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Il Cammino Celtico, tra Irlanda e Galles a caccia di luoghi sacri

Negli ultimi anni, un numero crescente di viaggiatori sta riscoprendo l’antica arte del camminare, rivolgendosi a un turismo lento che valorizza il percorso tanto quanto la destinazione.

I cammini, spesso legati a rotte storiche e spirituali, offrono l’opportunità di esplorare luoghi sacri e immersi nella natura, lontano dai ritmi frenetici della vita moderna. Il pellegrinaggio a piedi, un tempo pratica di fede e introspezione, sta tornando in auge, attirando non solo i credenti, ma anche chi cerca un’esperienza autentica e rigenerante.

Tra l’Irlanda e il Galles, terre misteriose per eccellenza e contraddistinte da un passato millenario, è nato il Cammino Celtico, che unisce il pozzo sacro di Maedoc a Ferns, nel sud-est dell’Irlanda, con quello di St Non, vicino alla città cattedrale del Pembrokeshire di St Davids, per un totale di circa 260 chilometri, più il viaggio in traghetto di tre ore e mezza tra Rosslare e Fishguard.
Si tratta, probabilmente, della via percorsa dallo sciamano irlandese Saint Aidan (alias Maedoc), quando partì per studiare seguendo il mago gallese Saint David.

Come per ogni cammino che si rispetti, è disponibile un libretto da timbrare presso i punti di sosta e il suggerimento è quello di riempire una bottiglia al pozzo di Maedoc e portarla con sé.

Una magica esperienza da “pellegrino solitario” in Irlanda

La partenza è da Our Lady Island, antico luogo di pellegrinaggio nell’angolo sud-orientale dell’Irlanda, nella diocesi di Ferns, per dirigersi, lungo la costa, a Carnsore Point, la punta sud-orientale dell’Irlanda dove si incontrano l’Oceano Atlantico e il Mare d’Irlanda. In questo tratto, è possibile sperimentare la magica esperienza del “pellegrino solitario”, senza incontrare altre persone sulle ampie spiagge di ciottoli.

Gran parte del percorso in Irlanda si svolge su asfalto rurale e offre l’occasione di vivere esperienze autentiche e arricchenti: ad esempio, a Oulart Hill, in una sala del villaggio con il tetto di paglia, House of Stories, vanno in scena regolarmente spettacoli di poesia e canzoni.

Inoltre, in questa zona, risuona ancora l’eco della ribellione del XVIII secolo contro il dominio britannico che aveva portato alla breve repubblica di Wexford e della leggenda secondo cui Sant’Aidan portò con sé delle api quando tornò da St Davids: il miele era vitale a quei tempi.
Le leggi medievali in Irlanda regolamentavano nel dettaglio l’apicoltura fino al risarcimento dovuto se si veniva punti dall’ape di un vicino. Per celebrare i legami del Cammino con le api, verranno presto installate tre gigantesche arnie di legno che amplificheranno il suono delle colonie al loro interno.

L’arrivo in Galles

Whitesands Bay, Galles

Fonte: iStock

La spiaggia di Whitesands Bay in Galles

La seconda parte del pellegrinaggio inizia dal Pembrokeshire e il sentiero gallese segue per lo più la strada costiera, con alcune deviazioni per visitare i luoghi sacri, come salire sulla scogliera di Fishguard e attraversare vari siti neolitici e un’antica croce prima di raggiungere il pozzo sacro di Llanwnda.

Proseguendo, il paesaggio è plasmato da scogliere intervallate da profonde insenature isolate: si cammina attorno a Strumble Head, suggestivo promontorio sul Mare d’Irlanda, per poi arrivare a Trefin, affascinante e storico villaggio con una piccola spiaggia di ciottoli e un antico mulino.

La tappa successiva è la spiaggia di Whitesands Bay, ampia distesa di sabbia bianca verso il remoto promontorio roccioso di St Davids Head, ideale per il surf. Qui spiccano una cappella in rovina del VI secolo e, alle spalle, la collina dove si narra che San Patrizio abbia sentito la “chiamata” a tornare in Irlanda.

Il termine del sentiero è il pozzo di San Non sulla scogliera fuori St Davids (Non era la madre di San David che fu violentata e poi abbandonata a partorire da sola, così narra la leggenda, sulla scogliera durante una tempesta).

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Camino de Levante: l’alternativa meno conosciuta al Cammino di Santiago

Sono oltre 446.000 mila le persone che, nel 2023, hanno percorso il Cammino di Santiago seguendo le frecce gialle e le conchiglie che segnalano la via ai pellegrini. Questo è considerato come uno dei pellegrinaggi più famosi al mondo che, visti i numeri, in base al periodo potrebbe risultare anche un po’ troppo affollato. Per fortuna esiste un’alternativa meno conosciuta chiamata il Camino de Levante. Il cammino inizia a Valencia e si snoda attraverso paesaggi diversi fino ad arrivare a Santiago, sull’Oceano Atlantico.

Un passo alla volta, il Camino de Levante vi permetterà di lasciarvi alle spalle la brezza del Mediterraneo, di attraversare la Spagna da est a ovest in 42 tappe lungo 1200 chilometri circa e di raggiungere la Galizia. Scarpe da trekking ai piedi, camminerete tra le bellezze di regioni molto diverse tra loro, ognuna dotata di una personalità e identità propria: Valencia, Castilla La-Mancha, Madrid, Castilla y Leon e infine la Galizia.

Ne avevate mai sentito parlare? Se cercate un pellegrinaggio meno affollato, questo è il percorso perfetto per voi. Inoltre, se siete fan di Cervantes, sappiate che il cammino attraversa anche la campagna di Don Chisciotte.

Il Camino de Levante da Valencia a Santiago

Nonostante ci sia una grande distanza tra Santiago de Compostela e la città di Valencia, punto di partenza del Camino de Levante, la Capitale del Turia ha preservato nel tempo il suo passato giacobino, esistente fin dal Medioevo. Valencia, infatti, ricoprendo l’importante ruolo di porto levantino, era considerata il luogo di sbarco ideale per i pellegrini provenienti da altre regioni d’Europa che desideravano iniziare qui il loro viaggio spirituale per incontrare a Santiago le spoglie dell’apostolo.

Questo movimento migratorio beneficiò del fatto che diversi ospedali per pellegrini furono istituiti in città nel XIV secolo, utilizzati anche da coloro che si imbarcavano sulla costa per Roma o Gerusalemme. Se deciderete di percorrere questo cammino, vi consigliamo di consultare il sito dell’Asociación “Amigos del Camino de Santiago” de la Comunidad Valenciana dove troverete tutte le informazioni utili e le tappe per organizzare al meglio la vostra esperienza.

Perché scegliere il Camino de Levante

A differenza di altri cammini più famosi, come il citato Cammino di Santiago, quello de Levante offre un’esperienza più intima e meno affollata. Un’avventura carica di fascino che ti permetterà di godere della tranquillità della natura, del silenzio dei sentieri e dell’ospitalità genuina degli abitanti dei paesi che incontrerai lungo il percorso. Più di ogni altro, questo è il cammino perfetto per staccare la spina dalla vita quotidiana, per riflettere e per entrare in contatto con se stessi e con i paesaggi che ci circondano.

La bellezza di questo cammino, oltre che nella calma, è racchiusa anche negli scenari che attraverserete. Dalle spiagge dorate di Valencia alle foreste lussureggianti della Castilla y León, ogni tappa vi sorprenderà con un nuovo scenario. Camminerete anche alla scoperta di luoghi meno noti, come Chinchilla de Monte-Aragón, Albacete e Zamora, città ricche di storia e tradizioni, e proverete le specialità tipiche di questi territori, dai piatti di pesce fresco della costa ai prodotti genuini dell’entroterra.

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Cosa vedere a Lourdes, dove si trova il santuario mariano

È il 1858 quando la quattordicenne pastorella Bernadette Soubirous sperimenta l’apparizione della Vergine Maria nella grotta di Massabielle a Lourdes, tra i Pirenei francesi. Da questo momento in poi, apparizione dopo apparizione, questa grotta ha catturato l’immaginario collettivo dei fedeli diventando un luogo sacro, meta di pellegrinaggi e destinazione prediletta del turismo religioso. Ogni anno, infatti, questa cittadina di circa 14.000 abitanti, il cui nome in lingua occitana è tradotto in Lorda, accoglie milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo.

I fedeli rendono omaggio alla santa e alla Vergine visitando il famoso Santuario Mariano Notre-Dame di Lourdes, oltre che recandosi in Rue Bernadette Soubirous, dove si trovano la casa natale Le Moulin Lacadé e il museo a lei dedicato che ricostruisce le testimonianze delle apparizioni. Quello verso Lourdes è un viaggio spirituale, ma ci sono anche altre mete da non perdere nei dintorni, rendendo la città il punto di partenza ideale per scoprire alcune delle bellezze naturali francesi.

Il Santuario della Madonna di Lourdes

Situata a sud ovest della Francia, nella regione Occitania del Dipartimento di Hautes-Pyrénées (degli Alti Pirenei), la città di Lourdes ospita il famoso Santuario Mariano Notre-Dame, un luogo mistico e di contemplazione visitato ogni anno da milioni di fedeli. Non immaginatevi un semplice edificio religioso, bensì un complesso che si estende su una superficie di 52 ettari e all’interno del quale ci sono 22 luoghi di culto. Quelli più visitati sono sicuramente la Grotta di Massabielle, dove sono avvenute le apparizioni, la Basilica di San Pio X e la Basilica di Notre-Dame du Rosaire. In totale vi occorrono circa 3 ore per visitare tutto il complesso, escludendo eventuali messe e celebrazioni.

La Grotta di Massabielle

Il luogo più conosciuto e rappresentativo di Lourdes è sicuramente la Grotta di Massabielle, dove si trova la cavità in cui è apparsa per la prima volta la Vergine Maria a Bernadette – e successivamente per altre 18 volte sempre nello stesso posto – presentandosi dicendo “Io sono l’Immacolata Concezione”. Sul fondo della grotta potrete osservare la fonte miracolosa, comparsa dal nulla durante la nona apparizione: si tratta di una sorgente di acqua potabile, bevuta da molti pellegrini, alcuni dei quali affermano di aver ottenuto guarigioni. A tal proposito, a Lourdes esiste un ufficio chiamato Lourdes Medical Bureau che ha il compito di verificare e valutare i singoli casi e darne comunicazione alla Chiesa. L’acqua di Lourdes, utilizzata per alimentare le fontane del santuario, è gratuita e accessibile a tutti.

Grotta a Lourdes

Fonte: iStock

Pellegrini pregano nella Grotta di Massabielle

La chiesa di Bernadette e le basiliche

Di fronte alla grotta troverete la Chiesa di Bernardette, costruita nel 1988 nel punto in cui la giovane contadina si trovava nel giorno dell’ultima apparizione. Proseguendo la visita fra le varie costruzioni religiose giungerete all’area dedicata alle tre basiliche, costruite nella seconda metà del XIX secolo e nella prima metà del XX secolo. Queste sono la Basilica sotterranea di San Pio X, maestosa per le sue straordinarie dimensioni e per le vetrate in gemmail, il vetro colorato; la Basilica di Nostra Signora del Rosario, realizzata in stile romanico bizantino e ricoperta da 2.000 m² di mosaici; la Basilica dell’Immacolata Concezione, riconoscibile dalla grande guglia e dalle vetrate che raccontano gli eventi di Lourdes.

Uscendo dalle basiliche, fate caso ad alcune aree indicate come piscine dove migliaia di fedeli, e in particolare di ammalati, si recano per bagnarsi con la speranza di guarire o semplicemente per devozione. Al santuario vengono celebrate ogni giorno due processioni, quella eucaristica e la benedizione dei malati, da Pasqua a fine ottobre. La famosa fiaccolata, invece, considerata come il momento clou della giornata, si svolge ogni sera alle 21 durante lo stesso periodo.

Cosa vedere a Lourdes oltre il santuario

Non tutti i luoghi da vedere a Lourdes sono legati alla religione. A dominare sulla città c’è la fortezza di Chateau-Fort che, dall’alto della sua posizione, offre una vista privilegiata sul santuario mariano e sui Pirenei. Rappresenta l’esempio perfetto di una fortificazione pedemontana pirenaica, di quelle costruite dall’XI al XIX secolo, e custodisce al suo interno un museo dedicato alle arti e alle tradizioni popolari del territorio.

A soli 23 chilometri da Lourdes potrete raggiungere Bagnères-de-Bigorre, dove si trova un rinomato centro termale, mentre percorrendo qualche chilometro in più in direzione sud vi addentrerete nella Catena dei Pirenei, dove fra le località più importanti da visitare ci sono Cauterets e Luz Ardiden, destinazioni amate soprattutto durante l’inverno grazie alla presenza di impianti sciistici. Dalla zona dei Pirenei potete raggiungere anche un’altra destinazione, perfetta per gli appassionati di bicicletta: la Luz-St-Sauveur, dove si trova la strada D918 che si “arrampica” lungo i tornanti del Col du Tourmalet, protagonista di una delle salite più impegnative del Tour de France.

Per chi desidera godere di viste mozzafiato senza scalare nessuna montagna, il Pic du Jer è la meta perfetta: qui si aprirà davanti a voi un panorama a 360 gradi che abbraccia le cime dei Pirenei, le città di Lourdes e Tarbes, il santuario, il lago e la valle del Gaves. Questo punto panoramico è accessibile a tutti grazie a una comoda funivia.

Città di Lourdes

Fonte: iStock

Vista dall’alto della città di Lourdes

Come arrivare a Lourdes

Situata a 8 ore da Parigi, la città di Lourdes può essere raggiunta facilmente atterrando all’aeroporto di Tarbes-Lourdes, a circa 15 chilometri di distanza dal centro abitato. Sono molti i visitatori che scelgono di servirsi anche di autobus o treni per arrivare a Lourde: dall’Italia il viaggio ha una durata di circa 15 ore dal confine di Ventimiglia.

Il periodo migliore per visitare Lourdes è sicuramente l’estate poiché le temperature massime si registrano attorno a valori compresi tra i 25-26 gradi, mentre le minime si mantengono tra i 13 e i 14 gradi, in particolare il mese di luglio risulta essere quello meno piovoso e la posizione vicino alle montagne garantisce una leggera brezza che rende gradevoli le giornate più calde.

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In Irlanda nasce il nuovo sentiero sulla montagna sacra di Croagh Patrick

Tra tradizioni e leggende, l’Irlanda è un luogo ricco di meraviglie tutte da scoprire: una delle mete più affascinanti per i pellegrini e gli amanti dell’escursionismo è senza dubbio Croagh Patrick, la montagna sacra legata alla figura del santo patrono del Paese. Per lungo tempo, affrontare questo pellegrinaggio significava districarsi tra percorsi ripidi e sterrati che non sono mai stati messi in sicurezza, ormai considerati troppo pericolosi. Nasce così un nuovo sentiero che consente di raggiungere la vetta della montagna senza più alcuna difficoltà, proteggendo anche l’ambiente naturale.

Il nuovo sentiero sul Croagh Patrick

L’Irlanda rimane la meta perfetta per gli escursionisti, offrendo una vasta scelta di paesaggi pazzeschi dove immergersi nella natura e affrontare lunghe camminate. Ci sono poi alcuni luoghi speciali, soprattutto per gli abitanti e i pellegrini: è il caso di Croagh Patrick, chiamata dai locali The Reek, una vera e propria montagna sacra. Si trova nel Mayo, una delle contee occidentali del Paese, ed è un piccolo rilievo montuoso alto appena 765 metri – non lasciatevi ingannare, perché sulla vetta si gode di un panorama sensazionale.

È  qui che nasce un nuovo sentiero, voluto soprattutto per mettere in sicurezza i pellegrini che precedentemente si arrampicavano lungo percorsi sterrati fin troppo pericolosi. Si tratta di un cammino lungo 4 km, nel cui punto di massima ampiezza si allarga per un paio di metri, consentendo di muoversi con maggior facilità. È stato realizzato in appena tre anni, utilizzando solo materiali scavati dalla montagna stessa: sono state spostate migliaia di tonnellate di pietre e di terra, per arrivare alla conclusione dei lavori. Il risultato è sorprendente, un vero e proprio viaggio spirituale nella natura per raggiungere la vetta di Croagh Patrick e godere della distesa infinita delle campagne e della costa della Wild Atlantic Way.

Per chi vuole avventurarsi in un trekking più impegnativo, l’ideale è percorrere il Croagh Patrick Heritage Trail, che ha come punto di arrivo proprio la montagna sacra. Il sentiero, lungo 61 km, inizia presso il villaggio di Balla e affronta alcuni dei paesaggi tipici irlandesi, tra boschi, torbiere e piccole colline verdi. Si attraversano numerosi villaggi e siti storici di grande importanza, come l’abbazia di Ballintubber (costruita nel XIII secolo), il letto di pietra ad Aughagower e l’incantevole Boheh Stone, dove si possono trovare incisioni artistiche del 3.000 a.C.

La storia di Croagh Patrick e del suo santuario

Perché il Croagh Patrick è considerato una montagna sacra? Questa imponente formazione rocciosa è legata alla figura di San Patrizio, il santo patrono d’Irlanda: si dice infatti che, nel corso del V secolo, egli affrontò la salita per raggiungere la vetta e vi rimase per 40 giorni e 40 notti, digiunando per tutto il periodo. Il santo fu impegnato nella costruzione di una chiesa, tutt’oggi visibile sulla cima della montagna. Nel 1905 vi si aggiunse una piccola cappella, che leggenda vuole sia stata realizzata da soli 12 uomini utilizzando pietra e cemento locali, trasportati sul Croagh Patrick a dorso di asino.

La montagna sacra è considerata da millenni un luogo di pellegrinaggio, ben prima che San Patrizio vi trascorse il suo periodo di digiuno nel V secolo. Oggi, qui si commemora una festa molto importante: si tratta del Reek Sunday, l’ultima domenica di luglio, quando migliaia di fedeli si arrampicano sul monte (spesso a piedi nudi) per espiare le proprie colpe, raggiungendo la vetta per ascoltare l’annuale messa che viene celebrata all’interno della cappella.

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I tesori da scoprire del Monastero delle Grotte di Kiev

Il Monastero delle Grotte di Kiev è uno dei più antichi e venerati complessi monastici dell’Ucraina e del mondo ortodosso, sede del Primate della Chiesa Ortodossa Ucraina. Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, fu fondato nell’XI secolo da Sant’Antonio e San Teodosio e ha avuto un ruolo cruciale nello sviluppo della religione, della cultura e dell’identità nazionale ucraina.

Per secoli, con le reliquie dei santi sepolti nelle grotte, è stato uno dei centri di pellegrinaggio e venerazione più importanti al mondo. Considerato un importante luogo di santità e miracoli, la sua eredità continua a influenzare profondamente la vita religiosa e culturale del paese.

Grotte del Monastero delle Grotte di Kiev

Il Monastero è celebre per le sue grotte, un labirinto sotterraneo che si estende per centinaia di metri, composto da due complessi principali.

Le Grotte Vicine, conosciute anche come le Grotte di Sant’Antonio, scavate nella collina dai monaci, sono un dedalo di passaggi stretti e celle monastiche, utilizzate dai monaci per vivere, pregare e meditare in solitudine. Ospitano le reliquie di diversi santi e personaggi storici importanti, tra cui lo stesso sant’Antonio di Kiev, fondatore del monastero.

L’atmosfera è mistica e serena. Le pareti sono decorate con icone e affreschi, che aggiungono un senso di sacralità al luogo; è frequentato da pellegrini che vengono per pregare e rendere omaggio ai santi.

Le Grotte Lontane, o Grotte di San Teodosio, si trovano più in basso rispetto alle Grotte Vicine e sono altrettanto significative dal punto di vista storico e spirituale. Meno estese, offrono un’esperienza altrettanto profonda e spirituale, ospitando numerosi corpi mummificati di santi, molti dei quali sono visibili attraverso teche di vetro.

Chiese del Monastero delle Grotte di Kiev

Oltre alle grotte, il complesso del Monastero comprende magnifiche chiese e cattedrali, che rappresentano autentici capolavori dell’architettura sacra ortodossa di inestimabile valore storico e artistico. Ogni edificio racconta storie di devozione, arte e cultura che si intrecciano nel corso dei secoli.

Cattedrale della Dormizione

La Cattedrale della Dormizione, nota anche come Cattedrale dell’Assunzione, è il cuore spirituale del Monastero delle Grotte di Kiev. Costruita nell’XI secolo, è uno degli esempi più splendidi dell’architettura medievale ucraina. L’imponente struttura, con le cupole dorate e gli interni sontuosi, è un testamento dell’abilità degli artigiani bizantini e ucraini. All’interno, custodisce preziose reliquie e icone, tra cui l’icona miracolosa della Theotokos di Petchersk, considerata un simbolo sacro dai fedeli ortodossi.

La cattedrale è famosa per i suoi affreschi e mosaici, che adornano pareti e cupole. L’interno è riccamente decorato con iconostasi dorate e icone antiche, che conferiscono un’aura di sacralità e magnificenza. Oltre al suo valore religioso, la Cattedrale della Dormizione ha svolto un ruolo fondamentale nella storia ucraina. È stata testimone di incoronazioni reali, matrimoni principeschi e importanti concili ecclesiastici. Nel corso dei secoli, ha resistito a invasioni, incendi e terremoti, riemergendo sempre più forte come simbolo della fede e della resilienza del popolo ucraino.

Monastero delle Grotte

Fonte: iStock

Cattedrale della Dormizione, Monastero delle Grotte di Kiev

Chiesa del Refettorio dei Santi Antonio e Teodosio

Costruita tra il 1893 e il 1895, la Chiesa del Refettorio dei Santi Antonio e Teodosio si distingue per la sua imponente cupola di 20 metri, la più grande in Ucraina senza supporti interni, e per l’iconostasi in marmo realizzata in stile russo, considerata una delle più straordinarie del paese.

E’ conosciuta anche come la Chiesa della Trapezna in quanto in origine aveva la funzione di refettorio per i monaci, dove consumare i pasti in comunione dopo le preghiere. Ancora oggi, l’edificio conserva questo aspetto conviviale, pur essendo diventato una meta imperdibile per i visitatori del monastero di Kiev. Al suo interno, la chiesa ammalia con la sua ricchezza di dettagli. L’iconostasi dorata, finemente intagliata e decorata con icone risalenti al XVII secolo, cattura l’attenzione per la sua bellezza e la sua maestria artigianale.

Chiesa della Porta della Trinità

La Chiesa della Porta della Trinità rappresenta un’affascinante combinazione di architettura difensiva e sacra. Costruita nel XII secolo, sorge sopra la Porta della Trinità, uno degli ingressi principali del monastero, e funge da punto di transizione spirituale per i pellegrini che entrano nel sacro complesso. La facciata della chiesa è decorata con affreschi vibranti e icone, raffiguranti scene bibliche e santi, che accolgono i visitatori in un’atmosfera di venerazione e tranquillità. All’interno, la Chiesa della Porta della Trinità continua a incantare con la sua iconostasi finemente lavorata e le sue opere d’arte sacra, rendendola un simbolo di protezione divina e un luogo di preghiera fondamentale per la comunità monastica e i pellegrini.

Chiesa di Tutti i Santi

Costruita nel XVII secolo, la Chiesa di Tutti i Santi è un eccellente esempio dello stile barocco ucraino, con le sue cupole dorate e la sua facciata intricatamente decorata. L’interno è altrettanto suggestivo, con affreschi che rappresentano scene bibliche e santi ortodossi. La Chiesa di Tutti i Santi è particolarmente nota per la sua iconostasi, una parete di icone e pitture religiose che separa il santuario dalla navata. Considerate miracolose dai fedeli, attirano numerosi pellegrini in cerca di guarigione e benedizione.

Campanile della Grande Lavra

Uno dei simboli più iconici del Monastero delle Grotte di Kiev, il Campanile della Grande Lavra domina la skyline della città con i suoi 96,5 metri di altezza. La struttura a quattro piani, sormontata da una cupola dorata, ospita un concerto di 37 campane, il cui suono melodioso risuona per tutta Kiev, richiamando i fedeli alle funzioni religiose e scandendo il ritmo della vita cittadina.

Oltre alla sua funzione religiosa, il Campanile della Grande Lavra offre una vista panoramica mozzafiato sulla città. Salendo i 400 gradini che conducono alla cima, si può ammirare un panorama suggestivo del monastero, del fiume Dnepr e dei quartieri circostanti. Purtroppo, il campanile ha subito gravi danni a causa dell’invasione russa del 2022.

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Sta per partire il “treno dei bambini”, sui binari verso Lourdes

Partirà dall’Italia giovedì 16 maggio 2024 un treno carico di speranze, sogni, voglia di vivere, energie e fede.

A bordo, oltre 400 persone, tra medici, volontari e, in particolare, piccoli diversamente abili e pazienti degli ospedali pediatrici italiani. La destinazione? Lourdes.

Lo speciale pellegrinaggio del “treno dei bambini”

Il viaggio verso il santuario mariano del sud della Francia avrà luogo dal 16 al 22 maggio e sarà un momento per socializzare, riflettere e scoprire gli altri e sé stessi.

Si tratta di un’iniziativa, presentata mercoledì 8 maggio nella Sala presidenziale della stazione Ostiense di Roma, frutto della collaborazione tra la Fondazione Fs italiane, Unitalsi e Fs Treni turistici italiani che vedrà due grandi convogli partire da Bari e da Reggio Calabria (uno seguirà il percorso adriatico e l’altro quello tirrenico) per arrivare insieme a Lourdes.

Quello in treno è il vero viaggio verso Lourdes, in quanto al suo interno si crea una comunità, le persone si conoscono, si aiutano, ci si parla, ci sono rapporti umani” ha sottolineato monsignor Liberio Andreatta, presidente della Fondazione Fs ed ex amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi, introducendo l’evento e ricordando gli anni dei suoi primi pellegrinaggi verso il santuario.

La scelta del treno per questo speciale pellegrinaggio, infatti, non è casuale ma inserita nell’obiettivo di comprendere il vero significato di un viaggio a Lourdes con aspetti che, negli anni, sono andati perdendosi e che spostandosi in aereo non si riescono ad apprezzare.

Andreatta ha infatti aggiunto “Il vero miracolo di questo luogo è saper accettare sé stessi, la propria condizione, avere una visione diversa. Spesso mi guardavo attorno e capivo che c’è chi sta peggio“.

Il concetto è stato ribadito anche da Alessandro Vannini Scatoli, presidente di Fs Treni turistici italiani: “Con il nostro progetto diamo senso all’esperienza, si tratta di un percorso che assume una valenza di socialità, redenzione e umanità che stiamo perdendo nel tempo“.

L’esperienza del pellegrinaggio in treno per i più piccoli

Durante la conferenza di presentazione, Eugenio Patanè, assessore alla Mobilità del comune di Roma, a sua volta ha portato l’attenzione sulla presenza dei bambini sul treno: “È bello che anche i piccoli possano cominciare ad apprezzare questo mezzo, l’Europa punta molto sui nostri corridoi ferroviari“.

A concludere il discorso, sono stati l’ad di Fs Treni turistici italiani, Luigi Cantamessa, e il presidente nazionale di Unitalsi, Rocco Palese, ed entrambi si sono soffermati sull’importanza di un viaggio in treno.

In particolare, Palese ha evidenziato l’esperienza del pellegrinaggio in treno ossia “vivere un viaggio di fede con un ammalato, ascoltare storie straordinarie. Con i bambini questo significato è ancora più forte e intimo“.

Cantamessa, invece, ha raccontato come già da anni avesse l’idea di realizzare un’iniziativa simile, un progetto che, proprio grazie al treno, “ci fa tornare a viaggiare verso Lourdes in maniera autentica, seppure la mobilità di oggi sia più moderna rispetto al passato“.
Infine, uno sguardo e un desiderio anche per il futuro: “Vedo un ritorno dei treni di “fede”, anche verso grandi luoghi di culto nazionali come Assisi e Loreto, confermo a Unitalsi che la nostra presenza ci sarà sempre“.

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Loreto, il borgo nelle Marche nato attorno a un Santuario

Tra le verdi colline della campagna marchigiana sorge l’affascinante borgo di Loreto. Con il profilo inconfondibile del suo Santuario, che l’ha reso famoso in tutto il mondo, non può che suscitare curiosità e voglia di saperne di più. E allora scopriamo questa autentica perla italiana.

Loreto e il suo celebre Santuario

Loreto è una piccola e graziosa cittadina della provincia di Ancona, posta su un colle dominante il mare Adriatico, e incastonata fra le valli del Potenza e del Musone. Questo gioiello delle Marche sa unire in maniera indissolubile fede, arte e cultura, ed è una delle principali mete di pellegrinaggio mariano in Europa e nel mondo. Il borgo è infatti nato e si è sviluppato intorno al famoso Santuario Pontificio della Santa Casa. Custodito all’interno della Basilica, edificata tra il 1469 e 1587, è costituito da tre pareti che secondo la tradizione sarebbero la parte antistante la grotta di Nazareth, dove nacque e visse Maria. Oltre alle pareti originali, ne è stata edificata una quarta, dove è posta l’immagine sacra della Vergine Lauretana. La statua che oggi si può ammirare è del 1922, poiché la precedente venne perduta a causa di un incendio, scoppiato nel 1921.

La Basilica, iniziata nel 1469, fu opera di vari artistici che si succedettero conferendogli l’aspetto oggi visibile. Le absidi sono opera di Giuliano da Maiano, mentre Baccio Pontelli realizzò gli splendidi Camminamenti di Ronda, Giuliano da Sangallo creò la cupola di matrice brunelleschiana e Donato Bramante apportò diverse modifiche e consolidamenti. Fu completata nel 1587 con la costruzione della facciata in stile tardo – rinascimentale di matrice fiorentina.

Un modo suggestivo per raggiungere il Santuario è salire i quattrocento gradini della Scala Santa, sulla scia dei pellegrini, che consentono di vivere appieno l’esperienza spirituale. Giunti a destinazione, potrete ammirare un vero gioiello architettonico, impreziosito da quadri, affreschi, statue e cappelle da ammirare senza fretta.

Basilica della Santa Casa a Loreto

Fonte: iStock – Ph: Tatiana Dyuvbanova

Gli interni della Basilica della Santa Casa

Passeggiata alla scoperta di Loreto e delle sue attrazioni

A pochi passi dalla Basilica, si incontra la barocca Fontana Maggiore, opera artistico-ingegneristica che sorge al centro della celebre Piazza della Madonna, e il monumento a Papa Sisto V. Tappa imperdibile è il Museo Antico Tesoro della Santa Casa, che custodisce oggetti d’arte di grande valore che, nel corso dei secoli, sono stati raccolti attorno al Santuario, tra cui dipinti con immagini religiose, gli arazzi e le maioliche con raffigurazioni di episodi della Bibbia. Altra chicca è il Museo Storico Aeronautico, una raccolta unica nel suo genere, che vanta la presenza di centinaia di pezzi originali, e in alcuni casi unici, dalla nascita della Regia Aeronautica ad oggi.

Un’esperienza da non perdere a Loreto è sicuramente quella offerta dagli antichi Camminamenti di Ronda, che rendono la Basilica uno di quei rarissimi esempi di basilica-fortezza presenti in Italia. Vi si accede, in una visita guidata di circa 50 minuti, attraversando la Basilica e salendo circa centoventi scalini della torre sud. Questo tesoro architettonico, rimasto chiuso al pubblico per ben cinquecento anni, poi restaurato in occasione del Giubileo del 2000 e aperto finalmente ai visitatori, permette di ammirare in maniera inedita la fisionomia dell’edificio religioso e il variegato panorama che abbraccia mare, collina e montagna.

Splendido anche il Museo Pontificio Santa Casa, collocato nei piani superiori del Palazzo Apostolico, che ospita opere di altissimo valore artistico, storico e culturale. Uno specchio della devozione di numerosi Pontefici e di tanti pellegrini che per secoli hanno visitato la Santa Casa di Maria.

Immergetevi, quindi, nella suggestiva atmosfera del borgo, facendo il giro intorno alle mura, passando per Piazzale Squarcia, dove si può ammirare la parte esterna del Bastione di Loreto. Camminate a passo lento, godendovi le stradine lastricate su cui si affacciano negozi tipici, botteghe artigiane e locali dove gustare le specialità del territorio.

Ma la tradizione più affascinante di Loreto è quella dei presepi. Il Presepe Benedetto XVI, uno dei più belli d’Italia, è un’opera permanente, a due passi dal Santuario, accanto all’imponente monumento al Santo Giovanni XXIII. Permette ai visitatori di addentrsi in molte scene e ambientazioni ricreate a regola d’arte, con oltre 100 personaggi in movimento, a partire dall’Annunciazione di Maria fino alla Natività.

La splendida Fontana Maggiore di Loreto

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La splendida Fontana Maggiore, tra le attrazioni di Loreto
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Cinque cammini di pellegrinaggio nel Centro Italia

L’Italia è ricca di itinerari magici, che offrono alla sguardo paesaggi indescrivibili e permettono ai viandanti di oggi di addentrarsi a passo lento nella natura, pronta a svelare testimonianze storiche e tracce fondamentali di coloro che li hanno preceduti nel passaggio, secoli e secoli prima. Per chi desidera ammirare i luoghi più caratteristici del Centro Italia, ecco 5 cammini di pellegrinaggio pronti a svelare meraviglie assolute e imperdibili.

La Via Francigena nel Lazio

Il Lazio è punto di arrivo e di partenza della Via Francigena europea. Il tratto, che svela borghi medievali, paesaggi spettacolari e storie secolari intrecciate tra di loro, ricopre un ruolo chiave per lo sviluppo del Cammino, prima di tutto perché è qui che si trova la meta pellegrinale più ricercata dai viaggiatori, ossia Roma, e in secondo luogo perché indirizza i viaggiatori verso Santa Maria di Leuca, centro spirituale più importante del Salento.

La Via Francigena laziale si sviluppa in ventuno tappe a piedi, dieci a nord della Città Eterna, partendo da Proceno, nel cuore della Tuscia, primo comune dopo il percorso toscano, e undici a sud della Capitale, lungo l’antica Via Appia, fino a Castelforte e al confine con la Campania. Tra i luoghi di interesse, la Basilica del Santo Sepolcro di Acquapendente, il bellissimo lago di Bolsena, la Rocca dei Papi a Montefiascone e il caratteristico Ponte del Diavolo nel borgo medievale di Canino. Attraversare il territorio laziale permette di esplorare una varietà infinita di panorami, epoche e storie, tra scorci sospesi tra  terra e mari, e tradizioni locali da scoprire.

Consigli utili prima di mettersi in cammino

Ecco alcuni consigli utili per percorrere con tranquillità la Via Francigena.

  • Per prima cosa, è bene allenarsi adeguatamente così da arrivare preparati al cammino.
  • Informatevi sull’itinerario da seguire, sulle varie tappe del cammino e sui luoghi che vi piacerebbe visitare.
  • Non sottovalutate la lunghezza del cammino, il tempo di percorrenza, la difficoltà e il dislivello delle diverse tappe. Queste informazioni vi saranno di aiuto per stabilire se il cammino è giusto per voi e per capire quanti giorni vi serviranno per portarlo a termine.
  • È fondamentale consultare le previsioni meteo nella pianificazione del viaggio, avendo al seguito carta escursionistica, bussola e altri strumenti utili.
  • Fate una lista delle cose da mettere nello zaino, attenendovi alle indicazioni sui siti dedicati. In particolare, dovete fare molta attenzione nella scelta delle scarpe per affrontare il lungo percorso.
  • Procuratevi una guida per avere più informazioni sul cammino e per arrivare preparati in caso di imprevisti lungo il tragitto.
  • In base all’itinerario, informatevi sui punti di ristoro, sulle strutture per alloggiare e sui camping, soprattutto qualora non si dovesse raggiungere la tappa stabilita in precedenza.
  • È particolarmente utile tenere informati amici o familiari sul vostro percorso.
Il Santuario della Madonna dell’Ambro, nelle Marche

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Il Santuario della Madonna dell’Ambro, tra le attrazioni del Cammino dei Cappuccini, nelle Marche

Cammino dei Cappuccini

Il Cammino dei Cappuccini attraversa da nord a sud la dorsale interna della Marche, con un percorso di quasi 400 km che ripercorre i luoghi delle origini dell’Ordine. Si tratta di un itinerario molto ricco sotto il profilo spirituale, storico, artistico e naturalistico. La prima parte del Cammino – di 220 km suddivisi in 10 tappe – Inizia a Fossombrone, nella provincia di Pesaro e Urbino, dal Colle dei Santi, dove è situato il convento dei Cappuccini, e arriva a Camerino, sede del primo convento dell’Ordine. Tra le tappe, l’incantevole Gola del Furlo, l’antico monastero di Fonte Avellana e Cingoli, il “balcone delle Marche”, da cui si gode un ampio panorama sulla regione.

La seconda parte del Cammino – 160 km in 7 tappe – riprende da Camerino con arrivo ad Ascoli Piceno, passando per attrazioni imperdibili come il Santuario della Madonna dell’Ambro, incastonato nei Monti Sibillini, e il Santuario di San Serafino da Montegranaro, il Santo dei Frati Cappuccini delle Marche, ultima tappa che conclude l’itinerario.

Come prepararsi al Cammino dei Cappuccini

Il Cammino dei Cappuccini è molto impegnativo dal punto di vista fisico, a causa della fisionomia dell’entroterra marchigiano, caratterizzato da un continuo alternarsi di saliscendi, con numerose tappe dai dislivelli importanti. È del tutto sconsigliato, quindi, intraprendere il percorso senza una buona dose di allenamento.

A tal proposito, si consiglia di cominciare con brevi passeggiate su terreni pianeggianti, per poi aumentare progressivamente i chilometri e i dislivelli, variando il tipo di terreno, al fine di abituare il corpo a sentieri di montagna all’aperto o sottobosco, strade di campagna brecciate o sterrate. Il Cammino è percorribile in molti mesi dell’anno, ma è sconsigliato nei mesi invernali, perché diverse tappe sono montuose e potrebbero essere innevate.

La Via di Francesco

La Via di Francesco è un altro cammino di pellegrinaggio nel Centro Italia da fare almeno una volta nella vita. Un itinerario a piedi, in bicicletta e a cavallo, lungo quasi 500 km, che collega alcuni luoghi che testimoniano la vita e la predicazione del Santo di Assisi. Un viaggio senza tempo attraverso eremi, santuari, antiche foreste e borghi medievali che ispirarono Francesco e che si snoda attraverso i luoghi dove ha vissuto.

Il Cammino parte al nord della Rupe della Verna, al centro dell’Appennino toscano, luogo noto per il miracolo delle stigmate di San Francesco che qui fece costruire il santuario ancora oggi visitabile, per poi scendere verso Gubbio e Assisi e proseguire attraverso le colline dell’Umbria e verso i monasteri del reatino in direzione di Roma. Il tratto laziale – che può essere percorso da nord a sud verso la Capitale, oppure in senso inverso se si vuole raggiungere Assisi – inizia sul confine tra Umbria e Lazio, nei pressi di Labro per il percorso principale e nei pressi di Greccio per i percorsi alternativi, che sono: Percorso della Valle Santa Reatina, Direttrice Tiberina, Variante di Farfa.

La Credenziale del pellegrino

Come per tutte le più importanti vie di pellegrinaggio, anche per la Via di Francesco esiste una Credenziale del pellegrino e un attestato di fine percorso ufficiali. La Credenziale viene rilasciata a coloro che intendono effettuare un pellegrinaggio a piedi, in bicicletta o a cavallo e che s’impegnano ad accettarne il senso e lo spirito. Va richiesta almeno 3 settimane prima della partenza per consentirne l’invio per posta. Il servizio d’invio è gratuito e a cura delle famiglie francescane di Assisi, tuttavia è gradita un’offerta per coprire le spese di spedizione.

Abbazia di Montecassino, monastero benedettino nel Lazio

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L’Abbazia di Montecassino, tappa finale del Cammino di San Benedetto

Cammino di San Benedetto

Il Cammino di San Benedetto unisce i tre più importanti luoghi benedettini: Norcia, luogo natale del Santo, Subiaco, dove visse trent’anni e fondò numerosi monasteri, fino all’Abbazia di Montecassino, dove trascorse l’ultima parte della vita, e fondò la Regola che porta il suo nome.

Poco più di 300 km, da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo, attraverso il cuore verde dell’Italia, in un itinerario fatto di sentieri, tratturi, carrarecce e strade secondarie, che muove dall’Umbria, entra nel Lazio e lo percorre fino al suo estremo confine meridionale, a pochi passi dalla Campania. Il Cammino non è soltanto un viaggio nel mondo benedettino, ma anche un pellegrinaggio sui luoghi di altri santi popolari, come Rita da Cascia, Francesco d’Assisi e Tommaso d’Aquino, o meno noti.

Consigli per il Cammino di San Benedetto in bicicletta

Nonostante sia ben segnalato, si suggerisce di percorrere il Cammino con l’ausilio dell’omonima guida, che propone una suddivisione in 16 tappe a piedi, o 7 in bicicletta. Chi desidera percorrerlo su due ruote, troverà un percorso ciclistico segnalato, pensato per essere affrontato in mountain-bike, equipaggiata con sacche. È consigliato portare con sé un kit per le riparazioni, composto da un paio di camere d’aria di scorta, pompa, chiavi a brugola, filo del freno e del cambio, smagliacatena e tendiraggi.

Cammino di San Tommaso

Il Cammino di San Tommaso è un itinerario culturale, naturalistico e spirituale che collega la città di Roma, con la Basilica di San Pietro, a Ortona, dove si trova la Cattedrale di San Tommaso, custode delle reliquie dell’apostolo sin dal 1258. Questo percorso, di circa 316 km, attraversa il cuore dell’Abruzzo più autentico, mettendone in luce le eccellenze paesaggistiche e i luoghi della fede quali chiese, eremi e abbazie. L’itinerario è percorribile a piedi, in bici su strada e su sterrato, e a cavallo.

Il Cammino è anche una forma di pellegrinaggio moderno sulle orme di Santa Brigida di Svezia, che tra il 1365 e il 1368 giunse a Ortona a seguito della rivelazione della presenza delle ossa di San Tommaso nella cattedrale della città. Prendendo come punto di riferimento l’antica strada consolare Tiburtina Valeria, che conduceva all’Adriatico, si potrà scoprire il paesaggio abruzzese e il tratto laziale grazie ai sentieri naturalistici più suggestivi, che attraversano il Parco Naturale Regionale dei Castelli Romani, il Parco Naturale dei Monti Simbruini, il Parco Naturale Sirente-Velino, Parco del Gran Sasso e Monti della Laga e il Parco Nazionale della Majella. Si potranno, inoltre, ammirare i tanti graziosi borghi del Lazio e dell’Abruzzo che si incontrano durante il Cammino.

Le tappe del Cammino di San Tommaso

Il tracciato del Cammino di San Tommaso attraversa gli Appenini, da Roma all’Adriatico, con un percorso che unisce fede e natura, cultura e tradizione. È percorribile a piedi idealmente in 16 giorni. Di seguito, tutte le tappe.

  • Tappa 1: Piazza San Pietro (Roma) – Albano Laziale
  • Tappa 2: Albano Laziale – Artena
  • Tappa 3: Artena – Genazzano
  • Tappa 4: Genazzano – Subiaco
  • Tappa 5: Subiaco – Monte Livata
  • Tappa 6: Monte Livata – Camporotondo
  • Tappa 7: Camporotondo – Tagliacozzo
  • Tappa 8: Tagliacozzo – Massa d’Albe
  • Tappa 9: Massa d’Albe – Rocca di Mezzo
  • Tappa 10: Rocca di Mezzo – Fontecchio
  • Tappa 11: Fontecchio – Capestrano
  • Tappa 12: Capestrano – Pescosansonesco
  • Tappa 13: Pescosansonesco – Manoppello
  • Tappa 14: Manoppello – San Martino sulla Marrucina
  • Tappa 15: Da San Martino sulla Marrucina – Crecchio
  • Tappa 16: Crecchio – Cattedrale di San Tommaso (Ortona)
Il Castello Colonna a Genazzano, partenza del Cammino di San Tommaso

Fonte: iStock – Ph: Stefano_Pellicciari

Il Castello Colonna a Genazzano, punto di partenza del Cammino di San Tommaso
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Sulle orme dei Re Magi: le tappe del loro viaggio biblico

Da oltre duemila anni, i Re Magi giungono alla grotta di Betlemme, in Palestina, dove è nato Gesù per depositare oro, argento e mirra davanti alla mangiatoia. Puntualmente, ogni anno, il 6 gennaio si celebra l’Epifania, la festa che commemora la visita dei tre Magi, Gaspare, Baldassarre e Melchiorre, al bambino nella culla.

Tuttavia, dei Re Magi poco si sa: chi erano, da dove venivano e il viaggio che hanno fatto per giungere da chissà dove fino a qui. Alcuni studiosi sono risaliti alla loro storia e ne hanno ricostruito il percorso, un itinerario che è possibile ripercorrere anche ai giorni nostri.

Secondo la tradizione, alcuni (tre ma anche 12, le ipotesi sono tante) nobili uomini provenienti da lontano giunsero nella Giudea ebraica dominata dai Romani, per rendere omaggio al “figlio della luce”, guidati da una stella rivelatrice.

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Fonte: @prof. Marcello Fidanzio, Facoltà Teologica di Lugano, Università della Svizzera Italiana

Cielo stellato nel deserto della Giudea, vicino a Qumran

Lo studioso della Bibbia, Brent Landau, ritiene di aver trovato almeno una risposta a queste antiche domande. Uno dei testi da lui tradotti è la cosiddetta “Rivelazione dei Magi”, un racconto apocrifo della tradizionale storia di Natale che si presume sia stata scritta dagli stessi Magi.

La storia dei Magi appare solo una volta, nel Vangelo di Matteo (2,1-12), dove sono descritti come misteriosi visitatori che giungono a Gerusalemme in cerca del bambino di cui hanno osservato la stella “al suo sorgere”. Non si dice, invece, che i Magi erano tre né che erano Re (forse erano degli astronomi) né tanto meno si fanno i loro nomi.

Il viaggio dei Re Magi: l’itinerario

Pellegrini per eccellenza, simbolo dell’incontro tra Oriente ed Occidente, i Re Magi sono stati tra i primi a percorrere una via di pellegrinaggio, religioso ma anche semplicemente turistico.

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Fonte: 123rf

La Chiesa della Natività a Betlemme

I Re Magi arrivavano molto probabilmente da una località non ben definita della Persia, oggi Iran, e, secondo alcuni studiosi, per giungere fino a Gerusalemme a dorso di dromedario, il viaggio sarebbe durato 13 giorni (c’è chi parla anche di nove mesi), motivo per cui si sente spesso dire che arrivavano dal “lontano Oriente”.

Oggi, in linea retta, Google Maps ci dice che ci vogliono tre settimane a piedi, mentre in auto poco più di un giorno, ma ai tempi dei Magi non c’erano strade asfaltate né gallerie che attraversavano montagne né ponti sui fiumi.

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Fonte: 123rf

Il sito archeologico di Pasargade, Patrimonio Unesco dell’Iran

L’itinerario verso Occidente parte quindi dall’Iran, presumibilmente dalla Capitale Teheran, e attraversa l’Iraq, la Siria e la Giordania per concludersi in Israele. Circa 2.000 chilometri attraverso catene montuose, deserti, città e diversi interessantissimi siti archeologici.

Le tappe più significative sono: l’antica città persiana di Pasargade, la città di Ciro il Grande, Patrimonio Unesco; Bagdad, culla della civiltà, immortalata per il suo fascino e splendore nei racconti di “Le Mille e una Notte”; Persepoli, in Iran, le cui rovine sono oggi uno dei siti archeologici più importanti del Paese, e il vicino sito di Naksh’e Rostam dove, su una parete rocciosa, sono state scavate le tombe dei Re Dario I, Serse I, Artaserse I, Dario II e dario III, sconfitto da Alessandro Magno nella celebre battaglia avvenuta tra 40.000 fanti macedoni e 400.000 persiani tra il fiume Tigri e i monti Zagros, nell’Iraq Nord-orientale; Damasco, una delle più antiche città del mondo, fondata, secondo gli storici, nel terzo millennio prima della nascita di Cristo e il cui centro storico è Patrimonio dell’Umanità, e, infine, prima di arrivare a Gerusalemme, Amman, la Capitale giordana sorta su sette colli come Roma, una città che conta ben 5.000 anni di storia.

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Fonte: 123rf

Le tombe dei Re persiani nel sito archeologico di Naksh’e Rostam in Iran

Arrivati a Gerusalemme, i Re Magi chiesero ai Giudei il luogo della nascita di Gesù poiché, secondo la profezia, “essi conoscevano il tempo ma non il luogo”. Dopo l’incontro con Re Erode il Grande, che finse di voler adorare il bambino appena nato, ma che, in realtà, progettava di eliminarlo, i tre seguirono ancora la stella che li condusse alla grotta di Betlemme, circa due ore a piedi da Gerusalemme, dove trovarono Gesù insieme a Giuseppe e Maria.

Lì, si inginocchiarono e lo adorarono, presentandogli i loro doni. Poi, senza fare rapporto a Erode il Grande, chiuso nel Palazzo d’inverno, in Giudea, ripartirono verso casa, prendendo, però, una strada diversa.

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Fonte: @Noam Chen – IMOT

Modello della Gerusalemme erodiana conservato nel Museo d’Israele di Gerusalemme

I Magi, da Gerusalemme a Milano e Colonia

Il viaggio dei tre Re Magi non si sarebbe interrotto con il ritorno al loro Paese d’origine “per un’altra strada”, come scrive Matteo. Sarebbe, invece, proseguito anche dopo la loro morte, avvenuta, secondo una leggenda, a Gerusalemme, dove sarebbero tornati per testimoniare la fede.

Le loro spoglie sarebbero poi state ritrovate da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, trasportate a Costantinopoli, l’attuale Istanbul, nella chiesa di S. Sofia e, in seguito, donate a Eustorgio, vescovo di Milano dal 343 al 355 circa, che le fece traslare nella sua città. In loro onore, il vescovo fece erigere una basilica (Sant’Eustorgio, appunto) dove fece deporre le loro reliquie nella Cappella dei Magi nella Basilica milanese di Sant’Eustorgio, aperta tutto l’anno, ma particolarmente significativo è visitarla il giorno dell’Epifania.

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Fonte: 123rf

La Basilica di Sant’Eustorgio a Milano

Vi rimasero fino al 1164, quando Federico Barbarossa, dopo aver sconfitto i milanesi, se le portò a Colonia, in Germania, nella cui cattedrale, dietro l’altare maggiore, sono tuttora custodite, lasciando a Sant’Eustorgio solo il sarcofago con cui le spoglie dei Magi sarebbero state traslate.

Durante la Seconda guerra mondiale, però, il reliquiario fu danneggiato e venne restaurato nel 1973. Fu proprio in quell’anno che l’arcivescovo di Colonia restituì un frammento dei Magi alla chiesa di Sant’Eustorgio di Milano.

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Colonia e la sua Cattedrale dove sono custodite le reliquie dei Re Magi
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Lungo la via Francigena, come pellegrini tra borghi-presepe

Una strada percorsa per secoli, a piedi, da pellegrini, santi e commercianti e oggi divenuto uno degli itinerari turistici più famosi del mondo. Stiamo parlando della via Francigena, quel lungo itinerario che attraversa l’Europa (e oltre), partendo da Canterbury, in Gran Bretagna per terminare in Puglia e poi fino a Gerusalemme.

Uno di quei cammini di fede, lungo 3.268 chilometri, che mettevano in collegamento luoghi di culto, pievi e abbazie, attorno ai quali si sviluppava tutto un mondo di quello che oggi chiamiamo “turismo”. Oggi, la via Francigena è un itinerario turistico che continua a toccare alcuni luoghi religiosi, ma non solo. Attraversa paesaggi incontaminati e alcuni tra i borghi più pittoreschi.

Percorrere la via Francigena a Natale è una di quelle esperienze che non si dimenticano, perché toccano il cuore e l’anima oltre a luoghi meravigliosi. Sì, perché in questo periodo magico dell’anno tra festeggiamenti e tradizioni natalizie, si può andare alla scoperta dei luoghi e del patrimonio storico e naturalistico del territorio che si attraversa.

Natale nell’Alta Tuscia

In particolare, ricca di eventi è l’Alta Tuscia viterbese, nel Lazio. Qui, a Natale ci s’immerge nei borghi storici di Acquapendente, passando per Onano e Proceno, tra cultura, folklore, presepi, mercatini e feste.

Le antiche tradizioni e lo spettacolo naturale e storico dell’entroterra viterbese possono essere scoperti durante il periodo natalizio, regalando atmosfere evocatrici e festose. A cominciare proprio da Acquapendente, anche detto “la Gerusalemme d’Europa”, che ha previsto un lungo programma natalizio già a partire da inizio dicembre, e che vede nelle giornate più vicine al Natale i suoi appuntamenti centrali.

A partire dalla vigilia seguiranno tre appuntamenti tra arte e religione immersi nella natura: sabato 24 dicembre alle ore 11.30, lunedì 26 dicembre alle ore 15.00 e sabato 31 dicembre alle ore 15.00. Tre tour tra arte e religione sulle orme dei pellegrini in un percorso guidato lungo la via Francigena, dalla Basilica del Santo Sepolcro al Museo della Città e la Pinacoteca San Francesco.

Il giorno di Santo Stefano sono previsti anche appuntamenti con la musica e con il teatro. Il 31 dicembre sarà il momento di festeggiare il Capodanno in piazza mentre il 5 gennaio ci saranno le parate delle Befane sui trampoli, mercatini, castagne e vin brulè alla scoperta dell’enogastronomia natalizia tipica.

A Proceno, il villaggio di origine etrusca – come testimoniano i sepolcreti scoperti nelle vicinanze dell’abitato – e nei pressi del quale soggiornò anche Galileo Galilei, durante le festività natalizie si svolge l’evento “Vivi in Natale a Proceno”, giunta alla VII edizione, per promuovere il turismo e valorizzare le realtà culturali, storiche, religiose ed enogastronomiche del borgo. Una festa itinerante alla ricerca degli angoli più suggestivi di Proceno, celebrando il folklore e le tradizioni artigiane, religiose ed enogastronomiche.

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Il borgo di Proceno, lungo la via Francigena del viterbese

Si possono ammirare i presepi in vetrina nel Palazzo Sforza, che fa parte della rete delle Dimore storiche della Regione Lazio, e nelle vie del borgo.

Infine, nel borgo di Onano, al confine con la Toscana e a pochi chilometri dal Lago di Bolsena, il 24 dicembre sarà visitabile il piccolo villaggio di Babbo Natale in piazza Umberto I e il 26 sarà il turno del concerto di Natale della Banda Comunale Santa Cecilia di Onano. Si aspetta poi insieme il 2023 con il Gran Cenone di San Silvestro e la musica live, mentre chi dovesse capitarci in occasione dell’Epifania potrà assistere al presepe vivente di Onano con l’arrivo dei magi.

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Il borgo di Onano nel Lazio