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Monsanto, il villaggio dove le case si fondono con le rocce millenarie

Nel cuore delle Beiras, su una vetta aspra e ventosa, sorge uno dei luoghi più surreali e affascinanti di tutto il Portogallo: si tratta di Monsanto, che ha ricevuto nel 1938 il titolo di “villaggio più portoghese del Portogallo”, e che sembra appartenere a un racconto epico.

Non esiste nessun altro luogo del Paese che assomigli a Monsanto, e forse proprio per questo ne rappresenta l’essenza più intima, quella di una terra capace di fondere storia, leggenda e natura in un’unica, straordinaria visione.

Un villaggio scolpito dal granito e dal tempo

A plasmare Monsanto non è stata la mano dell’uomo, ma quella della geologia. Il paesaggio che accoglie i visitatori è un “capolavoro di equilibrio precario”: enormi massi granitici incastonati tra le case, sulle case, sotto le case.

La roccia è la protagonista indiscussa. È come se gli abitanti, secoli fa, avessero deciso di convivere con la pietra invece che combatterla, accettando di vivere in simbiosi con quei giganti di granito che sembrano sempre sul punto di rotolare giù, ma che restano lì, immobili e maestosi, a vegliare sul tempo che passa.

Le strette viuzze lastricate si insinuano tra i crepacci e si arrampicano verso la sommità della collina, dove le rovine del castello raccontano di epoche lontane. Qui passarono i romani, lasciando le prime fortificazioni. Poi vennero i mori, seguiti dal re Dom Sancho I, che trasformò Monsanto in un baluardo difensivo: dall’alto della sua posizione strategica, il villaggio scrutava le pianure sottostanti, pronto a dare l’allarme in caso di invasione.

Storie e leggende tra le pietre

Ogni angolo di Monsanto custodisce racconti sospesi tra la realtà e il mito. Una leggenda, in particolare, resiste al tempo: durante un assedio da parte dei Romani, gli abitanti, ormai a corto di viveri, gettarono l’ultimo vitello rimasto oltre le mura, così da inscenare un’ingannevole abbondanza.

Il trucco funzionò: gli assalitori, credendo il villaggio ben rifornito, abbandonarono l’assedio. Da allora, ogni anno, il 3 maggio, la memoria di quel gesto astuto viene celebrata con una festa che culmina nel lancio di cesti di fiori dalle mura del castello.

L’ascesa tra panorami che lasciano senza fiato

Scorcio del villaggio di Monsanto, Portogallo

Fonte: iStock

Scorcio del villaggio di Monsanto

Visitare Monsanto significa anche affrontare una salita lenta e meditativa, ricca di panorami da fotografare e silenzi da ascoltare. Il punto di partenza ideale è la Igreja Matriz de São Salvador, che introduce al nucleo antico del villaggio. Da lì, si prosegue a piedi verso la Torre de Lucano, dall’inconfondibile sagoma sormontata da un gallo argentato, simbolo del premio ricevuto dal villaggio.

Proseguendo lungo la Portas de Santo António, si attraversa ciò che un tempo era una barriera difensiva, ora varco verso il passato. Le viuzze si fanno sempre più strette, serpeggiando tra case in pietra e scorci improvvisi, fino a raggiungere la Gruta, un tempo rifugio per gli animali, oggi testimonianza della vita rurale che ancora pulsa tra le rocce.

La conquista del castello e l’abbraccio delle pianure

La salita verso il castello, lungo la Rua do Castelo, è forse il momento più magico dell’intera visita. Una delle case lungo il sentiero è letteralmente inglobata da massi sovrastanti, in un equilibrio così surreale da sembrare un’opera d’arte moderna. Il sentiero si trasforma in un’arrampicata lieve ma intensa, premiata, a ogni svolta, da panorami sempre più ampi.

Una volta giunti in cima, tra le rovine della fortezza battuta dal vento e costellata di fiori selvatici, ci si trova di fronte a uno spettacolo difficile da descrivere: la linea dell’orizzonte si dissolve nelle pianure che si estendono a perdita d’occhio, da un lato il Portogallo, dall’altro la Spagna. Camminando lungo le mura, si arriva alle rovine romaniche della Igreja de São Miguel e alle tombe scavate nella pietra.

Scendere dal castello e rientrare nel villaggio significa lasciarsi alle spalle un viaggio nella storia, nella natura e nella leggenda. Monsanto è un’esperienza da vivere: ogni sasso racconta una storia, ogni stradina invita a perdersi, ogni silenzio parla di un tempo in cui l’uomo e la pietra vivevano insieme, inseparabili. Un villaggio che, pur essendo definito “il più portoghese”, appartiene più al regno dell’immaginazione che a quello della geografia.

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Queste spiagge dell’Albania sono un incanto, e sono anche vicinissime all’Italia

Non serve fare molta strada per uscire dalla penisola italiana e trovare spiagge da sogno: l’Albania è a due passi e negli ultimi anni sta conquistando sempre più viaggiatori con acque turchesi, sabbia dorata e nightlife. Meta perfetta per un’estate da ricordare, se non ci hai mai fatto un pensierino è il momento di farlo: baie da cartolina, isole segrete che sembrano uscite da un film e prezzi competitivi sono il segreto del successo di questo territorio. Ecco quali sono le spiagge più belle dell’Albania vicino all’Italia.

Le spiagge di Durazzo

Tra le spiagge dell’Albania più belle e vicine all’Italia ci sono quelle di Durazzo facilmente raggiungibile via mare dalle regioni del sud oppure via terra da Tirana. Tra le spiagge più belle qui ci sono Plazhi i Currilave con sabbia dorata e un lungomare vivace che attira famiglie con bambini e giovani oppure Golem Beach che sa conquistare chi ama il comfort e le giornate in pieno relax grazie agli stabilimenti attrezzati.

Le spiagge di Valona

Altrettanto vicina e da esplorare è Valona; la meta top per l’estate spicca per nightlife e dinamicità tanto da essere una delle perle in sviluppo del litorale albanese. Tra le spiagge più belle? Quella di Radhime, a pochi chilometri dal centro con stabilimenti curati e acque turchesi oppure Zyernec Beach con sabbia bianchissima e mare calmo.

Spiaggia di Dhermi

Fonte: iStock

Spiaggia di Dhermi, una delle più belle di Valona in Albania

Spiagge di Ksamil

Se esistesse un hashtag per Ksamil, sarebbe #maldivedellalbania. Piccola, chic e spettacolare, è la meta più instagrammata del Paese. Le spiagge sono piccole oasi con sabbia bianca e mare turchese, proprio davanti a tre isole paradisiache. Tra le più belle? Bora Bora, famosa per i suoi ombrelloni di paglia e l’atmosfera tropical, oppure Three Island Beach da cui si parte per le isolette anche solo con un pedalò.

Spiagge di Porto Palermo

Facilmente raggiungibili con la navigazione anche le spiagge di Porto Palermo come la Porto Palermo Bay, circondata dalla natura e simbolo romantico per eccellenza. Il mare è calmissimo e all’orizzonte c’è il castello di Ali Pascià che renderà le foto ricordo incredibilmente uniche.

Spiaggia di Porto Palermo in Albania

Fonte: iStock

Caletta Palermo Beach, un paradiso segreto in Albania

Spiagge di Saranda

Saranda è una cittadina vivace e frizzante con una movida serale di tutto rispetto; per questo è una delle mete più giovanili dell’Albania. Tra le spiagge più belle qui c’è Mirror Beach, una caletta selvaggia con ciottoli chiari e acqua limpida, oppure Santa Quaranta Beach per chi cerca comfort ed esclusività.

Spiagge di Jale

Non è troppo lontano dall’Italia Jale ed è senza dubbio un borgo unico nel suo genere. L’anima hippie spicca così come la bellezza selvaggia di luoghi come Jale Beach. Pura poesia, unica e inimitabile, perfetta per staccare la spina, godersi il mare turchese e lo snorkeling.

Spiagge di Himara

Simbolo della riviera albanese pensata per le famiglie c’è Himara, una località dove la vacanza relax non rinuncia alla bellezza. Family friendly, propone stabilimenti serviti come Spile Beach vicinissima al centro o Potam Beach, decisamente più selvaggia.

Spiagge delle isole di Ksamil

Davanti alle spiagge paradisiache di Ksamil, ecco che spuntano tre piccole isole che sembrano uscite da un film di avventura. Verdi, selvagge e lambite da acque color smeraldo, sono perfette per sentirsi naufraghi… ma con stile. I fondali sono bassi, l’acqua è trasparente e si raggiungono facilmente dal porto di Ksamil con una barchetta o un pedalò.

Spiagge dell’isola di Saseno

Saseno si trova a 15 chilometri da Valona ed è l’isola più grande dell’Albania. Non è difficile da raggiungere dall’Italia e neppure lontana; ex base militare, oggi è un luogo turistico con acque cristalline e sentieri di trekking per esplorare la zona. Le spiagge qui sono una più bella dell’altra, basterà seguire i sentieri per individuare le più suggestive.

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Asturie, dove nasce il Cammino di Santiago: 3 itinerari per riscoprire l’essenza del pellegrinaggio

Nelle Asturie, il Cammino di Santiago prende forma prima ancora di diventare leggenda. Nasce da racconti e gesti che lo rendono parte stessa della vita, dove ogni pietra rivela qualcosa di più antico della sua storia e ogni bosco custodisce il silenzio di chi ha camminato prima di noi. In questo luogo, il territorio sfugge alle definizioni sbrigative e si impone con la forza della sua unicità. Qui, nel cuore verde del nord della Spagna, è nato tutto.

Oviedo/Uviéu, la capitale asturiana, è la chiave di volta per comprendere l’anima più profonda del pellegrinaggio giacobeo. Ed è qui che il Re Alfonso II il Casto, nell’anno 829, ha tracciato il primo itinerario per onorare i resti appena scoperti dell’apostolo Giacomo – a Compostela – con la costruzione della prima grande cattedrale. Il suo tragitto, che oggi conosciamo come Cammino Primitivo, non è stato solo un atto di fede, ma anche un gesto fondativo che è il passo iniziale di un viaggio che oggi coinvolge milioni di persone. Il Paradiso Naturale della Spagna, che nel 2025 celebra il 40° anniversario di una denominazione tanto meritata, ospita sette Riserve della Biosfera, il Parco Nazionale dei Picos de Europa, 54 aree naturali protette e 400 chilometri di costa tra i meglio conservati del Paese.

Il Cammino Primitivo, tra montagne e memoria

Tutto comincia da Oviedo/Uviéu, capitale delle Asturie, custode di un patrimonio preromanico unico e punto di partenza di quello che è oggi conosciuto come Cammino Primitivo. È il più antico, il più intimo ed è anche il più montuoso. Oltre 145 chilometri (o 141,9 nella variante Hospitales), divisi in sette tappe, che conducono fino a Grandas de Salime – Puerto del Acebo. Un cammino nell’entroterra, dove ogni passo è una riscoperta della lentezza e della bellezza nascosta.

Montefurado

Fonte: Noé Baranda

Montefurado

Camminare qui significa attraversare villaggi dove il tempo sembra essersi fermato, dialogare con un paesaggio che alterna pascoli, fiumi, montagne come il Bodenaya, il Valledor o il Carondio. Alcune salite richiederanno fatica: l’Alto del Escamplero o il Puerto del Palo metteranno alla prova gambe e fiato. Ma la ricompensa sarà generosa con panorami mozzafiato che restituiscono quel senso di pace che si ricerca lungo tutto il pellegrinaggio.

Il Cammino di Santiago, qui, è anche una lezione di vita. La sostenibilità è l’essenza dell’intero percorso, un modo di vivere che si manifesta nei mercati contadini di Grau/Grado, nella cura del Monastero di Cornellana, nell’accoglienza spontanea di chi, in una taverna o su una panchina, condivide storie, cibo e vino.

Albergue de Cornellana

Fonte: Juan de Tury

Albergue de Cornellana

E poi ci sono le deviazioni che rendono ogni cammino irripetibile: Santa María del Naranco, simbolo di una Oviedo/Uviéu preromanica; la cascata di Nonaya a Salas Grandas de Salime. Settimane dopo, sarà proprio questo mosaico di luoghi, volti e leggende a restare impresso nella memoria, più del traguardo stesso.

Salas

Fonte: Paco Currás S.L.

Plaza del Ayuntamiento a Salas

Il Cammino Costiero, dove il mare accompagna il passo

Se il Cammino Primitivo vi ha portati tra le braccia verdi delle Asturie, il Cammino Costiero vi farà respirare l’Atlantico. È il più lungo tra gli itinerari giacobei del Principato con 280 chilometri tra Bustio e Abres, lungo il perimetro della costa asturiana, dove il pellegrinaggio si fonde con l’eco delle onde e il profumo salmastro del mare.

Tredici tappe che possono essere percorse in una dozzina di giorni a piedi (o nove in bici, scegliendo tra una mountain bike e una e-bike), ma il tempo qui non si calcola in chilometri. Si misura nella sabbia tra le dita dei piedi, nel vento che sfiora le scogliere, nella meraviglia improvvisa di una spiaggia nascosta: Cobijeru, Poo, Aguilar, Anguileiro. Qui, lasciarsi andare diventa un imperativo. Pianificare, sì, ma anche fermarsi, deviare e assaporare il luogo in cui siamo arrivati.

Playa de Moracey e Playa La Espasa

Fonte: Noé Baranda

Playa de Moracey e Playa La Espasa

In questo tratto, il Cammino di Santiago è un ponte tra natura e cultura, dal Museo Giurassico a Colunga all’“Elogio dell’Orizzonte” di Chillida a Gijón/Xixón fino alla visione moderna del Centro Niemeyer ad Avilés. Tutto contribuisce a quell’incessante scambio di epoche, forme e significati che caratterizza ogni pellegrinaggio.

Le temperature miti da marzo a ottobre, l’ospitalità diffusa e il buon cibo sostengono il viaggiatore. E quando, dopo una giornata di cammino, ci si siede a tavola per una fabada calda, un cachopo succulento o un bicchiere di sidro servito secondo rito, il viaggio diventa anche festa dei sensi.

Fabada

Fonte: Les Fartures

Fabada

Il Cammino di El Salvador, la via nascosta che porta al cuore

E poi eccoci al terzo cammino, meno conosciuto ma ricco di significato. Il Cammino di El Salvador è il ponte tra León e Oviedo/Uviéu, una via che molti pellegrini percorrevano – e percorrono – per completare davvero il loro pellegrinaggio. Qui, nella Cattedrale del Salvatore, nel 1075, il re Alfonso VI aprì l’Arca Santa, scoprendo reliquie sacre tra cui la Sacra Sindone. come ricorda il detto medievale: “Chi va a Santiago e non al Salvatore, visita il servo e dimentica il Signore”. Da qui, la grande devozione verso questa città.

Chiesa San Salvador De Valdedios

Fonte: Noé Baranda

Chiesa San Salvador De Valdedios

Questa rotta di 123 chilometri attraversa paesaggi montani in sei tappe che tolgono il fiato: dal Puerto de Pajares, innevato in inverno e terso in estate, alle valli che circondano Mieres e Campomanes. È un cammino solitario, quasi mistico, che invita all’introspezione. Ma è anche un viaggio ricco di storia. Oviedo/Uviéu conserva alcune tra le più affascinanti testimonianze del preromanico europeo, come Santa María del Naranco e San Miguel de Lillo, veri capolavori di pietra e spiritualità.

Questo itinerario è una via di mezzo tra terra e cielo, tra passato e presente. È l’occasione per concludere un ciclo e cominciarne un altro, per fermarsi davanti all’Arca Santa della cattedrale di Oviedo/Uviéu e sentire di essere parte di qualcosa di molto più grande.

Valgrande Beech Forest

Fonte: Juan de Tury

Valgrande Beech Forest – Vista panoramica da Pajares

Viaggiare nel tempo, con tutti i sensi

Il cammino nelle Asturie è un atto totale. Si guarda, si ascolta, si tocca, si respira e – soprattutto – si gusta. La gastronomia locale è parte integrante dell’esperienza che diventa rapidamente una celebrazione. Ogni piatto racconta un paesaggio e ogni sorso di sidro è una festa dove siamo tutti invitati.

L’ottima rete di alloggi disseminata lungo i diversi cammini permette tutto questo, dalle case padronali ristrutturate con gusto alle antiche case di campagna, fino agli hotel di varie categorie e agli ostelli per pellegrini. A questo si aggiungono servizi efficienti come taxi locali, trasporto bagagli e assistenza personalizzata. Tutto contribuisce a rendere il cammino un’esperienza modulabile, profondamente personale e adatta praticamente a tutti.

Casadiellas

Fonte: Pelayo Lacazette

Casadiellas

E tra una tappa e l’altra, c’è sempre un’occasione per celebrare i piaceri della tavola. Le Asturie sono terra di frontiera tra mare e montagna, e questa duplice anima si riflette nella loro cucina. Dal rustico al raffinato, dalle sidrerie brulicanti di vita ai ristoranti premiati e creativi, ogni piatto è un gesto d’amore verso il territorio.

Da non perdere la fabada, il cachopo croccante, il riso all’aragosta, i frutti di mare appena pescati, il pitu de caleya allevato all’aperto, le zuppe contadine come il pote. Poi i dolci, dal budino di riso ai frixuelos sottili come veli. E naturalmente il sidro, che qui si versa alto e si beve in compagnia, accompagnando il pasto o un incontro improvviso. La sua cultura — dichiarata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’Unesco — racconta un intero modo di vivere. Come i vini delle valli di Cangas del Narcea o le centinaia di formaggi che parlano di pascoli liberi e tradizioni intatte. Così, quando tornerete allo zaino o alla bicicletta, qualcosa sarà cambiato. Il cammino apparirà più leggero e i passi più lievi.

Le Asturie sono matrice più intima del Cammino di Santiago, dove ogni sentiero custodisce l’origine e l’anima del pellegrinaggio. Dal Cammino Primitivo all’affascinante via costiera, fino all’intimo Cammino di El Salvador, questo territorio regala esperienze profonde tra montagne, villaggi senza tempo e scogliere battute dal vento. Qui, la natura incanta, la cultura accoglie e la cucina nutre il corpo e lo spirito. Organizzare il viaggio è semplice, ma viverlo è un dono in cui ogni passo o ogni pedalata diventa una scoperta. Nelle Asturie, il cammino non è solo un tragitto, ma un ritorno essenziale a ciò che conta davvero.

Con il contributo di Turismo Asturias

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Alla scoperta di tre spiagge incantate vicino a Ksamil: il lato segreto della Riviera Albanese

L’Albania, negli ultimi anni, è diventata una delle mete più sorprendenti e apprezzate dai viaggiatori che cercano un mare cristallino, una natura incontaminata e prezzi più accessibili. In particolare, la zona sud del Paese, affacciata sul Mar Ionio, offre scenari spettacolari che nulla hanno da invidiare alle più famose località greche o italiane.

Ksamil, piccolo villaggio a sud di Saranda, è diventato un punto di riferimento e di partenza perfetto per chi vuole esplorare le bellezze della Riviera Albanese. Ma al di là delle sue famose isole – Isole Gemelle – e della spiaggia principale, nei dintorni si nascondono calette meno conosciute, autentiche e affascinanti, ideali per chi desidera un contatto più diretto con la natura o semplicemente per chi preferisce luoghi senza troppa folla.

Per tutti quelli che questa estate sceglieranno l’Albania come meta delle vacanze estive è assolutamente consigliato inserire nell’itinerario di viaggio Ksamil e non perdere queste tre spiagge nei suoi dintorni: Arameras Beach, Pulëbardha Beach e Pema e Thatë. Queste perle del sud dell’Albania sono luoghi meravigliosi dove rilassarsi, ammirare un mare meraviglioso, lasciarsi sorprendere dalla gentilezza delle persone locali e dalla bellezza di una terra ancora autentica e generosa.

Arameras Beach: un angolo di paradiso tra le colline

La spiaggia di Arameras si trova a sud della città di Ksamil a circa 13 chilometri da Saranda. Nascosta dietro a una pineta all’interno del Parco Nazionale di Butrinto è accessibile tramite una strada sterrata, non impegnativa, che si dirama dalla strada principale – Rruga Riviera – che da Ksamil va verso le spiagge della città.  Nel primo tratto di strada, macchina fotografica alla mano perché le viste dalla collina sopra Ksamil sono splendide.

spiagge da non perdere lungo la riviera albanese

Fonte: iStock

Vista a volo d’uccello di Ksamil

Seguendo il cartello con scritto “Arameras Beach” si giungerà a un parcheggio gratuito vicino alla spiaggia. Proprio la sua posizione, così nascosta, contribuisce a mantenerla meno affollata rispetto ad altre spiagge della zona. Una volta arrivati in loco, il panorama è qualcosa di pazzesco che lascerà tutti senza fiato: acqua trasparente, sfumature turchesi, sabbia chiara e rocce che incorniciano la baia. Il paradiso esiste in Albania.

La spiaggia è attrezzata con ombrelloni e lettini, ma conserva comunque un’atmosfera tranquilla e molto rilassata. Alle spalle della spiaggia si trova anche un beach club con bar e ristorante perfetti per una pausa pranzo dove gustare piatti albanesi a base di pesce fresco e rilassarsi all’ombra con un drink. In spiaggia sono presenti anche servizi igienici e docce. Assolutamente consigliato arrivare al mattino presto, per godere delle prime ore del giorno in totale tranquillità e scegliere la posizione migliore in spiaggia.

Per chi ama fare snorkeling o lunghe nuotate, le acque di Arameras Beach sono perfette: qui la visibilità è ottima e si possono osservare pesci e fondali rocciosi molto interessanti. Inoltre, il panorama circostante, con le colline verdi e la vista sull’isola di Corfù in lontananza, rende l’esperienza ancora più suggestiva e sognante. Facendo una piacevole passeggiata, lungo il sentiero che parte da sotto al ristorante, si raggiunge l’altra metà di Arameras Beach.

Pulëbardha Beach: il fascino selvaggio del Mar Ionio

Pulëbardha Beach, soprannominata dai turisti “Spiaggia dei Gabbiani”, è una delle spiagge più amate dagli abitanti del posto. Situata tra Saranda e Ksamil, questa spiaggia si trova alla fine di una discesa piuttosto ripida, ma facilmente percorribile in auto o scooter. Il parcheggio, pur non essendo grandissimo, è gratuito, e da lì si scende a piedi in pochi minuti fino alla riva.

Pulebardha: spiaggia da vedere vicino a Ksamil

Fonte: iStock

Vista sulla spiaggia di Pulëbardha

La spiaggia di Pulëbardha colpisce per la sua bellezza naturale: sabbia mista a ciottoli bianchi, acque limpide e profonde e una cornice rocciosa  ricca di vegetazione che la protegge dal vento. Da qui si hanno viste panoramiche meravigliose sull’isola di Corfu in Grecia. Nonostante Pulëbardha sia più conosciuta rispetto ad Arameras, riesce comunque a mantenere un certo equilibrio tra servizi – in spiaggia ci sono stabilimenti balneari, bar, ristoranti dove gustare piatti della cucina locale e internazionale – e natura. Durante la pausa pranzo, salendo al ristorante e percorrendolo tutto, si avrà una vista pazzesca anche dalla parte opposta di Pulëbardha.

Assolutamente consigliato portare con sé le scarpette da scoglio: il fondale può essere scivoloso in alcuni punti e ci sono zone con rocce. In compenso, la limpidezza dell’acqua è davvero spettacolare. Il mare di questa baia è protetto da una barriera corallina che forma piscine naturali ideali per nuotare o fare snorkeling.

Restare fino al tramonto per ammirare la luce che si riflette sulle pareti di roccia mentre crea un’atmosfera magica, ideale per fotografie da cartolina o semplicemente per un momento di puro relax con una birra in mano. In spiaggia c’è un grande scoglio perfetto per salirci e scattare foto panoramiche.

Pema e Thatë: tra natura e tranquillà

Infine, una spiaggia che ha un posto speciale nel cuore di chi cerca quiete e contatto diretto con la natura: Pema e Thatë, il cui nome significa “l’albero secco“. Questa spiaggia – composta da diverse piccole baie nascoste dalle foreste del Parco Nazionale di Butrinto – si trova in una zona un po’ più appartata, ma comunque facilmente raggiungibile da Ksamil in circa 10-15 minuti di auto. Il tratto finale della strada è sterrato, ma percorribile anche con un’utilitaria.

La spiaggia di Pema e Thatë è particolarmente amata da chi viaggia in barca o con piccoli gommoni, grazie alla presenza di un piccolo molo. Ma anche chi arriva via terra può godere di un ambiente curato ma non eccessivamente turistico – discorso diverso se si viaggia in piena estate quando questa spiaggia può essere molto affollata. Qui il mare assume colori dalle sfumature cangianti tra l’azzurro e il verde smeraldo e la presenza di una vegetazione rigogliosa tutto intorno regala una sensazione di rifugio, di oasi e di pace. Anche da qui si può ammirare l’isola greca di Corfù.

Pema e Thate: spiaggia imperdibile vicino a Ksamil

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Vista sulla spiaggia di Pema e Thatë

C’è un bar-ristorante molto ben gestito, che offre piatti tipici locali e bevande fresche, con tavoli all’ombra nel verde e i prezzi sono generalmente più onesti rispetto alle spiagge più centrali. Ci sono poi servizi igienici, spogliatoi e bar. Un consiglio: se si ama leggere o rilassarsi lontano dal rumore, Pema e Thatë è una scelta ideale. Tra le cose da mettere nella borsa del mare non può mancare una maschera per esplorare i fondali, che qui sono particolarmente interessanti.

Qui si possono noleggiare ombrelloni, lettini, gazebo e, per un’esperienza ancora più indimenticabile, si può optare per una delle tende da spiaggia sospese sull’acqua per una vista mozzafiato sulla baia e per momenti di completa pace.

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Rota Vicentina: le tappe del trekking imperdibile in Portogallo

Tra scogliere a picco sull’oceano, sentieri di sabbia battuti dal vento e villaggi fuori dal tempo, la Rota Vicentina è uno degli itinerari a piedi più spettacolari d’Europa. Un cammino che attraversa il cuore più autentico del Portogallo, dove la natura domina incontrastata e ogni passo rivela un volto diverso di questa terra: selvaggia, agricola, silenziosa.

Un viaggio lento, perfetto per chi cerca una riconnessione con il sé più profondo e con il paesaggio. Ma anche un’esperienza accessibile e ben organizzata, nata nel 2013 su iniziativa della Associação Rota Vicentina, e oggi percorribile tutto l’anno grazie a una segnaletica efficace, una rete capillare di alloggi e oltre 400 km di sentieri.

Dove si trova e origini del cammino

La Rota Vicentina si sviluppa nella parte sud-occidentale del Portogallo, tra le Regioni dell’Alentejo e dell’Algarve, lungo la costa compresa tra Santiago do Cacém e Lagos. Il nome deriva dalla Costa Vicentina, tratto costiero che da Odeceixe arriva fino a Burgau, area protetta dal Parco Naturale del Sud-Ovest Alentejano e Costa Vicentina.

Si tratta di un cammino relativamente giovane: nato nel 2013, è frutto di un lavoro accurato di recupero dei sentieri tradizionali – quelli dei pescatori, dei contadini, dei mercanti – e oggi è un esempio virtuoso di turismo sostenibile. Dal 2019, alla rete escursionistica si è affiancata anche una serie di percorsi dedicati alle mountain bike, per percorrerla sia a piedi che pedalando.

Lunghezza e difficoltà: due cammini in uno

Un lato curioso della Rota Vicentina è che si compone di due cammini principali, per un totale di circa 430 km suddivisi in 24 tappe. Il percorso è lineare, non ad anello, ma è modulabile: si può percorrere interamente, solo in parte scegliendo uno dei due percorsi oppure alternare le due direttrici, che spesso si intersecano, e “inventare” le proprie tappe. Le due componenti principali sono:

  • Trilho dos Pescadores: circa 222 km, da Sines a Lagos, un sentiero costiero, più fisico e impegnativo per la presenza di sabbia e saliscendi;
  • Caminho Histórico: circa 208 km, da Santiago do Cacém a Cabo de São Vicente, un percorso più piatto e rurale, adatto anche alla MTB.

Il dislivello è generalmente contenuto: l’altitudine massima tocca appena i 293 metri, rendendo il cammino accessibile anche a chi non ha grande esperienza di trekking in quota. Naturalmente, la difficoltà può aumentare in alcuni tratti costieri dove la sabbia, il vento o i saliscendi lungo le scogliere richiedono un po’ più di energia.

Per percorrere l’intero itinerario, consigliamo di prendersi almeno tre o quattro settimane, per avere il tempo di camminare con calma e fermarsi nei borghi storici, nei punti panoramici più belli e nelle incantevoli spiagge che punteggiano il percorso.

Il Sentiero dei Pescatori (Trilho dos Pescadores)

Il primo tratto dell’itinerario complessivo della Rota Vicentina + un percorso prevalentemente costiero, tra scogliere, spiagge e villaggi di pescatori. Si può suddividere in 13 tappe ed è identificato da segnaletica generalmente verde e azzurra.

  • Tappa 1 – da Sines a Porto Covo (16 km, 150 D+, 4h): si inizia il cammino lungo scogliere spettacolari e spiagge selvagge, in un tratto panoramico dal grande fascino. Sines, punto di partenza, è anche la città natale dell’esploratore Vasco da Gama.
  • Tappa 2 – da Porto Covo a Vila Nova de Milfontes (18,6 km, 230 D+, 5h30): il sentiero si snoda tra dune costiere, tratti sabbiosi e calette rocciose. Il passaggio sul ponte o in barca segna l’arrivo alla foce del fiume Mira, che regala un bel contrasto tra acqua dolce e salata.
  • Tappa 3 – da Vila Nova de Milfontes ad Almograve (11,3 km, 90 D+, 3h): tappa breve ma scenografica, perfetta per chi vuole prendersela comoda. Si attraversa il fiume Mira in barca e si cammina lungo spiagge deserte e zone ombreggiate.
  • Tappa 4 – da Almograve a Zambujeira do Mar (21,7 km, 220 D+, 6h): uno dei tratti più iconici della costa vicentina, con scogliere imponenti abitate da cicogne e panorami mozzafiato sull’oceano. Ideale per chi ama la fotografia.
  • Tappa 5 – da Zambujeira do Mar a Odeceixe (19,2 km, 300 D+, 6h): il paesaggio si fa più selvaggio e roccioso. L’arrivo a Odeceixe regala una delle spiagge più scenografiche del percorso, situata alla foce di un fiume che si insinua tra le colline.
  • Tappa 6 – da Odeceixe ad Aljezur (22,5 km, 380 D+, 6h30): si lascia la costa per un itinerario nell’entroterra, tra colline coltivate, boschetti e villaggi rurali. Aljezur, con le sue rovine moresche, merita una visita approfondita.
  • Tappa 7 – da Aljezur ad Arrifana (16,9 km, 250 D+, 5h): percorso vario che alterna campagna e scorci costieri. Arrifana è un piccolo borgo marinaro celebre tra i surfisti, con una baia incantevole e una piacevole atmosfera rilassata.
  • Tappa 8 – da Arrifana a Carrapateira (20 km, 350 D+, 6h): tratto solitario e immerso nella natura, tra dune mobili, scogliere e tratti di vegetazione spontanea. Poche strutture lungo il cammino, quindi è bene portare con sé acqua e snack.
  • Tappa 9 – da Carrapateira a Vila do Bispo (15,4 km, 210 D+, 4h30): si attraversano zone agricole, boschetti di querce da sughero e macchia mediterranea. Un tratto più interno e tranquillo, perfetto per rallentare il ritmo.
  • Tappa 10 – da Vila do Bispo a Sagres (20,5 km, 180 D+, 5h30): l’oceano torna a dominare il paesaggio con scogliere a picco e un vento costante. Sagres, meta leggendaria delle esplorazioni portoghesi, accoglie i camminatori con il suo faro e la fortezza sul promontorio.
  • Tappa 11 – da Sagres a Salema (19,5 km, 270 D+, 5h30): tappa prevalentemente costiera, su antichi cammini di pescatori, con ampie vedute sull’Atlantico. Lungo il percorso si trovano piccoli belvedere ideali per una sosta panoramica.
  • Tappa 12 – da Salema a Luz (11,5 km, 170 D+, 3h): breve ma suggestiva, questa tappa segue promontori rocciosi e insenature tranquille, con spiagge nascoste raggiungibili a piedi. Perfetta per un tuffo ristoratore.
  • Tappa 13 – da Luz a Lagos (9,2 km, 260 D+, 2h30): ultimo tratto del cammino, con scorci sulla costa e arrivo a Lagos, città storica ricca di fascino, mura antiche, mercatini e locali vivaci per festeggiare la fine del percorso.

Il Caminho Histórico (Cammino Storico)

Il secondo percorso, che si può dividere in 11 tappe, è più interno e meno costiero, attraverso colline, boschi di sugheri, campi coltivati e piccoli villaggi rurali. La segnaletica è generalmente bianca e rossa.

  • Tappa 1 – da Santiago do Cacém a Vale Seco (17,9 km, 250 D+, 5h): si parte dall’antica cittadina di Santiago, dominata dal suo castello medievale, e si attraversano le dolci colline dell’Alentejo, tra campi coltivati e panorami aperti.
  • Tappa 2 – da Vale Seco a Cercal do Alentejo (22,9 km, 310 D+, 6h): il paesaggio diventa più agricolo e variegato, con sentieri tra sugherete, muretti a secco e campi di cereali. Cercal è un tranquillo borgo dove si respira autenticità.
  • Tappa 3 – da Cercal do Alentejo a São Luís (17,4 km, 200 D+, 4h30): itinerario facile e rilassante, con tratti ombreggiati e attraversamenti di zone rurali ben conservate. Ideale per godersi la quiete dell’entroterra portoghese.
  • Tappa 4 – da São Luís a Odemira (23,9 km, 320 D+, 6h30): lunga tappa collinare, con viste ampie su valli verdi, boschetti e piccoli corsi d’acqua. Odemira accoglie i camminatori con le sue case bianche affacciate sul fiume Mira.
  • Tappa 5 – da Odemira a São Teotónio (19,0 km, 270 D+, 5h): uno dei tratti più tranquilli dell’intero cammino, su antichi sentieri tra poderi, orti, muretti e piccoli ponti. Un buon tratto per rallentare e osservare la vita rurale.
  • Tappa 6 – da São Teotónio a Odeceixe (16,7 km, 220 D+, 4h30): il cammino torna progressivamente verso la costa, tra colline coperte di macchia mediterranea e pini marittimi. Odeceixe è il punto di congiunzione con il Sentiero dei Pescatori.
  • Tappa 7 – da Odeceixe ad Aljezur (19,8 km, 350 D+, 5h30): tappa dinamica e ricca di contrasti, con continui saliscendi su strade sterrate. Il paesaggio alterna vegetazione spontanea e vedute aperte verso il mare e l’interno.
  • Tappa 8 – da Aljezur ad Arrifana (11,7 km, 200 D+, 3h): tappa breve ma suggestiva, che attraversa vallate verdi e si conclude lungo la costa atlantica, in uno dei tratti più scenografici del percorso.
  • Tappa 9 – da Arrifana a Carrapateira (23,9 km, 370 D+, 6h30): lunga e impegnativa, questa tappa passa attraverso ambienti molto diversi: falesie a picco, distese di campi e zone quasi desertiche. Da affrontare con buon allenamento e scorte.
  • Tappa 10 – da Carrapateira a Vila do Bispo (21,6 km, 300 D+, 6h): si rientra nell’entroterra tra vaste colline e praterie ventose. I panorami si aprono in ampie vedute e il silenzio domina il paesaggio.
  • Tappa 11 – da Vila do Bispo a Cabo de São Vicente (13,4 km, 150 D+, 3h30): ultima tappa del cammino, che culmina nello spettacolare promontorio di Cabo de São Vicente, il punto più sud-occidentale d’Europa, affacciato sull’oceano infinito.

Come prepararsi al cammino

La Rota Vicentina non richiede competenze tecniche avanzate, ma un buon livello di allenamento alla camminata su distanze medio-lunghe è consigliato, soprattutto se si intende percorrere l’intero itinerario. Alcuni tratti, in particolare lungo il Sentiero dei Pescatori, possono essere impegnativi per via della sabbia, del vento o dei dislivelli frequenti, anche se modesti. È consigliabile allenarsi con escursioni progressive nei mesi precedenti, privilegiando percorsi su terreni misti.

A livello di documenti, non è necessaria alcuna credenziale ufficiale per percorrere la Rota Vicentina, come accade in altri cammini storici come quello di Santiago. Tuttavia, è possibile richiedere una credencial simbolica presso l’associazione Rota Vicentina o in alcune strutture locali, utile come ricordo e talvolta per ottenere agevolazioni e sconti sui pernottamenti.

Orientarsi lungo la Rota Vicentina

Uno degli aspetti più rassicuranti della Rota Vicentina è la segnaletica chiara ed efficiente. I due cammini principali sono facilmente distinguibili grazie alle marcature:

  • bianco-rosso per il Caminho Histórico
  • verde-azzurro per il Sentiero dei Pescatori
  • giallo-rosso per i percorsi circolari

Le indicazioni si trovano su paletti in legno, rocce, alberi o recinzioni e vengono costantemente manutenute. Nonostante ciò, può essere utile avere con sé le tracce GPX da caricare su app di navigazione e una mappa cartacea in caso di emergenza.

I punti acqua sono presenti con buona frequenza nei centri abitati e nei bar, ma nelle tratte più isolate conviene riempire la borraccia o la “camel bag” ogni volta che se ne ha occasione. Nelle stagioni più calde, è consigliabile mettersi in marcia solo avendo almeno 1,5–2 litri di scorta!

Zaino ed equipaggiamento

Per affrontare la Rota Vicentina in modo confortevole, è importante viaggiare leggeri: uno zaino da 30–40 litri è sufficiente, con un peso complessivo che idealmente non superi i 7–9 kg, anche a seconda della propria corporatura.

L’abbigliamento deve essere tecnico e modulabile a strati, adatto a un clima variabile, con particolare attenzione alla protezione dal sole e al vento. Una giacca impermeabile, un pile leggero e qualche ricambio essenziale sono più che sufficienti. Le scarpe devono essere comode, già rodate, adatte a terreni misti: perfette quelle da trekking leggero o trail running, meglio se impermeabili. Non dimenticare una torcia frontale, una borraccia capiente, un piccolo kit di pronto soccorso e un power bank per i dispositivi. I bastoncini da trekking non sono indispensabili, ma possono rivelarsi utili, soprattutto nei tratti sabbiosi o collinari.

Dove dormire e cosa mangiare lungo il percorso

Lungo la Rota Vicentina si trovano numerose strutture ricettive: ostelli, guesthouse, agriturismi, piccoli alberghi e B&B. Nelle località principali come Milfontes, Odeceixe, Aljezur e Sagres l’offerta è ampia, mentre in alcuni villaggi è consigliabile prenotare in anticipo, soprattutto in alta stagione, perché la disponibilità di posti è davvero limitata. Alcuni alloggi offrono tariffe agevolate per i camminatori o servizi specifici (lavanderia, trasporto zaino, colazione anticipata).

Per chi preferisce il campeggio, esistono campeggi attrezzati in punti strategici, ma il bivacco libero è vietato in molte aree protette.

A tavola, il viaggio diventa scoperta: l’Alentejo e l’Algarve offrono una cucina autentica e saporita. I piatti da non perdere sono la cataplana de marisco, zuppa di pesce e crostacei in casseruola, polvo à lagareiro (polpo grigliato con olio d’oliva e aglio), porco preto (carne di maiale nero, razza autoctona dell’Alentejo), sopa de cação (zuppa di palombo con coriandolo), pane rustico, formaggi locali e dolci a base di mandorle o fichi completano l’esperienza.

Perché dovresti scegliere questo itinerario?

La Rota Vicentina è più di un cammino: è un’immersione lenta e profonda nel volto più autentico del Portogallo. Qui la natura è protagonista, il turismo è sostenibile, il passo è lento: lo stile portoghese è proprio questo, una sorta di mindfulness continua, che permea ogni momento della giornata. Camminando lungo scogliere mozzafiato, tra querce da sughero secolari e spiagge deserte, si ha la sensazione di toccare un’Europa fuori dal tempo, dove la modernità deve ancora arrivare e la bellezza si rivela solo a chi sa rallentare.

È un percorso adatto a chi cerca silenzio, mare, natura e autenticità, ma anche a chi vuole incontrare una comunità accogliente, gustare ottimo cibo e vivere la soddisfazione di un viaggio a piedi lungo il limite Occidentale del Continente.

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Un letto di pietra, un vento che urla e un fortino in mezzo al nulla: benvenuti a Berlenga Grande

In pochi la conoscono, ma è considerata una delle riserve naturali più belle di tutto il Portogallo. Stiamo parlando delle Isole Berlengas, un arcipelago composto da piccole isole e scogli situato a 10 chilometri al largo di Peniche.

Riconosciuto dall’UNESCO come Riserva della Biosfera nel 2011, può accogliere un massimo di 350 visitatori al giorno, i quali potranno raggiungerlo partecipando a dei tour organizzati. Una scelta nata dalla volontà di proteggere un habitat naturale prezioso, sito di nidificazione per diverse specie di uccelli marini, tra cui alcune endemiche delle isole portoghesi, come la berta maggiore.

Delle tre isole principali, Berlenga Grande, Estelas e Farilhões-Forcado, solo la prima è aperta ai visitatori. Come raggiungerla e come visitarla? Vi raccontiamo tutto qui di seguito!

Berlenga Grande, un paradiso naturale ricco di storia

Berlenga Grande è l’isola più grande e l’unica abitata dell’arcipelago, un vero e proprio paradiso di colori, storia, geologia e natura. Qualsiasi persona che stia organizzando un viaggio in Portogallo dovrebbe inserirla nel suo itinerario!

È da tempo che l’isola accoglie la presenza umana, fin dall’epoca dei Fenici che la consideravano un luogo sacro. Qui, infatti, nel primo millennio a.C., veniva celebrato il culto di Baal-Melqart, una divinità tutelare di Tiro, città fenicia. Da Berlenga Grande passarono anche romani, pirati e monaci: quest’ultimi, inviati dalla Regina Eleonora di Viseu, si insediarono sull’isola per assistere la navigazione e aiutare le vittime in caso di naufragi.

Furono loro a costruire il Monastero della Misericórdia da Berlenga, dove la comunità monastica visse per 35 anni e, sulle cui rovine, è stato costruito il Forte de São João Baptista.

Forte a Berlenga Grande

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Il forte de São João Baptista

Perché Berlenga Grande è un luogo speciale

L’isola di Berlenga Grande è un posto incredibile per diversi motivi e non solo per le acque meravigliose del suo mare. A caratterizzare il paesaggio ci sono anche le numerose grotte, visitabili dai turisti, come la Gruta Azul e il Furado Grande, quest’ultima larga 70 metri. L’isola è considerata un gioiello piuttosto popolare anche tra i geologi grazie al suo granito rosa, molto raro in Europa.

Per quanto riguarda la flora, invece, sull’isola cresce una specie endemica chiamata Armeria berlengensis, una pianta fiorita che fa parte del gruppo delle pratoline di mare e visibile sui pendii rocciosi granitici. Questo splendido arbusto fiorisce in aprile e maggio, svelando le sue infiorescenze di un colore rosa chiaro.

Come arrivare a Berlenga Grande

L’isola di Berlenga Grande può essere raggiunta facilmente in traghetto dalla cittadina di Peniche con una tratta di soli 40 minuti. Prima di partire, è fondamentale ottenere il Berlengas Pass, un permesso di visita obbligatorio istituito dal governo portoghese per controllare la presenza sull’isola. A causa delle limitazioni, vi consigliamo di prenotare con anticipo, soprattutto se prevedete di fare questo viaggio nei weekend o nei mesi di alta stagione come quelli di luglio e agosto.

Una volta arrivati sull’isola, potete scoprirla in diversi modi. Per esempio, potete percorrere il sentiero che attraversa l’isola, il quale vi permetterà di godere anche di una bella vista sulle isole Estelas e Farilhões. Oppure potete partecipare a un tour in barca per raggiungere le grotte o semplicemente rilassarvi sulla spiaggia Carreiro do Mosteiro.

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Isola di Kos, la perla greca che mixa mare e cultura

Ha qualcosa di poetico e magnetico al tempo stesso: Kos, il gioiello greco ambito dai turisti in estate, sa mescolare in modo equilibrato, mare, cultura e nightlife offrendo intrattenimento per tutti. Terra di Ippocrate, padre della medicina, a ogni tramonto sa lasciare a bocca aperta. L’isola simbolo dell’Egeo è una tappa top per chi cerca una vacanza relax che profumi di meraviglia. Vediamo insieme cosa vedere sull’isola di Kos e le migliori spiagge.

Dove si trova l’isola di Kos

Kos è una delle più belle isole greche appartenente all’arcipelago del Dodecaneso. Il mar Egeo ha numerosi gioielli ma lei spicca per la sua vicinanza alla costa turca, nonostante appartenga al territorio della Grecia. Dista solo 4 chilometri dalla città di Bodrum ed è ben collegata con Rodi e Kalymnos. Per raggiungerla solitamente si parte da Atene o Rodi e la cosa migliore per esplorarla è noleggiare un’auto o uno scooter per muoversi liberamente.

Cosa fare sull’isola di Kos

Kos è di una bellezza disarmante ma oltre alle spiagge che scopriremo tra poco ci sono molte cose da fare e da vedere. L’isola sa sorprendere e emozionare chi ama la storia, chi cerca la vita notturna e chi vuole solo un po’ di relax.

Non si può che partire da Kos Town, la città antica dominata dal castello dei Cavalieri con torri e mura imponenti che resiste quasi come un guardiano del tempo. Da non perdere in zona la piazza Eleftherias, cuore pulsante della città moderna, la moschea Lotzias affascinante testimonianza dell’anima multiculturale e il museo archeologico con statue, mosaici e reperti. Una chicca? Il platano di Ippocrate, si dice che qui abbia dato le prime lezioni il padre della medicina. Nella città ci sono anche i resti antichi di una casa romana con tanto di cortili interni, colonne e mosaici e il piccolo Odeon che sembra voler far immaginare com’erano gli spettacoli nel teatro in pietra.

Kardamena

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Kardamena, il borgo caratteristico di Kos

A pochi chilometri dal centro, immerso nella quiete della natura non va perso assolutamente il santuario di Asclepieion: il culto del dio Asclepio si intrecciava con la scienza, e la medicina trovava casa tra colonne doriche e silenzi solenni. La struttura è divisa su tre livelli ed è una vera e propria immersione nella storia oltre ad offrire una vista unica sulla costa turca.

Se vuoi respirare l’anima più autentica di Kos, allontanati dalla costa e raggiungi l’entroterra. Pýli è un villaggio da fiaba, con casette tradizionali, vecchi forni e ulivi secolari dove il tempo sembra essersi fermato. Sulla collina che lo sovrasta si trovano i resti del castello bizantino, da cui si apre un panorama da togliere il fiato.

E se vuoi scoprire un’altra perla, dirigiti verso sud-ovest: Kefalos, con le sue case bianche, le rovine della basilica di Agios Stefanos e il suo mare cristallino, è la sintesi perfetta tra fascino ellenico e bellezza selvaggia.

Chi cerca un momento di puro relax dovrebbe spingersi verso la costa orientale verso le terme di Embros dove la sorgente termale sgorga direttamente tra le rocce e si mescola con il mare formando una piscina naturale calda tutto l’anno. Chi apprezza le escursioni, invece, potrebbe praticare il trekking verso il monte Dikeo che regala una vista a 360 gradi su tutta l’isola.

Kastri antiche rovine

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Le antiche rovine di Kastri a Kos

Le spiagge più belle dell’isola di Kos

Kos sa farsi ricordare e tra i motivi per cui molti la scelgono per trascorrere le vacanze ci sono proprio le spiagge: da quelle paradisiache servite alle baie più silenziose e selvagge, c’è una soluzione adatta per tutti.

Lambi

La prima spiaggia che merita di essere vista non è lontana da Kos Town. Si tratta di Lambi, un chilometro di sabbia chiara lambita da acque tranquille; è possibile noleggiare ombrelloni e lettini godendosi un momento di puro relax. Viene scelta da famiglie con bambini e gruppi di amici che non vogliono spostarsi troppo dalla città.

Psalidi

A 3 chilometri da Kos Town si trova invece Psalidi, una spiaggia che racconta l’anima più autentica e selvaggia del mare Egeo. Il litorale mixa sabbia e ciottoli alternando taverne, centri sportivi, bar e l’opportunità di praticare sport acquatici quali windsurf e paddleboard. La brezza è costante, il mare trasparente, e tra un tuffo e l’altro puoi rilassarti all’ombra di un gazebo o brindare al tramonto con un ouzo ghiacciato.

Agios Fokas

Agios Fokas è una perla dall’anima unica, si trova a pochi minuti dalla spiaggia precedente e regala un effetto wow con il contrasto tra sabbia scura, mare profondo e turchese, ciottoli bianchi. È il posto giusto per chi cerca una spiaggia tranquilla, attrezzata ma mai caotica, dove leggere un libro con i piedi nell’acqua e il cuore leggero.

Therma

Spostandosi di circa 13 chilometri da Kos Town si raggiunge Therma, una spiaggia unica e rocciosa da cui sgorgano acque termali calde che si mescolano a quelle del mare. Le vasche naturali? Un vero sogno ma attenzione all’odore di zolfo nell’aria che si avverte forte e chiaro e per qualcuno potrebbe essere eccessivo.

Tigaki

Nella zona nord di Kos spicca invece Tigaki, una spiaggia di sabbia bianca che sfuma nelle acque più calme e turchesi. Amatissima dalle famiglie con bambini, ha un’area attrezzata e una libera. Attorno c’è il profilo delle montagne che regalano uno scorcio naturalistico unico.

Mastichari

Mastichari è sabbia bianca, acqua color smeraldo e il suono delle barche che tornano al porto al tramonto. Vicino a un vecchio villaggio di pescatori, questa spiaggia è il posto ideale per chi vuole respirare la Kos più vera. Le taverne servono pesce appena pescato e il ritmo è lento, profondo, vero. Un’oasi per chi sogna una vacanza tranquilla e saporita.

Kardamena

Più a sud, Kardamena è la spiaggia che non dorme mai. Di giorno è relax sulla sabbia dorata, sport acquatici e mare calmo. Di sera si accende tra taverne, bar e locali che rendono il lungomare il cuore pulsante della movida. Se ami la vita, qui la trovi in ogni sfumatura.

Paradise Beach

Nella baia di Kefalos, Paradise Beach è un lungo sogno di sabbia chiara e mare turchese. Lettini, sport d’acqua, ristorantini sul retro della spiaggia: tutto profuma di vacanza perfetta. Intorno, altre piccole gemme come Magic Beach, Camel Beach e persino una zona naturista per chi cerca libertà totale.

Agios Stefanos

Ai piedi di una basilica paleocristiana, questa spiaggia offre una vista unica sull’isolotto di Kastri, sormontato da una piccola chiesetta bianca. Puoi nuotarci fino a lì o camminare con la bassa marea. Ogni scatto qui sembra rubato a una cartolina d’altri tempi.

Cavo Paradiso

All’estremo sud, Cavo Paradiso è per chi ama i luoghi difficili da raggiungere e facili da amare. Isolata, selvaggia, con acque che sembrano dipinte e sabbia dorata che scalda l’anima. Qui non c’è niente… tranne la bellezza.

Kohilari

Ideale per il kite surf, Kohilari è una spiaggia giovane, dinamica, sempre viva. Anche se non sei uno sportivo, le sue onde e la sua atmosfera ti faranno venire voglia di provare. E se preferisci osservare, c’è tutto lo spazio per farlo in pace.

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Scopri la magia della Norvegia: cosa vedere in 7 giorni

Una settimana in Norvegia è sufficiente per innamorarsi perdutamente di questo Paese dai paesaggi spettacolari e dall’atmosfera fiabesca. Se hai sempre sognato fiordi profondi, montagne imponenti, chiese medievali e città accoglienti, questo itinerario di 7 giorni ti guiderà attraverso un viaggio indimenticabile da Oslo a Stavanger e Bergen, passando per Flam, Aurland ed Eidfjord, celebri fiordi e trekking iconici.

Un mix perfetto tra natura, cultura e piccoli villaggi incantati. Una settimana in Norvegia può sembrare poco ma è certamente sufficiente per lasciarsi incantare dalla sua natura esplosiva, dalle città accoglienti e dalle esperienze uniche che offre ogni angolo di questo Paese.

Il nostro itinerario ti porterà proprio nel cuore del fascino norvegese, tra paesaggi mozzafiato, cultura e storia vichinga.

Oslo

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Oslo è una città vivace con tante attrazioni interessanti

Giorno 1: Oslo tra cultura, architettura e natura

Oslo è una capitale vivace ma a misura d’uomo, incorniciata da mare e montagne. Il tuo viaggio in Norvegia di 7 giorni comincia proprio da qui. Dopo l’arrivo, ti consigliamo di iniziare con una passeggiata nella zona moderna di Aker Brygge e Tjuvholmen, tra architettura contemporanea, gallerie e ristoranti sul mare.

Nel pomeriggio visita il Viking Ship Museum e il Norsk Folkemuseum, due musei imperdibili nella penisola di Bygdøy, ideali per un primo sguardo alla storia norrena.

Il Norsk Folkemuseum, con la sua “old town” ricostruita, una chiesa a doghe e perfino un orto medico, merita davvero una visita. Subito dopo, il Fram Museum, con la nave delle spedizioni polari, ti farà immergere nell’atmosfera di eroiche esplorazioni. La “stanza congelata” è un’esperienza da non perdere!

A pochi passi, il Kon-Tiki Museum racconta l’incredibile avventura di Thor Heyerdahl attraverso il Pacifico. Si tratta di un museo più piccolo, ma ben curato e coinvolgente.

Per trascorrere del tempo all’aria aperta, visita il Vigeland Park, un surreale giardino di sculture dove ogni statua racconta una storia, compreso il famigerato “Man Attacked by Babies” o in alternativa, percorri la Havnepromenaden, un lungomare di 9 km che attraversa quartieri storici e moderni.

parco vigeland

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Cammina tra le sorprendenti statue del parco Vigeland

Poi fai una tappa al National Museum, che custodisce una delle versioni de “L’Urlo” di Munch, accanto a opere che raccontano la storia artistica e culturale della Norvegia. Una visita sorprendente, anche per chi non ama i musei d’arte.

L’ultima sosta è nel quartiere Grünerløkka, una zona giovane e creativa piena di locali e mercatini dove potrai fermarti a cena scegliendo tra ristoranti bohémien o street food.

Accetta un consiglio pratico: l’Oslo City Pass è essenziale se prevedi di visitare più musei e usare i mezzi pubblici, eccellenti per muoversi rapidamente da una zona all’altra della città.

In serata è già arrivato il momento di salutare Oslo e di prendere il treno notturno per Stavanger, città costiera nel sud-ovest, famosa per i suoi trekking sul Lysefjord.

Giorno 2: l’escursione a Preikestolen, il pulpito sul fiordo

Una volta a Stavanger, prendi il traghetto locale per Tau, da cui un bus ti porterà all’inizio del sentiero per Preikestolen (Pulpit Rock). Questo trekking di 4-5 ore è tra i più iconici del paese e conduce a una piattaforma naturale sospesa a 604 metri sul Lysefjord.

Il percorso è abbastanza impegnativo e necessità di scarpe e attrezzatura adeguata. In cima non troverai alcun punto di ristoro quindi porta con te acqua e qualche snack per ricaricarti prima di rientrare.

preikestolen

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Il panorama dal Preikestolen vale la salita!

Il panorama dalla cima è semplicemente incredibile e vale tutta la fatica: una distesa d’acqua scintillante racchiusa da pareti verticali e silenzio assoluto. Fai attenzione se ti avvicini al ciglio del Pulpit Rock, non esistono protezioni e l’altezza potrebbe causarti delle vertigini.

Dopo il rientro, goditi una cena rigenerante a Stavanger. Il quartiere colorato di Fargegaten, con i suoi bar e ristoranti, è perfetto per rilassarsi.

Giorno 3: il brivido di Kjeragbolten, la roccia sospesa

Se il Preikestolen ti ha stupito, oggi ti aspetta un’esperienza ancora più spettacolare: il trekking a Kjeragbolten, la roccia incastrata tra due pareti verticali a oltre 1000 metri d’altezza. La camminata è impegnativa (6 ore, 800 m di dislivello), ma la vista e la possibilità di salire sulla roccia sospesa sono impagabili.

Per i più avventurosi, è possibile partecipare a un’escursione guidata all’alba, con partenza notturna e colazione in cima.

Dopo il rientro, approfitta delle ultime ore a Stavanger per una cena tipica o una visita al Museo del Petrolio per comprendere l’importanza economica di questa regione.

Kjeragbolten

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L’escursione al Kjeragbolten è una delle più amate della Norvegia

Giorno 4: traghetto da Stavanger a Bergen, rotta tra i fiordi

Al mattino prendi un traghetto costiero da Stavanger a Bergen, navigando lungo la spettacolare costa norvegese punteggiata da isolette e scogliere. La traversata dura circa 5 ore e offre scorci suggestivi ideali per una pausa rilassante ma attenzione se soffri il mal di mare: le onde possono essere davvero imponenti anche sotto costa!

All’arrivo a Bergen, esplora la zona del teatro Den Nationale Scene e concediti una cena vista porto. Tra i locali consigliati:

  • Restaurant 1887: cucina moderna in una location storica
  • Pingvinen: piatti tipici norvegesi in stile casalingo
  • Cornelius: ristorante di pesce su un’isola (prenotazione obbligatoria)

Giorno 5: Bergen, panorami, musei e atmosfera storica

Bergen è una città che unisce storia e natura con grande armonia. Inizia la giornata salendo sul Monte Fløyen con la funicolare o a piedi attraverso il sentiero tra foreste e statue di troll.

I panorami lungo il percorso sono incantevoli, e dall’alto si può ammirare tutta Bergen, adagiata sul mare e abbracciata dalle montagne.

Nel pomeriggio esplora il quartiere dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO di Bryggen, tra botteghe in legno, caffè e vicoli affascinanti. È il luogo perfetto per comprare prodotti d’artigianato o semplicemente sedersi a guardare le persone a passeggio.

bergen

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Il Bryggen di Bergen è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO

Ti consigliamo di visitarlo dalle 16:30 in poi, quando le navi da crociera che normalmente fanno tappa a Bergen stanno per ripartire e la folla si fa meno intensa. Per cena, fai un salto al mercato del pesce, troverai molta scelta e prezzi abbordabili.

Potresti anche considerare di visitare Fantoft, dove sorge una chiesa a doghe, ricostruita dopo un incendio negli anni ’90 causato da membri della scena black metal norvegese. È un luogo suggestivo, circondato dal bosco, con una storia affascinante e un’estetica gotica quasi inquietante.

Altre esperienze consigliate:

  • Zipline sul Monte Ulriken
  • Gamle Bergen: ricostruzione della Bergen del XVIII secolo
  • KODE 4: arte norvegese (Munch, Dahl, Picasso)
  • Museo Marittimo
  • Museo della Fortezza
  • Tour in segway al tramonto

Giorno 6: crociera sull’Hardangerfjord fino a Eidfjord

Una delle ragioni principali per cui tanti scelgono la Norvegia è esplorare i suoi fiordi. Da Bergen, una delle crociere più scenografiche è quella verso l’Eidfjord, nel cuore dell’Hardangerfjord, chiamato anche la “Regina dei Fiordi”.

Il viaggio inizia con un bus panoramico fino a Norheimsund, seguito da una navigazione di tre ore tra laghi limpidi, cascate, montagne a picco e villaggi sparsi lungo la costa. Se avrai la fortuna di incontrare una bella giornata estiva, la luce perfetta e il cielo limpido del Nord renderanno questi momenti semplicemente indimenticabili.

Durante il tragitto si passa vicino al braccio di fiordo che porta alla celebre escursione di Trolltunga, una delle più iconiche del Paese. Se hai un paio di giorni in più, vale la pena considerarla.

Il villaggio di Eidfjord è pittoresco e tranquillo, con casette tipiche, laboratori artigianali, alberi decorati con maglia colorata e una spiaggia nascosta che ti regalerà momenti di autentica felicità. Ti sembrerà davvero di essere all’interno di una fiaba norrena.

Eidjord

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La Regina dei Fiordi ti regalerà lo scatto migliore del viaggio

Giorno 7: Gudvangen, crociera sul Naeroyfjord e arrivo a Flam

Dopo Bergen, l’itinario per i tuoi 7 giorni in Norvegia ti porterà verso Gudvangen, villaggio noto per la sua Viking Valley. Non è un museo ma una vera ricostruzione abitata, dove si può provare il tiro con l’ascia, visitare capanne tradizionali e ascoltare storie di pirati norreni.

Da qui parte la crociera sul Naeroyfjord, altro patrimonio dell’UNESCO di questo incredibile Paese: la navigazione è affascinante e ti permetterà di scoprire anche il villaggio di Undredal, famoso per il formaggio di capra Brunost.

Una volta a Flam, ti aspetta la Flåmsbana, il trenino panoramico che da Flam sale a Myrdal in uno dei tragitti più scenografici del mondo: in un’ora attraverserai cascate, paesaggi alpini e pendenze impossibili. Da lì, potrai riprendere direttamente il treno per Oslo e tornare casa.

Flamsbana

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Sali sulla Flamsbana per un viaggio incredibilmente panoramico

La Norvegia in 7 giorni è solo l’inizio

Una settimana in Norvegia può sembrare poco, ma con un itinerario ben pianificato riesce a offrire un’incredibile varietà di esperienze: città storiche, fiordi spettacolari, crociere indimenticabili, chiese antiche, musei coinvolgenti, strade panoramiche e piccoli momenti di pura meraviglia.

Il nostro itinerario unisce perciò il meglio della Norvegia meridionale e occidentale. Ogni tappa è pensata per offrire un equilibrio tra attività e relax, tra cultura e avventura.

Highlights del viaggio:

  • Due città simbolo: Oslo e Bergen
  • Due trekking epici: Preikestolen e Kjeragbolten
  • Due crociere sui fiordi: Lysefjord e Hardangerfjord
  • Esperienze urbane e museali ricche e accessibili
  • Paesaggi unici, ovunque

In questo modo, in soli 7 giorni, vivrai comunque l’esperienza di una Norvegia intensa e profonda. E se ti resterà il desiderio di tornare per esplorare le Lofoten, il nord artico o i ghiacciai interni… non preoccuparti: succede a tutti quelli che si scoprono questo Paese per la prima volta. Come nei più celebri romanzi d’amore, il primo capitolo è solo l’inizio di una grande storia!

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The Jackal: le incredibili location del cult tratto dal romanzo di Forsyth

The Jackal è uno di quei thriller che ha lasciato un segno indelebile nel cinema d’azione degli anni ’90, tratto dal celebre romanzo di Frederick Forsyth, autore di thriller politici e spionistici di grande successo scomparso il 9 giugno 2025. Il film, uscito nel 1997 e interpretato da Bruce Willis e Richard Gere, è ambientato in un affascinante e variegato scenario europeo che fa da sfondo a una caccia spietata tra un assassino professionista e un agente in pensione. La produzione ha lavorato dal 19 agosto al 30 novembre 1996, girando in location internazionali. Chuck Pfarrer aveva scritto la prima sceneggiatura per adempiere agli obblighi contrattuali con lo studio, poi Kevin Jarre riscrisse la sceneggiatura di Pfarrer, contribuendo alla storia di fondo e al personaggio di Richard Gere. Se sei un appassionato di viaggi e cinema, scopri con noi le location europee più iconiche che hanno reso The Jackal un cult imperdibile.

Di cosa parla

Il film racconta la storia di un misterioso e letale assassino professionista noto come The Jackal (interpretato da Bruce Willis), ingaggiato per eliminare un importante bersaglio politico negli Stati Uniti. Per fermarlo, le autorità reclutano un ex terrorista irlandese, Declan Mulqueen (Richard Gere), che ha un conto in sospeso con il Jackal. La caccia al killer si sviluppa tra diverse città europee, in un crescendo di tensione e colpi di scena, in cui Mulqueen deve anticipare ogni mossa dell’assassino per salvare la vita della sua vittima e prevenire un disastro politico di proporzioni enormi.

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Helsinki

Dove è stato girato

Le location di The Jackal sono una parte fondamentale del successo del film. Ogni città non è solo uno sfondo ma un vero e proprio protagonista, capace di evocare emozioni e di rendere la narrazione più credibile e coinvolgente. Per gli appassionati di viaggi, seguire le tracce del film significa immergersi in città ricche di storia, arte e cultura, scoprendo angoli nascosti e atmosfere uniche che hanno contribuito a creare il mito. Le scene sono state girate in numerose località europee, principalmente a Helsinki, in Finlandia, che ha rappresentato anche Mosca, e a Londra, Montreal, Chicago, nella Carolina del Nord, nella Carolina del Sud e in Virginia.

Helsinki e Porvoo

Tra i set individuati a Helsinki, in Finlandia, ci sono due vie centrali del quartiere Ullanlinna: Kapteeninkatu, caratterizzata dai suoi edifici in stile Art Nouveau, compare in alcune inquadrature cittadine; Tehtaankatu è un’altra strada riconoscibile durante le riprese in città. Porvoo, la pittoresca cittadina sul fiume, con la sua atmosfera storica, è stata utilizzata per ambientare alcune scene “russianeggianti” esterne: il centro storico con le tipiche casette in legno e le strade acciottolate appare in frame che simulano la Russia. Tra i punti segnalati troviamo luoghi come l’ex municipio e l’ufficio postale, riconoscibili per la loro architettura.

Porvoo

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Porvoo

Montreal

Parte del film è in realtà ambientata a Montreal, ma la metropolitana sostituisce anche quella di Washington, D.C. per lo scontro finale tra i due protagonisti. In particolare è stata riconosciuta la fermata Lionel Groulx in alcune scene del film, come potete vedere nel post Instagram qui sotto. Vediamo anche Bruce Willis guidare brevemente per le vie del centro e viene mostrata una piccola parte del porto della città canadese, anche se i personaggi la chiamano “una piccola città fuori Ottawa”.

 

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Parigi

Parigi appare nel film come sfondo di alcuni momenti chiave. La città dell’amore e della luce, con i suoi boulevard e i celebri monumenti, offre un contrasto suggestivo al clima di suspense e pericolo, sottolineando il fascino e la complessità della trama. Tra le location possiamo ricordare la stazione della metropolitana Radisson, Place Marigny (Carré Marigny) e Rue de l’Alboni, ai piedi del Pont Bir Hakeim. La sequenza della fuga è stata girata alla stazione della metropolitana Radisson, mentre Place Marigny è stata utilizzata anche nel film Sciarada con Audrey Hepburn. The Jackal ha utilizzato anche altre location francesi come l’Hotel Negresco a Nizza.

Richmond, Virginia

La città americana è stata utilizzata come location principale per rappresentare Washington, D.C., grazie alla sua architettura e alla possibilità di ottenere permessi di volo per le riprese aeree, cosa più complicata nella capitale federale. Alcune delle principali location di Richmond utilizzate nel film sono: Henrico County Landfill per la scena del cimitero; Monroe Park, Landmark Theater e Great Shiplock Park impiegati in diverse scene, sebbene siano difficilmente riconoscibili nel film; Fourth and Cary Streets, dove è stata ricostruita la facciata di un ospedale pediatrico, utilizzata per una scena di sparo; e infine Dock Street per la scena finale dove avviene un conflitto tra i protagonisti. Inoltre, alcune riprese aeree sono state effettuate sopra il fiume James, con elicotteri che sorvolavano l’area del centro città. La produzione ha anche utilizzato edifici come il Landmark Theater (noto anche come The Mosque) per simulare ingressi di metropolitane e scene di sparatorie.

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I Monoliti di Gotland, tra nebbie ancestrali e segreti incisi nella pietra

Alcuni luoghi a vederli sembrano usciti da serie TV e film fantasy, ma esistono davvero: è il caso di Gotland, l’isola più grande di Svezia dove il vento porta con sé sussurri antichi e le nebbie del Baltico svelano paesaggi dal sapore mitologico. Tra le meraviglie naturali da non perdere ci sono i monoliti di Gotland, uno dei motivi per cui i turisti decidono di affrontare un viaggio per visitarla. Conosciuti anche come raukar, queste figure misteriose si ergono quasi come guardiani solitari lungo le coste dell’isola. Antichi, scultorei, tanto inquietanti quanto maestosi, hanno molto da raccontare.

Il fascino delle raukar, i monoliti di Gotland

Li conosciamo come monoliti di Gotland ma i local li chiamano raukar: si tratta di formazioni di calcare emerse nel corso dell’ultima Era Glaciale quando il mare, ritirandosi, ha lasciato affiorare queste sculture naturali poi erose nel tempo. Sarebbe riduttivo, però, vederle solo come fenomeni geologici. Visti da vicino, specialmente quando il cielo è grigio e soffia il vento, hanno qualcosa di mistico, tanto che in tempi antichi erano legati a leggende. Ogni monolite sembra raccontare una storia diversa: alcuni somigliano a profili umani, altri a creature mitologiche e altri ancora a colonne spezzate, ma tutti condividono un’aura di mistero e solennità.

Alcuni di questi hanno persino guadagnato un soprannome. Il più famoso? Hoburgsgubben, cioè il “vecchio di Hoburgen”, che con il suo profilo ricorda proprio un volto umano che scruta il mare. Secondo la leggenda, sarebbe un antico custode pietrificato dagli dei per aver provato a svelare i misteri del mare.

C’è poi Lergravsporten, una formazione ad arco che sembra un varco aperto verso un altro mondo. Secondo le credenze, passarci attraverso durante l’alba o il tramonto significa varcare la soglia tra il mondo reale e quello onirico. Uno dei più suggestivi si trova a nord dell’isola di Gotland: prendendo un traghetto per Fårö si possono osservare i monoliti di Langhammars e Digerhuvud dove una distesa di centinaia di figure lascia davvero a bocca aperta.

raukar, i Monoliti di Gotland

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La costa di Gotland è caratterizzata da monoliti che i local chiamano “raukar”

C’è chi li guarda e li fotografa. Chi li studia. Ma ci sono anche quelli che si fermano in silenzio, li ascoltano. Perché i raukar non parlano, ma comunicano. Sono simboli del passare del tempo, di una pazienza geologica che sfida l’ansia del presente. Vederli all’alba, quando la nebbia si dissolve piano e le prime luci tingono la pietra di rosa e oro, è un momento quasi mistico.

Un luogo d’incanto che si trova non lontano dalla città di Visby con un paesaggio che diventa quasi “lunare”: i monoliti di calcare modellati da acqua e vento hanno resistito milioni di anni accumulando storie e leggende legate alla loro nascita.

Dove si trovano i Monoliti di Gotland e come raggiungerli

I raukar, ovvero i monoliti di Gotland, si trovano lungo la costa settentrionale e meridionale dell’isola di Gotland, la più grande di Svezia. La loro massima espressione si estende sulla vicina isola di Fårö, a nord e raggiungibile tramite traghetto in cinque minuti.

Per visitarli solitamente si parte da Visby, un borgo caratteristico con casette colorate che richiama il mondo vichingo e quello delle fiabe nordiche. Non è un caso che proprio qui si svolga il celebre evento Medieval Week, una festa in comune che trasforma il centro storico e attira tanti turisti dalla Svezia e non solo.