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Savona sorprende, è la città più verde d’Europa e l’unica italiana nella top 10

Con il suo susseguirsi di attività portuali e grandi imbarcazioni, Savona potrebbe farvi pensare a una città senza pretese. Eppure, basta addentrarsi nel suo centro storico per imbattersi in una meta che sa sorprendere. Soprannominata la “Città dei Papi” per aver dato i natali a Sisto IV e Giulio II della nobile famiglia Della Rovere, oggi è stata dichiarata anche la città più verde d’Europa dall’European Forest Institute.

Dopo aver esaminato i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, che includono le città europee con più di 50.000 abitanti, quella ligure affacciata sul mare è risultata la più verde perché possiede il maggior numero di alberi rispetto alla popolazione residente. Il suo patrimonio boschivo, infatti, è pari all’83,87% del territorio totale.

Savona è la città più verde d’Europa

Essere la città più verde d’Europa, in base alle ricerche dell’European Forest Institute (EFI), significa godere di numerosi vantaggi. Possedere alberi con chiome grandi, oltre che di una certa età e dimensione, significa più anidride carbonica assorbita e, di conseguenza, aria più pulita per i cittadini. Inoltre, nei periodi estivi, che anno dopo anno si fanno sempre più caldi, le chiome degli alberi abbassano di diversi gradi la temperatura sia dell’aria che delle superfici vicine, come strade e pareti degli edifici. In sostanza, gli alberi agiscono come condizionatori naturali.

A godere di tutti questi benefici è sicuramente la città più verde d’Europa: Savona. La città portuale della Liguria, tenendo in considerazione il patrimonio verde complessivo, vanta un’ampia copertura boschiva, nello specifico l’83,87% del territorio totale, con quest’ultimo che comprende l’intera area del comune composta di circa 60 chilometri quadrati.

In classifica, dopo Savona, ci sono Baia Mare in RomaniaUmea in Svezia. Nella top 10 non compaiono altre città italiane, che invece tornano alla 14esima posizione, dove troviamo Bisceglie in provincia di Barletta-Andria-Trani. In generale, nella top 50 compaiono anche Bitonto, Avellino, La Spezia, Lecco, Trento, Terni, Bolzano e Livorno.

Per quanto riguarda le capitali, infine, tra le grandi città europee spicca Oslo, in vetta con il 72,03% di copertura arborea, seguita da Berna e Lubiana. Roma, invece, è solo 22esima con il 24,08%, anche se guadagna terreno in relazione alla superficie totale di alberi in km², dove si posiziona terza dopo Oslo e Berlino, con 310 km² di alberi.

Perché la città ligure è la più verde in Europa

Savona è una città che, dall’anima portuale, si divide tra il mare e il bosco. Come ha commentato Michele Costantini, ex vice comandante dei vigili del fuoco: “Basti pensare a zone come Madonna degli Angeli, Madonna del Monte, Conca Verde, Ranco, sono tutte lì, agli immediati margini del centro. Subito dopo Lavagnola ci troviamo al Santuario e Naso di Gatto. Tutti boschi.“.

Questo riconoscimento a città più verde d’Europa rappresenta un’opportunità importante per Savona che potrebbe sfruttare questa qualità per richiamare turisti, puntando sulla qualità dell’aria e sulla bellezza ambientale.

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Venerdì Santo, le processioni storiche e più famose in Italia

Il 18 aprile 2025 l’Italia si prepara a rivivere uno dei momenti più intensi e sentiti della tradizione cristiana: il Venerdì Santo, giorno della Passione e Crocifissione di Cristo, scandito da processioni sacre che, da nord a sud del Paese, uniscono spiritualità, arte, memoria e forte identità locale. In alcune città, questi riti si ripetono da secoli, coinvolgendo intere comunità in rappresentazioni che sono diventate simbolo di devozione popolare e patrimonio immateriale collettivo.

Tra le celebrazioni più suggestive si distinguono la Giudaica di Laino Borgo, in Calabria e la Processione del Venerdì Santo di Chieti, considerata una delle più antiche d’Europa, ma non solo. A queste si affiancano gli appuntamenti altrettanto emblematici di Enna, Trapani e Savona, che conservano un fascino profondo e scenografico, capace di attrarre fedeli, viaggiatori e studiosi da ogni parte del mondo.

La Giudaica di Laino Borgo: teatro e fede nel cuore del Pollino

Nel borgo calabrese di Laino Borgo, in provincia di Cosenza, la Giudaica rappresenta una delle più spettacolari rievocazioni della Passione di Cristo in Italia. A cadenza biennale, questo evento trasforma il piccolo paese della Calabria in un palcoscenico a cielo aperto, dove ogni angolo – dai vicoli alle piazze – diventa parte integrante di una narrazione sacra, intensa e collettiva.

La rappresentazione si basa su un testo seicentesco tramandato nei secoli e si sviluppa in 19 scene, dalla celebre Ultima Cena al momento della deposizione di Cristo dalla croce. Non si tratta solo di un corteo, ma di un vero e proprio percorso drammaturgico, che attraversa l’intero abitato, guidato dalla partecipazione corale degli abitanti. Ognuno ha un ruolo: attori, costumisti, tecnici e volontari lavorano per mesi alla riuscita di un evento che dura oltre cinque ore e coinvolge più di 200 figuranti.

La forza della Giudaica, infatti, risiede proprio nella sua capacità di fondere spiritualità e teatro, tradizione religiosa e identità civica. L’esperienza è tanto intensa da assumere una valenza quasi catartica per la collettività, capace di parlare anche a chi osserva da semplice spettatore, offrendo peraltro un’occasione per riflettere sul senso della Pasqua attraverso un linguaggio accessibile e profondamente umano.

Chieti e la solennità di una tradizione millenaria

A Chieti, in Abruzzo, si svolge una delle processioni del Venerdì Santo più antiche d’Italia, documentata già nell’anno 842. Organizzata dall’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, è diventata nel tempo un vero e proprio simbolo dell’identità cittadina.

Alle ore 19.00 del 18 aprile 2025, dalla Cattedrale di San Giustino, partirà il corteo che attraverserà le vie del centro storico illuminate solo da fiaccole e ceri, creando un’atmosfera raccolta e suggestiva. I membri delle confraternite, incappucciati e vestiti con mantelli tradizionali, portano l’effigie del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, accompagnati dalle struggenti note del “Miserere” di Saverio Selecchy, composto nel 1740 ed eseguito da un coro di oltre 160 elementi.

La processione di Chieti è più che una celebrazione religiosa: è un rito collettivo, che coinvolge emotivamente tutta la comunità e richiama ogni anno migliaia di fedeli, turisti e curiosi, affascinati dalla potenza evocativa del silenzio, del canto e del ritmo solenne dei passi.

Enna: la capitale siciliana della Settimana Santa

Nel cuore della Sicilia, Enna si conferma tra le città italiane dove la Settimana Santa assume i contorni più solenni e scenografici, culminando in un Venerdì Santo che rappresenta il momento di maggiore intensità religiosa e partecipazione popolare. La celebrazione richiama ogni anno migliaia di fedeli, visitatori e turisti affascinati dalla potenza visiva e simbolica di un rito tramandato nei secoli.

Il programma del 18 aprile 2025 è denso di appuntamenti che coinvolgono l’intera città. Alle ore 15.00, in tutte le chiese parrocchiali, si tiene lo scoprimento e l’adorazione della Santa Croce, con la celebrazione della Comunione. È il primo momento ufficiale che introduce la liturgia della Passione.

Enna, Venerdì Santo

Fonte: Getty Images

La processione del Venerdì Santo per le strade di Enna

A seguire, alle ore 16.30, dalla Chiesa di San Leonardo parte la processione della Confraternita della Santissima Passione. Lungo il tragitto verso il Duomo, si uniranno progressivamente tutte le altre sedici confraternite storiche della città, secondo un ordine processionale secolare. In uno dei passaggi più toccanti della giornata, tutte renderanno omaggio alla Madonna Addolorata presso l’omonima chiesa, prima che anche quest’ultima confraternita raggiunga il Duomo, dove sarà già stata deposta l’Urna del Cristo Morto, proveniente dalla chiesa del SS. Salvatore.

Il momento culminante della giornata avviene alle ore 19.00, quando dal Duomo di Enna prende avvio la solenne processione generale, con in testa la Spina Santa, antico reliquiario simbolo della Passione, seguito dai simulacri del Cristo Morto e della Madonna Addolorata. Il corteo si snoda attraverso le vie principali della città, creando un’atmosfera carica di silenzio, raccoglimento e devozione.

Il percorso conduce fino al cimitero, dove viene impartita ai confrati e ai fedeli la benedizione con la Spina Santa, uno dei momenti spiritualmente più forti dell’intera Settimana Santa ennese. La processione fa poi ritorno al Duomo, da cui i simulacri del Cristo e della Madonna fanno rientro nelle rispettive chiese, chiudendo un cerimoniale che è insieme rito religioso, evento identitario e patrimonio immateriale della città.

L’intera celebrazione coinvolge oltre 2.500 confrati, vestiti con il tradizionale saio bianco e cappuccio, accompagnati da marce funebri eseguite dalle bande musicali locali. I cittadini assistono in silenzio al passaggio delle statue, tra luci tremolanti, canti, incenso e lacrime. A Enna, la Passione di Cristo diventa un’esperienza comunitaria totale, capace di unire generazioni e di mantenere viva una memoria collettiva radicata nella fede, nella storia e nel sentimento popolare.

Trapani: i Misteri in cammino per 24 ore

A Trapani, il Venerdì Santo assume da secoli le forme solenni e struggenti della Processione dei Misteri, una delle manifestazioni religiose più lunghe, famose e sentite d’Italia. Oggi, 18 aprile 2025, a partire dalle ore 14:00, prende il via dalla Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio questo rito millenario, che si svolge per 24 ore ininterrotte, attraversando tutta la città in un intreccio di spiritualità, tradizione e identità popolare.

La processione è composta da diciotto gruppi scultorei detti appunto “Misteri” e da due simulacri, portati a spalla da squadre di portatori al suono lento e cadenzato delle marce funebri eseguite dalle bande cittadine. I Misteri, realizzati in legno e tela tra il XVII e il XVIII secolo, rappresentano in modo drammatico e teatrale le scene della Passione e Morte di Cristo: dal processo di Gesù fino alla deposizione nel sepolcro.

Durante l’intera giornata e la notte del Venerdì Santo, le strade di Trapani si trasformano: le luci si abbassano, le attività si fermano e l’intera città sembra entrare in uno stato di sospensione collettiva. I gesti antichi, i profumi di incenso, il ritmo solenne dei tamburi, le voci dei devoti, i colori tenui dei costumi tradizionali compongono un mosaico di intensa partecipazione emotiva, che coinvolge confraternite, famiglie storiche e centinaia di cittadini.

Savona: i riti secolari della Liguria

A cadenza biennale, anche Savona celebra il Venerdì Santo con una delle processioni più solenni del nord Italia. La Processione del Cristo Morto, risalente al 1600, prenderà il via da piazza Cavallotti alle ore 20.30 (tempo permettendo), dando vita a un evento di profonda fede e intensa partecipazione popolare. Si tratta di un appuntamento tanto atteso non solo dai savonesi, ma anche da numerosi visitatori provenienti da fuori città, attratti dalla suggestione e dalla bellezza della cerimonia.

Venerdì Santo, Savona

Fonte: Getty Images

Tradizionale processione del Venerdì Santo a Savona

La processione si distingue per il suo rigore liturgico e l’eleganza barocca, che le conferiscono un carattere unico. Protagoniste indiscusse sono le 15 casse lignee processionali, veri capolavori d’arte sacra, portate a spalla dalle sei confraternite storiche: Cristo Risorto, Santi Agostino e Monica, Santi Pietro e Caterina, SS. Trinità, Santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista e Petronilla, e Nostra Signora di Castello. Queste confraternite, già esistenti nel Trecento e un tempo insediate sul Priamar, custodiscono e tramandano nei secoli lo spirito di devozione e il legame profondo con la tradizione.

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Scoperta a Savona un’epigrafe romana sul Priamar: un’importante testimonianza storica

Savona, città dalla lunga storia che affonda le radici nell’epoca romana e nel Medioevo, torna oggi al centro dell’attenzione grazie a un’importante scoperta archeologica. Durante gli scavi presso l’antica cattedrale del Priamar, ormai prossimi alla conclusione, gli studiosi hanno infatti rinvenuto un’epigrafe di età imperiale romana, risalente al II secolo d.C. Si tratta di un ritrovamento unico per la città ligure, che permette di riscoprire il legame tra Savona e Roma nei secoli passati.

Un’importante scoperta archeologica sta quindi riscrivendo la storia di Savona: questo fatto rappresenta una prova tangibile della presenza romana nella zona e offre nuove prospettive sul ruolo strategico del Priamar nell’antichità. La scoperta è stata annunciata nel corso di una conferenza stampa organizzata dal Civico Museo Archeologico di Savona (Màr), che ospiterà presto l’epigrafe tra le sue collezioni. Presenti all’evento, l’Assessore alla Cultura Nicoletta Negro, la direttrice dei Musei Civici Valentina Frascarolo e lo staff scientifico del Màr, i quali hanno sottolineato l’importanza della ricerca archeologica per la valorizzazione del territorio savonese.

L’epigrafe di Marcus Aemilius Placidus: una finestra sul passato

L’epigrafe rinvenuta a Savona è un monumento funerario dedicato da un tale Marcus Aemilius Placidus a suo padre, un ritrovamento che testimonia la presenza di un insediamento o di una villa nella zona del Priamar. Situata in posizione strategica, con vista sul municipium di Vada Sabatia, l’epigrafe offre oggi una nuova chiave di lettura sul passato romano di Savona e sul suo ruolo nei traffici commerciali dell’epoca.

L’importanza di questa scoperta va infatti ben oltre il mero valore archeologico: rappresenta un nuovo tassello nella ricostruzione storica della città e dei suoi legami con Roma, che nei secoli successivi sarebbero stati rafforzati dalla famiglia papale Della Rovere. Il reperto, unico nel suo genere per Savona, sarà esposto al pubblico presso il Civico Museo Archeologico, contribuendo alla narrazione della storia della città e alla crescita del turismo culturale.

Il Priamar, un polo di ricerca tra archeologia e innovazione

Il sito del Priamar si conferma sempre più un fulcro per la ricerca storica e scientifica. Il progetto di scavo, affidato all’Istituto Internazionale degli Studi Liguri, ha visto negli anni il coinvolgimento di esperti e studenti universitari da tutta Italia, portando alla luce strutture medievali, un sepolcreto romanico e un’abitazione di epoca bizantina risalente al VI-VII secolo.

L’Assessore alla Cultura, Nicoletta Negro, ha sottolineato come il Priamar stia evolvendo in un polo di ricerca e innovazione, grazie alla collaborazione con la Fondazione CIMA, che unisce lo studio dei cambiamenti climatici all’archeologia. Questo approccio interdisciplinare permette di valorizzare ulteriormente il sito, rafforzando il suo ruolo nel panorama culturale e scientifico.

Parallelamente, il Civico Museo Archeologico ha registrato un aumento significativo di visitatori nel 2024, con 13.308 ingressi, segnando un incremento di oltre 1.000 unità rispetto all’anno precedente. Questo dato dimostra il crescente interesse per il patrimonio storico di Savona, attrattiva per turisti provenienti da 92 Paesi diversi.

Grazie a scoperte come quella dell’epigrafe romana e all’impegno nella ricerca, Savona è destinata a diventare una destinazione di primo piano per gli appassionati di archeologia e storia, con il Priamar come punto di riferimento per la valorizzazione del suo passato millenario.

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Savona, perché la città ligure merita un viaggio

Spesso la si supera in auto per raggiungere le più rinomate località della Liguria di Ponente, se non addirittura in direzione di Francia e Spagna. Eppure, Savona merita una sosta. Sono molte le cose da fare e da vedere in questa città il cui porto è il più importante del Nord Italia dal punto di vista turistico e commerciale. Ma a Savona non c’è solo questo. Vi portiamo alla scoperta della più importante provincia ligure della Riviera di Ponente, candidata a essere la Capitale italiana della cultura nel 2027, per scoprire perché vale la pena farci un viaggio.

Visitare “l’altra” Cappella Sistina

La Cappella Sistina di Roma non è l’unica al mondo. A Savona ne esiste un’altra, fatta erigere da Papa Sisto IV, lo stesso che commissionò quella più famosa nella Capitale. È uno dei monumenti più prestigiosi della città ligure e si trova all’interno della cattedrale. I magnifici affreschi originali non sono più visibili come in origine, fatto salvo per qualche piccola porzione, ma merita comunque una visita perché ciò che resta è mozzafiato.

Salire sulla fortificazione Priamar

Quella di Savona è una delle più imponenti fortificazioni del Mediterraneo. Da quasi 500 anni domina il mare con una vista a 360 gradi. Priamar fu costruito tra il 1542 e il 1544 per difendere il territorio da possibili attacchi, distruggendo però uno dei quartieri più importanti della città medievale, abitato sin dall’età del bronzo, intorno al 1600 a.C. Tra i vari utilizzi fu anche un carcere (qui fu imprigionato Giuseppe Mazzini). Oggi, è un centro di vita culturale e offre un panorama che abbraccia, in un colpo d’occhio, il mare e i monti, la città e il suo porto. Da non perdere la visita ai sotterranei. Il percorso dura circa un’ora e mezza, è consigliato munirsi di torcia (anche quella dello smartphone) e di indossare scarpe comode.

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Fonte: Getty Images

Il Castello Priamar a Savona

Visitare le botteghe della Baia della ceramica

Il bianco e blu della maiolica esposta nelle botteghe dei maestri artigiani savonesi merita un viaggio. La ceramica di Savona è sinonimo di qualità, tanto da far parte della “Baia della ceramica”, un progetto che unisce Savona, Albissola Marina, Albisola Superiore e Celle Ligure. La città ospita il Museo della ceramica, dove si possono provare i laboratori, adatti anche alle famiglie. Tappa obbligata nelle botteghe dei maestri ceramisti e alle antiche manifatture, oltre che al Festival della maiolica che si tiene a maggio, quando la ceramica diventa scenografica con esibizioni al tornio e forni monumentali.

Ascoltare la Campana della Pace

Vale la pena fermarsi in città almeno fino alle 18 perché ogni giorno, a quell’ora, la campana del Monumento ai caduti batte 21 rintocchi, uno per ogni lettera dell’alfabeto, in memoria delle vittime di tutte le guerre, oggi un tema importante più che mai. Ed è incredibile come questo appuntamento sia così sentito in tutta la città che,
nell’istante del primo rintocco, tutto si ferma: le auto in mezzo agli incroci, i pedoni nel punto in cui si trovano, i commercianti mentre stanno servendo i clienti… Un’esperienza intensa ed emozionante, che prosegue ogni giorno da quasi cent’anni. Se cercate su TripAdvisor, è l’attrazione savonese con il punteggio più alto.

Andare in spiaggia a Savona

Ebbene sì, anche a Savona ci sono spiagge e sono pure belle. Se ne contano ben 15 che hanno ottenuto la Bandiere blu della FEE (Foundation for Environmental Education), tanto che il Savonese si vanta di essere il territorio con più vessilli di tutta Italia. Tra le spiagge premiate c’è per esempio quella delle Fornaci, che si trova proprio in città in un quartiere popolare dove il rapporto con il mare è da sempre nel DNA. Tra gli approdi c’è invece il Porto della Darsena, che si trova nel cuore del centro storico.

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Fonte: Getty Images

Il porto di Savona

Esplorare il Santuario dei cetacei Pelagros

Se capitate a Savona fuori stagione e non è tempo di andare “a spiaggia”, come si dice da queste parti, sicuramente c’è tempo per fare un’escursione al largo per visitare il Santuario dei cetacei Pelagos, un’area marina protetta compresa nel territorio francese, monegasco e italiano. Dal porto di Savona, si parte per escursioni quotidiane di whale watching. Quest’area marina è tra le zone più ricche di vita del Mar Mediterraneo. Solo nel 2023, sono stati oltre 360 gli avvistamenti, la maggior parte dei quali (192) di gruppi di stenella striata, seguiti dai cento avvistamenti di balenottera comune, 55 di zifio (specie difficile da studiare a causa dei lunghi periodi che trascorre in immersione profonda), dieci di capodoglio, tre di globicefali e due di tursiopi.

Degustare le specialità locali

Non si può visitare un luogo senza provare le sue eccellenze e tipicità gastronomiche. Ecco allora che durante una visita di Savona bisogna assolutamente assaggiare la farinata bianca. Si fa solo a Savona ed è un’eredità storica risalente a 500 anni fa, quando i genovesi, in perenne lotta contro i savonesi, imposero i dazi sulla farina di ceci (con cui si fa solitamente la farinata che però è gialla). E poi, bisogna provare l’autentico chinotto. Piccolo agrume, unico per qualità e aroma, presidio Slow Food dal 2004, il chinotto nasce da una pianta sempreverde originaria della Cina, e trapiantata intorno al 1500 sulla costa ligure da un navigatore savonese dove si adattò perfettamente. Il chinotto di Savona è lavorato con un metodo artigianale che ricalca una tradizione centenaria in quanto non si mangia allo stato naturale, ma va trasformato in bibite, sciroppi, liquori o anche marmellate.

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Fonte: @Comune di Savona

L’interno della Cappella Sistina di Savona
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In quest’isola italiana sta per nascere una piscina naturale

Nasce un nuovo tipo di turismo esperienziale, strettamente legato al mare: la prossima estate verrà infatti realizzata una piscina naturale tra l’isola Gallinara e la costa di Albenga, lungo la Riviera Ligure di Ponente, con l’obiettivo di sfruttare questo spazio per attività outdoor e per archeologia subacquea. L’iniziativa rientra all’interno del più ampio progetto Liguria Tourism, volto a rivalorizzare il patrimonio paesaggistico e culturale di questa regione. Scopriamo qualcosa in più.

La piscina naturale attorno all’isola Gallinara

Grazie al finanziamento ottenuto dalla Commissione Europea, il nuovo progetto Liguria Tourism potrà dare il via al suo primo passo verso la valorizzazione di un’area finora decisamente poco sfruttata a livello turistico. L’idea è quella di realizzare una piscina naturale nel tratto di mare chiuso dalla costa albenganese e dall’isola Gallinara, offrendo così ai bagnanti l’opportunità di praticare sport d’acqua, ma anche di scoprire più da vicino l’incredibile patrimonio paesaggistico, culturale e archeologico della zona.

“Oggi prende il via il progetto di valorizzazione dell’isola Gallinara e della costa del ponente savonese antistante, che è un sito straordinario, sia dal punto di vista culturale che naturale e non solo della Liguria, ma dell’intero bacino del Mediterraneo. Il nostro obiettivo è sviluppare il potenziale di quest’isola, condividendo con tutti gli stakeholder pubblici e privati nuove forme di turismo esperienziale e sostenibile legate al mare, nel pieno rispetto della natura, risorsa unica che costituisce uno dei fattori di attrattività più rilevanti per l’intera Liguria” – ha affermato Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria.

La prima fase del progetto prevede la realizzazione di alcuni studi, da parte degli esperti dell’Università di Genova, per approfondire la conoscenza dell’area e delle sue potenzialità da sfruttare, in armonia con l’obiettivo di preservarne il valore naturalistico. Solo in un secondo momento verranno effettuati dei test e poi sistemate le boe che circonderanno la nuova piscina naturale attorno all’isola, un’area che verrà dedicata alle attività sportive e all’archeologia subacquea. Perché, e non molti lo sanno, questi fondali sono davvero di una ricchezza incredibile.

L’isola Gallinara, una perla ligure

L’isola Gallinara si trova ad appena 1,5 km dalla costa della Riviera di Ponente, di fronte al comune di Albenga. Su di essa insiste la Riserva Naturale Regionale dell’isola Gallinara, per via della sua importanza faunistica, inoltre è quasi interamente di proprietà privata – ad eccezione di Villa Diana, recentemente acquistata dallo Stato italiano. Questo significa non solamente che l’area è totalmente inedificabile, ma anche inaccessibile al pubblico e abitata solamente da un guardiano. Un vero peccato non poter ammirare più da vicino questo gioiello.

Presto, grazie alla nuova piscina naturale, sarà almeno possibile avvicinarsi all’isola Gallinara e, soprattutto, andare alla scoperta – in tutta sicurezza – di ciò che si trova sui fondali circostanti. In antichità, infatti, l’isola era approdo di numerose imbarcazioni: alcuni relitti si trovano ancora inabissati a poca profondità, e tra di essi c’è anche quello più grande del Mediterraneo, studiato da vicino nel 1950. All’interno e nei pressi di questi relitti, è possibile avvistare numerosi reperti di epoca romana, soprattutto anfore: erano infatti trasportate dalle navi sfortunatamente naufragate.