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Stone Town, cosa vedere nella città vecchia Patrimonio Unesco

Una delle destinazioni da inserire nel proprio itinerario quando si fa un viaggio a Zanzibar è Stone Town, la parte vecchia della colorata Capitale dell’arcipelago, che vanta una grande storia e un particolare passato da cui deriva il suo nome. Non serve trascorrerci molto tempo, ma sicuramente questo è un luogo in grado di colpire i visitatori, che qui arrivano prima di dirigersi a scoprire la natura straordinaria di questa zona del mondo.

Stone Town, informazioni utili

La Stone Town di Zanzibar è conosciuta anche come Mji Mkongwe, che tradotto vuol dire “città vecchia”. Il suo nome deriva dal fatto che i suoi edifici antichi sono costruiti in pietra, pur presentando un’architettura che riflette la molteplicità di influenze che definiscono la cultura swahili in generale: ci sono elementi moreschi, arabi, persiani, indiani ed europei.

Non è quindi difficile immaginare perché la città sia stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco: merito della sua importanza storica e della sua architettura.

Una graziosa località che accoglie il visitatore con un labirinto di vicoli ricchi di case, negozi, bazar e moschee. Tuttavia (e purtroppo) la situazione non è delle più rosee: il patrimonio architettonico di Stone Town è in gran parte in declino, anche a causa della friabilità della pietra locale, tanto che dei suoi circa 1600 edifici solo un 10% riceve manutenzione. Nonostante questo – che ci auguriamo possa trovare presto una soluzione -, una visita a Stone Town vale certamente la pena farla.

Stone Town, Zanzibar

Fonte: iStock – Ph: cinoby

Tra i vicoli di Stone Town

Cosa vedere a Stone Town

Una delle attrazioni principali di Stone Town è senza ombra di dubbio il suo Forte Arabo, una struttura in pietra che nel corso della sua storia è stata utilizzata in diverse maniere: è servita per difendere la città dagli attacchi degli incursori, ma ha ricoperto anche i ruoli di prigione, caserma e deposito di materiale.

Al giorno d’oggi è uno dei cuori pulsanti della cittadina, in cui si riuniscono abitanti e turisti che qui possono partecipare a diversi eventi. Inoltre, al suo interno è possibile passeggiare tra diversi negozi e in un ampio giardino, attualmente adibito a teatro.

A non troppa distanza da questo edificio sorge la struttura più importante di Stone Town: il Palazzo delle Meraviglie. Si tratta della più grande opera architettonica di Zanzibar, che colpisce perché si specchia sul mare. Tra le sue pareti è possibile visitare un modernissimo museo, e al contempo sentirsi catapultati indietro nel tempo grazie alle sue mura merlate. Una piccola curiosità: il suo importante nome deriva dal fatto che fu il primo palazzo della città ad avere la corrente elettrica ed anche il primo edificio dotato di ascensore di tutta l’Africa Orientale.

Voliamo ora presso la Cattedrale anglicana chiesa di Cristo, che al suo interno conserva un altare in cui riposano le spoglie del terzo vescovo di Zanzibar, che è stato anche colui che l’ha voluta far costruire. Ma non è tutto, perché questa struttura possiede una peculiare volta a botte e una croce di legno costruita con l’albero ai cui piedi venne seppellito il cuore di Livingston, nei pressi di lago Bangweulu in Zambia.

Poi ancora il Vecchio Dispensario, edificato per commemorare il giubileo d’oro (cinquantenario dell’incoronazione) della Regina Vittoria, che è forse il palazzo più decorato della città, tanto da presentarsi ai suoi visitatori con balconi intagliati, stucchi e mosaici alle finestre.

Vecchio Dispensario, Stone Town

Fonte: iStock

Veduta del Vecchio Dispensario di Stone Town

Molto interessante è anche la casa di David Livingston che si distingue per essere una elegante residenza in cui soggiornò anche l’esploratore britannico, che scelse questa città come sua musa per pianificare il suo ultimo viaggio nell’entroterra della Tanzania, alla ricerca delle sorgenti del Nilo.

Infine la casa di Freddie Mercury, perché è proprio a Stone Town che questo indimenticabile artista è venuto al mondo. Per questo motivo, si ha la possibilità di scoprire la casa dove questa icona musicale è nata, anche se purtroppo non è valorizzata come dovrebbe.

Un tuffo nella cultura di Stone Town: musei e molto altro ancora

Per capire più a fondo la storia e la cultura di Stone Town vale la pena fare una visita al piccolo museo dedicato agli schiavi che sorge accanto alla Cattedrale anglicana chiesa di Cristo: grazie al supporto di una guida locale, si può conoscere gran parte del sistema di condotti sotterranei e delle celle in cui venivano rinchiusi questi poveri uomini.

Di fronte al Forte Arabo ci sono i preziosi Giardini di Forhodani che, soprattutto al calar della sera, permettono di fare una vera e propria immersione in parte della cultura locale: qui prende vita un mercatino pieno di bancarelle tipiche che vendono pietanze della cultura culinaria zanzibarina.

Di notevole interesse è anche il Museo del Memoriale della Pace che si fa spazio all’interno di un edificio storico e che espone molti reperti della storia di Zanzibar, tra cui l’attrezzatura medica di David Livingston, alcuni elementi dell’antica ferrovia, monete, francobolli ed esempi di artigianato locale. I giardini del museo sono invece la dimora di alcune tartarughe giganti di Aldabra.

Il Museo del Palazzo si trova tra il Palazzo delle Meraviglie e il Vecchio Dispensario, e si distingue per essere un grande edificio a tre piani dedicato al sultano Khalifa bin Haroub e alle sue due mogli.

All’interno del Vecchi Dispensario, invece, vale la pena scoprire il piccolo museo sulla storia di Zanzibar, che raccoglie foto d’epoca del lungomare.

Infine, il mercato di Darajani che è il cuore pulsante della città e che è pieno di bancarelle che vendono spezie, frutta, verdura, pesce, carne e ogni genere di piccola attrezzatura. Come è possibile immaginare, da queste parti è obbligatorio trattare.

Mercato di Darajani, Stone Town

Fonte: iStock

A spasso per il mercato di Darajani
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Benvenuti ad Arusha, la capitale mondiale del safari

Nel nord della Tanzania, si scopre una città vivace e colorata incastonata sotto le cime del Monte Meru e circondata da lussureggianti piantagioni di caffè. Si tratta di Arusha, capoluogo dell’omonima regione, conosciuta ovunque come la capitale mondiale del safari. Questo luogo è, infatti, la porta d’acceso al Circuito del Nord, conosciuto per le vaste zone selvagge, ed è un importante punto di partenza per i visitatori in cerca di esperienze memorabili tra incredibili paradisi naturali.

Arusha, una città dalle mille sorprese

Se si parla di safari nel nord della Tanzania, viene subito in mente la città di Arusha, che rappresenta il punto di partenza per tutte le avventure più sognate. Il paesaggio intorno è dominato da due imponenti montagne che sembrano sorgere dal nulla. Il Kilimanjaro è il monte più alto e grandioso dell’Africa, con i suoi fianchi glaciali e la sua cima innevata, mentre il Meru è un ‘cugino’ più modesto, ma sempre di altezza notevole, con i suoi 4.566 metri, e può essere scalato in un paio di giorni. Entrambi offrono agli escursionisti appassionati la possibilità di raggiungere il “Tetto dell’Africa” e di ammirare le più belle destinazioni safari della regione.

Sebbene si trovi vicino all’equatore, l’altitudine di Arusha a 1.400 metri offre un clima temperato e confortevole, donando alla città una vegetazione lussureggiante. Scoprirete che è una metropoli verde sorprendentemente grande, in cui le influenze culturali di diverse nazionalità hanno lasciato il segno nell’architettura, nella cultura mercantile, nella vita notturna e nella scena gastronomica. Dai dala-dala che percorrono le strade, ai grattacieli e ai centri commerciali, dal cratere del lago Duluti ai vivaci mercati, alle bancarelle di street food fino a un illuminante Museo Nazionale, Arusha offre una varietà incredibile di attrazioni interessanti.

Un’esplorazione di questa meta cosmopolita e vibrante vi offrirà ogni sorta di intrattenimento, storia, shopping e sorprese culinarie. Se volete farvi un giro tra i quartieri più importanti, recatevi alla Central Business Area, la zona centrale degli uffici, dove si trova il campanile, a Sekei, per la vivace  vita notturna, a Njiro, sobborgo meridionale in rapida espansione, o a Tengeru, rinomato quartiere-mercato nella zona orientale.

Oltre a vantare tesori inaspettati, Arusha è anche un importante polo diplomatico: qui, nel 1994 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite stabilì che si insediasse il Tribunale penale internazionale per il Ruanda, e dal 2004 è sede della Corte Africana dei Diritti umani.

La capitale mondiale del safari

Grazie alla sua posizione strategica fra i principali parchi della Tanzania, Arusha è un importante punto di partenza per i safari diretti al Cratere di Ngorongoro e alla Gola di Olduvai, al Serengeti, al Monte Kilimanjaro e al Monte Meru, al Lago Manyara e al Tarangire. Il turismo è la spina dorsale dell’economia della città, con la maggior parte degli enti del Paese situati all’interno o nei pressi di questa destinazione.

Alcuni dei parchi nazionali più spettacolari dell’Africa sono proprio vicino al centro urbano e da qui partono gli itinerari alla scoperta dei paradisi più selvaggi della regione.  Merita però una visita anche il Parco Nazionale di Arusha, nella periferia della città, che incorpora il Monte Meru e ospita una varietà di animali selvatici tra cui giraffe, ippopotami, zebre, elefanti, leopardi, iene e antilopi. Per non parlare dello spettacolare scenario di montagne, crateri e praterie.

Infine, se prima di visitare le destinazioni del safari o sulla via del ritorno desiderate trascorrere una notte ad Arusha, troverete tante opzioni di alloggi, senza dovervi preoccupare troppo del budget, perché si può scegliere tra diverse soluzioni economiche, e nel frattempo godere di attrazioni uniche.

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Tutti i misteri e i segreti del Lago Natron

Siamo tutti consapevoli che il nostro pianeta nasconde luoghi avvolti dai più fitti misteri. Alcuni di questi non hanno ancora trovato una soluzione, altri invece sono stati svelati e sono anche piuttosto curiosi. È il caso dell’enigma che caratterizza il Lago Natron, un bacino d’acqua salata che si trova a nord della Tanzania, che ha una peculiarità alquanto unica nel suo genere: è di un colore rosso scuro e profondo con striature biancastre superficiali. In più, è famoso per “pietrificare” gli animali.

Lago Natron, di colore rosso e che pietrifica

Incontaminato, aspro e senza ombra di dubbio affascinante, il mistico Lago Natron è situato in Tanzania a circa 600 metri di altitudine nella Rift Valley, vicino al confine con il Kenya. Profondo appena 3 metri, è dominato dall’imponente profilo dell’Ol Doinyo Lengai, uno stratovulcano il cui nome nella lingua della popolazione Masai che vive in zona vuol dire “Montagna di Dio”.

Come vi accennavamo in precedenza, questo lago tanto straordinario quanto ambiguo vanta sfumature che variano dal bianco, al rosa e al marrone, in base ai periodi dell’anno. A mutare però sono anche le sue dimensioni, tanto che durante la stagione secca le sue acque si ritirano fino a lasciare scoperti grandi pezzi di terreno che a loro volta vengono ricoperti da una spessa crosta salina.

La sua acqua può raggiungere temperature molto elevate, e per questo motivo il Lago Natron si rivela una meta assolutamente amata da alcuni degli uccelli più affascinanti che esistano: i fenicotteri rosa. A creare però un vero e proprio mistero non è solo la sua colorazione, è anche il fatto che molti animali che si avvicinano alle sue rive rimangono pietrificati. Ma da cosa dipende tutto questo?

Lago Natron colore rosso

Fonte: iStock

Veduta del Lago Natron

Da cosa è dovuta la colorazione

Uno dei motivi per cui il Lago di Natron è così famoso, e anche uno dei paesaggi più amati dell’Africa, è la colorazione dalle mille sfumature di rosso delle sue acque. Queste tonalità scure e profonde, ogni tanto interrotte da striature biancastre superficiali, sono dovute all’accumulo di sodio.

Nel Natron, infatti, si verificano intensi cicli di evaporazione che comportano, durante la stagione asciutta, un eccessivo aumento del livello di salinità. Tale condizione fa sì che colonie di microrganismi comincino rapidamente a prosperare. Si tratta principalmente di piccoli batteri che si nutrono attraverso la luce solare e che contengono il pigmento rosso vivo, ossia il responsabile del colore di questo misterioso lago.

Perché il Lago Natron pietrifica gli animali?

Il paesaggio che sembra di un altro pianeta e il colore rosso intenso che va a creare armonia col bianco, non sono le uniche caratteristiche che rendo il Natron un lago unico nel suo genere. Questo posto magico è anche famoso per il fatto che “pietrifica” gli animali, anche se in realtà più che trasformarli in pietra li imbalsama. Ma come è possibile questo fenomeno?

Il nome di questo bacino della Tanzania non è Natron a caso. Il lago prende infatti il suo titolo dal carbonato decaidrato di sodio, noto anche come “natron”. Caratterizzato da un pH alto, compreso tra 9 e 10.5,  possiede un’acqua alcalina che è nociva per quasi tutte le forme di vita essendo fortemente caustica, tanto che alcune specie sembrano rimanere pietrificate.

Questo particolare fenomeno è dovuto dal carbonato di cui vi parlavamo poco sopra che riesce a trasformare il lago in una sorta di sostanza simile all’ammoniaca. Un ambiente particolarmente ostile causato soprattutto dall’Ol Doinyo Lengai, ovvero l’unico vulcano del nostro pianeta che ancora erutta una delle lave più strane della Terra: la natrocarbonatite, che è in grado di bruciare la pelle e gli occhi della maggior parte degli animali.

Vulcano Ol Doinyo Lengai

Fonte: iStock

L’impetuoso profilo dell’Ol Doinyo Lengai

Non a caso facendo un lungo salto indietro nel tempo si scopre che nell’Antico Egitto il natron veniva utilizzato nei processi di imbalsamazione per la sua caratteristica di prosciugare l’acqua. Una sostanza che impedisce perciò ai corpi di decomporsi, ma non a quelli dei meravigliosi fenicotteri perché possiedono uno strato protettivo corneo su zampe e becco che li rende totalmente immuni.

La verità, quindi, è che il lago Natron non fa diventare di pietra gli esseri viventi: essendo un ambiente molto complesso per numerose specie, le creature che vi finisco all’interno sono in realtà già morte, e quindi l’acqua del Natron con le sue caratteristiche riesce a preservare i loro resti imbalsamandoli.

Cosa succede se entri nel Lago Natron?

A documentare il fenomeno dei tanti animali che sono usciti imbalsamati dal Lago Natron sono stati numerosissimi fotografi. Ma cosa succederebbe se fosse un essere umano a nuotare in questo stesso lago?

La buona notizia è che no, non ne uscirebbe imbalsamato. Tuttavia, non passerebbe nemmeno uno delle sue migliori giornate. In primis per le alte temperature delle acque – si parla anche di 60°- , poi a causa dei i grumi di sale che sono particolarmente affilati, e infine per il pH del lago che può scatenare delle ustioni corrosive. Oltre a non essere possibile entrare, è proprio una follia completa farlo.

Come visitare il Lago Natron

Visitare questo sorprendente lago è chiaramente fattibile e, anzi, dovrebbe essere una tappa obbligatoria di qualsiasi itinerario in Tanzania. Il solo paesaggio infatti vale il viaggio completo, anche se il tragitto per arrivarvi non è di certo dei più semplici.

Tuttavia, a colpire il visitatore è anche la remota campagna circostante in cui brucano zebre, giraffe, gnu e struzzi. Particolarmente consigliato è il periodo che va da giugno a novembre perché sulle sponde del lago si riuniscono fino a tre milioni di fenicotteri che regalano certamente un ambiente più poetico che misterioso.

Per visitare questo angolo di mondo altamente affascinante, a disposizione del viaggiatore ci sono una serie di tour organizzati che spesso prevedono anche dei safari. Il tutto mentre si rimane ammaliati anche dall’ambiente circostante dove svetta il perfetto cono del vulcano Ol Doinyo Lengai che si innalza fino a 2.890 metri sopra la piatta superficie salina del lago e che può essere scalato per circa 1.000 metri di dislivello.

Va però specificato che la salita è molto impegnativa, anche se una volta in cima la vista ripagherà ogni fatica provata. Scendendo dal vulcano, poco prima di arrivare sulle rive del Natron, si incontrano le affascinanti gole di Ngara Sero dove in questo caso sì, è possibile fare un bagno rigenerate.

Possiamo quindi concludere con un’indiscutibile certezza: il Lago Natron è uno di quei posti del mondo che deve assolutamente essere inserito nella lista dei desideri dedicata ai viaggi.

I fenicotteri al lago Natron

Fonte: iStock

Lo spettacolo dei fenicotteri al lago Natron
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Nel paradiso dei Big 5 come Ilary Blasi (senza Totti)

Lanciata la “bomba“, che ancora sta facendo disperare i tifosi della Roma e tantissimi amanti del gossip, Ilary Blasi ha fatto le valigie, preso su i tre figli avuti dall’ormai ex marito Francesco Totti, prenotato biglietti di Business e un jet privato ed è volata, accompagnata dalla sorella Silvia, in Tanzania.

Per chi ancora non lo sapesse – e, in Italia, forse si contano sulle dita di una mano – Totti e la Blasi hanno rilasciato un comunicato stampa in cui annunciano la separazione. Apriti cielo. Sono giorni che non si parla d’altro. Anche perché, dietro la separazione, dopo vent’anni di matrimonio, ci sarebbero tradimenti da parte di entrambi, foto scottanti e altre porcherie.

Non ci ha pensato su due volte, Ilary. Non si è posta il problema della sicurezza e della situazione pandemica nel Paese, cosa che invece sta impedendo a milioni di italiani di fare viaggi long distance (quasi l’80% quest’anno resterà in Italia, pochissimi andranno fuori dai confini nazionali e una manciata solo oserà viaggiare oltreoceano).

Del resto, nel lodge di lusso dove ha deciso di soggiornare il distanziamento è assicurato e la sanificazione degli ambienti è scontata. E poi, è tutto all’aperto, con vista sulla savana.

Dalle immagini postate su Instagram si vede una gigantesca terrazza con salotto che guarda negli occhi i Big Five.

Anche la jeep con cui Ilary e la famiglia fanno i safari all’alba e al tramonto (i momenti migliori per avvistare gli animali) sono aperte, quindi niente mascherina, finalmente.

La Tanzania e i Big 5

La Tanzania è uno Stato africano ricco di parchi nazionali: se ne contano ben 16 sedici e 639 riserve e, nel Paese, più del 30% del territorio è all’interno di un’area naturale protetta. I parchi più famosi sono il Parco Nazionale del Serengeti, la riserva naturale di Ngorongoro, il Tarangire National Park, il Lake Manyara National Park, la Riserva di caccia del Selous, il Parco Nazionale del Kilimangiaro, il Ruaha National Park e il Mikumi National Park. Nella regione occidentale del Paese si trova il Parco nazionale del Gombe Stream, che si occupa della tutela e dello studio degli scimpanzé.

Il Serengeti ha una delle maggiori concentrazioni di fauna del mondo. L’unica legge vigente è quella del ‘chi mangia chi’ e i ranger locali stanno molto attenti a non intervenire sulla natura anche quando questa può sembrare crudele: spesso capita che i cuccioli non sopravvivano all’attraversamento del fiume durante la grande migrazione.

Il paesaggio incontaminato è di certo uno dei più grandi punti di forza della Tanzania e questo la trasforma nella meta ideale dove fare devi veri e propri safari senza trovare nessuno. La stagione secca, quella che va da maggio a ottobre, è la più propizia per avvistare i grandi mammiferi e i predatori.

È stato stimato che qui viva il 20% dei grandi mammiferi dell’intera Africa. Per loro, come per i turisti, la Tanzania è bella e ospitale, con i suoi fiumi e i suoi grandi laghi – Vittoria, Tanganyika, Nyasa – la vasta pianura, i monti Meru (4.556 metri) e il Kilimangiaro (5.895 metri, la cima più elevata dell’Africa) e la bassa fascia costiera.

Inoltre, è uno dei pochi luoghi dell’Africa dove si possono avvistare i cosiddetti “Big five” in una sola volta ovvero il leone, il leopardo, il bufalo, il rinoceronte e l’elefante.

Zanzibar e la costa della Tanzania

La costa della Tanzania offre diverse spiagge che sono dei veri e propri angoli di paradiso. Una delle mete più gettonate, soprattutto dagli italiani, è l’sola di Zanzibar, famosa per le spiagge di sabbia finissima e l’acqua color smeraldo.

Altre località frequentate dai turisti che scelgono la Tanzania come meta per le vacanze sono Dar Es Salam, Bagamoyo e Mafia Island. Le spiagge della Tanzania sono per tanti un luogo dove rilassarsi lontani dallo stress, circondati da un ambiente naturale unico e incontaminato. Proprio ciò di cui hanno bisogno Ilary e soprattutto i figli.