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Prima era una chiesa, ora è un hotel: succede ad Amsterdam

Le esperienze di viaggio, quelle belle, emozionali e indimenticabili, passano anche per gli alloggi. Negli ultimi anni, infatti, sempre più strutture ricettive hanno ampliato la loro offerta per andare incontro alle esigenze dei viaggiatori che si mettono in cammino per il mondo con un solo obiettivo: vivere avventure straordinarie.

Case sugli alberi, baite immerse nel bosco, glamping e capsule, e poi, ancora, alloggi bizzarri e straordinari: queste sono solo alcune delle proposte più amate dei viaggiatori, le stesse che permettono di caratterizzare in maniera univoca l’esperienza di viaggio.

Ma se volete vivere un’avventura davvero al di fuori dell’ordinario, allora, dovete organizzare un viaggio ad Amsterdam al più presto. Proprio in uno dei quartieri più vivaci della città, infatti, una chiesa è stata trasformata in un hotel, ed è bellissimo.

Viaggio ad Amsterdam, per scoprire un alloggio straordinario

C’è sempre un buon motivo per organizzare un viaggio ad Amsterdam. La capitale dei Paesi Bassi, infatti, è conosciuta in tutto il mondo per il suo prezioso patrimonio artistico, ma anche per tutti quei canali sui quali le case strette e caratteristiche si affacciano. La città ospita poi tutta una serie di musei, come quelli di Van Gogh e il Rijksmuseum che conservano ed espongono alcune delle opere d’arte più celebri del mondo.

Una città d’arte, di cultura, ma anche di divertimento e di immensa bellezza che offre tutta una serie di proposte in grado di sorprendere viaggiatori di ogni età. Insomma, ad Amsterdam non ci annoia mai.

Ma se volete vivere un’esperienza davvero insolita nella capitale dei Paesi Bassi, allora, è necessario scegliere anche la sistemazione giusta, un alloggio in grado di rendere l’avventura di viaggio ancora più indimenticabile. Ed è proprio questo l’obiettivo del BUNK, un hotel incredibile nato all’interno dell’ex chiesa di Santa Rita, nel cuore del meraviglioso quartiere Noord della città.

Dormire in una chiesa ad Amsterdam Noord

La nostra esperienza di viaggio comincia ad Amsterdam Noord, un quartiere autonomo della città olandese, e separato dal centro cittadino da un corso d’acqua, che con gli anni si è trasformato in hub culturale, diventando così il punto di riferimento di artisti e creativi che passano in città.

Sempre qui, infatti, è stato istituito il Nxt Museum, il primo museo dei Paesi Bassi dedicato alla new media art. Le mostre ospitate all’interno dell’edificio celebrano l’arte e la tecnologia, con tutta una serie di esperienze immersive e sensoriali che permettono alle persone non solo di osservare le esposizioni, ma di entrarci dentro. E così fa anche il Wondr, un vero e proprio gigantesco laboratorio composto da stanze surreali create appositamente da diversi artisti, all’interno del quale persone di ogni età possono perdersi e immergersi.

Ed è proprio qui, sempre ad Amsterdam Noord, che è possibile trovare ristoro dopo giornate trascorse all’insegna della bellezza e della tecnologia in maniera assolutamente inedita e sorprendente. Nel quartiere, infatti, è nato un hotel che si è subito trasformato come il punto d’incontro della comunità di artisti, designer e startupper. Non una struttura ricettiva qualunque, intendiamoci, ma un hotel nato all’interno di una ex chiesa costruita nel 1921 e oggi riconvertita.

Antico, monumentale, suggestivo e anche economico, l’hotel BUNK ospita 106 camere e 50 cuccette private per un totale di 296 alloggi, da condividere con gli altri viaggiatori o da sfruttare in solitudine. Non mancano, ovviamente, anche degli spazi comuni all’interno dei quali è possibile incontrare tutti gli artisti e i creativi che qui si riuniscono. All’interno dell’ex chiesa di Santa Rita, inoltre, ogni mese vengono organizzati eventi musicali, artistici e culturali per gli ospiti e per la comunità locale.

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Montone, il borgo a forma di ellisse

È una cartolina medievale che si regala all’improvviso a chi vi giunge dopo aver percorso brevi tornanti, un borgo immutato nei secoli dove passeggiare tra vicoli ombrosi abbelliti da gerani, al cospetto di antiche case, graziose chiese e austere mura secolari.

Ci troviamo in Umbria, nell’Alta Valle del Tevere, l’affascinante “Valle Museo” ricca di bellezze artistiche, dove svetta su un colle, dalla caratteristica forma di ellisse, Montone, Bandiera Arancione del Touring Club e Borgo Tra i Più Belli d’Italia, dall’aspetto urbanistico e architettonico perfettamente conservato.

Qui si respira ancora il glorioso passato legato al condottiero Braccio da Montone, maestro dell’arte guerresca e famoso capitano di ventura, e ci si lascia sorprendere dall’incanto dei panorami che si aprono sui rilievi boscosi dell’Appennino umbro-marchigiano.

montone umbria

Fonte: iStock

Scorcio del centro storico

Un salto nel passato: quando Montone dominava l’Italia centrale

Raccolto e quieto borgo dove trascorrere momenti perfetti rilassandosi a contatto con la natura, Montone, edificato tra il IX e il X secolo d.C., un tempo fu protagonista della Storia e visse un periodo di grande splendore grazie alla figura di Andrea Braccio Fortebracci, il condottiero di nobile famiglia nativo del luogo, con l’ambizione di creare un unico Stato in Italia centrale con capitale Perugia, in opposizione a quello della Chiesa.

Grazie alle sue indiscusse capacità, arrivò a controllare buona parte del territorio ma venne ferito a morte durante la cruciale battaglia dell’Aquila nel 1424: Montone passò allora sotto il dominio della Chiesa.

Del forte legame tra i Fortebracci e il borgo sopravvivono ancora oggi i resti del mastio della Rocca progettata dall’architetto Fioravanti (distrutta per volere del papa Sisto IV nel 1478) e la tradizionale rievocazione storica della “Donazione della Santa Spina” che, ogni anno in agosto, ricorda l’omaggio della reliquia ricevuta dal figlio di Braccio, il condottiero Carlo Fortebracci, per aver sconfitto i Mori combattendo per la Repubblica di Venezia.

La Santa Spina è oggi custodita in un reliquiario d’argento cesellato nel Convento di Sant’Agnese ed esposta nella Collegiata di Santa Maria e San Gregorio Magno il Lunedì dell’Angelo e la penultima domenica d’agosto: entrambe le giornate sono anche occasione per rivivere l’atmosfera medievale con figuranti dai costumi storici, gare tra arcieri, sbandieratori, tamburini e spettacoli teatrali.

Cosa vedere a Montone in uno scenario idilliaco

Montone

Fonte: Ph trolvag – Wikipedia

Edificio storico a Montone

Immerso in un paesaggio di quieti boschi e limpide sorgenti in posizione panoramica a dominio della valle dove scorre il torrente Carpina, Montone vanta un osservatorio astronomico tra i più all’avanguardia d’Italia ed è ideale punto di partenza per rigeneranti passeggiate, trekking e cicloturismo nel cuore della natura.

Andando alla scoperta del borgo, lo sguardo si sofferma invece sul cospicuo patrimonio religioso con edifici di assoluto pregio a partire dalla Chiesa di San Francesco in stile gotico, risalente al XIV secolo: la rendono unica la panoramica gradinata, la porta in legno intagliata da Bencivenni, e i numerosi affreschi di scuola umbra.
Nucleo centrale del Polo Museale di Montone insieme al vicino ex convento francescano, la chiesa vanta notevoli resti di affreschi quattrocenteschi eseguiti da Antonio Alberti con Storie di San Francesco e i quattro Evangelisti nella volta.

Da non perdere la Pinacoteca dove è possibile ammirare il Gonfalone con la Madonna del Soccorso, a opera di Bartolomeo Caporali nel 1481, un ragguardevole gruppo ligneo del Duecento, Crocifisso con la Vergine e San Giovanni, in origine parte di una composizione per la liturgia del Venerdì Santo, e poi dipinti, teli umbri, tessuti, paramenti e argenti sacri, e arredi liturgici.

Ma non è tutto: di sicuro interesse sono anche gli altri due poli di Montone: il Polo di Santa Caterina, sede della biblioteca e dell’Archivio storico comunale, che conserva lo Statuto di Montone del 1586 e bolle pontificie dal XIV al XVII secolo, e il Polo di San Fedele, che ospita il teatro e l’auditorium.

Infine, una visita al borgo deve includere anche la collegiata di Santa Maria e San Gregorio Magno, con il dipinto seicentesco dell’Ultima Cena del fiammingo Calvaert, e la Pieve di San Gregorio o Pieve vecchia, la più antica chiesa di Montone, costruita nell’anno Mille in stile romanico bizantino e poi rimaneggiata durante il XVI secolo.

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L’inaccessibile chiesa costruita alle porte del paradiso

Esiste un luogo, molto lontano, che è così straordinariamente mistico da non sembrare reale. Si tratta di un posto che all’apparenza sembra inaccessibile perché è posto così in alto che pare attraversare le nuvole. E in effetti, la sua posizione, è davvero unica al mondo.

Si tratta di una piccola chiesa che sovrasta idealmente tutta la regione di Imereti, in Georgia, perché è situata sulla cima di un monolite maestoso che svetta verso il cielo fino a raggiungere un’altezza di 40 metri.

Tutto intorno, a fare da cornice, c’è una vegetazione rigogliosa e lussureggiante che contribuisce a creare un paesaggio idilliaco e bellissimo, ma anche mistico e spirituale, che sembra configurarsi come la porta di accesso al paradiso.

Katskhi Pillar e la chiesa che sfiora il cielo

Ci troviamo in Georgia, a circa 10 chilometri dalla città mineraria di Chiatura. È qui che in maniera del tutto sorprendente irrompe nello scenario un gigantesco pilastro naturale che definisce completamente lo scenario. Il suo nome è Katskhi Pillar, ed è un monolite calcareo immerso all’interno di un paesaggio naturale e incontaminato.

La sua altezza è incredibile: Katskhi Pillar raggiunge i 40 metri, arrivando a guadagnarsi un posto tra le nuvole. Ma quello che davvero incanta, in questa visione surreale, è la presenza di una piccola chiesa che si trova proprio sulla sua cima e che sembra sfiorare il paradiso.

Gli abitanti locali lo considerano il pilastro della vita, perché in effetti è proprio in quel luogo che, in totale solitudine, gli asceti per secoli si sono recati per vivere esperienze spirituali e uniche.

Considerato dai local anche come simbolo di Vera Croce, Katskhi Pillar è un posto estremamente affascinante e seducente che ha sempre attirato l’attenzione di tutti. Sono molte le leggende e le storie locali che ruotano intorno a questo luogo sacro, alcune di queste vedono l’utilizzo del pilastro anche da parte delle antiche religioni per i riti di fertilità.

Ma quando il cristianesimo si è diffuso in Georgia, Katskhi Pillar è diventato un luogo di culto. Secondo gli storici i monaci asceti hanno iniziato ad abitare la cima del pilastro naturale intorno al X secolo, proprio in quella piccola chiesetta eretta nel VI secolo in onore nel monaco teologo bizantino Massimo il Confessore.

Per molto tempo l’eremo fu dimenticato e abbandonato, fino a quando un gruppo di alpinisti, nel 1944, scalando il monolite calcareo ha scoperto quel luogo di culto. L’edificio del monastero è stato restaurato e l’attività religiosa in cima è stata ripresa negli anni ’90.

Katskhi Pillar

Fonte: istock

Katskhi Pillar

L’audace pellegrinaggio per avvicinarsi al paradiso

La piccola chiesa ortodossa, situata sulla cima del gigantesco monolite, è raggiungibile solo attraverso un’antica scala di ferro. È un pellegrinaggio pericoloso quello che affrontano i monaci che scelgono di salire fino alla cima, ma necessario per avvicinarsi al paradiso.

Dal 1995, ad abitare il Katskhi Pillar, c’è il sacerdote ortodosso Maxime Qavtaradze. Il monaco vive una quotidianità di intensa spiritualità e solitudine, scendendo dalla roccia una sola volta a settimana. Per farlo deve scalare 131 scalini attaccati alla parete.

Ai viaggiatori non è permesso il pellegrinaggio fino in cima, riservato solo ai sacerdoti uomini. Tuttavia alle persone che arrivano in visita al Katskhi Pillar è concesso di scalare solo una prima parte del pilastro di pietra calcarea, per raggiungere una croce del VI secolo incastonata nel monolite e lì pregare.

Katskhi Pillar

Fonte: iStock

Katskhi Pillar
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Alla scoperta delle chiese scavate nella roccia

Ci sono molti, moltissimi modi di esprimere fede e religiosità: la spiritualità, si sa, è qualcosa di personale. Eppure, in queste chiese scavate nella roccia, le chiese rupestri di Ivanovo, si può riscontrare qualcosa di davvero forte, autentico e magnetico.

Nella loro unicità, nel loro essere state ricavate all’interno di un materiale così nudo e grezzo, si può ritrovare il senso più alto del misticismo. Ed è per questo che sono speciali, è per questo che sono tutte da scoprire: perché il loro fascino è trascendentale.

La storia delle chiese rupestri di Ivanovo

C’erano una volta delle grotte in Bulgaria, incastonate in zone montuose apparentemente nude e aspre ma circondate da fitti angoli boscosi. Correva l’anno 1200 e proprio quelle grotte divennero dapprima meta di riflessione e preghiera e poi abitazioni per alcuni monaci, che iniziarono a sostenere che la vita all’interno di quelle sistemazioni così spartane li avvicinasse a Dio. Fu per questa ragione che nel 1320 il Patriarca di Bulgaria Joachim creò un vero e proprio “complesso spirituale”.

Ivanovo, una delle bellissime chiese rupestri

Adibì, sostanzialmente, la zona più ricca di grotte e cave alla spiritualità, cercando di renderle più confortevoli per i monaci. Non passò molto tempo, però, prima che agli stessi monaci e al Patriarca venisse in mente che queste grotte così suggestive potevano diventare delle vere e proprie chiese. Anzi, alcune erano abbastanza ampie per creare dei monasteri con piccoli edifici annessi dove i monaci potevano alloggiare.

Le chiese rupestri, da complesso spirituale a Patrimonio Unesco

Intorno al 1300, dunque, l’area delle grotte era ricca di chiese, chiesette e cappelle, dove si potevano incontrare i religiosi e dove i fedeli potevano restare per pregare. In totale, l’intera area comprendeva ben 40 chiese e 300 piccoli edifici. Purtroppo, con il passare del tempo, molti vennero abbandonati o furono soggetti a erosione e danni naturali, cosa che ha reso impossibile la loro conservazione.

Alcuni resti di una chiesa rupestre antica

In totale, oggi, le chiese rupestri di Ivanovo conservate in buono stato sono cinque e compongono un sito Unesco, Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Le cinque chiese di distinguono per periodo e per stile, ma restano un grande esempio di quanto ai tempi fosse incoraggiata la pratica ascetica per entrare in comunione con Dio e di come la Bulgaria venne fortemente influenzata dall’arte bizantina.

L’arte delle chiese rupestri di Ivanovo

Come abbiamo già detto, le bellezze di questi luoghi sacri bulgari sono diverse tra loro. Questo perché tre chiese sono risalenti alla prima metà del 1200, quando a regnare era lo zar Ivan Asen II, che riabbracciò il cristianesimo ortodosso. Questa scelta religiosa si riflette nelle decorazioni delle tre chiese rupestri che svettano sugli alti argini rocciosi del fiume Rusenski Lom, caratterizzate da affreschi vivaci, visi ovali, labbra carnose, di forme quasi grezze e mancanza quasi totale di sfondi.

L'interno di una chiesa rupestre in Bulgaria

Le altre due chiese che hanno resistito al tempo, invece, sono nate sotto lo zar Ivan Alessandro, che ebbe relazioni molto più intense con l’impero bizantino. Dunque, gli interni di queste chiese, che si trovano più in basso rispetto al fiume, sono maggiormente dettagliate: anche se i colori sono più tenui, le figure sono molto più accurate, meno abbozzate, sono eleganti e armoniose e si stagliano su sfondi curatissimi. Ogni chiesa è, comunque, un mondo a sé, da scoprire: un viaggio da fare se si vuole respirare la spiritualità più viva e vera.

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In Norvegia esiste una chiesa di legno è Patrimonio dell’Umanità

Il mondo è pieno di luoghi incantevoli di cui non conosciamo l’esistenza, lo sappiamo. Eppure ciò non ci vieta di stupirci quando, davanti ai nostri occhi, ritroviamo dei capolavori che sembrano quasi inventati o che accendono le nostre fantasie più fanciullesche. Un esempio lampante è la chiesa di Urnes, in Norvegia: un vero capolavoro fatto di solo legno, che resiste nei secoli.

Vista da fuori, la chiesa di Urnes sembra un po’ un edificio fiabesco: una di quelle casette, per intenderci, dove vivrebbero i classici anti-eroi che solo nel corso della storia rivelano di avere un cuore d’oro. Invece, la sua storia è fatta di devozione, sentimento e tanto, tantissimo impegno.

La storia della chiesa di Urnes

La chiesa di Urnes sorge nella contea di Vestland, abbracciata da un panorama naturale mozzafiato. Di fatto si trova sul Lustrafjorden, il fiordo più lungo e profondo della Norvegia, in una posizione privilegiata che permetteva di abbracciare con lo sguardo una vista eccezionale su quelli che erano i doni che Dio ha fatto all’umanità. Peraltro, il luogo dove è stata eretta era già stato “casa” di due chiese precedenti, che però vennero abbattute per far posto a questo maestoso edificio.

Foto all'esterno della chiesa di Urnes Stave, in Norvegia

Si eleva su due livelli, adibiti al consueto uso delle funzioni religiose ed è costruita su pianta basilicale, com’era in uso nel Medioevo. Per farne ogni parte, però, sono state utilizzate delle resistenti doghe in legno, con pannelli, fasce ed elementi della tradizione scandinava finemente intagliati. Ogni piccola parte di questa chiesa è stata realizzata a mano e con gli strumenti del tempo, cosa che lascia immaginare quanta passione la permea.

Gli interni della chiesa di Urnes

D’altronde non è un caso che questa chiesa faccia parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco: è bellissima e unica nel suo genere. In base alle molteplici ricerche svolte in Norvegia e su territorio scandinavo è la più antica delle chiese in legno del territorio (se ne contano in tutto 1.300) ed è la sola ad avere degli interni così curati. Entrando, infatti, è possibile ammirare una serie di capitelli figurativi scolpiti con estrema cura.

Proprio questi capitelli, con le loro incisioni, rappresentano non solo dei manufatti artistici di enorme valore, ma hanno un ruolo ancor più importante: sono la testimonianza dell’unione e della fusione tra la cultura nordica precristiana, il credo e gli usi vichinghi e il cristianesimo che si diffuse in età Medievale.

La chiesa di legno Urnes Stave in Norvegia

In particolare è possibile ammirare delle immagini che hanno come protagonisti due animali: una creatura a quattro zampe, fiera e coraggiosa, che sembra un leone, e un serpente, che viene morso e attaccato. A un primo sguardo la presenza del serpente potrebbe sembrare legata alla tradizione cristiana, dove l’essere strisciante rappresenta Satana mentre il leone stilizzato dovrebbe rappresentare Cristo, che appunto combatte il diavolo.

Invece, si tratta di uno splendido connubio tra i due credo, perché la lotta tra il serpente e il leone potrebbe anche rappresentare l’inizio del Ragnarǫk, una delle battaglie più importanti della mitologia norrena. Il Ragnarǫk rappresenta infatti la lotta tra il bene, la luce e l’armonia e il male, le tenebre e il caso, e vedeva impegnate moltissime divinità venerate nei paesi scandinavi.

Alla scoperta della chiesa di Urnes

Di certo vorrete sapere se la chiesa di Urnes è attualmente visitabile: la risposta è sì. È aperta ogni giorno dalle 9.00 alle 16.00 e si può entrare dietro pagamento di un ticket che comprende una visita guidata. Ci si può arrivare con un lungo on the road di sei ore partendo Oslo o, in alternativa, soggiornando a Solvorn e raggiungerla approfittando del traghetto che va alla scoperta del Lustrafjorden.

Urnes Stave, una chiesa di legno suggestiva: i suoi interni

Non si svolgono funzioni religiose perché ha da tempo perso il suo uso parrocchiale, ma essendo ancora fortemente simbolica, è usata su richiesta per battesimi e matrimoni. Un consiglio? Visitare anche il cimitero medievale che la circonda, piuttosto spartano ma molto suggestivo ed estremamente spirituale.

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Queste chiese dipinte si trovano in Europa e sono spettacolari

Un contraltare di colori, tra volute e tinte che colpiscono e lasciano senza fiato: esistono delle chiese dipinte che, nel corso dei secoli, si sono affermati come veri e propri scorci di meraviglia. E che, ogni anno, attirano migliaia di turisti. Di quali chiese stiamo parlando?

Delle chiese dipinte nella regione dei monti Troodos, sull’isola di Cipro. Per chi non lo sapesse si tratta di circa 10 edifici che si distinguono per i loro interni incantevoli, quasi sempre in contrasto con gli esterni austeri e rurali. Un vero e proprio percorso tutto da scoprire.

Alla scoperta delle chiese dipinte di Cipro

Nove chiese e un monastero: tra i monti di Cipro si trova, dunque, un vero tesoro. Una delle loro particolarità è che, sulle prime, non si distinguono neanche in quanto chiese. Dall’esterno, infatti, possono sembrare delle vecchie fattorie, delle stalle o, addirittura, dei fienili, nonostante abbiano la forma classica delle chiese bizantine. Anche questo particolare contrasto ha fatto sì che diventassero Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

Chiesa di Panagia a Cipro: una delle chiese dipinte più belle

Queste chiese sono una sono una testimonianza eccezionale della civiltà bizantina dal tempo della famiglia dei Comneni in poi. In base a quanto scoperto, alcuni affreschi furono eseguiti da artisti di Costantinopoli mentre i successivi furono affidati ad artisti dell’Isola. Seguendo un preciso percorso è possibile rilevare le evoluzioni della pittura e, conseguentemente, i cambiamenti della società.

Il percorso ideale per scoprire le chiese dipinte

Ma qual è il percorso? Partendo dal presupposto che bisogna recarsi sui Monti Troodos per trovare le chiese dipinte, la cosa migliore da fare sarebbe dedicare un paio di giorni alla loro scoperta. Dopodiché, bisognerebbe, idealmente, partire dalla Chiesa di San Nicola del Tetto, che presenta un ciclo di affreschi realizzati tra l’XI e il XVI secolo. Poi, occorrerebbe visitare il Monastero di Agios Ioannis Lampadistis, al cui interno spiccano affreschi risalenti al XIII secolo (tra cui il Cristo Pantocratore con i profeti e gli evangelisti).

Chiesa di Panayia Podhithou a Cipro: una delle chiese dipinte più belle

A seguire, si dovrebbero visitare la Chiesa di Panagia Phorviotissa, qualla di Panagia tou Arakou e quella di Panagia a Moutoullas, per poi recarsi nelle chiese dell’Arcangelo Michele, di Timios Stravos, Podhitou, Stravos Agiasmati e Metamorphosis tou Soteros. Seguendo quest’ordine si rimane stupefatti dall’evoluzione artistica e si percepisce chiaramente il rapporto tra l’arte cipriota e quella cristiana occidentale.

Come si visitano le chiese dipinte?

Purtroppo non esiste ancora un tour guidato per scoprire le chiese dipinte, ma attenzione: chi si reca a Cipro durante l’estate può visitare il sito web del Dipartimento delle Antichità cipriote per inviare una domanda e richiedere informazioni. In genere si viene messi in contatto con i custodi delle singole chiese, che provvederanno ad aprirle con le chiavi in loro possesso e permetteranno la visita.

Chiesa di Chiesa di Stavros a Cipro: una delle chiese dipinte più belle

Il suggerimento, per chi vuole scoprire tutti e dieci gli edifici, è quello di noleggiare un auto per spostarsi agevolmente da un punto all’altro della regione dei Monti Troodos. Le chiese, infatti, non sono vicine tra loro, ma viaggiando in auto ci si può fermare tra paesini e piazzole e raggiungerle facilmente a piedi. Può sembrare faticoso, ma ne vale assolutamente la pena.

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La chiesetta in mezzo al lago è la più romantica che ci sia

In un luogo paradisiaco in mezzo alle montagne, dove la natura è ancora incontaminata e si possono fare delle splendide escursioni naturalistiche nel più totale silenzio, si cela un angolo incredibilmente pittoresco e del tutto inaspettato.

Tra le due sponde di un lago, su un sottile lembo di terra, è stato costruito un luogo di culto che più isolato di così non c’è. Quando si percorre il sentiero in mezzo al bosco, popolato da tanti scoiattoli, e si apre una radura affacciata sullo specchio d’acqua, s’incontra una chiesetta solitaria che è un vero gioiello d’architettura.

Un piccolo gioiello di montagna

Ci troviamo nella regione del Wipptal, nel Tirolo austriaco, poco più a Sud di Innsbruck e non lontano dal confine italiano. La chiesetta si trova nel bel mezzo del lago Obernberger, un’area protetta a 1.600 metri di altitudine.

Lago-Obernberger

Il Lago Obernberger nel Tirolo austriaco

Unico intervento dell’uomo in un ambiente assolutamente integro, la deliziosa cappella Maria am See (Maria al lago) fu costruita su una roccia in mezzo al lago cadutavi in un’era preistorica non ben definita dalla vicina montagna, dividendo di fatto il lago in due parti.

D’inverno, l’isolotto dove si trova la chiesa non è raggiungibile a piedi, ma quando arriva il disgelo, il livello dell’acqua aumenta e le due sponde possono così essere collegate e la cappella raggiunta.

La cappella Maria am See non è antichissima, in verità, fu costruita solo nel 1935. Ma perché erigere un santuario nel bel mezzo del nulla? Proprio in quell’anno, il lago di Obernberg venne dichiarato parco nazionale e la cappella servì a sigillare l’evento. La si può raggiungere lungo un sentiero e attraversando poi un ponticello di legno.

Lago-Obernberger

La cappella Maria am See sul Lago Obernberger in Tirolo

La più bella meta escursionistica

Il lago alpino di Obernberger è forse il più bello del Tirolo ed è una popolare meta escursionistica per gli amanti della natura. L’acqua blu intenso, il ponte di legno sopra il lago, la cappella sulla sponda sinistra e l’imponente Tribulaun di Fleres sullo sfondo, la cima più elevata nelle Alpi dello Stubai, concorrono a comporre un panorama da cartolina.

È il lago più grande del versante meridionale del Tirolo e le sue acque sempre fresche sono dovute alle sorgenti sotterranee che lo alimentano. Tuttavia, è vietata la balneazione in quanto queste purissime acque sono ricche di pesci, tra cui molte trote. Il giro intorno al lago dura circa un’ora ed è fattibile un po’ da tutti.

Si dice che che le acque cristalline turchesi del lago di Obernberg siano una fonte unica di forza ed energia.

La valle Wipptal

Con le sue cinque vallate montane incontaminate, la Wipptal, nel Tirolo austriaco, è una chicca per gli amanti della natura, in cerca di pace e tranquillità in montagna. Incastonata tra le Alpi della Zillertal e dello Stubai, tra Innsbruck a Nord e il Brennero a Sud, d’estate, offre più di 500 chilometri di sentieri segnalati, due tour dei rifugi per escursioni a lunga distanza, un’ampia rete di sentieri per mountain bike ed e-bike, un bike park, due ferrate e diverse offerte per famiglie, come il villaggio dei mulini di Gschnitz o il mondo acquatico di Bärenbachl sulla Bergeralm.

Dal 2020, l’associazione turistica Wipptal sta cercando di stimolare i propri ospiti a un turismo più sostenibile e a utilizzare quindi i trasporti pubblici. Ecco perché è nata l’offerta “Guest Card = Ticket” che consente di utilizzare gratuitamente tutti i trasporti pubblici della regione, incluse la S-Bahn tra Innsbruck e il Brennero e tutti gli autobus Regio per le valli di montagna.

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Le chiese più macabre che si possono visitare

Ce ne sono un po’ in tutta Europa e bisogna essere poco impressionabili per visitarle. Stiamo parlando di quelle cripte dove non soltanto vengono conservate le ossa dei religiosi, ma le cui pareti, gli oggetti e tutto quanto è fatto di ossa umane.

L’usanza di sistemare le ossa lungo le pareti di una chiesa è molto antica e ha un effetto fortemente simbolico: ricorda agli esseri umani la caducità della vita, mentre dal punto di vista estetico ha un effetto prettamente magnetico.

La Capela dos Ossos in Portogallo

Tra le più famose del Vecchio Continente c’è la Capela dos Ossos, nella città portoghese di Evora, un’attrazione turistica un po’ macabra, forse, ma che racconta la storia di questo luogo. Nonostante la sua particolarità, non tutti i turisti apprezzano questa chiesa; bisogna avere un bel po’ di “dark humor” per poter comprendere questa peculiarità. La capella fu costruita nel XVI secolo per iniziativa di un monaco francescano che voleva condurre i propri confratelli alla contemplazione della fievolezza della vita umana e del mistero della morte.

La Chiesa di Sant’Orsola in Germania

A Colonia, in Germania, ce n’è una che contiene i resti del ben 11mila vergini. È la Chiesa di Sant’Orsola, in tedesco St. Ursulakirche, edificata sui resti di un antico cimitero romano. La sua storia è decisamente insolita e narra di una giovane d’eccezionale bellezza, Orsola, figlia di un sovrano bretone, che si era segretamente consacrata a Dio ma che fu chiesta in sposa dal principe pagano Ereo. Il rifiuto da parte della principessa avrebbe rischiato di scatenare una guerra e, consigliata da un angelo durante una visione avuta in sogno, chiese di poter rimandare la decisione di tre anni, per meglio comprendere la volontà del Signore e nella speranza che il promesso sposo si convertisse al cristianesimo e cambiasse idea.

Allo scadere del tempo stabilito, ancora esortata da un messaggero divino, Orsola però prese il mare con 11.000 compagne e, secondo alcune versioni, anche con il promesso sposo. Attraversò il tratto fra l’Inghilterra e il continente su una flotta di undici navi, poi, sospinta da una tempesta, risalì il corso del Reno fino a Colonia e successivamente a Basilea, in Svizzera, da dove proseguì a piedi, in devoto pellegrinaggio, fino a Roma. A Roma, Orsola e le sue numerose compagne di viaggio furono accolte da “Papa Ciriaco”, un personaggio sconosciuto alla storia. Di ritorno in patria per la stessa via, transitò per Colonia che, nel frattempo, era stata conquistata da Attila re degli Unni: qui, le vergini furono trucidate tutte dalla furia dei barbari in un solo giorno, mentre il famigerato re unno, invaghito dalla sua bellezza, risparmiò Orsola, che chiese in sposa, promettendole salva la vita. Al suo rifiuto la fece uccidere a colpi di freccia e, con lei, secondo un’altra versione della storia, fu ucciso anche il Papa, che l’aveva seguita nel viaggio.

La Cripta dei Cappuccini a Roma

Ma il culto delle ossa non ha confini e questi luoghi inquietanti e spaventosi non si trovano solo all’estero. Anche a Roma esiste un luogo simile. Nel centro della Città Eterna, sulla via che fu della Dolce Vita, c’è un luogo che, da secoli, costringe i visitatori a riflettere sulla morte e sulla vita: la Cripta dei Cappuccini. È un piccolo spazio che comprende diverse piccole cappelle situate sotto la chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini al civico 27 di via Veneto, vicino a piazza Barberini. Contiene i resti degli scheletri di 3.700 corpi ritenuti frati cappuccini sepolti dal loro ordine.

L’edificio fu costruito in epoca barocca su commissione di Papa Urbano VIII, in onore del fratello, il cardinale Barberini. Una scelta apparentemente inquietante, quella di rivestire tutto con ossa umane, ma che si spiega nella scritta che si legge sulla targa all’ingresso: “Quello che voi siete noi eravamo; quello che noi siamo voi sarete”. Le ossa dei frati sono state collezionate in un arco di tempo molto lungo, tra il 1528 e il 1870. Prima di allora, erano sepolte nel vecchio cimitero dell’ordine dei cappuccini, nella chiesa di Santa Croce e San Bonaventura dei Lucchesi nel rione Trevi. È decisamente tra i luoghi più insoliti della Capitale.

La chiesa di San Bernardino alle Ossa a Milano

Ce n’è una anche a Milano, di queste chiese così macabre. È la chiesa di San Bernardino alle Ossa, una chiesa situata in piazza Santo Stefano, in pieno centro città, che sorge sui resti di un antico cimitero. È un luogo carico di fascino, con migliaia di teschi, ossa e altri resti umani a decorare le pareti con fare artistico, in composizioni di croci trattenute da sottili reticelle. E, dall’alto, osservano in silenzio i fedeli e i turisti che la visitano.

San Bernardino alle Ossa è un antico ossario costruito nel 1268 dalla Confraternita dei disciplini e oggi un importante luogo di culto per i vecchi milanesi. Una leggenda da brividi è legata a questo edificio: si narra che il 2 novembre di ogni anno le ossa di una bambina riprendano vita. Un’altra curiosità è che la Capela dos Ossos portoghese venne completamente ristrutturata nel corso del XVIII secolo, quando il re Giovanni V del Portogallo visitò proprio la chiesa di San Bernardino alle Ossa di Milano.

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La Capela dos ossos a Evora., in Portogallo