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Dove andare in Nuova Zelanda per scoprire la cultura Maori

Un luogo da sogno, da esplorare, in cui sentire vivido il richiamo della natura, della sete di conoscenza e del viaggio. Benvenuti in Nuova Zelanda, terra meravigliosa e ricca di luoghi da scoprire. Ad esempio, scegliendo quelli in cui poter approfondire la cultura Maori che qui ha la sua culla.

Una popolazione che è giunta in questi posti – pare – dalla Polinesia durante il tardo Medioevo e che ha dato vita a una vera e propria civiltà che non ha incontrato i coloni europei fino al 1642, quando arrivarono gli olandesi e, poi al 1769, quando è giunto l’esploratore britannico James Cook. Una civiltà tutta da conoscere, scoprendola attraverso la Nuova Zelanda. Le tappe da non perdere per approfondire la cultura Maori.

Alla ricerca della cultura Maori in Nuova Zelanda

Ci sono dei dettagli preziosi che caratterizzano la cultura Maori e l’hanno resa nota in tutto il mondo. Come la tradizione dei tatuaggi, il moko, che viene fatto sul volto dei guerrieri e delle loro mogli (sul mento), oppure il kirituhi, che va bene per tutti.

Celebre anche la danza haka, che è conosciuta soprattutto grazie agli All Blacks, la nazionale di rugby, che la esegue prima di ogni match regalando un vero e proprio spettacolo.

Tradizioni che si possono vivere da vicino visitando la Nuova Zelanda, per catturare un po’ dell’autenticità di quel popolo che ha abitato per primo questa terra, che si trova proprio agli antipodi dell’Italia.

I luoghi da raggiungere per conoscere la cultura Maori

Tra i luoghi da raggiungere, per fare un’immersione nella cultura Maori, vi è senza alcun dubbio la zona di Rotorua. Qui ci sono tantissimi posti da visitare come Ohinemutu, un antico villaggio dove vedere il mix di culture diverse che si sono amalgamate insieme. Da vedere anche Te Puia e il Maori Arts & Crafts Institute, una scuola dove vengono tramandate le tradizioni Maori.

Il Tamaki Maori Village, invece, si trova poco distante da Rotorua e offre diverse esperienze per vivere e conoscere da vicino questa civiltà sia dal punto di vista culturale sia da quello gastronomico.

Nella zona vi è anche il monte Tarawera, un vulcano che è eruttato nel 1866 e che ha sepolto il villaggio Te Wairoa, insediamento Maori ed europeo, oggi è diventato un sito archeologico e permette ai visitatori di ammirare i resti e conoscerne la storia. Se vogliamo una sorta di Pompei neozelandese.

Sempre a Rotorua vi è la “Porta dell’inferno” ovvero Hell’s gate, una riserva geotermica dove vivere un’esperienza spa che comprende un bagno nel fango come hanno fatto intere generazioni di Maori.

Le altre tappe per conoscere la cultura Maori: le grandi città

Tra le tappe imperdibili per conoscere e approfondire la cultura Maori vi è il Te Papa che si trova a Wellington. Questa è la capitale della Nuova Zelanda ed è la seconda città del Paese per quanto riguarda il numero di abitanti. Un luogo in cui la qualità della vita è molto elevata e che offre tantissime cose da fare.

Ma senza dubbio vale la pena visitare il museo Te Papa, che in maori significa “Il nostro posto”. Il luogo ideale per conoscere la storia della Nuova Zelanda, proprio da quella che è stata la colonizzazione dei Maori in poi. Qui si può festeggiare anche il Matariki, ovvero l’inizio di un nuovo anno.

On può mancare Auckland nelle tappe di viaggio alla scoperta della Nuova Zelanda e della sua civiltà antica. Si può, ad esempio, visitare il Museo Marittimo per ammirare la storia del legame con il mare e approfondirla a partire dalle imbarcazioni tipiche, che ricordano quelle con cui i primi Maori arrivarono in Nuova Zelanda, fino a oggi. Da non perdere anche l’All Blacks tour per vivere un’esperienza indimenticabile alla scoperta del rugby e della haka.

Tra danze, tatuaggi e i celebri saluti naso naso, la cultura Maori è ancora viva più che mai e la Nuova Zelanda è la terra da raggiungere per scoprire la sua anima.

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Tonga: 170 isole che sono un sogno a occhi aperti

Avete mai sentito parlare di Tonga? O meglio, del Regno di Tonga? Ve lo chiediamo perché è un Paese lontanissimo, spesso al di fuori del radar dei viaggiatori italiani per i costi necessari per raggiungerlo e per il tempo che ci vuole, ma che in realtà è un posto da fiaba, uno di quelli da visitare almeno una volta nella vita: è composto da 170 isole che sono una più bella dell’altra.

Dove si trova Tonga

Il Regno di Tonga è uno straordinario Stato insulare che sorge in Oceania, più precisamente in Polinesia. Lambito dall’Oceano Pacifico meridionale, prende vita a sud delle Samoa e a est delle Fiji.

Solo 36 delle sue bellissime 170 isole sono abitate, incredibili fazzoletti di terra che a loro volta sono divisi in tre gruppi principali, ovvero Vava’u, Ha’apai e Tongatapu. Ciò non toglie che anche le altre siano dei paradisi in terra fatti di spiagge bianche, barriere coralline e poi ancora foreste tropicali.

Nel 2022 sono state, purtroppo, colpite da una violenta eruzione vulcanica sottomarina che ha generato uno spaventoso tsunami che a sua volta ha comportato diversi danni. Per fortuna, ormai tutto questo è solo un lontano ricordo e Tonga è tornata ad essere l’Eden che è sempre stato, come anche le “isole degli amici”, un soprannome che questo Regno si è profondamente guadagnato per via del vibrante e accogliente carattere dei suoi abitanti.

Tongatapu, l’isola principale

Tongatapu è l’isola principale di questo meraviglioso angolo di mondo ed anche il bellissimo fazzoletto di terra in cui sorge la Capitale, Nuku’alofa, che offre un affascinante palazzo reale che illumina il lungomare. Tale edificio venne costruito nel 1867 in Nuova Zelanda in puro stile vittoriano, per poi venire trasportato sull’isola. Purtroppo non è visitabile all’interno, ma ciò non toglie che si possa facilmente ammirare l’esterno.

Nuku’alofa, Tonga

Fonte: iStock

Il lungomare di Nuku’alofa

La struttura è affiancata da un parco pubblico, il Pangao, in cui può capitare persino di assistere a cerimonie ufficiali e feste colorate. Ma le gioie sono anche per gli sportivi: qui il sabato mattina si può partecipare con entusiasmo e tifo ad una partita di calcio o di rugby. Quest’ultimo, tra l’altro, è anche lo sport nazionale.

Molto interessanti sono le tombe reali e le varie chiese della città, come la Basilica di Sant’Antonio da Padova, al cui interno le stazioni della croce sono state create con il legno della palma da cocco e impreziosite da intarsi in madreperla.

Chi vuole conoscere più a fondo la cultura del luogo deve invece dirigersi presso il mercato di Talamahu, pieno di prodotti agricoli locali, o il mercato delle pulci per gli oggetti d’artigianato.

L’isola di Tongatapu ha una forma che ricorda un triangolo e lungo la sua superficie regala numerosi punti panoramici, di interesse storico e anche spiagge che sembrano cadute direttamente dal paradiso.

Il posto ideale per scappare dalla routine, per dedicarsi alle vacanze di mare e agli sport acquatici, perché qui è davvero possibile passare le proprie giornate in spiaggia, godendo del sole e delle acque cristalline dell’oceano. E poi si può fare snorkeling e ammirare la diverssissima vita, rispetto alla nostra, degli abitanti della zona.

Le meravigliosa Vava’u

Non è di certo da meno Vava’u, un arcipelago che in molti potrebbero definire come uno dei luoghi più belli che si possano visitare al mondo. Formato da un’isola principale e una cinquantina di isole minori separate da tantissimi canali, trova uno dei suoi luoghi più eccezionale nella baia principale di Neiafu, Port of Refuge, ovvero uno dei più caratteristici golfi di approdo del sud Pacifico.

Vava'u, Tonga

Fonte: iStock

Una veduta della meravigliosa Vava’u

Uno posto davvero peculiare perché è una sorta di lungo porto circondato da numerose isole che sono disposte intorno e che lo proteggono dai venti. Si tratta anche di un luogo ideale per alloggiare, così come per fare snorkelling e diving grazie ai suoi fondali scintillati. Non mancano le possibilità di effettuare attività come kajak o crociere di più giorni su splendidi yacht.

L’Arcipelago di Ha’apai

Anche Ha’apai è un magnifico arcipelago del Regno di Tonga, come anche il luogo che rappresenta il centro geologico e geografico del Paese.

Circa 50 delle sue isole si distinguono per essere dei piatti atolli corallini e poi così, d’improvviso, ecco svettare nei cieli i vulcani Tofoa e Kao che permettono di fare un’immersione nella natura più ruvida e primordiale.

Gli abitati sono particolarmente cordiali e genuini, un popolo ospitale che vive in isole idilliache fatte di eccezionali lagune e chilometri di sabbia bianca accarezzate da un oceano limpido.

Per il resto, da non perdere sono anche le grotte del Regno di Tonga, così come vale assolutamente le pena fare un’escursione a piedi nella foresta pluviale per arrivare al cospetto di laghi vulcanici e bocche eruttive.

Infine, sappiate che è possibile scendere sulle pareti delle scogliere marine, aggrappandosi a delle corde che vi sono state appositamente posizionate.

Insomma, il Regno di Tonga è uno di quei posti che occorre visitare almeno una volta nella vita.

Ha'apai, Tonga

Fonte: iStock

Una bellissima veduta di Ha’apai
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Perth, la torre di legno più alta del mondo sarà costruita in Australia

La città di South Perth, situata nell’area metropolitana di Perth, è in fermento. Dopo la notizia dell’approvazione del progetto, e della conseguente autorizzazione ai lavori, l’Australia Occidentale si prepara a ospitare la torre di legno ibrida più alta del mondo. Ecco cosa ci aspetta.

South Perth: la città si prepara a ospitare un grattacielo unico

Negli ultimi anni, le grandi aree metropolitane del mondo ci hanno stupito e incantato con opere architettoniche futuristiche e mozzafiato. Edifici stratosferici e grattacieli che si perdono tra le nuvole hanno cambiato il volto di intere città, trasformandosi nel loro simbolo. Vere e proprie attrazioni turistiche che, negli anni, sono state raggiunte, contemplate e fotografate dai viaggiatori di tutto il mondo.

Ne sono un esempio, giusto per citarne alcune, il Burj Khalifa, l’Edge di New York e la Torre di Jeddah, ancora in work in progress sulle rive del Mar Rosso in Arabia Saudita. Strutture dalle altezze vertiginose che cambiano gli skyline e che mirano a conquistare il cielo, ergendosi imponenti dalla terra, e che ospitano hotel, ristoranti e terrazze panoramiche dalle quali godere di scorci mozzafiato.

Ed è proprio tra questi grandi colossi nel mondo che vuole inserirsi anche l’Australia come non aveva mai fatto prima di questo momento. A South Perth, infatti, da anni si parla della costruzione di un nuovo edificio, un grattacielo ibrido che ambisce a diventare la torre di legno più alta del mondo. Dopo diverse trattative e modifiche al disegno iniziale, il progetto messo a punto da Fraser & Partners e promosso da Grange Development Consulting sta per diventare realtà e presto una costruzione eco sostenibile di 350 piani svetterà sugli edifici preesistenti di South Perth cambiando, definitivamente, il panorama urbano.

Le prime immagini diffuse che mostrano come sarà la torre di legno ibrida più alta del mondo

Fonte: ABACA/IPA

Le prime immagini diffuse che mostrano come sarà la torre di legno ibrida più alta del mondo

La torre di legno più alta del mondo

Non conosciamo ancora la data di inizio cantieri, né sappiamo quando potremmo ammirare la nuova costruzione in tutto il suo splendore. Quello che sappiamo per certo è che il progetto è stato approvato e che presto Perth avrà il suo iconico grattacielo.

Non raggiungerà le altezze stratosferiche degli edifici che dominano lo skyline delle megalopoli, eppure questo grattacielo si prepara a guadagnare un importante e inedito primato, anzi più di uno. C6, questo il suo nome, prende il nome dal simbolo del carbonio, e ha l’ambizione di diventare il primo edificio a zero emissioni di carbonio di tutta l’Australia Occidentale. Ma non è solo questo il motivo che rende il progetto straordinario.

La torre, infatti, avrà un cuore ecosostenibile dato che il materiale di maggior impiego sarà proprio il legno (più del 40% della costruzione), unito poi all’acciaio, al vetro e al cemento. Questo renderà il grattacielo un edificio ibrido, il più alto mai costruito nel mondo che vanterà un’altezza di 190 metri. Due primati incredibili, questi, che vanno a sommarsi all’identità di quello che si appresta a diventare il simbolo di una città e di un Paese intero.

La torre di legno, che ridefinirà lo skyline di Sout Perth, si snoderà per 350 piani e ospiterà 251 appartamenti, una piazza panoramica all’aperto, un’area di intrattenimento e 4 piani dedicati a servizi per i cittadini.

Ecco come sarà C6, la torre ibrida più alta del mondo

Fonte: ABACA/IPA

Ecco come sarà C6, la torre ibrida più alta del mondo
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Vacanze di lusso in Australia: le novità di quest’anno

L’Australia si presenta sempre più come la destinazione ideale per i viaggi luxury del 2023: infatti, durante questi mesi, ha visto l’apertura di innumerevoli strutture di alto e di altissimo livello, inaugurate in varie zone del Paese, e molte altre seguiranno ancora entro l’anno.

Ecco di quali si tratta.

Capella Sidney, il lusso della città simbolo

Le novità del lusso 2023 in Australia hanno avuto inizio a Marzo, con l’apertura a Sidney, la città simbolo australiana, dell’atteso Capella Sidney, nell’antico edificio del Dipartimento dell’Istruzione in Bridge Street, rimasto silenzioso per anni.

Vanta 192 camere e suite distribuite su otto livelli, sofisticati arredi, oggetti d’arte, ristoranti esclusivi, sei spazi per riunioni ed eventi adatti a gruppi da 10 a 80 ospiti e strutture termali di livello mondiale.

Jabiru Retreat, il campo tendato luxury

A maggio, invece, è stata la volta del Jaburu Retreat, a The Top End, North Territory, un lussuoso campo tendato con piscine e bungalow in stile safari.

In particolare, i bungalow dispongono di bagno privato, area salotto all’aperto, letti matrimoniali king-size e sono collegati con una passerella rialzata che conduce alla piscina riservata agli ospiti.

Ma non solo: il favoloso retreat propone safari ope-top, safari giornalieri nella natura, esperienze in airboat nonché tour guidati tra cui spicca quello nel cuore del Parco Nazionale di Kakadu, terra degli aborigeni da oltre 65.000 anni.

The Brooklet, il benessere esclusivo

A Byron Bay nel New South Wales, a giugno è stato inaugurato The Brooklet, magnifica struttura ricettiva con sei ville di lusso, eleganti ambienti per il benessere e “The Bar”, in grado di offrire un’esperienza culinaria raffinata e intima nella suggestiva cornice di un cantina ampia con caminetto a legna.

Si tratta del perfetto mix tra vita di campagna e costiera con eleganti spazi in una cornice mozzafiato, laddove il lusso incontra la natura, una “casa lontano da casa”.

Soggiornare in un ex carcere riconvertito

Ancora, dal mese di luglio, gli ospiti possono provare l’ebbrezza di soggiornare in un ex carcere riconvertito in hotel di lusso: ecco The Interlude, il primo retreat urbano collocato in quella che fu la prigione di Pentridge, nell’area di Melbourne/Narrm.

Le 19 suite sono state ricavate sfondando le spesse pareti di pietra blu per unire quattro o cinque celle: ciascuna ha soffitti a volta, muri in pietra e tutte le finiture e gli accessori contemporanei che ci si aspetta di trovare in un hotel moderno.

The Sun Ranch, nostalgia della California

Sempre nell’area di Byron Bay nel New South Wales, fa bella mostra di sé The Sun Ranch, che fonde insieme le influenze spagnole e la nostalgia della California degli anni Settanta.

È progettato su misura per ispirare e stupire appassionati di musica e di cucina, creativi, amanti del benessere e chiunque desideri trascorrere momenti unici in un fascino rilassato e all’avanguardia che rende omaggio alle iconiche case ranch californiane.

Il ritorno del Southern Ocean Lodge e una chicca

Tre anni dopo i devastanti incendi che hanno sconvolto Kangaroo Island nel South Australia, torna il Southern Ocean Lodge di Baillie Lodges.

Ecco, di nuovo, 25 suite extra lusso lungo la costa e una novità: la suite ultra-premium Ocean Pavilion di 640 metri quadri, con piscina privata e quattro camere da letto.

Infine, per novembre, è attesa Pelorus Private Island, parte della Northern Escape Collection: si tratta di un’isola privata per otto ospiti raggiungibile con un viaggio in superyatch privato da Townsville oppure con un volo in elicottero di mezz’ora.

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Destinazioni isole Isole Salomone Oceania Viaggi

Isole Salomone: il paradiso all’improvviso

I veri paradisi, quelli fatti di terre praticamente vergini, di panorami quasi privi di barriere architettoniche e di natura alla stato puro sono generalmente complessi da raggiungere. È il caso delle spettacolari Isole Salomone che, nonostante l’avventura necessaria per attraccarvi, accolgono il visitatore con una magnificenza tale che qualsiasi fatica provata diventa solo un lontano ricordo.

Dove sono le Isole Salomone

Le Isole Salomone si trovano nell’Oceano Pacifico meridionale, ad Est della Papua Nuova Guinea. Sono un arcipelago composto di circa 1000 isole che complessivamente coprono una superficie di 28.000 chilometri quadrati e che in alcune circostanze arrivano a richiedere anche 70 ore di viaggio per essere raggiunte dall’Italia.

Purtroppo sono dei posti dal passato sanguinoso e che hanno visto scontri anche recentemente. In accordo con l’ultimo aggiornamento che si può leggere sul sito della Farnesina, ViaggiareSicuri, qui attualmente c’è un: “quadro di sicurezza stabile. Non è tuttavia da escludere che episodi di violenza possano manifestarsi, come avvenne a fine 2021. Si consiglia, pertanto, di valutare con molta attenzione la partecipazione ad eventi pubblici o ad assembramenti che potrebbero assumere carattere violento, di usare la massima prudenza, di attenersi alle istruzioni delle Autorità locali e di tenersi informati attraverso i media”.

La situazione in questi paradisi incontaminati appare complessa, ma ciò non toglie che, nonostante secoli di sfruttamento e di prepotenze, gli abitanti delle Salomone siano di norma estremamente accoglienti e vogliosi di illustrare la loro storia ai visitatori.

Tribù delle Isole Salomone

Fonte: iStock – Ph: Michael Zeigler

Donne che danzano nelle Isole Salomone

Perché possiedono questo nome bizzarro

La storia del loro nome, che in inglese sarebbe Solomon Islands, è alquanto curiosa. Per conoscerla occorre fare un salto indietro nel tempo, fino all’ormai lontanissimo 1568.

Fu in questo periodo, infatti, che il navigatore spagnolo Álvaro de Mendaña scoprì questo enorme arcipelago. Quando però si trovò dinnanzi a una meraviglia come questa pensò di aver trovato il biblico regno di Ofir (Libro delle Cronache), sede delle miniere di re Salomone. Ma come è chiaro capire, prese un grosso abbaglio.

Cosa aspettarsi

Dimenticatevi la vita moderna che conoscete: le Isole Salomone sono ricoperte – per circa il 90% del loro territorio – di fitta giungla. Ciò non toglie che siano dei fazzoletti di terra in cui è possibile percepire sin da subito un’abbondante diversità culturale.

Questa situazione è dovuta al fatto che nel corso dei secoli sono state terre di incontro dei flussi migratori di popoli provenienti da vari luoghi del mondo che si mescolavano con la scarsa popolazione indigena locale. Ci sono melanesiani, polinesiani, asiatici, micronesiani e persino occidentali. Per questo motivo, sono sede di un peculiare patrimonio di tradizioni, unico in tutta l’area del Pacifico.

Di origine vulcanica, vantano un patrimonio naturale che emoziona profondamente, oltre a essere uno dei tre migliori luoghi del mondo per gli appassionati di immersioni subacquee, snorkelling e pesca.

Le isole più importanti

Le Isole Salomone in totale sono 922 e in realtà il loro Stato Sovrano e è composto da due arcipelaghi distinti: l’Arcipelago delle Isole Salomone e il più piccolo Arcipelago delle Isole Santa Cruz.

Caratterizzate da un clima equatoriale, umido e spesso piovoso, presentano temperature pressoché stabili nel corso di tutto l’anno, con massime intorno ai 30/31 gradi da novembre ad aprile.

Guadalcanal, la più estesa dell’arcipelago

Oltre a essere l’isola più estesa dell’arcipelago, Guadalcanal è anche il luogo dove sorge la Capitale delle isole: Honiara. Oltre a ciò, in questo fazzoletto di terra immerso nel Pacifico svetta fiero il Monte Popomanaseu che, con i suoi 2.335 metri, è la cima più alta dell’isola e dell’arcipelago.

Honiara, Isole Salomone

Fonte: iStock

Veduta di Honiara

Si tratta di un’isola quasi interamente ricoperta dalla foresta pluviale, ma che nella sua Capitale nasconde anche tante tracce legate alla Seconda Guerra Mondiale: è stata oggetto della prima invasione su larga scala delle forze statunitensi e proprio qui avvenne una feroce battaglia, sia su terra che su mare, che continuò fino al gennaio 1943 quando le truppe giapponesi lasciarono l’isola, dichiarata sicura solo il successivo 9 febbraio.

Per comprendere più a fondo questo drammatico passato, occorre dirigersi presso il National Museum & Cultural Center dove sono conservati alcuni manufatti e testimonianze, come reperti archeologici, armi, e ornamenti rituali, sculture, dipinti e residui del conflitto.

C’è poi l’US War Memorial che, oltre a permettere di ammirare una splendida vista della città e dell’intera isola, conserva alcune targhe di marmo con le indicazioni per riconoscere i luoghi delle battaglie. Molto interessante è anche il Vulu War Museum, un museo dove sono protetti i resti dell’artiglieria giapponese e parti della flotta aerea americana. Poi ancora il Solomon’s Peace Memorial, il monumento alla pace dedicato ai caduti giapponesi.

Su quest’isola remota non manca di certo la natura nella sua forma più autentica, come quella che regala un’escursione che conduce presso le Mataniko Falls che si tuffano dall’alto dentro una grotta utilizzata durante la guerra come rifugio dai giapponesi.

Poi ancora le spiagge, e in particolare quelle che sorgono presso la costa a ovest di Honiara. Una di queste ha il nome di Kakabona Beach e si distingue per essere una lunga striscia di sabbia bianca lambita da acque calme e cristalline. Paradisiaca è anche Turtle Beach che, oltre a sabbie morbide incorniciate da una folta vegetazione tropicale, offre acque smeraldo. Poi ancora le spiagge di Bonege I e Bonege II nei cui fondali dimorano due relitti di navi da trasporto giapponesi.

Florida, l’isola dell’antica Capitale

Non molto distante da Guadalcanal sorge Florida, l’isola dove risiede la città di Tulagi che è stata anche l’antica Capitale delle Salomone.

Chiamata anche Nggela, è luogo ideale per gli amanti delle immersioni grazie alla presenza di tantissime meravigliose lagune riparate dalle correnti oceaniche.

Anche questa località, purtroppo, è stata sede di una sanguinosa battaglia durante la Seconda Guerra Mondiale, e per questo è ricca di testimonianze storiche dell’epoca.

Florida, Isola Salomone

Fonte: Getty Images-Ph:ullstein bild

Veduta di Florida

New Georgia Island e le isole satellite

New Georgia Island, insieme alle isole satellite, si distingue per essere un vero e proprio paradiso naturale. Da queste parti, tra le altre cose, sorge Munda, ovvero una serie di villaggi che si estendono per 6 km, nell’esatto punto in cui si congiungono le lagune di Vonavona e di Roviana.

Qui sono tante le cose da non perdere, come le Holupuro Falls, delle cascate di 10 metri che scrosciando danno vita a una piscina di acqua chiara dove è possibile fare il bagno, e il sito archeologico di Nusa Roviana in cui ancora sopravvivono i resti della Stone Dog, una statua totemica dedicata al cane Tiola, divinità protettrice.

Poi ancora la Skull Island, un luogo particolare e misterioso perché popolato dai teschi dei guerrieri sconfitti dai cacciatori di teste e un sacrario, in cui riposano le spoglie dei capi tribù.

Certamente imperdibile è la Marovo Lagoon, da molti considerata la più bella laguna del mondo, così come la sua barriera corallina è tra le più incredibili del pianeta. Sono presenti anche delle grotte particolarmente amate dai viaggiatori perché pregne di atmosfere mistiche e bellezze naturali.

Isola di Rennell, regno della biodiversità

Decisamente interessante è anche l’Isola di Rennell che è il secondo atollo corallino più esteso al mondo. Tra le altre cose, qui riposa placido il il lago Tegano che con i suoi 15.500 ettari è il più grande dell’Oceano Pacifico.

Ma non solo: la sua parte più Sud-Orientale è dal 1998 Patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

Le isole Tinakula e Vangunu

Tinakula e Vangunu sono due isole su cui dimorano ancora due vulcani attivi. Il vulcano Tinakula è alto poco meno di 900 metri e tale caratteristica gli consente di essere ben visibile anche dalle altre isole.

Si tratta di uno stratovulcano che sorge su un’isola morfologicamente simile alla nostra Stromboli e nel 2012, tramite immagini satellitari, sono stati individuati un piccolo pennacchio di fumo ed evidenti anomalie termiche.

Kavachi, dal canto suo, è un vulcano sottomarino di Vangunu che regala periodiche eruzioni: è uno dei vulcani sottomarini più attivi del Pacifico.

Tetepare, isola selvaggia

Tetepare è un meraviglioso mondo a parte: si trova all’interno del Triangolo dei Coralli, una delle oasi di biodiversità più preziose del nostro pianeta grazie alle oltre duemila specie di pesci che vi nuotano, il 76% delle specie di coralli esistenti al mondo e 6 delle 7 specie di tartarughe marine a oggi conosciute.

Un posto selvaggio e in cui si può realizzare il sogno di soggiornare su un’isola deserta poiché l’unica opzione possibile è accomodarsi in una tipica capanna di foglie, senza acqua (a esclusione di quella piovana) né elettricità.

Isole Salomone alloggi

Fonte: iStock

Abitazioni tipiche delle Isole Salomone

Santa Isabel, la più lunga

Santa Isabel è invece l’isola più lunga delle Salomone e anche qui ci sono diverse cose da visitare. Una di queste è Buala con il suo museo provinciale che ospita una vasta collezione di manufatti culturali e storici della zona. Poi ancora la Spiaggia di Maringe, considerata una delle più belle dell’isola e la Cattedrale di Santa Maria, una delle attrazioni architettoniche più importanti della zona.

Decisamente interessanti sono i Laghi di Isabel che sono una rilevante attrazione ecologica dell’isola dove ammirare la flora e la fauna locale ed esplorare i dintorni con una guida turistica.

Insomma, le Isole Salomone sono lontane da raggiungere, ma sono ancora paradisi incontaminati in cui sopravvivono riti e tradizione di tantissime differenti tribù.

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Houtman Abrolhos Islands: le isole paradisiache in Australia

Le Houtman Abrolhos Islands sono una catena di 122 isole e barriere coralline, che impreziosiscono l’Oceano Indiano come tante perle che si estendono da nord a sud per miglia e miglia. Costituiscono un’area marina unica dell’Australia Occidentale, meta prediletta degli amanti della pesca, del birdwatching, dello snorkeling e delle immersioni, ma anche di chi desidera vivere un’esperienza irripetibile tra acque trasparenti e natura incontaminata. Oggi vi portiamo alla scoperta di un luogo straordinario, che vale la pena esplorare almeno una volta nella vita.

Un sogno senza fine chiamato Houtman Abrolhos

Le Houtman Abrolhos Islands, più comunemente chiamate Isole Abrolhos, e le barriere coralline che le circondano, si trovano a circa 60 chilometri a ovest di Geraldton, una delle città in cui si è potuta ammirare la grande eclissi, sulla costa dell’Australia Occidentale. Queste meraviglie hanno una ricca storia da scoprire, con una fiorente industria della pesca delle perle, decenni di pesca del gambero e, purtroppo, anche numerosi naufragi, il più importante dei quali è quello della Batavia, naufragata sul Morning Reef il 4 giugno 1629 a seguito di un ammutinamento a bordo. I sopravvissuti al naufragio sbarcarono sulle isole vicine e un piccolo gruppo costruì il Wiebbe Hayes Fort sull’isola di West Wallabi, i cui resti sono visibili ancora oggi. Le isole si presentano raggruppate in tre gruppi principali:

  • Wallabi Group,  il gruppo più settentrionale dell’Houtman Abrolhos, raggruppa una serie di isole in un’area di circa 17 chilometri per 10, tra le quali è inclusa anche North Island. Il gruppo Wallabi è tristemente noto per il suddetto naufragio della Batavia.
  • Easter Group, il gruppo centrale della catena di isole, scoperto e nominato nell’aprile 1840 dall’equipaggio di HMS Beagle. Il diario dell’esploratore John Lort Stokes ne riporta la scoperta l’11 aprile e la decisione di chiamare le isole Easter (Pasqua, in italiano) per la concomitanza della festa cristiana.
  • Pelsaert Group, il gruppo più meridionale dell’Houtman Abrolhos, che costituisce anche la barriera corallina più meridionale dell’Oceano Indiano. È situato a sud-est dell’Easter Group, da cui è separato dal canale di Zeewijk, ed è anch’esso noto per incidenti e naufragi avvenuti molti secoli fa.

L’ arcipelago ha davvero pochi rivali in Australia riguardo a biodiversità. L’Houtman Abrolhos Islands National Park è il parco di più recente istituzione nel Paese, la cui creazione coincide con il 400esimo anniversario dell’avvistamento della catena di isole da parte del navigatore olandese Frederick de Houtman. Queste sono state riconosciute, inoltre, come Ocean Hope Spot, aree oceaniche ecologicamente uniche designate per la protezione nell’ambito di una campagna di conservazione globale supervisionata dalla organizzazione Mission Blue.

Le isole offrono un’ampia gamma di attività che incontrano gli interessi più disparati, dalla pesca al nuoto in acque straordinarie, dallo snorkeling e immersioni al birdwatching, all’avvistamento di animali marini e selvatici, dall’esplorazione delle isole a semplici passeggiate relax nei dintorni incontaminati o tra i negozi di perle.

Come esplorare le Houtman Abrolhos

Se avete voglia di adrenalina pura, scoprite la magia delle Isole Abrolhos dall’alto, con voli panoramici effettuati dagli operatori locali, che offrono anche opzioni con tour a terra. Un altro modo esclusivo per visitare la catena di 122 isole e barriere coralline dell’Australia Occidentale è una crociera di 5 giorni, che offre l’opportunità di esplorare più a lungo la bellezza, la storia e la natura dell’arcipelago.

Le isole sono, inoltre, chiamate le Galapagos dell’Oceano Indiano. Questo perché, oltre a una ricca vita nei fondali che le circondano, sono il sito di riproduzione di oltre 2 milioni di uccelli marini di 35 specie. Sono anche l’habitat più settentrionale del leone marino australiano, a rischio di estinzione, inoltre la calda corrente di Leeuwin crea un ambiente per la vita marina temperata e tropicale, tra cui gamberi, pesci, coralli, delfini e razze. Tra luglio e settembre, nelle acque che lambiscono le Isole Abrolhos, si possono anche avvistare le megattere in migrazione.

Sulla terraferma, le isole ospitano oltre 140 specie di flora autoctona e fauna rara, tra cui il wallaby Tammar, il primo “canguro” visto dagli europei quando i sopravvissuti al naufragio del Batavia si arenarono vicino alle isole Wallabi nel 1629.

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Tuvalu, il paradiso terrestre che rischia di scomparire

Uno dei Paesi più affascinanti del mondo è anche uno dei meno visitati e la maggior parte di noi potrebbe non riuscire mai ad ammirarlo prima che scompaia.

Si tratta di Tuvalu, Stato insulare dell’Oceano Pacifico centro-occidentale, a metà strada tra l’Australia e le Hawaii, al di sopra di una barriera corallina a forma di anello che abbraccia una laguna, con isolette lungo il bordo: un’oasi straordinaria che, tuttavia, sta rischiando di svanire dalla faccia della Terra a causa dell’innalzamento del livello dei mari.

Tuvalu, il paradiso terrestre che non ci sarà

È sicuramente un viaggio da “una volta”, prima che sia troppo tardi, quello che porta all’arcipelago delle Tuvalu (in passato Isole Ellice), le nove isole che comprendono sei piccoli atolli poco abitati e tre isole coralline con spiagge ornate da palme: con una superficie di appena 26 chilometri quadrati, è la quarta nazione più piccola al mondo.

Ma non soltanto: per via dell’erosione del territorio provocata dal cambiamento climatico, è anche il secondo Paese meno popolato poiché molti abitanti hanno dovuto trasferirsi altrove.

Un autentico paradiso terrestre che, quindi, sembra destinato a scomparire. La sua conformazione di atollo corallino con un’altezza massima di appena 4 metri sul livello del mare lo sta mettendo in serio pericolo: l’aumento del livello del mare, infatti, è oggi stimato di 1-2 millimetri l’anno.

Se tale ritmo venisse confermato, Tuvalu potrebbe essere sommerso entro 50-100 anni: il governo, per provare a strappare la terra al mare, ha varato un progetto di sviluppo sostenibile per ridurre la dipendenza dal petrolio e lanciato appelli alle nazioni industrializzate affinché diminuiscano le emissioni di gas serra.

Tuttavia, se il peggio dovesse accadere, è pronto un piano di evacuazione per trasferire i residenti in Nuova Zelanda e nelle isole vicine, previ accordi con i rispettivi governi.

Una distesa di colori e di bellezza

Gli atolli di Funafuti, Nui, Nanumea, Nukulaelae, Nukufetau e le isole di Nanumanga, Niutao, Vaitupu e Niulakita appaiono come una distesa mozzafiato di colori che spaziano dal verde intenso al turchese, abbracciate dalla barriera corallina e da una moltitudine di piccole isolette che sembrano navigare nell’oceano.

L’isola principale dell’atollo di Funafuti è Fongafele, capitale dell’arcipelago, su cui si trova l’aeroporto internazionale dove atterrano i voli provenienti dalle Isole Fiji, unico modo per arrivare a Tuvalu.

Nelle vicinanze, cattura lo sguardo uno splendido e caratteristico “maneapa“, il luogo di ritrovo degli abitanti spesso utilizzato per riunioni della comunità, giochi, spettacoli di danza e canto.

Di sicuro interesse anche il Library and National Archive che ospita una raccolta di volumi su Tuvalu nonché una notevole collezione di giornali, riviste e libri dedicati al Pacifico, e il Philatelic con gli ambiti e rari francobolli dell’arcipelago, apprezzati in tutto il mondo per i loro colori e grafiche.

La bellezza dell’isola maggiore si regala anche alla Laguna di Funafuti, dai colori accesi e acque limpidissime.

E non è tutto: la fragile meraviglia di Tuvalu si concentra nella Funafuti Conservation Area, riserva naturale protetta di appena 33 metri quadri raggiungibile solamente in barca rivolgendosi al Funafuti Town Council.

L’incantevole territorio è distribuito lungo cinque isolette disabitate dove è vietato praticare la caccia, la pesca e raccogliere piante o fiori.

Plasmate da boschi di palme, sabbia d’argento e mare turchese, sono l’habitat privilegiato per numerose specie di uccelli, paradiso per il birdwatching, mentre la barriera corallina è punteggiata da una miriade di pesci coloratissimi, ideale per lo snorkeling.

Ancora, da non perdere un’escursione sull’isoletta di Funafala, perfetta per immergersi nella vita gioviale dei tulaviani e assaporare la loro ospitalità, e all’isola di Tepuka dalle spiagge abbaglianti su cui rilassarsi al sole.

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Uluru si accende di magia: la montagna rossa è uno spettacolo

Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi, e anche se sono diversi gli uni dagli altri, sono tutti accomunati dal medesimo desiderio, quello di vivere e condividere esperienze straordinarie e indimenticabili. Non è poi così difficile perseguire questo obiettivo dato che il mondo che abitiamo è pieno di meraviglie uniche che aspettano solo di essere scoperte.

E oggi è proprio della grande bellezza di un luogo suggestivo e affascinante che vogliamo parlarvi. Un enorme monolite rosso che campeggia nell’outback australiano e che da sempre popola le più belle istantanee di viaggio. Un massiccio di arenaria che si staglia contro il cielo e che caratterizza in maniera univoca l’arido Red Centre, creando un paesaggio davvero mozzafiato.

Proprio qui, sopra il grande monolite sacro agli aborigeni australiani, sta per prendere vita uno spettacolo incredibile fatto di luci e droni che illumineranno il cielo di maggio regalando una visione incredibile. Così Uluru si accende di magia e la montagna rossa diventa ancora più straordinaria.

Uluru: la magia della montagna rossa

Raggiungere l’outback australiano e vagare tra i territori straordinari di questa parte del Paese è un’esperienza che tutti dovremmo fare almeno una volta nella vita. Tra distese prevalentemente aride che caratterizzano l’entroterra e le coste remote dell’Australia, i paesaggi che si aprono davanti agli occhi dei viaggiatori lasciano senza fiato.

Tra questi ci sono quelli del Red Centre, un paesaggio mozzafiato e straordinario caratterizzato da dolci catene montuose, da sterminate piane desertiche e dai siti più sacri degli aborigeni tra cui, appunto, Uluru. Ed è proprio al cospetto dell’antico e maestoso monolite di arenaria che vogliamo portarvi oggi, proprio qui dove il cielo sta per trasformarsi nel palcoscenico di uno spettacolo grandioso e senza eguali.

A maggio del 2023, infatti, sarà lanciatoauna nuova ed esclusiva esperienza in quello che è considerato il cuore spirituale dell’Australia, si tratta di un grandioso spettacolo di luci e droni che illuminerà il cielo sopra Uluru raccontando un’antica storia aborigena.

Il cielo sopra Uluru s’illumina d’immenso

Il suo nome è Wintjiri Wiru, ed è il nuovo ed esclusivo spettacolo di luci nel cielo di Uluru, lo stesso che si appresta a diventare lo show più grandioso e imperdibile di questo 2023. Molto più di una visione, questo appuntamento è una sorprendente esperienza immersiva che permetterà alle persone di tutto il mondo di toccare con mano una cultura tanto antica quanto affascinante.

La prima mondiale dell’evento lanciato da Voyages Indigenous Tourism Australia si terrà a maggio 2023 e porterà in scena uno spettacolo immersivo e sensoriale fatto di luci e suoni che utilizza la tecnologia d’avanguardia, come laser e droni, per esplorare la storia degli Anangu, una delle comunità aborigene più antiche del mondo. Sono considerati i custodi del Paese, e le storie e le leggende che ruotano intorno a loro sono tramandate da generazioni.

Wintjiri Wiru parlerà proprio di loro, utilizzando la tecnologia per narrare il primo capitolo della storia ancestrale di questa popolazione. Durante l’evento, oltre 1000 droni luminosi si alzeranno in volo sopra il monolite rosso al crepuscolo, creando spettacolari coreografie che faranno splendere nel cielo le antiche e sacre immagini che raccontano la storia degli aborigeni.

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I Giganti di legno sono arrivati in Australia

Ci sono alcuni viaggi che sono destinati a incantare e a restare nel nostro cuore per sempre. Si tratta di avventure che ci invitano a spingerci fino ai confini del mondo per esplorare e indagare territori, culture, tradizioni e popolazioni che sono lontanissime da noi. E raggiungere l’Australia, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, vuol dire davvero fare il viaggio della vita.

Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime. A partire da quei territori sconfinati dove la natura è assoluta protagonista, passando per le maestose coste e per le città piene di vita. Un viaggio in Australia è un sogno che si avvera.

Ed è un sogno a occhi aperti anche quel paesaggio sterminato che si apre davanti agli occhi dei viaggiatori che raggiungono Mandurah, nel Western Australia, proprio lì dove dei giganti di legno li accolgono, per raccontare la storia del territorio, delle sue bellezze e delle popolazioni che qui vivono.

Benvenuti a Mandurah

Il nostro viaggio di oggi ci porta a Mandurah, una città costiera popolosa e dinamica situata nel territorio occidentale dell’Australia, nella regione di Peel e a circa 70 chilometri da Perth. Sono molte le persone che qui si recano ogni anno per godere delle splendide spiagge che caratterizzano la città e di quell’atmosfera rilassata e lenta che ha trasformato Mandurah nella meta prediletta degli abitanti di Perth che arrivano qui per godersi il clima vacanziero.

Ma le spiagge non sono le uniche attrazioni turistiche qui in città, perché intorno a questa si snodano tutta una serie di paesaggi naturali di incredibile bellezza. Ed è proprio in questi che è possibile incontrare i celebri Giganti di Mandurah, statue di legno di altezze straordinarie e fattezze maestose realizzare dall’artista danese Thomas Dambo.

Le sculture sono state posizionate nelle città di Mandurah e Subiaco, un delizioso sobborgo che sorge intorno alla Rokeby Road, in luoghi diversi e segreti che svelano ai viaggiatori curiosità e tradizioni delle popolazioni del territorio. Ad accompagnare i turisti in questo itinerario delle meraviglie ci sono i Bindjareb, i custodi della regione di Peel che sono pronti a condividere tutte le storie legate al territorio e alle località in cui si trovano i giganti.

Molto più di una mostra, Giants of Mandurah è una vera e propria esperienza immersiva che permette a viaggiatori di ogni età, e provenienti da ogni parte del mondo, di toccare con mano la straordinaria bellezza del bush australiano, della sua flora, della sua fauna e delle sue popolazioni.

I Giganti di Mandurah

L’opera Giants of Mandurah è stata inaugurata nel novembre del 2022 e, come abbiamo anticipato, porta la firma dell’artista danese Thomas Dambo. Si tratta di una serie di enormi sculture in legno che raggiungono altezze di cinque metri ciascuno, e che rappresentano in tutto e per tutto il territorio, e le storie legate a questo.

Definiti i protettori dell’ambiente, i giganti in legno sono dotati di una propria personalità che è ispirata e collegata alla comunità locale e alle popolazioni del territorio. L’obiettivo è quello di celebrare la diversità, la bellezza e l’importanza della natura con opere realizzate a mano e con materiali riciclati, che diventano gli hotspot di un viaggio all’insegna della scoperta.

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Addio a tutte le restrizioni Covid anche in questo Paese

Un Paese che potremmo definire magico, una zona del mondo che si trova esattamente alla parte opposta della nostra, un territorio che regala panorami immensi, spiagge da sogno e una qualità di vita abbastanza elevata. Di questo e di molto altro vi vogliamo parlare, ma non prima di avervi dato la buona notizia: anche questo Paese ha eliminato tutte le restrizioni Covid.

Nuova Zelanda, le regole di viaggio

Il Paese in questione è la Nuova Zelanda che, dopo mesi, ha finalmente riaperto le sue frontiere a tutti i viaggiatori, senza alcuna distinzione. Il 90% dei cittadini, di età pari o superiore a 12 anni, è adesso vaccinato con almeno due dosi. Condizione che permette di riaccogliere i turisti provenienti da tutto il mondo in sicurezza.

Il primo ministro, Jacinda Ardern, ha fatto sapere che è stata eliminata l’obbligatorietà del vaccino per i turisti in arrivo e la necessità di eseguire un autotest una volta atterrati in Nuova Zelanda. Abolita persino la mascherina, anche se è bene sapere che le singole strutture possono ancora decidere di adottarla.

Stop ai dispositivi di protezione delle vie respiratorie anche sui voli nazionali e internazionali, ma la Air New Zealand, compagnia di bandiera del Paese, continuerà comunque a fornirli ai clienti che preferiscono indossarli.

Parco Nazionale di Abel Tasman nuova zelanda
Un angolo del Parco Nazionale di Abel Tasman in Nuova Zelanda

Per viaggiare verso la Nuova Zelanda, quindi, attualmente c’è bisogno di avere un passaporto con validità residua, rispetto alla data prevista per la partenza, di almeno 3 mesi.

È necessario, inoltre, richiedere una “Electronic Travel Authority” (NZeTA) prima di partire, che è obbligatoria per tutti i viaggiatori in transito in Nuova Zelanda anche qualora quest’ultima non fosse la destinazione finale del viaggio.

Se la vostra villeggiatura sarà inferiore ai 90 giorni, non avrete bisogno di un visto turistico. Sono richiesti, tuttavia, alcuni requisiti come il biglietto di andata e ritorno.

Perché fare un viaggio in Nuova Zelanda

Ci sono tanti motivi per cui vale la pena fare un viaggio in Nuova Zelanda, ma il primo in assoluto è che è la destinazione perfetta per chi ama la natura. Da queste parti, infatti, i paesaggi sono magnifici e tutto sembra un vero e proprio paradiso in terra.

Spiagge che si stendono a vista d’occhio, laghi incastonati nei massicci montani, colline verdi che creano profili perfetti e così via. Insomma, in molte situazioni pare quasi che qui l’uomo non sia mai arrivato.

Marlborough Sounds nuova zelanda
Marlborough Sounds dall’alto, Nuova Zelanda

Un altro motivo per cui vale la pena fare un viaggio in Nuova Zelanda è la cultura locale che, come potete immaginare, è completamente diversa dalla nostra. Ciò non toglie che abbia un fascino assolutamente irresistibile. Questa, del resto, è la terra del popolo Maori e nella parte centrale dell’Isola del Nord ci sono le maggiori testimonianze storiche di questa popolazione. Una cultura millenaria fatta di guerrieri, cacciatori e navigatori, arrivata fino ai giorni nostri ancora in tutta la sua ricchezza.

L’altra ragione per cui dovreste assolutamente organizzare un viaggio in Nuova Zelanda è che, difficilmente, incontrerete orde di turisti. Da queste parti, infatti, si vive all’insegna della tranquillità e delle emozioni intense. Essendo poi molto lontana da tutto, non è mai presa d’assalto dai viaggiatori.

La Nuova Zelanda, inoltre, è il Paese perfetto per gli amanti degli animali. Qui vive, per esempio, il kiwi, un uccello difficilmente osservabile, ma anche il pinguino dagli occhi gialli. Senza lasciare in secondo piano i mammiferi marini, come il simpatico delfino hector.

Infine, la Nuova Zelanda è uno dei migliori Paesi in cui viaggiare soprattutto per gli appassionati dell’universo “Hobbit” e del “Signore degli Anelli”. Sono diversi, infatti, i posti magnifici del Paese in cui sono state girate le due trilogie.

Cinque cose da vedere assolutamente in Nuova Zelanda

È veramente complicato scegliere solo cinque cose da vedere assolutamente in Nuova Zelanda. Del resto, questo è un Paese dai paesaggi incantati e dalla mille possibilità all’aria aperta e non solo. Nonostante ciò ci abbiamo provato.

Il primo luogo che vi consigliamo è Auckland, la principale città del Paese e dove si può fare di tutto di più. La sua particolarità più interessante è che è costruita su un vulcano. Passeggiandovi scoprirete un bel mix di antico e moderno, di palazzi coloniali e grattacieli. Interessanti anche i musei, così come la Sky Tower che regala una vista davvero mozzafiato.

Auckland nuova zelanda

Fonte: iStock

La bellissima Auckland in Nuova Zelanda

Straordinario anche il Parco Nazionale di Abel Tasman, probabilmente uno dei più spettacolari del mondo. Qui l’attrazione principale è l’Abel Tasman Coast Track, la passeggiata più famosa e più frequentata tra le lunghe camminate che si possono fare nel Paese. Un percorso contrassegnato in maniera chiara che vi permetterà di ammirare la natura più incredibile che esista. Il tutto passeggiando attraverso foreste e scogliere, fino ad arrivare a meravigliose spiagge incontaminate.

Poi Marlborough Sounds, nell’Isola Sud, un posto dove la natura dà il meglio di sé. Da queste parti, infatti, la costa è movimentata da chilometri e chilometri di fiordi che si insinuano nella costa montuosa e collinare. Dei paesaggi che vi resteranno nel cuore per sempre e delle zone dove scoprire la tipica tranquillità neozelandese.

Un altro luogo da non perdere in Nuova Zelanda è il ghiacciaio Franz Josef che vanta una lunghezza di 12 km e che è situato a soli 300 metri sul livello del mare. Si può visitare in diversi modi: a piedi camminando sul ghiaccio, dal cielo in elicottero o con escursioni nella parte anteriore. Molto particolari anche le diverse cascate che si notano lungo la strada.

Infine, il Milford Sound che è un famosissimo fiordo che si trova all’interno del Fiordland National Park. Vi basti pensare che, secondo i neozelandesi, è “l’ottava meraviglia del mondo” se non la più bella. Vi ritroverete al cospetto di pareti rocciose e cascate che si gettano nel mare, qualcosa di davvero fuori dal comune.

Insomma, la Nuova Zelanda è un Paese che vale assolutamente la pena scoprire soprattutto ora che sono state, finalmente, eliminate tutte le norme Covid.

Per maggiori informazioni e chiarezza sui requisiti di ingresso vi invitiamo a contattare l’ambasciata del Paese e a visionare il sito ViaggiareSicuri, un servizio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

ghiacciaio Franz Josef nuova zelanda

Fonte: iStock

Veduta aerea del ghiacciaio Franz Josef, Nuova Zelanda