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Biglietti aerei sempre più cari: la soluzione è ridurre l’addizionale comunale

Non è un mistero che i biglietti aerei siano sempre più cari: già nel 2023 era stato evidenziato un incremento del 32% dei prezzi sulle rotte intra-europee  e un’indagine svolta dal Corriere della Sera e validata da Eurostat ha mostrato un rialzo del 20% previsto da gennaio a marzo 2024.

In più, i passeggeri che partono dagli aeroporti italiani si ritrovano a pagare anche la cosiddetta “addizionale comunale sui diritti di imbarco“, una tassa istituita dalla Legge Finanziaria per il 2004 che, inizialmente, era di 1 euro per passeggero imbarcato ma che, nel corso degli anni, ha visto un aumento progressivo.

Addizionale comunale: di cosa si tratta

In sintesi, l’addizionale comunale sui diritti di imbarco si può definire come una “tassa sul rumore“, pensata per “ripagare” i Comuni dei danni provocati, appunto, dal rumore degli aerei.

Nata nel 2003, come accennato era di 1 euro a passeggero ma, provvedimenti “contraddittori e poco chiari“, hanno fatto sì che con il passare del tempo l’importo sia salito di molto, causando un impatto negativo per la connettività dei territori e i viaggi in aereo.

Infatti, gran parte del gettito è ormai destinato a obiettivi che non sono legati al trasporto aereo come, ad esempio, i 3,50 euro versati “in maniera generica” all’Inps.

In più, sono state soltanto sporadiche le iniziative che, su alcuni scali, l’hanno abolita per brevi periodi.

Una tassa che non è uguale per tutti

Occorre anche specificare che l’addizionale comunale non è una “tassa uguale per tutti” e dall’euro di partenza ha subito incrementi differenti in base all’aeroporto di riferimento.

Per ogni volo in partenza, infatti, si pagano

  • 7,50 euro da Fiumicino e Ciampino
  • 8,50 euro da Napoli
  • 9 euro da Venezia (la più cara)
  • 6,50 per tutti gli altri scali

Invece, a Trieste è stata abolita in via definitiva dal 1 gennaio 2024: la Regione Friuli Venezia Giulia, presieduta da Massimiliano Fedriga, ha azzerato la tassa per cui chi parte dall’aeroporto Trieste-Ronchi dei Legionari non deve più pagare “tale sovrapprezzo”.

Una mossa che ha incentivato un’immediata ricaduta economica: Ryanair, soddisfatta della decisione presa, ha deciso di sviluppare la propria presenza a Trieste aprendo una base, come ha sottolineato il direttore commerciale della compagnia irlandese, Jason McGuinness.

Assaeroporti scrive a governo e Parlamento

Una riduzione dell’addizionale comunale sui diritti di imbarco comporterebbe un beneficio per tutto il comparto aereo e anche per le tariffe dei biglietti.

Assaeroporti ha così scritto una lettera indirizzata al governo e al Parlamento, insieme a una proposta di modifica della normativa, con la richiesta di “abbassare gradualmente l’imposta su tutti gli scali a 2,5 euro per passeggero in partenza, nell’arco di 5 anni, destinando 1,5 euro al Fondo del Trasporto Aereo e 1 euro ai Comuni aeroportuali“.

E ha specificato: “È un’imposta che non solo rischia di aggravare il fenomeno del caro voli e di deprimere il mercato, ma è oggi di fatto estranea rispetto agli obiettivi della norma originaria, finanzia misure estranee al settore“.

Ma a chi andrebbero i benefici di una riduzione della “tassa sul rumore?” Secondo Assaeroporti “la proposta di ridurre l’onere a carico delle compagnie, e quindi dei passeggeri, favorirebbe la connettività aerea e la competitività del sistema aeroportuale nazionale. Al tempo stesso, mantenere le quote destinate al Fondo del Trasporto Aereo e ai Comuni aeroportuali significa continuare a garantire stabilità al comparto, tutelando i lavoratori, e risorse congrue alle amministrazioni locali, con un gettito interamente destinato al settore“.

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Parco regionale del Matese, il paradiso degli sportivi dalla storia antica

Boschi incantati, giochi d’acqua e laghetti, sorvegliati da imponenti massicci che fanno da guardiani alla natura incontaminata di un luogo senza tempo. È l’immagine suggestiva che si presenta di fronte agli occhi addentrandosi in un territorio speciale e tutto da scoprire: il Parco regionale del Matese.

Ci troviamo in Campania, sui monti che confinano con il Molise. Qui gli amanti della tranquillità, delle passeggiate lente e della montagna, trovano un ambiente perfetto per rilassarsi, godendo delle bellezze paesaggistiche di questo splendido territorio.

Ma non solo, perché sempre più spesso il Parco regionale del Matese è scelto dagli amanti dello sport e dell’avventura, poiché si presta a molteplici attività, dal cicloturismo al kayak, fino alle arrampicate e al parapendio.

Scopriamo tutte le caratteristiche di questo luogo suggestivo tutto da esplorare.

Il Parco regionale del Matese: una splendida oasi naturale

Il Parco regionale del Matese è un’oasi naturale di estrema bellezza, con peculiarità tutte da scoprire. Entrato in funzione come area naturale protetta della Campania nel 2002, il parco copre un’area di ben 33.326 ettari sul confine con il Molise e tocca due province campane: Caserta e Benevento.

A sole due ore da Napoli, quest’area prende il nome dal Massiccio del Matese (a cavallo tra Campania e Molise) sul quale spiccano tre imponenti monti di natura calcarea: il Mutria, il Miletto (il più alto della zona con più di 2.000 metri) e il Gallinola.

Ma non è tutto, perché il Parco custodisce una varietà di paesaggi e punti di interesse tutti da esplorare. Nell’area sono presenti tre laghi, tra i quali il Matese, il più alto d’Italia, e due fiumi che lo attraversano: il Titerno e il Tammaro.

Ciò che incanta è la varietà di flora e fauna presenti in questa riserva naturale, dalla vegetazione mediterranea alle praterie, che lasciano il posto a boschi di faggi e castagni salendo in quota. Qui, inoltre, trovano dimora i lupi, le volpi, le lepri, i caprioli, i gatti selvatici e tanti altri esemplari.

Parco regionale del Matese, in Campania

Fonte: iStock

Paesaggio del Parco regionale del Matese, in Campania

Il Lago del Matese e gli altri specchi d’acqua

La distesa naturale del Parco regionale del Matese è ricca di acqua, tra sorgenti, cascate e laghi. Tra questi spicca il Lago del Matese, il lago carsico più alto d’Italia: si trova a circa 1000 metri di altitudine tra i comuni di Castello del Matese e di San Gregorio Matese. Incastonato tra i meravigliosi boschi di faggio è sorvegliato dall’alto da due imponenti montagne rocciose: il Monte Miletto e il Monte La Gallinola.

Questo specchio d’acqua è un’oasi che numerosi volatili hanno scelto come loro dimora, come il Germano Reale e gli Aironi cenerini. Visitarlo è semplice, tramite diversi percorsi segnalati che accompagnano lungo il suo perimetro, a piedi o in bicicletta. Questa camminata è facile e adatta a tutti, anche ai bambini. Nei periodi in cui il livello dell’acqua del lago è più basso è possibile anche raggiungere l’isolotto “Montrone” (o “Monterone”) che una volta veniva utilizzato per riparare il bestiame.

Ma non c’è solo il Lago del Matese ad arricchire il paesaggio naturale di questo meraviglioso parco. Troviamo anche il Lago di Letino e il Lago di Gallo Matese. Sono più piccoli ma molto suggestivi e utilizzati per produrre energia idroelettrica.

Trekking e tanto sport per tutto l’anno

Il Parco regionale del Matese ha una varietà di ambientazioni che lo rendono il luogo ideale per numerose attività all’aperto durante tutto l’anno.

I sentieri per il trekking sono numerosi e segnalati: si addentrano nei fitti boschi, girano attorno ai laghi, esplorano i canyon scavati nella roccia e salgono in quota fino alle cime dei monti che compongono questo splendido paesaggio, con viste mozzafiato dall’alto.

Anche gli amanti delle due ruote possono seguire in mountain-bike le stradine e i sentieri che esplorano ogni punto del parco, per un’escursione all’insegna dell’avventura.

Ma non è tutto, perché sono tanti gli sport che si possono praticare in quest’area protetta, a partire dalle arrampicate sulle pareti calcaree: quelle di Civita di Pietraroja, di San Lorenzello, di Letino e della Valle Orsara, sono le più famose.

Inoltre, le acque tranquille dei laghi del Parco del Matese sono bacini perfetti per escursioni in kayak e canoa e per chi ama vivere il brivido dell’avventura è possibile fare escursioni guidate tra le gole e i canyon scavati dalle acque, mentre le zone umide circostanti sono ottimi ambienti per coloro che sono appassionati di birdwatching. Qui si possono avvistare, tra i vari esemplari, la marzaiola, il picchio rosso e anche l’aquila reale.

Gli amanti delle passeggiate a cavallo possono esplorare il paesaggio in sella a queste splendide creature, addestrate dalle aziende locali, e i più temerari possono effettuare discese in parapendio o in deltaplano.

Quando arriva l’inverno, poi, il paesaggio si imbianca e diventa l’ambientazione perfetta per gli sport sulla neve. A Bocca della Selva gli appassionati si possono cimentare nello snowboard, nello sci da discesa e nello sci da escursionismo, oppure percorrere piacevoli camminate con le ciaspole ai piedi.

Parco regionale del Matese in inverno, con le alte cime innevate

Fonte: iStock

Vista sul Lago del Matese in inverno

Cosa vedere nel parco

Oltre ai tre laghi, i boschi incantati e le alte cime che fanno da guardiane al Parco regionale del Matese, ci sono molti altri punti di interesse da visitare durante un’escursione in questa magnifica zona d’Italia. Ecco tre luoghi da non lasciarsi sfuggire: la Piana delle Pesche, la Cipresseta di Fontegreca e le Forre di Lavello.

Piana delle Pesche

Una dei punti da raggiungere lungo un’escursione nel Parco del Matese è la Piana delle Pesche, una distesa di prati circondata da un bosco con enormi alberi, il luogo perfetto per famiglie con bambini per cimentarsi in un’escursione semplice e per fare un picnic nella natura. Per arrivare alla Piana delle Pesche, che si trova a Gioia Sannitica, si parte dalla Frazione di Curti. Da qui parte una stradina segnalata, in salita, che attraversa il bosco fino a raggiungere il pianoro. Quando le acque dei ghiacciai si sciolgono, inoltre, nella zona si forma anche un piccolo laghetto chiamato Laghetto Suglio.

Cipresseta di Fontegreca

Al di sopra della cittadina di Fontegreca ha sede lo splendido Bosco degli Zappini, conosciuto come la Cipresseta di Fontegreca. Una tappa qui è dovuta, per ammirare una tipologia di cipresso raro e unico al mondo. Si tratta della varietà che ha più di 500 anni definita “horizontalis”.

Oltre agli alberi, che ricoprono un’area di circa 40 ettari, si trovano anche piccole piscine naturali, cascate e ruscelli, che rendono il paesaggio ancor più suggestivo. All’entrata del bosco, inoltre, si trova anche il Santuario della Madonna dei Cipressi.

La splendida Cipresseta di Fontegreca, il Bosco degli Zappini all'interno del Parco regionale del Matese

Fonte: iStock

Cipresseta di Fontegreca

Forre di Lavello

Uno dei luoghi più incantevoli del Parco regionale del Matese sono le Forre di Lavello. Si tratta di gole, create dall’azione erosiva dell’acqua per millenni, che si trovano tra i monti Erbano e Cigno, sulla strada che collega Cerreto Sannita a Cusano Mutri, lungo il fiume Titerno. Il corso d’acqua ha creato un canyon di spettacolare bellezza tra le rocce calcaree, visitabile attraverso un sentiero che ripercorre un’antica mulattiera di epoca sannitica.

Nel tragitto, lungo circa 2 chilometri, si trovano anche altre perle che questo parco custodisce gelosamente: la Grotta delle Fate, il Ponte del Mulino, il Muraglione, la Caverna dell’Elefante, la Grotta delle Streghe e quella dei Briganti, oltre ad alcuni punti panoramici come il Belvedere sulla Forra.

Il territorio del Matese è carsico e quindi ricco di corsi d’acqua sotto terra che in certi punti compaiono in superficie sotto forma di cascate, piscine naturali e torrenti. Le Forre di Lavello, infatti, non sono gli unici canyon presenti all’interno del Parco del Matese. Sono ottimi luoghi da esplorare anche la Gola di Caccaviola, il canyon di Pesco Rosso e la Forra dell’Inferno.

E proprio le azioni del mare, fin dall’antichità, rendono questo territorio ricco di fossili. Molti sono situati nel sito geo-paleontologico di Pietraroja (nella provincia di Benevento): qui si possono ammirare reperti fossili di vertebrati (pesci, rettili, anfibi) e anche un esemplare di un dinosauro carnivoro, antenato dei Velociraptor.

Il Parco Regionale del Matese tra storia e tradizioni antiche

I sentieri di questo splendido Parco sono stati percorsi dall’uomo fin dall’antichità. Quest’area fu roccaforte di un popolo particolarmente tenace, i Sanniti, che a lungo tennero testa alle armate dell’Impero di Roma.

In questi territori è possibile ritrovare tracce anche di Goti, Vandali e Longobardi, tra monumenti e grotte sacre. Quella che racconta questo territorio è una storia tanto antica quanto intrigante, composta da svariati popoli, come ad esempio i Saraceni, il cui arrivo è testimoniato dai centri arroccati e dai monasteri fortificati. I borghi, inoltre, portano i segni di splendori e ricchezze, di stili differenti e periodi di carestie particolarmente difficili. Il territorio parla e racconta ancora di Normanni, Svevi e Angioini, per un’esperienza incredibile, che porterà ad immergersi nella storia di questi luoghi.

Ma è una storia caratterizzata anche da tradizioni ben radicate, soprattutto per quanto concerne il cibo. All’interno del Parco sarà possibile apprezzare tutte le specialità dell’area, tramandate tra generazioni dal mondo pastorale e contadino: dal formaggio pecorino alle caciotte, dai caciocavalli alla mozzarella. Impossibile non provare i prosciutti stagionati di Pietraroja, così come il cazzu’ntontulu (salume) di Castello Matese. Tutto ruota intorno alla natura, dolci compresi, caratterizzati soprattutto da fragole, more e mirtilli offerti dai boschi.

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Gite di Pasquetta: idee per una giornata fuori porta

Il weekend di Pasqua è entrato nel vivo, una perfetta occasione per ritagliarsi un momento di relax, staccare dagli impegni quotidiani e godersi una gita fuori porta insieme alla famiglia o con gli amici.

E Pasquetta, il Lunedì dell’Angelo, meteo permettendo, è da sempre una giornata che ricorda la primavera e che invita a uscire all’aria aperta o, comunque, a organizzare una giornata fuori casa. Ecco, allora, una selezione di idee per godersi al meglio questa piacevole data di festa.

I Castelli Aperti in Piemonte

Anche per il 2024, torna l’attesa e apprezzata rassegna piemontese “Castelli Aperti“, proprio in occasione delle festività pasquali, con la sua 29esima edizione: saranno visitabili, da adesso fino all’autunno, ben 80 siti storici e beni tra castelli, palazzi, giardini, borghi, ville e musei.

In particolare, alcune aperture di Pasquetta sono:

  • Rocca di Arignano (TO) su prenotazione dalle 10.00 alle 12.00;
  • Castello e Parco di Masino a Caravino (TO) dalle 10.00 alle 18.00 con ultimo ingresso alle 17.00;
  • Castello di Pralormo (TO) dalle 10.00 alle 18.00;
  • Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo (TO) dalle 10.00 alle 19.00 su prenotazione;
  • Castello dei Paleologi – Civico Museo Archeologico di Acqui Terme (AL) dalle 10.00 alle 19.00;
  • Castello Sannazzaro a Giarole (AL) alle 11.30 e alle 15.30;
  • Castello Falletti di Barolo e WIMU Wine Museum (CN) dalle 10.30 alle 19.00;
  • Castello dei Principi D’Acaja a Fossano (CN)  con tour alle ore 11.00, 15.00 e 16.30;
  • Castello della Manta (CN) dalle 10.00 alle 18.00;
  • Castello dal Pozzo a Oleggio Castello (NO) al mattino su prenotazione.

I Giardini di Villa della Pergola ad Alassio, Liguria

Hanno riaperto sabato 23 marzo 2024 i magnifici Giardini di Villa della Pergola ad Alassio, una delle mete più gettonate della Riviera Ligure di Ponente e sono visitabili con visite guidate a prenotazione obbligatoria.

Gli esperti giardinieri accompagneranno alla scoperta della storia del Parco, illustrando le collezioni e le specie botaniche più rare. Si tratta di un tour davvero entusiasmante, al cospetto di quasi 500 varietà di agapanti, della romantica fioritura dei glicini, 40 varietà di agrumi e molta altra bellezza.

La Caccia al Tesoro Botanico in Lombardia

Lunedì 1 Aprile in Lombardia significa anche “Caccia al Tesoro Botanico“, a cura di Grandi Giardini Italiani, una giornata dedicata alle famiglie per conoscere da vicino l’affascinante mondo della botanica e divertirsi a risolvere indovinelli ed enigmi.

I giardini che aderiscono all’iniziativa sono 18:

  • Villa del Grumello (Como)
  • Villa Carlotta (Tremezzina, CO)
  • Villa Pizzo (Cernobbio, CO)
  • Villa Melzi d’Eril (Bellagio, CO)
  • Parco della Fondazione Minoprio (Vertemate con Minoprio, CO)
  • Villa Cipressi (Varenna, LC)
  • Villa Monastero (Varenna, LC)
  • Giardino di Palazzo Arese Borromeo (Cesano Maderno, MB)
  • Giardino Botanico A. Heller (Gardone Riviera, BS)
  • Rocca di Lonato del Garda (Lonato del Garda, BS)
  • Il Vittoriale degli Italiani (Gardone Riviera, BS)
  • Parco Comunale Angelo e Lina Nocivelli (Verolanuova, BS)
  • Rocca di Angera (Angera, VA)
  • Villa Arconati-FAR (Bollate, MI)
  • BAM-Biblioteca degli Alberi Milano (Milano)

Pasquetta al Castello di Avio (Trento)

Castello di Avio, Trentino Alto Adige

Fonte: iStock

Il Castello di Avio, Trentino Alto Adige

Bene FAI, quello di Avio è uno dei castelli più suggestivi del Trentino, in invidiabile posizione panoramica sul Monte Vignola che domina tutta la vallata fino quasi a Verona.

In occasione di Pasquetta, dalle 10.00 alle 18.00 al via la “caccia alle uova” all’interno delle splendide sale con cicli di affreschi di scuola veronese e nei magnifici giardini. Non manca lo speciale mercatino enogastronomico e di artigianato a tema né la possibilità di organizzare un picnic acquistando il cestino presso la Locanda del Castello.

Visita all’Abbazia di Santo Spirito a Sulmona (L’Aquila)

In Abruzzo, il 1 aprile può essere l’occasione giusta per una tappa all’Abbazia di Santo Spirito al Morrone, a 5 chilometri dal centro di Sulmona, per secoli centro della vita religiosa, culturale e civile del territorio nonché il più importante insediamento della Congregazione dei Celestini.

Alle 0re 11.00, è prevista “L’Abbazia del Papa Eremita”, visita guidata su prenotazione del complesso monumentale con la mostra multimediale ‘Maiella Domus Christi Domus Naturae’.

Una Pasqua Magica al Castello di Lunghezza (Roma)

Coincide con Pasqua e Pasquetta la riapertura del parco a tema “Fantastico Mondo” nello scenario del magico maniero di Lunghezza (Roma), un mondo di eventi, spettacoli, avventure immersive, tutto dal vivo.

Un momento davvero favoloso con l’arrivo in calendario per la nuova stagione della splendida Sirenetta e il suo simpatico amico granchio, la Principessa Tiana, con tanto di Ranocchio, l’incontro nella sua “segreta” Sala dei Ghiacci con la Regina Elsa e l’immancabile Olaf.

Quale occasione migliore per festeggiare Pasquetta con un picnic sui prati verdi adorni di margherite? E magari fare un brindisi con Principesse e Supereroi.

Pasquetta all’Oasi degli Astroni

Un’ottima scelta per trascorrere Pasquetta all’aria aperta con la famiglia o con gli amici nella città metropolitana di Napoli è la visita all’Oasi WWF Cratere degli Astroni di Agnano, una meraviglia naturalistica plasmata dal vulcano spento, dal bosco secolare e dai laghi vulcanici.

È proprio questo il periodo in cui “esplode la primavera” ed è un autentico piacere immergersi nel cuore della riserva che ospita centinaia di animali tra cui 130 specie di uccelli, cinque specie di rapaci diurni, numerosi rettili, mammiferi, libellule e fino a 55 specie di farfalle.

Festa al “paese dove non puoi essere triste”

In provincia di Reggio Calabria, esiste un “paese dove non puoi essere triste”: si tratta di Borgo Croce, frazione di Fiumara, una realtà ricca di colori dove “si respira l’atmosfera di famiglia”, ci si dimentica della tecnologia e della frenesia quotidiana, si parla con la gente, e ci si “riappropria di sé stessi”.

In occasione di Pasquetta, relax e divertimento in uno “spazio senza tempo”: dalle ore 12.00, panini con salsiccia e prodotti tipici, e animatrice per bambini. Dalle ore 15.00, dj set con Paolo Cammera.

Lunedì 1 aprile nel verde di Palermo

Palermo

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Veduta aerea di Palermo

Il Lunedì dell’Angelo 2024 a Palermo si festeggia dalle 10.00 alle 18.00 nel verde del Parco di Villa Tasca, nel cuore della natura pur rimanendo in città.

L’oasi apre le porte per far trascorrere una giornata di relax e svago tra i sei ettari di prati e alberi secolari del capoluogo con molte attività pensate sia per famiglie che per gruppi di amici e un menu che prevede box con prelibatezze di verdure oppure carne.

Sul Trenino Verde in Sardegna

Infine, proprio il giorno di Pasquetta 2024, riprende a viaggiare il Trenino Verde di Sardegna, sulla tratta tra Macomer e Tresnuraghes, dopo il periodo di sospensione a causa dei lavori di manutenzione.

L’appuntamento è per le ore 9.00 alla stazione di Macomer per un viaggio emozionante lungo i territori plasmati dall’antica tradizione pastorale fino all’Abbazia cistercense di S. Maria di Corte per poi proseguire alla volta di Tinnura, Paese dell’Arte, e arrivare a Tresnuraghes.

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Neive, borgo di dolci colline ed inebrianti profumi

Dolci colline, vigneti a perdita d’occhio, sentieri suggestivi da percorrere in diverse stagioni dell’anno alla scoperta di una terra che rende grande il nome dell’enogastronomia italiana nel mondo: in queste immagini è racchiuso solo parte del fascino di Neive, splendido borgo delle Langhe. Andiamo alla scoperta delle bellezze racchiuse nel suo centro storico e dei sapori incredibili che vi conquisteranno.

Dove si trova il borgo di Neive

Incastonato in un panorama meraviglioso, il piccolo borgo di Neive – che conta poco più di 3.000 abitanti – si trova in Piemonte, e più precisamente in provincia di Cuneo. Le sue casette si abbarbicano su una collina a circa 300 metri di altitudine, da cui si gode di una vista mozzafiato: tutt’intorno, infatti, si stendono i famosi vigneti delle Langhe, che caratterizzano una delle regioni vitivinicole italiane più rinomate al mondo.

La storia di Neive

Neive fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia. Le sue origini risalgono ai tempi dell’antica Roma. Il toponimo, legato alla Gens Naevia, è chiara spia del legame con la civiltà della Città Eterna. Degna di nota è anche la presenza della Emilia Scauri, arteria stradale cominciata nel 109 a.C. su iniziativa del console Marco Emilio Scauro e progettata con lo scopo di collegare i centri urbani di Vado Ligure e Tortona.

Ai secoli del Medioevo risale invece la costruzione di un castello fortificato, che venne purtroppo distrutto nel 1274, e la fondazione, nelle immediate vicinanze del suddetto edificio, di un monastero benedettino: si tratta del Santuario di Santa Maria del Piano, di cui oggi resta solo una suggestiva torre campanaria in stile romanico e la piccola sacrestia, trasformata in cappella.

Neive, panorama sulle Langhe

Fonte: 123RF | Ph. lauradibiase

Un panorama sulle Langhe

Il bellissimo centro storico

Il centro storico di Neive ha mantenuto il caratteristico impianto medievale con le tipiche case dai tetti rossi che si affacciano sui vicoli, l’una accanto all’altra, e le tracce dell’antico ricetto che un tempo si trovava nella parte alta del borgo. Molti sono i monumenti storici che raccontano il passato di questo incantevole paesino, a partire dalla Torre dell’Orologio che svetta imponente verso il cielo: eretta per la prima volta nel ‘200, venne abbattuta e poi ricostruita più volte.

Non meno affascinante è la Casaforte dei Conti Cotti di Ceres, che venne fatta costruire nel corso del XIII secolo per volontà di una ricca famiglia di banchieri. Al suo interno, si possono ammirare ancora oggi pregevoli soffitti e antichi caminetti in pietra. Spiccano, tra i vicoletti di Neive, anche diversi palazzi nobiliari di gran pregio: è il caso del Palazzo della Contessa Demaria, risalente al XVI secolo, o anche del Palazzo dei Conti di Castelborgo, con i suoi rigogliosi giardini che tuttavia sono solo l’ombra dello splendore di una volta.

Chi visita il centro storico di Neive si ferma anche in Piazza Italia, cuore del piccolo centro urbano e inconfondibile grazie alle circostanti case variopinte. Qui si possono trovare le principali sedi amministrative. Tra queste spicca il Palazzo del Municipio, che si nota subito per via del suo colore bianco e per la facciata principale dominata da archi slanciati. Di fronte si trova Palazzo Borgese, un edificio che ci porta inevitabilmente a fare cenno ad uno dei personaggi più importanti del borgo.

Stiamo parlando dell’architetto Giovanni Antonio Borgese, il quale nacque proprio tra le mura di questo palazzo che oggi porta il suo nome (e che è sede degli uffici del Comune di Neive). Il suo incredibile talento artistico è visibile in diversi monumenti, sia civili che religiosi, tra i più belli del paese. Come ad esempio la Chiesa dell’Arciconfraternita di Michele, realizzata nel ‘700 con una splendida facciata di gusto barocco e un prezioso portale ligneo.

Il borgo di Neive

Fonte: Getty Images | Ph. Massimo Parisi

Il centro storico di Neive

La cultura enogastronomica

Il panorama delle Langhe, che circonda il borgo di Neive, ci offre l’opportunità di fare un tuffo nella ricca cultura enogastronomica locale. Il paese è infatti uno dei cuori pulsanti della zona del Barbaresco, distretto vitivinicolo tra i più celebri a livello mondiale. Ne fanno parte, principalmente, quattro centri abitati: i più importanti sono proprio Neive e Barbaresco, mentre gli altri due sono Treiso e Alba, noti anche per la produzione di un eccellente tartufo bianco.

Il borgo è chiamato anche Terra dei Quattro Vini, dal momento che le colline circostanti producono quattro rinomate etichette. Sono vere e proprie eccellenze: il Dolcetto d’Alba, il Barbera d’Alba, il Barbaresco e il Moscato d’Asti. Molti turisti visitano questi luoghi meravigliosi per fare un tour di degustazione nelle cantine delle Langhe, assaporando così le specialità locali. È anche l’occasione perfetta per concedersi una passeggiata all’aria aperta o una pedalata tra i numerosi sentieri del vino, immersi nei vigneti.

I vigneti delle Langhe

Fonte: iStock

I verdi vigneti delle Langhe

Neive: non solo vino

Neive e i suoi dintorni non sono solo terra di buon vino e tartufo. Degna di nota è pure la produzione della grappa, che vede in primo piano l’opera di Romano Levi. Titolare di una celebre distilleria locale e prosecutore della tradizione di famiglia, è poeta, disegnatore e produttore di grappe le cui bottiglie sono apprezzate dai collezionisti di tutto il mondo. In onore di queste piccole opere d’arte è stata coniata l’espressione “arte selvatica”: chi vuole ammirare i capolavori appena citati può fare tappa al Museo Casa della Donna Selvatica, le cui sale ospitano alcune tra le bottiglie che hanno consegnato alla storia i produttori di grappa della zona di Cuneo e del borgo di Neive in particolare.

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Valle Sabbia: cosa fare e vedere in questo angolo della provincia di Brescia

La provincia di Brescia, tra le tante bellezze, custodisce un territorio unico e affascinante dove, a ogni passo, risuonano la storia e la tradizione accompagnate da un vasto patrimonio culturale, artistico e gastronomico senza dimenticare la suggestiva cornice di valli e montagne ricche di boschi.

Si tratta della Valle Sabbia, un angolo di Lombardia tutto da scoprire, tra il Lago di Garda e le Prealpi, con un’estensione di circa 600 chilometri quadrati.

Valle Sabbia, una delle tre grandi valli del Bresciano

Nella zona nord orientale del Bresciano, la Valle Sabbia, una delle tre grandi valli insieme alla Valle Camonica e alla Val Trompia, si presenta suddivisa in “quattro distretti“:

  • quello dei comuni a nord-ovest che comprende Lavenone (dove l’arte del ferro affonda le radici nella notte dei tempi), Pertica Alta e Pertica Bassa (echi della resistenza partigiana) e Vestone (dal caratteristico centro storico);
  • i due comuni a nord est, Treviso Bresciano (dal clima piacevole e mite) e Capovalle (dove andare alla scoperta delle testimonianze della Prima Guerra Mondiale);
  • l’area centrale, che va dal Lago d’Idro al Lago di Garda, e include Provaglio, Barghe, Agnosine, Preseglie, Odolo e Sabbio Chiese;
  • i Comuni più a sud, Roè Volciano, Villanuova sul Clisi, Vobarno e Gavardo.

Cosa vedere in Valle Sabbia

Come accennato, ci troviamo in una valle che ha davvero molto da offrire e che incontra i gusti degli appassionati di storia, natura e tradizione.

Ma quali sono le tappe da “mettere in lista” durante una vacanza da queste parti? Ecco una selezione di quelle che non si possono proprio perdere.

Il Santuario della Madonna della Rocca a Sabbio Chiese

Simbolo di Sabbio Chiese, merita una visita il Santuario della Madonna della Rocca, in felice posizione panoramica sull’intera valle.

Nato nel Cinquecento quando si decise di trasformare la Rocca, tra i pochi esempi rimasti del sistema di difesa realizzato nel corso dei secoli, in santuario dedicato all’Annunciazione, si raggiunge percorrendo 107 scalini e affascina con la torre del campanile e il porticato settecentesco.

Il Museo Civico Archeologico a Gavardo

In Piazzetta San Bernardino 5 a Gavardo, non c’è nulla di meglio del Museo Civico Archeologico per conoscere da vicino la storia della Valle Sabbia e del Garda Occidentale.

Infatti, il museo ospita fossili, epigrafi e reperti grazie a cui approfondire lo sviluppo economico-culturale e gli insediamenti della valle dal Paleolitico medio fino al periodo post-rinascimentale.

In più, una sezione si concentra sul sito delle palafitte di Lucone di Polpenazze, Patrimonio UNESCO.

La Rocca d’Anfo e il Forte di Cima Ora

Tra le attrazioni più apprezzate del Lago d’Idro, uno dei laghi meno noti e frequentati della Lombardia ma un gioiello di acque fresche e cristalline, spicca la Rocca d’Anfo, costruita nel XV secolo a strapiombo sul blu, che ancora oggi si staglia maestosa, custode di segreti e storia.

In origine fortezza militare rimaneggiata nel corso del tempo, si compone di un unicum di torri, caserme e batterie nell’abbraccio di possenti mura venete. Dopo anni di abbandono, grazie a intensi restauri è nuovamente accessibile per visite guidate ed emozionati tour notturni.

Altrettanto interessante, sempre ad Anfo, è il Forte di Cima Ora, edificato all’inizio della Prima Guerra Mondiale come fortificazione e punto chiave per l’utilizzo dei cannoni: da qui, la vista sul Lago d’Idro e le montagne fino a Ponte Caffaro è impagabile.

La Chiesa di San Giorgio a Bagolino

Vista panoramica della città vecchia di Bagolino (Brescia)

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Vista panoramica di Bagolino (Brescia)

Su un rilievo roccioso, la Parrocchiale di Bagolino colpisce dapprima per la magnificenza dell’esterno e “rapisce” con i tesori artistici che ne adornano gli interni, a opera dei più grandi protagonisti della pittura italiana come Tintoretto, Tiziano, Palma il Giovane, Pietro Mera, Camillo Rama, Andrea Celesti e Francesco Torbido.

Simili capolavori, infatti, le sono valsi il nome di “Cattedrale di montagna“.

Il Museo della Resistenza e del Folkore a Pertica Bassa

Il Museo di Pertica Bassa è un vero e proprio inno alla “memoria della comunità” e raccoglie testimonianze della tradizione contadina e montana della zona nonché dell’epoca partigiana.

Il nucleo principale lo si deve alle opere di Dimitrije Paramendic, scultore e pittore che le donò al Comune come riconoscenza per la sua prigionia e successiva fuga, nel 1943, dalla caserma di Vestone, cui negli anni si sono aggiunti ricordi donati da ex-partigiani: bandiere, quadri, reperti bellici, armi, oggetti di uso quotidiano…

A completare il museo, la sezione dedicata al folklore e alla cultura con manufatti di artigianato locale, costumi e fotografie d’epoca, attrezzi contadini e utensili domestici.

Il Forno Fusorio a Pertica Alta

A Pertica Alta, invece, affascina il Forno Fusorio, a 620 metri di quota a fianco del torrente Tovere, esempio di archeologia industriale e simbolo dell’attività che, per secoli, fu centrale per l’economia di queste zone.

Infatti, fino alla metà dell’Ottocento, nel forno confluiva il ferro estratto dalle miniere della Valle Trompia per venire sottoposto alle prime fasi di lavorazione.

Nel Duemila, gli scavi hanno riportato alla luce buona parte dell’impianto originario.

Il Museo del Ferro – Fucina di Pamparane a Odolo

Il Museo di Odolo espone macchinari legati alla lavorazione del ferro, depositi, una tromba idroeolica e due magli completi di ruote idrauliche.

La Fucina, antecedente al XVIII secolo, è aperta su prenotazione per visite guidate con la possibilità di vedere il maglio in funzione. A completare l’esperienza, una raccolta di manufatti che illustra la storia socio-economica del paese.

Il Santuario Beata Vergine di Paitone

In perfetto stato di conservazione e con bel portico sulla facciata che guarda il vasto piazzale antistante, il Santuario di Paitone è un luogo centrale di fede, costruito laddove la Madonna apparve nel 1532 a Filippo, giovane sordomuto.

Terminato nel 1534, conserva la tela su cui è raffigurato l’episodio in cui Maria promette al ragazzo la guarigione in cambio dell’edificazione del Santuario.

Cosa fare in Valle Sabbia

Lago d'Idro, Valle Sabbia

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Veduta del Lago d’Idro, Valle Sabbia

Oltre ai molteplici punti di interesse da scoprire e ammirare, la Valle Sabbia propone tutta una serie di esperienze che arricchiscono la permanenza.

Qualche esempio? L’opportunità di percorrere in bicicletta la Greenway delle Valli Resilienti, ciclabile che, con i suoi itinerari, attraversa l’intera valle: sono 27 i sentieri per mountain bike e oltre 45 i chilometri per cicloturismo.

Oppure, una gita all’Oasi di protezione ambientale del Baremone, oasi faunistica tra i comuni di Anfo, Lavenone, Pertica Bassa e Bagolino a tutela della biodiversità della zona, o ancora, la traversata in battello del Lago d’Idro, per scorgere le montagne e i paesi da una prospettiva inedita.

Infine, la Valle Sabbia è ideale per le arrampicate con innumerevoli itinerari disponibili: ferrate di vari gradi di difficoltà tra cui menzionare le vie ferrate di Casto, nel favoloso Parco delle Fucine, e le Ferrate Sasse, percorso che costeggia la sponda est del Lago d’Idro.

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Tutte le meraviglie del Parco Archeologico Neapolis di Siracusa

Uno dei siti senza dubbio più sorprendenti della Sicilia è il Parco Archeologico Neapolis di Siracusa, che si sviluppa sul colle Temenite e che custodisce le testimonianze più significative della Siracusa greca e romana.

Simbolo dell’espansione della città all’epoca del tiranno Gelone, oggi Neapolis, oasi protetta, dona l’emozione di passeggiare in un contesto naturale straordinario, proprio laddove Eschilo, 2500 anni fa, portava in scena le sue opere immortali.

Cosa vedere al Parco Archeologico Neapolis di Siracusa

Il Parco Archeologico Neapolis consente di conoscere da vicino la storia millenaria di Siracusa e, autentico museo a cielo aperto, di ammirare tesori unici al mondo.

Scopriamo allora nel dettaglio le sue meraviglie.

L’Anfiteatro Romano

Il primo monumento che si incontra all’ingresso del Parco è l’Anfiteatro Romano, di probabile età augustea, il più grande dell’isola.

Tipicamente romano in una realtà d’impronta greca, presenta ben conservata la parte dell’arena dove si svolgevano le lotte dei gladiatori e una cavea ellittica su tre livelli con portico sovrastante. Al di sotto di essa, è ancora visibile il tunnel di servizio per gli accessi.

Al centro dell’arena, ecco una “misteriosa” vasca quadrangolare che, forse, serviva da supporto agli spettacoli.

L’Ara di Ierone II

Si tratta del più maestoso altare del mondo greco, realizzato dall’ultimo dei tiranni di Siracusa, Ierone II, e dedicato a Zeus Eleutherios, “liberatore”.

Vantava una lunghezza di quasi 200 metri e una larghezza di oltre 20: oggi, rimane la parte scavata nella roccia.

Sulla base della tradizione, le feste celebrative per ricordare la messa in fuga del tiranno Trasibulo esigevano il sacrificio di ben 450 animali.

I sacrifici avvenivano sul piano della mensa, cui si giungeva attraversando due rampe colorate.

Il Teatro Greco e un paesaggio che lascia senza fiato

Costruito su volere di Gelone dall’architetto Damokopos, chiamato Myrilla, è uno dei monumenti più famosi del Parco di Neapolis nonché uno dei teatri più ampi e importanti del Mondo Antico per cui Eschilo scrisse e mise in scena nel 476 a.C. l’opera “Le Etnee”.

Ricavato nella roccia del Temenite, il Teatro Greco (che poteva ospitare circa 12.000-14.000 spettatori) presenta una grande cavea con 67 ordini di gradini e lungo il corridoio conserva iscrizioni in greco che riportano il nome di Zeus Olimpio.

Sedersi sui gradini in pietra è pura emozione e riporta con la mente a quando Siracusa era centro della cultura teatrale, dalle commedie doriche al mimo.

Risalendo la collina, è poi il panorama a diventare protagonista e a incantare donando la vista, in un colpo solo, di tutta la baia di Siracusa. Alle spalle, invece, ecco il ninfeo, e svariate nicchie e grotte scavate nella roccia, utilizzate in epoca cristiana come tombe.

E, tra le antichità, si ha anche l’occasione di vedere un “moderno” mulino settecentesco.

La Latomìa del Paradiso e le sue bellezze

Dopo aver sceso una scalinata, ci si ritrova nella Latomìa del Paradiso, un favoloso “giardino lussureggiante” plasmato da cipressi, pini, ulivi, ficus, agrumi, palme da dattero e melograni, una dimensione idilliaca dove la natura incontra i resti archeologici in perfetta armonia.

I fianchi della vallata presentano grotte artificiali tra cui spicca la Grotta dei Cordari, dove venivano realizzate in maniera artigianale corde di ogni tipologia, e, soprattutto, l’Orecchio di Dioniso, grotta artificiale alta 23 metri dalla caratteristica forma “a esse”. L’eco al suo interno è a dir poco eccezionale tant’è che il tiranno Dioniso poteva così ascoltare dall’esterno le parole dei prigionieri lì detenuti.

Parco di Neapolis, informazioni pratiche

Il Parco di Neapolis è aperto tutti i giorni, dalle 8:30 alle 15:30, con orari che si prolungano fino alle 16.45 durante i giorni festivi. Per ogni eventuale modifica/variazione, è consigliabile consultare la sezione avvisi del sito.

Il biglietto d’ingresso ha un costo di 16,50 per gli adulti, 9,75 per i ragazzi dai 18 ai 25 anni mentre è gratuito per i minorenni.

Il Parco, in Via Paradiso 14 a Siracusa, mette a disposizione una vasta gamma di servizi tra cui:

  • audioguide;
  • visite guidate della durata di due ore circa da prenotare in anticipo;
  • bookshop;
  • ristoranti e caffetterie;
  • punto informazioni.
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Caramanico Terme, in Abruzzo, dove la natura incontra il benessere

Se siete alla ricerca di un luogo in cui godere di un po’ di meritato relax, tra passeggiate all’aria aperta e salutari immersioni in acque sulfuree, il borgo medievale di Caramanico Terme, in Abruzzo, è la meta che risponde ai vostri desideri, poiché unisce alla perfezione la vocazione termale a scenari naturali dalla bellezza intatta. Questa piccola e suggestiva cittadina di poco meno di duemila abitanti, a circa 50 km da Pescara, è situata all’interno del Parco Nazionale della Maiella ed è, senza alcun dubbio, uno dei posti più affascinanti della regione.

Caramanico Terme, dalle origini a oggi

Secondo la tradizione, Caramanico Terme è stata fondata nel 601 dal duca longobardo Teodolapio. Nel 1059 è, invece, documentata per la prima volta la chiesa di Santa Maria Maggiore, da sempre il principale edificio religioso del borgo abruzzese. Nel Chronicon Casauriense, risalente al XII secolo, si citano già le “acque putride”, ovvero le acque termali.

Il nucleo urbano venne costruito seguendo le esigenze urbanistiche dell’epoca medievale, con un castello posto sulla sommità del colle, oggi ridotto a rudere, e il centro abitato protetto da mura, torri e portoni di accesso. Per la sua posizione strategica, il borgo finì per costituire una importante via d’accesso a Napoli, per chi proveniva dalla via Tiburtina-Valeria-Claudia.

Le acque terapeutiche nella zona sono state analizzate solo nell’Ottocento, benché già dal 1.500 i primi viaggiatori cominciarono ad evidenziare nei loro diari gli effetti curativi della solfatara presente in Villa Santa Croce. Si dovrà però aspettare il 1901 per il primo stabilimento termale, e il 1960 per vedere la cittadina assumere il nome di Caramanico Terme e modificarsi con la costruzione di nuovi quartieri residenziali e alberghi tra il centro storico e la frazione di Santa Croce, oggi perfettamente integrata con il resto del paese.

Cosa vedere nel borgo di Caramanico Terme

Tra gli edifici più antichi di Caramanico Terme c’è l’Abbazia di Santa Maria Maggiore, situata al centro del paese. Il complesso, probabilmente costruito attorno all’XI secolo, colpisce per gli esterni in stile gotico con uno splendido portale ad arco acuto. raffigurante l’Incoronazione della Vergine. L’interno a tre navate mostra le varie trasformazioni artistiche apportate in seguito ai terremoti, tra cui quello della Maiella del 1706, che hanno eliminato quasi del tutto l’originale impianto romanico a favore di un rifacimento barocco. Vi si può ammirare anche un particolare Crocifisso ligneo quattrocentesco: se osservato da sinistra verso destra, mostra il volto di Cristo prima sofferente, poi agonizzante e, infine, morto.

Il cuore del paese è il quartiere di San Maurizio, con le edicolette votive disseminate per le strade. La zona di Piazza Garibaldi si svela nella sua bellezza ottocentesca, come suggeriscono lo stile architettonico dei palazzi e la fontana a mascheroni.

Nella parte alta della cittadina abruzzese, in via Verdi, ci si imbatte in due palazzi settecenteschi, impreziositi da stemmi araldici, costruiti dopo il terremoto del 1706, quando l’antico borgo medievale fu sostituito da costruzioni più solide e importanti, come i palazzi D’Aquino e Salerni.

Da Via Duca degli Abruzzi si accede, invece, alla parte bassa del borgo, considerata la più autentica, poiché non interessata dagli interventi di demolizione ottocenteschi. Il suo cuore antico custodisce la Chiesa di San Nicola di Bari, dalla sobria facciata neoclassica che incornicia il portale barocco del 1592.

Bisogna invece allontanarsi di 5 km dal centro per ammirare la Chiesa di San Tommaso di Paterno, nota anche come Chiesa di San Tommaso Becket, in stile romanico, risalente agli inizi del XII secolo, situata nella contrada omonima sul confine con il comune di Salle. L’edificio attuale sorge su una pieve già citata nel IX secolo, ed era circondato da altri edifici monastici ora in rovina. Al suo interno ospita la “colonna santa”, un’esile monolito con un originale capitello corinzio, oggetto di venerazione da parte dei fedeli. La tradizione, infatti, vuole che fosse stata portata nella navata da un angelo e che vanti potenti poteri taumaturgici. Nella cripta, invece, un pozzo di acqua sorgiva rimanda ad antichi culti precristiani e alle virtù prodigiose delle acque della Maiella.

Se desiderate ammirare uno dei panorami più belli offerti dal borgo inserito nel Club “I Borghi più belli d’Italia”, avventuratevi per il breve sentiero che parte dalla chiesa della Madonna del Castello, che conduce alla cima di Colle Civita. Qui, a 1100 m,  un suggestivo punto panoramico sovrasta la cittadina e la Valle dell’Orta con vista sul Morrone. Sulla cima del colle si trovano anche i resti di un piccolo villaggio di capanne a cupola realizzate in pietra a secco, utilizzate dai contadini  caramanichesi come dimore estive.

Benessere a Caramanico: le terme

La fama di Caramanico Terme è legata a tre acque altamente terapeutiche che, grazie alla loro particolare composizione, lo hanno fatto diventare uno dei centri termali più importanti di tutta Italia.

  • La salute: acqua minerale solforosa dalle proprietà antinfiammatorie ed eutrofiche, con effetti benefici su apparato respiratorio, osteoarticolare, digerente, sull’orecchio medio e sulla pelle.
  • Gisella: acqua termale minerale sulfurea ad alto contenuto di idrogeno solfotato; antinfiammatoria e protettiva per apparato respiratorio, osteoarticolare, digerente, per l’orecchio medio e la pelle.
  • Pisciarello: acqua oligominerale dalle proprietà benefiche e diuretiche: favorisce la diuresi e l’eliminazione di liquidi e scorie dall’organismo come azoto ureico, acido urico e acido ossalico.

La presenza delle sorgenti sulfuree e oligominerali, così come un clima particolarmente salubre dovuto alla vicinanza con il mare e all’altitudine che permette un’ottima ossigenazione, hanno fatto di questo borgo un un importante punto di riferimento, non solo in Abruzzo ma per tutto il Centro Italia, per coloro che vogliono sfruttare le proprietà curative delle terme, oppure solamente rilassarsi un po’ in un contesto paesaggistico unico.

Escursioni e avventure nella Riserva dell’Orfento

Montagne maestose, panorami spettacolari, piante secolari e avventure straordinarie. Chi ama la natura trova in Caramanico Terme il suo luogo del cuore. Basti pensare che si trova all’imbocco del canyon dell’Orfento e della valle del fiume Orta. Dal borgo si può raggiungere la splendida Riserva Naturale dell’Orfento, uno dei luoghi più incontaminati degli Appennini, costellato di faggete in cui vivono il lupo, l’orso marsicano, il cervo, il camoscio e il capriolo, e nei cui cieli si può assistere al volo maestoso di un’aquila reale che volteggia sopra agli orridi scavati dal fiume, in un’atmosfera di quiete assoluta, dove l’unico rumore è quello dello scorrere delle acque.

La natura incontaminata e rigogliosa ha da sempre protetto e reso difficilmente accessibili alcuni punti del bosco della Maiella. Non è un caso che eremiti e monaci abbiano fondato qui chiese ed eremi incastonati nella roccia. Tra questi, l’eremo di San Giovanni, nascosto nella faggeta e difficilmente accessibile, che sorge a 1.220 metri di altezza in un punto decisamente scenografico della Valle dell’Orfento.

La valle è un incantevole luogo di biodiversità tutto da scoprire, con percorsi di diversi livelli adatti ad adulti e bambini, dagli escursionisti principianti ai più esperti. Da Caramanico Terme partono diversi sentieri alla scoperta di questo paradiso naturale. Uno di questi è il Sentiero delle Scalelle, un emozionante percorso lungofiume fino quasi allo sfociare dell’Orfento nell’Orta. Altamente suggestivi sono anche l’Anello del Ponte del Vallone e l’Anello del Ponte della Pietra e Valle di Sant’Onofrio, che attraversa un bosco di conifere.

Parco Avventura e relax nel verde

Ai margini del centro abitato di Caramanico Terme c’è un’altra attrazione imperdibile: il Parco Avventura, situato nei pressi dell’area verde “Il Pisciarello” che dà il nome all’omonima fonte termale. Un luogo di divertimento a misura di famiglia, con percorsi adrenalinici. Il tutto in totale sicurezza, grazie alla supervisione attenta dello staff che accompagna adulti e bambini lungo i diversi percorsi a disposizione.

Si spazia da teleferiche zipline a cammini sospesi tra gli alberi, da passerelle e ponti tibetani e tirolesi alla piccola parete d’arrampicata adatta a tutti. Tra le attrazioni da non perdere, il Tubby, la discesa con le ciambelle che fa rivivere le stesse emozioni di una discesa sulla neve. Per un po’ di relax, l’accesso all’area verde del parco idropinico Il Pisciarello è libero e gratuito. Qui si può trascorrere un’intera giornata insieme alla famiglia e agli amici, ma è bene ricordarsi di prenotare i tavoli con panche che si trovano in mezzo al bosco per poterli utilizzare per piacevoli picnic.

Da Caramanico Terme alla scoperta del Maiella Geopark

A partire dal 22 aprile 2021, il bellissimo territorio del Parco Nazionale della Maiella, in cui è inserito il borgo di Caramnico Terme, è diventato Geoparco Mondiale dell’UNESCO con il nome di Maiella Geopark. Un riconoscimento reso possibile dall’elevata geodiversità del territorio che si concretizza nella presenza di ben 95 geositi, 22 dei quali di valore internazionale.

Il geoparco si estende per un’area di 740 kmq, con un’altitudine dai 132 ai 2800 metri e 60 cime nel Massiccio della Maiella, metà delle quali supera i 2000 metri. Qui si può ammirare un panorama di rara bellezza, contraddistinto da un’incredibile eterogeneità morfologica con gole, fiumi, laghi perenni e rilievi, a cui si aggiunge la varietà di microclimi, ecosistemi e nicchie ecologiche, che conferiscono al Maiella Geopark un’elevata biodiversità. Chi sceglie di visitare Caramanico Terme non dovrebbe perdersi per nulla al mondo questo luogo dall’inestimabile valore paesaggistico, naturalistico ed educativo.

Tra i geositi, la Valle dell’Orta, un’ampia area che separa il Morrone dalla Maiella, stupisce per per le sue particolari stratificazioni e per l’idrogeologia che ha portato alla formazioni di torrioni di roccia nella Piana del Luco o di canyon carsici chiamati Marmitte dei Giganti. Le tante grotte presenti nei costoni rocciosi inoltre fin dalla Preistoria sono state frequentate dalle popolazioni umane che vi hanno lasciato segni del loro passaggio come resti di sepolture, ceramiche e pitture rupestri. Bellissima la Grotta del Cavallone, la più importante, caratterizzata dalla presenza di stalattiti e stalagmiti, ma sono degne di nota anche la Grotta Nera e la Grotta Scura, meta di molti speleologi.

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Pista ciclabile del Tevere: percorso e informazioni

Roma, la città eterna costruita su sette colli, come tutte le più grandi metropoli è spesso inondata di caos. Ma lei, la nostra Capitale, ha diverse anime, molte delle quali la rendono unica nel contesto mondiale. No, non stiamo necessariamente parlando dei suoi sontuosi monumenti che sì, sono tra i più eccezionali del pianeta intero, ma della sua anima rurale, silenziosa, fatta di una natura sorprendente e scorci che lasciano senza fiato.

Per percepire più a fondo tutte queste sue speciali sfaccettature, basta salire in sella ad una bici e percorrere la preziosa pista ciclabile che costeggia il Tevere.

La pista ciclabile del Tevere

Il vero nome della pista ciclabile che costeggia il fiume Tevere è Pista ciclabile della Tiberina. Tuttavia, viene spesso chiamata con il nome del fiume perché lo attraversa, su entrambi i lati, in un interessante tratto. Parliamo perciò di un percorso di circa 35 chilometri, che può vantare il titolo di essere la pista ciclabile più lunga di Roma (o almeno lo è per il momento).

Un itinerario bellissimo e che collega la Capitale dal versante Nord a quello Sud, costeggiando gli argini di questo fiume che ha fatto la storia della città. È un percorso adatto a tutti, grazie alla presenza di ampie zone dalle tratte regolari e con un dislivello minimo. Tuttavia, è bene tenere a mente che si può fare solo in alcuni periodi dell’anno: il tragitto lungo la banchina del fiume viene completamente sommerso dall’acqua durante i periodi di piena.

Tevere, pista ciclabile

Fonte: iStock – Ph: Photo Beto

Godersi Roma dalla pista ciclabile del Tevere

Il percorso della pista del Tevere

La pista ciclabile del Tevere parte nella zona di Labaro, area situata nell’estremo nord di Roma, e si conclude nel quartiere di Tor di Valle, a Sud-Ovest di questa splendida Capitale.

Iniziando il viaggio in sella a una bici dal centro abitato di Labaro, si segue l’argine del fiume, fino ad attraversare il depuratore di Roma Nord, il parco di Tor di Quinto e il ponte della via Olimpica.

Pedalando per circa circa 10 chilometri si raggiunge Ponte Milvio, da dove si devono seguire le indicazioni in direzione Piazza del Fante, Ponte Matteotti fino a raggiungere Castel Sant’Angelo e la graziosa Isola Tiberina (d’estate, poi, è più bella che mai grazie a una serie di eventi davvero imperdibili).

Superata l’Isola Tiberina, questa affascinante pista ciclabile continua andando verso il vecchio e sontuoso Gazometro, per poi procedere in direzione della Magliana, fino a concludersi nella località di Tor di Valle.

È bene sapere che tale tragitto può essere effettuato in entrambe le direzioni, e che è chiaramente accessibile da più punti di questa magica città

Castel Sant'Angelo, Roma

Fonte: iStock – Ph: Andrea Izzotti

Castel Sant’Angelo visto dalla riva sinistra del Fiume Tevere

Punti di interesse della ciclabile del Tevere

Tra i vari punti di interesse che si possono scoprire pedalando su questa pista, c’è senza ombra di dubbio il Parco di Tor di Quinto. Si tratta di un’oasi verde nel bel mezzo della città, che si estende per circa 9 ettari e in cui sono impiantati 250 alberi tipici delle zone umide, come pioppi, frassini, carpini e querce comuni.

È presente anche un grazioso laghetto attorno al quale di snodano diversi percorsi, che permettono di raggiunge i canneti che si sviluppano lungo l’ansa del fiume Tevere.

Il ponte della via Olimpica, il cui vero nome è Ponte Tor di Quinto, ha una storia del tutto olimpionica: fu realizzato nel 1960 in occasione delle Olimpiadi di Roma, proprio per facilitare il collegamento tra la via Olimpica e gli impianti sportivi dell’Acqua Acetosa. Dotato di 7 arcate in cemento armato, è lungo 72 metri e largo 27.

Ponte Milvio è ormai uno dei ponti più famosi della città: è qui che vengono appesi i lucchetti dell’amore. Ma nei fatti questo è uno dei ponti più antichi di tutta Roma, che oggi rappresenta anche un luogo di ritrovo di giovani romani e turisti.

Ponte Milvio, Roma

Fonte: iStock

L’antico Ponte Milvio visto dal Tevere

Costruito nel 109 a.C., fu la sede della famosa battaglia tra l’imperatore Costantino e Massenzio ed è sormontato da una famosa torre in stile neoclassico, oggi conosciuta con il nome di Torretta Valadier.

Decisamente affascinante è anche il Ponte Giacomo Matteotti, con le sue tre imponenti arcate in muratura che si estendono per una lunghezza di circa 138 metri. Poi ancora Castel Sant’Angelo, che nel corso dei secoli ha ricoperto diverse funzioni: da sontuoso sepolcro dell’imperatore Adriano e della sua famiglia ad avamposto fortificato, poi ancora da carcere spaventoso a splendida dimora rinascimentale, fino a diventare prigione risorgimentale e infine museo.

L’Isola Tiberina è l’incredibile (e unica) isola urbana del Tevere, che vanta la caratteristica di essere collegata alle sponde del fiume da due ponti. Stando alla leggenda, nacque nel 509 a.C., quando i romani, insegno di odio verso Lucio Tarquinio Superbo, l’ultimo re di Roma, gettarono nel Tevere un enorme deposito di grano che apparteneva al re, il quale andò a formare questa isoletta. Ovviamente non è andata esattamente così, ma questo angolo delle Capitale sembra quasi un borgo a parte nel cuore della Città Eterna.

Infine il vecchio e imponente Gazometro, un vero e proprio gigante di ferro che, per la sua monumentalità, è affettuosamente chiamato il “Colosseo industriale” o “Colosseo moderno”. Oggi è uno degli emblemi più suggestivi dell’archeologia industriale della Capitale, tanto da essere un elemento vero e proprio dello skyline romano.

Insomma, la pista ciclabile che costeggia il Tevere è una angolo di pace nel cuore di Roma, che permette di scoprire la Città Eterna da un punto un punto di vista privilegiato e rispettando anche l’ambiente.

Gazometro, Roma
Vista dell’imponente Gazometro e del fiume Tevere ai suoi piedi
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Tour delle piccole città storiche dell’Austria: le tappe imperdibili

L’Austria si distingue per essere un Paese di pura bellezza: natura, cultura e atmosfere del passato si mescolano in maniera armoniosa con tanti gioielli architettonici all’avanguardia. Tutto questo è percepibile in diverse località, come le famose città di Vienna, Salisburgo, Innsbruck. Ma la verità è che questo Paese che confina con il nostro conserva anche tante piccole città storiche, che vale davvero la pena conoscere.

Le città storiche dell’Austria

Piccole città storiche” è un’associazione che mira a far conoscere alcuni dei gioielli austriaci poco noti. Le città da poter scoprire sono in totale 16 e vi dimorano un massimo di 45.000 abitanti.

Si caratterizzano per possedere un paesaggio urbano storico e chiuso, ma anche per essere immerse in angoli naturali di pregio. Non mancano le attività artigianali, attrazioni turistiche e un’offerta culturale attiva che invita tutti i visitatori a godersi queste affascinanti realtà.

Bad Ischl, la “Piccola Vienna”

Bad Ischl è una città situata in Alta Austria che può vantare una storia secolare. Designata Capitale Europea della Cultura 2024, è indissolubilmente associata alla dinastia imperiale degli Asburgo. Sono infatti presenti numerosi monumenti e altre memorie dedicati a questa Monarchia, che impreziosiscono ogni angolo della città.

Bad Ischl, Austria

Fonte: iStock

Veduta dall’alto di Bad Ischl

Ad essere molto legata a questa città era Principessa Sissi, che proprio qui suggellò il suo fidanzamento con Francesco Giuseppe, all’epoca già Imperatore d’Austria. Una delle tappe fondamentali di un viaggio a Bad Ischl, infatti,  è proprio la Seeauerhaus, la residenza dove Sissi si fidanzò con il suo futuro sposo.

Oggi è la sede del Museum der Stadt Bad Ischl, che racconta la storia della città anche attraverso alcuni cimeli appartenuti ad Elisabetta di Baviera. Affascinante è anche Kaiservilla, dono di nozze della madre di Francesco Giuseppe.

Bad Radkersburg, dal bellissimo centro storico

Parte delle “Piccole città storiche” è anche Bad Radkersburg, che sorge al confine con la Slovenia. Passeggiarci è come vivere un sogno a occhi aperti: è piena di preziosi dettagli, che vanno dal Liberty al Romantico.

Culla della cultura vitivinicola, permette di fare diversi itinerari a caccia di straordinari vini da assaggiare, ma anche di gite su due ruote ciclabili e persino giornate di relax alle terme: qui ci sono le acque termali con più contenuto di magnesio di tutta l’Austria.

Baden bei Wien, tra le Grandi città termali d’Europa

Non è di certo da meno la bellissima Baden bei Wien, che nel 2021 è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità nelle Grandi città termali d’Europa. Situata in Bassa Austria, in passato vi soggiornò persino Wolfgang Amadeus Mozart, che proprio qui scrisse il mottetto “Ave Verum Corpus”.

Baden bei Wien

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Giardino termale con fontana a Baden bei Wien

Numerosi sono i luoghi di interesse da scoprire, come il Cstello di Leesdorf circondato da un lungo muro e sede della cappella dedicata a San Nicola, con un importante affresco sul soffitto raffigurante la Santissima Trinità con angeli; il Castello di Weikersdorf, sede di un’antica scala a chiocciola in pietra, di soffitti con interessanti stucchi della fine del XVII secolo, e un parco che contiene il roseto più grande dell’Austria (ci sono più di 30.000 piante di rose suddivise in oltre 800 varietà); il Castello di Scharfeneck, le cui rovine raccontano oggi che in origine raggiungeva una notevole altezza.

Bludenz, immersa nel verde

Voliamo ora a Bludenz, circondata da misteriose montagne e immersa nel verde. Situata nello Stato federato del Vorarlberg, è il punto di partenza di un sentiero tematico storico-culturale, che collega i comuni di Nüziders, Bludenz e Braz, dove diversi pannelli trattano argomenti paesaggistici, di storia naturale e geologici.

Molto interessanti sono anche le sue attrazioni, dove spiccano per bellezza il Castello di Gayenhofen, che domina la città e che funge da edificio ufficiale dell’amministrazione distrettuale di Bludenz, e i Portici nella Werdenbergerstrasse, un vicolo incorniciato su entrambi i lati da pittoresche case borghesi e patrizie.

Braunau, con oltre 750 anni di storia

Braunau si trova nel distretto di Braunau am Inn e molti ne hanno già sentito parlare in quanto luogo di nascita di Adolf Hitler. Ma la verità è che questa cittadina offre molto di più, grazie ai suoi oltre 750 anni di storia che si possono ammirare nel suo suggestivo centro storico.

Braunau, Austria

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Paesaggio di Braunau

Proprio qui, infatti, sorge la chiesa parrocchiale tardo-gotica (XV secolo) di Santo Stefano che sfoggia un campanile alto ben 99 metri, i resti di un castello che ospitano un museo e parti della vecchia cinta muraria. Chi ama la storia non può non fare una sosta presso la casa natale di Adolf Hitler, al civico 15 della Salzburger Vorstadt.

Bruck an der Mur, con tante cose da vedere

Anche Bruck an der Mur fa parte delle “Piccole città storiche” dell’Austria ed è un vero concentrato di cose da vedere, nonostante le sue non grandissime dimensioni.

Si trova nel distretto di Bruck-Mürzzuschlag, ed è nota per essere attraversata dalla ferrovia Meridionale, che collega Vienna a Trieste. Molto bella è Hauptplatz, la piazza principale incorniciata dal palazzi colorati anche in stile barocco.

Freistadt, con un centro incantevole

Dalle origini antiche, Freistadt è un grazioso comune che fa parte nel distretto di Freistadt, in Alta Austria. Si tratta di una cittadina che è in grado di colpire chiunque, grazie all’incanto delle sue stradine e dei bovindi dal fascino senza tempo.

Freistadt, Austria

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Veduta aerea di Freistadt

Torri e porte, vicoli e piazze, angoli e fessure lasciano davvero senza fiato, anche se è dal mastio del castello, alto 50 metri, che si può godere di una delle attività più emozionanti che regala la città: una vista panoramica mozzafiato a 360° sull’abitato e sui suoi dintorni.

Gmunden, tra lago e monti

Gmunden sorge sulle sponde del magnifico lago Traunsee, che a sua volta è incorniciato da vette mastodontiche che catapultano in una fiaba.  Da queste parti ha sede la più antica compagnia di navigazione lacustre dell’Austria, ma la città è anche la culla della lavorazione della ceramica, che l’ha resa celebre per il tipico decoro noto come fiammato verde.

Tra le attrazioni da visitare vi segnaliamo il Castel Ort, una delle più antiche costruzioni del Salzkammergut che sorge su un’isola collegata alla terraferma con un ponte di legno, e il Municipio (Rathaus), con facciata ornata di stucchi e abbellita da un carillon di ceramica.

Hallein, che deve la sua antica ricchezza all’estrazione del sale

C’è poi Hallein, piena di piccole case medievali che si incastonano pittorescamente nello scenario montuoso circostante. Risalente al secolo precristiano, deve la sua antica ricchezza al sale estratto dai Celti sul Dürrnberg, montagna che ancora oggi troneggia indiscussa sulla di essa.

Hallein, Austria

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Passeggiando per il centro storico di Hallein

Da non perdere è il Museo Celtico, uno dei più grandi musei di storia celtica in Europa, che contiene reperti unici provenienti dagli insediamenti e dai luoghi di sepoltura del territorio. Bellissima è anche la miniera di sale di Dürrnberg, dove è possibile fare un tour di circa 1 ora e mezza.

Hartberg, con la sua quiete rurale

Voliamo ora a Hartberg, comune del distretto di Hartberg-Fürstenfeld, che sorge ai piedi del Ringkobel, che a sua volta è coperto di vigneti.

Si tratta di un posto davvero sorprendente perché la bellezza del centro storico si fonde con la quiete rurale circostante, ma anche perché è una città che è stata costruita su uno dei più importanti insediamenti preistorici della Stiria. Dell’antica cinta muraria alta 7-8 metri e lunga 1500 metri, oggi rimangono oggi solo due torri che fanno comunque comprendere l’antica importanza di questa realtà austriaca.

Judenburg, atmosfere mediterranee e natura stiriana

Vale la pena visitare anche Judenburg, che si trova al centro del distretto di Murtal e che nel corso della sua storia è stata centro commerciale tra Vienna e Venezia.

Judenburg, Austria

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Veduta dall’alto di Judenburg

Oggi è un’affascinante cittadina che unisce atmosfere mediterranee e natura stiriana, dove scoprire musei, eventi, buona cucina e poter fare tante escursioni in mezzo a una vegetazione raggiante. Tra i maggiori luoghi di interesse c’è il Castel Weyer, che si affaccia sull’abitato da una cima di una piccola collina e che racchiude un ampio cortile a forma di ferro di cavallo.

Radstadt, città fortificata

Radstadt è una meravigliosa città fortificata che sorge nel cuore dell’Austria. Si tratta di un’antica località di montagna immersa in un paesaggio verdeggiante, che nella stagione fredda si trasforma ne “L’Eldorado degli sport invernali per sciatori e snowboarder”.

Di pregio e particolare interesse sono i suoi manieri, come il Castel Mauer, residenza aristocratica circondata dai resti della cinta muraria originale che conserva due torri circolari di difesa, e il Castello di Radstadt, nella cui torre si trova un museo che conserva la memoria della guerra dei contadini del 1526.

Schärding, dai mille colori

Schärding è una coloratissima città barocca piena di mercatini, festival ed eventi culturali. Situata in Alta Austria a ridosso del confine con la Baviera, offre una fila di case barocche,“Silberzeile”, dove vivevano i ricchi commercianti del mercato.

Schärding, Austria

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Schärding vista del fiume

Ma non solo, perché la città è piena di antiche porte, stradine strette, misteriose ed è anche un punto di partenza ideale per gite in bicicletta lungo i sentieri del Danubio, dell’Inn e dei Tauri.

Steyr, tra i luoghi più affascinanti

Steyr è una località che arriva dritta al cuore, e non a caso è definita “Città romantica”. A colpire sono senza ombra di dubbio il paesaggio e gli edifici che offre, insieme alla conformazione urbana impreziosita da ben 119 ponti e passerelle.

Particolarmente amata dai viaggiatori per le sue bellezze artistiche e i tanti eventi organizzati nelle diverse stagioni, mette a disposizioni numerosi punti di interesse che da soli valgono il viaggio. Ne sono degli esempi il Bummerlhaus, edificio in stile gotico considerato il simbolo della città, e Schloss Lamberg, castello di Lamberg ricostruito nel Settecento.

Wolfsberg, dominata da un castello

Wolfsberg, Capitale della Lavanttal, in Carinzia, è la sede di una pittoresca città vecchia e di tantissimi altri punti di interesse che sono un più bello dell’altro.

Wolfsberg, Austria
Ponte sul fiume Lavant con chiesa di San Marco nella città di Wolfsberg

Straordinario è senza ombra di dubbio il Castello Schloss Wolfsberg, edificato in in stile neogotico Tudor e che sorveglia dall’alto la città.

Fürstenfeld, Capitale termale

Infine la graziosa città di Fürstenfeld che è considerata la Capitale termale della Stiria. Prende vita nel cuore di questa affascinante regione vulcanica e conquista il cuore dei suoi visitatori perché si rivela una località avventurosa, moderna e allo stesso tempo storica.

Ma non solo, perché Fürstenfeld può vantare anche uno straordinario primato: è proprio qui che è possibile scoprire la più grande piscina all’aperto d’Europa.

Le città storiche d’Austria sono dei veri gioielli tutti da scoprire, realtà ancora poco note ma brulicanti di vita e di bellezze artistiche e naturali.

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El Camino Real de Tierra Adentro, il Cammino di Santiago degli USA

Anche gli Stati Uniti hanno il loro Cammino di Santiago: è l’El Camino Real de Tierra Adentro.  

Considerato una sorta di strada dell’introspezione, il percorso nasce da un passato di fiorenti scambi commerciali e culturali tra il Messico e quelli che oggi sono gli Stati Uniti, in particolare il Texas e il New Mexico.

Fare trekking lungo El Camino Real de Tierra Adentro è come tuffarsi nel passato, tra chiese antiche, edifici storici e paesaggi naturali che lasciano senza fiato.

In questo articolo ci concentriamo sul tragitto americano, quello che va da El Paso (Texas) e giunge a Santa Fe (nel Nuovo Messico). Un viaggio lento alla scoperta di un percorso di fede e storico paragonabile al Cammino di Santiago di Compostela, in Spagna.

Il cammino lungo la storia che unisce Messico e USA

El Camino Real de Tierra Adentro, noto anche come Camino a Santa Fe, nella sua interezza parte da Città del Messico (in Messico) e arriva a Santa Fe (in Nuovo Messico – USA).

Sono 2560 chilometri di un percorso che un tempo fu la più importante via commerciale del mondo, in particolare tra la metà del XVI secolo e il XIX secolo. Era l’argento il prodotto chiave nei trasporti lungo questa lunga via, tanto che veniva chiamata anche Ruta de la Plata (Via dell’Argento). C’erano infatti importanti giacimenti di tale metallo (soprattutto nelle miniere di Zacatecas, Guanajuato e San Luis Potosí) che portarono ricchezza a queste terre spagnole, tanto che nacquero molti punti di appoggio e interesse, tra haciendas, locande, ponti, chiese, cimiteri e cittadine che si ingrandirono man mano.

Dal semplice trasporto di argento, l’El Camino Real de Tierra Adentro è diventato, lungo 300 anni, un percorso cardine per la creazione di legami e influenze sociali, culturali, gastronomiche e religiose tra la popolazione spagnola e quella amerindia. Nel tragitto messicano del cammino, 5 siti sono stati riconosciuti patrimonio UNESCO proprio per il loro inestimabile valore storico e culturale lungo tale via commerciale.

El Camino Real de Tierra Adentro negli USA: dal Texas al New Mexico

L’El Camino Real de Tierra Adentro è considerato una sorta di strada dell’introspezione. È tutta un susseguirsi di antiche chiese, fortezze, centri abitati e natura selvaggia: una straordinaria unione tra la cultura messicana, spagnola e nativa americana che ha forgiato secoli di tradizioni spirituali e storiche lungo il Rio Grande.

Un viaggio nella fede e nella storia, che rimanda ai tempi in cui gli esploratori spagnoli, i commercianti e i missionari viaggiavano dal Messico verso nord.

Noi ci focalizziamo sul percorso presente negli Stati Uniti di questo suggestivo cammino, che parte da El Paso, in Texas. Qui attraversa la città e tocca tre punti storici di estrema importanza, ossia tre chiese antiche. Si oltrepassa poi il confine con il Nuovo Messico, dove la strada prosegue fino a Santa Fe. Ecco cosa è possibile incontrare in questo viaggio lento, alla scoperta della storia antica.

Il cammino in Texas: le tre chiese simboliche

Il tragitto statunitense del Camino Real de Tierra Adentro, come detto, ha inizio in Texas, e nello specifico a El Paso. Qui sono tre i punti di interesse del percorso, da visitare mentre si attraversa la città e ci si allontana infine verso il confine con il New Mexico. Si tratta di tre chiese molto importanti legate alla storia di questo tragitto.

Nel 1680, la Rivolta Pueblo costrinse 2000 spagnoli, insieme a centinaia di indiani, a procedere verso nord proprio utilizzando l’El Camino Real. Durante il loro tragitto vennero costruite tre chiese, che sono tra le più antiche del Texas e che sono note come “le tre Missioni del sentiero“. In ciascuna di esse oggi si può entrare, ed è come fare un viaggio nel passato.

Si comincia da Ysleta, a una ventina di minuti da El Paso. Qui, nella cittadina più antica del Texas, si trova la prima chiesa: la prima pietra fu posata il 12 ottobre 1680, ma ciò che si ammira oggi è frutto dell’ultimo restauro seguito all’incendio del 1907. Vi si può vedere la statua di Sant’Antonio da Padova, la cupola a campanile color argento, gli interni semplici con le panche di legno, l’altare coi suoi accenni dorati e il soffitto affrescato.

La chiesa di Ysleta, lungo il tragitto dell'El Camino Real Tierra Adentro

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La chiesa di Ysleta, in Texas

La seconda chiesa che si incontra è quella di Socorro. La sua costruzione iniziò solo un giorno prima rispetto a quella di Ysleta. Distrutta da due alluvioni, fu poi ricostruita nel 1843: per 150 anni rimase abbandonata, per poi riaprire nel 2005 grazie un lavoro di restauro durato un decennio.

I suoi interni sono semplicissimi, con banchi e croci di legno: delle tre chiese lungo l’El Camino Real de Tierra Adentro, è quella con la navata meno adornata. Il suo punto focale è l’altare che – al contrario – è ricco e colorato, ma merita una pausa anche il soffitto, con le travi intagliate di legno di pioppo e di cipresso e i disegni realizzati con pigmenti a base vegetale.

La terza e ultima chiesa che lungo il cammino si incontra è la cappella di San Elizario. Costruita nel 1789, ha uno stile europeo coi suoi archi e le sue colonne, mentre il bianco è tipico di molte costruzioni del Texas Occidentale e del New Mexico. Il suo nome deriva da San Elceario, santo patrono francese dei soldati e – ricostruita nel 1882 – è l’unica lungo l’El Camino Real de Tierra Adentro ad avere una piazza.

Il soffitto turchese e oro pressato a stagno copre le trave originali, e le decorazioni inglobano le antiche colonne. Dopo averla visitata, è possibile dedicarsi all’esplorazione dei suoi dintorni: il San Elizario Historic District è il luogo da cui i primi cavalli sono entrati nel Sudovest americano, e si dice che qui fu celebrato il primo Giorno del Ringraziamento d’America.

Ovviamente, lungo il cammino non ci sono solo chiese: ci sono anche le gallerie d’arte, i negozi d’artigianato, e i luoghi in cui assaporare una cucina straordinaria. Per tornare a casa con, nel cuore, un angolo d’America poco noto.

Chiesa di Sant'Elizario, lungo il Camino Real Tierra Adentro, in Texas

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Chiesa di Sant’Elizario, in Texas

Il cammino in Nuovo Messico: i principali punti di interesse

Oltrepassato il confine con il Texas, El Camino Real de Tierra Adentro prosegue nel Nuovo Messico e tocca la città di Mesilla, dove spicca la Basilica di San Albino, la piazza centrale e le graziose casette colorate del suo centro storico.

Si prosegue sul lato est di Las Cruces, dove si incontra il distretto storico di Mesquite, con parchi, case e locali dove si respira l’aria di un passato ricco di scambi culturali e commerciali tra il Messico e gli Stati Uniti.

La tappa successiva è il più antico insediamento ispanico permanente nel sud del New Mexico: Doña Ana. Fondato nel 1843, il villaggio custodisce ancora la chiesa, la piazza centrale e il suo caratteristico centro storico.

Las Cruces, Contea di Doña Ana, Nuovo Messico, USA

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Paesaggio della Contea di Doña Ana, Nuovo Messico, USA

Proseguendo nel cammino si possono ammirare le rovine di Fort Selden, un’antica postazione dell’esercito degli Stati Uniti, che occupava l’area che oggi è Radium Springs, costruito per proteggere i coloni dai nativi americani.

Dal fiume Rio Grande che costeggia il cammino, il percorso devia verso l’entroterra e attraversa l’area desertica chiamata Jornada del Muerto, passando per Point of Rocks, un affioramento di basalto dal quale si apre una vista mozzafiato sul panorama circostante.

Il sentiero prosegue lungo il deserto e attraversa il Rio Grande fino a raggiungere Fort Craig, i resti di un’antica fortezza americana. Un altro punto di interesse lungo questo spettacolare cammino è El Cerro de Tomé, a circa 150 chilometri da Fort Craig, dopo aver costeggiato il fiume e attraversato campi e piccoli borghi.

Continuando lungo il percorso, si attraversa la splendida Albuquerque, per arrivare al sito archeologico di Kuaua, che custodisce le rovine di uno dei più grandi insediamenti indiani della regione. Da qui si ha una vista meravigliosa sui monti Sandia.

La meta finale di questo lungo ed entusiasmante percorso di trekking è Santa Fe e in particolare la sua piazza centrale. Qui si affacciano gli antichi edifici che raccontano la storia multiculturale di quest’area: il Palazzo dei Governatori, ex sede dei governi spagnolo, messicano e degli Stati Uniti nel Nuovo Messico, la Basilica Cattedrale di San Francesco d’Assisi e il New Mexico Museum of Art.

Vista sui monti Sandia, ad Albuquerque, lungo l'El Camino Real de Tierra Adentro

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Vista sui monti Sandia, ad Albuquerque