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Cosa vedere a Forlì, la città che incanta tra piazze, torri e profumi

Forlì, città dal passato nobile e dallo spirito dinamico, è un tripudio di storia, arte e architettura che incanta chiunque decida di scoprirla con lentezza.

Nota come Zitadon nel dialetto locale per essere stata, a lungo, la città più popolosa della Romagna, conserva le tracce dei secoli che l’hanno attraversata: dall’epoca romanica al Rinascimento, fino al periodo razionalista del Novecento.

Cosa vedere a Forlì: 6 mete da non perdere

Ogni angolo racconta un dettaglio del suo ricco passato, in un equilibrio sorprendente tra antico e moderno. E tra una visita e l’altra, è impossibile resistere ai profumi della cucina romagnola che fanno capolino dalle osterie: piadine fragranti, lasagne al forno e calici di Sangiovese fanno da cornice perfetta a una passeggiata nella storia.

1. Piazza Aurelio Saffi

Camminando senza fretta per il centro storico di Forlì, si giunge inevitabilmente al suo cuore pulsante, Piazza Aurelio Saffi: con 87 metri di larghezza, è una delle piazze più ampie d’Italia, un vero palcoscenico a cielo aperto su cui si affacciano alcuni degli edifici più significativi. La statua di Aurelio Saffi, figura chiave del Risorgimento italiano, guarda solenne i quattro corsi principali che da qui si diramano come arterie vitali.

Il nome della piazza ha subito numerose modifiche nel tempo: in origine era chiamata Piazza Maggiore, per diventare poi Piazza Vittorio Emanuele II e infine Piazza Aurelio Saffi, quando fu eretto il monumento a lui dedicato. In una parentesi curiosa durante la Seconda Guerra Mondiale, fu ribattezzata per un breve periodo Saint Andrew Square.

Oggi è un luogo di incontro e memoria, perfetto per assaporare l’atmosfera cittadina.

2. La Cattedrale di Santa Croce

Imboccando una delle vie che si diramano dalla piazza, ci si ritrova dinanzi alla Cattedrale di Santa Croce, conosciuta come “il Duomo”. E il fatto che svetti in Piazza del Duomo non lascia dubbi sulla sua importanza.

L’interno custodisce una delle immagini più venerate di tutta la Romagna, la xilografia della Madonna del Fuoco, patrona della diocesi di Forlì-Bertinoro. Ma a colpire l’occhio attento sono anche i dettagli architettonici e le testimonianze storiche, come la tomba del pittore Carlo Cignani, posta sotto l’arco che sorregge la cupola.

3. L’Abbazia di San Mercuriale

Affacciata su Piazza Aurelio Saffi, l’Abbazia di San Mercuriale è l’edificio forse più rappresentativo di Forlì. La sua sagoma austera ed elegante spicca al punto da essere considerata uno dei simboli non solo della città, ma di tutta l’Emilia-Romagna. Il complesso monastico comprende il campanile, tra i più ammirati del passato, e un suggestivo chiostro, vera oasi di pace in pieno centro.

Il chiostro, con lo spazio centrale aperto delimitato da corridoi coperti, mantiene intatta l’atmosfera di raccoglimento che si respirava nei secoli in cui era frequentato dai monaci. Ma è il campanile a raccontare una storia affascinante: all’epoca della sua costruzione era considerato una delle meraviglie del Regno d’Italia, tanto da ispirare la realizzazione di celebri strutture come il Campanile di San Marco a Venezia. Un legame che rivela l’influenza architettonica di Forlì ben oltre i confini regionali.

4. La Rocca di Ravaldino

Particolare della La Rocca di Ravaldino a Forlì

Fonte: iStock

La maestosa Rocca di Ravaldino

Caterina Sforza, figura leggendaria del Rinascimento italiano, ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia di Forlì, e la Rocca di Ravaldino è uno dei luoghi che più la evocano. La cittadella fortificata affonda le radici nel Medioevo, quando rappresentava uno dei principali baluardi di difesa della città. Il complesso attuale risale al XV secolo e conserva tutt’ora un fascino solenne, con le mura robuste e l’aspetto inespugnabile.

5. Palazzo Romagnoli

Dietro un’elegante facciata ottocentesca si cela uno degli spazi culturali più ricchi di Forlì ovvero Palazzo Romagnoli. Appartenuto all’illustre famiglia Romagnoli di origini cesenati, fu per lungo tempo sede del distretto militare della provincia. Ma oggi ha cambiato volto e custodisce, tra le sale, alcune delle collezioni artistiche più preziose del Novecento.

Al piano terra si incontra la celebre Collezione Verzocchi, una raccolta di dipinti dedicati al tema del lavoro, curata da Giuseppe Verzocchi e affidata ai grandi nomi della pittura italiana. Salendo al primo piano, il percorso si arricchisce con le opere di Giorgio Morandi della Donazione Righini, le sculture di Adolfo Wildt e una sezione dedicata a “La grande Romagna”, che esplora le radici culturali e artistiche del territorio.

6. I Musei di San Domenico

Infine, nessuna visita a Forlì può dirsi completa senza un passaggio ai Musei di San Domenico. In passato luogo sacro e poi abbandonato al degrado, è rinato come un centro museale tra i più importanti del Belpaese. L’antica chiesa, pur priva del tetto e di una facciata, conserva l’aura misteriosa delle rovine, mentre i due chiostri (uno chiuso, l’altro aperto) racchiudono spazi espositivi moderni e funzionali.

Le sale della Pinacoteca conducono in un viaggio nel tempo, tra capolavori che vanno dal medioevo al Seicento. Si incontrano opere come il Trittico con Storie della Vergine del Maestro di Forlì, il Corteo dei Magi attribuito a un enigmatico Augustinus, e le intense sculture di Antonio Rossellino. L’ala sinistra della galleria accoglie la pittura rinascimentale romagnola, con maestri del calibro di Baldassarre Carrari e Nicolò Rondinelli. E poi, nella sala ovale, l’incontro più emozionante: l’“Ebe” di Antonio Canova, scultura che incarna la grazia neoclassica in tutta la sua perfezione.

Cosa fare a Forlì: 5 esperienze da segnare in agenda

Il Parco Urbano Franco Agosto a Forlì

Fonte: iStock

Parco Urbano Franco Agosto, il polmone verde di Forlì

Forlì non è solo arte e monumenti: è una città viva, dinamica, perfetta da esplorare anche grazie a esperienze più informali, immersi nella natura, nella buona tavola o in un’atmosfera conviviale. Ecco alcune delle attività da non perdere per viverne appieno l’anima romagnola:

  1. trascorrere una serata di divertimento: quando il sole cala, Forlì si anima ancora di più. Le vie del centro storico si popolano di ragazzi e famiglie, tra chi cerca musica, chi vuole solo chiacchierare davanti a una birra e chi preferisce un cocktail ben miscelato in uno dei tanti locali aperti fino a tardi;
  2. fare una passeggiata al Parco Urbano Franco Agosto: è il polmone verde della città, uno spazio immenso dove ritagliarsi momenti di pace tra prati, sentieri, specchi d’acqua e curiosi abitanti. Il luogo più suggestivo è senza dubbio la Collina dei Conigli, un rilievo erboso popolato da decine di conigli che saltellano liberi da una tana all’altra. Ma il parco ospita anche cigni e anatre;
  3. gustare la buona tavola: i sapori della cucina forlivese sanno arrivare dritti al cuore. I passatelli in brodo, con il loro impasto profumato di formaggio e noce moscata, sono il piatto simbolo della tradizione. E la vera regina delle pause golose è la piadina, servita calda nei tipici chioschi, pronta ad accogliere prosciutto, squacquerone o verdure grigliate;
  4. vivere forti emozioni al parco avventura Around Adventures: a pochi chilometri da Forlì, nella località di Fratta Terme, vi attendono percorsi acrobatici tra gli alberi, passerelle sospese, corde e ponti tibetani mettono alla prova l’equilibrio e il coraggio, il tutto in completa sicurezza;
  5. godere della cultura e dei prodotti del territorio seguendo la Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì e Cesena: è un viaggio sensoriale tra colline, cantine, agriturismi e botteghe dove i prodotti tipici vengono raccontati da chi li crea con passione. Dal Sangiovese alle marmellate di frutta autoctona, dai formaggi ai salumi stagionati, ogni sosta è un’occasione per conoscere da vicino la Romagna più autentica e generosa.

Come arrivare a Forlì

Nel cuore pulsante della Romagna, Forlì è facilmente raggiungibile grazie alla posizione strategica e alla rete di collegamenti ben sviluppata.

Chi viaggia in auto può contare sull’autostrada A14: l’uscita Forlì permette un accesso diretto al centro cittadino. In alternativa, è possibile percorrere la storica Statale 9, meglio conosciuta come Via Emilia, o la Statale 67, che attraversa suggestivi paesaggi e collega Forlì alla provincia di Ravenna.

Per chi sceglie il treno, la stazione ferroviaria è ben collegata alle principali direttrici nazionali, in particolare con Bologna e Ancona, mentre chi preferisce spostarsi in autobus troverà nel servizio di trasporto pubblico Start Romagna un valido alleato. I collegamenti coprono tutti i comuni del circondario, dai paesi dell’entroterra fino alle rinomate località balneari della Riviera Adriatica. Il punto di partenza e snodo principale è il Punto Bus, proprio accanto alla stazione ferroviaria, da cui partono le linee verso ogni direzione.

Infine, per chi arriva da più lontano, l’aeroporto “Luigi Ridolfi” rappresenta la porta d’accesso a Forlì: a soli 4,7 chilometri dal centro, unisce la città a svariate destinazioni italiane ed europee. Dall’aeroporto si può comodamente arrivare in stazione o in centro tramite autobus oppure con un servizio taxi.

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Riapre il Museo dell’Abbandono, ed è bellissimo

A Forlì c’è un museo diffuso unico in Italia, ideato con l’obiettivo di ridare visibilità a quei luoghi, privati e pubblici, ormai dimenticati, per valorizzare il patrimonio culturale del territorio romagnolo. Un museo senza pareti o cancelli, in divenire, spazio di esplorazione e di ricerca che racconta il paesaggio abbandonato, spingendo ad andare sul posto, attraverso una guida alternativa e in continua evoluzione. Si tratta del progetto “IN LOCO. Il museo diffuso dell’abbandono”, nato dall’Associazione Spazi Indecisi, che invita ad esplorare i luoghi in disuso in maniera immersiva e tecnologica.

Dopo la pausa invernale, il Centro Visite del museo riparte con l’iniziativa “Sabato al Centro Visite” e una bella novità: durante le aperture, saranno organizzati piccoli eventi collegati al museo come passeggiate, esplorazioni, giochi urbani e incontri. Sarà, così, un punto di partenza ideale per intraprendere un viaggio alla scoperta del museo diffuso e dei luoghi in abbandono di Forlì e della Romagna, che ora punta sul turismo attivo, ma anche per guardare con occhi nuovi la città viva.

Gli eventi che portano a una scoperta inedita di Forlì e della Romagna

Quest’anno, il Museo dell’Abbandono fa un ulteriore passo per diventare un luogo di riflessione e ricerca sul paesaggio romagnolo urbano e non. Si parte sabato 4 marzo con la passeggiata “Manicula”, una camminata che porta a indagare i fenomeni acustici e visivi nel centro storico di Forlì, a cura di Enrico Malatesta, esperto di sound design, e Chiara Pavolucci, fotografa. Una singolare caccia al tesoro che invita i partecipanti a scoprire la relazione tra suono e spazio attraverso l’utilizzo del proprio corpo, e a osservare i fenomeni visivi collegati al movimento della luce e la sua interazione con le superfici della città.

Gli appuntamenti proseguiranno nei mesi successivi, fino a giugno, per riprendere poi da settembre, in compagnia di storici, naturisti e operatori culturali, con passeggiate dedicate alla scoperta del passato industriale di Forlì, alla ricerca del verde spontaneo che nasce in città. E ancora, pedalate verso l’ex acquedotto Spinadello, esperimenti urbani di derive psicogeografiche, incontri e tanto altro. Situato nell’ex Deposito delle Corriere SITA, il Centro Visite comprende approfondimenti storici, riproduzioni 3D, la presentazione degli itinerari e un assaggio dei contenuti speciali fruibili in loco.

Gli itinerari del Museo dell’Abbandono

Dopo la tappa al Centro Visite e all’ex deposito delle Corriere, i viaggiatori ed esploratori urbani sono invitati a scoprire il museo diffuso che, partendo da Forlì, abbraccia e racconta la Romagna (terra di Rocche incredibili). Sono sette gli itinerari tematici di viaggio che collegano gli oltre 60 luoghi in abbandono del museo: dai luoghi di lavoro del ‘900, a quelli del divertimento estivo romagnolo, dalle colonie razionaliste della Riviera agli edifici istituzionali dell’entroterra.

L’insieme degli itinerari dà vita a una guida turistica, alternativa e in continua evoluzione, che permette ai visitatori di continuare l’esplorazione e rende disponibili contenuti multimediali creati ad hoc fruibili solamente in loco, attraverso la App dedicata. Il progetto si pone l’obiettivo di tramandare la memoria di questi luoghi, diventando uno strumento di conoscenza, conservazione e valorizzazione del patrimonio di un territorio estremamente variegato e delle sue evoluzioni sociali, culturali ed economiche. Non mancherà un itinerario escursionistico dedicato alle vecchie case in pietra della Romagna appenninica, testimonianza di mestieri e vite che, dal dopoguerra in avanti, iniziarono a trasformarsi profondamente.

Ronco del Cianco

Fonte: Ufficio Stampa – Ph: Stefano Belacchi

Ronco del Cianco, tra le tappe del museo diffuso