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Cosa vedere ad Antanarivo: guida alla scoperta della capitale del Madagascar

Se ami viaggiare ti sarai informato sul Madagascar che è sicuramente una delle mete top del periodo; la tua vacanza qui non può che partire da Antananarivo, la sua capitale. Ma quali sono le migliori attrazioni, i monumenti, i musei e i luoghi cult che non dovresti perdere? Scopriamolo insieme in una guida completa su Tana, perché è proprio così che la città viene chiamata più frequentemente.

Il palazzo della regina

Dopo esserti procurato il visto per il Madagascar non ti resta che pianificare il tuo viaggio alla scoperta di Antananarivo. Tra i simboli che rappresentano la città c’è il palazzo della regina, conosciuto ai più con il nome di Rova di Antananarivo. In una posizione dominante sulla collina di Analamanga, il complesso elegante racconta il passato glorioso della città e in modo particolare il periodo in cui è stato la residenza ufficiale dei sovrani del Regno di Merina, una delle dinastie più influenti nella storia del Madagascar. La sua costruzione risale al XVII secolo e al suo interno comprende il palazzo reale, templi e tombe reali. Seppur un incendio nel 1995 ne abbia danneggiato e distrutto una parte, le opere di restauro sono iniziate ed è sicuramente un must. Il mio consiglio? Dal Rova potrai scattare foto suggestive grazie ad una vista mozzafiato su tutta la città. Prenota una visita guidata così potrai avere maggiori dettagli storici e approfondire leggende e tradizioni.

Il parco zoologico e botanico di Tsimbazaza

Vuoi visitare il Madagascar esplorando a fondo la biodiversità? Nel tuo itinerario non dovrà mancare una visita al parco zoologico e botanico di Tsimbazaza. Perfetto con i bambini, ma non solo, dà modo di vedere vicino diverse specie endemiche del territorio tra cui i lemuri, i camaleonti, le tartarughe di terra giganti e tanti uccelli esotici. Oltre alla fauna, il parco ospita anche un ricco giardino botanico con tantissime tipologie di piante endemiche del Madagascar, molte delle quali sono uniche al mondo. Non molti lo sanno ma al suo interno è anche custodito un piccolo museo etnografico che fornisce uno spaccato interessante sulla cultura e le tradizioni delle diverse etnie malgasce.

Analakely market

Se ami la cultura local e vuoi fare shopping o acquistare souvenir unici non perdere una visita all’Analakely market. Si tratta del mercato principale della città, dove potrai trovare di tutto, dai prodotti freschi locali, come frutta tropicale e spezie, fino a oggetti di artigianato, tessuti e souvenir. Oggi è considerato a tutti gli effetti una vetrina autentica della quotidianità e offre un’occasione unica per interagire con la popolazione locale, assaporare cibi tipici e acquistare oggetti tradizionali malgasci.

Il lago Anosy

Un’altra attrazione che non puoi assolutamente perderti è il lago Anosy; diversamente da quanto solitamente accade non dovrai allontanarti dalla città poiché si trova proprio in centro. Sì, perché si tratta di un lago artificiale, oggi circondato da alberi di jacaranda che in primavera si tingono di una splendida tonalità violacea, è un luogo di tranquillità in mezzo al caos cittadino. Al centro sorge un monumento dedicato ai soldati malgasci caduti durante la Prima Guerra Mondiale, e un ponte lo collega alla riva, rendendolo un punto panoramico ideale per una passeggiata rilassante. Ti consiglio di raggiungerlo al tramonto, perché la luce è incredibilmente suggestiva.

Lago Anosy a Antanarivo

Fonte: iStock

Lago Anosy nel cuore della capitale del Madagascar

Il palazzo di Ambohitsorohitra

Tra le tappe must in città c’è il palazzo di Ambohitsorohitra, la residenza ufficiale del Presidente del Madagascar. Lo riconoscerai: è un edificio in stile coloniale francese ed è circondato da giardini ben curati e rappresenta uno degli edifici più importanti dal punto di vista politico del paese. Ricorda che però non è aperto al pubblico, potrai solamente goderti la vista esterna.

La cattedrale di Andohalo

Un altro punto di interesse religioso e storico ad Antananarivo è la cattedrale di Andohalo, costruita dai missionari cattolici francesi nel XIX secolo; è un imponente edificio in pietra che rappresenta uno degli esempi più significativi dell’architettura coloniale religiosa della città. La cattedrale offre una splendida vista su Antananarivo e, se sei appassionato di storia o di architettura, vale la pena visitarla per ammirare i suoi interni decorati e conoscere meglio la storia del cristianesimo nell’isola.

Il palazzo di Andafiavaratra

Se sei un appassionato di storia dovrai assolutamente visitare il museo Andafiavaratra. Oggi sede museale, il palazzo coloniale è stato un tempo del primo ministro Rainilaiarivony. La collezione al suo interno ospita oggetti legati alla storia della monarchia del Madagascar, molti dei quali sono stati recuperati dal Rova dopo l’incendio del 1995. Tra le proposte in mostra ci sono gioielli, abiti reali, antichi manufatti e strumenti tradizionali.

La collina sacra di Ambohimanga

Se hai modo di spostarti poco fuori dal centro, ti suggerisco di raggiungere in circa 20 km la collina sacra di Ambohimanga. Si tratta di un sito patrimonio dell’UNESCO ed è anche uno dei luoghi più venerati e storicamente significativi del Madagascar; per secoli considerata il cuore spirituale e politico del Regno di Merina, ospita antiche tombe reali, mura di pietra e i resti di un antico villaggio reale. Circondata da una vegetazione rigogliosa, ha un significato storico importante che ancora oggi non viene trascurato dai locali.

Visitare la Collina Reale di Ambohimanga

Fonte: iStock

Perché vedere la Collina Reale di Ambohimanga in Madagascar

Il Lemur’s Park

Se non hai abbastanza tempo per esplorare le foreste del Madagascar ma desideri vedere i lemuri in un ambiente più naturale, una visita al Lemur’s Park è una valida alternativa. Si trova a soli 22 km dalla città e si tratta di una riserva in cui convivono nove diverse specie di lemuri in libertà, garantendo agli animali un ambiente sicuro e protetto. Il parco offre visite guidate che permettono di osservare i lemuri da vicino e conoscere meglio le specie endemiche dell’isola. Si tratta di una tappa must per le famiglie che viaggiano con bambini ma non solo.

Il museo dei pirati

Se si viaggia con bambini ma non solo, una delle tappe imperdibili è il museo dei pirati. Si trova non lontano dalla stazione e dà modo di scoprire quello che era un tempo un pericolo effettivo: quello dei pirati. Se per molte nazioni erano un nemico, bisogna sapere che proprio qui hanno avuto una base segreta e hanno custodito i propri tesori.

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Scontro Roma-Parigi: la Trinità dei Monti è della Francia

Ci sono monumenti che fanno parte dell’identità di Roma tanto da diventare iconici e attrazioni principali di chi fa visita alla città. Uno di questi è sicuramente la scalinata di Trinità dei Monti in Piazza di Spagna, oggi al centro di un’accesa contesa tra Francia e Italia. La scintilla è scoppiata in seguito a un recente rapporto della Corte dei Conti di Parigi che critica la gestione “approssimativa” delle cinque chiese francesi di Roma – fra cui appunto Trinità dei Monti che affaccia sulla scalinata – e denuncia decisioni “opache” e “derive”.

Dopo la notizia arriva anche il commento del Ministro del Turismo Daniela Santanchè che, in un misto di irritazione e ironia, scrive sul social X: “Ma cosa sarebbe la Francia senza l’Italia. Non possono fare a meno del nostro lusso, delle nostre opere, della nostra bellezza. Ma ora esagerano”. Di seguito vi spieghiamo cosa sta succedendo.

Il patrimonio immobiliare francese in Italia

Recentemente, la Corte dei Conti francese ha fatto la ricognizione del patrimonio immobiliare di proprietà dello Stato francese a Roma. Perché questi patrimoni si trovano su suolo italiano? Per rispondere a questa domanda bisogna tornare indietro all’accordo internazionale bilaterale preso tra la Francia e la Santa Sede, a sua volta collegato a una decisione presa da Papa Pio VI nel 1790, che incaricò il cardinale de Bernis, ambasciatore francese presso la Santa Sede, di raggruppare tutti gli edifici religiosi a Roma e porli sotto la sua tutela.

A Roma ci sono cinque chiese “francofone”: la chiesa di San Francesco a Ripa, la chiesa di Santa Maria dell’Anima, la chiesa di San Claudio dei Francesi a piazza San Lorenzo in Lucina, la chiesa di San Luigi dei Francesi a piazza Navona e, infine, la protagonista di questa disputa: la chiesa di Trinità dei Monti. La scalinata, in particolare, fu progettata dall’architetto francese Francesco de Sanctis e costruita tra il 1723 e il 1725. Finanziata dai Re di Francia, in particolare da re Luigi XV, doveva rappresentare il segno della devozione francese alla Chiesa e sancire il legame culturale i due paesi.

Le critiche alla gestione della scalinata

I risultati della ricognizione eseguita dalla Corte dei Conti, a quanto pare, non sono stati positivi. Il rapporto ha ampiamente criticato la gestione delle proprietà denunciando decisioni “opache” e dichiarando la proprietà alla Francia non solo delle chiese, ma anche della famosa scalinata che porta a Piazza di Spagna. Inoltre, nel rapporto viene criticato l’utilizzo dell’Istituto Sacro Cuore di Trinità, nel quale si sottolinea una funzione non prevista dall’accordo preso nel 1828: “Il dominio è oggi occupato da una scuola privata italiana con elevate spese di iscrizione, in violazione delle disposizioni espresse del suddetto accordo, e in contraddizione con le sue disposizioni riguardanti il carattere francese del dominio della Trinité-des-Monts”.

Le critiche al rapporto non hanno tardato ad arrivare. Il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli di Fdi, ha scritto sui canali social: “Viene da ridere. Bene, manderemo esperti al Louvre per fare la ricognizione aggiornata dei beni sottratti all’Italia nel corso della storia, soprattutto quella del XIX secolo o regalati da geni forse costretti a privarsi di rinomate opere d’arte che hanno reso il Louvre il museo più visitato al mondo”.

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Visitare il Palacio de la Moneda a Santiago del Cile

Il Palacio de La Moneda, comunemente noto come La Moneda, a Santiago del Cile, è la sede del Presidente della Repubblica del Paese sudamericano e ospita anche il Segretariato Generale della Presidenza e il Segretariato Generale del Governo. Se hai in mente di visitare la capitale cilena, non perdere l’occasione per scoprire il Palazzo della Moneta, il suo edificio più importante.

Palacio de La Moneda, informazioni utili

Il Cile è uno dei Paesi latinoamericani più moderni e più visitati della regione. Questa nazione ha paesaggi incredibili, un meraviglioso patrimonio naturale e affascinanti tradizioni culturali, che la rendono una delle mete preferite di chi viaggia in Sud America. Il Palacio de La Moneda si trova nella capitale, tra le vie Moneda (nord), Morandé (est), Alameda del Libertador Bernardo O’Higgins (sud) e Teatinos (ovest). A nord si trova la Plaza de la Constitución  e a sud la Plaza de la Ciudadanía. La Moneda dispone di 40 stanze, una per il Presidente – che ha altre residenze, come il palazzo di Cerro Castillo, un luogo di riposo nella città di Viña del Mar o la villa nel quartiere di Machalí, nella regione di O’Higgins, conosciuta come La Casa 100 – e le altre per i suoi ministri. Progettato dall’architetto Joaquín Toesca, questo palazzo è la principale espressione del neoclassicismo in Cile. Fu inaugurato nel 1805 come sede della Real Casa de Moneda de Santiago (Zecca Reale di Santiago), dove venivano coniate le monete. Nel 1846, il presidente Manuel Bulnes trasferì la sede del governo in questo edificio, diventando il primo presidente ad abitarlo. L’ultimo fu Carlos Ibáñez del Campo, nel 1958. L’edificio è stato anche teatro di uno degli eventi più decisivi della storia del Cile, l’attentato dell’11 settembre 1973. Dopo quell’evento, un gruppo di architetti lo restaurò, mantenendo le linee originali disegnate da Toesca. Da allora ha subìto alcune modifiche, come la tinteggiatura di bianco alla fine del secolo scorso o la ristrutturazione della Plaza de la Ciudadanía, sotto la quale è stato costruito il Centro Cultural Palacio La Moneda. Nel 1951 è stato dichiarato monumento nazionale.

Come è stato fondato il Palazzo della Moneta?

Il Cile, come la maggior parte delle colonie dell’ex Impero spagnolo, ottenne l’indipendenza a metà del XIX secolo. In questo modo, passò dall’essere una semplice provincia a proclamarsi una repubblica autonoma. Come prevedibile, il Cile dovette iniziare a creare le proprie istituzioni, tra cui il governo, i poteri statali e la moneta nazionale. All’epoca il Cile disponeva già di una zecca, ereditata dal periodo coloniale, inaugurata nel 1805. Dopo aver attuato alcune riforme, il Palazzo della Moneta iniziò a funzionare come ente pubblico, dove venivano coniate le monete a corso legale in Cile. Nel corso degli anni, l’amministrazione nazionale installò la propria sede in questo edificio neoclassico, che da allora è considerato l’edificio più importante dell’intero Paese.

Cambio della Guardia al Palacio da La Moneda

Fonte: iStock

Visita il Palacio de La Moneda in occasione del cambio della Guardia

Conoscere il Palazzo della Moneta

Situato nel centro della città, il Palazzo della Moneta è una delle visite imperdibili per chi ha intenzione di conoscere la capitale cilena. L’edificio è facilmente identificabile poiché non si distingue solo per le sue dimensioni, ma anche per l’ampia fila di bandiere che ha davanti alla sua facciata. In termini di design, l’architettura di questa sede governativa è semplice, robusta, con pochi piani e ampi giardini. Allo stesso modo, è un palazzo creato per durare nel tempo poiché, pur non avendo dettagli troppo lussuosi, è comunque sorprendente e meraviglioso. Il Palazzo della Moneta ha attraversato anche momenti difficili, in cui la sua stessa esistenza è stata minacciata. L’evento più traumatico che lo riguarda è quello dell’11 settembre 1973, quando fu bombardato dall’esercito cileno mentre era in corso un colpo di Stato. Nel corso di quella drammatica giornata l’allora presidente Salvador Allende fu rimosso dal suo incarico e l’edificio fu gravemente danneggiato. Fortunatamente, il Palazzo della Moneta fu ricostruito secondo il suo progetto originale, motivo per cui è ancora considerato un monumento storico nazionale.

Come prenotare una visita al Palazzo La Moneda

Il primo passo è compilare il modulo disponibile qui. Dovrai dichiarare di essere un turista, i tuoi dati e scegliere la data e l’ora in cui desideri visitarlo. Il sito ti informerà sugli orari e i posti disponibili per un determinato giorno, compresa la possibilità di prenotare la visita anche per più di una persona. È sufficiente fornire un documento d’identità (carta d’identità o passaporto) e il nome completo di ogni persona. Il servizio invierà una risposta automatica all’indirizzo e-mail inserito nel corso della registrazione e, dopo un controllo, riceverai un’e-mail formale di conferma della prenotazione e di autorizzazione alla visita. È necessario prenotare la visita al Palazzo in anticipo? Sì. Nei mesi di alta stagione (giugno, luglio e agosto) è meglio prenotare con un mese di anticipo.

Orari di visita del Palacio della Moneda

Attualmente le visite al Palazzo della Moneda si svolgono nei seguenti giorni e orari per i turisti:

  • Dal lunedì al giovedì: visite guidate alle 15.00 e alle 16.30
  • Venerdì: visita alle 15.00

Trattandosi di un edificio governativo, non è possibile visitarlo tutti i giorni o a tutte le ore, soprattutto quando un politico importante si trova nel Paese. Per questo motivo è importante tenere d’occhio le e-mail di conferma, perché è frequente che le visite vengano cancellate in certi giorni se ci sono visitatori importanti. Non ci sono tour nei fine settimana e nei giorni festivi.

Palacio de La Moneda Santiago del Cile

Fonte: iStock

Come organizzare una visita al Palacio de La Moneda

Come preparasi alla visita del Palacio de Le Moneda

Ricorda di portare con te il documento d’identità e l’e-mail di conferma e di essere estremamente puntuale. Potrai avere con te la macchina fotografica, perché è consentito scattare foto ma non potrai effettuare riprese video. Ricorda che all’ingresso un metal detector ispezionerà borse e zaini prima di entrare all’interno del palazzo e che l’ingresso, sul lato dell’Avenida Alameda dove c’è un’enorme bandiera cilena, è controllato. La porta d’ingresso potrebbe cambiare, ma te lo comunicheranno al momento della consegna del biglietto. Una volta completate le procedure d’ingresso, una guida ti accoglierà e inizierà a parlarti della storia del palazzo, con tappa in due cortili interni. Per raggiungere il palazzo potrai usare anche la metropolitana: la stazione più vicina è quella di La Moneda, sulla linea rossa 1.

Perché visitare il Palazzo della Moneta?

Sebbene si distinguano per la loro bellezza architettonica e per il loro retaggio culturale, i palazzi governativi tendono a essere lasciati fuori dagli itinerari di viaggio. Quindi, se stai ancora pianificando la tua visita a Santiago del Cile, non esitare a includere il Palazzo della Moneta. È aperto tutto l’anno e si possono programmare visite guidate che ti condurranno attraverso gli spazi più importanti di questa residenza presidenziale. Trovandosi proprio in centro il Palazzo della Moneta è vicino ad altri punti di interesse turistico ed è un’ottimo punto di partenza per visitareil quartiere Parigi-Londra, il Cerro Santa Lucía, la Plaza de Armas e la Casa di Pablo Neruda.

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Allarme UNESCO: i siti minacciati dal turismo dei selfie

Negli ultimi anni, il fenomeno del “turismo dei selfie”, o “selfie-tourism”, è letteralmente esploso, tanto da spingere l’UNESCO a lanciare l’allarme: se non si interviene subito, molte delle più importanti destinazioni turistiche potrebbero subire gravi conseguenze, riporta un articolo del quotidiano inglese The Mirror. Infatti questo tipo di turismo, legato alla pratica di scattare selfie nei pressi di monumenti iconici, sta causando la progressiva degradazione di numerosi luoghi di interesse storico e culturale.

La definizione di ‘turismo dei selfie’ secondo l’UNESCO

Secondo l’UNESCO, il “turismo dei selfie” è caratterizzato dal comportamento dei turisti che scelgono le proprie mete di viaggio principalmente per scattare foto da condividere sui social media, spesso con monumenti e paesaggi iconici come sfondo. A differenza delle tradizionali foto di famiglia scattate davanti a monumenti come la Torre Eiffel, il “turismo dei selfie” nasce dal desiderio di ottenere immagini esteticamente attraenti, perfette per alimentare i propri profili Instagram.

Una tendenza che ha provocato un sovraffollamento in molte destinazioni, con effetti negativi sull’ambiente e sulle comunità locali. “Questo fenomeno ha iniziato a prendere piede con la diffusione delle piattaforme di social media, dove il contenuto visivo attraente è un fattore chiave per il coinvolgimento degli utenti”, ha dichiarato un portavoce dell’UNESCO a The Mirror. “Le persone hanno sempre scattato foto durante le vacanze, ma ora l’attenzione si è spostata dal creare ricordi al generare momenti condivisibili, spesso con l’obiettivo di ottenere ‘mi piace’ e nuovi follower”.

L’impatto negativo su ambiente e comunità locali

L’impatto del “turismo dei selfie” varia da destinazione a destinazione. Tuttavia, in molti casi, ha provocato un sovraffollamento che mette sotto pressione le infrastrutture locali, peggiorando l’esperienza complessiva dei visitatori. Inoltre, numerose mete turistiche, prima poco conosciute, sono state catapultate alla ribalta globale grazie ai social media, attirando un numero crescente di visitatori che rischiano di danneggiare l’ambiente e le comunità locali.

Secondo quanto riporta The Mirror, l’UNESCO ha anche segnalato che la ricerca della “foto perfetta” porta talvolta a comportamenti irrispettosi o dannosi, come il superamento di barriere, atti di vandalismo e persino incidenti. In alcune località, l’afflusso improvviso e massiccio di turisti ha reso difficile per le comunità locali adottare misure di protezione adeguate per gestire la folla.

Questo tipo di turismo, inoltre, rischia di compromettere la sostenibilità del settore, concentrando un numero elevato di visitatori in determinate aree e accelerando l’usura dei siti storici, dei paesaggi naturali e delle infrastrutture. “La concentrazione del traffico pedonale può accelerare il deterioramento di siti storici e paesaggi naturali, mettendo a rischio il loro futuro”, ha aggiunto il portavoce.

Le iniziative per contrastare il fenomeno

Per cercare di limitare l’impatto del “turismo dei selfie” e, più in generale, del sovra-turismo, alcune città si stanno adoperando per adottare politiche di gestione dei visitatori. Uno dei casi più noti è quello di Venezia, che ha introdotto misure per limitare l’accesso alle grandi navi da crociera nella laguna e un sistema di biglietti per i visitatori giornalieri. Anche Barcellona ha seguito un percorso simile, vietando tra l’altro l’apertura di nuovi appartamenti Airbnb.

Secondo l’UNESCO, si apprende da The Mirror, la sensibilizzazione e l’educazione giocano un ruolo cruciale nella promozione di un turismo più sostenibile. In particolare, gli influencer hanno una responsabilità significativa nel modellare le tendenze di viaggio. Educare questi individui e incoraggiarli a diffondere messaggi di rispetto verso le destinazioni può contribuire a comportamenti turistici più responsabili.

L’organizzazione sottolinea come la mancanza di rispetto per il significato culturale e storico di questi luoghi possa creare tensioni con le comunità locali, come dimostrato dalle proteste in alcune aree della Spagna. “Scattare una foto senza capire il valore del luogo è estremamente dannoso”, ha dichiarato il portavoce dell’UNESCO.

La sfida del futuro: un turismo più consapevole

L’UNESCO invita pertanto i turisti a visitare questi siti con rispetto e curiosità, prendendosi il tempo per apprezzare la cultura e il patrimonio che li circonda. È fondamentale ricordare che le azioni dei visitatori hanno un impatto non solo sulla conservazione di questi siti, ma anche sul benessere delle comunità locali.

In un’epoca in cui gran parte della vita si svolge attraverso uno schermo, il “turismo dei selfie” sembra destinato a restare. Tuttavia, promuovere una maggiore consapevolezza e una gestione responsabile delle destinazioni può contribuire a proteggere il patrimonio culturale e naturale del pianeta per le generazioni future.

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Fontana di Trevi a numero chiuso e a pagamento: ipotesi contro l’overtourism

Il fenomeno overtourism continua a essere centrale nel pensiero di chi gestisce il turismo nelle città più visitate al mondo. Molto dipenderà dalle soluzioni che verranno proposte e attuate, fondamentali per evitare non solo di danneggiare siti e luoghi d’interesse storico e artistico, ma anche per permettere ai residenti di poter vivere nelle proprie città senza che vengano trasformate in un parco a tema.

Roma, si sa, è una delle destinazioni più affollate ed è per questo che il comune sta cominciando a proporre delle ipotesi. L’ultima riguarda l’iconica Fontana di Trevi, uno dei monumenti più famosi non solo della città, ma di tutto il mondo (è visitato da 8-12 mila persone al giorno). L’assessore al turismo propone di limitare l’accesso introducendo il numero chiuso e un biglietto, gratuito per i residenti e a pagamento per i turisti. L’obiettivo è chiaro: rendere la visita più piacevole e tranquilla rispetto al caos attuale.

Una proposta necessaria per preservare la Fontana di Trevi

I comportamenti scorretti e talvolta illegali dei turisti li conosciamo bene: da chi deturpa siti storici come il Colosseo, incidendo il proprio nome sulla pietra, a chi decide di tuffarsi in fontane dall’importanza inestimabile, come la Fontana di Trevi. La proposta per preservare questo monumento non è nuova, già l’anno scorso l’assessore Onorato aveva proposto di limitarne l’accesso, una soluzione che diventa sempre più necessaria sia perché i dati turistici a Roma sono in continuo aumento (a Ferragosto sono state contate 1,623 milioni di presenze, +5,86%) che in vista del Giubileo del 2025.

Gli stessi agenti della polizia locale che presiedono la piazza hanno dichiarato che la concentrazione di persone è talmente grande da rendere difficile una fruizione adeguata del monumento, di conseguenza spesso fonte di degrado.

Come funzionerà l’accesso al monumento

Come funzionerà, nel concreto, l’accesso limitato alla Fontana di Trevi? Secondo l’ipotesi proposta da Onorato, per arrivare al gradinato vero e proprio sarà necessaria una prenotazione nominale e l’acquisto di un biglietto di 2 euro per trenta minuti di visita. Il numero chiuso varrà solo per i turisti, mentre per i residenti non ci saranno restrizioni. La proposta introduce anche un numero massimo di accessi contemporanei alla piazza, mentre i ricavati verrebbero reinvestiti per assumere addetti al controllo dell’ingresso e dell’uscita.

I dati dimostrano che queste soluzioni, in una città come Roma, sono davvero necessarie: basti pensare che nel 2023 è stata visitata da 50 milioni di persone. Una proposta che si inserisce in un dibattito molto più ampio che interessa tante altre città europee e che riguarda un tema discusso anche dall’UNESCO, ossia il problema del ‘selfie tourism‘ di cui la stessa Fontana di Trevi è vittima.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura definisce il fenomeno come “la tendenza dei viaggiatori a visitare destinazioni principalmente per scattare e condividere foto di se stessi, spesso con monumenti iconici e paesaggi suggestivi sullo sfondo”. Questa tendenza causa sovraffollamento in zone specifiche della città, oltre che una tipologia di turismo mordi e fuggi che sacrifica l’esperienza del viaggio come opportunità di scoperta a favore del puro egocentrismo da social media.

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Visitare il Gateway of India: l’arco commemorativo di Mumbai

Chi visita l’India dice che quel tipo di viaggio ti cambia la vita; il punto di partenza è sempre Mumbai che mostra un lato cosmopolita, moderno e trafficato a contrasto con uno più autentico in cui si entra in contatto diretto con i local e ovviamente anche con i quartieri più difficili. Tra i monumenti più importanti della città che ti suggerisco di non perdere c’è il Gateway of India: si tratta di un arco commemorativo alto ben 26 metri a due passi dal porto e quindi sempre inserito negli itinerari per chi prenota escursioni in mare. 

Visitare il Gateway of India

Se stai pensando di visitare Mumbai, la vivace capitale finanziaria dell’India, una tappa imperdibile è sicuramente il Gateway of India. La struttura è un luogo ricco di storia e cultura che rappresenta l’anima stessa della città. L’arco commemorativo si trova sul lungomare di Apollo Bunder, affacciato sul Mar Arabico ed è un punto di partenza perfetto per iniziare la tua avventura in questa località.

Il design è un’affascinante fusione di stili architettonici indiani e saraceni, con influenze gotiche e musulmane. Realizzato in basalto giallo, l’arco è adornato da intricati motivi che riflettono l’abilità artistica degli artigiani dell’epoca. Il tetto centrale è a cupola, con quattro torri minori su ogni lato, mentre le porte principali sono alte abbastanza da permettere l’accesso a grandi navi.  L’intera struttura è un esempio di perfezione simmetrica, che rappresenta non solo la potenza dell’impero britannico al culmine del suo potere, ma anche la ricca eredità culturale dell’India. Quando ti avvicini al Gateway, non puoi non notare i dettagli scolpiti che decorano l’arco. 

La storia

Il monumento è stato costruito nel 1924 per commemorare la visita del re Giorgio V e della regina Maria a Mumbai (all’epoca conosciuta come Bombay) nel 1911; si erge a 26 metri di altezza e porta la firma dall’architetto britannico George Wittet. L’inaugurazione ufficiale è datata 4 dicembre 1924, e da quel momento è diventato un simbolo iconico di Mumbai. Il luogo è stato anche teatro di eventi storici significativi, come l’addio ufficiale delle truppe britanniche dall’India nel 1948, segnando la fine del dominio coloniale. Da allora, è rimasto un simbolo di liberazione e indipendenza e proprio per questo ritenuto di grane importanza.

Oggi il luogo è spesso un punto molto trafficato, arricchito dalla vivacità di venditori di strada e bancarelle che commercializzano frutta, te, noci, cartoline e altri souvenir. Da qui molti turisti scelgono di imbarcarsi con un tour per poter esplorare le zone limitrofe, ad esempio con i traghetti si raggiunge l’isola di Elephanta non troppo lontana e con alcuni templi suggestivi scavati nella roccia. Chi invece non vuole allontanarsi dalla città può usare l’arco come punto di partenza per esplorare il quartiere di Colaba dove sorge un bar chiamato Leopold Cafè datato 1871. 

Non lontano è invece il Taj Mahal Palace, un’altra tappa spesso associata nell’esplorazione della zona. Si tratta di un hotel lussuoso a 5 stelle costruito da un ricco industriale che ne ha commissionato l’edificazione per poter ospitare personaggi illustri. Ci hanno dormito nomi come re Giorgio V, John Lennon e persino il presidente Obama! Perché te la consiglio? Se vuoi concederti una coccola luxury, potrai goderti l’ora del tè nella Sea Lounge con una vista sull’oceano impagabile.

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Alla scoperta di Spoleto e dintorni

Spoleto, in Umbria e nel cuore d’Italia, è una città che affascina con la sua storia millenaria, i monumenti e l’atmosfera unica che si respira per le sue strade. Che si tratti di un breve weekend o della tappa di una vacanza più lunga, Spoleto è imperdibile perché offre un mix irresistibile di arte, cultura, natura e buona cucina. Ecco una breve guida alla scoperta della città, dalle sue antiche mura romane ai vicoli medievali, fino ai panorami mozzafiato delle colline umbre.

Passeggiare per il centro storico di Spoleto

Il centro storico di Spoleto è un concentrato di bellezza e storia, dove ogni angolo racconta secoli di vicende umane e artistiche. Le strade acciottolate, i palazzi storici e le chiese monumentali creano un’atmosfera che trasporta il visitatore in un’altra epoca. Ecco cosa non perdere assolutamente.

Piazza del Duomo e la Cattedrale di Santa Maria Assunta

Il cuore pulsante di Spoleto è senza dubbio Piazza del Duomo, una delle piazze più suggestive d’Italia, con la sua scalinata che conduce alla magnifica Cattedrale di Santa Maria Assunta. Questo capolavoro dell’architettura romanica, costruito nel XII secolo, vanta un mosaico sulla facciata e un interno ricco di affreschi di Filippo Lippi. La cattedrale è anche sede del celebre Festival dei Due Mondi, un evento internazionale che ogni estate trasforma Spoleto in un palcoscenico globale di musica, teatro e danza.

Rocca Albornoziana

A dominare la città dall’alto è la Rocca Albornoziana, una fortezza imponente costruita nel XIV secolo per volere del cardinale spagnolo Egidio Albornoz. La Rocca offre una vista spettacolare su Spoleto e sulle vallate circostanti, ed è oggi sede del Museo Nazionale del Ducato di Spoleto, dove è possibile ammirare collezioni di arte medievale e rinascimentale.

Ponte delle Torri

Uno dei simboli indiscussi di Spoleto è il Ponte delle Torri, un acquedotto-ponte di epoca medievale che collega la Rocca Albornoziana con il Monteluco (la zona collinare). Questo capolavoro di ingegneria medievale, lungo 230 metri e alto 80, è uno dei punti panoramici più spettacolari della città. Camminare sul Ponte delle Torri significa godere di una vista mozzafiato sulle colline umbre e sui boschi che circondano Spoleto.

Teatro Romano e Casa Romana

Gli amanti della storia antica non possono perdere il Teatro Romano, costruito nel I secolo a.C., che ancora oggi ospita spettacoli ed eventi culturali. Vicino al teatro si trova la Casa Romana, una domus del I secolo d.C., ricca di mosaici e decorazioni che testimoniano il lusso e il gusto dell’epoca. Entrambi i siti offrono uno spaccato della vita romana a Spoleto.

Chiesa di San Salvatore

Patrimonio dell’UNESCO, la Chiesa di San Salvatore è uno dei più importanti esempi di architettura paleocristiana in Italia. Risalente al IV-V secolo, la chiesa si distingue per la sua facciata semplice e per l’interno caratterizzato da elementi di epoca longobarda e carolingia. È un luogo che incarna millenni di storia e fede, un vero e proprio gioiello nascosto.

Perdersi tra i vicoli medievali

Perdersi e girare nel centro storico senza tempo è però il consiglio di chi arriva a Spoleto in visita. Una passeggiata tra i vicoli medievali è un’esperienza che permette di immergersi nella storia e nella vita della città. Perdendosi tra le strette vie, si scoprono scorci incantevoli, antichi palazzi e piazzette nascoste, come Piazza del Mercato, dove un tempo si svolgeva il mercato cittadino. Non mancano botteghe artigiane, caffè storici e piccoli ristoranti che offrono piatti tipici della cucina umbra.

Esplorare i dintorni di Spoleto

Spoleto non è solo una città da scoprire, ma anche il punto di partenza ideale per esplorare i dintorni ricchi di bellezze naturali e storiche e una delle regioni più autentiche d’Italia. Con qualche giorno a disposizione, ci sono diverse escursioni e visite che si possono organizzare stando di base a Spoleto.

Monteluco

A pochi chilometri dal centro, Monteluco è una montagna sacra fin dai tempi degli antichi romani, che qui veneravano il dio Giove. Oggi, Monteluco è una riserva naturale perfetta per gli amanti della natura e delle escursioni. I sentieri che si snodano tra i boschi di lecci conducono a eremi e santuari, come l’Eremo delle Grazie, oasi spirituale e di pace.

Cascata delle Marmore

A circa 40 minuti di auto da Spoleto, la Cascata delle Marmore è una delle cascate più alte d’Europa, con un salto di 165 metri. Questa meraviglia naturale, creata dai romani nel III secolo a.C., è una meta imperdibile per chi visita l’Umbria. La cascata è inserita in un parco naturale che offre percorsi di trekking, aree pic-nic e punti panoramici da cui ammirare la potenza dell’acqua.

Abbazia di San Pietro in Valle

Nascosta tra le colline, l’Abbazia di San Pietro in Valle è un monastero benedettino fondato nel VI secolo. Conosciuta per i suoi affreschi medievali e la tranquillità del luogo, l’abbazia è un’oasi di pace che permette di fare un salto indietro nel tempo e di godere di un panorama straordinario sulla Valnerina.

Norcia e Castelluccio

Per chi ha più tempo a disposizione, una visita a Norcia e Castelluccio è altamente consigliata. Norcia è famosa per i suoi prodotti gastronomici, in particolare per il tartufo nero e i salumi, mentre Castelluccio è noto per la spettacolare fioritura delle lenticchie che, in primavera, trasforma la piana in un mosaico di colori.

Castelluccio di Norcia: fioritura

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Fioritura a Castelluccio di Norcia

Curiosità e leggende

Spoleto è una città ricca di storia, ma anche di misteri e leggende che affascinano i visitatori. Una delle storie più intriganti riguarda il Ponte delle Torri, il maestoso acquedotto romano che sovrasta la valle. Secondo una leggenda locale, il ponte sarebbe stato costruito in una sola notte grazie a un patto tra un costruttore e il diavolo. Il diavolo, in cambio dell’anima del primo essere vivente che avrebbe attraversato il ponte, avrebbe completato l’opera in tempi record. Ma l’astuto costruttore, per ingannare il maligno, fece passare per primo un cane. Il diavolo, infuriato per la beffa, si dice abbia tentato più volte di distruggere il ponte senza mai riuscirci, e ancora oggi si racconta che la struttura sia protetta da una forza misteriosa.

Un’altra curiosità interessante riguarda la Rocca Albornoziana, una delle fortezze più imponenti d’Italia. Si narra che il fantasma di Lucrezia Borgia, la famosa nobildonna del Rinascimento, perseguiti ancora i corridoi della rocca. Lucrezia visse a Spoleto durante il periodo in cui fu governatrice della città, e si dice che il suo spirito vaghi inquieto, soprattutto nelle notti di luna piena.

Infine, Spoleto ha un legame particolare con il mondo dell’arte e della letteratura. Nel 1786, il celebre poeta Johann Wolfgang von Goethe visitò Spoleto durante il suo viaggio in Italia e rimase talmente colpito dal Ponte delle Torri che lo menzionò nel suo famoso diario di viaggio “Viaggio in Italia”. Questo episodio è solo uno dei tanti che legano la città ai grandi nomi della cultura europea, confermando Spoleto come una fonte di ispirazione senza tempo.

Info pratiche

Come arrivare a Spoleto

Spoleto si trova in Umbria, a circa 60 chilometri a sud di Perugia e a circa 125 chilometri a nord di Roma, Spoleto è facilmente raggiungibile sia in auto che in treno, il che la rende una meta ideale per chi cerca una fuga dalla città o un viaggio all’insegna della scoperta.

In auto: Spoleto è facilmente raggiungibile in auto grazie alla sua posizione strategica lungo la SS3 Flaminia, che collega Roma con l’Umbria. Da Roma, il viaggio dura circa 1 ora e 30 minuti, mentre da Firenze occorrono circa 2 ore e 30 minuti.

In treno: treni regionali e intercity collegano il centro storico direttamente con Roma, Perugia, e altre città umbre. Il viaggio in treno da Roma dura circa 1 ora e 20 minuti.

In aereo. Gli aeroporti più vicini sono quelli di Perugia (a circa 45 km) e di Roma Fiumicino (a circa 160 km). Dall’aeroporto di Perugia, si può raggiungere Spoleto in auto o con i mezzi pubblici in circa un’ora.

Quando andare a Spoleto

Spoleto è una meta visitabile tutto l’anno, ma le stagioni migliori sono la primavera e l’autunno, quando il clima è mite e il centro meno affollato. Anche la natura intorno durante questa stagione vanta colori unici e indimenticabili. L’estate è il periodo di maggiore affluenza turistica, nonostante il caldo deciso, anche perché il centro storico ospita numerosi eventi, tra cui il celebre Festival dei Due Mondi, che si svolge tra giugno e luglio. In inverno, invece, l’atmosfera natalizia regala un nuovo volto alla città.

Cosa mangiare a Spoleto

La cucina spoletina, e umbra in generale, è un trionfo di sapori genuini e saporiti. Impossibile venire da queste parti e rimanere a dieta! Anche i vegetariani potrebbero avere qualche difficoltà a trovare alternative alla carne, quasi onnipresente. Tra i piatti tipici spiccano gli strangozzi, una pasta fresca simile alle tagliatelle, solitamente condita con tartufo nero o con sugo di pomodoro e funghi. Altri piatti da non perdere sono la crescia, una sorta di focaccia farcita, e la porchetta, un classico dell’Umbria. Per chi ama i dolci, i tozzetti con mandorle e il rocciata, una sorta di strudel umbro, sono un vero must. Infine, i vini locali come il Trebbiano Spoletino e il Sagrantino di Montefalco sono perfetti per accompagnare i piatti della tradizione, offrendo un’esperienza enogastronomica completa.

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Il Palazzo Ducale di Mantova cambia volto e diventa più grande

Mantova è una delle città più interessanti d’Italia dal punto di vista artistico, storico e architettonico: uno dei suoi gioielli è sicuramente il Palazzo Ducale, imponente residenza storica risalente al periodo compreso tra il XIV e il XVII secolo, che ancora oggi rappresenta un capolavoro dell’architettura rinascimentale e barocca con le sue sale affrescate, i cortili decorati e i giardini rinascimentali che lo hanno reso una tappa imperdibile per gli amanti dell’arte e della storia in visita nella città lombarda.

Già nel 2022 la Diocesi di Mantova che aveva sotto la sua ala la Zoiolera, la torre dei Gonzaga del 1590, aveva fatto sapere a Palazzo Ducale la sua disponibilità a cedere lo spazio alla sua sovrintendenza e oggi questo è avvenuto: Palazzo Ducale ha infatti acquisito il piano superiore della torre nota come Zoiolera, ampliando notevolmente i suoi spazi espositivi.

Il tutto è stato possibile grazie a una collaborazione tra la Soprintendenza di Mantova, il Segretariato Regionale della Lombardia, l’Agenzia del Demanio e la Direzione Generale Musei.

Palazzo Ducale avrà un nuovo spazio museale

La Zoiolera, torre realizzata dalla famiglia dei Gonzaga, è già stata parte di Palazzo Ducale in passato per tre secoli, ma nel 1929, con la stesura dei Patti Lateranensi, la torre era passata sotto la giurisdizione della Santa Sede per diventare la residenza del custode della basilica palatina di Santa Barbara.

Stefano L’Occaso, direttore del Palazzo Ducale, ha raccontato che il percorso per l’acquisizione del piano superiore della torre non è stato semplice e breve, ma alla fine ci si è riusciti: “siamo stati guidati dalla competenza dei funzionari dell’Agenzia del Demanio e voglio qui ringraziare soprattutto il dirigente Massimiliano Iannelli e la funzionaria Paola Pala. Se non ci fosse stata la lungimirante disponibilità della Diocesi, questo sogno non si sarebbe mai potuto realizzare e quindi dobbiamo al vescovo Marco Busca, l’aver potuto avviare l’operazione, seguita passo passo da monsignor Claudio Giacobbi e dall’architetto Alessandro Campera.”

Racconta ancora il direttore L’Occaso che Gabriele Barucca, a capo della Soprintendenza, insieme ai suoi funzionari ha visto il potenziale del progetto: “stiamo infatti procedendo ai primi interventi finalizzati all’eliminazione delle superfetazioni moderne e alla miglior comprensione dell’architettura interna dello spazio, prima di avviarne il recupero e di ripristinare il collegamento con la Galleria della Mostra”.

Le origini della Zoiolera

Intorno al 1590, su incarico del duca Vincenzo I Gonzaga, venne costruito un edificio annesso alla Corte Nuova del Palazzo Ducale di Mantova, progettato con complessità architettonica interna da Bernardino Facciotto. Questo spazio era dedicato all’esposizione delle collezioni gonzaghesche, divise in diverse gallerie tematiche come quella dei marmi antichi, dei dipinti e dei gioielli. Per via della ricca collezione di gioielli, inoltre, questo spazio veniva soprannominato “il luogo delle gioie”.

Durante i lavori di costruzione nel tardo Cinquecento, l’edificio si integrò nel Palazzo Ducale, con accesso dalla Galleria della Mostra tramite un portale attribuito ad Antonio Maria Viani. La Zoiolera, con pianta centrale e due ali laterali, si configurava come un ambiente di prestigio, richiamando la magnificenza delle Tribuna degli Uffizi a Firenze, in un contesto di rivalità tra le corti dei Gonzaga e dei Medici.

Successivamente, con i Patti Lateranensi, la Zoiolera e il patrimonio della basilica palatina passarono alla Santa Sede, destinando, come già accennato, l’edificio a residenza del custode di Santa Barbara. Il varco d’accesso dalla Galleria della Mostra fu chiuso e gli interni trasformati per nuove funzioni abitative, perdendo la loro originaria destinazione espositiva.

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L’Italia è spaccata in due a causa dell’overtourism

Mentre il numero di visitatori nel nostro Paese supera i livelli pre-pandemici, continua il dibattito sui problemi legati all’overtourism, che sta mettendo a dura prova città, monumenti e paesaggi più gettonati. Da un’analisi di Ref Ricerche è emersa un’Italia è spaccata in due, perché laddove alcune destinazioni dipendono dalle entrate del turismo, altre preferiscono adottare soluzioni per contenere questo afflusso massiccio di persone che mette sotto pressione infrastrutture e risorse.

Perché l’overtourism divide l’Italia

L’overtourism rappresenta una minaccia sia per la sostenibilità delle destinazioni turistiche per la qualità della vita degli abitanti. Stando al report, nelle città d’arte del Nord e del Centro si sta cercando di arginare questo fenomeno con alcune misure mirate a salvaguardare il patrimonio culturale, architettonico, storico e paesaggistico di inestimabile valore che le caratterizza.

Ne è un esempio Venezia, che ha introdotto in forma sperimentale il ticket d’ingresso di 5 euro (la sperimentazione si è conclusa da poco e già si discute di raddoppiare la tassa a 10 euro), al fine di porre un freno al turismo giornaliero ‘mordi e fuggi’. Nel frattempo, è entrato in vigore il nuovo regolamento riguardante i gruppi turistici accompagnati da guide, che impone il limite di 25 persone per gruppo e il divieto di utilizzo del megafono.

Il discorso però cambia radicalmente al Sud, dove il settore turistico rappresenta un tassello fondamentale nella struttura produttiva locale. Nelle regioni del Mezzogiorno, gli effetti di politiche disincentivanti del turismo di massa rischierebbero di ridurre le opportunità del territorio, spiegano gli esperti. La strada migliore per allentare la pressione dell’affluenza di visitatori sembrerebbe quella che punta sulla destagionalizzazione, che consentirebbe la redistribuzione dei flussi su periodi diversi o più lunghi.

Overtourism: le mete più a rischio in Italia

L’Indice complessivo di sovraffollamento turistico (Icst), ideato in chiave ancora sperimentale da Demoskopika e la cui mappa interattiva è stata pubblicata in esclusiva dall’Ansa, utilizza cinque indicatori – densità turistica, densità ricettiva, intensità turistica, occupazione delle strutture e quota di rifiuti urbani attribuibili al settore turistico – per valutare l’impatto del turismo su diverse città e regioni italiane. La ricerca si è concentrata sulle principali mete turistiche italiane, come Venezia, Firenze, Roma e Milano, dove il sovraffollamento comincia a essere più che preoccupante, sottolineando anche i rischi per altre destinazioni.

Le città sono state classificate in tre livelli di rischio:

  • Livello molto alto: Rimini, Venezia, Bolzano, Livorno, Trento, Verona, Napoli.
  • Livello alto: Milano, Savona, Ravenna, Roma, Trieste, Imperia, La Spezia, Grosseto, Firenze, Gorizia, Aosta, Forlì-Cesena.
  • Livello moderato: Siena, Monza della Brianza, Brescia, Padova, Genova, Sassari, Vibo Valentia (inclusa Tropea), Lucca, Pistoia, Como, Bologna, Pisa, Pesaro e Urbino.

A subire meno la massiccia presenza turistica sono, invece, Benevento, Rieti, Reggio Calabria, Isernia e Campobasso, collocate nel livello “Molto-Basso”. Qui, il sovraffollamento turistico è minimo, con impatti limitati su infrastrutture e residenti.

L’indice punta a favorire una maggiore evoluzione del fenomeno sui sistemi turistici locali, aiutando a comprendere come il turismo incida sulla densità di popolazione, sull’uso delle infrastrutture ricettive, sull’intensità dell’interazione turistica rispetto ai residenti e sull’impatto ambientale relativo alla gestione dei rifiuti.

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Torre Eiffel, storia, curiosità e aneddoti che in pochi conoscono

Parigi, Capitale della Francia, è da molti considerata la città più romantica del mondo. Il merito è delle sue strade, piazze, edifici, giardini e monumenti che sembrano essere stati creati per incantare chiunque si trovi al loro cospetto. La città, infatti, è ricca di siti di interesse che sono uno più bello dell’altro, ma senza ombra di dubbio è la famosa Torre Eiffel ad essere il suo simbolo più noto. Si tratta di una costruzione alta più di 300 metri e che ha una lunga storia, ma anche aneddoti e curiosità, da raccontare.

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La storia della Torre Eiffel

Sugli Champ de Mars, un celebre e vasto giardino pubblico di Parigi che si trova sulla riva gauche della Senna, svetta nei cieli una costruzione in ferro di ben 312 metri di altezza (324 se si prendono in considerazione anche le antenne per i programmi radiofonici e televisivi che vi sono installati sulla sua sommità) e che tutto il mondo sogna di vedere almeno una volta nella vita: la Torre Eiffel.

Costruita in ferro nel 1889, prende il nome dal suo ingegnere Gustave Eiffel e, oltre a essere uno dei monumenti più conosciuti al mondo, è patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1991.

Si compone di ben 4 piani, di cui l’ultimo a 279 metri d’altezza. Si tratta di  una quota davvero impressionante in quanto il piano conclusivo di questo monumento corrisponde alla più alta piattaforma d’osservazione accessibile al pubblico in Europa.

Per edificarla sono stati necessaria ben 250 operai che hanno dovuto lavorare per due anni, due mesi e cinque giorni, e che poi l’hanno poi vista inaugurare il 31 Marzo 1889.

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Curiosità sulla storia della Torre Eiffel

Un monumento così famoso come la Torre Eiffel non poteva di certo essere esente da curiosità davvero particolari, soprattutto sulla sua lunga storia che affascina molti. Noi di SiViaggia ne abbiamo raccolte alcune:

  • Non doveva essere permanente: fu costruita come opera temporanea per l’Esposizione Universale di Parigi del 1889, che commemorava il 100° anniversario della Rivoluzione Francese. Si decise di tenerla grazie a Gustave Eiffel, che vi installò un’antenna radio e un trasmettitore telegrafico in modo da renderla troppo utile per essere smantellata;
  • Gustave Eiffel non è stato il progettista: il progetto originale era di due esperti ingegneri che lavoravano per la sua azienda, Maurice Koechlin ed Émile Nouguier. Eiffel diede solo la maggior parte dei fondi per la sua costruzione, per poi acquistare i diritti del brevetto;
  • Hitler ordinò la sua distruzione: avvenne nel 1944, quando gli Alleati erano pronti a liberare la città, ma Dietrich von Choltitz, generale tedesco nominato personalmente da Hitler come Governatore di Parigi durante gli ultimi giorni dell’occupazione nazista della città, rimase sconcertato dall’ordine e scelse di non eseguirlo;
  • L’ingegnere Eiffel salì a piedi tutti i 1.710 gradini: le fece durante il giorno dell’inaugurazione per issare sulla punta della torre il tricolore della Francia;
  • I primi visitatori della Torre: furono la famiglia reale d’Inghilterra e l’attore americano Buffalo Bill, nell’ormai lontano 1889;
  • Doveva essere spostata in Canada: l’idea fu del presidente francese Charles de Gaulle, nel 1960, per mostrala al mondo durante l’Esposizione Universale del 1967. Tuttavia, l’impresa che gestiva la torre lo impedì per questioni logistiche.
Torre Simbolo di Parigi

Fonte: iStock

Grandangolo della Torre Eiffel al tramonto

Curiosità sulla struttura della Torre Eiffel

Il simbolo di Parigi si distingue per essere una torre a traliccio in ferro battuto con più o meno la stessa altezza di un edificio di 81 piani. Durante la sua costruzione divenne la struttura artificiale più alta del mondo, ma questa non è di certo l’unica interessante curiosità sulla sua impressionante struttura:

  • Cambia dimensione: ciò avviene a causa del metallo con cui è costruita, poiché è in grado di contrarsi in inverno ed espandersi in estate. Vi basti pensare che l’altezza della Torre Eiffel può variare fino a 15 cm;
  • Può muoversi: non è un effetto ottico, ma una reazione che si evidenzia durante le tempeste. Il sole, tra le altre cose, la fa anche inclinare;
  • È verniciata con più colori: è stata sottoposta a diversi strati di vernice per proteggerla dall’ossidazione. Per garantirne longevità e conservazione, inoltre, viene riverniciata ogni sette anni a mano, dopo aver sverniciato, pulito e protetto dalla ruggine tutti i suoi 300 metri. Nel corso degli anni, infatti, la torre ha assunto diverse tonalità, dal rosso veneziano al giallo-arancio. Particolarmente noto è il “marrone Torre Eiffel”;
  • I meccanismi degli ascensori sono quelli di un tempo: risalgono alla sua costruzione e ogni anno gli ascensori che conducono alla cima della torre percorrono ben 100 mila chilometri;
  • Riconoscimento di scienziati e ingegneri: sono ben 72 i nomi di scienziati e ingegneri francesi del XVIII e XIX secolo incisi sui lati della Torre Eiffel, in lettere maiuscole dorate di 60 centimetri. Purtroppo, però, tra queste 72 persone non c’è nemmeno una donna;

Gli aneddoti più particolari

Infine, abbiamo raccolto per voi gli aneddoti più particolari di uno monumenti a pagamento più visitati al mondo. Come si può leggere sul sito ufficiale della Torre, infatti, sono quasi 7 milioni i visitatori che la raggiungono ogni anno:

  • Conserva un appartamento segreto: si trova sulla sua cima e un tempo era dell’architetto Gustave Eiffel, che lo costruì per condurre esperimenti e intrattenere visitatori illustri;
  • La Torre è sposata: la sua compagna è Erika Aya (ora Erika Eiffel), arciera professionista statunitense. La donna sostiene di aver provato un’attrazione immediata per questo monumento che è stata classificata da medici ed esperti come una forma di parafilia. Il matrimonio, ovviamente, non ha valore legale ma Erika è riuscita comunque a farsi cambiare il cognome in Eiffel;
  • È illuminata da 20 mila luci: un effetto ispirato ai flash delle macchine fotografiche e che illumina il monumento per 5 minuti ogni ora, dal tramonto all’una di notte;
  • Un tempo ospitava un ufficio postale: si trovava al primo piano, a 187 metri di altezza, ed era considerato il più piccolo ufficio postale parigino;
  • Ha molte repliche: se ne contano più di 30 in tutto il mondo. Alcune delle città che hanno una sua copia sono Las Vegas, Tokyo, Praga, Brisbane, Tennessee, Sofia e Hangzhou;
  • Le medaglie olimpiche contengono materiale della Torre: per le Olimpiadi e le Paralimpiadi del 2024, si è deciso di impreziosire le medaglie destinate agli atleti con il ferro originale utilizzato per la sua costruzione;
  • È possibile mangiare sulla Torre: al primo piano del monumento è sito un ristorante che accoglie gli ospiti in un ambiente contemporaneo, elegante e con enormi vetrate che permettono di contemplare la città, la Senna, il Trocadéro e la stessa Tour Eiffel da un punto di vista davvero emozionante.

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