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Scoperto un tunnel segreto nella piramide di Cheope

L’Egitto, terra di misteri millenari e di straordinarie meraviglie archeologiche, torna al centro dell’attenzione mondiale. Una nuova e stupefacente scoperta all’interno della Grande Piramide di Giza potrebbe presto cambiare ciò che sappiamo dell’antica civiltà dei faraoni.

Secondo l’egittologo Zahi Hawass, l’annuncio ufficiale previsto per il 2026 svelerà al mondo un segreto capace di “riscrivere la storia”.

La scoperta nella Grande Piramide di Giza

La notizia che sta facendo dialogare il mondo dell’archeologia riguarda l’individuazione di un corridoio lungo circa 30 metri nascosto all’interno della Piramide di Cheope. A rivelarlo è stato il celebre archeologo ed ex ministro dell’archeologia il dottor Zahi Hawass, durante un intervento alla 44a Fiera Internazionale del Libro di Sharjah.

Grazie all’uso di tecnologie di scansione avanzate e robot esploratori, i ricercatori hanno potuto penetrare in zone finora inaccessibili della piramide, scoprendo un passaggio che conduce a una porta sigillata dentro alla piramide. Secondo Hawass, ciò che si trova oltre quella soglia potrebbe rappresentare una delle scoperte più importanti della storia moderna dell’archeologia.

Le prime analisi radar hanno confermato la presenza del corridoio, ma i dettagli sul suo contenuto restano avvolti nel mistero fino all’annuncio ufficiale che ci dovrebbe essere nel 2026.

Questa scoperta”, ha dichiarato Hawass, “riscriverà un capitolo nella storia dei faraoni e ci permetterà di comprendere meglio i segreti della costruzione della Grande Piramide”.

Durante la conferenza, l’archeologo ha ricordato come la sua carriera, nata quasi per caso, sia diventata una missione di vita dedicata alla riscoperta del passato dell’Egitto. L’impiego della tecnologia moderna — radar, sensori 3D e robot miniaturizzati — ha permesso di superare i tantissimi limiti delle esplorazioni tradizionali, aprendo nuove prospettive nello studio dei monumenti più iconici del mondo antico.

Nuova scoperta in Egitto

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Le piramidi e la sfinge di Giza in Egitto

I sogni di Zahi Hawass

Zahi Hawass non ha mai nascosto i suoi due più grandi obiettivi: ritrovare la tomba di Imhotep, il leggendario architetto e medico dell’antico Egitto, e scoprire la sepoltura perduta di Nefertiti, la celebre regina della XVIII dinastia. Secondo le sue dichiarazioni, la nuova scoperta di Giza potrebbe essere collegata proprio a uno di questi due nomi.

Imhotep, genio del periodo dell’Antico Regno, è considerato un genio dell’architettura dell’antico Egitto e l’ideatore della piramide a gradoni di Djoser. Hawass ha definito la possibile scoperta della sua tomba “più importante persino di quella di Tutankhamon”, poiché svelerebbe le origini stesse dell’ingegneria faraonica.

Oltre alla sua attività di ricerca, l’egittologo continua a promuovere il rimpatrio delle antichità egizie conservate all’estero, definendolo “un diritto storico e culturale del popolo egiziano”.

In parallelo, ha ricordato il Grand Egyptian Museum, situato nei pressi della piana di Giza. Una struttura monumentale da poco aperta che ospita oltre 5.000 reperti del tesoro del re Tutankhamon, esposti integralmente per la prima volta.

Con le nuove scoperte e il nuovissimo museo, l’Egitto si conferma una delle mete più affascinanti al mondo, pronta a svelare ancora una volta i suoi segreti millenari. Nel 2026, tutti gli occhi saranno puntati su Giza: là dove un semplice corridoio di pietra potrebbe davvero riscrivere la storia.

Scoperto un misterioso corridoio nella Grande Piramide di Giza

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Le grandi Piramidi di Giza in Egitto
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Viaggio a Mauritius: tre motivi per andare quest’anno

Scegliere dove andare in vacanza non è mai semplice, ma per chi cerca una destinazione che unisca mare, natura, autenticità e una crescente attenzione alla sostenibilità, Mauritius è una scelta perfetta per quest’anno.

Questo arcipelago dell’Oceano Indiano, già famoso per le sue spiagge da sogno e il clima tropicale, sta vivendo una fase di profondo rinnovamento nel turismo. Nuove iniziative green, progetti di tutela marina e un collegamento aereo diretto dall’Italia: ecco gli ottimi motivi per partire alla scoperta di questo Paese straordinario.

Turismo sostenibile e iniziative green

Mauritius sta puntando sempre più su un turismo rispettoso dell’ambiente. Nel 2025 l’isola ha rafforzato il proprio impegno green promuovendo un modello di vacanza più sostenibile con tanti progetti dedicati a:

  • riduzione dei rifiuti,
  • alloggi certificati ecologici,
  • preservazione dei siti naturali,
  • tutela della biodiversità,
  • sensibilizzazione delle comunità locali e dei visitatori.

Molte spiagge e riserve naturali sono oggi gestite con precisi criteri ecologici e le autorità locali incoraggiano attività a basso impatto, come l’escursionismo nei parchi e nelle riserve naturali o la visita dei giardini botanici che regalano un’esperienza immersiva nella natura incontaminata. Anche la popolazione è coinvolta in iniziative di riforestazione e protezione del territorio.

Scegliere Mauritius oggi significa quindi contribuire a uno sviluppo turistico consapevole, dove la bellezza dei luoghi va allo stesso ritmo della tutela della natura. Un viaggio qui è un’occasione per vivere un’esperienza autentica e responsabile, che unisce il piacere della scoperta di un Paese straordinario con il rispetto dell’ambiente.

Tre motivi per raggiungere Mauritius quest'anno

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Sette terre colorate a Chamarel, Mauritius

Progetto di conservazione marina

Oltre alla terraferma, Mauritius si distingue per il suo straordinario ecosistema marino. Tra il 2024 e il 2025 i ricercatori mauriziani, insieme a partner internazionali, hanno avviato un grandissimo progetto di conservazione delle barriere coralline e della fauna marina dell’Oceano Indiano occidentale.

Questa iniziativa punta a sfruttare la riproduzione sessuata dei coralli per radunare tantissime larve da usare poi per ripopolare in modo preciso i siti più degradati anche in seguito dell’ondata di calore marino da record registrata mesi fa nel Paese.

Sforzi, ricerche e studi che hanno portato a un graduale miglioramento della salute dei fondali, con un ritorno della biodiversità e un’esperienza subacquea ancora più affascinante per chi ama fare snorkeling o immersioni.

Dai giardini di corallo ai delfini che nuotano al largo delle coste occidentali, il mare di Mauritius è un patrimonio che oggi si può ammirare con maggiore consapevolezza.

Partecipare ad attività guidate e rispettose dell’ambiente consente di scoprire un mondo sommerso di rara bellezza, contribuendo allo stesso tempo alla sua salvaguardia.

3 motivi per andare a Mauritius

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Snorkeling subacqueo, spiaggia di palme di Le Morne

Nuovo volo diretto dall’Italia

Un altro motivo per visitare Mauritius quest’anno è la maggiore comodità nel raggiungerla. ITA Airways ha infatti annunciato l’apertura del volo diretto da Roma Fiumicino verso Mauritius, operativo dal 7 novembre 2025 con due frequenze settimanali.

La rotta, servita con moderni Airbus A330neo, permetterà di volare senza scali, riducendo tempi e stress del viaggio. Questo rende l’isola ancora più accessibile, perfetta sia per chi sogna una fuga invernale al caldo, sia per chi desidera una vacanza lunga e rigenerante. Con questa novità, il sogno di scoprire Mauritius diventa più vicino e semplice da realizzare.

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Viaggio in Egitto alla scoperta delle mastabe, le tombe che hanno dato origine alle piramidi

Tutti conoscono le piramidi per la loro misteriosa storia e monumentalità, ma in Egitto esiste qualcosa di ancora più antico e particolare: le mastabe. Queste tombe, riservate inizialmente a faraoni minori (anche se raramente) e alti funzionari tra la III e la VI dinastia (circa 2700-2300 a.C.), hanno forma rettangolare, tetti piatti e pareti inclinate. Costruite con mattoni di fango o blocchi di pietra calcarea, rappresentano il primo tentativo concreto di garantire una sepoltura duratura ai defunti e ai loro tesori.

Nel deserto si presentano come blocchi geometrici isolati sulla sabbia, con aperture basse e strette che conducono alle camere funerarie interne. Le pareti conservano ancora i segni degli attrezzi dei costruttori, testimonianza della fatica e della precisione necessarie per edifici pensati per durare millenni. Osservandole, si percepisce chiaramente come dalle prime strutture semplici sia nata l’idea che, secoli dopo, avrebbe portato alle piramidi.

Qual è la differenza tra una mastaba e una piramide?

Nel vasto deserto d’Egitto, due tipi di tombe raccontano due epoche e due ambizioni diverse. Le mastabe, edifici bassi e compatti, nacquero all’inizio dell’Antico Regno e il loro scopo era quello di proteggere il corpo del defunto e gli oggetti per l’aldilà, mentre le incisioni sulle pareti indicavano il nome, il ruolo e la posizione sociale del sepolto. La loro presenza nel paesaggio era discreta, segnalando concretamente il posto della memoria senza dominare l’orizzonte.

Le piramidi, comparse qualche secolo dopo (ad eccezione della piramide a gradoni di Djoser), trasformarono quell’idea in una costruzione monumentale. Altezza, precisione geometrica e complessità interna le rendevano visibili a chilometri di distanza. Oltre a custodire il defunto, simboleggiavano il potere assoluto del faraone. Dove la mastaba era sobria e funzionale, la piramide divenne spettacolare e simbolica, con corridoi, camere multiple e materiali pensati per durare millenni.

In sintesi, la mastaba è la forma concreta e pratica della sepoltura, mentre la piramide ne rappresenta l’evoluzione monumentale e visibile, concepita per imprimere l’immortalità del potere reale.

A cosa serviva la falsa porta nelle mastaba?

All’interno delle mastabe si trovava una struttura molto particolare: la falsa porta. Nonostante il nome, non era una porta ma un elemento scolpito nella pietra o nei mattoni della tomba e inserito nella parete che generalmente dava verso l’esterno della camera funeraria. La sua funzione, infatti, era rituale in quanto attraverso di essa lo spirito del defunto, il ka, poteva uscire per ricevere le offerte portate dai vivi e poi ritornare all’interno della tomba.

La superficie era spesso decorata con incisioni che riportavano nomi, titoli e scene della vita del defunto, così che lo spirito fosse sempre riconosciuto e nutrito. Osservarla oggi significa percepire la precisione del lavoro artigianale, ma anche la concretezza di un’idea millenaria: trasformare la pietra in un canale tra mondo dei vivi e mondo dei morti.

Dove vedere le mastabe più belle d’Egitto

Le mastabe più belle d’Egitto si trovano principalmente nella zona di Saqqara, un cimitero che è stato testimone dei primi esperimenti degli Egizi nell’arte della sepoltura monumentale. Queste tombe riflettono la gerarchia sociale, le credenze religiose e le tecniche costruttive dell’epoca, ma rigorosamente raccontando ognuna una storia diversa, dai funzionari di corte ai nobili che supervisionavano il lavoro agricolo e religioso.

Mastaba di Ti

Edificata durante la V dinastia, la Mastaba di Ti presenta rilievi che mostrano attività quotidiane come la pesca nel Nilo, la lavorazione del pane e la raccolta dei campi. Le incisioni conservano dettagli dei vestiti, degli strumenti e degli animali, offrendo informazioni precise sulle pratiche economiche e sociali di quel tempo. La falsa porta è decorata con il nome e i titoli di Ti, consentendo al suo ka di ricevere le offerte. L’uso di blocchi di pietra calcarea dura garantì una stabilità che ha permesso di conservare le iscrizioni fino ai giorni nostri.

Mastaba di Mereruka

La Mastaba di Mereruka è stata costruita alla fine della VI dinastia e apparteneva a uno dei più potenti visir del faraone Teti. Le camere interne e i corridoi si articolano in modo complesso, con sale decorate con scene di rituali religiosi, banchetti e processioni di servitori. L’attenzione al dettaglio nella rappresentazione di strumenti, mobili e animali fornisce un quadro chiaro della vita aristocratica e del funzionamento della corte. I mattoni di fango originari sono ancora visibili in alcune sezioni, con segni degli strumenti dei costruttori.

Mastaba di Kagemni

Kagemni, visir della VI dinastia, scelse una costruzione più sobria rispetto a Mereruka, ma la qualità delle incisioni rimane elevata. Scene scolpite illustrano il bestiame, le offerte e i rituali religiosi, insieme a iscrizioni dei titoli ufficiali. La struttura è più compatta e lineare, ma la scelta dei rilievi e delle decorazioni rivela l’importanza del defunto e l’attenzione alle pratiche funerarie che garantivano la sopravvivenza del suo spirito.

Mastaba di Ptahhotep

Costruita durante la V dinastia, la Mastaba di Ptahhotep apparteneva a un visir di grande prestigio e influenza. La struttura rettangolare, con tetto piatto e pareti leggermente inclinate, ospita camere interne riccamente decorate con rilievi che raffigurano scene della vita quotidiana. Non manca la falsa porta, scolpita con grande cura, che riporta il nome e i titoli di Ptahhotep.

Mastaba della regina Meresankh III

La Mastaba di Meresankh III, moglie del faraone Khafre (Chefren), si trova a Giza, vicino alle famose piramidi. Essa si distingue per le sue dimensioni imponenti e per la raffinatezza dei rilievi interni, che celebrano la vita e il rango della regina. Le pareti delle camere funerarie sono decorate con scene di cerimonie religiose, offerte rituali e rappresentazioni di servitori e animali.

Mastaba della regina Meresankh III, Egitto

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La meravigliosa Mastaba della regina Meresankh III

Perché visitarle

Osservare le mastabe di Saqqara consente di poter toccare davvero con mano la storia. Ogni blocco di pietra, ogni incisione e ogni spazio interno racconta la vita dei defunti, dei costruttori e dei sacerdoti che li custodivano. Anche senza l’imponenza delle piramidi, queste tombe mantengono un fascino concreto e tangibile: mostrano l’ingegno degli Egizi e la loro ossessione per l’immortalità.

Guardandole nel deserto, tra sabbia e vento, si comprende la continuità tra le prime sepolture monumentali e i simboli eterni del potere che seguirono. Le mastabe, sobrie e precise, restano una testimonianza diretta di un mondo antico che ha lasciato tracce visibili ancora oggi.

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Rabat, la Capitale sottovalutata del Marocco tra arte, oceano e vita vera

Rabat finisce spesso in fondo alla lista dei desideri, messa in ombra dalle ben più famose Marrakech, Fès e Casablanca. Chi la guarda da lontano la immagina grigia, politica e noiosa. Invece la realtà è abbastanza diversa (e per fortuna!). La città è equilibrata, seria senza essere rigida e accogliente senza trasformarsi in un luna park per turisti. Ha il passo calmo delle Capitali che non devono dimostrare nulla, l’aria fresca dell’Atlantico che addolcisce il clima e un ritmo quotidiano che sembra più europeo che nordafricano.

Questa sobrietà la fa passare inosservata, ma è proprio lì che sta il valore: Rabat incanta senza effetti speciali e resta impressa proprio per la sua normalità ben fatta. Chi arriva con poche aspettative se ne va convinto di aver scoperto una località vera, spesso ignorata da chi segue solo le mete famose.

Cosa vedere a Rabat

La forza della Capitale del Marocco è la somma: storia stratificata, architettura coloniale in ottimo stato, musei curati, quartieri pianificati con criterio e oceano a un passo. Qualsiasi zona mostra un volto diverso e insieme costruiscono una città più complessa di quanto suggerisca la sua fama tiepida.

Kasbah degli Oudaïa

Edificata nell’XII secolo per proteggere l’estuario del Bou Regreg, la Kasbah degli Oudaïa è un labirinto di vicoli bianchi e blu che scendono verso l’oceano. Le sue porte in stile almohade, con archi a ferro di cavallo e decorazioni scolpite nella pietra, mostrano la precisione architettonica del periodo. Dal belvedere si vede l’Atlantico e la città nuova sullo sfondo. All’interno, il Jardin des Oudaïa aggiunge un tocco geometrico, poetico e silenzioso.

Torre di Hassan e Mausoleo di Mohammed V

Nata come parte di una moschea gigantesca del XII secolo, la Torre di Hassan doveva essere uno dei minareti più alti del mondo islamico. È rimasta incompiuta, ma la sua imponenza è senza dubbio intatta. Accanto, il Mausoleo di Mohammed V, inaugurato nel 1971, unisce marmo bianco, mosaici zelij e legno di cedro scolpito. Le guardie reali sorvegliano l’ingresso in uniforme cerimoniale, ma senza teatralità.

Necropoli di Chellah

Un luogo che sembra sospeso è Chellah, prima colonia romana e poi necropoli merinide nel XIV secolo. Le rovine sono invase da cicogne e da erba alta, e questo equilibrio tra storia e natura è ciò che lo rende speciale. Le colonne romane, le mura merinidi e le vasche delle antiche terme convivono nello stesso spazio, quasi come a sembrare una rovina viva.

Medina di Rabat

La Medina di Rabat risale al XII secolo ed è più raccolta rispetto a quelle di Fès o Marrakech. Le strade sono più larghe, segno del riordino francese durante il Protettorato, e la pulizia è sorprendente. Porte in legno di cedro, finestre in ferro battuto e colori tenui fanno comprendere che è una medina che non cerca l’effetto scenico, e proprio per questo convince.

Ville Nouvelle

Costruita dai francesi nei primi decenni del Novecento, Ville Nouvelle è la parte pianificata della città. Boulevard ampi, facciate art déco, caffè storici, ministeri e giardini con palme alte e ficus secolari rendono ogni passo un momento impossibile da dimenticare.

Jardin d’Essais Botaniques

Un parco disegnato nel periodo del Protettorato francese, concepito come laboratorio botanico e giardino ornamentale, è il Jardin d’Essais Botaniques. Qui tutto è caratterizzato da ampie prospettive, palme, piante tropicali e una calma che sembra fuori dal tempo.

Cattedrale di San Pietro

La Cattedrale di San Pietro è stata edificata nel 1930 in pieno stile art déco, con facciata bianca e torri gemelle che si vedono da lontano. L’interno è essenziale, luminoso, più razionale che religioso.

Cosa fare a Rabat

Dalle premesse fatte, appare piuttosto evidente che Rabat non cerca applausi. Le attività migliori, infatti, nascono dall’osservare, respirare l’aria dell’Atlantico, camminare tra vicoli, piazze e quartieri e comprendere il ritmo della città. Tra le esperienze da non perdere ci sono:

  • Scoprire mercati e suq della medina: tra spezie, tessuti, ceramiche e cuoio, osservare i dettagli, le incisioni sui legni e sui metalli dà più informazioni sulla città di quanto farebbe una qualsiasi guida cartacea.
  • Provare la cucina locale: ristoranti familiari e taverne senza fronzoli servono piatti tradizionali, dai tajine di agnello o pesce al couscous e alla harira.
  • Visitare i musei: ce ne sono sia di grandi e moderni che di più piccoli e specifici.
  • Osservare il tramonto sull’Atlantico: le spiagge di Oudayas e il lungomare offrono uno spettacolo semplice ma potente. Le onde, il vento e le barche dei pescatori creano un’atmosfera reale, senza artifici.
  • Escursione a Salé: in pochi minuti di traghetto si attraversa il Bou Regreg e si arriva presso una medina più vissuta, meno turistica, e in cui i vicoli narrano storie di corsari e commercianti. La differenza tra le due città è evidente, perché Salé mostra la vita popolare in modo diretto, Rabat un’incredibile calma ordinata (soprattutto se paragonata ad altre città marocchine).
  • Vita notturna: la sera Ville Nouvelle e Avenue Mohammed V si animano di famiglie e giovani. Piccoli ristoranti, pasticcerie storiche, caffè e locali consento di osservare la Capitale in movimento, ma rigorosamente senza fretta (come fanno i suoi abitanti).

Come arrivare

Dall’Italia arrivare a Rabat è semplice, anche se non ci sono voli da ovunque. Le compagnie low cost e quelle tradizionali collegano Milano, Roma e qualche altra città dello Stivale con l’aeroporto Rabat-Salé, alcune volte con uno scalo a Casablanca o a Marrakech. Dall’aeroporto al centro città bastano venti-trenta minuti in taxi o navetta: le strade sono larghe e ordinate, il traffico tendenzialmente gestibile, e il primo contatto con il vento dell’Atlantico rende subito chiaro che si è arrivati in una Capitale diversa dal solito Marocco turistico.

Capitale del Marocco, Rabat

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La bellissima Capitale del Marocco

Chi si trova già in questo sorprendente Paese può scegliere tra treno, auto o bus. La stazione di Rabat Ville è collegata a Casablanca, Fès, Marrakech e Tangeri con treni moderni e puntuali. I convogli regionali lungo la costa permettono di muoversi tra Rabat e Salé in pochi minuti. In auto, le autostrade principali sono ben tenute e segnate; parcheggiare in centro non è quasi mai un grande problema, e le vie ampie rendono gli spostamenti piuttosto semplici.

In generale, raggiungere Rabat significa entrare in una città senza troppo stress: poco caos da grande Capitale e nemmeno accoglienza con eccessivo traffico caotico. Si arriva, si respira l’aria salata dell’oceano e si capisce subito che qui la città vive a un ritmo suo, preciso e misurato.

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Italiani pazzi per l’Egitto. Ma ci sono ancora nuovi itinerari da scoprire

Gli italiani impazziscono per l’Egitto: le spiagge del Mar Rosso sono piene in qualunque stagione dell’anno, le crociere sono tornate di gran moda e, a parte qualche momento di bassa stagione, registrano il tutto esaurito, e Il Cairo con il nuovo Grand Egyptian Museum (GEM) aperto da un anno sta attirando sempre più visitatori. “Da inizio 2025, abbiamo assistito a un aumento di arrivi del 22%. Il mercato italiano, poi, è in forte crescita perché è salito del 50% e sono convinto che in futuro saremo in grado di soddisfare ancora i visitatori italiani”, ha annunciato Mr. Ahmed Youssef, CEO di Egyptian Tourism Authority che abbiamo incontrato a Rimini durante la fiera TTG Travel Experience.

Nuove esperienze

Ma l’Egitto è grande e ha davvero molto di più da offrire. “Negli ultimi anni, l’Egitto si è concentrato nel valorizzare le antichità, con il nuovo Grand Egyptian Museum, il Museo Nazionale della Civiltà Egizia aperto qualche anno fa al Cairo, quello che ospita le mummie, per intenderci, e il Museo Egizio.

Ora che stiamo per inaugurare l’ultima galleria del GEM, con l’apertura ufficiale, vogliamo dedicarci allo sviluppo di alte forme di turismo”, ha spiegato Youssef, che ha svolto un ruolo determinante nella definizione delle strategie turistiche dell’Egitto, ricoprendo posizioni di vertice all’interno del Ministero del Turismo e delle Antichità, fino alla sua nomina a Chief Executive Officer a marzo 2025.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

La colossale statua di Ramsete II nella Grand Hall del GEM

“Prima di tutto quello legato al wellness, poi all’ecoturismo e allo sport. Vogliamo sviluppare la zona del deserto, ripercorrere itinerari religiosi – ricordiamoci della Fuga in Egitto descritta nel Vangelo – e gastronomici e poi ci interessa il turismo MICE (Meetings, Incentives, Conferences and Exhibitions). Abbiamo molto più da offrire, quindi, e non soltanto antichità”.

Itinerari fuori rotta

E, in effetti, l’Egitto classico è molto gettonato, tanto che alcuni siti archeologici rasentano l’overtourism. Ci ha spiegato che. oltre alle mete già ben note, ci sono itinerari molto meno frequentati e che rivelano un Egitto un po’ diverso.

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A Sud di Assuan

“Tra le nuove esperienze che si possono fare in Egitto”, spiega Youssef “c’è sicuramente la scoperta approfondita del Cairo, perché non bastano due o tre giorni per visitare la Capitale. Per scoprire tutti i musei, che molta gente ancora non conosce, ci vorrebbero almeno sette giorni. Ci sono crociere sul Nilo che partono direttamente dal Cairo: si resta due o tre notti in città e poi ci si imbarca fino ad Assuan, il viaggio dura circa 10-11 giorni. Oppure si può andare verso Alessandria d’Egitto, El Alamein e Marsa Matruh, sul Mediterraneo, e poi all’Oasi di Siwa, combinando cultura, vacanza mare ed esperienze nel deserto”.

Obiettivo: sostenibilità

“L’obiettivo dell’Egitto, quindi, è di fare scoprire un lato insolito del Paese. Ma un altro nostro obiettivo è quello legato alla sostenibilità”, racconta ancora il CEO. “Oggi, il 50% degli hotel di Sharm el-Sheikh adottano già pratiche green: hanno installato pannelli solari e riciclano la spazzatura. In città ci sono solo autobus sono elettrici. Stiamo diventando sempre più paperless, già alcuni musei hanno adottato i ticket d’ingresso digitali e sono molti altri i progetti ai quali stiamo lavorando.

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La spiaggia di un resort a Sharm el-Sheikh

Ma per noi sostenibilità significa anche inclusione della popolazione locale. Incoraggiamo quindi i tour operator a coinvolgere la comunità locale. Per esempio, se si va ad Assuan ora la gente apre la propria abitazione ai turisti, si possono visitare le case e prendere il tè assaggiando cibo tipico con i proprietari della casa. È quello che chiamiamo turismo rurale. E questa esperienza si può fare anche se si viaggia soli”.

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Ufficio stampa

Mr Ahmed Youssef, CEO di Egyptian Tourism Authority
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Riaperta la tomba di Amenhotep III dopo 20 anni: la Valle dei Re in Egitto sorprende ancora

L’antica città di Luxor, nella Valle dei Re, torna a meravigliare il mondo: è stata riaperta al pubblico la tomba reale di Amenhotep III (o Amenofi III) uno dei sovrani più potenti della XVIII dinastia.

Ci sono voluti 20 anni di lavori di restauro suddivisi in tre fasi, con il sostegno del governo giapponese e dell’UNESCO, per riportare al vecchio splendore una delle tombe più grandi dell’Egitto meridionale.

La riapertura dopo 20 anni di restauro

Dopo quasi 226 anni dalla sua scoperta, la tomba di Amenhotep III è stata aperta al pubblico. Il ministro egiziano del Turismo e delle Antichità, Sherif Fathy, ha inaugurato il sito ristrutturato, risalente a più di 3.000 anni fa.

Per salvare questo tesoro è servito l’intervento di oltre 260 specialisti, tra restauratori, ricercatori e tecnici altamente qualificati egiziani, italiani e giapponesi, specialisti nella conservazione della pietra, nella preservazione delle pitture murali, nell’ingegneria architettonica e civile, nel monitoraggio delle rocce, nella scansione 3D e nell’egittologia.

Interni della tomba di Amenhotep III

ANSA

Interno della tomba di Amenhotep III

I lavori si sono svolti in tre fasi, come ha spiegato Nuria Sanz, direttrice dell’ufficio regionale dell’UNESCO al Cairo: la prima si è svolta tra il 2001 e il 2004, seguita dalla seconda dal 2010 al 2012, mentre la terza e ultima fase è stata avviata nel 2023.

In particolare, durante la prima e la seconda fase, si è lavorato sulla manutenzione e sul restauro degli straordinari dipinti murali che ornano le pareti, le colonne e i soffitti delle camere della tomba. Restaurato e ricomposto con oltre 200 pezzi anche il coperchio del sarcofago in granito rosso del re. Il lavoro è stato di “altissimo livello di standard internazionali per la conservazione integrata”, ha affermato Nuria Sanz.

Mohamed Ismail Khaled, a capo del Consiglio Supremo delle Antichità, ha affermato che i due decenni dedicati al restauro hanno comportato “un lavoro incredibilmente delicato, perché la tomba era in grave stato di deterioramento“. Il suo contenuto venne inoltre saccheggiato, compreso il sarcofago.

Il progetto di conservazione della tomba ha incluso un meticoloso restauro architettonico, l’installazione di sistemi di controllo ambientale e la raccolta e il restauro di numerosi reperti rinvenuti all’interno della camera funeraria.

Tomba di Amenhotep III

ANSA

Accesso alla tomba di Amenhotep III

Cosa vedere nella tomba di Amenhotep III

Scoperta nel 1799 dagli ingegneri francesi Prosper Jollois e Edouard de Villiers du Terrage durante la campagna francese in Egitto, la tomba del re Amenhotep III, sovrano tra il 1390 a.C. e il 1350 a.C., si trova su una collina della Valle dei Re, di fronte alla città di Luxor. Un’area famosa per le numerose tombe scavate nella roccia costruite per i faraoni dell’antico Egitto, tra le quali troviamo quelle di Ramses II e Ramses III e quella di Tutankhamon.

Per accedere alla tomba di Amenhotep III si attraversa un passaggio in discesa lungo 36 metri e profondo 14 metri, fino a raggiungere una camera funeraria principale per il re e altre due camere per le regine Tiye e Sitamun.

Dettagli murali nella tomba di Amenhotep III, nella Valle dei Re

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Dettagli murali nella tomba di Amenhotep III

Al centro della tomba i visitatori possono ammirare l’imponente coperchio del sarcofago di granito rosso, inciso con geroglifici. Sulle pareti, appaiono tanti dipinti murali dal pavimento al soffitto, che la missione UNESCO del Giappone ha definito “tra le più raffinate tra quelle sopravvissute nelle tombe reali della XVIII dinastia”.

Le pareti raffigurano scene religiose e simboliche del viaggio del re nell’aldilà e delle interazioni con gli dei e con lo spirito di suo padre, oltre a iscrizioni tratte dal Libro dei Morti, mentre il soffitto è decorato con stelle gialle su uno sfondo blu intenso.

Il coperchio del sarcofago di Amenhotep III

ANSA

Il coperchio del sarcofago di Amenhotep III

Dove si trova la mummia di Amenhotep III

Secondo gli studiosi, Amenofi III (Amenhotep III) salì al trono da adolescente e governò per circa quattro decenni. Fu un periodo di prosperità, stabilità e splendore artistico. Morì nel 1349 a.C., all’età di 50 anni, e fu sepolto nella famosa necropoli tebana.

La mummia e il sarcofago di Amenhotep III non si trovano più nella tomba riaperta al pubblico, bensì nel Museo Nazionale delle Civiltà Egizie del Cairo. Il Museo Egizio di Tahrir e il nuovo Grand Egyptian Museum (che apre ufficialmente il 4 novembre 2025) ospitano statue colossali del faraone seduto accanto alla moglie.

Altri reperti che erano contenuti nella tomba vennero trasferiti negli anni degli scavi e ora sono esposti al Museo del Louvre di Parigi, al Metropolitan Museum di New York e al Castello di Highclere nel Regno Unito.

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Dove andare a ottobre: destinazioni autunnali tra natura, città e mare

Ottobre è un mese che regala opportunità di viaggio uniche: da una parte i paesaggi autunnali, con le città americane e le foreste del New England che si tingono di rosso e oro, dall’altra la possibilità di scoprire luoghi meno affollati e più convenienti grazie alla cosiddetta bassa stagione intermedia. È quel momento dell’anno in cui il flusso turistico estivo si è ormai placato, ma le grandi ondate di vacanzieri invernali devono ancora iniziare.

Inoltre, per chi desidera cambiare prospettiva, basta guardare all’emisfero australe, dove ottobre coincide con la primavera: un invito a godersi il risveglio della natura in destinazioni come il Sudafrica o l’Argentina. Insomma, tra colori, clima favorevole e prezzi più accessibili, questo mese si rivela un’occasione ideale per partire e queste sono le migliori destinazioni dove andare a ottobre!

Fuerteventura, per una fuga autunnale al sole

Con i suoi scenari spettacolari e quasi extraterrestri, Fuerteventura conquista chiunque cerchi una fuga autunnale al sole. Quest’isola, la seconda più grande delle Canarie, regala paesaggi vulcanici che sembrano provenire da un altro pianeta e, mentre il resto d’Europa affronta giornate fredde e cieli grigi, qui il mese di ottobre ha tutt’altro sapore.

Le spiagge sono il vero fiore all’occhiello dell’isola: distese immense di sabbia dorata che vanno dalla Playa del Matorral, lunga e luminosa, alla remota Cofete, selvaggia e incontaminata, senza dimenticare le dune maestose del Parco Naturale di Corralejo.

Valle della Loira, a spasso tra castelli

Ottobre è il momento ideale per scoprire la Valle della Loira, una delle regioni più affascinanti della Francia, rinomata per i suoi vigneti, i castelli rinascimentali e i pittoreschi borghi che sembrano usciti da una cartolina. Una tappa assolutamente da non perdere in questo periodo è il Castello di Sully-sur-Loire che, in questo periodo, vanta uno scenario davvero magico. Le foglie sono vestite di tonalità dorate, il tiepido sole autunnale illumina la facciata e le cucurbitacee diventano le regine dei suoi giardini.

Al Castello di Chambord, invece, passeggiate tra le sue innumerevoli stanze e salite sulla famosa scala a doppia elica, che può essere percorsa da entrambi i lati: questa vi condurrà alle terrazze e agli incredibili panorami che offrono sulla tenuta e sui giardini alla francese che si estendono ai suoi piedi. Non perdetevi anche i quindici chilometri di piste ciclabili e i numerosi sentieri pedonali immersi nei colori autunnali!

Castello di Chambord

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Il Castello di Chambord

Città del Capo, dove l’autunno profuma di primavera

Città del Capo è una destinazione ideale da visitare in ottobre, quando la primavera australe raggiunge il suo apice e la natura esplode di colori. È il periodo perfetto per vivere la città all’aria aperta: potete passeggiare tra le fioriture spettacolari del Giardino Botanico di Kirstenbosch, concedervi un tour tra i vigneti di Franschhoek o semplicemente dedicarvi al mare.

Le spiagge qui sono irresistibili: Camps Bay regala viste indimenticabili su Lion’s Head e sulla catena dei Dodici Apostoli, mentre Windmill Beach, a pochi passi da Boulders Beach, conquista con le sue acque limpide e i massi scenografici ideali per tuffarsi.

Edimburgo, tra le atmosfere gotiche di Halloween

Visitare Edimburgo a ottobre significa scoprire la capitale scozzese in uno dei momenti più suggestivi dell’anno. Le giornate iniziano ad accorciarsi, ma la città si accende di colori autunnali: i parchi come Holyrood e The Meadows si trasformano in tappeti di foglie dorate, mentre l’imponente Arthur’s Seat offre viste spettacolari sulla città avvolta da sfumature calde.

Le temperature fresche, ma non ancora rigide, rendono piacevoli le passeggiate lungo il Royal Mile o tra i vicoli medievali dell’Old Town, dove l’atmosfera gotica si sposa perfettamente con il mese di Halloween. Non a caso, a ottobre Edimburgo celebra festival ed eventi legati al folklore e alle leggende, regalando esperienze uniche tra tour dei fantasmi e serate culturali. Per gli amanti del whisky, inoltre, è anche il momento ideale per riscaldarsi in uno dei tanti pub storici!

Turchia, tra storia e natura alle giuste temperature

In Turchia, il mese di ottobre offre temperature miti e gradevoli, perfette per esplorare città e siti archeologici senza il caldo intenso dell’estate né le folle della piena stagione turistica. Istanbul, con le sue moschee maestose e i vivaci bazar, regala in autunno un’atmosfera ancora più suggestiva, mentre in Cappadocia i paesaggi lunari e i voli in mongolfiera assumono tonalità dorate sotto la luce autunnale.

Anche la costa turca, da Antalya a Bodrum, è ancora ideale per godersi qualche giornata al mare, con un clima che permette di rilassarsi sulle spiagge o di visitare antiche rovine affacciate sul Mediterraneo. Ottobre è dunque il momento perfetto per chi cerca un viaggio che combini cultura, natura e relax!

Mongolfiere in Cappadocia

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Le mongolfiere sui paesaggi della Cappadocia

Kalamata, per un viaggio mitologico e gastronomico

Se Atene continua ad attirare folle di turisti fino a tardo autunno, Kalamata rappresenta un’alternativa più tranquilla e autentica per scoprire la Grecia a ottobre. Situata nel Peloponneso, questa città è famosa per il suo olio d’oliva e, proprio in questo periodo, si possono osservare i preparativi per la raccolta, un’esperienza che racconta la vera essenza del territorio.

Il centro storico, con i tetti in terracotta, le stradine acciottolate e le taverne tradizionali, invita a passeggiare con calma, magari dopo aver visitato il vivace mercato organizzato due volte a settimana. A dominare la città c’è il castello medievale, che regala splendide viste panoramiche. Ottobre è anche perfetto per attività all’aria aperta: dalle lunghe spiagge, ideali per rilassarsi senza la calura estiva, fino alle escursioni sul monte Taygetos. Per gli appassionati di storia, infine, una gita a Sparta offre un’immersione nell’antichità, tra teatro, Acropoli e il monumento a Leonida.

Seychelles, per chi non rinuncia a un bagno fuori stagione

Infine, ottobre è uno dei periodi migliori per visitare anche le Seychelles, quando il clima è stabile e piacevolmente caldo, con temperature che oscillano intorno ai 27°C. Le piogge sono scarse e il mare si presenta calmo e cristallino, condizioni ideali per attività come snorkeling e immersioni, grazie a una visibilità subacquea straordinaria che permette di ammirare coralli e pesci tropicali.

Le isole offrono spiagge da cartolina, come Anse Lazio a Praslin o Anse Source d’Argent a La Digue, perfette per chi cerca relax e panorami mozzafiato. In questo mese si possono inoltre osservare le tartarughe marine che depongono le uova, un’esperienza naturalistica unica!

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Claudia Cardinale e i luoghi della sua vita: un viaggio tra il Mediterraneo e Hollywood

Salutiamo Claudia Cardinale, morta il 23 settembre 2025 a Nemours, in Francia, all’età di 87 anni. Non una semplice attrice, ma un simbolo del cinema nazionale e internazionale, una donna cosmopolita che ha saputo intrecciare la sua vita con le città e i Paesi che hanno segnato la sua carriera e identità. Dalla Tunisia alla Francia, passando per Roma e Hollywood, il suo percorso artistico e personale è un viaggio attraverso culture, lingue e atmosfere diverse che l’hanno portata a recitare in oltre 150 film.

In pochi anni, con i suoi tratti mediterranei e una personalità fiera, divenne la musa di alcuni tra i più grandi registi della storia, da Luchino Visconti a Federico Fellini, fino a Sergio Leone e Mario Monicelli. Qui ripercorriamo insieme i luoghi che hanno fatto da scenario alla vita straordinaria di una delle ultime grandi dive del cinema.

La Goulette, Tunisi: il suo luogo di nascita

Claudia Josephine Rose Cardinale nasce a Tunisi nel 1938 da genitori siciliani, nel quartiere marinaro de La Goulette, crocevia cosmopolita dove convivevano italiani, francesi, maltesi, arabi ed ebrei. Cresciuta in questo contesto ricco di lingue, tradizioni e religioni diverse, assorbe sin da bambina le influenze del Mediterraneo, parlando inizialmente il francese e l’arabo prima di avvicinarsi all’italiano.

La sua infanzia, libera e solare, resta indissolubilmente legata a quelle strade brulicanti di vita, ai profumi di spezie e alla luce accecante del mare. Anche dopo aver lasciato la Tunisia per l’Italia, dove la sua carriera di attrice si è rapidamente affermata, Cardinale non ha mai rinnegato quel legame originario: nelle sue parole, questo Paese rimane la cornice più autentica dei suoi ricordi, la matrice affettiva che ha plasmato la sua identità aperta, libera e plurale. Ed è qui, nel quartiere dov’è nata, che è stata omaggiata nel 2022 con l’intitolazione di una strada.

La Goulette

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Il quartiere tunisino de La Goulette

Roma, dove inizia la carriera di attrice

Arriva a Roma alla fine degli anni ’50, cuore pulsante del cinema europeo. Ben presto, la sua bellezza naturale conquistò Cinecittà, al tempo considerata il centro della “Hollywood sul Tevere”, e registi quali Visconti e Fellini. È proprio nella Capitale che avviene il cambiamento: da ragazza timida diventa una diva internazionale, recitando in pellicole divenute ormai indimenticabili come Il Gattopardo e .

Tuttavia, come avviene spesso, la fama porta con sé anche i lati negativi. Su Claudia Cardinale cominciò a incombere il peso soffocante della celebrità, con i paparazzi che la seguivano ovunque, rendendole difficile compiere anche i gesti quotidiani più semplici. Fu così che decise di trasferirsi a Parigi.

Hollywood e gli Stati Uniti: il mito internazionale

Negli anni ’60, Claudia Cardinale vola oltre oceano e approda a Hollywood, dove prende parte a grandi produzioni americane. La sua bellezza magnetica e la sua presenza scenica la rendono una delle interpreti europee più richieste dagli studios. Film come C’era una volta il West di Sergio Leone consolidano la sua immagine di diva senza tempo, capace di incarnare personaggi complessi e affascinanti. Gli Stati Uniti rappresentano, così, l’apice della sua carriera internazionale.

La Francia: Parigi e Nemours, una nuova casa

Dagli anni ’80, Claudia Cardinale sceglie la Francia come residenza, stabilendosi prima a Parigi, città che la accoglie come una vera star del cinema d’autore e delle coproduzioni europee. Successivamente si trasferisce a Nemours, dove ha vissuto lontana dai riflettori, mantenendo però un legame indissolubile con l’arte e il cinema.

È qui che ha creato la Fondazione Claudia Cardinale, che ha come obiettivo quello di sostenere artisti emergenti e non attraverso mostre e residenze, con un’attenzione particolare all’ecologia e alle artiste donne.

Nemours

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Le case caratteristiche di Nemours
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Scoperta eccezionale in Egitto, la stele con il Decreto di Canopo torna alla luce

Una rarissima stele è stata riportata alla luce in Egitto: si tratta della versione geroglifica del Decreto di Canopo di re Tolomeo III.

Una scoperta straordinaria e tra le più significative del secolo perché è la prima del suo genere da oltre 150 anni. Ma non solo. Le sue caratteristiche sono uniche e aprono nuove opportunità per comprendere la vita dell’Antico Egitto.

La scoperta della stele di re Tolomeo III

A Tell el-Pharaeen, nel Governatorato di Sharqia, la missione egiziana del Consiglio Supremo delle Antichità ha scoperto una stele in arenaria che rappresenta una versione nuova e completa del Decreto di Canopo, emesso originariamente dal faraone Tolomeo III nel 238 a.C. da un sinodo di sacerdoti riuniti nella città di Canopo, a est di Alessandria.

Non solo è la prima scoperta di questo genere da oltre 150 anni, ma è anche diversa da tutte le altre versioni già note. Infatti, questa stele ha una caratteristica unica: è interamente incisa in geroglifici, a differenza delle versioni trilingue già conosciute che combinavano testi geroglifici, demotici e greci.

In particolare, la stele presenta una sommità arrotondata e misura 127,5 cm di altezza, 83 cm di larghezza e circa 48 cm di spessore. La parte superiore è decorata da un disco solare alato affiancato da due cobra reali che indossano le Corone Bianca e Rossa dell’Alto e Basso Egitto. Inciso tra di essi spicca il geroglifico “Di-Ankh” (che significa “donare la vita”). Nel pannello centrale, inoltre, si notano scolpite nella pietra 30 righe di testo geroglifico, coerente e ininterrotto. Una vera rarità nei decreti antichi.

Il ministro egiziano del Turismo e delle Antichità, Sherif Fathy, ha elogiato la scoperta definendola un nuovo capitolo nella storia dell’Antico Egitto: “I continui successi delle missioni archeologiche egiziane aggiungono nuovi strati alla nostra conoscenza della civiltà egizia. Questa scoperta mette in risalto i tesori nascosti del Governatorato di Sharqia, che continuano a stupire il mondo”.

Perché è una scoperta importante

Il Decreto di Canopo, il secondo più antico dei decreti tolemaici dopo la Stele di Rosetta, contiene le iscrizioni che celebrano il re Tolomeo e la regina Berenice come “gli dèi benefici”, descrivendo i loro contributi allo Stato e alla religione egizia. Tra questi troviamo il mantenimento della pace e della stabilità del regno e l’introduzione del sistema dell’anno bisestile (Tolomeo fu il primo a farlo), che aggiungeva un giorno ogni quattro anni dedicato al loro culto.

Il decreto originale prevedeva che le stele fossero incise in geroglifici, demotico e greco, e poi distribuite nei principali templi dell’Egitto. Questa versione giunta ai giorni nostri, scritta esclusivamente in geroglifici, suggerisce agli egittologi che ci fossero delle varianti regionali nell’applicazione del decreto.

Inoltre, sottolinea come il sito di Tell el-Pharaeen, conosciuto in antichità come Imet, era un importante centro urbano e religioso già dal Medio Regno.

Ma oltre alla ricostruzione storica sulla trasmissione dei decreti reali, sullo sviluppo dei sistemi calendariali egizi e sull’intreccio tra tradizioni greche ed egizie sotto il dominio tolemaico, questa stele unica nel suo genere, grazie al suo testo monolingue, consente agli studiosi di perfezionare la conoscenza della grammatica, del vocabolario e della sintassi della lingua tardo egiziana.

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I 15 luoghi imperdibili durante un viaggio nell’Antico Egitto

L’Antico Egitto affascina chiunque abbia un minimo di passione per la storia, per la cultura, per la matematica, per la scienza, ma anche per il mistero e le leggende. Insomma, tutti. Ecco perché un viaggio nella terra degli Antichi Egizi è una delle più belle esperienze che si possano fare nella vita.

Quello in Egitto è un viaggio perfetto per ogni età, dai bambini che studiano la storia dei Faraoni a scuola agli adulti che l’hanno scordata e desiderano rinfrescare la memoria e sicuramente imparare qualcosa di nuovo. Perché qui, a ogni passo, si incamerano informazioni, esperienze e tante ma davvero tante emozioni.

Il modo migliore per visitare i luoghi più noti dell’Egitto classico è prendendo parte alla crociera sul Nilo, l’unico modo per riuscire a raggiungere certi siti archeologici, templi e isole. Alcuni sono raggiungibili anche volando direttamente in alcune città, come Il Cairo o Luxor o Abu Simbel. Per chi fa questo viaggio per la prima volta, però, ecco i 15 luoghi che, a mio parere, bisogna assolutamente includere nella to do list.

1. Piana di Giza: le piramidi

Le piramidi di Giza, appena fuori Il Cairo, sono sicuramente uno dei luoghi imperdibili di un viaggio alla scoperta dell’Antico Egitto. Le tre principali piramidi, quella di Cheope, la più grande, l’unica delle Sette Meraviglie del mondo antico ancora esistente e l’unica in cui è possibile entrare, di Chefren, la media, e di Micerino, la più piccola spuntano dalle sabbie del deserto e catalizzano lo sguardo a 360 gradi quando si visita il sito nel bel mezzo del deserto. Le piramidi, appartenute rispettivamente a padre, figlio e nipote, tutti faraoni, in realtà sono più di tre perché a fianco di ciascuna ce ne sono altre due appartenenti alle regine e alle principesse. Inoltre, ogni grande piramide aveva una piramide satellite più piccola, usata per il culto solare o di altri simboli. In più, l’altopiano è pieno di mastabe ovvero tombe rettangolari appartenenti agli alti funzionari, ai sacerdoti e ai familiari dei faraoni. In totale, infatti, nell’area di Giza si contano più di cento strutture funerarie tra piramidi principali, piramidi minori e mastabe pertanto non è corretto dire che nella Piana di Giza ci siano solo le tre piramidi e la Sfinge.

2. Piana di Giza: la sfinge

La Piana di Giza è famosa anche la Grande Sfinge, uno dei simboli dell’Egitto classico che, secondo alcuni esperti egittologi (non tutti concordano), fu fatta costruire dal Faraone Chefren. La Sfinge è lunga circa 73 metri e alta 20. Raffigura un leone sdraiato con volto umano, simbolo di forza e saggezza. Si tratta della più grande statua monolitica dell’antichità. Sono tante le teorie su questo monumento. La posizione in cui si trova dovrebbe servire a vegliare sulle piramidi, in particolare su quella di Chefren e lo stesso volto rappresentato potrebbe essere quello del Faraone. Per il naso rotto fu incolpato nientemeno che Napoleone, ma pare non c’entrasse nulla. Si dice anche che fosse legata al culto del Sole, in quanto è rivolta verso Est, dove sorge il Sole. Insomma, il mistero che la avvolge da secoli è uno dei principali motivi per cui milioni di turisti la visitano ogni anno.

La misteriosa Sfinge di Giza

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L’enigmatica Sfinge nella Piana di Giza

3. GEM o Grand Egyptian Museum

La nuova attrazione è il nuovo museo egizio, Grand Egyptian Museum meglio conosciuto come GEM, aperto a ottobre 2024 davanti alla Piana di Giza, la cui inaugurazione ufficiale – secondo le ultime fonti – dovrebbe avvenire il prossimo 4 novembre, data in cui ricorre i 103° anniversario della scoperta della Tomba di Tutankhamon avvenuta nel 1922 da parte dell’archeologo inglese Howard Carter. Come ho già avuto modo di scrivere, lo definisco uno dei musei più belli del mondo, non soltanto per ciò che espone (100mila pezzi di una rara bellezza e importanza storica), ma anche per la sua spettacolare architettura, per la location in cui si trova, per le costanti simbologie che rimandano all’Antico Egitto e perché è stato pensato davvero per tutti, bambini e persone con difficoltà motorie inclusi. Il GEM è il più grande museo al mondo dedicato a una sola civiltà, quella egizia. Ospita manufatti che raccontano la ricchissima storia d’Egitto, dal periodo preistorico fino all’epoca romana. Dal Museo Egizio del Cairo sono stati trasferiti al GEM i principali oggetti e le più importanti mummie (molti ricorderanno la famosa parata di mummie avvenuta in periodo di pandemia trasmessa da tutti i Tg del mondo), tranne il tesoro di Tutankhamon, che sarà spostato solo in occasione del grand opening e che, per il momento, resta nel vecchio museo che non chiuderà, ma continuerà a ospitare oggetti dell’Antico Egitto, molti dei quali rimasti finora a impolverarsi nei magazzini per mancanza di spazio espositivo.

4. Tempio di Karnak

Questo immenso complesso di edifici religiosi, una delle tappe fondamentali del viaggio in Egitto, si trova a Luxor, l’antica Tebe, proprio sulla riva orientale del Nilo. Solitamente è da Luxor che prendono il via le crociere sul Nilo ed è raggiungibile in 45 minuti d’aereo volando dal Cairo. Non è un semplice tempio, ma un sito che è cresciuto nel corso di 1500 anni. Le prime costruzioni, infatti, risalgono al 2000 a.C.. Ogni Faraone aggiungeva un pezzo. C’è la sala con 134 colonne colossali fatta erigere dai Faraoni Seti I e Ramses II; obelischi come quello della regina Hatshepsut e il celebre Viale delle Sfingi lungo due chilometri e mezzo che porta direttamente al Tempio di Luxor.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Turisti nel Tempio di Karnak

5. Tempio di Luxor

Questo tempio altrettanto famoso e tappa obbligata del viaggio nell’Egitto classico è uno dei più affascinanti che si visitano. A differenza di Karnak, che era un enorme luogo religioso, il Tempio di Luxor era più cerimoniale. Anch’esso subì ampliamenti e modifiche nel corso dei secoli da parte dei Faraoni, ma non solo. Costruito da Amenhotep III, nella XVIII dinastia ovvero circa la metà del 1300 a.C., fu ampliato da Tutankhamon e da Horemheb. Ramses II aggiunse il grande ingresso con gli obelischi e i colossi. Quando giunsero i Romani divenne un santuario per l’imperatore Augusto e poi anche più tardi una moschea che è tuttora funzionante e che si trova proprio all’interno del tempio. Del Tempio di Luxor si resta affascinanti grazie all’ingresso monumentale con i colossi e gli obelischi (oggi ne rimane uno, l’altro è in Place de la Concorde a Parigi), all’imponente viale di colonne alte quasi 20 metri che si attraversa e al cortile, ma anche alla vista che si ha dal tempio sulle sponde del Nilo che, se lo si vista all’ora del tramonto – cosa che consiglio vivamente – lascia davvero a bocca aperta. Per non parlare, poi, di quando cala la sera e le statue colossali sono illuminate dal basso rendendole ancora più imponenti.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Il Tempio di Luxor è tra quelli che si possono visitare anche di sera

6. Colossi di Memnon

Altra tappa obbligata, vicino a Luxor, è quella ai due colossi e solitamente ci si ferma dai cinque ai dieci minuti, il tempo di uno scatto e via. Eppure, questo sito è importantissimo. Queste due statue colossali di pietra quarzitica sono alte circa 18 metri ciascuna e rappresentano Amenhotep III. Sono ciò che resta del tempio funerario di questo Faraone, molto probabilmente il più grande tempio funerario mai costruito in Egitto e oggi in gran parte distrutto. E non è l0uncio curiosità legata ai colossi di Memnon perché ce n’è una relativa al nome. In epoca greco-romana, dopo un terremoto avvenuto nel 27 a.C., una delle statue cominciò a emettere un suono al sorgere del Sole, probabilmente dovuto al riscaldamento della pietra fessurata. I Greci associarono questo fenomeno a Memnone, eroe troiano figlio dell’Aurora (dea dell’alba), credendo che la statua emettesse un saluto alla madre. Da qui il nome “Colossi di Memnon”. Dunque, per gli Antichi Egizi, le statue rappresentavano il Faraone come guardiano eterno del proprio tempio funerario, mentre per Greci e Romani divennero una sorta di meraviglia misteriosa: imperatori e viaggiatori famosi si sono recati apposta dai colossi solo per sentire la “voce”.

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I Colossi di Memnon in Egitto

7. Tempio di Hatshepsut

A Deir el-Bahari, sulla riva occidentale del Nilo, davanti a Luxor, si trova uno dei templi più famosi dell’Antico Egitto: il Tempio della regina Hatshepsut. Costruito ai piedi di una falesia calcarea che crea uno sfondo spettacolare, questo luogo è unico nel suo genere in quanto è in parte ricavato all’interno della montagna e si nota il tocco femminile con le tre terrazze, un tempo giardini pensili, collegate dalle rampe processionali che portano a un santuario. I bellissimi rilievi che ancora si possono ammirare raccontano la vita delle regina, dalla nascita, generata da Amon, dio della fertilità, alla spedizione al Paese di Punt, forse nel Corno d’Africa, un viaggio commerciale che fece la regina verso questa misteriosa terra da cui tornò con incenso, mirra e piante esotiche.

Tempio di Hatshepsut

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Veduta del Tempio di Hatshepsut a Luxor

8. Valle dei Re

Con il Tempio di Hatshepsut ci troviamo già nei pressi della mitica Valle dei Re, il luogo desertico dove sono state scavate le tombe dei Faraoni, tra cui ovviamente quella di Tutankhamon. Il biglietto d’ingresso comprende la visita di tre tombe che vengono aperte a rotazione, pertanto quelle che si visitano non sono quasi mai le stesse. Con un biglietto a parte si può visitare anche la tomba del Faraone più famoso, Tutankhamon appunto. Ed è assolutamente un must perché quando vi ricapita? Nella Valle dei Re si contano attualmente 65 tombe e camere, ma gli scavi sono sempre in corso quindi seguiteci perché non ce ne facciamo sfuggire nessuna. Tecnicamente sono indicate con la sigla KV (King’s Valley) e vanno dalla KV1 (quella di Ramses VII) alla KV65 (ancora da assegnare). La Tomba di Tutankhamon è la KV62. Più o meno grandi, per visitarle bisogna sempre scendere un tunnel spesso splendidamente decorato con scene di vita dei Faraoni e della vita nell’Antico Egitto per giungere alle stanze che contenevano giare con olii profumati, cibi e amuleti, il sarcofago contenente la mummia del Faraone e i tesori. Tra le più visitate ci sono le tombe di Seti I, Ramses III, Seti II, Thutmose III e naturalmente “IL” Faraone.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

L’interno della tomba di Tutankamon nella Valle dei Re

9. Valle delle Regine

Non lontana dalla Valle dei Re, sula sponda sinistra del Nilo, c’è anche la Valle delle Regine, una necropoli che ospita l’ultima dimora di alcune delle donne più importanti e che hanno lasciato un segno nella storia. Qui le tombe sono circa 80 e vengono catalogate con la sigla QV (Queen’s Valley). Solo alcune sono visitabili, però. La più famosa è la QV66, la Tomba di Nefertari, moglie prediletta di Ramses II a cui è stato dedicato anche un intero tempio ad Abu Simbel. Questa tomba è meravigliosa, ricca di decorazioni che rappresentano scene del Libro dei Morti, con un bellissimo cielo stellato dorato ed è considerata la “Cappella Sistina dell’antico Egitto” nonché la più bella di tutte le tombe, persino di quelle dei Faraoni. Purtroppo, quando è stata scoperta era già stata saccheggiata dai tombaroli. Per via della preziosità del luogo, solo pochi visitatori sono ammessi e la visita dura solo pochi minuti. Ma ne vale assolutamente la pena.

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La Tomba di Nefertari nella Valle delle Regine

10. Tempio di Edfu

Navigando sul Nilo tra Luxor e Assuan ci si ferma sempre a Edfu dove  si trova uno dei templi meglio conservati dell’Antico Egitto nonché il secondo più grande dopo il tempio di Karnak. Poiché rimase sepolto sotto la sabbia per secoli fino al 1800 quando fu scoperto dal francese Auguste Mariette, fondatore del Museo Egizio del Cairo, è anche uno dei meglio conservati. Il Tempio di Edfu è piuttosto “recente” in quanto fu edificato nel 57 a.C., tanto che lo stile architettonico stile tempio è quello dell’epoca greco-romana. Era il centro del culto di Horus, il dio falco protettore del Faraone, tanto che ogni anno veniva organizzata una festa durante la quale la statua di Hathor veniva portata in processione a Edfu per unirsi a quella di Horus, simbolo dell’unione divina e della fertilità. All’ingresso ci sono due statue colossali di Horus-falco di granito nero, mentre i rilievi interni sono ancora ben leggibili, con testi rituali e astronomici: si tratta di una vera enciclopedia religiosa del tardo Egitto.

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Il Tempio di Edfu

11. Tempio di Kom Ombo

Come il Tempio di Edfu, anche quello di Kom Ombo è una delle tappe obbligate della crociera sul Nilo. Più che il tempio si trova proprio sulle rive del fiume più lungo del mondo. Troviamo davanti a un tempio unico nel suo genere in quanto si tratta di un tempio doppio dedicato a due divinità: Sobek, il dio coccodrillo, legato al Nilo (da qualche anno all’esterno è stato anche aperto un museo dedicato al coccodrillo dato che, prima della costruzione della diga di Assuan il Nilo ne era pieno) e Horus il Giovane, figlio di Iside e Osiride, simbolo della regalità e della vittoria sul male. Ogni lato del tempio ha un santuario, delle sale e delle cappelle proprie, in perfetta simmetria. Fu costruito intorno al 180–145 a.C., ma fu ampliato dai successivi sovrani e persino dagli Imperatori romani come Augusto e Tiberio. Il momento migliore per visitarlo è all’ora del tramonto se non addirittura di sera, visto che chiude tardi, in quanto di notte, quando è illuminato, offre una delle atmosfere più suggestive lungo il Nilo.

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Tempio di Kôm Ombo: una perla d’Egitto

12. Abu Simbel

L’escursione ad Abu Simbel spesso è extra rispetto alle tappe della crociera sul Nilo perché, per raggiungere il sito nel deserto, in pullman o aereo, bisogna considerare una giornata intera. Tuttavia, questo sito merita buona parte del viaggio in Egitto, quindi, fate un sacrificio e visitatelo perché altrimenti ve ne pentirete sicuramente. Come ho già avuto modo di scrivere, è uno dei siti archeologici più belli, interessanti e maestosi dell’Antico Egitto, capolavoro assoluto dell’architettura faraonica. La sua storia, anche recente, è a dir poco affascinante. Il complesso monumentale di Abu Simbel che si staglia nel bel mezzo del deserto sulle rive del Lago Nasser rappresenta l’apoteosi del regno di Ramses II, con la realizzazione di due templi in onore di AmonRa, Ptah, Harmakhis e di se stesso, oltre al tempio minore realizzato in onore della regina Nefertari, sua sposa prediletta. Su questo luogo ci sarebbe da raccontarne per ore (se volete approfondire leggete qui), dirò solo che è parzialmente scavato nella montagna, che entrambi i templi sono monumentali e che sono stati smontati pezzo per pezzo per poi essere ricomposti qualche metro più in altro affinché non venissero sommersi dall’acqua della Diga di Assuan costruita negli Anni ‘60. Inoltre, bisogna sapere che fu un italiano, Giovanni Belzoni, a entrare per primo nel tempio principale.

13. Tempio di Philae

Se pensate che con Abu Simbel si sia raggiunto il top, non avete ancora visto (quasi) nulla, perché un’altra chicca è il Tempio di Philae che si trova su un’isola raggiungibile solo con delle piccole imbarcazioni a Sud di Assuan. Il suo nome deriva dal fatto che una volta sorgeva sull’isola di Philae, ma, con la costruzione della Diga di Assuan, anche questo tempio rischiava di essere sommerso pertanto fu smontato pezzo per pezzo proprio come Abu Simbel e ricostruito su un’altra isola vicina, grazie a una spettacolare operazione dell’Unesco. Questo tempio è dedicato principalmente alla dea Iside, a cui è dedicato un tempio nel cuore del complesso, culto che rimase fino a circa il VI secolo d.C., quando l’imperatore Giustiniano ne ordinò la chiusura. Fu un santuario molto venerato nonché un luogo di pellegrinaggio anche in età imperiale romana. Dopo la chiusura, fu in parte trasformato in una chiesa cristiana. Come ultimo sito archeologico è una vera chicca e, per la sua posizione e per le colonne che si riflettono sull’acqua, è considerato il più romantico di tutti i templi dell’Antico Egitto.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Il Tempio di Philae raggiungibile in barca

14. Chiusa di Esna

Ci sono altri due luoghi in Egitto che meritano attenzione quando si effettua la crociera sul Nilo e non sono dei templi dell’Antico Egitto bensì delle opere architettoniche moderne degne di nota: la prima è la Chiusa di Esna che si deve per forza attraversare lungo il Nilo a Sud di Luxor. La chiusa serve a regolare il livello dell’acqua quando devono passare le navi da crociera e le imbarcazioni. Il suo funzionamento è davvero interessante ed è uno spettacolo assistervi. Nel periodo di alta stagione per attraversare la Chiusa di Esna bisogna attendere anche delle ore in coda perché si apre e si chiude per il passaggio di ogni singola nave. La prima opera fu inaugurata all’inizio del ‘900 per regolare il flusso dell’acqua e controllare le irrigazioni, ma dopo la costruzione della Diga di Assuan non servi più e ne venne costruita un’altra che serve principalmente per il passaggio delle navi da crociera.

15. Grande Diga di Assuan

L’altra grandiosa opera ingegneristica dell’Egitto è la Grande Diga di Assuan di cui gli egiziani vanno molto fieri e che si va sempre a visitare quando si prende parte alla crociera sul Nilo. La diga fu costruita negli Anni ‘70 con lo scopo di contenere gli allagamenti annuali del Nilo. Voluta dall’allora presidente dell’Egitto Nasser, forma anche un lago che prende il suo nome, il Lago Nasser, su cui s’affaccia il complesso di Abu Simbel. Misura 3,6 km di larghezza e 111 metri di altezza.