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Camminare sulla Via degli Abati: tutto quello che devi sapere

La Via degli Abati è un cammino affascinante e poco battuto che si snoda tra l’Emilia-Romagna e la Toscana, attraversando l’Appennino settentrionale su sentieri impervi e suggestivi. Lunga circa 190 km, collega la città di Pavia a Pontremoli, passando per il borgo storico di Bobbio, cuore spirituale del percorso. È conosciuta anche come la Francigena di montagna, proprio perché in epoca longobarda rappresentava una via alternativa alla più famosa Via Francigena, preferita dagli Abati di San Colombano per raggiungere Roma evitando le pianure insicure e paludose.

Oggi questo itinerario si rivolge a camminatori esperti, amanti delle lunghe traversate e delle atmosfere autentiche, lontane dai circuiti più turistici. La Via degli Abati è un’esperienza che unisce spiritualità, fatica, immersione nella natura e scoperta di luoghi dove il tempo sembra essersi fermato. Attraversare valli isolate, crinali silenziosi e antichi borghi significa entrare in contatto con una dimensione diversa del viaggio, più intima e contemplativa.

Le origini e la storia del cammino

La nascita della Via degli Abati è legata alla figura di San Colombano, monaco irlandese fondatore dell’Abbazia di Bobbio nel VII secolo, e agli abati che nei secoli successivi si spostavano da Bobbio verso Roma per motivi religiosi o politici. In epoca longobarda, tra il VII e l’VIII secolo, questo tracciato montano costituiva una delle vie di comunicazione più sicure e veloci tra il Nord e il Centro Italia, grazie al sostegno dei sovrani longobardi che favorivano i monaci colombaniani.

A differenza della Via Francigena, che passava per la Pianura Padana e i territori allora instabili del Ducato di Tuscia, la Via degli Abati si sviluppava interamente tra i monti, attraverso una fitta rete di mulattiere, boschi e valichi appenninici. Per secoli fu percorsa da pellegrini, ecclesiastici e viandanti che trovavano ospitalità nei monasteri e negli ospizi lungo la strada. Con l’abbassamento dell’influenza monastica e lo sviluppo delle vie più agevoli in pianura, il cammino fu progressivamente dimenticato, fino al suo recente recupero da parte di associazioni e appassionati di cammini storici.

Le tappe della Via degli Abati

Il cammino della Via degli Abati si articola in otto tappe principali, ognuna con caratteristiche ambientali e tecniche ben distinte. Si parte dalla pianura lombarda per poi attraversare l’Appennino emiliano e toscano, lungo un itinerario che alterna sentieri boschivi, strade sterrate, borghi isolati e panorami montani mozzafiato.

Tappa 1: da Pavia a Colombarone

(25,8 km, 217 D+, 36 D-, 6h 30’)

La prima tappa parte dal centro storico di Pavia, affiancando l’Università e le torri medievali prima di uscire verso il verde del Parco del Ticino. Si cammina tra strade sterrate e campi agricoli fino al suggestivo Ponte della Becca, dove si attraversa il Po. Superato il fiume, si entra nel territorio collinare dell’Oltrepò Pavese, tra cascine e vigneti, salendo dolcemente verso Colombarone, piccolo nucleo rurale situato a 236 metri di altitudine.

Tappa 2: da Colombarone a Pometo

(16,7 km, 649 D+, 352 D-, 5h 15’)

Tappa breve ma intensa per dislivello, che si sviluppa tra paesaggi collinari ricchi di vigneti e boschi. Lungo il percorso si alternano strade sterrate e asfaltate, con passaggi in piccoli centri abitati della Val Versa. Il territorio è tipicamente agricolo e caratterizzato da colline morbide, punteggiate da filari di vite. L’arrivo è a Pometo, frazione di alta collina a 537 metri, famosa per la produzione di pane e salumi.

Tappa 3: da Pometo a Bobbio

(28,9 km, 984 D+, 1225 D-, 8h 30’)

Una delle tappe più impegnative e panoramiche del cammino. Si scende inizialmente verso Caminata e il torrente Tidone, per poi affrontare una lunga e variegata salita tra sentieri boschivi e strade bianche. Dopo il borgo di Grazzi, si raggiunge il Giardino Alpino di Pietra Corva, ricco di specie botaniche rare. Costeggiando il versante del Monte Penice, si attraversano suggestivi borghi appenninici fino alla discesa finale su Bobbio, splendido borgo medievale e centro spirituale del cammino.

Tappa 4: da Bobbio a Nicelli

(19,9 km, 1187 D+, 407 D-, 7h 15’)

Si lascia Bobbio risalendo la valle del Trebbia fino al borgo di Coli, per poi proseguire in direzione della Sella dei Generali, spartiacque tra la Val Trebbia e la Val Nure. La salita si svolge in ambienti montani aperti, tra prati d’altura e boschi. Dal passo inizia la discesa verso Nicelli (quota 1050 m), o in alternativa verso Mareto, entrambe località con possibilità di pernottamento. Tappa dal forte impatto paesaggistico, adatta a chi cerca silenzi e natura incontaminata.

Tappa 5: da Nicelli a Groppallo

(16,5 km, 542 D+, 659 D-, 5h 30’)

Dopo la notte in quota, si scende progressivamente verso il fondovalle della Val Nure, attraversando piccoli borghi collinari collegati da sentieri e tratti di asfalto poco trafficato. Il punto più basso si raggiunge a Crocelobbia, dove si può decidere se guadare il torrente o allungare leggermente la tappa passando da Farini, paese con qualche servizio utile. Da qui si risale il versante opposto, tra boschi e sentieri, fino al borgo di Groppallo, a 935 metri, tappa tranquilla e raccolta.

Tappa 6: da Groppallo a Bardi

(21,2 km, 557 D+, 857 D-, 6h 45’)

Questa tappa conduce verso uno dei luoghi più scenografici del cammino. Si lascia Groppallo attraversando piccole frazioni e si raggiunge Bruzzi, da cui si prosegue in salita verso il Passo di Linguadà. In alternativa, è possibile seguire una variante più impegnativa che sale fino al Monte Lama, con panorami mozzafiato. Dopo il passo, la discesa è lunga ma agevole, fino ad arrivare a Bardi, dominata dal suo maestoso castello medievale e affacciata sulla valle del torrente Ceno.

Tappa 7: da Bardi a Borgo Val di Taro

(33,3 km, 1195 D+, 1410 D-, 9h 30’)

La tappa più lunga e forse più impegnativa di tutta la Via degli Abati. Si lascia Bardi scendendo fino al Ponte Ceno, per poi risalire il versante opposto attraverso piccoli borghi come Monastero, Brè e Pieve di Gravago. Il paesaggio è sempre più montano e selvaggio. Dopo Osacca, si affronta l’ultimo tratto di salita prima di scollinare e iniziare una lunga discesa verso il fondovalle del Taro. L’arrivo è a Borgo Val di Taro (Borgotaro), cittadina vivace e ricca di servizi.

Tappa 8: da Borgo Val di Taro a Pontremoli

(33,9 km, 1029 D+, 1080 D-, 9h 30’)

Ultima e spettacolare tappa del cammino. Si lascia Borgotaro attraversando il ponte sul torrente Taro, per poi salire attraverso S. Vincenzo e Valdena fino al crinale del Passo del Borgallo, dove si trova un cippo commemorativo sul confine tra Emilia-Romagna e Toscana. Da qui la vista si apre su crinali panoramici, cascate e boschi fitti. La lunga discesa toscana conduce a luoghi suggestivi come il lago Verde e Cervara, fino a raggiungere l’elegante centro storico di Pontremoli, punto d’arrivo ufficiale della Via degli Abati.

Si può percorrere in bicicletta?

La Via degli Abati è percorribile anche in bicicletta, ma è importante specificare che non si tratta di un cammino pensato in origine per il cicloturismo. I tratti più impegnativi, con pendenze accentuate, fondi sconnessi e sentieri stretti, rendono il percorso adatto soprattutto a chi dispone di una mountain bike o una gravel con assetto tecnico e un buon allenamento.

Alcune tappe richiedono spinte a mano nei tratti in salita su fondo accidentato o nelle discese tecniche. Tuttavia, esistono varianti su asfalto che consentono di evitare le porzioni più impervie, mantenendo comunque l’impronta storica e paesaggistica del cammino. In particolare, tra Colombarone e Bobbio e tra Groppallo e Bardi, si possono seguire strade secondarie panoramiche e poco trafficate.

Il percorso e le caratteristiche tecniche

La Via degli Abati è un cammino di montagna che richiede buona preparazione fisica e spirito di adattamento. Il percorso si sviluppa per circa 190 km, con un dislivello complessivo in salita superiore ai 6.000 metri, distribuito in otto tappe di lunghezza variabile, alcune delle quali superano i 30 km. La maggior parte dell’itinerario si snoda su sentieri CAI, strade bianche e tratti asfaltati secondari, spesso immersi in aree boschive o collinari poco antropizzate.

La segnaletica è generalmente presente ma non sempre omogenea: si consiglia di viaggiare con una mappa aggiornata, tracce GPS e possibilmente una guida cartacea. Alcune tappe presentano lunghi tratti senza fonti d’acqua o punti di ristoro, soprattutto tra Groppallo e Bardi o tra Bardi e Borgotaro. Per questo è importante organizzare bene le scorte giornaliere e conoscere in anticipo i luoghi di rifornimento.

Il periodo ideale per percorrere la Via degli Abati va da maggio a ottobre, evitando i mesi più freddi in cui i tratti montani possono essere innevati o impraticabili. In estate, invece, è bene partire presto al mattino, soprattutto nelle tappe più lunghe ed esposte al sole.

Come organizzarsi

Affrontare la Via degli Abati richiede una buona pianificazione. Il cammino è meno frequentato rispetto ad altri itinerari più noti, quindi è fondamentale partire con tutto il necessario per affrontare giornate lunghe, spesso in territori isolati e privi di servizi. La prima cosa da fare è procurarsi una traccia GPS affidabile e una guida dettagliata: la segnaletica può essere discontinua, soprattutto in alcuni tratti montani.

Non esistono al momento servizi strutturati di trasporto bagagli lungo tutto il percorso, per cui è necessario viaggiare in autonomia completa. Lo zaino non dovrebbe superare i 7-8 kg, comprensivi di acqua, cibo, abbigliamento tecnico a strati e materiale impermeabile.

Dove dormire

Lungo la Via degli Abati è possibile trovare strutture ricettive di tipo semplice, in linea con lo spirito sobrio e autentico del cammino. Si alternano B&B familiari, case private, ostelli parrocchiali e, in alcuni casi, strutture convenzionate con le associazioni locali. È importante pianificare per tempo le soste: molte strutture hanno posti limitati e, soprattutto nei piccoli borghi, potrebbero non essere sempre aperte o raggiungibili senza prenotazione.

A Bobbio, Bardi e Borgotaro l’offerta è più ampia, con possibilità di pernottamento anche in albergo. In località più isolate, come Colombarone, Nicelli o Groppallo, si trovano accoglienze più spartane, ma spesso curate e accoglienti. Alcune tappe offrono ospitalità del pellegrino a offerta libera, ma è buona prassi contattare in anticipo i gestori per verificare disponibilità e condizioni.

Un consiglio utile è consultare il sito ufficiale del cammino o le guide aggiornate, dove sono spesso elencati i recapiti telefonici, gli orari di apertura e le strutture consigliate per ogni tappa.

Come arrivare e tornare

Il punto di partenza più comune della Via degli Abati è Pavia, facilmente raggiungibile in treno da Milano (30-40 minuti) e da altre città del Nord Italia. La stazione ferroviaria di Pavia si trova a pochi minuti a piedi dal centro, da cui inizia il cammino vero e proprio.

L’arrivo è previsto a Pontremoli, in Toscana, nella provincia di Massa-Carrara. Anche Pontremoli è ben servita dalla linea ferroviaria Parma–La Spezia, con collegamenti comodi verso entrambe le direzioni. Da Pontremoli è possibile proseguire il viaggio o rientrare con i treni regionali verso Milano, Genova o Firenze, cambiando a La Spezia o Parma.

In alternativa, per chi volesse spezzare il cammino, ci sono collegamenti pubblici intermedi da località come Bardi o Borgo Val di Taro, ma è sempre consigliato verificare in anticipo gli orari: in molte zone appenniniche i mezzi pubblici sono limitati e poco frequenti, specialmente nei weekend e nei giorni festivi.

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Alla scoperta di Pavia, la città delle 100 torri festeggia i 500 anni dalla celebre battaglia

Il 2025 è un anno importante per Pavia, il capoluogo lombardo a due passi da Milano celebra cinque secoli dalla famosa battaglia con un calendario ricco di eventi e appuntamenti. Tra rievocazioni storiche, commemorazioni ed eventi, dalla primavera è il momento migliore per visitarla. A poca distanza dal capoluogo lombardo, è un vero gioiellino con un patrimonio artistico e culturale di livello da scoprire. Tra i punti di partenza? L’università, che vince il titolo di una delle più antiche d’Europa ma anche la ricostruzione del ponte coperto, simbolo della città e alcune delle basiliche più belle della regione.

500 anni dalla battaglia di Pavia

Il 23 febbraio si è svolta la rievocazione della battaglia storica coinvolgendo oltre 500 figuranti provenienti da tutta Italia e persino dall’estero. Con oltre 800 spettatori ha dato il via alle celebrazioni di un anniversario storico importante inaugurando un calendario ricchissimo di appuntamenti per ricordare la sconfitta dei francesi sul territorio. Dal 30 marzo si prosegue con il “Corri battaglia di Pavia”, una gara podistica che attraversa i luoghi cult della città per poi aprire la mostra documentale “la miseranda Citade”. Pavia assediata 1522-1527” presso la biblioteca civica. Dal 9 ottobre al 23 dicembre ci sarà invece la mostra libraria “il silenzio della stampa” presso il salone Teresiano della biblioteca dell’ateneo.

L’università di Pavia, la più antica d’Europa

Molti non lo sanno ma proprio a Pavia sorge uno degli atenei più antichi d’Italia e persino d’Europa, anzi il più antico in assoluto. Nata nel 1361, è tra le università più prestigiose tanto da aver ospitato menti eccelse quali il genio di Alessandro Volta che ha “domato” l’elettricità, Camillo Golgi che con il suo occhio acuto, ha scrutato i segreti della biologia, meritandosi il premio Nobel e Giulio Natta e Carlo Rubbia, le cui ricerche hanno cambiato per sempre il mondo della chimica e della fisica. Voluta da Maria Teresa d’Austria, la sede centrale che si trova nel cuore del centro storico non è solo tempio di sapere: passeggiare tra i cortili dà modo di vivere appieno la cittadina scelta spesso da studenti fuorisede e provenienti da programmi Erasmus. Uno dei cortili più belli? Quello dei tassi e quello delle magnolie: tra glicini fioriti e zone silenziose, sembra di non essere a due passi dalle vie più trafficate del capoluogo.

Visitare l'università di Pavia

Fonte: iStock

Uno dei cortili dell’università di Pavia

Il ponte coperto e il “borgo basso”

Simbolo della città, e forse il monumento più fotografato, è proprio il ponte coperto. Nonostante oggi sia uno dei punti nevralgici della passeggiata in centro, non molti sanno che non è il monumento originale. Proprio sporgendosi dalle ringhiere ci si rende conto che si tratta di una ricostruzione. Il ponte di origine romana è stato bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale e poi ricostruito, leggermente spostato. Gli occhi più attenti, infatti noteranno che non è perfettamente allineato a Strada Nuova come invece era il precedente. Come caratteristica ha proprio la sua copertura e una curiosissima cappella accessibile per pochi giorni all’anno tramite una scala a chiocciola dedicata a San Giovanni Nepomuceno.

Dopo averlo attraversato tutto ci si trova davanti ad una splendida cartolina: quella del “Borgo Basso”. Il nome deriva proprio dalla sua posizione, più bassa rispetto alla parte rialzata del centro. Molti riconosceranno le casette colorate che vengono spesso sommerse quando il fiume esonda. Simbolo della zona il monumento alla lavandaia che ricorda le donne che lavavano i panni sulle rive, canticchiando melodie verdiane per rendere più leggero il lavoro. E poco più in là, sulla parete di una casa rossa, una figura fa capolino con aria beffarda: è la Linguacciona del Borgo, una scultura che, secondo la leggenda, sbeffeggiava proprio quelle lavandaie, note per i loro pettegolezzi.

Il ponte coperto di Pavia

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Visitare Pavia, il Ponte Coperto che collega strada nuova al borgo basso

Basilica di San Michele

Nonostante tutti dicano di non perdere il Duomo, tra le chiese più belle di Pavia c’è la Basilica di San Michele Maggiore. Una vera chicca che i local consigliano sempre di scoprire, sia dall’interno sia dall’esterno. Lo stile è un romanico puro e tra navate austere e sculture ricche di fascino sa lasciare tutti a bocca aperta. Motivo in più per visitarla? È stata restaurata da poco, quindi è al massimo della sua meraviglia. La facciata sembra custodire segreti scolpiti nel tempo e al suo interno i giochi di luce invitano al raccoglimento. Non molti sanno che proprio qui avveniva l’incoronazione dei re, oggi ricordata tramite un mosaico nella navata in prossimità di dove veniva collocato il trono.

Duomo di Pavia

Il duomo di Pavia ha una cupola di dimensione notevole e un interno riccamente decorato. Il progetto, firmato da grandi architetti accoglie i visitatori con un interno ampio e luminoso. Non distante si trova il ricordo della torre civica crollata nel 1989 in modo improvviso ma sempre nel cuore dei local. In piazza vengono spesso ospitati mercatini e altri eventi, seppur non si tratti del ritrovo principale dei pavesi che invece ritengono piazza della Vittoria il vero fulcro del centro storico.

Il castello visconteo con i musei civici

La dominazione dei Visconti a Pavia è testimoniata dalla presenza del castello. Una fortezza che sembra uscita dai libri di storia e oggi circondato ad un giardino pubblico frequentato da bambini e famiglie. In primavera, con alberi in fiore e prati curati, è il luogo perfetto da scoprire. Al suo interno sono custoditi i musei civici con numerose sale che custodiscono tesori d’arte e archeologia.

Castello visconteo pavese

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Castello visconteo, simbolo di Pavia

Piazza della Vittoria e il broletto

Come accennato, se si chiedesse ad un pavese di incontrarsi in piazza, sicuramente farebbe riferimento a quella della Vittoria. Vivace, elegante, ricca di locali, è il luogo perfetto per un aperitivo con un calice di vino locale. A dominare uno dei lati il Broletto, l’antico palazzo comunale oggi è utilizzato per mostre ed esposizioni. Quando brilla il sole qui, negozi e botteghe fanno vivere a pieno la cittadina che ha il pregio di essere cosmopolita grazie al via vai di giovani universitari provenienti da tutto il mondo.

Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro

Le strade di Pavia hanno tantissime chicche nascoste tra cui chiese ed edifici sacri. Uno dei più amati è la basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Qui riposano le spoglie di Sant’Agostino, il grande filosofo e teologo, e di Severino Boezio, autore della Consolazione della Filosofia. La loro presenza rende questo luogo un crocevia tra fede, sapere e riflessione. La pace profonda sembra incarnare il pensiero dei due filosofi tanto da essere inserita tra i luoghi di pellegrinaggio per chi percorre la via Francigena.

Le torri medievali e la leggenda

Pavia è chiamata la città delle 100 torri. Un soprannome che viene spesso attribuito a molte località ma che qui sembra aver preso la definizione con grande serietà. Osservando lo skyline da un punto strategico come il ponte dell’impero ci si rende conto di quante svettano, nonostante molte siano state eliminate nel tempo. Sembrerebbe che queste costruzioni siano legate ad una leggenda: una “strega” avrebbe promesso fama e soldi a chi sarebbe riuscito a costruire la torre più alta della città.

La certosa di Pavia a due passi dal centro

Nonostante non si trovi in centro ma a pochi chilometri (raggiungibile anche in treno), la Certosa di Pavia è uno dei monumenti da non perdere. Non un semplice monastero ma un capolavoro senza tempo a cui si accede con un’offerta fatta alle guide religiose che raccontano il luogo. La facciata è un’esplosione di marmi scolpiti e decorazioni raffinate: chi la visita resta spesso senza parole per la ricchezza di particolari. Corridoi silenziosi e chiostri sono una delle meraviglie della dinastia Visconti-Sforza e in primavera è particolarmente suggestiva da visitare.

La certosa di Pavia

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Visitare la splendida certosa di Pavia a due passi dal centro

Curiosità che forse non conosci su Pavia

Pavia ha ospitato menti eccelse e non tutte semplicemente legate all’ateneo. Uno tra tutti? Einstein che ha abitato qui nel 1894 quando i suoi genitori si trasferirono in città. Oltre a lui la penna di Ugo Foscolo è ricordata proprio per gli anni in cui vi ha dimorato. La città è stata un polo industriale importante anche se è soprattutto la produzione di vini in Oltrepo e la creazione di scarpe nel distretto di Vigevano che ha reso la località particolarmente attrattiva dal punto di vista del business. Nei dintorni della città sono custoditi borghi medievali premiati tra i più belli d’Italia: Fortunago, Zavattarello e Varzi sono solo alcuni esempi, ma c’è davvero tanto da scoprire dal punto di vista storico e dell’enogastronomia. Un altro luogo da non perdere è il teatro Fraschini, utilizzato persino per riprese di film e serie TV come “Belcanto”. L’interno riccamente decorato è stato costruito nel 1771 su richiesta di marchesi e conti della zona. Ha una tipica pianta a ferro di cavallo ed è impreziosito da palchetti e un soffitto affrescato.

Pavia viene spesso ignorata ma in realtà è un capoluogo lombardo da visitare. Si trova a meno di 30 minuti di treno da Milano, è ben collegata e fa parte dei percorsi ciclopedonali turistici della via Francigena e della via del Sale.

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Perché questo è l’anno giusto per visitare Pavia

Nonostante non sia grandissima, Pavia è uno scrigno di tesori, meta ideale per una gita fuori porta tra relax e cultura alla scoperta delle innumerevoli meraviglie storiche e architettoniche che custodisce.

E il 2023 è l’anno giusto per aggiungerla alla lista dei luoghi da visitare: infatti, la città della Certosa festeggia il 1300 anniversario di Sant’Agostino, Vescovo di Ippona e Padre della Chiesa, le cui spoglie giunsero dalla Sardegna nella provincia lombarda nel 723, ora conservate a Pavia nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro.

Per l’occasione, sono previsti una serie di coinvolgenti appuntamenti con tre itinerari turistici al centro di tour guidati con in abbinamento anche degustazioni enogastronomiche.

Tutti coloro che parteciperanno, riceveranno inoltre uno speciale “passaporto” da completare con un tutti i timbri per ogni luogo visitato: a chi terminerà almeno un itinerario e presenterà il passaporto, timbrato a testimonianza del completamento, a uno degli esercizi del “circuito di accoglienza e ricettività”, verrà consegnato un souvenir di “Pavia, Città di Sant’Agostino” in segno di riconoscenza e gratitudine.

La mostra “Sant’Agostino. La luce e l’immagine”

Fulcro delle iniziative per il 2023 a Pavia è la mostra permanente, interattiva e immersiva, fino a fine anno, “Sant’Agostino. La luce e l’immagine” presso i Musei Civici del Castello Visconteo, per approfondire la dimensione spirituale, religiosa, artistica e umana del santo e il suo legame con la città.

Curata dal personale scientifico dei Musei e realizzata da camerAnebbia, specialista in installazioni multimediali interattive per i beni culturali, l’esposizione unisce il fascino senza fine della pittura italiana con l’innovativa tecnologia contemporanea per un’esperienza suggestiva e immersiva come non mai.

La Sala del Rivellino è stata ripensata ad hoc per accogliere la mostra e si presenta come uno “spazio esperienziale” in cui i visitatori diventano protagonisti grazie alle video installazioni interattive che conducono attraverso un inedito viaggio tra i capolavori artistici per scoprire il pensiero e la vita di Sant’Agostino.

I tre itinerari da non perdere

Come accennato, nell’ambito delle iniziative per celebrare il santo a Pavia, oltre alla mostra, sono previsti tre itinerari dedicati.

Il primo è “Sant’Agostino e la città di Pavia“, predisposto per illustrare il legame tra il Padre della Chiesa e la città, e accompagna a conoscere un’interessante selezione di luoghi storici, di vita cittadina ed edifici religiosi di rilievo tra cui l’Università, una delle più antiche al mondo, che ospita il Museo per la storia dell’Università, la Chiesa di San Teodoro, racchiusa tra i vicoli lastricati, con splendidi affreschi ben conservati, e la Basilica del Santissimo Salvatore, risalente al XV secolo, una delle espressioni più significative del Rinascimento pavese.

Ma non soltanto: la visita include anche il Duomo, intitolato a Santo Stefano Martire e a Santa Maria Assunta, con la cupola ottagonale in muratura alta 92 metri, e la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove riposano le spoglie di Sant’Agostino, custode della monumentale arca marmorea nel presbiterio con rilievi scolpiti e statue.

Il secondo itinerario, “Sant’Agostino nell’arte“, mostra ai visitatori le opere d’arte che raffigurano il santo, siano esse affreschi, pale d’altare oppure sculture, facendo tappa in luoghi davvero rappresentativi per il loro valore storico e artistico: la già citata Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, la Basilica di San Michele Maggiore, capolavoro dello stile romanico medievale, la Chiesa di San Francesco del XIII secolo, e il Castello Visconteo, imponente complesso dall’elegante loggiato, torrioni, cortile interno, fossato e ponte levatoio.

Infine, il terzo itinerario è “Sant’Agostino e il suo culto“, l’occasione per un tour del centro storico e di luoghi più periferici, lontani dai classici percorsi turistici. Qualche esempio? La Chiesa di Santa Maria del Carmine, pregevole esempio di gotico lombardo, la cinquecentesca Chiesa di San Luca e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, nata da una guarigione miracolosa.