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Omaggio a Papa Francesco: dove e quando visitare la salma

Papa Francesco è morto il 21 aprile 2025 e oggi, 23 aprile, è avvenuta la traslazione del feretro con una processione da Santa Marta alla Basilica di San Pietro. Questa ha percorso piazza Santa Marta, piazza dei Protomartiri Romani, l’Arco delle Campane, fino ad arrivare a Piazza San Pietro, entrando infine all’interno della basilica dalla porta centrale.

Qui è stata allestita la camera ardente che permetterà ai fedeli di rendere omaggio alle spoglie del Pontefice prima dei funerali. Questi sono in programma sabato 26 aprile dalle 10:00, sempre presso San Pietro, ai quali seguirà la sepoltura nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove Bergoglio ha espresso il desiderio di essere sepolto.

Quando visitare la salma di Papa Francesco

La salma di Papa Francesco potrà essere visitata dai fedeli a partire da oggi 23 aprile 2025 presso la Basilica di San Pietro, dopo la liturgia della Parola fatta dal cardinale camerlengo Kevin Farrell. Il feretro resterà aperto per tre giorni ed è possibile entrare per fargli visita a orari diversi: mercoledì 23 dalle 11:00 alle 24:00, giovedì 24 dalle 7:00 alle 24:00 e venerdì 25 dalle 7:00 alle 19:00.

Prima di arrivare a San Pietro, la salma del Papa si trovava a Santa Marta all’interno di una bara semplice in legno senza decorazioni: il Pontefice porta un rosario tra le mani, indossa la casula rossa, il pallio e la mitra bianca, segni della sua missione pastorale.

A rendergli omaggio sono stati i dipendenti vaticani con le famiglie, sacerdoti, suore, dirigenti di istituzioni legate al Vaticano e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la figlia Laura.

Come visitare la salma del Papa

Per visitare la salma di Papa Francesco a Roma è necessario rispettare alcune regole. Per entrare nella camera ardente, sia gli uomini che le donne devono indossare un abbigliamento decoroso, nel rispetto del luogo sacro in cui ci si trova, seguendo le stesse indicazioni valide per accedere a qualsiasi altro luogo religioso. Spalle e gambe vanno coperte, mentre non vanno indossate gonne corte, infradito, canottiere, top e pantaloncini.

Inoltre, all’ingresso del Colonnato di San Pietro, l’accesso avverrà, per ragioni di sicurezza, attraverso i controlli al metal detector.

Quando sono i funerali di Papa Francesco

I funerali di Papa Francesco si terranno sabato 26 aprile alle ore 10:00: a riferirlo è una nota della sala stampa della Santa Sede, nella quale si sottolinea che si svolgeranno sul sagrato della Basilica di San Pietro e che la cerimonia verrà presieduta da Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio.

Dopo i funerali, le spoglie del Pontefice saranno portate nella Basilica di Santa Maria Maggiore per la tumulazione, come richiesto dallo stesso Bergoglio all’interno del suo testamento. Dopo ogni viaggio all’estero, si recava alla basilica per pregare davanti al dipinto in stile bizantino che raffigura un’immagine di Maria che tiene in braccio il bambino Gesù.

Nel mentre che i fedeli e leader mondiali piangono la sua morte, i porporati stanno cominciando a pianificare il conclave che, molto probabilmente, si terrà nel mese di maggio.

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La Basilica di Santa Maria Maggiore: l’eterna dimora di Papa Francesco

Da sedici secoli, la Basilica di Santa Maria Maggiore domina la città di Roma con la sua posizione sulla sommità del colle Esquilino. Una presenza importante per la Capitale non solo per la sua ubicazione, ma anche per la sua storia, per le leggende che l’avvolgono e per il ruolo che ricopre come custode dei corpi di sette Pontefici, tra i quali comparirà anche Papa Francesco, morto il 21 aprile 2025.

È una delle quattro basiliche papali di Roma, la sola ad aver conservato la primitiva struttura paleocristiana, sia pure arricchita da aggiunte successive. Inoltre, è il più grande e antico santuario del mondo occidentale dedicato a Maria Santissima e custodisce preziose reliquie mariane, tra cui un pezzo della mangiatoia dove fu deposto Gesù.

Rappresenta una meta di pellegrinaggio importante dato il suo riconoscimento papale, ma anche una tappa imperdibile per gli appassionati di storia, arte e architettura.

Le origini leggendarie della Basilica di Santa Maria Maggiore

La Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma affascina non solo per la sua bellezza, ma anche per le sue origini che uniscono realtà e leggenda. Secondo la tradizione, la basilica fu costruita seguendo le indicazioni della stessa Vergine Maria, apparsa in sogno al patrizio romano Giovanni e a Papa Liberio nel IV secolo. In base alla leggenda, la Madonna indicò che il luogo della costruzione sarebbe stato segnato da una miracolosa nevicata in pieno agosto, un evento che sarebbe stato definito “miracolo della neve”.

Ogni anno, il 5 agosto, viene rievocato con un’apposita celebrazione durante la quale, dalla sommità della basilica, vengono liberati in aria dei petali bianchi che riproducono l’effetto della neve.

La basilica fu eretta su richiesta del Papa, anche se il progetto fu successivamente ampliato e arricchito nel corso dei secoli dai pontefici successivi. Oggi, rappresenta l’esempio perfetto di come fede e architettura si sono fuse per creare un monumento di inestimabile valore storico e artistico, dove l’importanza religiosa come meta di pellegrinaggio si unisce ai preziosi mosaici e affreschi medievali contenuti al suo interno.

Gli interni della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma

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Gli interni della Basilica di Santa Maria Maggiore

Cosa vedere nella Basilica di Santa Maria Maggiore

La basilica colpisce subito dalla sua facciata, realizzata in occasione dell’Anno Santo 1750 dall’architetto fiorentino Ferdinando Fuga. Qui potete ammirare la Loggia delle Benedizioni, caratterizzata da uno slanciato motivo ad arco di trionfo che incornicia i mosaici di Filippo Rusuti, i quali mostrano Cristo in trono affiancato da diversi santi, nonché il miracolo della neve. Da notare il campanile che, con i suoi 75 metri, rappresenta il più alto di Roma.

È un’opera architettonica che attraversa diverse epoche, un aspetto che può essere osservato nei suoi incredibili interni, dove convivono opere medievali, come il mosaico della navata centrale, e paleocristiani, come i mosaici del V secolo situati nell’arco trionfale e nell’abside. Durante il Rinascimento e il Barocco, la basilica fu arricchita con l’aggiunta delle Cappelle (in totale sei), come la Cappella Sistina (da non confondersi con quella del Vaticano) e la Cappella Paolina.

Tra le reliquie più importanti custodite al suo interno ci sono la Sacra Culla, in riferimento alle cinque asticelle in legno di sicomoro parte della mangiatoia in cui è stato adagiato Gesù, l’icona mariana Salus Populi Romani e il presepe in marmo di Arnolfo di Cambio.

Chi è sepolto a Santa Maria Maggiore

Non tutti i Papi sono stati sepolti nelle grotte vaticane sotto la Basilica di San Pietro. All’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore si trovano le spoglie di vari pontefici: Niccolò IV (1227-1292), primo Papa appartenente all’Ordine Francescano e il primo a essere sepolto a Santa Maria Maggiore; ‘il Papa inquisitore’ Pio V (1504-1572), il francescano Sisto V (1521- 1590), Paolo V (1552-1621), Clemente VIII (1536 – 1605), Clemente IX (1600-1669). Inoltre qui è sepolto, nella tomba di famiglia, il massimo artefice dell’età barocca, Gian Lorenzo Bernini.

Dopo i funerali, verrà sepolto qui anche Papa Francesco, che ha espresso nel suo testamento il desiderio di riposare all’interno della basilica, un luogo importante fin dal primo giorno della sua elezione. Come ha scritto lo stesso Bergoglio: “Desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni viaggio apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarla per la docile e materna cura”.

Come visitare la basilica: prezzi e orari

La basilica è aperta tutti i giorni dalle 7:00 alle 19:00 e si può entrare gratuitamente fino alle 18:30. Se volete visitare il Polo Museale Liberiano, invece, che comprende il Museo Storico Liberiano, la Loggia delle Benedizioni, la Sala dei Papi, la Scala del Bernini e gli Scavi Archeologici, dovrete acquistare un biglietto. Il polo è aperto da lunedì a sabato dalle 9:30 alle 18:00, con ultimo ingresso alle 17:30, e il biglietto costa 7,50 euro quello intero e 4,50 euro quello ridotto.

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Dove tutto ebbe inizio: viaggio nei luoghi d’infanzia di Papa Francesco

Papa Francesco, il primo Papa latino-americano, è morto all’età di 88 anni. Durante il suo papato durato 12 anni, Francesco è stato un fervente sostenitore dei poveri, degli emarginati e degli svantaggiati del mondo e un critico schietto dell’avidità aziendale e della disuguaglianza sociale ed economica. All’interno del Vaticano ha criticato l’eccesso e il privilegio, esortando i leader della Chiesa a mostrare umiltà.

Non a caso, fu il primo a scegliere il nome di Francesco, ispirandosi a San Francesco d’Assisi, simbolo di povertà, pace e amore, oltre a essere stato il primo Papa appartenente alla Compagnia di Gesù, l’ordine dei gesuiti famoso per la dedizione all’insegnamento, alla missione e all’impegno sociale

Un pensiero, quello di Papa Francesco, che aveva origini lontane e che va ricercato nei luoghi della sua infanzia. Luogo dopo luogo, avrete una visione d’insieme dei primi anni, dell’istruzione e dei momenti chiave ecclesiastici di Papa Francesco, che permette di conoscere il suo viaggio da giovane studente a guida della Chiesa cattolica.

Il quartiere Flores a Buenos Aires

Papa Francesco è nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936 da genitori italiani emigrati in Argentina nel 1928 da Portacomaro, in provincia di Asti: Mario Bergoglio, impiegato ferroviario di origini piemontesi, e Regina María Sivori, casalinga di origini liguri. Nel dettaglio, Jorge Maria Bergoglio nasce e cresce nel quartiere Flores, situato nella zona sud est della capitale argentina.

È un quartiere contraddistinto da una forte anima multietnica sviluppatosi nel corso del tempo attraverso le diverse ondate migratorie che hanno portato con sé lingue, culture e religioni diverse. Ed è proprio questo quartiere, che possiamo definire “globale”, che ha offerto a Bergoglio il contesto ideale in cui sviluppare quello che sarebbe stato il suo pensiero inclusivo e il suo sentimento ecumenico.

Papa Francesco ha più volte ricordato come, seppur emigrata, la sua famiglia non abbandonò mai le origini italiane che faceva sue soprattutto durante le grandi riunioni domenicali insieme a tutti i parenti. In particolare, sua nonna Rosa giocò un ruolo significativo nella sua educazione, instillando in lui i valori fondamentali del cristianesimo.

La casa dove nacque Papa Francesco

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La casa dove nacque Papa Francesco nel quartiere Flores

La Cattedrale Metropolitana

Affacciata su Plaza de Mayo, la Cattedrale Metropolitana rappresenta il principale luogo della Chiesa cattolica in Argentina, dove Papa Francesco, in veste di arcivescovo Jorge Bergoglio, celebrava la messa prima di assumere la carica in Vaticano nel 2013. In onore di Bergoglio, la Cattedrale ospita il Museo Papa Francesco, che espone alcuni dei suoi oggetti personali e liturgici.

La storia della Cattedrale è lunga e turbolenta. Dalla prima cappella costruita sullo stesso sito nel 1593 per ordine del fondatore della città Juan de Garay, l’edificio è stato riprogettato e ricostruito sette volte. L’ultima costruzione, quella che vediamo oggi, fu iniziata nel 1752, ma non fu completata fino alla metà del diciannovesimo secolo.

La scuola No. 08 D.E. 11 “Cnel. Ing. Pedro Antonio Cerviño”

In questa scuola invece, un piccolo Jorge Bergoglio completò la sua istruzione primaria. All’età di 13 anni, fu iscritto con suo fratello Oscar, come allievo per un anno, al Collegio Wilfrid Baron dei Santi Angeli, un istituto appartenente all’opera di Don Bosco.

La Basilica de San José de Flores

Un altro luogo importante è la Basilica de San José de Flores, inaugurata nel 1883. Questo era il luogo di culto abituale di Papa Francesco durante la sua infanzia e adolescenza: fu proprio qui, infatti, che all’età di 17 anni decise di dedicare la sua vita a Dio. Non a caso, per omaggiare questo momento, decise di iniziare il suo pontificato il 19 marzo 2013, in concomitanza con la festa di San Giuseppe (San José – il santo patrono di questa chiesa).

La Basilica di San José de Flores è situata nel quartiere di Flores e viene considerata uno straordinario capolavoro architettonico caratterizzato da un design neogotico, con dettagli intricati, guglie svettanti e una facciata imponente che cattura fin da subito lo sguardo dei visitatori. All’interno, la chiesa è ornata da vetrate colorate che illuminano lo spazio con un caleidoscopio di colori, creando un’atmosfera serena per la riflessione e la preghiera.

La Basílica de San José de Flores frequentata da Papa Francesco a Buenos Aires

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La Basílica de San José de Flores frequentata da Papa Francesco

Seminario Metropolitano di Buenos Aires

Qui è dove Bergoglio iniziò il suo cammino verso il sacerdozio: il seminario svolse un ruolo cruciale nella sua educazione e formazione teologica.

Pasaje Roverano

Dopo che fu eletto Papa, a Buenos Aires cominciarono a diffondersi diversi tour alla scoperta dei luoghi della sua infanzia e adolescenza. Tra questi c’è anche Pasaje Roverano, una galleria commerciale dove si trova un salone di parrucchieri frequentato da un giovane Bergoglio ai tempi in cui era arcivescovo di Buenos Aires. Questo passaggio, che porta il nome del suo primo proprietario, fu costruito nel 1878, ma dovette essere ristrutturato quando fu aperta l’Avenida de Mayo. Il passaggio si contraddistingue per le sue vetrate artistiche e per le carpenterie in bronzo dei locali presenti al suo interno.

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Cavusin, dove il tempo si ferma e le leggende prendono vita

Nel cuore antico della Cappadocia, là dove le rocce scolpite dal vento si colorano di rosa al tramonto, sorge Cavusin, un villaggio in cui il presente sfuma nel passato, dove ogni pietra, ogni grotta, ogni sentiero racconta una storia.

Abitazioni incastonate nelle morbide formazioni vulcaniche, chiese millenarie scavate nella roccia, silenzi interrotti soltanto dal fruscio del vento: la natura e l’ingegno umano si intrecciano in un abbraccio senza tempo. Qui, la storia bizantina si respira in ogni angolo e l’anima della Cappadocia si svela lenta, tra il profumo della polvere antica e la luce dorata che avvolge il paesaggio.

Si tratta di una meta amata da chi cerca assoluta meraviglia, una porta aperta sulla magia intatta della Turchia più autentica.

Una storia di fede, arte e resilienza

Il villaggio di Cavusin è custode di una memoria viva che affonda le radici al tempo dei Bizantini. Già nel V secolo, era un fervente centro religioso, arricchito da chiese, monasteri e comunità che  vi trovavano rifugio e ispirazione.

La straordinaria architettura scavata nella roccia racconta l’ingegno di uomini che, in un ambiente difficile, seppero creare riparo contro il rigore del clima e le incursioni dei nemici. Le abitazioni, modellate nella pietra tenera, sembrano appartenere a una fiaba, un labirinto di anfratti e passaggi che conserva intatto il suo fascino misterioso.

Durante il Medioevo, Cavusin si ritrovò crocevia di commerci lungo la leggendaria Via della Seta, una posizione che gli portò ricchezza ma anche conflitti e invasioni. Eppure, nonostante le difficoltà, il villaggio ha saputo resistere, e mantenere viva la sua anima fino ai giorni nostri.

Cosa vedere a Çavuşin

Il pittoresco villaggio di Cavusin

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Il villaggio nella roccia di Cavusin

Visitare Çavuşin è come sfogliare un antico libro di pietra, in cui ogni pagina rivela un capitolo di bellezza e mistero.

La prima tappa irrinunciabile è la Chiesa di San Giovanni Battista, uno dei luoghi più emozionanti: le pareti dipinte, gli intricati bassorilievi e l’eco delle preghiere antiche trasportano in un’altra dimensione. Qui, il tempo sembra rallentare per cogliere tutta la spiritualità di un’epoca lontana.

Proseguendo, la Chiesa di San Nicola affascina con l’architettura particolare, un dialogo in armonia tra arte bizantina e influssi persiani. Gli affreschi, miracolosamente sopravvissuti ai secoli, narrano storie di santi e leggende dimenticate.

Passeggiare tra le vie di Çavuşin è un’esperienza senza eguali: un labirinto di case scavate nella roccia, passaggi segreti e scorci da un sogno. Ogni scorcio offre una prospettiva inedita, un nuovo dettaglio da scoprire, immersi in un silenzio quasi sacro.

Non lontano dal villaggio si apre la Valle Rossa, dalla bellezza struggente: le formazioni rocciose si tingono di sfumature calde al tramonto, e regalano uno degli spettacoli naturali più emozionanti della Cappadocia.

Le esperienze da non perdere

La Cappadocia è celebre per i cieli punteggiati di mongolfiere, e Cavusin propone uno degli scenari più suggestivi per vivere un’esperienza indimenticabile. Volare sospesi tra le vallate e le rocce scolpite dal tempo, ammirare il sorgere del sole da un punto di vista privilegiato, è qualcosa che rimane nella memoria per sempre.

Dopo un volo o una passeggiata tra le stradine antiche, ci si può concedere una pausa nei ristoranti del villaggio. Qui, tra piatti di spiedini succulenti, dolci baklava e morbide delizie turche, ogni sapore rievoca la storia di una terra generosa e accogliente.

Infine, chi desidera immergersi appieno nello spirito di Cavusin, ha l’occasione di soggiornare in uno degli hotel rupestri: dormire in una stanza scavata nella roccia, avvolti dal silenzio della natura e dalla suggestione di antiche tradizioni, è un qualcosa da provare una volta nella vita.

Cucina e artigianato: i sapori e i colori di Çavuşin

Negozio di souvenir a Causin, Cappadocia

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Negozio di souvenir a Causin

La cucina di Çavuşin è una sinfonia di sapori genuini, radicati nella tradizione. Tra i piatti da provare c’è il famoso Testi kebabi, un trionfo di carne e verdure cotto lentamente in un’anfora di terracotta che, al momento di servire, viene spezzata con un gesto rituale, e libera aromi intensi e invitanti.

Non mancano poi specialità come i manti, piccoli gnocchi ripieni di carne e spezie, e il gözleme, una sottile focaccia farcita con formaggi, erbe o carne, perfetta per uno spuntino veloce e saporito. E per concludere, la dolcezza irresistibile del baklava invita a fermarsi ancora un po’.

Ma Cavusin è anche arte e maestria antica. Gli artigiani del villaggio custodiscono saperi millenari nella lavorazione della ceramica e nella tessitura di tappeti: portare a casa una ceramica decorata o un tappeto tessuto a mano diventa un prezioso ricordo di un viaggio che resta nel cuore.

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Cosa vedere ad Anversa, la città nel cuore delle Fiandre

Dal suo bellissimo castello, alle chiese spettacolari, fino a piazze e palazzi: Anversa è una città operosa, ma anche culla di architettura, cultura e di una storia antica, che si intreccia con le leggende.

Un luogo affascinante, nel cuore delle Fiandre, dove il passato si può apprezzare nei tanti monumenti iconici, che sono tappe imperdibili se si visita la città, ma anche un posto fiorente grazie al suo porto e al commercio di diamanti. E vibrante, perché qui moda e arte sono vivi più che mai.

Passeggiare per le sue strade significa fare un salto indietro nel tempo, mentre non si perde di vista il presente grazie a un’atmosfera che la rende una delle città europee più affascinanti da vedere, dalla sua centralissima piazza del mercato, fino alle opere pittore fiammingo Rubens. La meraviglia è di casa ad Anversa e ci sono tantissime cose da vedere e da fare, per un viaggio speciale e indimenticabile.

Dove si trova

Per raggiungere Anversa si deve arrivare nel Belgio settentrionale, nella regione delle Fiandre: lì sorge questa città che oltre a essere molto popolosa è anche la più importante della zona.

Il suo nome, a quanto pare, è legato a una leggenda del XV secolo che trova le sue radici nel passato più remoto. Si dice, infatti, che un soldato romano abbia ucciso il gigante Druon Antigoon, tagliandogli la mano e buttandola nel fiume Schelda.

Storie a parte, il passato di questa città è davvero interessante e attraversa tante epoche differenti, come testimoniano i tanti monumenti e le numerose bellezze che si possono scoprire girando per le sue strade.

Anversa si sviluppa lungo il fiume Schelda, è dotata di un importantissimo porto ed è lontana circa 90 chilometri dal Mare del Nord. Se questo non bastasse è anche molto vicina a Bruxelles, basti pensare che tra le due città vi sono solamente 42 chilometri, il che significa che la si può raggiungere in treno dalla capitale del Belgio in soli 40 minuti circa, non mancano altri collegamenti come quelli con il pullman. Ma è bene sapere che arrivare nella stazione cittadina è già di per sé una meraviglia, essendo un edificio molto interessante dal punto di vista architettonico.

È anche vicina al confine olandese (da cui dista solamente 20 chilometri), per cui può essere la tappa di un viaggio più grande e che prevede location diverse.

Vale la pena dedicare alla scoperta di Anversa più giorni, ma se il tempo è limitato è bene sapere che ne può bastare anche solo uno per vedere le sue meraviglie più interessanti.

Anversa piazza centrale

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Anversa, uno scorcio sulla piazza centrale

Cosa vedere

Sono davvero tantissime le cose che si possono vedere ad Anversa, perché ogni luogo di questa città regala grandi tesori da scoprire. Come spesso capita per le città dalla storia antica, basta girare per le sue strade per ammirarne le numerose meraviglie: di fatto è come un grande museo a cielo aperto tutto da esplorare.

Passato e moderno si intrecciano in questo luogo delle Fiandre in cui la cultura è viva e vibrante, ma è anche meta per tutti coloro che cercano il divertimento grazie ai tanti locali che rendono la sua vita notturna molto interessante.

Le tappe da segnare per ammirare i suoi tanti tesori sono numerose, a partire dalla stazione centrale che merita una visita anche se non si arriva con il treno: tutte le cose imperdibili da vedere ad Anversa.

Centraal Station: la stazione centrale

Imponente e meravigliosa la stazione centrale cittadina lascia senza fiato per la sua architettura favolosa che mescola materiali differenti. Si trova in Koningin Astridplein ed è stata realizzata sul finire del 1800: la pensilina della piattaforma ha la volta alta 43 metri, lunga 186 e larga 66, mentre l’edificio è stato terminato nel 1905. Il punto più elevato è una cupola a 75 metri.

L’apertura è datata agosto 1905 ed è una delle stazioni più affascinanti di tutto il mondo.

Anversa: la stazione

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Anversa, la spettacolare stazione

Lo zoo di Anversa

Si trova proprio nei pressi della magnifica stazione ed è un luogo davvero affascinante: stiamo parlando dello zoo di Anversa, noto per essere uno dei parchi zoologici più antichi d’Europa. Natura, animali e bellissimi edifici lo rendono una tappa immancabile per chi visita la città delle Fiandre. È aperto tutti i giorni dalle 10 alle 16.

Rubenshuis: alla scoperta di Rubens

Rubens è stato un celebre pittore fiammingo, che si è trasferito ad Anversa a partire dal 1589, ovvero da quando aveva 12 anni. Ed è proprio in questa città che si possono approfondire la sua arte e la sua vita. Al momento Rubenshuis, la sua casa, è chiusa per lavori di ristrutturazione, ma questo non impedisce di scoprire di più su di lui, ad esempio, grazie alla Rubens Experience, il giardino e la biblioteca.

I musei della città

In questa città ci sono tantissimi musei dedicati a forme d’arte ed epoche differenti. Ad esempio, non si può perdere il Museo Mayer van den Bergh che ospita capolavori di tanti artisti differenti grazie a una collezione molto varia a opera di Fritz Mayer van den Bergh: è aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 17.

Il Museo Reale di Belle Arti KMSKA è il luogo in cui ammirare l’arte, ma è anche un posto dove vengono portate avanti ricerche e ospita opere che spaziano dai maestri fiamminghi a quelli di fama internazionale come Tiziano, Chagall e Modigliani. È aperto tutti i giorni con orari differenti.

Tra i tanti musei è imperdibile anche il MAS Museum aan de Stroom, realizzato all’interno di uno straordinario edificio, è strutturato su più piani e qui si può approfondire la conoscenza della città e ammirarla dall’alto. Ospita anche mostre temporanee al terzo piano. È aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 17.

Infine, il Plantin Moretus, museo patrimonio mondiale Unesco, antica tipografia e casa della famiglia di editori omonima, dove scoprire e ripercorrere 300 anni di storia della stampa, ma anche conoscere una bella collezione d’arte, i ritratti di Rubens e molto altro. L’apertura va dal martedì alla domenica dalle 10 alle 17.

Cattedrale di Nostra Signora e non solo

Realizzata tra il 1352 e il 1521, la Cattedrale di Nostra Signora è uno dei simboli della città basti pensare che la sua torre alta 123 metri è tra le più elevate d’Europa. In perfetto stile gotico è stata inserita nella lista dei patrimoni dell’umanità Unesco. Meravigliosa e imponente con le sue sette navate, conserva alcuni capolavori di Rubens.

Tra gli edifici religiosi da non perdere anche la chiesa di San Carlo Borromeo, di tipo barocco e realizzata tra 1615 e il 1621, dove ammirare altre opere di Rubens.

Anversa MAS Museum aan de Stroom

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Anversa, l’edificio che ospita il MAS Museum aan de Stroom

Cosa fare

Le cose che si possono fare ad Anversa (anche da soli) sono tantissime, a partire da una bella passeggiata per la città alla scoperta di alcune tappe immancabili, fino allo shopping e al divertimento. Perché questo luogo è davvero vivace, all’avanguardia, oltre a custodire una cultura interessante e tesori di tante epoche diverse. Basta camminare per le sue strade perché lo sguardo riesca già da solo a cogliere tutte le sue meraviglie, ma ci sono alcune tappe e alcune cose che vale davvero la pena fare.

Passeggiare per la città: le tappe

Ci sono davvero tante tappe da non perdere quando si fa un giro per Anversa. Come la Grote Markt, la sua piazza principale dove si incontrano alcuni degli edifici più noti della città come il municipio, che è la perfetta rappresentazione dell’architettura rinascimentale nelle Fiandre. Sulla piazza si affacciano anche le case delle corporazioni. Uno scenario davvero unico, impreziosito al centro dalla fontana che ritrae Silvio Barbone, il soldato romano che aveva sconfitto il gigante.

Da visitare anche il Diamond Square Mile, cuore pulsante dell’industria cittadina legata a queste pietre preziose. Mentre lungo la strada Meir ci si può dedicare allo shopping e ammirare alcuni splendidi edifici. Tra le altre tappe imperdibili vi è il fashion district, dove si incontrano anche il MoMu, museo dedicato alla moda, e la famosa scuola Antwerp Royal Academy of Fine Arts.

Het Steen, scoprire il castello medievale

Realizzato tra il 1200 e il 1255, il castello medievale di Anversa è diventato ciò che possiamo vedere oggi nel corso del XVI secolo. Qui vi è anche il centro visitatori per questa ragione potrebbe essere l’ideale punto di partenza per chi programma una vacanza ad Anversa.

Si trova lungo la sponda destra del fiume ed è davvero affascinante, inoltre all’esterno dell’edificio si può vedere anche una statua di Lanfe Wapper un gigante che la leggenda narra si aggirasse per le vie della città.

Vita notturna ad Anversa

Quando si è in città non manca il divertimento, perché ci sono tantissimi locali in cui sperimentare anche molti dei piatti e delle bevande locali. A partire dalla birra, immancabile se si programma una vacanza in Belgio, senza dimenticare le cozze, il cioccolato e le patatine fritte. Ci sono pub, ma anche ristoranti e chioschi, tutti da provare per una pausa sfiziosa e per conoscere questo luogo anche dal punto di vista culinario. Accanto al cibo però non mancano serate da dedicare alla musica (per tutti i gusti) in uno dei tanti indirizzi a disposizione.

Tra le cose da fare, quindi, non deve assolutamente mancare il gustare le specialità locali e conoscere anche la parte più divertente della vita cittadina.

Anversa: Het Steen

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Anversa, il castello medievale Het Steen
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L’Europa a Roma: un Cammino tra le Chiese d’Europa

Tra i Cammini giubilari proposti in occasione del Giubileo 2025, uno dei più interessanti da percorrere all’interno di Roma è quello chiamato L’Europa a Roma. È il cammino delle chiese dell’Unione Europea e prevede tappe in 28 chiese e basiliche. È un percorso nuovo che prende il nome dal latino Iter Europaeum (Cammino Europeo, appunto) e tocca chiese legate storicamente a Paesi europei per motivi di carattere culturale, artistico o per una tradizione di accoglienza dei pellegrini provenienti da un particolare Stato della comunità europea.

Un percorso che non solo attesta la bellezza e anche la ricchezza della nostra Capitale, ma che dimostra anche come Roma e il cattolicesimo si leghino strenuamente alla storia dei Paesi europei, per motivi di carattere culturale, artistico o per una tradizione di accoglienza dei pellegrini provenienti da un particolare Stato dell’Unione Europea. Vediamole nel dettaglio.

Unione Europea – Basilica di Santa Maria in Ara Coeli

Il percorso inizia da qui, da questa Basilica facilmente raggiungibile a piedi dalla fermata metro Colosseo. Siamo sul colle Campidoglio dove sorge la Basilica di Santa Maria in Ara Coeli, eretta nel XII secolo. È stata scelta a rappresentanza dell’Unione Europea in quanto – lì vicino – nella Sala degli Orazi e Curiazi del Campidoglio, il 25 marzo 1957 furono firmati i Trattati di Roma (l’atto di nascita dell’Europa unita).

Basilica di Santa Maria in Ara Coeli

Fonte: 123RF

Basilica di Santa Maria in Ara Coeli

Austria – Chiesa del Santissimo Nome di Maria al Foro Traiano

Con una passeggiata di poco più di 5 minuti, spostatevi verso la Colonna Traiana. La chiesa del Santissimo Nome di Maria fu consacrata nel 1741. È legata alle vicende del popolo austriaco perché celebra la battaglia di Vienna nel 1683. O meglio, è un atto di ringraziamento alla Vergine per la vittoria dei cristiani contro l’impero ottomano.

Belgio – Chiesa di San Giuliano dei Fiamminghi

Un’altra breve passeggiata (poco più di 10 minuti) vi condurrà alla terza tappa. Il nome parla da sé, e infatti la Chiesa di San Giuliano è la chiesa nazionale dei belgi. Fu edificata nell’XI secolo dalla comunità fiamminga di stanza a Roma per accogliere i pellegrini connazionali. Oggi la Chiesa è amministrata dalla Stichting Sint-Juliaan, una fondazione laica belga che discende dall’antica confraternita.

Lituania – Chiesa del Gesù

Altri 4 minuti a piedi e vi trovate a Piazza del Gesù, dove sorge la Chiesa del Gesù. Si tratta di una Chiesa gesuita, voluta nel 1551 da Ignazio di Loyola. Al suo interno, si trova la tomba di Jerzy Radziwiłł (1556–1600), primo cardinale della Lituania. Da qui il suo legame al paese europeo.

Chiesa del Gesù

Fonte: chiesadelgesu

Chiesa del Gesù

Polonia – Chiesa di San Stanislao

Tre minuti a piedi e siete già nella Chiesa designata alla Polonia. La Chiesa di San Stanislao risale al 1578: fu il generale polacco Stanislao Osio a volerla edificare. Una dedica al proprio paese: il patrono dei polacchi è infatti San Stanislao Szczepanowski. La struttura fu dotata anche di un ospizio e di un ospedale per i connazionali in pellegrinaggio a Roma e, tuttora, è la chiesa nazionale della comunità polacca nella Capitale.

Finlandia – Basilica di Santa Maria Sopra Minerva

Altra brevissima passeggiata (circa 7 minuti) fino alla Basilica di Santa Maria Sopra Minerva. La storia di questa Basilica è centenaria, ma a noi – in questo contesto – interessa sapere che – dalla Seconda Guerra Mondiale – fu un riferimento per la comunità finlandese a Roma. Non a caso ogni 19 gennaio, giorno della festa di sant’Enrico di Uppsala (vescovo e patrono della Finlandia), viene tenuta nella Basilica una Messa in suo onore. Nella Cappella Capranica si erge anche una statua in legno raffigurante Sant’Enrico.

Francia – Chiesa di San Luigi dei Francesi

Cinque minuti a piedi e siete di fronte alla Chiesa francese per eccellenza: la Chiesa di San Luigi dei Francesi. Del resto, fu fondata nel XVI secolo proprio dalla comunità francese a Roma, con il sostegno di Enrico II, Enrico III e Caterina de’ Medici. Al suo interno ci sono ben tre dipinti di Caravaggio che illustrano la vita di San Matteo (in onore del committente, il cardinale Matteo Contarelli).

Romania – Chiesa di San Salvatore alle Coppelle

Vi basta svoltare l’angolo e siete già a Via delle Coppelle. La Chiesa di San Salvatore alle Coppelle fu costruita nell’XI secolo su una chiesa preesistente e deve il suo nome a Celestino III (1196). Dal 1914 è chiesa nazionale romena e al suo interno la Messa viene ancora oggi officiata in rito orientale bizantino-romeno.

Bulgaria – Chiesa di San Paolo alla Regola

Le passeggiate si allungano un po’, ma vi bastano 15 minuti per raggiungere la Chiesa di San Paolo alla Regola. Il suo legame con la Bulgaria è relativamente recente: solo nel 2014, infatti, il Vicariato di Roma – tramite una concessione – ha permesso alla comunità ortodossa bulgara di celebrare la liturgia domenicale proprio all’interno di questa Chiesa.

Svezia – Chiesa di Santa Brigida

Ora percorrete Vicolo dei Venti (5 minuti) ed entrate nella Chiesa di Santa Brigida. Stiamo ovviamente parlando di Santa Brigida di Svezia che qui visse dal 1350 con la figlia Santa Caterina. Quando Santa Brigida morì (nel 1373), l’edificio fu affidato al monastero svedese di Vadstena. La sua storia vide poi la struttura passare di mano in mano, crollare e ricostruirsi ma – ancora oggi – è la chiesa nazionale degli svedesi.

Chiesa di Santa Brigida

Fonte: 123RF

Chiesa di Santa Brigida

Portogallo – Chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi

Proseguite a piedi per un quarto d’ora fino alla Chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi, in via dei Portoghesi. Forse non occorre dire altro, ma si sa che la storia di Roma non è mai banale. Sant’Antonio dei Portoghesi nacque a Lisbona e morì a Padova nel 1231 e questa Chiesa è a lui dedicata: fu fondata nel 1445 dal cardinale Antonio Martínez de Chaves sul luogo di un ospizio istituito da Guiomar di Lisbona. È la Chiesa nazionale dei portoghesi a Roma.

Germania – Chiesa di S. Maria dell’Anima

Spostatevi verso Piazza Navona e in sei minuti siete davanti alla Chiesa di Santa Maria dell’Anima. Fu fondata nel 1350 grazie a Johannes e Katharina Peters di Dordrecht, che acquistarono tre case e le adibirono a ospizio privato per accogliere i pellegrini. È sempre stata, per questo motivo, un punto di riferimento per i pellegrini tedeschi in arrivo a Roma.

Croazia – Chiesa di San Girolamo dei Croati

Nella zona del Museo dell’Ara Pacis (circa 10 minuti a piedi) vi imbatterete nella Chiesa di San Girolamo dei Croati. Anche qui il nome parla da sé, ma è bene sapere che la Chiesa è ovviamente collegata a Papa Sisto V, originario della Croazia. Fu lui a chiedere un luogo di culto dedicato al Santo (sempre croato) San Girolamo.

Cipro – Basilica di Santa Maria del Popolo

Altri 10 minuti a piedi fino a Piazza del Popolo, dove è facile scorgere Santa Maria del Popolo. È molto frequentata per l’arte che conserva, da Bernini a Raffaello, ma qui ci interessa sottolineare come la storia rinascimentale di Cipro si leghi alla Basilica. In questo luogo si trova infatti la tomba a muro del Cardinale cipriota Ludovico Podocataro (Nicosia 1429 – Roma 1504), segretario e medico di Papa Alessandro VI.

Basilica di Santa Maria del Popolo
Basilica di Santa Maria del Popolo conserva due capolavori di Caravaggio

Irlanda – Chiesa di Sant’Isidoro a Capo le Case

Iniziamo ad allontanarci, anche se non di molto. Ora la passeggiata diventa lunga circa 20 minuti, ma vale la pena se poi si arriva al Collegio di Sant’Isidoro, l’istituto irlandese più antico di Roma, fondato da Luke Wadding nel 1625. Wadding rilevò un piccolo convento spagnolo abbandonato e lo trasformò in un collegio per la formazione dei giovani francescani irlandesi. Fino ad oggi rimane un luogo di riferimento indispensabile per gli studiosi della storia francescana primitiva.

Paesi Bassi – Chiesa dei Santi Michele e Magno

Stavolta la passeggiata che vi proponiamo è di circa 39 minuti, ma passerete davanti a Castel Sant’Angelo e potrete seguire il Tevere. Del resto, la Chiesa dei Santi Michele e Magno è arroccata sul Gianicolo, ma risale addirittura al IX secolo: una visita imprescindibile. Fu costruita dai Frisoni, convertitisi al cristianesimo e desiderosi di una schola a Roma. Nel 1989, Giovanni Paolo II consacrò un altare pagano con le reliquie dei primi missionari provenienti dai Paesi Bassi, Santi Servatius e Wilibrord.

Danimarca – Chiesa di Santa Maria in Traspontina

Ora vi bastano appena 5 minuti per arrivare a piedi alla Chiesa di Santa Maria in Traspontina. Già nel 1600, un convertito danese di nome Christian Payngk convinse papa Urbano VIII a realizzare una cappella dedicata al santo nazionale danese, Knut, re di Danimarca nell’XI secolo. Dopo essere stata abbandonata, nel 1900 lo Stato danese ha preso in carico i lavori di restauro della Chiesa. Ancora oggi i cattolici danesi possono celebrarvi i funerali.

Spagna – Chiesa di San Pietro in Montorio

Circa 30 minuti a piedi, di nuovo seguendo il Tevere, fino alla Chiesa di San Pietro in Montorio. Nel 1400 i frati francescani vollero rinnovare la Chiesa (sorge nel luogo dove, secondo la tradizione, Pietro fu crocifisso) e a finanziare l’operazione ci pensarono i reali di Spagna Ferdinando V e Isabella di Castiglia. Il tempietto alla destra della chiesa è un’opera del Bramante.

Estonia – Basilica di S. Sabina all’Aventino

La nostra passeggiata si fa sempre più lunga: fino alla Basilica di Santa Sabina all’Aventino sono infatti altri 30 minuti di cammino (in alternativa potete prendere il bus 44). La Chiesa risale al 422: fu Pietro d’Illiria, un sacerdote della Dalmazia, a scegliere questo luogo. Nel 1219, la Chiesa fu poi concessa a San Domenico di Guzman: da allora è il quartier generale della comunità estone, data la storica presenza della famiglia domenicana presso Tallin, capitale dell’Estonia.

Grecia – Chiesa di San Teodoro al Palatino

Altri 12 minuti a piedi (attraversando il roseto comunale) vi condurranno presso la Chiesa di San Teodoro al Palatino. Anche la storia di questo luogo è lunghissima e ricca di suggestioni: il suo legame con la Grecia inizia tuttavia solo nel 2004, quando Papa Giovanni Paolo II concesse l’uso della chiesa al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli e alla comunità greco-ortodossa romana.

Repubblica Ceca – Basilica di San Clemente

Ora vi aspettano 30 minuti a piedi (costeggiando il Circo Massimo) o 20 minuti in bus (le linee 51, 118, 87, 81 e 85 coprono tutte questo tratto). La Basilica di San Clemente conserva i resti di San Clemente Papa, Sant’ Ignazio di Antiochia e di San Cirillo. San Cirillo e suo fratello San Metodio nell’863 evangelizzarono la Moravia e per questo sono molti cari alla comunità della Repubblica Ceca.

Basilica di San Clemente

Fonte: 123RF

Basilica di San Clemente

Slovacchia – Basilica di Santa Prassede

Stavolta sono (solo) 15 minuti: la Basilica di Santa Prassede è relativamente vicina. Anche questo luogo è curiosamente legato ai santi Cirillo e Metodio (patroni di tutti gli slavi). Vissero qui, proprio in questa Basilica.

Slovenia – Basilica Papale di Santa Maria Maggiore

Girate l’angolo e già siete davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore, un luogo che non ha di certo bisogno di presentazioni. Ma cosa ha a che fare questa Basilica papale con la Slovenia? Ebbene, anche questo luogo – ormai simbolo della comunità slovena a Roma – ha a che vedere con i fratelli Cirillo e Metodio: nel Natale dell’867 furono accolti da papa Adriano II proprio in questa Chiesa.

Basilica Santa Maria Maggiore

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Basilica di Santa Maria Maggiore

Italia – Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri

Ci siamo: dieci minuti a piedi – lungo via Torino – e ci troviamo di fronte alla Basilica legata alla nostra storia. Vi chiederete come mai proprio questa Basilica, più di altre. La Basilica è ufficialmente un luogo dedicato alle celebrazioni della Repubblica Italiana e, più nello specifico, è considerata anche fautrice dell’unità spirituale d’Italia.

Lussemburgo – Basilica del Sacro Cuore di Gesù

Fino a via Marsala sono meno di 15 minuti di cammino. La Basilica del Sacro Cuore di Gesù, nel 1863, fu dedicata da papa Pio IX al Sacro Cuore di Gesù, un movimento forte soprattutto in Francia, Lussemburgo e Italia. Questo luogo ospita la Congregazione Salesiana e la Cancelleria dell’Ambasciata del Lussemburgo presso la Santa Sede.

Lettonia – Basilica dei Santi Quattro Coronati

Altra lunga passeggiata: fino alla Basilica dei Santi Quattro Coronati sono 30 minuti a piedi (o 20, con la metro B da Termini a Colosseo). La Basilica dei Santi Quattro Coronati ha vissuto momenti di abbandono e persino un incendio la distrusse nel 1084. Ha dunque più di una vita: a trasformarla (nel 1564) in un un orfanotrofio femminile per le monache di clausura agostiniane che vi abitano ancora oggi fu Pio IV.

Ungheria – Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio

Dieci minuti e siete di fronte alla Basilica che, in questo cammino, rappresenta l’Ungheria. Fu Papa Nicola V ad affidare la chiesa, ormai in rovina, all’ordine paolino ungherese. L’altare maggiore, anche per questo, è dedicato ai santi ungheresi della famiglia reale degli Árpád. Qui fu anche fondato il Collegium Hungaricum.

Malta – Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane

L’ultima Chiesa si trova all’EUR e vi consigliamo di raggiungerla con i mezzi pubblici. Potete prendere l’autobus 671 o il 714. La Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane sorge nel luogo del martirio di San Paolo. La tradizione vuole che San Paolo naufragò a Malta durante il suo viaggio verso Roma e fu accolto più che bene dai suoi abitanti: il Santo, non a caso, è il patrono dell’isola.

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Chiese di Roma dove ammirare gratuitamente opere d’arte

Quando si dice museo a cielo aperto. Roma, in questo senso, è un esempio quanto mai calzante di tale modo di dire. Visitare la Città Eterna, infatti, significa scoprire strade, piazze, ponti e vicoli che riservano sorprese capaci di raccontare millenni di storia attraverso capolavori artistici e architettonici ad ogni angolo. Perché l’arte non è confinata nei musei ma vive negli spazi pubblici. Basta pensare ai maestosi palazzi monumentali, alle grandiose fontane che abbelliscono alcuni dei luoghi nevralgici per la vita della comunità, alle grandiose statue, agli obelischi svettanti e alle chiese disseminiate sul territorio.

Dal Rinascimento al Barocco, dai mosaici bizantini alle sculture del Neoclassicismo, ogni epoca ha lasciato a Roma la sua impronta indelebile, che ha regalato alla capitale un patrimonio senza pari che continua a incantare visitatori da tutto il mondo. E proprio molti dei capolavori realizzati dagli artisti più celebri – Michelangelo, Raffaello, Caravaggio e Bernini, solo per fare alcuni nomi – sono conservati in edifici religiosi per accedere ai quali non serve alcun biglietto d’ingresso.

Tra le meraviglie più affascinanti, infatti, le chiese sono scrigni di tesori artistici spesso visitabili gratuitamente. Opere che in passato adornavano le residenze di papi e mecenati, oggi sono accessibili a tutti rendendo basiliche e cappelle ambienti dal valore artistico incommensurabile oltre che luoghi fede. Dai drammatici chiaroscuri di Caravaggio alle possenti sculture di Michelangelo fino ai raffinati affreschi di Raffaello, l’offerta è immensa.

Per chi desidera scoprire l’arte di Roma senza costi d’ingresso, le chiese della città rappresentano una porta aperta verso un mondo di meraviglia e ispirazione. Ecco, allora, alcune delle opere più iconiche da non perdere magari proprio in occasione del Giubileo 2025.

Il Mosè di Michelangelo nella Basilica di San Pietro in Vincoli

Perché non parli? Così, si narra, Michelangelo apostrofò il suo monumentale gruppo scultoreo colpendo il ginocchio di Mosè con un martello. Che sia successo o meno, il capolavoro in marmo di Carrara conserva, a secoli di distanza, forza, vigore e realismo straordinari. Tali da far pensare che all’opera, davvero, manchi solo la parola.

Il Mosè di Michelangelo
Il Mosè di Michelangelo nella Chiesa romana di San Pietro in Vincoli

Tra le testimonianze più rappresentative del Rinascimento italiano, il progetto (alto 235 cm) fu realizzato tra il 1513 e il 1515 circa ed è custodito nella Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma, dove domina il monumento funebre di Papa Giulio II della Rovere. Rispetto al piano originario che prevedeva oltre quaranta statue, Michelangelo fu costretto a ridimensionare il lavoro a causa di vicissitudini finanziarie e politiche tali per cui la figura di Mosè rimase il fulcro della composizione. La scultura a lui dedicata lo rappresenta seduto, con le Tavole della Legge sotto il braccio destro e lo sguardo fiero, autorevole.

Tra i dettagli più curiosi, le corna sul capo che derivano da una traduzione della Bibbia nella quale il termine ebraico ‘karan’ (ovvero, raggi di luce) fu reso in latino come ‘corna’ alimentando, negli anni, numerosi dibattiti tra gli studiosi, ormai concordi nel ritenere quell’insolito elemento simbolo di illuminazione divina.

I capolavori di Caravaggio nel cuore di Roma

Il percorso tra le opere d’arte che si possono ammirare gratuitamente nelle chiese di Roma prosegue con un maestro nell’uso drammatico del colore, Caravaggio. L’artista realizzò, infatti, per la Cappella Contarelli – che si trova all’interno della chiesa di San Luigi dei Francesi – ben tre dipinti dedicati alla vita di San Matteo. Si tratta, in particolare, de La Vocazione di San Matteo, de Il Martirio di San Matteo e di San Matteo e l’Angelo.

Vocazione di San Matteo
La Chiesa di San Luigi dei Francesi conserva la celebre Vocazione di San Matteo dipinta dal Caravaggio

Lavorate tra il 1599 e il 1602, le tre opere segnarono con la loro iconografia una vera e propria svolta nell’arte sacra grazie all’uso innovativo del chiaroscuro e alla rappresentazione drammaturgicamente realistica dei personaggi. Ne La Vocazione, Caravaggio coglie Matteo nel momento in cui Gesù, affiancato da San Pietro, lo chiama a sé indicandolo (un gesto che evoca il movimento di Dio ne La Creazione della Cappella Sistina). Segue l’opera che raffigura il martirio del santo, che giace a terra vittima di assassinio. A completare il trittico, San Matteo nell’atto di redigere il suo Vangelo sotto la guida di un angelo.

Spostandoci, poi, nella Basilica di Santa Maria del Popolo troviamo altri due capolavori caravaggeschi conservati nella Cappella Cerasi. Qui, Caravaggio ha dipinto La Conversione di San Paolo e La Crocifissione di San Pietro nel 1601. Nel primo, il santo appare immediatamente dopo essere caduto da cavallo, accecato dalla luce divina che irrompe improvvisamente sconvolgendone la vita. La seconda opera, invece, è dedicata all’apostolo Pietro raffigurato inchiodato a testa in giù sulla croce. In entrambi i casi, il realismo e il magistralmente gioco di luci e ombre trasmettono tutta l’intensità emotiva degli eventi biblici.

Raffaello in Santa Maria della Pace

Si trova, invece, nella Chiesa di Santa Maria della Pace l’affresco dal titolo Le Sibille e gli Angeli che Raffaello Sanzio realizzò nel 1514 su commissione del banchiere di origini senesi Agostino Chigi detto il Magnifico. L’opera si estende per oltre sei metri di larghezza e raffigura quattro sibille (Cumana, Persiana, Frigia e Tiburtina, appartenenti alla mitologia classica) impegnate nel ricevere rivelazioni divine dagli angeli. La disposizione delle figure è stata studiare per guidare lo sguardo dell’osservatore in maniera dinamica attraverso l’intera rappresentazione, creando così un senso di movimento e continuità.

Nel complesso, l’affresco è caratterizzato da una composizione equilibrata e da un uso magistrale del colore e della luce, che conferiscono profondità e dinamismo alla scena. Per la composizione, l’artista adottò in maniera armoniosa elementi della tradizione classica e di quella cristiana, a evidenziare una continuità culturale e temporale tra sapienza antica e religione. A caratterizzare le figure e la resa complessiva sono il vivace cromatismo e l’interazione dinamica fra i diversi soggetti, che confermano la maestria di Raffaello nel creare composizioni equilibrate e ricche di movimento.

Una curiosità interessante che riguarda l’opera è il fatto che è visibile non solo dall’interno della chiesa, ma anche da una delle sale dell’attiguo Chiostro del Bramante, permettendo così d’essere osservata da punti di vista differenti. Inoltre, non è difficile riscontrare una certa influenza di Michelangelo sul lavoro Raffaello in particolare nelle pose delle sibille che richiamano quelle dipinte dal Divin Artista nella Cappella Sistina.

Il genio di Gian Lorenzo Bernini tra architettura e scultura

Le ultime tappe ci portano alla scoperta di Gian Lorenzo Bernini, magistrale rappresentante del Barocco romano. A lui si deve la Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, nel rione Monti, progettata tra il 1658 e il 1670 su commissione del cardinale Camillo Pamphilj. A caratterizzare l’edificio è un’inedita pianta ovale con l’asse maggiore perpendicolare all’ingresso, struttura che – insieme alla distribuzione degli spazi interni – garantisce un effetto di spazialità dinamica in pieno stile berniniano.

Estasi di Santa Teresa d’Avila
L’Estasi di Santa Teresa d’Avila nella Basilica di Santa Maria della Vittoria

Di qualche anno precedente è la realizzazione de L’Estati di Santa Teresa d’Avila (datata tra il 1647 e il 1652). Scolpito in marmo e bronzo dorato, il gruppo è situata nella Cappella Cornaro della Chiesa di Santa Maria della Vittoria e rappresenta la transverberazione della santa colta nel momento in cui viene trafitta da un angelo con un dardo che simboleggia l’amore di Dio. Per incorniciare la scena, il Bernini progetto una struttura architettonica che comprende una nuvola sospesa su cui è adagiata la santa, illuminata dalla luce naturale che filtra da una finestra nascosta. Ai lati, i membri della famiglia Cornaro nell’atto di assistere all’evento mistico.

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Non solo Roma: le altre Chiese Giubilari in Italia

Nelle ultime settimane, a partire dalla Vigilia di Natale, Papa Francesco ha ufficialmente inaugurato l’Anno Santo 2025 presiedendo il rito dell’apertura delle Porte Sante a Roma. Un momento che ha raccolto attorno a sé l’intera comunità di fedeli da ogni parte del mondo, sia fisicamente – le immagini ci hanno, infatti, mostrato piazza San Pietro e le altre basiliche papali stracolme di persone – sia spiritualmente.

Il Giubileo 2025, del resto, vuole essere occasione di raccoglimento e riflessione per l’intera comunità cattolica, a qualunque latitudine essa si trovi. E in questo senso Roma rappresenta da sempre il cuore dell’evento. Non a caso, la prima Porta Santa che il pontefice per tradizione apre (in passato, addirittura, veniva proprio smurata) è quella della Basilica di San Pietro. Da quel momento, infatti, ha inizio l’anno giubilare.

Le Porte Sante aperte a Roma da Papa Francesco, cuore del Giubileo

Oltre a San Pietro, a ospitare le Porte Sante a Roma sono le basiliche papali San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura. In via straordinaria, poi, Papa Francesco ha anche deciso di aprire simbolicamente una Porta Santa nel carcere romano di Rebibbia, per sottolineare il significato più profondo di questo Giubileo. Ovvero, rinnovamento spirituale, speranza e redenzione.

Tuttavia, se il Vaticano e la Città Eterna sono evidentemente l’epicentro degli eventi con un calendario che si distribuisce lungo tutto l’anno solare, forse non tutti sanno che le Porte Sante non si trovano solo a Roma. Nel resto d’Italia, infatti, sorgono le cosiddette Chiese Giubilari, ovvero chiese che ospitano una Porta Santa la quale, esattamente come quelle aperte dal Papa, permette al fedele di ottenere l’indulgenza plenaria se rispettate certe condizioni.

Per chi, dunque, non abita nella città eterna o dintorni, non serve necessariamente programmare un viaggio a Roma per varcare una Porta Santa dato che ve n’è una nei principali capoluoghi di regione, in molti santuari già meta di pellegrinaggi lungo tutto lo stivale e anche chiese di provincia. Vediamo insieme quali sono le principali Chiese Giubilari da nord a sud.

Le Chiese Giubilari a Milano e in Lombardia tra fede e bellezza gotica

In Lombardia, la Chiesa Giubilare principale è il Duomo di Milano, imponente cattedrale gotica che, con le sue 135 guglie slanciate e oltre tremila statue marmoree, è tra i luoghi spirituali più imponenti al mondo e simbolo indiscusso della città. I lavori iniziarono nel 1386, per volontà del duca Gian Galeazzo Visconti che desiderava un edificio capace di rappresentare la potenza e la fede della città. Ne derivò un’impresa durata secoli, con artisti e architetti provenienti da tutta Europa.

Duomo Milano

Fonte: 123RF

La facciata del Duomo di Milano con la sua Porta Santa

Costruita interamente in marmo di Candoglia, trasportato attraverso i Navigli, l’edificio è dominato dalla celebre Madonnina, la statua dorata posta sulla guglia più alta nel 1774, divenuta simbolo di protezione per i milanesi. Il Duomo – o meglio, la Cattedrale di Santa Maria Nascente – non è l’unica Chiesa Giubilare della diocesi di Milano. Sempre in città, infatti, troviamo anche la Basilica di Sant’Ambrogio e il Santuario di Maria dei Miracoli presso San Celso (in Corso Italia, 39). Allargando, poi, lo sguardo vi sono molte altre Chiese Giubilari per un totale di quindici nella sola diocesi milanese. Tra queste, il Santuario della Beata Vergine Addolorata di Rho (MI), il Santuario di Santa Maria del Monte a Varese, il Santuario della Beata Vergine dei Miracoli a Saronno (VA).

E ancora: la Basilica di Santa Maria Assunta a Gallarate (VA), il Santuario di Santa Maria delle Grazie a Monza (MB), la Basilica di Santa Maria Nuova ad Abbiategrasso (MI) e il Santuario di Nostra Signora della Vittoria a Lecco.

Le Porte Sante a Venezia e nel Veneto

Anche il Veneto ospita svariate Chiese Giubilari distribuite nelle diverse diocesi della regione che ha una lunga tradizione religiosa. A Venezia, in particolare, spicca la splendida Basilica di San Marco, capolavoro di arte bizantina. La sua storia affonda le radici nell’828, quando i mercanti veneziani trafugarono da Alessandria le reliquie di San Marco Evangelista, che divenne il patrono della città. Per custodirne le sacre spoglie, fu eretta una prima chiesa che fu successivamente ampliata e trasformata nell’attuale basilica, completata nel 1094.

Basilica di San Marco a Venezia

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La Basilica di San Marco a Venezia, fra le Chiese Giubilari italiane

Sempre nella città lagunare sorge la Basilica della Madonna della Salute, che fu eretta come voto per la fine della devastante epidemia di peste del 1630-1631 che decimò la popolazione. Inaugurata nel 1687, la basilica sorge maestosamente alla punta della Dogana, dominando il Canal Grande e ospitando al suo interno capolavori di Tiziano e Tintoretto oltre all’icona della Vergine della Salute, venerata in occasione della ricorrenza  del 21 novembre, quando migliaia di fedeli attraversano un ponte votivo per renderle omaggio.

A Padova, invece, troviamo la Basilica di Sant’Antonio che accoglie pellegrini da tutto il mondo, mentre Verona ospita ben due Chiese Giubilari, ovvero il Duomo e la Chiesa di San Zeno. Tra le altre Chiese Giubilari del Veneto figura, infine, anche la Cattedrale di Vicenza.

Torino: la città della Sacra Sindone e il Giubileo

A Torino, il Giubileo incontra la devozione per la Sacra Sindone, custodita nella Cattedrale di San Giovanni Battista tra le Chiese Giubilari della diocesi. Unico edificio religioso rinascimentale della città, la chiesa fu costruita tra il 1491 e il 1498 per volontà del cardinale Domenico della Rovere e si erge dove in precedenza esistevano tre antiche chiese paleocristiane dedicate a San Giovanni Battista, Santa Maria di Dompno e San Salvatore.

Oggi, come si diceva, la cattedrale meta di pellegrinaggi per adorare la Sacra Sindone, il sudario che secondo la tradizione avvolse il corpo di Cristo. Il prezioso lenzuolo è conservato in una cappella appositamente progettata da Guarino Guarini e rappresenta una delle reliquie più venerate della cristianità.

Cattedrale di San Giovanni Battista a Torino

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Esterno della cattedrale di San Giovanni Battista a Torino

Tra le altre Chiese Giubilari torinesi ci sono il Santuario della Consolata, la Basilica di Maria Ausiliatrice e il Santuario di Santa Rita da Cascia. Nei dintorni, invece, troviamo il Santuario di Belmonte a Valperga (TO), il Santuario della Madonna dei Fiori a Bra (CN), la Collegiata dei Santi Pietro e Paolo a Carmagnola (TO), il Duomo di Ciriè  (TO) e il Santuario di Nostra Signora di Lourdes a Giaveno (TO).

Le Porte Sante a Firenze, culla del Rinascimento

Scendendo lungo lo stivale, a Firenze, si possono visitare diverse Chiese Giubilari tra le quali la più celebre – e ammirata – è senza dubbio la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, con la sua magnifica cupola brunelleschiana. Simbolo della città, è tra i capolavori più iconici del Rinascimento italiano e la sua costruzione iniziò nel 1296 su progetto di Arnolfo di Cambio per concludersi oltre un secolo più tardi.

Un momento cruciale nella sua storia fu proprio la progettazione della celebre cupola, affidata a Filippo Brunelleschi nel 1418. Questo straordinario capolavoro, eretto senza centine di supporto, rimane una delle più grandi innovazioni ingegneristiche dell’epoca e domina, oggi come ieri, il paesaggio urbano di Firenze.

Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze

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Il complesso di Santa Maria del Fiore a Firenze

Anche il Santuario della Santissima Annunziata, fulcro della devozione mariana, ospita una Porta Santa nel capoluogo . Uscendo, quindi, dalla città, i fedeli possono orientarsi verso il Santuario di Santa Verdiana a Castelfiorentino e il Santuario di Santa Maria all’Impruneta, entrambi siti in provincia di Firenze.

Spiritualità e tradizione a Napoli e dintorni

Ancora più a Sud, Napoli partecipa al Giubileo 2025 grazie a più di un edificio giubilare di grande importanza, in città e nei dintorni. Il principale è la Cattedrale di San Gennaro, conosciuta anche come Duomo di Napoli e celebre per il miracolo del sangue. La sua costruzione risale al XIII secolo – fu Carlo II d’Angiò a commissionarne la realizzazione –  e fu completata sotto il regno di Roberto d’Angiò. Edificata sul sito di antiche chiese paleocristiane, la cattedrale incorpora strutture precedenti come la Basilica di Santa Restituta.

Il Duomo è famoso per custodire le reliquie del patrono, tra le quali le ampolle contenenti il suo sangue sono al centro della devozione collettiva. Il miracolo della liquefazione, celebrato tre volte l’anno, attrae infatti migliaia di fedeli e simboleggia la protezione del santo sulla città.

Cattedrale di San Gennaro a Napoli

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Interno della cattedrale di San Gennaro a Napoli

Altre Chiese Giubilari della città e provincia includono, poi, la Basilica del Carmine Maggiore, la Chiesa di Santa Maria di Pugliano a Ercolano, il Santuario di Santa Maria delle Grazie Incoronata a Procida e la Basilica del Buon Consiglio a Capodimonte.

Palermo e le sue Chiese Giubilari

L’ultima tappa di questo nostro viaggio ci porta in Sicilia, dove nell’arcidiocesi di Palermo sorgono alcune Chiese Giubilari. La principale è la Cattedrale dedicata a Maria Assunta, capolavoro architettonico che combina stili arabo-normanni e barocchi. La costruzione venne iniziata nel 1184 al tempo di Guglielmo II di Sicilia e divenne preso simbolo del potere dei re normanni sulla regione per poi riflettere, con il suo eclettismo, la storia civile, culturale e politica dell’area.

La cattedrale di Palermo

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La cattedrale di Palermo fra le Chiese Giubilari

Altre Porte Sante sono infine collocate presso il Santuario di Santa Rosalia sul Monte Pellegrino, nella Basilica Santuario Madonna della Milicia ad Altavilla Milicia e presso la Casa di Preghiera per tutti i popoli della Missione Speranza e Carità (alla Cittadella del Povero in via Decollati).

 

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Dove si trova la tomba di Babbo Natale

Protettore dei bambini e dei marinai, San Nicola è una delle figure più affascinanti della tradizione cristiana, conosciuto in tutto il mondo come il santo che ha dato origine alla figura di Babbo Natale. Nato a Pàtara, in Licia, attorno al 270, fu vescovo di Myra e la sua storia si intreccia con leggende e tradizioni millenarie che ne hanno accresciuto il mito. Tra le tante, quelle che riguardano la collocazione dei suoi resti mortali, ovvero, dove si trova realmente la tomba di Babbo Natale?

Una domanda che continua a stimolare la curiosità di fedeli, storici e archeologi, alimentando un’avvincente narrazione che si arricchisce di fascino e mistero ad ogni nuova scoperta. Da Demre, l’antica Myra in Turchia, fino all’Irlanda, passando per Bari e Venezia, prepariamoci a scoprire i quattro luoghi simbolo che custodirebbero le reliquie di San Nicola, in un viaggio che combina storia, scienza e fede.

La scoperta del sarcofago nascosto di San Nicola a Demre

Nel cuore della Turchia, a Demre (l’antica Myra), si trova la Chiesa di San Nicola, un luogo che potrebbe custodire il segreto della sua tomba originale. The Watcher Post riporta che recentemente, un team di archeologi ha annunciato una scoperta sensazionale: sotto la chiesa, costruita nel IV secolo, è stato individuato un tempio intatto che contiene un sarcofago. Secondo la professoressa Ebru Fatma Fındık, responsabile del progetto di scavi, la posizione e le caratteristiche del sarcofago fanno ipotizzare che si tratti della sepoltura originale di San Nicola.

“Crediamo di aver trovato per la prima volta un sarcofago in situ. Il fatto che un sarcofago sia stato portato alla luce molto vicino alla chiesa che si pensa contenga la tomba di San Nicola ci entusiasma molto”, ha dichiarato la studiosa. Il sarcofago, realizzato in pietra locale, presenta un tetto a botte leggermente convesso e dettagli tipici dei manufatti funerari della regione. Oltre al sarcofago, gli scavi hanno portato alla luce frammenti di lampade in terracotta e ossa di animali, che potrebbero fornire indizi sulla vita religiosa del tempo.

La Chiesa di San Nicola, già danneggiata da terremoti e ricostruita nel IX secolo, è stata un importante luogo di pellegrinaggio durante il Medioevo e ancora oggi accoglie migliaia di visitatori. Se la scoperta venisse confermata, potrebbe riscrivere la storia delle reliquie di San Nicola, mettendo in discussione la tradizione che le vuole trasferite in Europa nell’XI secolo. Questo luogo, inserito dal 2000 nella lista dei siti candidati a diventare Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, continua a sorprendere con le sue rivelazioni archeologiche.

Nella Basilica di San Nicola a Bari le reliquie più celebri

La Basilica di San Nicola a Bari è il luogo che, più di ogni altro, lega il santo alla tradizione occidentale. Nel 1087, un gruppo di marinai baresi trafugò le sue ossa da Myra per salvarle dalla minaccia musulmana e portarle in città. Le reliquie furono accolte con grande entusiasmo e collocate nella cripta della basilica, consacrata nel 1089 da Papa Urbano II. Da allora, Bari è diventata una delle principali mete di pellegrinaggio per i fedeli di San Nicola.

Secondo una leggenda locale, il punto esatto dove i buoi che trasportavano le reliquie si fermarono fu scelto per la costruzione della basilica. Oggi i fedeli possono visitare la cripta dove si trovano le reliquie, ma la basilica è famosa anche per il cosiddetto “manna di San Nicola”, un liquido miracoloso che si dice sgorghi dalle ossa del santo, raccolto ogni anno durante una cerimonia solenne.

A Venezia il tesoro dei crociati

Anche Venezia rivendica un legame speciale con San Nicola. Durante la Prima Crociata, nel 1099-1100, un gruppo di crociati veneziani approdò a Myra e scoprì che la tomba principale era stata già svuotata dai baresi. Tuttavia, in un ambiente secondario, trovarono altri frammenti ossei attribuiti al santo, che furono trasportati a Venezia e custoditi nell’Abbazia di San Nicolò al Lido.

San Nicolò divenne così il protettore della flotta veneziana e la chiesa sul Lido un punto di riferimento per i marinai. Ogni anno, il doge partecipava al rito dello Sposalizio del Mare, che sottolineava il legame tra Venezia e il santo. Un’analisi del DNA condotta nel 1992 ha confermato che le reliquie conservate a Bari e Venezia appartengono alla stessa persona, rafforzando il legame tra queste due città e San Nicola.

Irlanda custode inaspettata dei resti del santo

Tra i luoghi meno noti associati a San Nicola c’è poi l’Irlanda, e più precisamente Newtown Jerpoint, un villaggio medievale abbandonato nella contea di Kilkenny. Qui si trova una chiesa dedicata al santo, con una lastra tombale decorata che raffigura un vescovo sovrastato da due teste di pietra. Secondo una leggenda locale, cavalieri normanni irlandesi avrebbero trafugato le ossa di San Nicola durante le Crociate e le avrebbero portate in Irlanda.

Sebbene questa versione sia meno accreditata rispetto a quelle di Bari e Venezia, alcuni storici ritengono plausibile che cavalieri normanni irlandesi, noti per il loro interesse verso le reliquie, abbiano effettivamente trasportato i resti del santo fino a Newtown Jerpoint. La tomba rimane un luogo di interesse per gli appassionati di storia e di leggende medievali, aggiungendo un ulteriore tassello al mistero delle reliquie di San Nicola.

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Ricreata la Basilica di San Pietro con l’AI: ora tutti possono visitarla (virtualmente)

L’inizio del Giubileo 2025, la cui data ufficiale è il 24 dicembre con l’apertura della Porta Santa, sta portando una ventata di notizie di cui l’ultima è stata presentata proprio questa mattina durante una conferenza stampa in presenza del Papa. Il Vaticano, la Fabbrica di San Pietro e Microsoft hanno unito le forze per permettere a chiunque di fare esperienza della Basilica di San Pietro anche da lontano creando “La Basilica di San Pietro: AI-Enhanced Experience“.

Utilizzando le tecnologie all’avanguardia offerte dall’AI, i pellegrini e visitatori provenienti da tutto il mondo che non hanno la possibilità di visitare la Basilica di persona potranno esplorarla virtualmente. Come ha dichiarato Padre Francesco Occhetta, coordinatore del progetto: “Per la Basilica di San Pietro, l’alleanza tra l’intelligenza umana e l’IA è un ponte verso il futuro, una svolta storica senza frontiere. Essa può essere ammirata da ogni angolo del globo”.

Inoltre ha aggiunto: “Molte persone cercano uno spazio sacro in cui potersi ritrovare davanti a Dio e la ricostruzione digitale della Basilica potrà aiutare questo incontro in ogni angolo del mondo. Per questo motivo, questa visione in 3D ricollega l’architettura sacra al corpo di San Pietro e ne rappresenta un prolungamento”.

San Pietro in digitale grazie all’AI

Non tutte le persone del mondo, per un motivo o per un altro, hanno la possibilità di visitare Roma nella loro vita e di ammirare la Basilica di San Pietro. In questo caso, l’AI gioca un ruolo fondamentale nel concetto di inclusività trasformando la Basilica in un modello digitale accessibile a tutti. Partner principale di questo progetto, voluto dal cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica e presidente della Fabbrica di San Pietro, è Microsoft.

Per creare il gemello virtuale di San Pietro ci sono volute tre settimane, durante le quali droni, fotocamere e laser hanno accumulato oltre 400.000 immagini ad alta risoluzione degli interni della Basilica. Queste sono state poi utilizzate dall’AI for Good Lab di Microsoft e dal team francese di Iconem per creare un modello 3D con una precisione millimetrica.

Questo non è l’unico progetto con l’AI creato in occasione del Giubileo: sempre in collaborazione con Microsoft, Roma Capitale ha annunciato Julia, l’assistente turistica virtuale che aiuta turisti e pellegrini a scoprire la città.

Basilica San Pietro AI

Fonte: Getty Images

La Basilica San Pietro ricostruita con l’AI

Quando accedere alla Basilica in 3D e i suoi benefici

Grazie a questo progetto è possibile ammirare la Basilica di San Pietro in un modo unico, interagendo con la struttura e accedendo ad aree impossibili da visitare nella realtà perché non accessibili al pubblico. Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza tecnici e partner della Fabbrica di San Pietro, lodando il lavoro svolto e dichiarando che “Tutti, proprio tutti devono sentirsi accolti nella grande casa che è la Basilica di San Pietro” e che “La Basilica di San Pietro: AI-Enhanced Experience” permette di raggiungere proprio questo obiettivo.

Durante la progettazione di questa esperienza digitale, che sarà fruibile a partire dal 1 dicembre, è stato possibile identificare anche crepe e fessure invisibili all’occhio umano, fornendo informazioni essenziali per i lavori di restauro. L’IA, inoltre, è stata in grado di rivelare mosaici precedentemente nascosti o perduti e di scoprire un soffitto ornato.

Il Giubileo 2025 si avvicina e, chiunque voglia fare esperienza della Basilica di San Pietro anche da lontano, potrà finalmente accedervi in modo unico, approfondendone la storia e i suoi “segreti”.