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Una galleria d’arte itinerante a cielo aperto: torna Las Fallas

L’arrivo della primavera viene accolto sempre con gioia perché dopo un lungo e grigio inverno le giornate diventano più tiepide e soleggiate. Ci sono molti modi per festeggiare la stagione dei fiori, ma è a Valencia che si aspetta la primavera in trepidante attesa. La popolazione, infatti dal 1° al 19 marzo ogni anno organizza Las Fallas, una festa con la F maiuscola fatta di colori, rumori e tanto divertimento.

Un evento che è diventato patrimonio dell’umanità

Las Fallas racchiude in sé sia la tradizione pagana che celebra l’arrivo della primavera che quella cristiana perché si svolge in concomitanza con San Giuseppe, patrono dei falegnami e dei carpentieri.

La festa affonda le sue origini nell’antichità e proprio per questo e per il valore tradizionale e culturale tramandato di generazione in generazione, l’UNESCO nel 2016 l’ha dichiarata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.

Tutto è nato dalla pratica dei falegnami e degli artigiani di bruciare gli oggetti vecchi che non servivano più. Poco alla volta anche il resto della popolazione ha seguito il loro esempio costruendo delle piccole statue ricoperte con stracci e vestiti vecchi che poi venivano bruciati. La Las Fallas dei giorni nostri, invece, è caratterizzata da monumenti realizzati in legno, sughero e cartapesta, pronti a sfilare tra le vie della città. Ogni Fallas (composte anche da Fallas infantili e Fallas dei bambini) e Ninot, pupazzi di cartapesta più piccoli, trattano ironicamente un tema e si ispirano a personaggi famosi che vengono ritratti in maniera satirica.

Las Fallas, omaggio alla Madonna

Fonte: iStock

L’omaggio floreale alla Madonna a Las Fallas

Un evento coinvolgente

L’arrivo della primavera rappresenta senza dubbio un momento di gioia e per festeggiarlo in modo adeguato Las Fallas inizia il 1° marzo con la mascletà: è uno show pirotecnico che si svolge ogni giorno, fino al 19 marzo, alle 14:00 nella piazza dell’Ayuntamiento. Qui si fanno esplodere petardi in uno spettacolo suggestivo che riempie l’aria di suoni progressivamente sempre più intensi. Accanto a questa tradizione c’è anche quello della Cordà, manifestazioni pirotecniche solitamente notturne meno intense della mascletà, ma altrettanto belle.

Il clou della festa però, si svolge dal 15 al 19 marzo quando La Fallera Mayor, la regina della festa, dà il via ai festeggiamenti. Dopo l’inaugurazione i falleros montano nelle strade di Valencia le loro sculture dando gli ultimi ritocchi. Una volta sistemati sono pronti a sfilare per le strade della città ed essere ammirati dai valenciani e dai turisti.
Colori, divertimento, ma anche tanta emozione durante Las Fallas. Uno dei momenti più toccanti della festa è quello dell’Ofrenda, quando i Falleros e le Falleras con indosso i vestiti tradizionali, omaggiano la Madonna degli Abbandonati, patrona di Valencia. L’enorme statua esposta nella Piazza de la Virgen, dal 17 al 18 marzo riceve i fiori che andranno a comporre il suo mantello con un disegno che cambia ogni anno. L’ultimo omaggio floreale alla statua è quello della Fallera Mayor dopo la mezzanotte del 18 marzo.

La Cremà, è l’evento più atteso della manifestazione e si svolge la sera del 19 marzo quando le sculture vengono bruciate creando un enorme falò. Le prime a prendere fuoco sono le Fallas infantili, poi quelle dei bambini e solo alle 22:00 si bruciano tutte le Fallas di Valencia. È uno spettacolo davvero coinvolgente e allo stesso tempo suggestivo in cui la voglia di accogliere la primavera si respira in ogni fase delle celebrazioni.

Las Fallas, incendio dei carri

Fonte: iStock/SGAPhoto

Uno degli incendi di Las Fallas
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In questa città è nato il Carnevale americano. È tutto pronto per la festa

Il mese di febbraio coincide da sempre con uno degli eventi più attesi di sempre da grandi e bambini. Un periodo fatto di festeggiamenti folli, travestimenti irriverenti e celebrazioni ironiche e grottesche. Stiamo parlando del Carnevale, quel momento dell’anno dove tutto, o quasi, è concesso.

Una festa, questa, antichissima e secolare, che affonda le sue origini in tempi lontani e che racconta tradizioni e usanze che si diversificano nel mondo e che anno dopo anno diventano sempre più grandiose.

Ed è proprio un viaggio verso una di queste tradizioni che vogliamo fare oggi con voi, portandovi a toccare con mano la straordinaria atmosfera di festa che si respira nella città dove è nato il Carnevale americano. Preparate le valigie, si vola in Alabama.

1703: nasce il Carnevale negli Stati Uniti

A differenza di quanto in molti pensano, il Carnevale americano non è a nato a New Orleans, anche se le grandiose celebrazioni in questa città ci hanno fatto sempre credere il contrario. Per scoprire le sue origini dobbiamo volare in Alabama e più precisamente a Mobile.

Situata negli Stati Uniti d’America, Mobile è il capoluogo dell’omonima contea nonché una delle principali città di tutta l’area urbana e metropolitana. È in questa città, che un tempo era capitale della Louisiana francese, che le celebrazioni di Carnevale furono importate dagli esploratori francesi.

La storia vuole che nel 1703 fu creata e trasportata per le vie cittadine una grande testa di toro fatta di cartapesta che rappresentava la mucca grassa. Quel giorno, forse senza volerlo, prendeva vita la prima sfilata di Carnevale negli Stati Uniti d’America.

Nel XIX secolo, invece, si diffuse l’usanza di sfilare per la città, durante la notte di Capodanno, indossando maschere e costumi folcloristici. Una tradizione, questa, che influirà successivamente sui festeggiamenti del Carnevale.

Un’altra evoluzione ci fu dopo la guerra civile americana, quando Joen Cain, cittadino di Mobile, si vestì da capo Chickasaw Slackabamarinico e guidò una parata per la città. Nacque così il Joe Cain Day che si celebra la domenica antecedente al Mercoledì delle Ceneri, una festa che viene perpetuata ancora oggi e che dà vita al Carnevale odierno.

Come si celebra il Carnevale a Mobile

Oggi il Carnevale di Mobile è un vero e proprio appuntamento imperdibile che coinvolge i cittadini e i viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. In questa città portuale, infatti, si susseguono in due settimane e mezzo oltre 40 sfilate.

Carri allegorici, irriverenti e ironici attraversano le strade della città, mentre chi è a bordo lancia dolci, orpelli, perline e dobloni come regalo ai cittadini. Immancabili, in questo periodo, sono i Moon Pies, i dolcetti fatti di marshmallow e graham cracker ricoperti di cioccolato che sono diventati il simbolo del Carnevale di Mobile e di quello americano.

Se siete affascinati da questa celebrazione, allora, dovete inserire nel vostro itinerario di viaggio anche una visita al Museo di Carnevale situato in città. All’interno di un palazzo storico si snodano ben 14 gallerie all’interno delle quali è possibile fare un viaggio nel tempo e scoprire le tradizioni, le usanze e la storia della nascita del Carnevale americano.

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L’incredibile itinerario che ti porta alla scoperta di una nuova Santa

L’Irlanda celebra, il 6 febbraio, una nuova festa nazionale rendendo omaggio all’affascinante e potente figura di Santa Brigida e a Imbolc, festa stagionale celtica.

Per tradizione, il giorno dedicato alla Santa e a Imbolc vengono ricordati insieme il 1 febbraio ma il nuovo giorno festivo cadrà il primo lunedì di febbraio di ogni anno.

La ricorrenza da appuntare sul calendario è significativa sotto vari aspetti: riconosce alla figura femminile di Santa Brigida una posizione paragonabile a quella di San Patrizio, e ne sottolinea il legame con Imbolc, in origine festa pagana dedicata alla dea Brigida e connessa con l’attesa della primavera.

Santa Brigida, tra le potenti donne d’Irlanda

Santa Brigida, conosciuta anche come Mary of the Gael e Brigid of Kildare, è una delle molte donne che hanno segnato la storia d’Irlanda e una festa in suo onore è anche un modo per ricordare tutte loro, fondamentali per il patrimonio culturale, identitario e sociale del Paese.

La figura di Brigida, potente sia dal punto di vista del ruolo di evangelizzatrice e creatrice di un importante monastero sia in chiave mitica, patrona (tra le altre cose) della guarigione, della poesia, dell’apprendimento, della protezione, del bestiame e della produzione casearia, può essere oggi immaginata come paladina della pace, della giustizia sociale, della spiritualità, dell’istruzione e dell’ospitalità.

Nel periodo antecedente la festa di Santa Brigida, gli irlandesi sono soliti intrecciare croci a quattro punte realizzate con giunchi ed esporle nelle proprie case per propiziare il bene.

L’itinerario alla scoperta dei luoghi della Santa e della tradizione celtica

Tra i luoghi più significativi legati alla Santa (forse nata in Irlanda, a Faughart) spicca la cittadina di Kildare, in lingua celtica Cill Dara, ovvero “la chiesa della quercia”, dove fondò, nel 480, un’abbazia di monaci e suore che, ben presto, divenne una delle più prestigiose d’Irlanda, conosciuta in tutta l’Europa cristiana.
La leggenda racconta che il monastero coincida con il sito pagano dedicato alla dea celtica Brigida, dove un gruppo di giovani donne ne custodiva la fiamma eterna.

Proprio qui, dal 31 gennaio al 7 febbraio, si svolge la manifestazione Féile Bríde (Festival di Brigida), ricca di musica, danza, elementi leggendari e poesia, che evidenzia le connessioni che intercorrono tra la figura della Santa e l’omonima divinità pagana, considerata dea del fuoco e profondamente legata all’arte, al canto e alla poesia.

Tra le innumerevoli attività del Festival non mancheranno laboratori di artigianato (anche quello per imparare la tecnica d’intreccio delle croci con i giunchi), una conferenza sulla pace, incontri per approfondire ulteriori usi e costumi legati alla Santa, una camminata emotiva con luci e fuoco nonché un concerto con la cantante, compositrice e vincitrice dell’Eurovision Song Contest Eimear Quinn.

Da vedere a Kildare (circa 50 chilometri a sud-ovest da Dublino) anche la maestosa St. Brigid’s Cathedral, risalente al XIII secolo, al cui interno sono raffigurati i tre santi più amati dell’isola, Patrizio, Brigida e Colmcille.

Ancora, di sicuro impatto sono la Torre Rotonda (Round Tower) che, grazie ai suoi 33 metri di altezza, è la seconda più alta in Irlanda, il Kildare Town Heritage Centre, centro multimediale dove conoscere meglio le figure di Santa Brigida, della dea precristiana Brigid e di personaggi chiave della mitologia e del periodo medievale, e il piccolo Irish Horse Museum, incentrato sull’importanza dei cavalli nella vita irlandese.

Infine, tra le tappe da non perdere ecco i Japanese Gardens, il St Fiachra’s Garden, le rovine della Black Abbey, nota abbazia del XII secolo, e il St Bridg’s Well (Pozzo di Santa Brigida) con cinque pietre che illustrano vari aspetti della sua vita.

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Nel mondo ci sono tante feste. Una è dedicata alle bambole

Eventi, manifestazioni, ricorrenze e buone notizie: c’è sempre un buon motivo per festeggiare, non credete? Lo sanno bene tutte quelle persone che non perdono occasione per farlo e che si mettono in viaggio proprio per scoprire le celebrazioni del mondo che raccontano di tradizioni e usanze lontanissime dalle nostre.

Capodanno e feste stagionali sono forse le ricorrenze più celebri, le stesse che ci invitano a metterci in viaggio e immergersi in atmosfere suggestive e sensazionali. Ma non sono le uniche perché nel mondo ci sono tantissime feste e una di queste è dedicata alle bambole.

Il suo nome è Hinamatsuri, che tradotto letteralmente vuol dire Festa delle bambole. Si celebra in Giappone, il 3 marzo di ogni anno, ed è dedicata alle ragazze di ogni età. ma chiunque può prendervi parte. Ecco come si festeggia.

Hinamatsuri: la Festa delle Bambole in Giappone

Organizzare un viaggio in Giappone è sempre un’ottima idea, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni. E lo è non solo per le incredibili meraviglie che appartengono al Paese del Sol levante, ma anche per tutte quelle meravigliose tradizioni, antiche e moderne, che appartengono alla cultura del territorio.

Le feste rientrano tra queste, e ce ne sono così tante che è davvero difficile scegliere la più bella. Quello che è certo è che i giapponesi fanno sul serio, e riescono a trasformare ogni ricorrenza in un tripudio di colori, emozioni e visioni suggestive e affascinanti.

Così succede anche per la Hinamatsuri, la Festa delle Bambole, che in realtà è collegata alle figure femminili delle famiglie in Giappone. In questa occasione, infatti, attraverso eventi, festeggiamenti e tradizioni, le persone celebrano le ragazze, con l’augurio che crescano felici e in salute.

La celebrazione in questione è conosciuta anche con il nome Momo no sekku che letteralmente tradotto vuol dire Festival dei fiori di pesco. Il motivo è facilmente intuibile: in questo periodo le città e i territori del Paese sono completamente invasi dalle fioriture del pesco che simboleggiano la primavera e la rinascita, ma anche l’amore eterno.

Piramide di bambole a Saitama

Fonte: Getty Images

Piramide di bambole a Saitama

Come celebrare la Festa delle Bambole

Il modo migliore per celebrare la Festa delle Bambole è quello di organizzare un viaggio in Giappone e unirsi ai festeggiamenti dei cittadini. Con l’occasione, inoltre, potrete perdervi e immergervi in un’atmosfera gioiosa e profumata data dalle prime fioriture primaverili.

L’iHinamatsuri viene celebrata il terzo giorno del terzo mese dell’anno, e quindi ogni 3 marzo. Durante questa giornata, dentro le case dei cittadini e fuori di queste vengono esposte le hina ningyo, bambole ornamentali giapponesi che vengono tramandate da generazioni e che raffigurano, solitamente, imperatori, imperatrici e altre figure che appartengono alla corte imperiale.

Anche i locali si abbigliano a festa, come fa il Keio Plaza Hotel di Tokyo e non solo, arricchendo le atmosfere con meravigliosi display ornamentali e offrendo menu speciali. In alcune città, inoltre, vengono organizzate delle parate per rievocare vecchie e antiche tradizioni.

Durante il giorno viene poi servito l’amazake, che è una versione analcolica del saké, insieme all’hishimochi, un dolce caratteristico che si prepara con tre strati di riso: verde, bianco e rosa, che simboleggiano, rispettivamente, la terra, la neve e i fiori di pesco.

Le origini di questi festeggiamenti sono tanto antichi quanto affascinanti. La prima celebrazione, infatti, risale al VII secolo ed è legata alla credenza popolare secondo la quale le bambole avevano il potere di contenere gli spiriti malvagi e trattenere le energie negative. Le bambole, infatti, venivano lasciate sul corso del fiume, affinché le correnti portassero via la negatività. Se poi venivano trovate da qualcuno, o catturate dai pescatori, venivano raccolte e bruciate.

Keio Plaza Hotel Tokyo

Fonte: Keio Plaza Hotel Tokyo

Hinamatsuri
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La storia del Carnevale di Venezia, il più famoso d’Italia

Se esiste un carnevale famoso in tutto il mondo, quello è il Carnevale di Venezia. Un appuntamento che ogni anno richiama nella città lagunare milioni di turisti da ogni parte. Fra maschere, feste, musica, sfilate tra le calli e sui canali, è davvero impossibile non rimanere a bocca aperta davanti a tanto splendore. Da Piazza San Marco – cuore dell’evento – fino all’Arsenale e poi sulle isole della Laguna e sulla terraferma – questa kermesse viene preparata e organizzata con una maestria che non ha eguali.

D’altra parte, la storia del Carnevale di Venezia è antichissima, e per alcuni aspetti origina addirittura dalle feste pagane. Comunque sia, nonostante i mille anni di celebrazioni, le maschere del Carnevale di Venezia continuano a conservare il loro alone di mistero, protetto dall’ombra del campanile di San Marco. E il loro incredibile fascino, sprezzante del tempo che passa, è ancora intatto.

La storia del Carnevale di Venezia, il più famoso d’Italia

Sacro, profano, magia, allegria e ovviamente follia sono gli ingredienti della ricorrenza. Ma qual è la storia del Carnevale di Venezia? Le sue origini affondano, neanche a dirlo, nel mito e soprattutto nella notte dei tempi. In base ad alcuni studi, pare che il debutto della festa sia avvenuto nel 1094. Un antico documento firmato dall’allora doge Vitale Faliero riporta, proprio in quell’anno, la parola “Carnevale”. È la prima volta che viene associata a Venezia. Il primo documento ufficiale relativo alla manifestazione, invece, risale al 1296. Fu allora che il Senato della Serenissima dichiarò il Carnevale di Venezia un giorno festivo prima dell’inizio della Quaresima. Da allora, la tradizione del Carnevale ha preso piede, animando la città per diverse settimane ogni anno. Il periodo d’oro di questa celebrazione profondamente veneziana fu durante il Settecento, quando maschere, costumi e feste raggiunsero la massima magnificenza.

Nel 1797, invece, la kermesse – diventata celebre il tutto mondo conosciuto di allora – perse il suo splendore e la sua grandeur, a causa dell’intervento di Napoleone. L’imperatore del Sacro Romano Impero Francesco II bandì le maschere spegnendo inevitabilmente lo spirito della festa. Questo intervento era mirato a evitare che i cittadini si incontrassero per cospirare contro il governo austriaco, che all’epoca controllava il Lombardo-Veneto. Solo due secoli dopo, nel 1979, il Comune di Venezia “rispolverò” l’evento e lo riportò agli antichi splendori. Fino a oggi, dove rappresenta uno spettacolo grandioso e coinvolgente che richiama un pubblico internazionale e appassionato.

Curiosità e tradizioni del Carnevale di Venezia

Non tutti sanno cosa significa la parola “carnevale”. Origina dal latino, e significa esattamente “eliminare la carne”. Proprio così: la festa in maschera precede infatti la Quaresima, che prevede menù di magro.

Un’altra curiosità che resiste al passare dei secoli è quella del volo dell’Angelo, previsto ogni seconda domenica del periodo della kermesse. È un appuntamento irrinunciabile per ogni veneziano: una ragazza, la più bella del Carnevale dell’anno precedente, si lancia appesa ad una fune dal campanile di San Marco per “planare” fino a Palazzo Ducale. Romantico oggi, ma un tempo erano degli acrobati ad attraversare la piazza camminando su una fune, anche con esiti tragici.

Le tradizioni del Carnevale di Venezia affondano le loro radici in usanze antichissime. Si ispirano soprattutto agli antichi Saturnali, le feste pagane dei Romani che prevedevano, almeno una volta l’anno, di liberare i freni inibitori e di abbattere le barriere fra i vari ceti sociali. Per una notte, si poteva festeggiare tutti insieme, senza distinzioni. Se la teoria è bellissima, la pratica lo era un po’ meno: nei secoli passati, infatti, dietro le maschere si nascondevano anche malfattori e criminali. I problemi legati alla sicurezza e all’ordine pubblico furono tra le ragioni che fecero sì che si spegnesse il fasto del Carnevale dopo i lustri settecenteschi.

Le maschere del Carnevale di Venezia

Il desiderio di trascorrere una notte di follia tutti insieme, uomini e donne, ricchi e poveri, spiega anche la ragione d’essere delle maschere. Queste maschere servivano a nascondere la propria identità, così da consentire di socializzare con persone di ogni estrazione sociale. Certo, la letteratura – a partire dal personaggio di Casanova – è ricca di aneddoti che raccontano che durante i giorni (e le notti) del Carnevale di Venezia siano stati tessuti intrighi, strette alleanze, consumati amori clandestini.

Per queste ragioni, il Carnevale di Venezia divenne un polo di attrazione per tutti i nobili europei del Settecento. Gli aristocratici più libertini si ritrovavano a San Marco per partecipare a sontuosi banchetti e feste scatenate. Che sia solo leggenda? Non importa. Anche il mito fa parte della magia e del fascino della festa.

Le più famose maschere del Carnevale di Venezia

Tutti abbiamo visto fotografie o immagini di film che fissano la più classica delle maschere veneziane: quella del bauta. Bianca, con il mento appuntito e sollevato che permette di mangiare e bere senza toglierla, così da non venire riconosciuti. Nella tradizione, il travestimento andava completato con il tabarro, un ampio mantello nero, e il tricorno, il copricapo a tre punte. Più particolare è invece la gnaga, che ricorda nella forma il muso di una gatta. Quest’ultima maschera era ampiamente utilizzata anche dagli uomini, che alteravano la loro voce per rendersi davvero irriconoscibili.

Le signore, infine, amavano indossare la moretta: una mascherina in prezioso velluto che si manteneva salda sul viso tenendola con un perno in bocca. Elegantissima sì, ma scomoda perché rendeva impossibile parlare. Il commediografo Carlo Goldoni, che nel Settecento ottenne grande fama con le sue opere ambientate a Venezia, contribuì alla diffusione di altre maschere tradizionali. Maschere che rappresentano gli stereotipi della società veneziana. Come il colorato Arlecchino, il servo imbroglione; Pantalone, il ricco avaro; o Colombina, la bella servetta.

Come si realizzano le maschere del Carnevale di Venezia

A Venezia esiste una lunghissima tradizione nella creazione di maschere di Carnevale. Si tratta di vere e proprie opere d’arte, alcune realizzate in esemplare unico. Questo antico mestiere prevede di usare semplicemente della cartapesta, strato dopo strato, da modellare su appositi stampi o sul soggetto che la indosserà. Le operazioni sono rigorosamente effettuate a mano.

Se si programma un viaggio a Venezia, perché non provare a crearne una? Si può infatti partecipare a un corso, con la guida di un istruttore esperto. Si potrà così imparare a decorare una maschera, apprendendo le antiche tecniche dei maestri veneziani e ascoltando aneddoti sul Carnevale. Alla fine dell’esperienza, la maschera rimarrà un bellissimo ricordo del soggiorno nella Serenissima!

Vivere il Carnevale di Venezia

Partecipare a una delle edizioni del Carnevale di Venezia è un’esperienza indimenticabile. Ci sono balli in residenze private e cene di gala che vanno prenotati con largo anticipo, così come gli spettacoli allestiti all’Arsenale. Anche per assistere alle sfilate e alle parate serve armarsi di pazienza e sapere che la folla, giustamente, è tanta. Per non perdere l’atmosfera del Carnevale, e invece carpirne l’essenza, è consigliabile partecipare a esperienze personalizzate e su misura. Ad esempio, per sentirsi un vero veneziano, si può prendere parte a una divertentissima caccia al tesoro in maschera per scoprire i segreti nascosti della città.

Utilizzando l’app sul proprio smartphone e seguendo una mappa dettagliata attraverso il labirinto degli stretti vicoli veneziani, si correrà da Piazzale Roma, attraversando il celebre Ponte di Rialto per raggiungere Piazza San Marco, il cuore del Carnevale di Venezia. Dopo aver seguito tutte le istruzioni del gioco, superando il famoso Ponte dei Sospiri si giunge alle prigioni di Palazzo Ducale, dove fu rinchiuso Casanova.

Chi invece preferisce meno adrenalina, può replicare lo stesso itinerario con un simpatico gioco da scaricare sul proprio smartphone come app. Si scopriranno, facilmente guidati dall’applicazione, tutti i luoghi simbolo del Carnevale di Venezia, compresa le botteghe storiche, e si imparerà a realizzare la propria maschera souvenir seguendo le antiche tradizioni.

Carnevale di Venezia, edizione 2023

Quest’anno il Carnevale di Venezia si terrà dal 4 al 21 febbraio, come riporta il programma ufficiale. Sarà una festa diffusa in campi, piazze, calli e strade della città con l’Arsenale ancora protagonista di un grande scenografico spettacolo sull’acqua e il ritorno delle parate dei carri mascherati in terraferma e nelle isole. Il titolo dell’edizione 2023, ispirato ai quattro simboli – terra, acqua, fuoco e aria – è  “Take your Time for the Original Signs”.

Come si legge sul programma ufficiale del 2023, “Per circa venti giorni, Venezia si fa teatro a cielo aperto e scenario diffuso e ideale dove ogni linguaggio e forma artistica sono ammessi. Un’edizione che vede ancora una volta la firma del Direttore Artistico e scenografo del Teatro La Fenice Massimo Checchetto. Stravolgimento irriverente e giocoso delle convenzioni: il tema dell’edizione 2023 si ispira ai segni delle costellazioni e a quei simboli originali che contraddistinguono il Carnevale veneziano e in questa atmosfera festosa e ancestrale parte l’invito a partecipare tutti insieme al grande e fantastico ‘Zodiaco’ di originalità ed estro del Carnevale più famoso al mondo, ricercando il proprio segno originale in totale libertà di espressione creativa, come manifestazione di identità e affermazione di sé”.

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La festa che celebra la prima fioritura dell’anno è in Sicilia

C’è sempre un buon motivo per organizzare nuovi e sensazionali viaggi intorno al mondo, soprattutto quando l’alternarsi delle stagioni ci permette di scoprire volti inediti e straordinari delle destinazioni che già conosciamo.

E se l’inverno ci ha regalato splendidi paesaggi caratterizzati da tinte candide e bianche e da visioni mozzafiato, la primavera si prepara a fare lo stesso. Anzi, molto di più.

Ora che il calendario segna l’arrivo di febbraio, ad accomunare tutti i viaggiatori c’è la voglia di mettersi in cammino in lungo e in largo per andare alla scoperta delle fioriture più belle del nostro pianeta. Ma per vivere un’esperienza profumata, inebriante e colorata, non abbiamo per forza bisogno di volare in capo al mondo. È in Sicilia, infatti, che sta per essere inaugurata la festa che celebra la prima fioritura dell’anno. E possiamo assicurarvelo: è bellissima.

Sicilia in primavera: un tripudio di meraviglia

Organizzare un viaggio in Sicilia, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Ma lo è soprattutto nel mese di marzo, quando ancor prima dell’equinozio di primavera, la valle più bella del mondo si tinge di bianco e di rosa. Sono i mandorli in fiore di Agrigento che ogni anno regalano uno spettacolo di infinita bellezza.

Mentre la natura dorme ancora, abbandonata in un meritato riposo, nella terra dei mandorli accade un piccolo miracolo. Già a partire dai primi giorni di febbraio, infatti, i rami spogli degli alberi prendono vita trasformando nel palcoscenico di uno spettacolo senza eguali: la prima fioritura di primavera.

Perché succede in Sicilia, e in maniera così anticipata rispetto alle altre fioriture, è presto detto. Il clima della regione, infatti, è piacevolmente mite anche durante l’inverno, e questo permette ai fiori di sbocciare e brillare sotto il sole prima del previsto.

Quello che si palesa davanti agli occhi di chi guarda, è un tripudio di profumi e colori che non si può raccontare, ma solo vivere. È per questo che, in occasione della prima fioritura primaverile dell’anno, dal 5 al 12 marzo, viene organizzata la Sagra del Mandorlo in Fiore. Molto più di una manifestazione, ma una vera e propria esperienza sensoriale che permette di toccare le meraviglie di questo territorio durante la stagione più suggestiva.

Sagra del Mandorlo in Fiore: la festa che celebra la fioritura di primavera

L’appuntamento è previsto dal 5 al 12 marzo, in Sicilia ovviamente. Questi giorni non sono solo un omaggio alla fioritura, e alla noce in questione, ma anche al territorio stesso. Durante l’evento, infatti, si alternano tra le strade e i quartieri della città, concerti, fiaccolate, sfilate e spettacoli folcloristici. Non mancano, ovviamente, le degustazioni dei prodotti caratteristici della regione.

Un appuntamento imperdibile, questo, sia per i cittadini che per i viaggiatori che si perpetua dal lontano 1938, anno in cui per la prima volta a Naro, nello splendido scenario della Valle del Paradiso, venne organizzata la prima sagra dedicata ai mandorli. Dopo 15 anni, l’evento è stato spostato nella città collinare e ha assunto le sembianze che conosciamo oggi.

A fare da cornice a questo tripudio di emozioni tutte da vivere, ci sono la città di Agrigento e la straordinaria Valle dei Templi che, in fiore, sono più belle che mai. Pronti a partire?

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Dalla festa dei folli al Carnevale Ambrosiano: storie, tradizioni e celebrazioni

Quando il calendario segna la fine di gennaio, ci ricorda non solo l’avvicinarsi della stagione delle grandi fioriture, ma anche l’arrivo di un periodo sorprendente, fatto di festeggiamenti folli, celebrazioni ironiche e irriverenti e tanto divertimento. Stiamo parlando del Carnevale, quel momento dell’anno dove tutto, o quasi, è concesso.

Una festa, questa antichissima e secolare, che affonda le sue origini in tempi lontani. Se è vero che oggi i festeggiamenti sono legati al mondo cattolico e al cristianesimo, è altrettanto vero che il folclore che appartiene al Carnevale è indissolubilmente legato ai lontani saturnali, le festività romane organizzate in onore del dio Saturno.

Sono molte le persone che durante questo periodo si mettono in viaggio, per perdersi e immergersi in tutte quelle atmosfere festose che, col tempo, sono diventate davvero iconiche. Ne sono un esempio il romantico ed elegante carnevale di Venezia, così come quello di Rio o di New Orleans. Ma c’è un altro evento tutto da scoprire, che differisce da quello romano che siamo soliti festeggiare, e che ci porta direttamente nella città di Milano. Stiamo parlando del Carnevale Ambrosiano.

C’era una volta la festa dei folli

Chi conosce bene Milano, o chi ci ha trascorso del tempo in città, avrà sicuramente celebrato almeno una volta nella vita il Carnevale Ambrosiano. Cambiano le date, ma anche le tradizioni che si celano dietro a questa festa e che differiscono da quello romano, che è in assoluto il più festeggiato.

I rito ambrosiano è perpetuato nelle chiese dell’arcidiocesi di Milano, e nelle diocesi dei territori vicini. La differenza più grande che emerge sta proprio nelle date che lo riguardano. L’ultimo giorno di Carnevale, infatti, non è il martedì grasso, ma il sabato.

Secondo gli storici, le origini del Carnevale Ambrosiano sono direttamente collegate alla figura di Sant’Ambrogio e alla sua richiesta di celebrare la Quaresima al suo ritorno dal pellegrinaggio. Secondo altri studiosi, invece, i riti vennero posticipati a causa di guerre e carestie che invasero la città proprio durante il periodo delle celebrazioni.

Sono diverse le fonti che parlano del Carnevale Ambrosiano già nel Medioevo. Conosciuto come festa dei folli, questo periodo inaugurava tutta una serie di feste irriverenti, ironiche e a tratti scandalose, che portavano in scena il capovolgimento dell’ordine societario. I poveri diventavano re, mentre i più ricchi e i personaggi altolocati era destinati a trasformarsi negli oggetti dello scherno.

Nonostante la celebrazione sia stata più volte censurata e bandita, a causa dei numerosi sbeffeggiamenti, la festa è sopravvissuta almeno fino al XVI secolo, per poi assumere le sembianze che conosciamo noi oggi.

Come e dove celebrare il Carnevale Ambrosiano

Oggi il Carnevale Ambrosiano segue molte delle tradizioni di quello romano che solitamente celebriamo. Carri allegorici, parate e feste si snodano nella città di Milano e nei territori di alcune diocesi limitrofe. Non mancano neanche i dolci caratteristici come le chiacchiere di Carnevale e i tortelli.

Come succede nel resto d’Italia e del mondo, infatti, parate e sfilate inondano il centro cittadino e i quartieri di Milano ospitando ogni anno un tema diverso. Solo che la data cambia: non si scende in strada il martedì grasso, ma il sabato successivo.

Se volete unirvi alle celebrazioni del Carnevale Ambrosiano quest’anno, la data da segnare in agenda è quella del 25 febbraio 2023. Non dimenticate di indossare la vostra maschera più bella!

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Epifania: dove trovare le tradizioni più belle in Italia

Un noto proverbio celebra “l’Epifania tutte le feste si porta via”. Che in qualche modo segni la fine delle festività è risaputo da tutti, ma forse in molti non sono a conoscenza che in alcuni Paesi, come per esempio il Portogallo, la Befana non si celebra.

Per questo motivo, abbiamo deciso di portarvi a fare un viaggio alla scoperta delle tradizioni più particolari del nostro Paese. Da Nord a Sud e facendo scalo nelle isole maggiori d’Italia, le usanze sono una più incantevole dell’altra.

Le tradizioni dell’Epifania nel Nord Italia

Una città da raggiungere il giorno della Befana nel Nord Italia è, senza ombra di dubbio, Venezia. Da queste parti, infatti, ogni 6 gennaio si celebra la ”Regata delle Befane”, una manifestazione sportiva nata nel 1979. Anche quest’anno, è previsto il corteo acqueo delle imbarcazioni societarie che, alle ore 9.30, dai Magazzini del Sale accompagnano cinque befane sul campo di regata e trasportano la calza gigante, simbolo giocoso dell’evento che, alle 10.30, sarà appesa al magico Ponte di Rialto.

Il percorso della gara, che prenderà il via alle 11:00, parte dal Palazzo della Banca d’Italia con tutta la bellezza del ponte di Rialto alle spalle.

Panevin, foghera, fugaderi, tamòsse, pignarûl, casera: tutto questo lo potrete trovare in Friuli. In sostanza, da queste parti prendono vita grandi falò di sterpaglie dalla montagna alla pianura, dai magredi alle risorgive.

Ad Arba, per esempio, il falò è iniziato a bruciare la sera del 5 gennaio dalle 20.30 così come in altre incredibili località della zona. Nei fatti dovete solo scegliere dove andare.

falò befana

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I falò della Befana in Friuli

A Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, dopo due anni di stop torna il folkloristico falò propiziatorio dell’Epifania. Venerdì 6 gennaio 2023, fa ritorno nel prato adiacente l’ospedale “Brusa la Vecia” un evento che, come da tradizione, sarà accompagnato da musica, brulé e l’immancabile “panino con el codeghin”. In sostanza, la Befana verrà bruciata in un grande falò cittadino: un rito simbolico per lasciarsi alle spalle il vecchio anno e salutare quello nuovo.

Le tradizioni dell’Epifania nel Centro Italia

Roma è sempre una buona idea, ma in particolare lo è il giorno della Befana dove le tradizioni sono davvero tantissime. A partire da Piazza Navona con giochi, luci, colori e doni per i piccoli, seguita dalla caccia al tesoro presso il Museo delle Carrozze d’Epoca, fino al corteo noto come “Viva la Befana” con tanto di rievocazione storica che partirà da via della Conciliazione.

Inoltre, Presso la terrazza del Pincio si terrà l’annuale “Corsa del giocattolo”, una manifestazione sportiva non competitiva di marcia e corsa a passo libero di 5 chilometri.

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La Befana di Piazza Navona

Ad Urbania, in provincia di Pesaro e Urbino, quest’anno andrà in scena la 26° Festa Nazionale della Befana che coinvolgerà l’intero paese con tutti gli abitanti vestiti a tema. Allestimenti e decorazioni con tanto di Villaggio della Befana, ma anche un pirotecnico volo della vecchina dalla Torre Campanaria, alta 26 metri.

Per poi concludere con la possibilità di ammirare la creazione di una calza dal maxi formato, tutta cucita a mano. L’ingresso è gratuito per bambini fino ai 10 anni e per i residenti, mentre gli adulti pagano 5 euro.

A Viterbo, dopo lo stop imposto dalla pandemia, quest’anno è tornata “la calza della befana più lunga del mondo”. L’appuntamento, come da tradizione da 21 anni, si è tenuto il pomeriggio del 5 gennaio: una calza lunga ben 52 metri è stata trasportata su quindici Fiat 500 storiche affiancate da oltre cento befane che, lungo tutto il percorso, hanno distribuito caramelle a bambini, e non solo.

Il giorno 6 gennaio, invece, subito dopo il tramonto la Befana si calerà dalla torre dell’orologio di Piazza del Plebiscito, sempre per regalare dolci e caramelle ai bambini presenti.

Le tradizioni dell’Epifania nel Sud Italia

A Napoli la Befana si festeggia nella spettacolare cornice di Piazza del Plebiscito: la mattina del 6 gennaio grandi e piccini possono riunirsi e celebrare con laboratori e degustazioni di dolciumi e prodotti da forno, realizzati da personalità di spicco del mondo culinario.

Inoltre, si può assistere aduna caratteristica sfilata sul lungomare Caracciolo. Carri e personaggi vestiti a festa passeranno lasciandosi alle spalle un panorama mozzafiato.

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Napoli, Piazza del Plebiscito

Una tradizione molto interessante è anche quella di Candela, in provincia di Foggia, dove l’arrivo dell’Epifania è così tanto sentito che gli vengono dedicati una festa e un “volo” speciale. In poche parole, la sera del 6 gennaio da queste parti la Befana si prepara a un scenografico volo che parte dal campanile della città e scende fino al terreno.

Parallelamente a questo evento, inoltre, si può partecipare alla golosissima festa del cioccolato.

A Montescaglioso, in provincia di Matera, la notte tra il 5 e il 6 gennaio si aprono le porte alle anime del Purgatorio. Secondo la leggenda, nella notte dell’Epifania le anime dei morti tornano a bussare alle case dei vivi, quelle dove avevano vissuto, per chiedere vino e cibo.

Si chiamano Cucibocca e il loro “ritorno” consiste in una vera e propria (e anche da brivido) rievocazione. I visitatori, nel frattempo, hanno potuto godersi la nottata in piazza gustando i “Nove Bocconi del Cucibocca”, cioè nove piatti tipici del territorio accompagnandoli con vino e zampognari.

Le tradizioni dell’Epifania nelle maggiori isole d’Italia

Terminiamo questo viaggio alla scoperta di alcune delle tradizioni italiane dell’Epifania nelle maggiori isole italiane.

In particolare, vi portiamo a Cagliari dove nelle sue strade, il 5 e 6 gennaio, si fa festa. Il 5 gennaio una graziosa befana passeggia lungo Via Garibaldi sui pattini per distribuire doni ai più piccini. Il giorno successivo, in Piazza Costituzione, la vecchina cammina sui trampoli regalando palloncini per poi recarsi al Teatro Civico, dove, dopo aver bruciato la scopa, scenderà sul palco dal trapezio volante.

A Messina, e più precisamente nel quartiere Bordonaro, viene allestito “u pagghiaru” che è formato da una pertica alta nove metri circa e rivestita di rami di corbezzoli, agrumi, ciambelle di pane azzimo e cotone.

Esso eimboleggia un abete natalizio, sulla cui cima si trova una croce alta due metri, abbellita con frutta, nastri, ciambelle e forme di pane. Rappresenta il premio per i 14 partecipanti che la sera dell’Epifania, dopo la celebrazione della Santa Messa, si arrampicheranno per aggiudicarsela.

Insomma, l’Epifania in Italia è davvero ricca di appuntamenti e tradizioni speciali.

cagliari befana

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Cagliari di notte
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Offerta Ryanair: prenota entro l’Epifania per volare fino a Carnevale

C’è una nuova offerta Ryanair che scade il 6 gennaio, festa della Befana. E quale migliore regalo per chi è appassionato di viaggi se non un volo per una nuova meta?

Sul sito della compagnia aerea ci sono voli a partire da 8 euro (a tratta ovviamente). Ci si può far tentare da questi prezzi stracciati per andare alla scoperta di una nuova città o cercare la destinazione che avete desiderato visitare da tempo e scoprire che ora è più accessibile che mai.

Se volete il nostro consiglio, ecco quali sono i voli che prenoteremmo e le città che visiteremmo.

Perché andare a Copenhagen

La prima meta da prenotare adesso è Copenhagen, anche se i mercatini di Natale hanno già chiuso e le luminarie natalizie sono già spente. Questa città è una vera scoperta. Se la via più famosa e fotografata della città è Nyhavn, affacciata sul canale con le sue inconfondibili case colorate, c’è una Copenhagen completamente diversa, moderna, contemporanea e giovane che vi stupirà.

Si chiama Refshalevej ed è un’ex area industriale, sede dei cantieri navali B&W, riqualificata negli ultimi anni e trasformata in zona ricreativa. La si raggiunge in un quarto d’ora di bicicletta – il mezzo più utilizzato in città – ed è la zona più hipster del momento. Sempre affacciata sui canali, è un concentrato di locali, ristoranti – vi si trovano alcuni tra i più famosi del mondo, come Noma, Amass e Alchemist – e residenze, alcune ricavate all’interno di container trasformati in piccoli appartamenti.

città più care mondo

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Le due facce di Copenhagen

Un quartiere animatissimo, tanto che d’estate si viene qui a prendere il sole sui moli, a pagaiare con il kajak, a prendere un drink all’aria aperta e c’è pure un mercato street food, il Reffen. Ma tutto l’anno ci sono eventi e festival.

Perché andare a Bratislava

La Capitale della Slovacchia è un piccolo gioiello che merita un viaggio. C’è chi la chiama “piccola Praga” tanto è deliziosa, ma in realtà ha moltissime attrazioni che la caratterizzano e che la rendono davvero unica. Attraversata dal Danubio, è una delle tappe delle crociere fluviali e dista poco più di un’ora di navigazione da Vienna e il doppio da Budapest.

È una città che si gira tranquillamente a piedi ed è perfetta da visitare in un weekend. Con un budget ridotto avrete modo di visitare una città ricca di storia. Passeggiando per il centro storico di Bratislava fatto di vie pedonali su cui s’affacciano belle case d’epoca che ospitano locali, wine bar – la Slovacchia produce un ottimo vino – ristoranti, boutique hotel e negozi, ci si imbatte in alcune sculture di bronzo davvero singolari: la più famosa è quella dell’operaio che si riposa e che spunta fuori da un marciapiede, ma c’è anche la statua di Napoleone, di Christian Andersen, della Ninfa, dell’uomo che saluta col cappello, dell’uomo che inciampa e molte altre ancora.

Se salite sul tetto del Vecchio municipio, che oggi ospita il Museo della città, il più antico della Slovacchia, capite perché del soprannome di questa città: dall’alto si scoprono i tetti rossi delle case che ricordano davvero quelli di Praga. Ma c’è un altro edificio che ricorda la Capitale Ceca: il castello, visibile da ogni punto della città.

Bratislava

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Bratislava, tra le migliori mete low cost d’Europa
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Aspettando la Befana: l’Epifania nel mondo è in tripudio di tradizioni e folclore

La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, dicono, per portare caramelle, dolci e cioccolato a chi è stato buono. A chi invece ha tentennato con le buone azioni e i nuovi propositi, è destinato solo il carbone. Non stupisce, quindi, che il personaggio simbolo dell’Epifania sia attesissimo dai bambini, almeno da quelli che si sono comportati bene durante l’anno. Diverso è per gli adulti, che sanno bene che il 6 gennaio coincide anche con la fine di tutte le feste natalizie. Ma chi è davvero la Befana? E soprattutto: come si festeggia nel resto del mondo?

Befana: le origini

Presente nel calendario di moltissimi Paesi, la festa dell’Epifania si celebra in Italia il 6 gennaio, e non solo coincide con la fine di tutte le festività legate al Natale, ma è collegata anche alla figura tradizionale e folcloristica della Befana.

La tradizione cristiana celebra questo giorno per ricordare l’adorazione dei Magi che arrivarono fino a Betlemme per dare il benvenuto al Messia. La stessa parola Epifania, infatti, in greco vuol dire apparizione, e fa riferimento alla manifestazione divina. In questo stesso giorno, nel nostro Paese e nel resto d’Europa, prendono vita tutta una serie di tradizioni e festeggiamenti che affondano le loro origini in superstizioni e usanze lontane, proprio lì dove troviamo anche la figura folcloristica della Befana.

Prima di fondersi con elementi cristiani, infatti, quella dolce vecchietta che di notte gira per la città, per riempire le calze ai bambini, era per le popolazioni celtiche la Regina del freddo, anche conosciuta come Beira. La tradizione pagana, invece, vedeva in questa la personificazione di Madre Natura. Se appariva vecchie e trasandata, era solo per rappresentare la fine del vecchio anno. Dopo di che, infatti, si sarebbe trasformata in una giovane fanciulla.

La fusione delle credenze pagane con quelle cristiane ha dato vita alla Befana come la conosciamo noi oggi. Eppure quella dolce e generosa signora non appartiene alle tradizioni del resto dei Paesi cristiani, che celebrano il 6 gennaio in modi differenti e anche un po’ bizzarri. Scopriamoli.

Epifania nel mondo: ecco come si festeggia

In Spagna, l’Epifania è una festa molto sentita. In tutte le città del Paese, infatti, i bambini si preparano a celebrare l’arrivo dei Re Magi già la sera prima, ponendo davanti alle porte delle loro case cibo e acqua per i cammelli. Il giorno del 6 gennaio, invece, cittadini di ogni età si riuniscono tra le strade e le piazze per assistere al grande corteo dei Re Magi.

Originale e bizzarra è invece la tradizione diffusa in Francia per il giorno dell’Epifania. Il 6 gennaio, infatti, le persone si riuniscono a tavola per celebrare la festa con prodotti caratteristici, tra cui il galette de rois, un dolce tipico del Paese. Proprio in questo si nasconde una fava. La tradizione vuole che chi la trova diventerà il re o la regina della giornata.

In Russia, invece, esiste una figura folcloristica che assomiglia molto alla Befana. Si tratta di Babuschka, anche lei raffigurata come una vecchia signora, che accompagna Padre Gelo durante la notte di Natale per consegnare regali a tutti i bimbi buoni. Durante l’Epifania vera e propria, che viene celebrata il 19 gennaio nelle chiese ortodosse, si perpetua un rito davvero particolare che prende il nome di Kreshenie. In questa occasione le persone si tuffano nelle acque ghiacciate per celebrare il battesimo di Gesù.

In Islanda, invece, l’Epifania è strettamente collegata agli Jólasveinar, i 13 Babbi Natale che fanno compagnia ai cittadini durante tutto il periodo delle feste natalizie consegnando regali ai bambini. Il 6 gennaio, in occasione della Threttándinn, l’ultimo Babbo Natale sceso in città ritorna sulle montagne in cui vive, concludendo così il periodo delle feste.

Anche in Romania viene celebrato il giorno dell’Epifania con il ricordo dell’arrivo dei Re Magi. I bambini sono i grandi protagonisti della giornata: girano tra le strade della città bussando alle porte delle case per raccontare storia in cambio di doni e frutta secca.