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Viterbo, guida e itinerari alla scoperta della città della Tuscia

La città di Viterbo sorge nel Nord del Lazio e, più precisamente, in una zona che, per l’appunto, viene chiamata Tuscia Viterbese. È una città antica, molto probabilmente di origini etrusche, che affascina tutti i suoi visitatori per la presenza di preziosi vicoli, monumenti di varie epoche, casette in pietra e per i dintorni ricchi di natura e luoghi di interesse da non perdere. Scopriamo insieme cosa visitare in questo gioiello del Lazio.

Viterbo, informazioni utili

Posta a circa 320 metri sul livello del mare, Viterbo è una città di arte e di cultura ma anche di natura: prende vita a ridosso dei Monti Cimini e tra il Lago di Bolsena e quello di Vico (a poca distanza c’è pure il mare). Il suo centro storico è un piccolo capolavoro, talmente tanto ben conservato che pare catapultare direttamente nel Medioevo.

La sua è una storia antichissima e che fonda le radici ai tempi degli Etruschi, che qui hanno lasciato numerose tracce, alcune visibili nel Museo cittadino e altre in giro per la città e nelle zone circostanti. Nel corso dei secoli è stata anche una realtà ricca e potente, tanto che tra il 1200 e il 1300 controllava quasi 50 castelli e divenne persino la sede preferita di molti papi. Non vi sorprenderà sapere, quindi, che uno dei suoi appellativi è “Città dei Papi”.

Una piccola curiosità: è proprio a Viterbo che nacque la parola “conclave” e per un fatto molto curioso. Tale termine, infatti, deriva dal latino cum clave, cioè “(chiuso) con la chiave” o “sottochiave”, e fu utilizzato a causa delle divergenze dell’epoca tra i cardinali che dovevano eleggere il successore di papa Clemente IV: il popolo viterbese, esasperato dalla situazione, decise di rinchiudere tutti all’interno del palazzo (clausi cum clave) finché non si fosse trovato un accordo, arrivando a scoperchiare il tetto e a razionare i rifornimenti di cibo per i religiosi.

Ma non è di certo finita qui, perché Viterbo è anche città termale e detentrice di una delle delle feste tradizionali più belle del nostro Paese e più emozionanti del mondo intero: la Macchina di Santa Rosa.

Viterbo, Lazio

Fonte: iStock

Veduta di Viterbo

Cosa vedere nel centro storico di Viterbo

Una visita a Viterbo non può che partire dal suo affascinante centro storico, pieno di torri, fontane e palazzi che allietano, passo dopo passo, il visitatore. E poi ci sono le architetture tipiche del Medioevo, gli scorci mozzafiato e tanti piccoli punti di interesse racchiusi in una cinta muraria perfettamente conservata e che si estende per circa 4 chilometri.

Chiesa di San Sisto

Entrando dall’imponente Porta Romana, la prima cosa da visitare a Viterbo è l’affascinante Chiesa di San Sisto. È una delle più antiche della città e offre un interno che riempie di stupore tanto che Andrè Maurel, autore francese, nel suo “Petites villes d’Italie” del 1911 ne parlò come di “una chiesa che possiede solo la propria meraviglia”. Straordinario, per esempio, è l’altare che sorge sulla cima di una lunga scalinata.

Piazza Fontana Grande

Piazza Fontana Grande ha questo nome perché proprio qui si fa spazio un’importante fontana antica. È una delle tante che impreziosiscono la città, ma senza ombra di dubbio è una meraviglia. Realizzata da Pietro e Bertoldo di Giovanni, si distingue per essere rialzata da una gradinata rispetto al piano stradale e per una prima vasca a croce greca sui cui innalza una colonna che sorregge due tazze sovrapposte e un elegante pinnacolo.

Piazza del Plebiscito

I viterbesi la chiamano Piazza del Comune, ma qualunque sia l’appellativo scelto non rimarrete di certo delusi. Come dice il nome, qui è oggi concentrato centro politico e amministrativo della città che ha sede in edifici storici che lasciano senza fiato. Uno di questi è il Palazzo del Podestà con la sua lunghissima torre, mentre l’altro è il Palazzo dei Priori che una volta varcata la sua soglia regala scorci emozionanti, una fontana del 1600 con una palma sorretta da due leoni, una cappella con grandi affreschi e sale piene di opere preziose.

Piazza del Gesù

Piazza del Gesù è piccolina, ma permette di ammirare un angolo cittadino davvero incredibile. Proprio qui, infatti, svettano nei cieli la Chiesa di San Silvestro (detta del Gesù), dotata di un campanile a vela, la Fontana di Piazza del Gesù e una delle numerosissime torri di Viterbo, la Torre detta del Borgognone risalente al XIII secolo.

Piazza del Gesù, Viterbo

Fonte: iStock

Uno scorcio di Piazza del Gesù

Piazza della Morte

Il nome, Piazza della Morte, potrebbe risultare un po’ oscuro ma nei fatti si tratta di un angolo della città pieno di luce e di piccole meraviglie da visitare. Il nome deriva dal fatto che proprio qui, verso il  XVI secolo, all’interno della chiesa di San Tommaso – oggi non più esistente – venne ospitata la Confraternita dell’Orazione e della Morte. Tra le cose da non perdere vi consigliamo la bella fontana tipica viterbese al centro della piazza e Viterbo Sotterranea, un reticolo di gallerie che si estendono sotto il centro storico.

Polo Monumentale Colle Del Duomo

Il Polo Monumentale Colle Del Duomo, ovvero Piazza San Lorenzo con le sue meraviglie, è probabilmente uno degli angoli più straordinari di tutta la città. È proprio da queste parti, infatti, che prendono vita il Palazzo dei Papi, più importante monumento storico e vero simbolo cittadino, e la straordinaria Cattedrale di San Lorenzo, ovvero il Duomo di Viterbo, con un’imponente struttura romanica risalente al XII secolo e le spoglie mortali di Papa Alessandro IV.

Il quartiere di San Pellegrino

Visitare il quartiere di San Pellegrino di Viterbo vuol dire camminare in un vero capolavoro antico: è uno dei quartieri medievali meglio conservati d’Italia. Qui è praticamente impossibile non rimanere incantati da torri, vicoli, archi, piazzette, strade tortuose e caratteristici profferli, quindi delle peculiari scale esterne che creano un’incredibile armonia. Vi basti sapere che viene considerato unicum nel panorama mondiale dell’arte.

Quartiere di San Pellegrino; Viterbo

Fonte: iStock

La piazza principale del quartiere di San Pellegrino

Valle Faul

Valle Faul è un grande giardino, un notevole parcheggio gratuito e un luogo da dove ammirare Viterbo da un punto di vista più che privilegiato: da una parte si può scorgere il complesso papale, la loggia dei Papi e il dismesso Ospedale Grande degli Infermi, dall’altra l’imponente Chiesa della Trinità dei Pellegrini – che vi consigliamo assolutamente di visitare. Ma non è tutto, perché qui si trova anche un’opera ciclopica dello scultore americano Seward Johnson che prende il nome di “Awakening”, ovvero “Risveglio.

Piazza Giuseppe Verdi

I viterbesi hanno un nome affettuoso anche per Piazza Giuseppe Verdi, vale a dire Piazza del Teatro. Il motivo è molto semplice: proprio qui si fa spazio il Teatro del’Unione, nel quale si svolgono stagioni di musica lirica e concerti, pieno di pilastri ed archi a tutto sesto e con un interno assolutamente affascinante.

Chiesa di Santa Rosa

Santa Rosa (insieme a San Lorenzo) è patrona della città e a lei è dedicata la festa del 3 settembre e anche una bellissima chiesa. L’edifico religioso, l’annesso monastero e la vicina casa dove è nata la Santa sono un grande centro di spiritualità per tutta la città. Al suoi interno, inoltre, è conservata l’urna con il corpo delle giovane ragazza.

Piazza della Rocca

Piazza della Rocca è così chiamata per via della presenza della Rrocca Albornoz, monumento concepito come fortezza. Bellissimi sono è il Palazzo Grandori, progettato dall’architetto Luigi Grandori; la Fontana della Rocca, monumentale e formata da due coppe sovrapposte; Porta Fiorentina, una delle 13 porte della cinta muraria della città.

I musei di Viterbo

Viterbo si rivela una meta ideale anche per gli amanti della cultura, che qui possono scoprire storia e tradizioni in diversi musei:

  • Museo Civico di Viterbo: si trova nel convento della Chiesa di Santa Maria della Verità ed è ricco di sarcofagi del III sec a.C., di reperti archeologici di varie epoche e di opere di artisti illustri;
  • Museo Colle del Duomo: vanta tre differenti sezioni che ospitano manufatti, opere ed oggetti sacri;
  • Museo del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa: si sviluppa su due piani e vi sono esposti alcuni modellini delle Macchine di Santa Rosa (dal 1690 fino ai giorni nostri) e anche proiezioni dei filmati dei trasporti delle macchine avvenuti nel corso degli anni;
  • Museo della Casa di Santa Rosa: con paramenti ed arredi sacri, ex-voto dipinti su tela, su tavoletta o in forma di bozzetti, raffiguranti la vita di Santa Rosa;
  • Museo della Ceramica della Tuscia: contiene circa 200 reperti medievali e rinascimentali di particolare interesse. Unico in Italia è il corredo di una spezieria viterbese databile alla fine del Quattrocento;
  • Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz: per un vero e proprio viaggio in epoca etrusca, poiché particolare attenzione è rivolta alla ricostruzione della vita quotidiana di questo antico popolo;
  • Museo Storico dei Cavalieri Templari: ricco di teche espositive con molti elementi originali, plastici rifiniti nei minimi dettagli, riproduzioni fedeli di cimeli del tempo e molto altro ancora;
  • Sala Museale dell’Aviazione dell’Esercito: con alcuni velivoli storici ed un percorso guidato attraverso 5 sale principali e tre spot tematici.
Piazza San Lorenzo, Viterbo

Fonte: iStock

La bellissima Piazza San Lorenzo

I siti archeologici di Viterbo

Viterbo, frazioni e località offrono davvero numerosi spunti interessanti per coloro che vogliono “camminare” nella storia. A pochissima distanza dalla città, per esempio, sorge la magnifica Ferento che ancora oggi conserva interessanti vestigia di epoca etrusca, romana e medievale, e un teatro romano in buono stato di conservazione nel quale si svolgono ancora  spettacoli teatrali e musicali estivi.

Molto interessanti sono anche la Necropoli di Castel d’Asso, la prima a essere scoperta e probabilmente la più vasta della zona e la Necropoli di Norchia, sito archeologico preistorico, etrusco, romano e medievale.

Viterbo, città termale

Viterbo non è grande, eppure non ha nulla da invidiare a tantissime altre realtà del mondo ben più estese di lei: è persino una città termale. Sono numerose le sorgenti termali naturali che sgorgano nella zona, conosciute fin dall’antichità e molto apprezzate persino dai Papi.

Le proprietà delle acque termali sono notevoli, come per esempio effetti benefici per la pelle e per la circolazione. Diversi sono invece gli stabilimenti termali: Terme dei Papi, Terme Salus, Tuscia Terme, Therma Oasi e poi ci sono le terme libere del Bagnaccio (attualmente chiuse) e del Bullicame.

Gli eventi da non perdere a Viterbo

Come vi abbiamo accennato, Viterbo è una città antichissima a ricca di tradizioni. Durante l’anno sono tantissimi gli appuntamenti che animano la città e che richiamano turisti che provengono da ogni parte del mondo. Noi di SiViaggia ne abbiamo selezionati tre che sono davvero imperdibili.

Macchina di Santa Rosa

Non si può die Viterbo senza esclamare con fierezza “Macchina di Santa Rosa” (e viceversa) perché sono un tutt’uno. Si tratta di una magica festa tradizionale che va in scena in più giornate ma che vede il picco massimo il 3 settembre, ovvero la sera del trasporto della Macchina di Santa Rosa.

Si tratta di una sorta di campanile illuminato da fiaccole e luci elettriche che viene portato a spalla da 100 uomini – chiamati Facchini di Santa Rosa – tra le viuzze in saliscendi e strette della città. Alta circa trenta metri, pesa più o meno cinquantuno quintali e rievoca simbolicamente la traslazione della salma di Santa Rosa, avvenuta nel 1258. Una festa davvero emozionante, tanto che nel 2013  è stata inclusa nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità nell’ambito della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.

San Pellegrino in Fiore

Un altro appuntamento molto sentito dai viterbesi e dai turisti è San Pellegrino in Fiore, un evento che si svolge tra fine aprile e inizio maggio e che vede le vie e le piazze del centro ornate dai fiori e delle piante più belle: il visitatore può scoprire la città compiendo un itinerario che racconta la storia, l’arte e l’architettura locale, ammirando fiori alle finestre, sui balconi, sotto i portici, nelle vie e nelle piazzette, nei vicoli e intorno alle fontane “a fuso”.

La Calza della Befana più lunga del mondo

Con si suoi 52 metri la Calza della Befana di Viterbo è la più lunga del mondo. Viene trasportata da 100 befane nel centro storico insieme all’ausilio di Fiat 500, rendendo i giorni dell’Epifania davvero unici e speciali.

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Montepulciano, la Toscana più amata dal cinema

Montepulciano si conferma una delle mete più amate dal cinema mondiale, trasformando ancora una volta le sue vie storiche e i suoi scorci rinascimentali in set cinematografici di grande prestigio. Proprio in questi giorni la cittadina toscana, celebre per il suo fascino senza tempo e i panorami unici, è stata scelta come location per le riprese di War 2, l’attesissimo sequel del blockbuster d’azione indiano War, la cui uscita nelle sale è prevista nell’estate del 2025. Diretto da Ayan Mukerji e prodotto dalla rinomata Yash Raj Films, il film ha portato a Montepulciano alcune delle più grandi stelle del cinema indiano, come Hrithik Roshan e Kiara Advani, vere icone in Asia, seppure poco note in Italia.

Le riprese di War 2 hanno coinvolto diverse zone del centro storico di Montepulciano, tra cui via del Teatro, Porta delle Farine, via di Talosa e la splendida Piazza Grande, i cui angoli pittoreschi sono stati il palcoscenico perfetto per alcune delle scene più romantiche del film, offrendo al pubblico internazionale uno spaccato della bellezza toscana. Non è la prima volta che Montepulciano si trasforma in set cinematografico, ma ogni volta riesce a sorprendere per il suo fascino e la sua capacità di adattarsi a diverse narrazioni.

“È con grande orgoglio che Montepulciano ha accolto una produzione di tale importanza”, – ha dichiarato il sindaco Michele Angiolini. – “Questa opportunità ci permette di far conoscere le bellezze della nostra città a un pubblico vastissimo, specialmente in India e in Asia. Grazie a questa produzione, Montepulciano sarà protagonista sui grandi schermi di tutto il mondo, rafforzando il nostro ruolo di meta ideale per le produzioni cinematografiche.”

Un’organizzazione impeccabile

Dietro le quinte, l’amministrazione comunale ha svolto un ruolo cruciale per assicurare che le riprese si svolgessero in modo impeccabile, riducendo al minimo i disagi per i cittadini. Il sindaco Angiolini ha sottolineato l’importanza della sinergia con la produzione, evidenziando che “abbiamo lavorato in stretta collaborazione per settimane, pianificando con cura ogni dettaglio e garantendo che le attività quotidiane potessero proseguire senza interruzioni significative, se non per il tempo strettamente necessario alle riprese”. Grazie al supporto dei cittadini e alla collaborazione della polizia municipale, le riprese si sono svolte senza intoppi, offrendo a Montepulciano una vetrina unica per far risplendere ancora una volta il suo patrimonio culturale e artistico.

Altri set famosi a Montepulciano

La storia d’amore tra Montepulciano e il cinema non è certo una novità. Da decenni, la cittadina toscana è scelta da produzioni internazionali per la sua atmosfera unica e i suoi scorci incantevoli. La lista di film girati a Montepulciano è lunga e prestigiosa. Basti pensare a pellicole come Il Paziente Inglese, In nome del Papa Re, L’Arcidiavolo, Sogno di una notte di mezza estate, Sotto il Sole della Toscana.

Senza dimenticare il famosissimo New Moon, il secondo capitolo della saga di Twilight, che nel 2009 trasformò Piazza Grande e Palazzo Comunale in set per alcune delle scene più celebri del film. Un evento che attirò migliaia di fan da tutto il mondo, ansiosi di partecipare come comparse o anche solo per avere l’occasione di incontrare i propri idoli.

Tra le produzioni più recenti, spicca anche la fiction I Medici, con attori del calibro di Dustin Hoffman, che ha contribuito a rafforzare il legame tra Montepulciano e il grande schermo. Non da ultimo, il film Benedetta di Paul Verhoeven, ha scelto la cittadina come set, confermandone ancora una volta l’appeal internazionale.

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Castello Bufalini, aperte per la prima volta le nuove sale

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP), Castello Bufalini a San Giustino (PG), uno dei rari esempi di dimora storica signorile giunto a noi pressoché integro, a pochi chilometri da Sansepolcro, sul confine che separa l’Umbria dalla Toscana, aprirà al pubblico, per la prima volta dopo il loro restauro, la Sala dei Fatti romani e l’Appartamento padronale con ambienti quali la Sala di Apollo, la Stufetta degli amori di Giove e la Sala dei Fiumi, affrescati da Cristofano Gherardi, detto il Bocino (1508-1556).

I nuovi orari

I nuovi ambienti del percorso espositivo saranno accessibili a partire dall’apertura straordinaria serale di sabato 28 settembre 2024, durante la quale si terranno delle visite guidate alle ore 20.30, 21.00, 21.30, 22.00 (prenotazione consigliata e accesso consentito fino al raggiungimento della capienza).

Per garantire una fruizione più ampia, dal 28 settembre entrano in vigore anche i nuovi orari d’ingresso al complesso monumentale: venerdì, sabato e domenica, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00.

Le visite si terranno a cadenza oraria; i gruppi saranno accompagnati lungo tutto il percorso interno del Castello.

I nuovi orari si applicano anche alle aree esterne, ovvero all’ampio giardino “all’italiana” con frutteto, galleria vegetale, fontane e un grande labirinto in bosso, che saranno illustrati da pannelli didattici recentemente installati grazie al contributo dei volontari dell’associazione Amici dei Musei Porta dell’Umbria.

Il suggestivo percorso di visita

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Fonte: @Marco Giugliarelli – Ufficio Stampa

Stupenda Sala del Castello Bufalini, San Giustino

Nel percorso di visita, è possibile ammirare una serie di ambienti di straordinaria bellezza e valore storico. Tra questi, il panoramico Loggiato che offre una vista mozzafiato, e le magnifiche sale decorate da Cristofano Gherardi nella prima metà del Cinquecento, con affreschi che raccontano l’eleganza dell’epoca. I saloni, ricchi di fascino, ospitano mobilio antico, pregiata tappezzeria, quadri e vetrine che custodiscono preziosi servizi da tavola in maiolica e cristalleria.

Tra le stanze più notevoli vi è la Stanza degli Stucchi, adornata con immagini delle “donne forti”, figure femminili simbolo di coraggio e virtù. La Camera del Cardinale Giovanni Ottavio Bufalini, invece, cattura l’attenzione per lo sfarzo e la presenza di una culla che evoca un’atmosfera intima e familiare.

Il parco tutt’intorno rappresenta un perfetto esempio di giardino all’italiana, con il suo roseto, la galleria vegetale chiamata voltabotte, la “ragnaia” (uno spazio destinato alla caccia), le incantevoli fontane, un rigoglioso frutteto, e il cosiddetto “giardino segreto”. Per chi ama le sfide, il labirinto del giardino offre un’esperienza di esplorazione e meraviglia, immersi nella storia e nella natura.

Al via ulteriori e importanti lavori di riqualificazione

Il Castello Bufalini ospiterà nei prossimi mesi di una serie di lavori di riqualificazione degli spazi esterni e interni, finanziati dal Ministero della Cultura (MiC), attraverso il Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali che punta al rilancio della competitività territoriale del Paese con interventi e investimenti su beni e siti di notevole interesse e importanza nazionale per i quali si rende necessario e urgente realizzare progetti organici di tutela, riordino, valorizzazione e promozione culturale, anche al fine di incrementarne l’offerta e la domanda di fruizione.

Il Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali ha preso avvio a Castello Bufalini nella primavera 2023 con la definizione del concept dell’intervento e ha coinvolto nella fase progettuale lo studio milanese Migliore+Servetto.

I lavori di riallestimento, che occuperanno nei vari stralci aree diverse del sito, evitandone la chiusura totale, sono programmati a partire dal 2025 e termineranno entro il 2026, riconsegnando alla pubblica fruizione un patrimonio prezioso potenziato nei suoi punti di forza e curato in ogni dettaglio, senza trascurare l’accessibilità e l’inclusione.

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Canal Regollo, un’oasi di montagna sulle Alpi Apuane

Non fatevi ingannare dalla toponomastica: vicino al paese di Forno, in provincia di Massa e Carrara, troverete Canal Regollo, uno dei luoghi più freschi dove sfidare l’insistente calura e il solleone, una vera e propria oasi di montagna dove ristorare il corpo e lo spirito.

La cornice montana è quella delle aspre vette delle Alpi Apuane, nel nord della Toscana. Un territorio pesantemente trasformato dall’attività estrattiva del marmo, che da migliaia di anni è la caratteristica distintiva di quest’area geografica nel bene e nel male. Un territorio che mantiene, comunque, le sue peculiarità naturali: la notevole biodiversità floristica e faunistica, la presenza di grotte carsiche, la sua posizione a ridosso del litorale tirrenico che permette di ammirare panorami splendidi dalle alture della catena montuosa, la spettacolare verticalità dei rilievi che permette di passare in pochi chilometri da altitudini minime a sfiorare i 2000 metri.

Canal Regollo, o Canale di Regolo, è un vallone che si trova nella Valle del Frigido, il fiume che attraversa la città di Massa. Nel canale si raccolgono le acque del monte Spallone e del monte Sagro, dando vita a un torrentello montano dalle acque eccezionalmente trasparenti e invitanti, che scende tra una cascatella e l’altra fino al paese di Forno, dove in combutta con altri rii provenienti dai valloni circostanti dà vita proprio al fiume Frigido.

Canal Regollo Alpi Apuane Toscana

Fonte: Lorenzo Calamai

Lo scenario spettacolare ed aspro del Canal Regollo

Una breve escursione lungo un sentiero CAI ricalcato su una antica via di lizza, che serviva per trasportare a valle il marmo estratto dalle cave del monte Spallone, conduce ad alcune bucoliche spiaggette d’erba e sassolini bianchissimi ai margini di alcune piccole polle d’acqua cristallina: un luogo di bellezza, pace e rigenerazione racchiuso in un contesto unico.

Come arrivare a Canal Regollo

Per raggiungere Canal Regollo si parte da Massa e si risale la Valle del Frigido fino a raggiungere il paese di Forno, percorrendo via Bassa Tambura.

Forno, meno di mille abitanti, è un paese di montagna con un’altitudine molto limitata (non siamo ancora a 300 metri sul livello del mare) ma dal quale in pochi chilometri si può prendere quota, circondato com’è dalle vette apuane.

Il paese nel 1944 fu al centro di un eccidio nazifascista, dove sessanta persone vennero brutalmente trucidate. A giugno di quell’anno una brigata partigiana riuscì ad occupare Forno, liberandola dall’occupazione. I festeggiamenti seguenti, con tanto di tricolore appesi alle finestre, vennero stravolti quattro giorni più tardi, quando la rappresaglia nazifascista colpì, annientando la resistenza partigiana e trucidando una parte della popolazione, accusata di aver collaborato.

Canal Regollo Alpi Apuane Toscana

Fonte: Lorenzo Calamai

Il fiume Frigido scorre in mezzo al paese di Forno

I partigiani si erano asserragliati nella filanda di Forno, un edificio imponente in cima al paese che ancora oggi ne è l’edificio più riconoscibile. La filanda è stata un opificio tessile sorto alla fine dell’Ottocento, oggi in disuso e con un tentativo di recupero e riqualificazione in corso. Per operare, sfruttava una turbina azionata dalle acque del Frigido, che proprio dietro la struttura prende vita, peraltro dando origine a un tratto profondo che oggi i fornesi utilizzano come spiaggia cittadina.

Fino agli anni Trenta del Novecento l’attività tessile è stata la principale fonte di occupazione del paese: alla filanda hanno lavorato continuativamente tra le 250 e le 500 persone. Nel Dopoguerra l’edificio venne adibito alla produzione di energia elettrica, prima di passare negli anni Ottanta sotto il controllo del comune di Massa, che nel nuovo millennio ne ha rilanciato il recupero. Pino Daniele ha girato qui il videoclip della sua celebre Quando.

Proseguendo in auto oltre la filanda di Forno, si svolta a sinistra e si affronta la strada in salita. Intorno si possono osservare le tracce evidenti dell’attività estrattiva del marmo. I resti delle cave che si incontrano regalano sentimenti contrastanti: la bellezza di un panorama spettacolare come quello delle Apuane, tutta l’ostinazione dell’ingegno umano, ma anche la sensazione di una violazione nei confronti dell’ambiente naturale.

Dopo i primi quattro tornanti in salita, il quinto, in corrispondenza di un container verde, è il luogo dove incomincia il sentiero e si risale il Canal Regollo, come indicato dai cartelli in legno della sentieristica CAI. Si può parcheggiare a bordo strada.

Canal Regollo Alpi Apuane Toscana

Fonte: Lorenzo Calamai

Un maestoso castagno sorveglia il sentiero

Si imbocca dunque il sentiero CAI 37. Per percorrere il sentiero servono calzature adeguate per una escursione in montagna, anche se la camminata non durerà più di 30 minuti. Si supera prima un grande e spettacolare castagno, quindi i resti di un ponte in cemento testimonianza dell’antico utilizzo del sentiero per le attività di estrazione del marmo.

Dopo il ponte, il sentiero sale dritto e costante a fianco del torrente: in corrispondenza di un grosso masso di pietra un po’ più scuro, si scende sul letto del torrente per raggiungere una piscina nascosta. La destinazione esatta si trova alle seguenti coordinate, che potete inserire in un qualsiasi dispositivo GPS: 44.101121, 10.175300.

Un’oasi di relax tra le montagne

Una cascatella di acqua purissima scende fra due massi giganteschi, formando una polla cristallina che rifrange i raggi solari sulle rientranze della roccia.

Una spiaggia di sassi bianchissimi circonda la piscina naturale, ma immediatamente adiacente un magnifico tratto di prato verde non aspetta altro che vi leviate le scarpe per calpestare i fili d’erba a piedi nudi prima di concedervi un tuffo rigenerante.

Canal Regollo Alpi Apuane Toscana

Fonte: Lorenzo Calamai

La piscina naturale di Canal Regollo

Alzando lo sguardo oltre la cascatella, oltre i massi grigi e le chiome verdi degli alberi, spunta la cima di una montagna. Si tratta di una vera e propria alcova, spettacolare in tutti i suoi termini, una destinazione ideale per chi è in cerca di un luogo nascosto, tranquillo, dove dominano la pace e ci si può rigenerare in un contesto naturale speciale.

L’acqua della polla è naturalmente fredda, ma è la compagna ideale per un calda giornata d’estate.

Non rinunciate, inoltre, a esplorare in lungo e in largo le sponde del torrente. Il sentiero 37 è destinato alla Foce di Navola prima, e alla Foce di Giovo poi, a 1500 metri, prima di scendere al Rifugio Donegani. Per quasi un altro chilometro oltre la spiaggetta indicata, costeggia le acque del piccolo torrente, che a ogni piè sospinto regala un angolo con una cascatella, una polla, una piccola spiaggetta tutta da scoprire-

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Farma, Iesa e San Galgano: itinerario nella Toscana nascosta

Come la spina dorsale di un gigantesco fossile di dinosauro, le rocce emergono dal terreno in lunghe barre diagonali. Il torrente Farma scorre ai loro piedi, compiendo una doppia ansa in uscita dalla quale, in corrisponde di due spiaggette di piccoli sassi bianchi, l’acqua si accumula in una profonda, smeraldina piscina naturale.

La maggior parte degli amanti dell’acqua dolce conosce il Farma per i celebri Canaloni, una zona del torrente dove il corso d’acqua è chiuso tra grandi massi lisci e levigati, dando forma a cascatelle e profonde polle dove fare il bagno. Non molti, invece, conoscono le piscine naturali nascoste tra i boschi di Iesa, borgo di poco più di 200 abitanti nel cuore della Toscana, fra Siena e Grosseto.

È una terra fantastica, a vocazione prevalentemente agricola, con grandi spazi aperti interrotti dai profili sinuosi di morbide, basse colline su cui sorgono casali circondati da cipressi, in una sorta di stereotipo di toscanità che diventa reale. È una destinazione ideale per una gita fuori porta, seguendo un itinerario che permette di scoprire le meraviglie del territorio a 360 gradi: un tuffo nelle fresche acque del torrente, la scoperta di un borgo rimasto fermo nel tempo, la visita di una celebre abbazia in rovina, che porta con sé il fascino della decadenza.

La piscina naturale nascosta del torrente Farma

Per raggiungere la bella spiaggia del torrente Farma, bisogna recarsi a Iesa, frazione del comune di Monticiano, in provincia di Siena.

Qui, raggiunta la piazza del paese, si seguono le indicazioni per Quarciglione. La strada asfaltata scende rapidamente per qualche tornante, con qualche cartello che indica la direzione per il torrente Farma. Quando si entra in un tratto di strada dentro al bosco e una ampia strada sterrata si apre sulla sinistra in occasione di un’ampia curva è il momento di parcheggiare a bordo della carreggiata.

La strada sterrata è infatti la prima parte del sentiero che si deve percorrere per scendere al torrente. In circa 20 minuti di cammino in discesa si raggiungono le rive del Farma. Il giusto viottolo per scendere sul greto lo si individua tenendo la destra quando si incrocia il sentiero che costeggia il torrente.

Farma

Fonte: Lorenzo Calamai

Le acque del Farma sono temperate, nuotarvi è un’esperienza rigenerante

Qui dove il Farma compie un’ampia curva si trovano due spiaggette sulle diverse sponde del torrente. Sul lato d’arrivo c’è una comoda zona sabbiosa, mentre sull’altro lato alcuni alberelli offrono un po’ d’ombra per ripararsi dal sole battente. In mezzo, le trasparentissime acque prendono un colore più intenso, smeraldino, in corrisponde della profonda piscina naturale al centro del letto del torrente, dove una roccia spunta dal pelo dell’acqua offrendo un trampolino ideale per un tuffo rinfrescante.

A monte, dove il Farma spunta da un’altra ansa, fa bella mostra di sé una conformazione geologica affascinante, la cui formazione è tra le più vecchie dell’intera Toscana. Un po’ più a valle, dopo un tratto rettilineo in cui il torrente scorre placido e basso, un enorme masso cubico sull’ansa successiva domina la scena su una ulteriore piscina naturale.

Farma

Fonte: Lorenzo Calamai

La spiaggia sul torrente Farma

Il tutto è immerso nella Riserva naturale del Farma, un’ampia area protetta all’interno della quale scorre il torrente lungo una direttrice ovest-est, prima di gettarsi nella Merse. Le colline all’interno della Riserva sono quasi interamente coperte di boschi con una varietà floristica notevole e una fauna che comprende specie come la lontra, la martora, il gatto selvatico.

Iesa e i suoi rioni

Iesa Siena

Fonte: Lorenzo Calamai

Tra i vicoli di Lama, uno dei rioni di Iesa

Merita una sosta il paese di Iesa, antico borgo che popola da tempo immemore le boscose colline di questa propaggine meridionale delle Colline Metallifere, al limitare della Maremma.

Il paese, che già di per sé è una piccola frazione di Monticiano, è per la verità suddiviso in cinque rioni separati tra loro. Lama è il centro del borgo, con la sua piazza con il monumento ai caduti, un bar, un circolo, un ristorante, una biblioteca e una chiesa, tutti racchiusi in poche centinaia di metri. Le pareti in pietra a vista delle belle case di Lama, molte delle quali chiuse in modo semi-permanente, sono decorate con gigantografie di vecchie foto che raccontano la vita contadina nel borgo e da qualche murales.

Iesa Siena

Fonte: Lorenzo Calamai

Le foto sui muri di Iesa raccontano la vita contadina nel paese

Il rione di Contra è separato da Lama da una fonte d’acqua potabile, ed è arroccato su un colle di fronte. Poco oltre si scorge un gruppo di altre case, Cerbaia, mentre sono più distaccate le borgate di Solaia e Quarciglioni, piccolissimi agglomerati di qualche abitazione.

A Iesa si respira l’aria dei tempi andati, come se fosse un paese eternamente fermo nel secondo dopoguerra italiano. Ha un’atmosfera sonnacchiosa in estate, i vecchi si radunano in piazza e guardano incuriositi ogni forestiero che passa, il bar anima i pomeriggi con i suoi tavolini che si affollano, intorno domina il rosso delle abitazioni e il verde degli alberi che dominano il territorio.

L’Abbazia di San Galgano

Pochi chilometri separano Iesa e le piscine naturali del Farma dall’Abbazia di San Galgano, che diventa una deviazione complementare all’itinerario fin qui descritto.

Si tratta di un’abbazia cistercense in rovina, della quale sono rimaste in piedi soltanto le mura esterne, mentre il soffitto è crollato. Questo dona un aspetto decadente e misterico al luogo, isolato tra i campi della campagna circostante e decisamente scenografico.

Qui nel 1983 il celebre regista russo Andrej Tarkovskij ha girato alcune scene di Nostalghia, forse il suo lungometraggio più noto, ma la chiesa è stata ritratta in diversi film tra gli Anni Sessanta e i Novanta.

Abbazia di San Galgano

Fonte: Lorenzo Calamai

Vista sull’Abbazia di San Galgano

L’abbazia venne completata e consacrata nel 1288, al termine di una campagna di costruzione durata più di 60 anni. Nel secolo precedente nello stesso luogo sorgeva una piccola cappella, mentre era già attivo il vicino Eremo di Montesiepi, sulla collina adiacente. L’abbazia divenne in breve tempo un centro non solo religioso, ma di importante potere economico nella valle della Merse, tanto da influenzare la vita politica di Siena.

Si dice infatti che fu un frate di San Galgano a stipulare con il grande scultore Nicola Pisano il contratto per la realizzazione del pulpito del duomo della città, e che i primi operai della cattedrale furono gli stessi monaci dell’abbazia.

Fu la peste, nel 1348, a dare un duro colpo alla fiorente congregazione. Le compagnie di ventura razziarono poi l’Abbazia di San Galgano più volte, e già alla fine del Trecento solo un pugno di monaci era rimasto a presidiare il luogo. Fu un lento ma costante declino: nel 1576 il monastero era ridotto a un solo frate ormai, e la costruzione andò sempre in maggiore rovina. Nel Settecento crollarono definitivamente le volte e il campanile, nel 1789 la chiesa venne sconsacrata, mentre il monastero divenne una fattoria.

Abbazia di San Galgano

Fonte: Lorenzo Calamai

Il corridoio alberato che porta all’ingresso della chiesa di San Galgano

Solo nel primo Novecento si ebbero i primi restauri e la chiesa assunse le sembianze che ha oggi: una rovina imperitura, il cui declino è stato arrestato, ma senza procedere a una ricostruzione arbitraria, che ne tradirebbe l’originalità.

Molto vicino è possibile visitare anche l’Eremo di Montesiepi, luogo della morte di Galgano Guidotti, cavaliere divenuto eremita che aveva conficcato la sua spada in una roccia a Montesiepi al momento dell’avvio del cammino monastico che lo avrebbe poi portato alla canonizzazione. Nell’eremo si trova, oltre alla spada di San Galgano, una cappella trecentesca affrescata da Ambrogio Lorenzetti.

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Le spiagge più belle dell’Argentario

Uno dei tratti più suggestivi della costa Toscana è sicuramente quello del Monte Argentario. Sono molte le cose da fare per vivere appieno questo territorio, tra cui nuotare nel suo mare e godersi la bellezza delle sue spiagge. Qui è facile restare ammaliati davanti ai paesaggi offerti da baie, calette e scogliere, ma quali sono quelle assolutamente da non perdere? Ecco la selezione creata da SiViaggia per aiutarvi a pianificare il vostro prossimo viaggio in questa zona.

Cala Mar Morto

Un gioiello nascosto, oltre che una delle spiagge più belle e selvagge dell’Argentario, è sicuramente Cala Mar Morto. Il nome deriva dalla tranquillità garantita dallo scenario in cui è immersa: questa caletta, infatti, è protetta da una barriera di scogli che vanno a creare delle splendide piscine naturali in cui l’acqua è sempre calma. Grazie alla sua trasparenza, inoltre, è la location perfetta per chi ama non solo rilassarsi sulla spiaggia, ma esplorare i fondali marini. La spiaggia può essere raggiunta facilmente a piedi attraverso un sentiero che parte dal parcheggio e, considerando che non ci sono servizi, consigliamo di portare con voi tutto il necessario, compresa una borsa o busta per portare via la spazzatura, nel caso decideste di mangiare qui.

Bagni di Domiziano

Situata vicino a Porto Santo Stefano, questa spiaggia unisce le bellezze naturali con quelle storiche. Il nome, infatti, deriva dalla presenza di rovine romane visibili sia sulla spiaggia che nei fondali marini. Il sito archeologico, risalente all’epoca dell’Imperatore Domiziano, e i resti delle antiche vasche termali, offrono la possibilità di vivere un’esperienza subacquea unica e, allo stesso tempo di rilassarsi in un luogo adatto anche alle famiglie con bambini grazie ai numerosi servizi presenti in loco.

Le spiagge di Porto Ercole

Situata sulla parte orientale dell’Argentario, Porto Ercole rappresenta la location perfetta per chi desidera trascorrere una vacanza nelle spiagge più belle del promontorio. Alcune di queste possono essere raggiunte a piedi percorrendo sentirti talvolta semplici e altre impegnativi, oppure partecipando a un tour in barca o noleggiando un gommone. Tra queste, le più belle sono sicuramente Spiaggia Lunga, il cui sentiero non è adatto a bambini o persone anziane, Spiaggia Libera, accessibile da tutti con facilità, Spiaggia Acqua Dolce e Cala Galera, una delle più frequentate grazie alla sua vicinanza al porto turistico.

Porto Ercole

Fonte: iStock

Vista di Porto Ercole

Spiaggia La Feniglia

Amanti del mare e della natura, spiaggia La Feniglia è per voi. Qui troverete 7 chilometri di sabbia fine, la maggior parte dei quali caratterizzati da spiaggia libera perché gli stabilimenti balneari occupano solo una piccola porzione nelle due estremità. Grazie alle sue acque limpide e basse, rappresenta il luogo ideale soprattutto per le famiglie con i bambini che qui potranno nuotare e divertirsi in totale sicurezza. La particolarità di questa spiaggia è la lunga luna di sabbia circondata dalla Riserva Naturale Duna della Feniglia, che la separa dalla laguna di Orbetello. Potete raggiungerla tranquillamente a piedi o in bicicletta.

Cala Grande

Molto amata soprattutto dalle imbarcazioni perché riparata dal vento, Cala Grande è composta da tre spiagge di ciottoli e vanta un fondale marino perfetto per chi pratica snorkeling, un po’ come in tutta l’area dell’Argentario. La bellezza di Cala Grande può essere ammirata dalla strada panoramica dell’Argentario, dove è possibile intravedere le tre spiagge spuntare dalla macchia mediterranea. Il sentiero per arrivare alla prima delle tre è corto, ma non adatto a tutti, soprattutto ai bambini piccoli. Essendo una spiaggia selvaggia e incontaminata, qui non troverete servizi o stabilimenti balneari.

Cala del Gesso

Impossibile stilare una lista delle spiagge più belle dell’Argentario e non inserire Cala del Gesso. Situata sulla costa ovest e protetto da alte scogliere, rappresenta un piccolo paradiso della Maremma Toscana grazie alle sue acque calme e cristalline. L’arenile è composto soprattutto da ciottoli e il fondale è talmente ricco da rappresentare un parco divertimenti subacqueo per gli amanti dello snorkeling. Cala del Gesso può essere raggiunta solo a piedi e non sono presenti servizi.

Cala del Gesso

Fonte: iStock

Cala del Gesso

La Cacciarella

La Cacciarella è una spiaggia dell’Argentario raggiungibile facilmente a piedi: una volta arrivati vi troverete immersi nella bellezza di una piccola caletta sabbiosa posizionata fra due scogliere. Come la maggior parte delle calette presenti in questo meraviglioso territorio, anche questa è circondata da natura incontaminata e vanta acque cristalline ricche di specie meravigliose, da esplorare rigorosamente con la maschera. Sul lato est della spiaggia de La Cacciarella troverete la Grotta del Turco mentre sul fondale marino, a circa quindici metri dalla costa, è situata la statua del Cristo Redentore.

La Giannella

Come la spiaggia La Feniglia, anche La Giannella è una delle spiagge più facilmente accessibili dell’Argentario. Ideale per le famiglie con bambini piccoli e per chi non sa nuotare, è caratterizzata da sabbia chiara e fine e dall’acqua bassa e limpida. È riparata dai venti che soffiano da sud e offre un’opportunità unica agli amanti non solo del sole e del relax, ma anche delle camminate grazie al bagnasciuga lungo 8 chilometri: dalla  foce del fiume Albegna all’Argentario, con la quale è collegata attraverso il ponte sul canale di S. Liberata.

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Il borgo trecentesco di Buonconvento, tra opere d’arte e atmosfere medievali

Palazzi in mattoni rossi, torri e mura difensive che si affacciano alle viuzze snodate lungo il centro storico, e tutt’attorno dolci colline che incantano la vista. Sono le immagini che ci portano direttamente ad una trentina di chilometri da Siena, a Buonconvento: immerso nella campagna toscana, è un incantevole borgo dall’atmosfera medievale.

Sito nella Valle dell’Ombrone, è parte del Circondario delle Crete Senesi ed è annoverato tra i Borghi più Belli d’Italia. Lo si trova, Buonconvento, lungo la Via Cassia che da Siena conduce a Montalcino, Bagno Vignoni e Val d’Orcia, al chilometro 200. È un borgo sconosciuto ai più, ma è un vero peccato: sorpassando le sue mura ancora intatte, sembra davvero di tornare in un antico villaggio tipico del Medioevo.

Cosa vedere a Buonconvento

Una volta varcata la soglia di Buonconvento (nome che significa “luogo felice, fortunato”), ci si immerge in un modo fatto di case di pietra, archi e balconi in fiore. E poi palazzi decorati, botteghe, tavolini all’aperto.

Cosa vedere all’interno del borgo? Innanzitutto il Palazzo Comunale con la sua torre civica, costituito da mattoni rossi con quegli archi gotici che si aprono sulla facciata: qui spiccano ben 25 stemmi degli antichi podestà che governarono il borgo a partire dal 1270.

Palazzo Comunale di Buonconvento, con i suoi stemmi

Fonte: iStock

Palazzo Comunale di Buonconvento, Siena

A due passi dal Palazzo Comunale sorge l’ottocentesco Palazzo Ricci-Socini, che ospita il Museo d’Arte Sacra. Qui sono esposti quadri d’arte religiosa datati dal XIV al XIX secolo, straordinarie opere legate al territorio, e firmate da artisti del calibro di Duccio di Buoninsegna, Pietro Lorenzetti e Sano di Pietro.

Un altro spazio espositivo che merita una visita è il Museo della Mezzadria. È unico nel suo genere: ci si trova nell’ambientazione di un antico granaio, arricchito da foto d’epoca, attrezzature agricole originali, musiche e filmati e documenti d’archivio che permettono di immergersi pienamente nella vita della mezzadria. Un mondo rurale e autentico, che rivive nelle testimonianze qui conservate.

Il più importante edificio religioso è invece la chiesa dei SS. Pietro e Paolo, datata 1103: qui morì l’imperatore Arrigo VII, Re di Germania, avvelenato (secondo la leggenda) da un’ostia. La sua facciata è in mattoni rossi e dimostra il tipico stile barocco senese, mentre al suo interno sono conservate alcune opere (le altre si trovano al Museo d’Arte Sacra del borgo), come “La Madonna in trono col Bambino” di Matteo di Giovanni.

Come in ogni borgo e territorio di origine medievale, non manca a Buonconvento anche una fortezza: il Castello di Bibbiano. Adagiato tra le colline della Valle dell’Ombrone sulle quali regala panorami incantevoli, sorge a pochi chilometri dal borgo. Risale all’850 ed è uno degli edifici storici meglio conservati della campagna toscana: mantiene ancora oggi le sue alte cinte murarie, il ponte levatoio e due torri. Anche se oggi è di proprietà privata e non è più possibile entrarvi, il castello merita di essere ammirato anche soltanto dall’esterno.

Rimanda sempre al passato il principale evento che qui si tiene, la “Trebbiatura sotto le mura“: l’ultima domenica di luglio, 60 figuranti in costume danno vita ad una rievocazione storica della trebbiatura dei contadini, immergendo Buonconvento in un’atmosfera antica. Proprio come se, nel Medioevo, ci fosse per davvero.

Il borgo trecentesco di Buonconvento, tra opere d'arte e atmosfere medievali

Fonte: iStock

Mura medievali del borgo di Buonconvento, Siena

Cosa mangiare a Buonconvento: le prelibatezze tipiche da non perdere

E se ci si volesse regalare qualche pausa gustosa, c’è l’imbarazzo della scelta. Sito in un territorio a vocazione agricola, questo splendido borgo non lontano da Siena è celebre per i suoi salumi, per i sughi di lepre e di cinghiale, per i tartufi delle crete senesi, per la carne chianina. E poi i dolci che, da Buonconvento, arrivano sino alla Regina Elisabetta. Dove andare per gustarli? A Le Dolcezze di Nanni (Ponte d’Arbia): un motivo in più, per fare tappa in questo meraviglioso angolo d’Italia.

Come arrivare a Buonconvento da Siena

Buonconvento è ben collegato con Siena, dalla quale dista circa 25 km. Se non ci si muove in auto, si può prendere uno dei treni regionali che collegano la stazione centrale della città con il borgo in circa 40 minuti di viaggio. Dalla stazione di Buonconvento si raggiunge facilmente il centro storico con una camminata di soli 5 minuti. In alternativa, è possibile prendere uno degli autobus che partono dal centro città, il numero 112 e 114, che fermano a Buonconvento dopo circa un’ora di viaggio.

Case del centro storico di Buonconvento, Siena

Fonte: iStock

Centro storico di Buonconvento, Siena
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Affittare una casa sull’isola d’Elba

Capiamo perfettamente perché le persone desiderano affittare una casa sull’isola d’Elba, che si tratti di un periodo breve per trascorrerci una vacanza o di un trasferimento a lungo termine. La più grande delle isole minori italiane, distante solo un’ora dalla costa toscana, offre paesaggi splendidi che soddisfano ogni gusto, desiderio e stile di vita: ci sono le spiagge, perfette per chi non può fare a meno del mare, parchi naturali protetti e percorsi escursionistici da percorrere in scenari mozzafiato.

L’Elba, situata tra le coste della Toscana e quelle della Corsica, con il Mar Ligure a lambirne le coste a Nord e il Mar Tirreno a Sud, è anche un’isola ricca di storia che può essere scoperta nei vari musei. Dal Museo Civico archeologico di Porto Ferraio al Museo Archeologico di Marciana, fino a quello storico minerario di Rio dell’Elba, quello mineralogico di San Piero in Campo e quello etnografico casalingo del Castagno di Poggio. Tutte queste attrattive ne fanno una meta ricercata non solo per le vacanze, ma anche per andarci a vivere, magari prendendo una casa in affitto.

Grazie alle sue attrattive e all’esigenza sempre più necessaria di popolare l’isola anche durante la bassa stagione, l’Elba potrebbe essere anche la destinazione ideale per chi lavora da remoto, professionisti in continuo aumento anche in Italia. Ma quale località scegliere? Ecco quelle più amate da chi desidera trasformare l’isola d’Elba nella sua nuova casa.

Portoferraio, porta d’accesso all’isola

Per chi ricerca comfort e servizi, Portoferraio è la località ideale: considerata il capoluogo dell’isola, qui è presente il porto d’arrivo per i traghetti provenienti da Piombino e Livorno e rappresenta il comune più popoloso. Qui troverete anche servizi di ogni tipo, non solo turistici, ma anche diversi uffici, l’ospedale civile, il pronto soccorso, le scuole superiori e i licei. Se non possedete un’auto, da qui partono anche diversi autobus per le altre località dell’isola. Non mancano le spiagge dove rilassarvi, come la Spiaggia delle Viste o la Spiaggia della Padulella.

Per trovare un appartamento in affitto, per le vacanze o per un periodo più lungo, potete cercare nei diversi siti online, come anche nei gruppi presenti nelle principali piattaforme social, come Facebook. La soluzione ideale è quella di organizzare un viaggio sull’isola e valutare di persona le diverse soluzioni disponibili, magari affidandovi a un’agenzia immobiliare in loco.

Piccoli borghi e località turistiche

Preferite affittare una casa nella calma e tranquillità di un piccolo borgo? Allora la località da tenere d’occhio è sicuramente la caratteristica Capoliveri. Le sue vie pittoresche, la vista sul mare, le botteghe locali e il suo passato ricco di storia la rendono perfetta per chi desidera un luogo turistico, ma dove allo stesso tempo è facile respirare la quotidianità dei suoi abitanti ed entrare a far parte del tessuto sociale del luogo.

Anche Marina di Campo, situata nella parte meridionale dell’isola, è una delle località ideali dove trovare una casa in affitto. Antico villaggio di pescatori, oggi è considerata una meta turistica molto visitata sia dagli elbani che dai turisti in cerca di relax e divertimento estivo.

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Lago dell’Accesa: una gemma incastonata nella Toscana meridionale

Tra Gavorrano e Massa Marittima, pochi chilometri nell’entroterra rispetto al Golfo di Follonica, tra morbide e amene colline dai fianchi coperti di campi coltivati, circondato da una vegetazione varia che lo nasconde parzialmente alla vista di chi passa, sorge il Lago dell’Accesa, un sereno, cristallino e poco conosciuto specchio d’acqua nella zona meridionale della Toscana.

Un luogo estremamente rilassante, immerso nel verde e nel silenzio, circondato da un alone di leggenda che affonda le radici in tempi antichissimi. Una meta ideale per una gita fuori dai soliti circuiti e dalle solite destinazioni, tra un tuffo in acque profondissime, un picnic nelle piattaforme attrezzate sulle rive del lago e una passeggiata alla scoperta di alcuni fra i più importanti reperti etruschi della regione.

Visto dall’alto, nelle innumerevoli foto scattate dai droni o dalla vetta dei poggi circostanti, il Lago dell’Accesa rivela la sua forma particolare: un cerchio quasi perfetto, tagliato in orizzontale nel suo lato sud-occidentale, dove una lingua di terreno chiude una sorta di piccola laguna che è come un piccolo occhio.

Fonte: Lorenzo Calamai

Lago dell’Accesa, un’oasi dedicata al relax

Il sentiero che costeggia le rive dello specchio d’acqua non fa il giro intero del lago, ma ne percorre esclusivamente la metà orientale. Nella zona nord il panorama è costituito da un fitto canneto, come da tipica vegetazione lacustre, che si interrompe di quando in quando grazie ad alcuni pontili in legno.

Queste piattaforme sono in un’ ottima posizione per stendere l’asciugamano, prendere il sole e tuffarsi nell’acqua straordinariamente trasparente del lago, che diventa subito profonda, anche se è necessario fare attenzione alla vegetazione subacquea. Si possono anche utilizzare per mettere in acqua uno standing up paddle (SUP) con il quale esplorare tutto il bacino. Inoltre alcune delle piattaforme sono dotate di tavoli e panche da picnic, che rendono ancora più piacevole e comoda la permanenza.

Se invece siete più tipi da spiaggia la zona sud offre altre sistemazioni più classiche, con qualche accesso comodo al lago, anche con acqua più bassa adatta ai bambini. Il sentiero, infatti, si allontana un attimo dalla costa dello specchio d’acqua, ma conduce fino alla laguna blu circolare sul lato meridionale.

Il Lago dell’Accesa è straordinario nel suo genere: raggiunge grandi profondità, fino anche a 40 metri, ed è alimentato da sorgenti sotterranee. Non ha immissari, ma dà vita al torrente Bruna, che attraverserete se seguirete il percorso intorno alle rive del lago, il quale ha acque altrettanto cristalline.

Fonte: Lorenzo Calamai

Uno scorcio sulle morbide colline che contornano il Lago dell’Accesa

Come arrivare al Lago dell’Accesa

Il Lago dell’Accesa si trova nel territorio comunale di Massa Marittima, non distante dal tracciato della Aurelia, nella parte settentrionale della provincia di Grosseto. Dista una ventina di minuti da Follonica, la principale località balneare nelle vicinanze.

Il territorio rappresenta l’ultima propaggina meridionale delle Colline Metallifere, un complesso di rilievi caratterizzata da numerosi giacimenti minerari e da aree di produzione di energia geotermica, data la presenza di soffioni boraciferi.

Lago dell'Accesa

Fonte: DeAgostini/Getty Images

Vista aerea del lago e dei suoi dintorni

Per raggiungerlo si percorre la E80/SS1 Variante Aurelia fino all’uscita di Gavorrano Scalo. Da qui si possono seguire le indicazioni per il Lago dell’Accesa e imboccare la Strada provinciale dell’Accesa fino alla frazione La Pesta. Qui si imbocca una strada sterrata che in poche centinaia di metri porta ad un ampio parcheggio non lontano dalla rive del lago. Dal parcheggio parte il sentiero che, costeggiando il fosso che rappresenta l’origine del fiume Bruna, porta ad un passerella in legno dove la traccia si biforca: a destra si trovano le piattaforme attrezzate, a sinistra la laguna blu.

Il lago e i suoi dintorni sono anche una meta gettonata per gli amanti della mountain bike, grazie ai numerosi sentieri che percorrono le colline vicine e attraversano i poderi circostanti, fino ad arrivare alla conca dove si trova l’Accesa.

Gli Etruschi al Lago dell’Accesa

Un’altra eccezionalità del Lago dell’Accesa è quella di essere una zona abitata fin dai tempi etruschi: dal VI secolo prima di Cristo le sponde erano abitate per sfruttare i vicini giacimenti di metalli. Gli Etruschi infatti erano universalmente riconosciuti come un popolo di fabbri, con ottime competenze alla forgia.

Nelle immediate vicinanze del lago si trovano reperti archeologici visitabili gratuitamente di un antico insediamento etrusco: un raro esempio di una città dei vivi, mentre la maggior parte di ciò che di quella civiltà è arrivato ai giorni nostri sono le necropoli, le città dei morti.

etruschi lago dell'accesa

Fonte: Lorenzo Calamai

Gli scavi archeologici con i resti etruschi nelle vicinanze del lago

All’area archeologica si accede direttamente dal parcheggio. Invece che imboccare il sentiero che va al lago, proseguite inoltrandovi nel bosco di eucalipti, all’interno del quale si diramano varie tracce. Ognuna porta a una diversa area dove giacciono i reperti.

Quello che rimane dell’antico insediamento etrusco sono soltanto cumuli di pietre, dai quali si possono intuire le tracce delle fondamenta di qualche edificio. Ampi pannelli informativi, in ogni caso, aiutano nella scoperta degli immensi quantitativi di storia che sono passati sulle sponde del lago negli ultimi 3mila anni.

Storie, miti e leggende del Lago dell’Accesa

Con la sua forma caratteristica, la calma e il silenzio che lo circondano, l’estrema trasparenza dei suoi flutti, il Lago dell’Accesa possiede una notevole aura misterica. Il fatto, poi, che sia alimentato da sorgenti che si trovano sul fondale, a una notevole profondità e quindi invisibili all’occhio umano, ha dato vita a una serie di miti e leggende sul suo conto.

Secondo una di queste, il lago non sarebbe esistito fino al medioevo e sarebbe frutto di una terribile punizione divina.

Una volta terreno fertile ricoperto di campi coltivati a grano dai contadini locali, lo specchio d’acqua sarebbe frutto dell’ira dei cieli per non aver santificato il giorno di Sant’Anna, protettrice dei mietitori. Il 26 luglio, giorno in cui si celebra la santa, i contadini avrebbero dovuto dedicarsi al riposo, alla preghiera e al raccoglimento, e invece disubbidirono tale mandato, scendendo comunque nei campi a trebbiare il grano.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le piattaforme attrezzate rendono ideale passare una giornata al lago

Fu così che nel bel mezzo della raccolta, al suono delle campane che indicava il mezzodì, una tempesta si manifestò improvvisamente nel cielo, mentre la terra iniziò a tremare. I contadini, i carri, il bestiame e il loro raccolto vennero inghiottiti in una voragine fiammeggiante che si aprì nel terreno, mentre si scatenava un fortissimo diluvio.

Al cessare della tempesta, al posto dei campi coltivati si trovava un lago, chiamato dell’Accesa proprio per le fiamme che avevano inghiottito che aveva osato contravvenire alle regole sacre. La leggenda vuole che tutt’oggi, nel giorno di Sant’Anna, si possano udire dalle profondità delle acque le grida dei contadini, lo scalpitio dei cavalli e i rintocchi delle campane del paese che fu sprofondato.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le campagne nei dintorni del Lago dell’Accesa

In tempi più recenti, alla fine degli anni Novanta, il Lago dell’Accesa è assurto alle cronache locali per essere diventato una sorta di Loch Ness italiano: si diceva che una coppia di turisti tedeschi fosse giunta in riva al lago con al guinzaglio il loro eccentrico animale domestico, un coccodrillo.

La creatura si sarebbe liberata dalle catene, gettata nel lago e sparita nella natura, ritornando alla vita selvaggia che più le si confà. Da allora, per qualche tempo, si susseguirono gli avvistamenti (mai confermati) di lucertoloni anfibi dalle parti del Lago dell’Accesa, tanto che gli abitanti della zona, si erano presi pure la briga di dare un soprannome al coccodrillo, Birillo, di cui però si sono perse le tracce da tempo.

Chissà se è stato il freddo, chissà se qualcos’altro, chissà se ancora Birillo il coccodrillo non sguazzi nei meandri del Lago dell’Accesa.

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Fino a 30.000 euro per vivere in Toscana: come fare

Fuggire dal caos cittadino per andare a vivere in montagna, immersi nella natura e nei suoi ritmi lenti, respirando aria pulita, riscoprendo il piacere delle cose autentiche e la bellezza dei paesi che sono rimasti sospesi nel tempo. Un sogno per molti che potrebbe diventare una realtà accessibile, grazie a un bando che permette di ricevere fino a un contributo di 30 mila euro per comprare casa, se ci si trasferisce in un piccolo comune montano della Toscana, al di sotto di 5000 abitanti. Scopriamo quali sono i requisiti per accedere.

Il contributo per chi va a vivere sulle montagne toscane

Per quanto affascinante sia la vita nei borghi di montagna, purtroppo deve fare i conti con il problema dello spopolamento, in particolare da parte dei giovani che cercano lavoro e opportunità altrove. Proprio per questo, gli enti continuano a cercare e a mettere in atto nuovi interventi per far sì che si possa arginare questo fenomeno e mantenere vive comunità, luoghi e tradizioni uniche.

In quest’ottica, la Regione Toscana ha pubblicato il bando ‘Residenzialità in montagna 2024’, finalizzato a favorire e incentivare il ripopolamento e la rivitalizzazione socio-economica delle aree montane toscane, agendo in contrasto alla marginalizzazione di una grande risorsa ambientale e culturale.

Il contributo richiesto potrà andare da un minimo di 10 mila a un massimo di 30 mila euro. Non potrà in ogni caso essere superiore al 50% del totale delle spese sostenute per i costi connessi all’acquisto dell’immobile e relative pertinenze. Il bando ha una dotazione di 2 milioni e 800 mila euro del Fondo sviluppo montane italiane (Fosmit).

A chi è rivolto il bando ed entro quando presentare la domanda

Per poter partecipare al bando della Regione Toscana ‘Residenzialità in montagna 2024’ è fondamentale essere in possesso dei seguenti requisiti:

  • essere cittadini italiani o di altro Stato dell’Unione Europea oppure extracomunitari titolari di un permesso di soggiorno di durata non inferiore ai 10 anni;
  • essere maggiorenni;
  • essere residenti in un comune italiano risultante non montano dall’ultimo dato Istat ufficiale disponibile alla data di adozione del decreto dirigenziale di approvazione del bando.

La richiesta di contributo può essere presentata entro e non oltre le ore 13:00 del 27 luglio 2024, esclusivamente online, tramite il modulo disponibile sul sito della Regione Toscana. Per accedere all’applicazione web dedicata è necessario autenticarsi utilizzando Carta Nazionale dei Servizi (CNS), Sistema pubblico di identità digitale (Spid) o Carta di identità elettronica (Cie).

Per Stefania Saccardi, vicepresidente e assessora alle Aree Interne, le montagne toscane “sono territori dalla bellezza unica con borghi da riscoprire che pagano però lo spopolamento. Decidere di vivere in uno di questi Comuni è dunque una sfida e un’opportunità soprattutto per i giovani e il bando, dando una possibilità concreta alla montagna, offre anche l’occasione di una scelta di vita nuova”.

In Toscana ci sono 119 borghi sotto i 5.000 abitanti, oggi sempre più minacciati da spopolamento e calo demografico. Tra questi, una decina ha aderito alla firma del Patto per il futuro dei piccoli Comuni volto a promuovere la transizione ecologica, la rigenerazione e l’innovazione promosso dalla campagna “Voler bene all’Italia” di Legambiente. Si tratta di Fivizzano, Uzzano, Pescaglia, Bibbona, Gambassi Terme, Casole d’Elsa, San Romano in Garfagnana, Villa Collemandina, Marciano della Chiana.