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Railay, con le spiagge che sorgono tra maestose scogliere calcaree

La voglia di mare, di caldo e di acque cristalline è sempre fortissima in molti di noi. Non c’è da sorprendersi, perché il sole rimette al mondo e perché in luoghi con queste caratteristiche è facile trovare la pace dei sensi. Tra le mete più gettonate per chi è in cerca di quanto appena detto ch’è la Thailandia, che di tesori naturali ne nasconde davvero tantissimi, come la sua affascinante Railay Beach.

Railay Beach, informazioni utili

Iniziamo questo viaggio con una dovuta premessa: questo angolo della Thailandia è comunemente chiamato Railay Beach – o Rai Leh -, come a farci pensare che sia una spiaggia unica. Nei fatti non è propriamente così: è un gruppo di spiagge che si sviluppa su una piccola (ma affascinante) penisola che si chiama Railay, e che comprende Railay West, Railay East, Phra Nang Beach e Ton Sai.

Ci troviamo nel Sud della Thailandia, un vero e proprio paradiso tropicale dove svettano nei cieli immense falesie calcaree che racchiudono spiagge che sono un sogno a occhi aperti. Per la precisione, Railay sorge nella Provincia di Krabi, parte del distretto di Mueang Krabi.

Quando il visitatore arriva si innamora della bellezza della zona, così perfetta che pare quasi impossibile che sia stata la natura a fare tutto da sola. Poi ci sono i colori brillanti che si alterano a quelli candidi, che con la luce del sole vanno a creare dei contrasti che risultano poi difficili da dimenticare.

Railay, Thailandia

Fonte: iStock

Passeggiando lungo le spiagge della magnifica penisola di Railay

No, non si può raggiungere in auto perché la penisola di Railay è accessibile solo in barca a causa delle alte falesie che tagliano l’accesso continentale. Una volta arrivati però ci si può muovere anche a piedi, grazie a dei “vicoli” che attraversano la natura e che conducono nei vari lati di questa affascinante penisola baciata dal caldo Mare delle Andamane e incorniciata da giungla lussureggiante e da rocce imponenti. Per fortuna, ci sono diversi tour in partenza (che prevedono anche escursioni di un giorno intero) da varie località del Paese.

Le spiagge di Railay

Anche in questo caso dobbiamo fare una doverosa promessa: le spiagge di Railay sono, in alcuni momenti dell’anno, particolarmente incontaminate e lambite da acqua cristallina, tendente al verde, al punto che è possibile osservarne i fondali. Nonostante questo, non si possono escludere giornate con il mare torbido, a causa delle numerose barche che portano i turisti a scoprire questa zona thailandese e delle condizioni atmosferiche.

Railay West, a tutto relax

Se si arriva da Ao Nang si attracca con la barca a Railay West, una spiaggia che si presenta ampissima e con una sabbia particolarmente bianca e morbida. Non mancano maestose scogliere calcaree a rendere il paesaggio surreale, e diversi servizi in grado di allietare il soggiorno dei visitatori: ci sono hotel, bar e ristoranti.

In sostanza, se ci si vuole fermare qualche giorno da queste parti siete arrivati nella zona della penisola più ideale per farlo. Ciò non toglie che sia possibile rilassarsi, prendere il sole e fare bagni in un contesto paesaggistico di vero pregio.

Railay West, Thailandia

Fonte: iStock – Ph: David_Bokuchava

La bellissima spiaggia di Railay West

Railay Est, natura allo stato puro

Railay Est è quasi completamente diversa da Railay West: qui il relax è pressoché impossibile perché la natura è allo stato puro. Quest’area della penisola, infatti, si caratterizza per la presenza di una mangrovia fangosa fiancheggiata da uno stretto sentiero di cemento.

Non mancano gli hotel, bar, ristoranti e negozi, ma sicuramente l’assenza della sabbia non permette di vivere una classica giornata di tintarella. Tuttavia, la distanza da qui agli altri spot della baia con spiagge dove poter stendere il proprio asciugamano da mare è davvero minima.

Phra Nang Beach, spettacolo vero

Probabilmente Phra Nang Beach è lo spettacolo più bello per chi arriva a Railay ed è in cerca di mare: pur essendo una spiaggia dalle dimensioni contenute, offre una vista panoramica speciale perché un’immensa roccia calcarea si erge fiera in mezzo al suo limpido mare.

Da queste parti, inoltre, sorge anche la grotta di Phra Nang che è molto famosa perché contiene centinaia di manufatti fallici in legno che vengono portati qui dai pescatori, ma anche perché permette di nuotare all’ombra di straordinarie scogliere carsiche per poi rilassarsi su una mezzaluna di soffice sabbia bianca.

A differenza della altre zone di Railay, qui non ci sono negozi, bar o ristoranti esclusivi, ma solo un grande resort.

Phra Nang Beach, Thailandia

Fonte: iStock

Phra Nang Beach e la sua incredibile grotta al tramonto

Cos’altro fare a Railay

Sarebbe un peccato arrivare a Railay e fare esclusivamente dei bagni nel suo caldo mare, perché questa zona si presta perfettamente a fare tantissime diverse attività: arrampicate su roccia, kayak, immersioni, snorkeling, trekking nella giungla, rafting e molto altro ancora.

Merito delle sue impressionanti scogliere che attirano scalatori da tutto il mondo che vengono qui per scoprire l’altra particolare zona della penisola, Ton Sai, dallo stile più rustico e in cui gli avventurieri sfidano loro stessi sulle sue famose rocce carsiche.

Vi basti sapere che da queste parti ci sono oltre 150 sentieri ferrati, con numerosi strapiombi e pareti rocciose lisce.

Come arrivare e cosa sapere

Come accennato sopra, la favolosa penisola Railay è accessibile solo in barca. Da Krabi ci vogliono circa 90 minuti, mentre da Ao Nang solo 15. Tutti i punti di interesse in zona sono raggiungibili a piedi, ma si consiglia vivamente di venire da queste parti tra aprile a novembre perché, anche se le temperature rimangono alte e costanti durante tutto l’anno, le precipitazioni sono piuttosto comuni durante gli altri mesi.

In sostanza, Railay è una zona particolarmente amata e frequentata dai viaggiatori, al punto da rischiare di perdere un po’ di autenticità. Ma la verità è che basta attendere che i gruppi di turisti se ne vadano per scoprire una bellezza autentica, e in cui possono trovare pane per il loro denti sia i viaggiatori in cerca di relax, sia coloro che vogliono vivere un po’ di pura avventura.

Penisola di Railay

Fonte: iStock

Un magnifico angolo della penisola di Railay
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Rockall, lo scoglio disabitato conteso da quattro Paesi

È disabitato, inadatto alla vita e di dimensioni modeste: eppure, è diventato un simbolo di rivalità tra Irlanda e Scozia e anche altri Paesi sono coinvolti nella disputa per contenderselo.

Si tratta di Rockall, uno sperone di roccia che emerge nel nord dell’Atlantico, alto 17 metri, lungo 25 e largo 22, a 420 chilometri a nord della Contea irlandese di Donegal e a 370 chilometri a ovest dell’arcipelago scozzese delle Ebridi Esterne.

Non vi crescono erba né arbusti ed è soltanto meta di passaggio di poche specie di uccelli migratori mentre le sue acque pullulano di merluzzi, calamari e rane pescatrici nonché di giacimenti di gas naturale e petrolio che sono motivo di interesse per numerosi Paesi.

Le rivendicazioni dei Paesi coinvolti

Uno scoglio disabitato attira su di sé le attenzioni di molte nazioni, tra cui il Regno Unito che lo rivendica parte del proprio territorio dal 1955 e lo ha annesso alla Scozia nel 1972.

Eppure, l’Irlanda e gli altri Paesi non riconoscono tale annessione e ciò scatena, periodicamente, discussioni e dispute soprattutto per questioni legate alla possibilità di esplorare le risorse naturali di Rockall e ai diritti di pesca.

In effetti, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare stabilisce che le rocce non abitabili non possano avere una zona economica esclusiva, cioè quella porzione di mare che si estende dalla costa fino a 370 chilometri al massimo su cui uno Stato esercita una sorta di “sovranità” come, ad esempio, lo sfruttamento della pesca.

Tuttavia, il Regno Unito continua a ritenere Rockall parte della propria zona economica esclusiva, considerando che il territorio più vicino allo scoglio è l’isola scozzese di Soay: così, avrebbe il diritto di pesca esclusivo a Rockall in quel tratto di mare che arriva fino a 22 chilometri dalla costa, come previsto dalle leggi internazionali.

Anche se nel 2014 Regno Unito e Irlanda avevano pubblicato i nuovi confini delle rispettive acque territoriali con Rockall appartenente al territorio britannico, le polemiche non si sono placate: se l’Irlanda sostiene che lo sperone roccioso non debba spettare ad alcuno Stato, l’Islanda ne rivendica l’appartenenza in quanto si troverebbe sulla propria piattaforma continentale.

E la motivazione islandese è la stessa che spinge la Danimarca a rivendicare il possesso su Rockall poiché farebbe parte della piattaforma continentale che include l’arcipelago danese delle isole Fær Øer.

Forti tensioni sono esplose nel giugno 2019 quando Fiona Hyslop, ministra scozzese per la Cultura, il Turismo e gli Esteri, aveva minacciato di allontanare alcune navi da pesca irlandesi dalle acque attorno allo “scoglio della discordia”: il governo irlandese, di contro, aveva contestato le rivendicazioni scozzesi e l’associazione di pescatori della contea irlandese del Donegal aveva ribadito che le navi avrebbero continuato l’attività di pesca a Rockall come sempre.

Ancora, nel 2021, una nave del governo scozzese aveva bloccato una nave da pesca irlandese per impedirle di pescare nelle “acque territoriali della Scozia”.

Rockall, il “simbolo di rivalità” tra Scozia e Irlanda

Come accennato, lo scoglio disabitato dell’Atlantico è, nel tempo, diventato un “simbolo di rivalità” tra Scozia e Irlanda.

Nel 1985, ad esempio, il veterano dello Special Air Service (divisione dell’esercito britannico) Tom McClean rimase su Rockall per quaranta giorni al fine di reclamarlo come possesso britannico.

Nel 1992, due fratelli irlandesi, Phillip e Fergus Gribbon, progettarono di occuparlo per togliere la targa con cui gli inglesi lo avevano rivendicato nel 1955 ma poi desistettero.

Prima ancora, i Wolfe Tones, gruppo folk irlandese, dedicarono allo sperone una canzone che diceva che non sarebbe “mai finito nelle mani avide della [Gran] Bretagna“.

Più di recente, nel 1997, un gruppo di attivisti di Greenpeace rimasero su Rockall per 42 giorni per protestare contro le attività di estrazione del petrolio mentre, nel 2014, lo scozzese Nick Hancock vi restò 45 giorni per raccogliere fondi a favore di un’associazione benefica.

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Pan di Zucchero, uno degli scogli più suggestivi d’Italia

La natura è in grado di creare dei piccoli capolavori che l’uomo, nonostante anni di evoluzione, non sarebbe mai capace di replicare. Il nostro Paese è ovunque testimone di questa maestria, ma tra tutte le meraviglie della natura ce n’è una che conserva persino un curioso primato: è il faraglione più alto del Mediterraneo.

Parliamo di Pan di Zucchero, un suggestivo scoglio che sorge a pochi chilometri di distanza dall’insenatura di Masua, frazione di Iglesias, nella zona sud-occidentale della Sardegna.

Pan di Zucchero: info utili

Fino al XVIII secolo questo isolotto di roccia in mezzo al mare sardo si chiamava Concali su Terràinu. Tuttavia, a causa della sua quasi somiglianza con il Pão de Açúcar – un maestoso colle alto 396 metri sul livello del mare che svetta a Rio de Janeiro – è da molti anni conosciuto come lo Scoglio di Pan di Zucchero.

Ad essere del tutto onesti, è anche il colore della sua roccia calcarea che ricorda questo dolce ingrediente: ha sfumature bianche, candide, ed è così particolare che durante il momento del tramonto i raggi del sole lo illuminano cono tonalità che vanno dal giallo all’arancione.

Il Pan di Zucchero non è da sempre lì, in mezzo al prezioso e limpido mare sardo. La sua posizione – così come la sua forma – è il frutto della potente azione dell’erosione marina che ne ha determinato l’isolamento dalla terraferma. Dall’aspetto massiccio e arrotondato, sfoggia ben 133 metri di altezza e una superficie di 0,03 km².

Pan di Zucchero, Sardegna

Fonte: iStock – Ph: makasana

Lo Scoglio Pan di Zucchero visto dall’alto

E poi le piogge, che nel corso dei secoli hanno portato alla creazione sulle pareti di questa imponente roccia di due grotte simili a gallerie: due grandi e solenni archi si aprono al livello del mare, porte accessibili in barca e che regalano un’esperienza emozionante.

Straordinario è anche il panorama da cui è incorniciato, con falesie che si stagliano a oltre 100 metri di altezza, gli scogli di S’Agusteri e il Morto (ad esso collegati) e una serie di calette che fanno innamorare.

Come raggiungerlo

Nonostante possieda un nome angelico, raggiungere il Pan di Zucchero non è un impresa sempre facile poiché i fondali nei suoi dintorni sono spesso caratterizzati da forti correnti, anche se apparentemente calmi.

Ma se le condizioni atmosferiche lo permettono, occorre semplicemente salire a bordo di una barca o un gommone dalla splendida insenatura di Masua.

Oltre all’emozione di trovarsi al cospetto di questo gigantesco scoglio e di passare con un’imbarcazione nelle sue “viscere” grazie alle sue suggestive aperture, il Pan di Zucchero offre la possibilità di fare climbing, ma esclusivamente con attrezzatura e supporto di guide specializzate. Una volta in cima il panorama è emozionante, e in più la sua vetta è anche lo spot ideale per raggiungere con lo sguardo i tre “fratelli minori”, due detti s’Agusteri e uno il Morto.

Le grotte sono lunghe rispettivamente 20 e 25 metri e sono l’ habitat di uccelli marini, mentre di fronte a questo grazioso isolotto si affaccia lo sbocco a mare del tunnel minerario di Porto Flavia.

Il tunnel minerario di Porto Flavia

Porto Flavia è una complessa opera umana che sembra stare in equilibrio tra montagna e mare. Si tratta infatti di un vero e proprio capolavoro di ingegneria, progettato da Cesare Vecelli, poiché prima di esso i minerali erano caricati a mano sulle navi a vela e trasportati al porto di Carloforte, da dove poi partivano verso il resto del continente.

Porto Flavia, Sardegna

Fonte: iStock – Ph: Marc_Osborne

Porto Flavia, la miniera in bilico tra montagna e mare

Parliamo perciò di un’incredibile miniera con un tunnel lungo circa 600 metri che offre una vista emozionante sul suggestivo faraglione di Pan di Zucchero (e non solo).

Realizzata tra il 1922 e il 1924, comprende anche un villaggio minerario che si fa spazio sul pendio di Punta Cortis e in cui sorge pure un museo delle Macchine da Miniera. E poi l’affascinante spiaggetta di Porto Flavia, dalla sabbia morbida e l’acqua trasparente, persino incorniciata da una fresca e rigenerante pineta.

Le spiagge da non perdere in zona

La zona in cui sorge lo Scoglio di Pan di Zucchero è davvero meravigliosa e culla di spiagge e calette che sono un invito al benessere e al relax. Imperdibile, per esempio, è la stessa Spiaggia di Masua che è accarezzata da un mare cristallino, oltre a donare un panorama più che speciale.

Un po’ più a Nord davvero speciale è Cala Domestica, una baia eccezionale protetta da alte falesie e controllata da una torre spagnola. Fino al 1940, da queste parti si imbarcavano minerali estratti dalle miniere, e per questo è ancora oggi la culla di rovine di magazzini, depositi e gallerie scavate dai minatori.

Dalla conformazione che ricorda un fiordo, offre sabbia bianca che si mescola a granelli ambrati e dorati, mentre alle sue spalle dei piccoli arbusti di macchia mediterranea si fanno spazio su graziose dune.

Poi ancora la Spiaggia di Buggerru che è una distesa di sabbia morbida dai riflessi chiari bagnata da un mare dalle splendide tonalità azzurre. Dal fondale basso e sabbioso, è a due passi dal centro abitato di questo ex villaggio minerario.

Andando verso Sud, invece, da non perdere sono le spiagge del Golfo del Leone di Gonnesa che mette a disposizione oltre 3 km di lidi incontaminati. Tra queste merita una menzione la Plag’e Mesu – che tradotto significa “spiaggia di mezzo” – che è una grande lingua di sabbia bianca bagnata dal tipico mare cristallino della Sardegna. Essendo esposta dal maestrale, è particolarmente amata dai surfisti che qua trovano numerose onde da dominare.

Infine Funtanamare – Funtan’e Mari in campidanese – che è il tratto più lungo della zona e che conserva un aspetto selvaggio. Con sabbia fine dalle mille sfumature dorate e rosate, fa da letto a un’acqua marina che assume tinte che vanno dal verde smeraldo all’azzurro.

Affollatissima d’estate, in realtà è meta molto ambita anche durante i mesi invernali perché qui si può venire ad ammirare tutta la forza del mare. Inoltre, regala un’atmosfera dai profili magici al tramonto, quando i raggi del sole baciano le linee dello Scoglio di Pan di Zucchero e dei promontori di Masua che si innalzano a strapiombo sul mare.

Funtanamare, Sardegna

Fonte: iStock

La bella Spiaggia di Funtanamare
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Una spiaggia caraibica in Europa: alla scoperta di Pedn Vounder

Per rilassarsi nella meravigliosa cornice di una spiaggia caraibica, non è necessario partire alla volta dei Caraibi o delle Mauritius e affrontare ore e ore di volo: anche l’Europa vanta, infatti, la sua spiaggia caraibica, nominata tra le prime 50 al mondo secondo la classifica a cura di Big 7 Travel, a fianco delle eccezionali spiagge delle località esotiche.

Si tratta di Pedn Vounder, nel cuore della Cornovaglia, incastonata tra le splendide scogliere di Treryn Dinas, una delle spiagge più incantevoli del territorio, un autentico gioiello che andrebbe visto con i propri occhi almeno una volta nella vita.

Alla scoperta di Pedn Vounder, Caraibi d’Europa

Acque cristalline e morbida sabbia finissima e candida: è così che si presenta Pedn Vounder, all’estremità orientale della baia di Porthcurno da cui, durante la bassa marea in primavera, si può giungere a piedi. In tutti gli altri casi, si regala dopo aver percorso un sentiero tortuoso con vedute che lasciano senza parole.

Il promontorio a est è il luogo in cui si trova la famosa Logan Rock, un blocco rettangolare di granito che pesa circa 70 tonnellate e che può essere fatto oscillare avanti e indietro da una persona.

Insomma, una meta unica nel proprio genere, un tempo “spiaggia segreta” che, oggi, è una delle più apprezzate della Cornovaglia, salita alla ribalta sui giornali e, così, desiderata dalla maggior parte dei turisti che si trovano in zona.

Il mare limpidissimo e turchese invita a rigeneranti tuffi e nuotate, ideale per lo snorkeling, e la baia è un vero spettacolo, incastonata tra scogliere rocciose, uno capolavoro della natura che ha fatto anche da location cinematografica nella prima serie dello show televisivo di successo Poldark.

È la destinazione perfetta per chi desidera rilassarsi e staccare dalla frenetica vita di tutti i giorni e trascorrere momenti preziosi e indimenticabili ammirando la bellezza incredibile del paesaggio.

Cosa sapere per godersi appieno la spiaggia caraibica in Europa

Ecco alcuni consigli per visitare in totale sicurezza e serenità la remota Pedn Vounder.

Dove parcheggiare

Arrivando in auto, sono due i parcheggi tra cui scegliere ed entrambi prevedono una passeggiata per raggiungere la spiaggia: uno è a Porthcurno (leggermente più lontano) mentre l’altro si trova nel villaggio di Treen, più vicino al litorale.

Il periodo migliore

Per godersi appieno Pedn Vounder è importante informarsi sugli orari delle maree poiché, inevitabilmente, quando la marea è alta vi è meno spiaggia.

Altro aspetto da tenere in considerazione è l’affollamento. Infatti, siccome è diventata così famosa, la spiaggia è molto gettonata: meglio andare al mattino presto oppure verso la fine della giornata.

Ci sono strutture sulla spiaggia di Pedn Vounder?

La spiaggia è immersa totalmente nella natura e non dispone di servizi igienici, bar o negozi, per cui occorre portare con sé tutto ciò di cui si ha necessità.

È comunque presente un bagno vicino al parcheggio Treen.

Come arrivare alla spiaggia di Pedn Vounder lungo il sentiero della costa sud-occidentale

Parcheggiando a Treen, prendete il sentiero di fronte ai servizi igienici appena fuori dal parcheggio: sono circa 10 minuti a piedi fino alla spiaggia.

Considerato il terreno, è consigliabile indossare scarpe da ginnastica o da trekking.

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Le scogliere dipinte da Friedrich esistono davvero: sono mozzafiato

Quante volte abbiamo immaginato di poter entrare in quadro e di ammirare dal vivo la bellezza di quei luoghi con i nostri occhi? Scenari resi immortali dalle pennellate sapienti degli artisti, luoghi talmente straordinari da meritare di essere impressi per sempre su tela, in capolavori divenuti immortali.

Come le scogliere dipinte da Caspar David Friedrich nel 1818. Quelle rocce bianche a picco sul mare esistono davvero e sono mozzafiato. Per ammirarle dal vivo si deve andare sull’isola baltica di Rügen in Germania, un luogo che è stato capace di affascinare il pittore, mentre si triovava lì in viaggio di nozze con la moglie.

Le bianche scogliere di Rügen: qui il dipinto diventa realtà

Vedere dal vivo ciò che gli artisti hanno reso immortale su tela è un’esperienza unica. Tanti luoghi del mondo sono stati riprodotti diventando quadri celebri. Come dimenticare – ad esempio – La notte stellata sul Rodano dipinta da Vincent van Gogh durante il suo soggiorno ad Arles, oppure La montagna Sainte -Victoire di Paul Cézanne, in cui ha ritratto l’omonimo monte che si trova in Provenza. E ancora Le bianche scogliere di Rügen un dipinto di Caspar David Friedrich. Il dipinto si trasforma in un’ambientazione reale a Rügen, isola tedesca che si trova nel Mar Baltico. Lì si trovano un gruppo di scogliere in gesso che hanno il nome di  Stubbenkammer e si trovano all’interno del Parco Nazionale di Jasmund. Le scogliere arrivano a un’altezza di oltre 150 metri e – nella parte alta – sono incorniciate da foreste di faggio.

La loro particolarità è il colore bianco, che crea un suggestivo contrasto con l’ambiente circostante in cui abbondano l’azzurro e il verde. L’isola di Rügen è la più grande del Mar Baltico e , oltre alle scogliere, sono molto celebri le sue località balneari che si trovano nella zona sud orientale. Il collegamento con Stralsund è possibile grazie a un ponte che si sviluppa per circa 25 chilometri.

L’isola è molto affascinante, amata dai turisti e ricca di cose da fare. Basterà passeggiate nei centri abitati oppure in mezzo alla natura, ammirare le ambientazioni scenografiche e le bellissime località da visitare, come il capoluogo Bergen, oppure le cittadine di Binz e Putbus.

Per vedere le bianche scogliere, infine, si deve raggiungere il Parco Nazionale di Jasmund, lì ci sono punti panoramici da cui osservare le rocce che si gettano nel Mar Baltico.

Il quadro di Caspar David Friedrich diventa realtà e ci lascia senza fiato

E così, sull’isola tedesca, Le bianche scogliere di Rügen diventano realtà per gli occhi dei visitatori. Il quadro è stato realizzato dal pittore nel 1816 mentre si trovava lì in villeggiatura con la neo-sposa Caroline Bommer.

Nel quadro sono ritratti proprio loro due insieme al fratello della moglie, ma le loro figure non sono centrali: l’artista ha voluto lasciare il posto d’onore al paesaggio. E allora gli occhi si soffermano sulle rocce affilate e bianche, sugli alberi che fanno da contorno e sull’azzurro del mare sullo sfondo: un gioco di contrasti e di colori che lascia senza fiato sia osservando il quadro sia ammirandolo dal vivo.

Per immergersi nella sua atmosfera dobbiamo raggiungere l’sola di Rügen, oppure andare a vedere il quadro che si trova presso la Collezione Oskar Reinhart Am Römerholz, a Winterthur in Svizzera.

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La migliore località della Liguria dove andare quest’estate

La Liguria è una delle destinazioni estive per eccellenza, ricca di località balneari dove godere appieno della bellezza del mare e delle spiagge, sia sabbiose che contornate da scogli e ameni scorci selvaggi.

A soli 12 chilometri dalla cosmopolita Genova, infatti, appare Sori, un delizioso e tranquillo antico borgo di pescatori che si specchia tra le onde e sale a incontrare il verde dell’entroterra.

Una vera sorpresa da conoscere e apprezzare.

Sori e le sue frazioni, tra le mete top del Golfo Paradiso

Una rilassante baia del Golfo Paradiso, nell’incanto della Riviera Ligure di Levante, accoglie Sori, tra le alte scogliere e la costa rocciosa tra la famosa Recco e Pieve Ligure, una meta dove trascorrere piacevoli giornate lontano dalla frenesia delle città e della vita di tutti i giorni, dedicandosi soltanto ad ammirare le vivaci case colorate dei borghi marinari liguri, il volo dei gabbiani e le barche che riposano sulla riva.

Una passeggiata tra le vie, dove arriva il profumo di salsedine, regala vedute uniche sull’abitato, sulla costa che prosegue all’orizzonte, e sulle colline terrazzate e gli uliveti che ospitano le frazioni di Sori, in posizione dominante sul blu, ideali per escursioni e trekking nel cuore della natura:

  • Sant’Apollinare, con chiesa romanica del 1195 con il sagrato da cui si gode di una splendida vista sulla vallata di Sori, la costa a picco sul mare e Punta Chiappa verso il promontorio di Portofino;
  • San Bartolomeo, piccolo nucleo di case sparse attorno alla chiesa del XII secolo;
  • Lago, con la cappella intitolata alla Madonna di Lourdes;
  • Capreno, a mezza costa, con la settecentesca Chiesa di San Pietro ricca di marmi, quadri e affreschi, e un bosco di castagni ideale per rigeneranti camminate;
  • Canepa, con l’abitato che rispecchia la tipica disposizione a schiera delle case genovesi;
  • Teriasca, di probabile origine cinquecentesca, raccolto attorno alla Chiesa di San Lorenzo;
  • Sussisa, di origine rurale, con punti di aggregazione nella Chiesa di San Matteo e nella Società Operaia e Contadina;
  • Levà, borgo di mezza costa con la Chiesa della Provvidenza, risalente al Settecento.

Cosa vedere nel borgo di Sori

spiaggia sori liguria

Fonte: iStock

Scorcio della spiaggia di Sori

Già il tragitto pedonale che conduce dalla stazione ferroviaria al cuore del borgo prepara alla meraviglia dell’abitato che si affaccia sulla spiaggia: punti top sono la piazzola panoramica da cui si ammirano il cuore pulsante su cui si staglia l’iconico campanile della Chiesa di Santa Margherita, le colline, il mare e l’orizzonte a perdita d’occhio, e la rossa panchinaViviAmo Sori“.

Scesa la scalinata, ecco poi la meta: la baia con la spiaggia di ghiaia a due passi, la Parrocchiale il cui interno è impreziosito da marmi, stucchi e pregevoli dipinti settecenteschi, e il carruggio principale, Via Sant’Erasmo, ombreggiato da due file di case colorate, sfidante salita che porta in premio altre chicche di Sori: la panoramica piazzetta omonima, l’Oratorio sede di manifestazioni culturali e musicali, e, girato l’angolo, la casa natale di Tommaso Picasso, il bisnonno del celeberrimo pittore.

Scoprire gli angoli caratteristici del borgo marinaro si accompagna al suono delle onde e a soste di puro relax sulla sabbia che ne è parte integrante.

Ma, prima di andare via, vi sono ancora due tappe da includere nel territorio: lungo Via Sauli, il Santuario della Madonna delle Grazie, custode dell’icona della Madonna Nera, e, presso la già citata frazione di Sant’Apollinare, l’omonima chiesa con il suo sagrato da cui la vista lascia davvero senza fiato.

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La scogliera verticale che arriva sulle nuvole

Il mondo che abitiamo è un posto meraviglioso che pullula di meraviglie che si aprono davanti e intorno a noi, a ogni passo compiuto, e che aspettano solo di essere scoperte ed esplorate. Tuttavia esistono alcuni luoghi, situati in posizioni strategiche, che ci consentono di ammirare quelle bellezze in maniera inedita e straordinaria grazie a viste privilegiate che ci regalano la sensazione di poter sfiorare il cielo con un dito.

Stiamo parlando delle torri e dei grattacieli, dei massicci montuosi e delle vette straordinarie, quelle da raggiungere, non con poca fatica, ma che sanno ripagare con quelle che sono viste mozzafiato e incredibili.

Ed è proprio verso un’altezza vertiginosa che vogliamo condurvi oggi, sulla cima di una scogliera verticale che svetta per oltre 1.000 metri di altezza e che permetterà agli avventurieri più impavidi di arrivare sulle nuvole.

Il maestoso Monte Thor

Per ammirare quella che è la parete verticale naturale più alta del pianeta, dobbiamo organizzare un viaggio dall’altra parte del mondo, proprio quello che ci conduce tra alcune delle bellezze naturalistiche più suggestive di sempre.

La nostra avventura comincia in Canada, tra le bellezze selvagge e incontaminate del Parco nazionale Auyuittuq, sull’isola di Baffin. Con un’estensione di oltre 20.000 chilometri quadrati, quest’area ospita alcuni dei paesaggi più spettacolari del mondo intero.

Qui, infatti, è possibile ammirare la natura artica, selvaggia e primordiale, in tutta la sua bellezza, quella fatta di ghiacciai, campi sterminati, fiordi e massicci montuosi. Il parco, già riserva nazionale fin dagli anni ’70, ospita anche il suggestivo Monte Thor, una montagna che supera i 1.600 metri di altezza che conserva quella che è la scogliera verticale più alta del mondo intero.

La parete naturale che conduce tra le nuvole

Non sono solo le dimensioni del Monte Thor a incantare e a lasciare attoniti tutti gli avventurieri che si spingono in questo parco selvaggio, ma è anche la sua inclinazione. Il massiccio, infatti, è caratterizzato da una parete verticale che si erge per 1250 metri e che è stata riconosciuta all’unanimità come la più alta del mondo.

L’inclinazione media di questa scogliera è di 105 gradi, questo vuol dire che la parete appare agli occhi di chi guarda come un muro verticale che svetta verso l’alto, fino a sfiorare il cielo. Non è un caso che, con il tempo, il Monte Thor sia diventato il sogno proibito di moltissimi scalatori.

Un sogno che però, negli anni, è stato realizzato dagli avventurieri impavidi ed esperti. La parete verticale, infatti, è stata scalata per la prima volta dai membri del team dell’Arctic Institute of North America, gli stessi che hanno conquistato per primi la cima della Torre Nord del Monte Asgard.

Oggi moltissimi scalatori, provenienti da ogni dove, raggiungono questo paradiso selvaggio del mondo proprio per avventurarsi in quella che è l’arrampicata sulla roccia più sensazionale del mondo.

Anche se non avete intenzione di avventurarvi in una salita epica, raggiungere il Parco nazionale Auyuittuq può trasformarsi comunque in un’esperienza indimenticabile, soprattutto per gli amanti della natura. Qui, infatti, non solo potrete ammirare tutta la grandezza del Monte Thor, ma potrete anche campeggiare tra le grandi bellezze che appartengono a questo territorio.

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La strada più bella del mondo è in Irlanda. Scopri la Causeway Coastal Route

Con un passato leggendario e paesaggi così iconici da essere scelti spesso come set per produzioni cinematografiche e televisive (come la celebre Game of Thrones), la Causeway Coastal Route è una meta imperdibile per chi cerca una vacanza che unisca storia, panorami indimenticabili e sport, tra trekking, bicicletta, kayak e molto altro. La strada, lunga circa 250 km, collega la città di Belfast a Derry-Londonderry nell’Irlanda del Nord e, dipanandosi tra villaggi, scogliere a picco, cattedrali, vallate verdi smeraldo e cittadine di mare, riesce a trovare un perfetto equilibrio tra le sue due anime, la vivacità dei centri abitati e l’affascinante senso di solitudine della sua natura incontaminata.

Scogliere, spiagge e la potenza dell’oceano

Il mare è l’assoluto protagonista nel percorso lungo la Causeway Coastal Route, insieme alla sua biodiversità e alla sua peculiare fauna. Le scogliere a picco, attraversate dal vento sferzante, le insenature raggiungibili solo in barca, le spiagge dalla sabbia bianca come la White rocks beach offrono l’occasione sia per pause rigeneranti che per esperienze adrenaliniche
Da non perdere anche la passeggiata lungo il sentiero The Gobbins tra portali nella roccia, grotte e affioramenti di una bellezza primordiale. Progettato dall’ingegnere ferroviario Berkeley Deane Wise nel 1902, tra ponti d’acciaio e gallerie nella roccia, il percorso è ideale per ammirare la ricca fauna marina locale.
Nei pressi di Ballintoy, nella contea di Antrim in Irlanda del Nord, è possibile ammirare The Elephant Rock, una formazione rocciosa nell’acqua dall’aspetto di un elefante. La leggenda narra che si tratti di un vero animale, pietrificato dalla lava di un antico vulcano. Uno dei posti più suggestivi da fotografare al tramonto.

Sentiero Gobbins – Tourism Ireland

Giant’s Causeway

Considerata l’ottava meraviglia del mondo, la Giant’s Causeway, una distesa di 40mila colonne di basalto bagnate dalle onde, risalenti a circa 60 milioni di anni fa e alte fino a 30 metri, è un pezzo di natura unico nel suo genere. Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, ha ispirato molte leggende nei millenni e ancora oggi è una delle mete più ricercate e visitate dell’Irlanda del Nord. Il modo migliore per godere del luogo è organizzare una visita all’alba o al tramonto, quando la luce del sole crea i migliori giochi di luce sulle incredibili rocce esagonali.

Giant’s Causeway – Tourism Ireland

Villaggi, castelli e cattedrali

Attraversare la Causeway Coastal Route è l’occasione perfetta per visitare suggestivi villaggi dall’animo vivace, dall’ottima cucina e dalla calorosa accoglienza. A Glenarm, splendido borgo georgiano nella contea di Antrim, potrai ammirare l’elegante architettura del XXVII secolo. Cushendun, sempre nella contea di Antrim, è il luogo ideale per scattare foto ricordo, con il suo fascino da perfetta cartolina marittima. Non perdere l’occasione di visitare il Mussenden Temple, contea di Londonderry, scenografico tempietto che si affaccia sul mare a Castlerock, o le rovine dell’imponente Dunluce Castle (contea di Antrim).
Raggiungi Glenarm Castle nella contea di Antrim, per l’ora del tè e fermati a dormire nella casa del mulino. Ti sembrerà di fare un viaggio nel tempo.

Castello di Glenarm – Tourism Ireland

Un whiskey a Bushmills

Non è Irlanda del Nord senza un buon bicchiere di whiskey. Il villaggio di Bushmills, nella contea di Antrim, è conosciuto come il luogo della più antica distilleria ancora in attività dell’isola. Nel 1608, Re Giacomo I concesse proprio qui la prima licenza per distillare il celebre whiskey irlandese, dal gusto puro e delicato, e ancora oggi i turisti arrivano nel pittoresco borgo per assaggiare il prezioso distillato.

Per scoprire di più sulle bellezze della Causeway Coastal Route e sulle attività da praticare in zona, ascolta il nostro podcast dedicato.

In collaborazione con Turismo Irlandese