno con i fedeli per tre volte. Quindi vengono accesi i famosi roghi il giorno successivo.

L’evento più atteso è la sfilata delle maschere, che ogni anno richiama turisti provenienti da tutto il mondo: qui potrete ammirare i Mamuthones, che sfilano con il volto coperto da una maschera lignea nera (“sa visera”) e il corpo avvolto con una pelliccia di pecora nera o bianca (“sa mastruca”), trasportando sulle spalle una gran quantità di campanacci. Insieme a loro sfilano gli Issohadores, che invece indossano una maschera chiara, la “berritta” sarda nera, pantaloni e camicia bianchi, corpetto rosso e sopraccalze di lana nera.

Il Carnevale di Putignano

Molto particolare è il Carnevale di Putignano, considerato il più lungo e il più sovversivo di tutta Italia. Da fine dicembre agli inizi di marzo, questa città pugliese ospiterà tantissimi eventi tra sfilate di giganti in cartapesta e gruppi mascherati, eventi, concerti, spettacoli unici e originali, workshop e aree food con musica popolare e DJ set. Questa festa nasce con il trasferimento delle sacre reliquie di Santo Stefano da Monopoli a Putignano, evento che venne festeggiato con canti e danze dal popolo locale. Da allora, questa festa è cresciuta diventando un simbolo di allegria e tradizione.

Quest’anno festeggia la sua 631° edizione e rende omaggio alla locale “farinella”, un prodotto gastronomico tradizionale locale.

Il Carnevale di Venezia

Impossibile raccontare i festeggiamenti carnevaleschi italiani e non citare il Carnevale di Venezia. Tra i più antichi, con origini risalenti al 1094, rappresenta il desiderio umano di trascorrere una notte di follia dove tutto è possibile. Le maschere servivano a nascondere la propria identità, così da consentire alle persone di ogni ceto sociale di socializzare. La stessa letteratura è ricca di aneddoti, a partire dalla figura di Casanova che sarà il protagonista dell’edizione 2025.

Il Carnevale veneziano divenne così un polo di attrazione per tutti i nobili europei del Settecento: gli aristocratici più libertini si incontravano a San Marco per partecipare a sontuosi banchetti e feste scatenate. Oggi, il Carnevale prevede serate ricche di varietà e animazione, con performance di balli storici, concerti di Opera pop, musica e danza flamenca, boogie woogie e danza moderna e l’atteso corteo acqueo di imbarcazioni tipiche.

In questa occasione centinaia di imbarcazioni a remi, addobbate e coloratissime, attraversano Venezia guidate da vogatori mascherati che si radunano a Punta della Dogana, attraversano il Canal Grande e arrivano al Ponte di Rialto, dove si può assistere ad una colorata coreografia prima della grande festa in Erbaria.

Il Carnevale a Madonna di Campiglio

Ormai avrete capito che ogni regione italiana festeggia il Carnevale in modo unico, racchiudendo all’interno degli eventi le proprie tradizioni, compreso il Trentino. A Madonna di Campiglio, infatti, viene organizzato il particolare Carnevale Asburgico, pensato per far rivivere ai partecipanti l’atmosfera dei fasti della corte asburgica con la principessa Sissi e l’Imperatore Franz Joseph.

Questo Carnevale nasce da un preciso riferimento storico: Elisabetta d’Austria, conosciuta e amata in tutto il mondo con il nome di “Sissi”, soggiornò a fine Ottocento tra le Dolomiti di Brenta e Madonna di Campiglio descrivendo il periodo con queste parole: “Sulle cime più alte e solitarie io riesco a respirare più liberamente, mentre altri si sentirebbero perduti“.

Da qui nasce l’idea di creare un Carnevale a tema asburgico, organizzato nel prestigioso Salone Hofer, salone delle feste della famiglia degli Asburgo. Non mancano anche tanti altri eventi collaterali come la “Sciata Asburgica”, ossia la sciata in costume d’epoca insieme alla coppia reale e alla corte, con l’accompagnamento dei maestri di sci.

Carnevale di Sauris

Infine, festeggiamenti particolari si svolgono anche a Sauris, un borgo del Friuli-Venezia Giulia. Qui, ogni anno, il Carnevale è l’occasione per mettere in scena danze popolari, personaggi curiosi e grandi falò, oltre che passeggiate notturne dove i partecipanti sono accompagnati da vecchie lanterne.

Protagoniste di questa tradizione sono due maschere: il Rolar, con il volto ricoperto di fuliggine, abiti scuri e la vita circondata di sonagli, e il Kheirar che, con la sua grottesca maschera in legno e la scopa in mano, spazza via le energie negative. Non mancano altre maschere, vestite a festa, e le maschere brutte, contraddistinte invece dai vestiti poveri, che ballano tutte insieme.

Il momento più atteso del Carnevale di Sauris, però, è la notte delle lanterne in cui il corteo in maschera con la sua marcia illumina il borgo. La meta sono i boschi delle Alpi dove ad attenderli c’è un grande falò propiziatorio.

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L’outfit perfetto? Va scelto anche in aereo

Le compagnie aeree sono sempre più attente all’abbigliamento dei passeggeri, con nuove regole in vigore che vietano abiti considerati inappropriati durante un volo. Spirit Airlines ad esempio, compagnia statunitense, ha recentemente annunciato misure più severe dopo aver registrato diversi episodi di outfit inadeguati a bordo.

Ma non è la sola: anche altri vettori hanno regole simili e alcune compagnie europee sembrano seguire lo stesso esempio. Vediamo più nel dettaglio quale sarebbe l’abbigliamento più consono a un viaggio in aereo e cosa si rischia se si viola il dresscode delle compagnie aeree che hanno a cuore la questione.

Le regole sul vestiario in volo delle compagnie aeree

Lo scorso gennaio, Spirit Airlines ha aggiornato il suo “Contratto di Carriage” imponendo un divieto sui passeggeri che indossano abiti non adeguati. Tra le nuove disposizioni, figurano il divieto di volare senza scarpe (a piedi nudi) e l’uso di vestiti che possano essere considerati “inadeguati”, come abiti trasparenti, abbigliamento che non copre adeguatamente il corpo, e, ovviamente, t-shirt con scritte oscene. La compagnia ha dichiarato che tali regole sono state introdotte dopo che alcuni passeggeri hanno cercato di imbarcarsi con outfit discutibili, come top corti o t-shirt con slogan volgari. La nuova politica non si limita all’abbigliamento: è previsto anche il divieto di body art (tatuaggi, piercing) che siano “osceni o offensivi”.

Anche altre compagnie aeree operative oggi negli Stati Uniti, come United Airlines e Delta Air Lines, hanno politiche simili a quelle di Spirit Airlines. United Airlines, ad esempio, ha dichiarato che i passeggeri possono essere rifiutati se sono a piedi nudi, indossano abiti “non appropriati” o “osceni”. Delta Air Lines avverte che se l’abbigliamento, l’atteggiamento o l’igiene di un passeggero creano un “rischio di offesa o disagio” per gli altri passeggeri, questi possono essere rimossi dal volo.

Sebbene le regole siano chiaramente esplicitate da alcune compagnie statunitensi, non tutte le linee aeree sono altrettanto trasparenti. Alcuni vettori europei, tra cui Jet2, Ryanair, TUI ed EasyJet, pur non avendo linee guida ufficiali pubblicate sui loro siti web, applicano regole simili in fase di imbarco.

Non a caso, un membro dell’equipaggio di una nota compagnia europea ha recentemente dichiarato che è assolutamente legittimo impedire l’imbarco a chi non rispetta un abbigliamento accettabile, ad esempio a chi indossa t-shirt con parolacce o loghi offensivi.

Cosa succede se non ci si veste in modo appropriato in aereo?

Le compagnie aeree, sia negli Stati Uniti che in Europa, sottolineano che il rispetto delle regole di abbigliamento non è solo una questione di ordine, ma di rispetto per gli altri passeggeri e per l’esperienza complessiva del volo. Il rischio di imbarcarsi con abiti inappropriati include il rifiuto di accesso al volo, con il passeggero costretto a cambiare abbigliamento o a scegliere un altro volo.

Sebbene queste regole possano sembrare eccessive per alcuni, le compagnie aeree oggi sono davvero sempre più decise a mantenere l’ambiente a bordo confortevole per tutti, riducendo i potenziali disagi che derivano da abbigliamento inadeguato o comportamenti problematici da parte dei passeggeri in volo.

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I Giorni della Merla: date, leggende ed eventi da non perdere

Più pungente di una sberla: sono i Giorni della Merla!” dice una filastrocca tutta italiana. Perché si, in teoria i Giorni della Merla, ossia il 29, 30 e 31 gennaio, sono considerate le giornate più fredde anche se, soprattutto quest’anno, dal meteo sembrerebbe tutto il contrario!

A trasmetterci questo detto sono i racconti delle tradizioni popolari che affidano agli ultimi tre giorni di gennaio le sorti dell’inverno. Ma cosa sono, nel dettaglio, i Giorni della Merla? E quali sono le storie e le leggende legate a queste giornate? Vi raccontiamo tutto qui, consigliandovi anche degli eventi organizzati in Italia per quest’occasione.

Cosa sono i Giorni della Merla

Partiamo dal nome che ha ispirato i Giorni della Merla. Il motivo principale dietro la scelta del nome potrebbe derivare dall’associazione tra il merlo e la primavera: il Turdus Merula, infatti, è l’uccello che, puntuale come un orologio, a fine gennaio comincia a diffondere le sue note d’amore annunciando l’arrivo della stagione calda.

Da qui nasce il proverbio popolare secondo il quale sono proprio i Giorni della Merla a rivelare il futuro dell’inverno: se queste giornate saranno effettivamente fredde, la primavera sarà calda e ci sarà bel tempo; al contrario, se le temperature saranno più miti, la primavera tarderà ad arrivare e rimarrà fredda. Ma da dove provengono queste credenze? Come tante altre cose, anche queste sono legate a storie e leggende.

Storie e leggende sui Giorni della Merla

Sapevate che Dante aveva parlato del merlo come anticipatore della primavera già nella Divina Commedia? La figura di questo animale è presente in tantissime storie e leggende popolari, arrivate fino a noi anche grazie alla letteratura.

Una leggenda racconta il perché del colore nero del merlo: secondo la storia, una merla e i suoi pulcini, in origine di colore bianco, si sarebbero nascosti in un comignolo il 28 gennaio per sfuggire al freddo invernale. Qui si sporcarono di fuliggine e, una volta usciti il 1 febbraio, sarebbero risultati completamente di colore nero.

Un’altra, invece, vede la merla sola, senza i pulcini, nascondersi in un comignolo per la maggior parte di gennaio. Più o meno alla fine del mese decide di uscire pensando di essere sfuggita all’inverno. Sbeffeggiò quest’ultimo e si vantò: per questo venne punita dall’inverno stesso che, offesosi, decise di darle una lezione e prese in prestito da febbraio qualche giorno facendo così tornare il freddo.

C’è un’altra storia, questa volta senza l’animale, che ha come protagonista un cannone chiamato “la Merla”. Secondo la leggenda, i proprietari del cannone avrebbero dovuto aspettare gli ultimi giorni di gennaio per poterlo trasportare da una riva all’altra del Po perché solo in quel frangente, infatti, il fiume si sarebbe ghiacciato a causa del freddo gelido.

Cosa fare nel weekend dei Giorni della Merla

Quella dei Giorni della Merla è una tradizione tutta nostrana che viene festeggiata anche con l’organizzazione di diversi eventi in Italia.

I canti della merla a Pizzighettone, Lombardia

Il rituale che scaccia via gennaio viene festeggiato soprattutto nella zona di Cremona, dov’è usanza per i cittadini dei diversi comuni ritrovarsi in piazza, davanti a un grande falò, per intonare canti della tradizione contadina. Il falò tradizionale sarà presente sabato 1 febbraio alle 21:00 a Pizzighettone dove si terrà l’evento Canti della Merla. In questa occasione ci saranno i canti insieme al coro Paolo Asti e i Cantori della Valle dell’Adda, che il pubblico potrà ascoltare sorseggiando bevande calde come vin brulé e tè caldo.

Giubiana 2025 a Lissone, Monza e Brianza

Un altro falò verrà organizzato a Lissone, in Monza e Brianza, sabato 1 febbraio 2025. Il falò della Giubiana è un rito popolare legato alle origini contadine della zona, dove torna a bruciare la vecchia strega simbolo dei mali del passato e di buon auspicio per la bella stagione. Secondo la leggenda, la strega Giubiana viveva nel buio di un bosco e si cibava di bambini fino a quando le tesero una trappola con un succulento piatto di risotto giallo, che mangiò così voracemente da non accorgersi dell’arrivo della luce del sole che la brucio all’istante.

L’evento comincerà alle 19:00 presso il parchetto dei Pompieri, in Viale Martiri della Libertà 77. Oltre al rogo, potrete scaldarvi con tè caldo e vin brulè e assaggiare il risot del pùmpier.

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Le maschere di Carnevale italiane: viaggio tra le tradizioni e i personaggi simbolo

L’Italia vanta una tradizione carnevalesca unica, tanto che alcuni Carnevali storici hanno richiesto il riconoscimento a Patrimonio immateriale Unesco. Ogni regione ha dato vita a maschere uniche, legate alla storia, alla cultura e al folklore locale. Queste figure, nate dalla Commedia dell’Arte o dal teatro popolare, non sono semplici costumi, ma veri e propri simboli della società del loro tempo. Dalle calli di Venezia ai vicoli di Napoli, dalle piazze di Bologna ai borghi del Piemonte, ogni maschera racconta uno spaccato di vita, con tratti distintivi nei vestiti, nei comportamenti e nelle celebrazioni a loro dedicate. Pronti a partire per questo viaggio tra le maschere italiane più celebri, regione per regione?

Arlecchino, la maschera di Bergamo

Arlecchino nasce nella Commedia dell’Arte come servitore scaltro e irriverente. Il suo costume a rombi colorati, da cui deriva il nome, rappresenta un abito rattoppato, simbolo della sua origine umile. La maschera nera sul volto richiama invece l’influenza delle maschere veneziane. Arlecchino, con il suo fare disinvolto, incarna l’astuzia e l’allegria, protagonista di burle e giochi di parole. A Bergamo, la sua città d’origine, viene celebrato con spettacoli teatrali e parate specialmente durante il Carnevale.

Nel borgo medievale di Oneta, frazione di San Giovanni Bianco in Val Brembana, si trova il Museo Casa di Arlecchino. Secondo la tradizione, proprio in questo edificio sarebbe nato il personaggio che ha dato origine alla maschera di Arlecchino, un certo Zanni, poi trasferitosi a Venezia in cerca di fortuna. Restaurata tra la fine degli anni ’80 e ’90, la casa è oggi un Museo della Maschera e della Commedia dell’Arte, che ospita rappresentazioni teatrali ed esposizioni dedicate alla figura di Arlecchino e al teatro popolare.

Carnevale a Napoli e il personaggio di Pulcinella

Il Carnevale a Napoli è una delle celebrazioni più vivaci e sentite della città, e Pulcinella è senza dubbio il suo simbolo per eccellenza. Questa maschera, dalle origini antiche, incarna l’anima popolare di Napoli, ed è famosa per la sua astuzia, la sua ironia e la sua capacità di ribaltare ogni situazione. Il suo abito bianco, con ampie maniche e un cappello a punta, abbinato alla maschera nera che copre il volto, rappresenta il contrasto tra la sua natura bonaria e la sua indole sfrontata e opportunista. Pulcinella è la voce del popolo, capace di criticare e sfidare i potenti con sagacia, sempre con un sorriso e una battuta pronta.

Durante il Carnevale, la città di Napoli celebra Pulcinella con una serie di eventi che spaziano dalle sfilate in maschera agli spettacoli di burattini, un vero e proprio omaggio alla tradizione del teatro popolare. I burattini, spesso con protagonista Pulcinella, raccontano storie in cui il personaggio riesce sempre a superare le difficoltà, sia attraverso l’ingegno che con una sana dose di irriverenza. La figura di Pulcinella, in ogni sua variante, trova spazio anche nei tradizionali presepi di San Gregorio Armeno, dove vengono create piccole scene quotidiane o mitiche che vedono protagonista la maschera, in situazioni che variano dalla comicità alla riflessione sociale.

Inoltre, Napoli ospita il Pulcinella Festival, una manifestazione annuale che celebra la maschera partenopea e la sua tradizione, con eventi che includono spettacoli teatrali, performance di burattini, proiezioni e incontri con esperti del settore.

maschere di carnevale

Fonte: iStock

Pulcinella, la maschera di Napoli

Pantalone, la maschera di Venezia

Pantalone è una maschera veneziana che incarna il ricco mercante avaro e brontolone. Vestito di rosso con una lunga zimarra nera, porta una maschera dal lungo naso a becco, la barba lunga e appuntita, un cappello a punta e le tipiche pantofole arricciate sulle punte. Non può assolutamente mancare la borsa contenente il denaro, perché, figura centrale della Commedia dell’Arte, Pantalone simboleggia l’anziano tirchio e spesso raggirato dai più giovani. Durante il Carnevale di Venezia, Pantalone è certamente uno dei protagonisti: appare negli spettacoli teatrali e nelle rievocazioni storiche e la sua figura è spesso riprodotta nelle maschere in vendita nelle botteghe artigianali veneziane.

L’origine del nome della maschera è molto discussa. Alcuni lo fanno risalire a San Pantaleone, patrono di Venezia, altri al termine “pianta-leone”, che indicava l’atto di piantare lo stendardo della Serenissima nei territori conquistati. Un’altra ipotesi è che il nome derivi direttamente dai lunghi pantaloni indossati dal personaggio.

A Bologna, Balanzone è il personaggio parodia degli accademici

Un po’ meno celebre forse, Balanzone è uno dei protagonisti più noti del Carnevale bolognese, una figura che rappresenta il tipico dottore saccente, amante dei discorsi lunghi e pomposi. Con il suo aspetto distintivo, caratterizzato dalla toga nera, simbolo della sua presunta saggezza, e una maschera con baffi pronunciati, incarna il parodistico accademico del XVII secolo. Il nome “Balanzone” è la trasformazione dialettale di “bilancione”, che in italiano significa “bilancia”, un simbolo legato alla Legge e alla giustizia. Questo aspetto si collega alla sua parodia degli accademici e giuristi dell’epoca, che, pur essendo spesso considerati saggi e giusti, venivano ritratti in modo esagerato e ipocrita.

Le sue origini risalgono al 1600, quando la maschera apparve per la prima volta nelle commedie dell’epoca, a rappresentare accademici, giuristi e studiosi dell’Università di Bologna, uno degli atenei più antichi del mondo. La figura di Balanzone è legata anche alla tradizione satirica della città, che negli anni ha reso la sua maschera una protagonista delle rappresentazioni teatrali del Carnevale. Ogni anno, Bologna ospita eventi e spettacoli che celebrano la figura di Balanzone, nei quali la maschera continua a raccontare in chiave ironica le virtù e i vizi degli accademici e della società.

La maschera di Gianduja a Torino

Gianduja è la maschera piemontese per eccellenza, simbolo dell’onestà e dell’allegria contadina. Il suo costume, caratterizzato da una giacca marrone, calzoni gialli, parrucca con codino e tricorno, evoca l’immagine di un uomo semplice, ma arguto e vivace. Nato nel Settecento, Gianduja rappresenta il tipico piemontese bonario, amato per la sua saggezza popolare, il suo spirito allegro e l’attitudine di chi sa divertirsi senza troppo sfarzo. È un personaggio che incarna la genuinità della campagna piemontese, amante del buon vino, dei cibi genuini e, soprattutto, della compagnia. Gianduja, come Balanzone, è un personaggio che vive della tradizione e del folklore della cultura popolare. Il suo nome sembra derivare dalla locuzione piemontese Gioann dla doja, ovvero Giovanni del boccale,  un chiaro riferimento all’amore del personaggio per il vino, specie se rosso. In suo onore, il famoso cioccolatino con nocciole si chiama gianduiotto.

Gianduja ha una connessione profonda con la tradizione del Carnevale di Torino, dove ogni anno viene eletto un personaggio che interpreta questa maschera, spesso accompagnato dalla sua compagna Giacometta. Casa Gianduja, il Museo Teatro delle Marionette e dei Burattini e uno spazio recentemente aperto al pubblico, che ospita al suo interno spazi laboratoriali e didattici per la costruzione e il restauro di marionette e burattini. Il museo vanta una delle collezioni più prestigiose in Italia, la Collezione della Compagnia Marionette Grilli, che conta oltre 20.000 marionette e burattini, coprendo un periodo che va dal XVIII secolo fino ai giorni nostri.

A Firenze con il personaggio di Stenterello

Stenterello è la maschera per eccellenza di Firenze, una figura che nasce tra il Settecento e l’Ottocento come espressione dello spirito popolare della città. Il suo abito, caratterizzato da colori vivaci come l’azzurro e il giallo, e la sua parlantina rapida e vivace, lo rendono un personaggio carico di energia e umorismo.

Stenterello rappresenta il “tipico uomo del popolo” fiorentino: irriverente, arguto, e sempre pronto a usare l’ironia per criticare le ingiustizie sociali e le ipocrisie della società. La sua figura si distingue per la capacità di affrontare temi seri, come le disuguaglianze, con leggerezza e una grande dose di sarcasmo, facendo ridere il pubblico mentre riflette sulle problematiche della vita quotidiana. Stenterello si distingue anche per il suo carattere coraggioso, privo di paura nei confronti dei potenti, un tratto che lo rende un “eroe” in grado di sfidare le autorità attraverso il suo linguaggio schietto e diretto. Le sue battute e le sue storie, che mescolano satire sociali e politica, hanno fatto di lui un simbolo di Firenze, città storicamente legata alla tradizione di spettacoli popolari, come le commedie dell’arte. Il nome deriva dal suo aspetto gracile: un personaggio così magro che pareva, appunto, “cresciuto a stento”.

Ogni anno, il Carnevale fiorentino celebra Stenterello con numerosi spettacoli teatrali e rappresentazioni che lo vedono protagonista e che mescolano comico e riflessione.

Rugantino, la maschera del bullo di Trastevere

Rugantino è la maschera simbolo della città di Roma, incarnazione del carattere vivace e un po’ spavaldo dei romani, con origini intorno alla fine del 1700. La maschera nella sua prima versione indossava i panni del “birro”, la guardia giurata del tempo, con il cappello da gendarme nonostante venisse poi sempre identificato come il capo dei briganti. Col tempo, la maschera ha iniziato a impersonificare il tipico bullo di Trastevere: il nome “Rugantino” infatti deriva dal termine dialettale “ruganza”, che in romanesco indica l’atteggiamento di chi si comporta in modo arrogante, spavaldo, ma anche un po’ presuntuoso. Il suo abbigliamento è altrettanto caratteristico: un gilet rosso, simbolo della sua esuberanza, accompagnato da una camicia bianca e un cappello a tricorno, un mix di eleganza e popolare. Ma Rugantino nasconde un cuore generoso, e spesso finisce per essere vittima delle sue stesse spacconate e delle sue bugie (sa sempre cavarsela però), ed è proprio questa caratteristica che lo rende così umano e vicino al pubblico.

La figura di Rugantino è stata interpretata da molti comici e attori, e ha ancora oggi un forte legame con la commedia e il teatro romano, richiamando alla mente le tipiche rappresentazioni di un tempo, quando le storie di vita quotidiana venivano raccontate con risate, battute sagaci e una buona dose di esagerazione.

A Milano, la maschera di Meneghino

Meneghino è la maschera simbolo di Milano, riconoscibile per la sua schiettezza, l’ironia sottile e lo spirito antifrastico che lo caratterizzano. A differenza di molte altre maschere italiane, Meneghino non indossa una maschera sul volto, un dettaglio che lo rende un personaggio particolare, simbolo della trasparenza e dell’onestà del popolo milanese. Questa sua peculiarità suggerisce la sincerità e l’autenticità del personaggio, che non ha nulla da nascondere. A differenza delle altre maschere della commedia dell’arte, che si sono evolute nel tempo grazie alle interpretazioni improvvisate degli attori, Meneghino venne creato alla fine del XVII secolo per le commedie scritte da Carlo Maria Maggi, con un personaggio già definito nei dettagli, senza spazio per l’improvvisazione degli interpreti.

Il suo costume è semplice e sobrio, composto da una giacca marrone e pantaloni a righe, che riflettono il carattere pragmatista e modesto di Milano, città di lavoro e risparmio. Meneghino d’altronde è un personaggio che spesso si confronta con i potenti, con un atteggiamento di finta umiltà che maschera una grande intelligenza e capacità di argomentare. Con le sue battute e il suo comportamento, si fa portavoce dei temi sociali e delle difficoltà quotidiane dei milanesi, ma sempre con un tono divertente e mai eccessivamente serio.

Durante il Carnevale ambrosiano, come in altre feste popolari, la figura di Meneghino è sempre protagonista, e la sua presenza è celebrata in spettacoli teatrali che mettono in risalto la sua capacità di mescolare critica sociale e allegria.

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Roccaraso invasa dai turisti, e diventa il caso di overtourism dell’inverno

Tra le mete sciistiche più popolari dell’inverno 2025 c’è sicuramente la località di Roccaraso sulle montagne dell’Abruzzo. Merito anche dalla neve copiosa che è scesa nelle ultime settimane, questa destinazione è stata letteralmente presa d’assalto dai turisti – non per forza sciatori, anzi – tanto da lanciare un allarme che va oltre l’overtourism. Si parla infatti di una vera e propria invasione. Roccaraso è una delle mete sci più note del Centro Italia ed è facilmente raggiungibile anche da Napoli, da dove sono arrivati migliaia di sciatori che hanno affollato le piste condividendo le loro prodezze su tiktok. Ne è nato un caso di cui hanno parlato tutti i media: ventimila gli sciatori sulle piste, altri diecimila nel piccolo paese che solitamente conta non più di 1500 abitanti, con 260 pullman arrivati in un solo weekend, causando code e caos mai visto prima e mandando in tilt l’intera cittadina.

Un piano per contrastare l’overtourism

Nessuno, dai maesstri di sci alle strutture ricettive, dagli abitanti ai ristoratori si aspettava un così grande afflusso turistico a Roccaraso quest’inverno. Certo, da una parte queste decine di migliaia di turisti hanno mangiato, bevuto, fatto acquisti, pertanto per l’economia del Comune è solo un vantaggio, ma resta il problema della gestione di tutte queste persone in una cittadina che non è abituata a una tale folla.

Roccaraso ha anche la fama di essere una meta low cost, tanto che i tour operator che organizzato le gite in giornata fanno pagare anche solo 20 euro a persona e ciò forse non fa bene al turismo.

Roccaraso Turismo si è premurata di ricordare sui social che in Abruzzo esistono altre località sciistiche che offrono altrettanti servizi: “Gli Altopiani Maggiori d’Abruzzo”, scrivono sui social “dispongono di un comprensorio sciistico dagli elevati standard qualitativi e un sistema di innevamento avanzato. Tre stazioni sciistiche (Aremogna, Monte Pratello e Monte Pizzalto), 58 piste da sci per una lunghezza complessiva di quasi 147 chilometri, 38 impianti di risalita e 60 km di piste per lo sci nordico. L’area si sviluppa da un’altezza di 1500 metri s.l.m. del piazzale Aremogna ai 2142 metri s.l.m. di Toppe del Tesoro”.

Turismo sì, quindi, ma gestito, smistato e controllato, come avviene già in alte località. Roccaraso sta vivendo una nuova florida stagione, come negli Anni ‘90, ma deve essere gestita meglio,  apartire dagli organizzatori.

Roccaraso, meta top dell’inverno

Immerso nel cuore degli Appennini e dell’Alto Sangro, Roccaraso rappresenta la destinazione ideale per chi cerca una connessione autentica con la montagna, in ogni sua sfumatura. In questa splendida area, la natura ancora piuttosto incontaminata si mescola perfettamente con un ampio ventaglio di attività all’aria aperta, offrendo esperienze straordinarie d’inverno ma anche durante tutto l’anno.

Roccaraso è il più grande comprensorio sciistico dell’Italia centrale grazie ai suoi 130 km di piste che collegano le località di Rivisondoli, Pescocostanzo e Pescasseroli con 32 impianti di risalita, che lo avvicina ai livelli dei grandi comprensori del Nord. Roccaraso Aremogna dispone di 16 impianti (una cabinovia, 8 seggiovie, 5 skipass e 2 tapis roulant) che servono 3 piste nere, 14 rosse, 16 blu. Nella zona di Pizzalto ci sono 5 impianti (una seggiovia esaposto, 3 skilift, 1 tapis roulant) su 5 nere, 5 rosse e 5 blu.

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Fonte: ANSA

Il paese di Roccaraso innevato

D’inverno, quindi, si trasforma in uno dei paradisi sciistici più apprezzati d’Italia. Le sue piste perfettamente curate soddisfano le esigenze di tutti gli amanti degli sport invernali: dalle discese più veloci per gli sciatori esperti alle piste per principianti e alle aree dedicate allo snowboard e allo sci di fondo. La qualità degli impianti, moderni e ben attrezzati, insieme alla bellezza del paesaggio montano, fanno di questa zona una meta ambita per chi cerca emozioni sulla neve. Forse un po’ troppo.

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Capodanno Cinese nel mondo: tradizioni e curiosità

Con l’arrivo di febbraio, la Cina e altre parti del mondo si preparano a celebrare il Capodanno Cinese o Capodanno Lunare. Conosciuto anche come Festa di Primavera, questo evento segna l’inizio del nuovo calendario lunare: secondo lo zodiaco cinese, questo è l’Anno del Serpente di Legno, simbolo di trasformazione, creatività e intelligenza, tra le altre caratteristiche. Quest’anno cadrà il 29 gennaio e darà inizio a un periodo di festeggiamenti che durerà circa due settimane.

Tipica della cultura cinese è la rigorosa preparazione a tale evento, che richiede non solo allestimenti con decorazioni particolari e le parate tradizionali, ma anche delle “ritualità” da svolgere all’interno della propria abitazione. Sia in Cina che in altri luoghi del mondo vengono rispettate determinate tradizioni, dal regalare soldi in una busta rossa alla scelta dei cibi da servire durante la cena della vigilia.

Quali sono le tradizioni e le curiosità legate al Capodanno Cinese in Paesi diversi dalla Cina? Queste sono quelle da conoscere!

Dall’anno del Drago al Serpente di Legno

Prima di raccontarvi le tradizioni e le curiosità legate al Capodanno Cinese nel mondo, festeggiato anche in Italia, meglio conoscere il segno zodiacale e l’animale protagonista di quest’anno. Se il 2024 è stato l’anno del Drago, il 2025 è quello del Serpente di Legno, considerato il simbolo della trasformazione e del cambiamento per eccellenza.

Molto spesso viene associato al nostro Scorpione, considerato un simbolo della metamorfosi. Dopo ben 60 anni, il Serpente, sesto animale del ciclo zodiacale, sarà collegato all’elemento del Legno che, secondo la tradizione cinese, è l’unico elemento considerato “vivo”, cioè in grado di crescere e di cambiare la sua forma.

I cibi portafortuna del Vietnam e della Corea del Sud

Durante il Capodanno Cinese, le famiglie servono tradizionalmente diversi cibi ritenuti portafortuna, come le arachidi (huasheng) e i datteri (zao). Questa è una tradizione che oltrepassa i confini della Cina e viene rispettata anche in altri Paesi, come il Vietnam. Qui, dove il Capodanno Lunare è chiamato anche Tết, tra i piatti tipici portafortuna di questa festività, troviamo lo stufato di zampe di maiale con germogli di bambù, zuppa di melone amaro e pollo bollito, oltre che la torta quadrata Banh Chung.

Anche la Corea del Sud ha i suoi piatti portafortuna come il ddeokguk, una zuppa di riso glutinoso saporita, preparata con un tipo di torta di riso bianca a forma di corda, carne di manzo, uova e brodo. Le fette di questa torta, chiamata tteok, vengono fatte a forma di monete, simbolo di ricchezza. La lunga forma a corda, invece, rappresenta la longevità, mentre il colore bianco del riso simboleggia la purezza e un nuovo inizio per l’anno che sta per cominciare.

Torta tipica capodanno lunare Vietnam

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Il Banh Chung, la torta tipica del Capodanno Lunare in Vietnam

Abbuffata di ravioli a New York

La comunità cinese di New York, concentrata soprattutto nel quartiere di Chinatown, è una delle più numerose e antiche al di fuori dei Paesi asiatici. Qui il Capodanno Lunare non viene festeggiato solamente con le grandiose parate tradizionali organizzate per le strade, ma anche con abbuffate di ravioli in famiglia! Anche questo è un cibo tipico di questa festività: non a caso, la forma di un raviolo perfettamente piegato ricorda vagamente un lingotto d’oro, l’antica moneta simbolo di ricchezza.

A New York e non solo, il Capodanno Lunare è un’occasione per socializzare, stare in contatto con la propria comunità e preservare questa parte importante della propria cultura anche lontani dal luogo di origine.

Performance e parate in Indonesia

Nel celebrare il Capodanno Cinese, le diverse regioni dell’Indonesia esprimono tradizioni uniche, un riflesso della ricca diversità culturale e della tolleranza multietnica che caratterizzano il Paese. A Surakarta, per esempio, una città situata nella provincia di Java, viene festeggiato attraverso il Wayang Kulit, ossia l’arte tradizionale delle ombre javanesi. Qui i burattinai presentano spettacoli speciali che riflettono le storie e i valori del Capodanno Cinese.

A Bali, invece, viene organizzata la processione di Ogoh-Ogoh a tema lunare: questa usanza particolare consiste nell’incorporare i temi del Capodanno Cinese nella processione degli Ogoh-Ogoh, ossia le gigantesche statue solitamente realizzate per le celebrazioni di Nyepi. Questo dimostra la tolleranza e il riconoscimento della diversità culturale sull’Isola degli Dei.

Capodanno Cinese Bali

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Decorazioni per il Capodanno Cinese a Bali

In Corea del Sud è vietato usare il numero 4

Non solo nella Corea del Sud, ma anche in altri Paesi asiatici durante il Capodanno Lunare è importante evitare il numero quattro perché in cinese suona come la parola usata per dire “morte”. Qualsiasi parola e i suoi omonimi legati alla morte, alla malattia o al fallimento sono considerati di cattivo auspicio. La Corea del Sud, in particolare, prende seriamente questa superstizione tanto che, negli ascensori, si è soliti sostituire il numero sul pulsante del quarto piano con la lettera ‘F’.

Vietato usare la scopa nelle Filippine

Le Filippine hanno abbracciato le tradizioni del Capodanno Cinese, introdotte dagli antenati della popolazione sino-filippina (Tsinoy). I filippini hanno adattato la credenza cinese che una casa pulita prima del nuovo anno porti buona fortuna: è il momento di spazzare via la sfortuna dell’anno passato. Tuttavia, il giorno del Capodanno Lunare, scope e mocio sono rigorosamente vietati! Spazzare in questo giorno, si dice, equivale a spazzare via tutta la buona fortuna appena arrivata. Questa superstizione è diventata una tradizione seria rispettata in molte famiglie filippine.

Inoltre, un’altra caratteristica delle celebrazioni filippine è l’utilizzo di 12 frutti rotondi, ognuno simbolo di prosperità per ogni mese dell’anno. Questa usanza deriva dalla credenza cinese secondo cui gli oggetti rotondi simboleggiano le monete e, per estensione, la ricchezza.