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Il lago incantato e le distese fiorite multicolor: qui Madre Natura ha creato il suo capolavoro

Sembra di essere precipitati in un libro delle fiabe, come dei moderni Alice nel Paese delle Meraviglie, ma senza gatti ambigui e pericolose regine. Un luogo dal fascino irreale tra laghi incantati e distese fiorite multicolor.

Non è una favola, si tratta infatti di un posto reale dove la natura supera l’immaginazione e crea il suo capolavoro più emozionante. Per ammirare tanta bellezza dal vivo, e lasciarsi incantare dalla suggestione di luoghi che sembrano in bilico sul sottile filo che separa sogno e realtà, basta recarsi a Biei una cittadina che si trova nella prefettura di Hokkaidō in Giappone. È questo il posto perfetto in cui sentirsi come in una fiaba creata dall’uomo insieme a Madre Natura.

I colori e l’incanto che puoi trovare solo a Biei in Giappone

A colpire lo sguardo sono i colori vibranti e accesi che danno vita a distese fiorite. Lì lo sguardo si perde e spazia dal rosa al rosso, senza dimenticare il bianco e il blu. E poi il turchese, ma in questo caso dell’acqua, in cui gi alberi si specchiano oppure emergono puntellandone la superficie.

Siamo a Biei un luogo affascinante, magico, che fa sentire i visitatori proprio come in una fiaba, come se quel labile confine tra sogno e realtà si fosse spezzato, trasformando tutto con il suo incanto.

La cittadina si trova nella prefettura di Hokkaidō, in Giappone, ed è un luogo molto amato dai turisti che possono ammirare le fioriture multicolor oppure vedere dal vivo il famoso Stagno Blu, un lago artificiale con l’acqua di un azzurro talmente straordinario da sembrare frutto dell’abile pennello di un pittore. La natura, poi, in questo luogo è straordinaria con le sue montagne e il Parco Naturale.

Girasoli, papaveri, ma anche lavanda sono solo alcuni dei fiori che si possono ammirare nei numerosi campi che si trovano nella zona e che sono una vera e propria attrazione: del resto in tutto il mondo le fioriture sono molto amate e il Giappone è una delle immancabili mete di chi è alla ricerca di questi spettacoli della natura.

Come dimenticare, ad esempio, la fioritura dei sakura? Si tratta dei ciliegi giapponesi che richiamano a Tokyo turisti da tutto il mondo. Oppure la Cina dove c’è una suggestiva distesa di fiori che tingono il mondo di viola. Senza dimenticare tante altre parti del mondo come Inghilterra e Italia.

Le fioriture multicolor a Biei in Giappone

Fonte: iStockPhoto

Le fioriture multicolor di Biei in Giappone

Lo Stagno Blu che ti fa sentire in una fiaba

Anche se lo Stagno Blu è di origine artificiale, la bellezza dell’ambiente e lo spettacolo che regala agli occhi dei visitatori è tutto merito della natura con i suoi alberi, con l’ambiente circostante che lo abbraccia, con il cielo che si specchia nelle sue acque turchesi.

Dentro al lago crescono larici e betulle bianche che escono dalle sue acque trasformando la superficie in un’immagine di struggente bellezza. Sembra infatti come un bosco fatato, con le fronde che si innalzano dall’acqua, invece che dalla terra, e si stagliano verso il cielo azzurro.

Profondo circa 5 metri, l’acqua è abbastanza fredda e questo permette alle piante di crescere indisturbate. Una curiosità: il lago è stato anche uno dei salvaschermi della Apple nella nona versione del sistema operativo mcOS.

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Riaperte al pubblico le stanze segrete di Maria Antonietta

La Reggia di Versailles festeggia i suoi lunghi 400 anni e lo fa in grande stile. Per l’occasione, infatti, i visitatori potranno varcare le porte dell’appartamento privato di Maria Antonietta, finalmente riaperte al pubblico. Si tratta di uno degli ambienti più segreti e raffinati dell’antica residenza reale, nascosto dietro una porta nella camera da letto dell’ultima regina di Francia.

Le stanze segrete di Maria Antonietta a Versailles

 “Uno spazio affascinante per chi è interessato all’ultimo periodo di gloria della monarchia francese”. È così che Laurent Salomé, direttore del Museo nazionale della Reggia di Versailles e Trianon definisce l’appartamento in cui Maria Antonietta si rifugiava per riposarsi dalla corte e trascorrere il tempo con i figli e pochi amici, lontana da occhi indiscreti, ma anche il luogo dove la regina si ritirò quando la folla attaccò la Reggia prima del suo arresto, durante la Rivoluzione francese, nel 1789.

Poche persone al mondo possono affermare di aver messo piede in questa zona inviolata dell’ex residenza reale. L’appartamento, restituito al pubblico dopo ben 10 anni di ricerche, restauri e acquisizioni, è un mondo nascosto che svela camere da letto, un boudoir, una biblioteca e persino una sala da biliardo, distribuite su due piani, con affaccio su un cortile interno.

Si potranno ammirare tutti i mobili presenti nelle stanze, ma anche la boiserie, le dorature, i lussuosi ricami, i preziosi dipinti, le eclettiche tele di Jouy con motivi floreali o esotici, come gli ananas che impreziosiscono i rivestimenti murali del boudoir. Il motivo per cui questo frutto è protagonista nelle stanze reali è da attribuire al fatto che fosse stato portato dal Nuovo Mondo in Europa da Cristoforo Colombo nel 1493, per cui, data la sua rarità, era diventato un simbolo di ricchezza e potere. Durante i moderni lavori di ristrutturazione, gli archivisti hanno inoltre trovato prove di stoffe e materiali scelti dalla regina per tende e tappezzerie.

Un viaggio nella storia

Al di là dei dettagli e del patrimonio custodito in queste sale riportate a nuova vita, ciò che viene offerto ai visitatori è un vero e proprio tuffo nella storia. Austriaca di nascita, Maria Antonietta aveva 14 anni quando arrivò in Francia per sposare il futuro Luigi XVI. La regina si prendeva molta cura dei suoi appartamenti e, fino al 1788, li trasformava, li ampliava, li sistemava e li abbelliva continuamente. La decorazione era la sua vera passione. Fece allestire queste stanze con gli arredi più eleganti, a testimonianza dell’armonia e della perfezione delle arti decorative francesi sul finire dell’Ancien Régime.

Si racconta anche che le sue richieste di modifiche alle stanze e la sua impazienza nel portare a termine il lavoro abbiano provocato le ire dell’architetto capo del re, Ange-Jacques Gabriel. Distribuito su due piani, questo mondo finora nascosto “offrirà una nuova comprensione della storia, con questo paradosso tra vita pubblica e privata, etichetta e intimità, una straordinaria storia condensata in pochi metri quadrati”, ha dichiarato all’AFP Catherine Pégard, presidente della Reggia di Versailles dal 2011.

Così piccole da poter essere visitate solo da gruppi di 10 persone al massimo, queste stanze sono un concentrato di preziosi dettagli che offrono ai visitatori una nuova visione della vita di Maria Antonietta, dopo la riapertura di altri appartamenti e della fattoria della regina, sollevando mille domande sulla intimità della sovrana, considerata l’incarnazione della frivolezza e della passione sfrenata per l’effimero. Benché la ricostruzione sia stata complicata dalla mancanza di documenti storici, i curatori hanno fatto davvero del loro meglio per dare l’illusione di entrare in un luogo “che la regina ha appena lasciato”.

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Musei di Firenze: quali visitare assolutamente

Firenze è il capoluogo della Toscana, ma è anche una delle più importanti culle della cultura italiana. Nel corso dei secoli, questa città ha mantenuto il proprio fascino attirando milioni di turisti da tutto il mondo ogni anno. Stiamo parlando di un luogo magico e ricco di sorprese, una città d’arte che vanta un immenso patrimonio culturale e architettonico, il quale ne mette in risalto il fascino e l’importanza nel corso della storia. Meta turistica tra le più apprezzate d’Italia, merita assolutamente una visita in qualsiasi periodo dell’anno, da soli o in coppia, con i bambini o con gli amici.

La città di Firenze è particolarmente nota per essere la culla del Rinascimento italiano, un vero e proprio museo all’aperto: i monumenti e gli antichi palazzi sono a portata di bicicletta o, più semplicemente, di rilassanti passeggiate. Oggigiorno, questa meta è considerata la capitale dell’arte: secondo l’UNESCO, proprio qui è racchiuso il 60% delle bellezze artistiche di tutta Italia, un dato semplicemente incredibile. Dal XIII al XVI secolo, Firenze ha fatto da sfondo al lavoro di grandissimi artisti italiani come Michelangelo, Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio e Filippo Brunelleschi, che qui hanno concepito alcune delle loro splendide opere.

Ovviamente, il ricco patrimonio fiorentino è custodito non soltanto open air – basti pensare alle tantissime architetture meravigliose che caratterizzano il suo centro storico. La città è ricca di musei, alcuni famosissimi come gli Uffizi, altri decisamente meno conosciuti, soprattutto dai turisti. Eppure, ognuno di loro ha un fascino speciale che merita attenzione: scopriamo quali sono i più bei musei di Firenze, da visitare il prima possibile per immergersi nelle atmosfere incredibili di questa città-gioiello tra le migliori d’Italia.

Musei di Firenze: arte e cultura tutta da scoprire

Firenze

Fonte: iStock

Il centro storico di Firenze

Gli storici palazzi e le antiche piazze di Firenze, nel corso del Rinascimento, sono diventati veri e propri musei a cielo aperto: in Piazza della Signoria, per esempio, sono state installate maestose statue e fontane. Le chiese, i palazzi, le basiliche ed i musei cittadini, poi, sono il vero e proprio tesoro di Firenze, catturando l’interesse e la curiosità di milioni di visitatori. Sicuramente il museo più famoso è quello degli Uffizi, il quale ospita opere di Leonardo da Vinci, Botticelli, Rubens e Tiziano. Altre importanti istituzioni sono il Museo Archeologico di Firenze, Museo del Novecento, Museo Galileo e molti altri.

Ogni anno la città di Firenze attira milioni di visitatori in quanto centro culturale di grande importanza: periodicamente vengono organizzate interessanti esibizioni e feste d’arte. Nei mesi estivi le piazze cittadine offrono intrattenimenti ogni sera con rinfreschi e visite agli edifici circostanti. Le altre stagioni, ad ogni modo, non sono da meno se consideriamo che i più importanti teatri di Firenze portano in città tantissimi turisti grazie ai balletti, le opere e gli spettacoli; in più le principali vie di Firenze sono gremite di mostre, concerti, esposizioni. Il capoluogo toscano, dunque, fonde arte e cultura con l’obiettivo di creare ogni volta qualcosa di nuovo ed interessante visto che la città offre infinite possibilità di conoscere le opere d’arte ed architettoniche più importanti del nostro Paese.

Museo Archeologico Nazionale di Firenze

Il Museo Archeologico Nazionale di Firenze è uno fra i più importanti d’Italia e si colloca all’interno di un fenomeno di portata europea: la nascita dei musei in qualità di istituzioni statali legate alla formazione delle nazioni moderne. Questo museo raccoglie i più importanti scavi toscani, così come alcuni reperti etruschi e romani provenienti da Umbria e Lazio. Il Museo Archeologico Nazionale ospita cinque diverse sezioni: quella etrusca, romana, greca, egizia e numismatica. Gli appassionati di storia non potranno certo perdersi la Chimera d’Arezzo, un importante pezzo della civiltà etrusca: si tratta di un plastico bronzo raffigurante la mitica fiera leonina restaurata da Francesco Carradori, il quale ricostruì la coda serpentina che mordeva la testa di capra. Buona parte dei reperti di questa sezione riguarda la cultura funeraria, in particolare i sarcofagi e le urnette.

Fra le opere più interessanti della sezione romana troviamo alcuni bronzi antichi come, per esempio, il Treboniamo Gallo, risalente al III secolo. La sezione greca, invece, ospita una serie di antiche ceramiche provenienti da tombe etrusche e da collezioni private. La sezione egizia è seconda solo al Museo Egizio di Torino e ospita reperti provenienti dalle attività quotidiane dell’antico Egitto: oggetti in tessuto, legno e osso. Fra le opere più interessanti a amirare, possiamo trovare i modelli di due servitori, la macinatrice di grano e la donna che fa la birra risalenti all’antico regno. Infine, la sezione numismatica contiene importanti ed antiche raccolte numismatiche italiane.

Giardino di Boboli

Il Giardino di Boboli

Fonte: iStock | Ph. Ondrej Bucek

Il Giardino di Boboli

Il Giardino di Boboli è il parco più famoso della città di Firenze. Si tratta di un giardino storico connesso al Forte di Belvedere e che ospita ogni anno oltre 800.000 visitatori. I giardini furono costruiti, originariamente, dai Medici: inizialmente avevano un’impostazione di stile tardo-rinascimentale, la quale venne poi modificata dalla costruzione di nuove porzioni con impostazioni differenti. Il giardino è caratterizzato da imponenti statue ed edifici come la settecentesca Kaffeehaus, che permette di godere di un panorama mozzafiato della città. Il giardino ha quattro ingressi pubblici e dal 2017 il circuito museale comprende anche il Museo degli argenti, la Galleria del Costume, il Museo delle porcellane e il Giardino Bardini.

Museo Galileo di Firenze

Il Museo Galileo di Firenze è uno degli imperdibili della città e si trova in Piazza dei Giudici. Questo museo ha sede presso Palazzo Castellani, un’antica fortificazione costruita sulla sponda destra dell’Arno. Il Museo Galileo si è dotato negli ultimi anni di laboratorio multimediale atto alla produzione di applicazioni interattive, online e offline, per la divulgazione della cultura. Una parte molto importante di questo ente museale è sicuramente la biblioteca, la quale è situata al terzo piano: essa conserva un gran numero di opere appartenenti ai fondi antichi. Particolarmente interessante è il fondo Mediceo-Lorenese che comprende testi scientifici inerenti alle scienze fisico-matematiche.

Villa Bardini

Villa Bardini è situata sulla costa San Giorgio, a Firenze. È un importante centro espositivo che ospita mostre temporanee, il Museo Capucci ed il Museo Annigoni. Originariamente, questo palazzo era la famosa Villa Manadora, la quale fu costruita nella prima metà del Seicento per opera di Gherardo Silvani, importante architetto dell’epoca. Dopo diversi anni di abbandono, l’attuale Villa Bardini è stata ristrutturata dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e riaperta al pubblico nel 2006 con una serie di interessanti esposizioni. Villa Bardini conta con circa sessanta stanze, un numero comprensivo anche di sale e saloni, oltre agli uffici e gli spazi dedicati a conferenze e convegni.

Casa di Dante a Firenze

La Casa di Dante

Fonte: iStock | Ph. Sergio Delle Vedove

La Casa di Dante

La Casa di Dante è un museo storico di Firenze, suddiviso in tre piani che raccontano le vicende di vita più importanti del poeta. Presso questo museo di Firenze è possibile partecipare a diversi itinerari per conoscere meglio la vita del Sommo poeta e la Firenze antica: le proposte comprendono visite guidate e tour della città sulle tracce di Dante Alighieri. L’edificio originale venne costruito prima del 1265, anno in cui nacque Dante e ad oggi ha come scopo fondamentale quello di diffondere la cultura e la conoscenza della vita e delle opere dell’autore. Il museo si articola in tre piani, ognuno dei quali tratta di una tematica diversa che illustra la vita del poeta: la sua vita amorosa, l’esilio, la vita politica.

Galleria degli Uffizi e cappelle medicee

La Galleria degli Uffizi di Firenze fa parte del complesso museale conosciuto come le Gallerie degli Uffizi e comprendente le collezioni di Palazzo Pitti ed il Giardino dei Boboli. Questo famoso museo fiorentino ospita svariate collezioni ed opere d’arte di grande valore provenienti dalla famiglia dei Medici, tra le quali spicca una serie di opere religiose derivate dalla soppressione di monasteri e conventi tra il XVIII ed il XIX secolo. La Galleria degli Uffizi vi riserverà splendide sorprese: godetevi una rilassante passeggiata varcando la Sala dei Primitivi o attraversate la famosa sala del Quattrocento lasciandovi catapultare nel passato. Fra tutti gli sguardi dei dipinti presenti all’interno della galleria, sarà proprio quello di un frate carmelitano a catturare la vostra attenzione; coglierete, poi, l’infinita bellezza della “Lippina”, capolavoro del noto Filippo Lippi.

Non perdetevi le straordinarie opere di Sandro Botticelli, fra le quali “La nascita di Venere” e “L’allegoria della Primavera”, simboli della pittura italiana. Ma vi consigliamo anche una visita alle sale che ospitano le opere del grande Michelangelo, di Raffaello, Tiziano e Correggio: rimarrete stupiti dalla grandiosità di queste bellezze artistiche. Nel Museo Statale di Firenze, inoltre, sono le famose cappelle medicee, costruite dall’omonima famiglia e oggi bellezza artistica del capoluogo toscano. Questi ambienti sono stati costruiti tra il XVI e XVII secolo in qualità di estensione della basilica brunelleschiana allo scopo di elogiare l’omonima famiglia.

Museo Novecento di Firenze e Palazzo Davanzati

Palazzo Davanzati

Fonte: iStock | Ph. VvoeVale

Palazzo Davanzati

Il Museo del Novecento di Firenze è situato in Piazza S. Maria Novella ed è interamente dedicato all’arte italiana del XX secolo: sono presenti circa 300 opere distribuite in quindici ambienti. Il museo presenta collezioni permanenti, mostre temporanee e progetti speciali che animano particolarmente le attività dell’ente museale stesso; a questi si aggiunge anche la ricca offerta del dipartimento di mediazione culturale, il quale organizza regolarmente incontri educativi, laboratori e visite guidate per grandi e piccini.

Da non perdere è il famoso Palazzo Davanzati, notevole esempio di architettura residenziale fiorentina del Trecento. Nel suo complesso, questo antico palazzo, è la testimonianza del passaggio da casa-torre medievale a residenza rinascimentale: gli ambienti sono molto suggestivi, a cominciare dal cortile interno dotato di un pozzo a muro privato. Le sale di Palazzo Davanzati sono riccamente affrescate, in particolare la Sala dei Pappagalli, molto colorata e suggestiva, così come la Sala dei Pavoni; quest’ultima conserva la Madonna col bambino di Brunelleschi.

Galleria dell’Accademia di Firenze

Per ultima, ma non meno importante, vogliamo ricordare la Galleria dell’Accademia di Firenze. Si tratta di un museo molto apprezzato dai visitatori ed espone il maggior numero di sculture del noto Michelangelo. La visita a questa galleria potrà essere spunto per diverse riflessioni complementari, in grado di soddisfare passioni per la musica, l’arte, la botanica e le varie tecniche pittoriche. Il museo vi accoglierà nella maestosa Sala del Colosso, la quale oggi ospita il modello preparatorio di Giambologna per il ratto delle Sabine, importante esempio di scultura cinquecentesca. Lasciatevi poi conquistare dai meravigliosi dipinti di Lippi, Bronzino e Ghirlandaio: selezionare le opere più importanti è una mossa molto delicata, soprattutto se consideriamo il calibro degli artisti di cui parliamo.

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Sta per salpare la nave da crociera più grande del mondo

Con ben 365 metri di lunghezza, la possibilità di ospitare circa 5.610 passeggeri che si possono accomodare in oltre 2.800 cabine che saranno perfettamente curate da 2.350 membri dell’equipaggio, sta per partire per il suo primo viaggio la nave da crociera più grande del mondo. O meglio, lo farà l’anno prossimo ma quel che è certo è che è appena stata ultimatala la sua costruzione e che ha fatto la sua prima prova in mare.

Icon of the Seas, la nave da crociera più grande del mondo

Quella che è destinata a diventare la nave da crociera più grande del mondo si chiama Icon of the Seas ed è una gigantesca creatura della compagnia Royal Caribbean International.

Le sue dimensioni sono impressionanti: osservandola è come ritrovarsi di fronte due stadi Meazza di Milano attaccati uno all’altro (sì, comprese anche le gradinate). Un vero e proprio colosso che solcherà i mari che, come è risputo, non vivono un momento eccellente in fatto di salute.

Secondo un rapporto di Transport & Environment, un’organizzazione ambientalista indipendente europea, le navi da crociera inquinano più delle auto. Per questo motivo la nuova Icon of the Seas cercherà di essere il più ecologica possibile: funzionerà a gas naturale liquefatto e utilizzerà la tecnologia delle celle a combustibile.

Al contempo verrà anche lubrificata l’aria col lo scopo di ridurre l’attrito dello scafo e sarà disponibile una connessione elettrica a terra, aumentando l’efficienza energetica.

Come è fatta

Parliamo di un mezzo di trasporto mastodontico e dal design accattivante. A bordo gli ospiti potranno destreggiarsi in ben otto quartieri differenti da frequentare di giorno e/o di notte. In più, ci sarà un na Royal Promenade con vista sull’oceano dove ravvivare le proprio papille gustative negli oltre 15 ristoranti, caffè, bar e lounge.

Non mancheranno un Central Park particolarmente lussureggiante e vivace e una straordinaria Suite Neighborhood composta da tre ambienti di lusso.

I passeggeri potranno tenersi in forma grazie a nuove interpretazioni del minigolf, arrampicata su roccia e Absolute Zero, la più grande arena di ghiaccio di Royal Caribbean. L’indiscutibile pezzo forte, invece, sarà il suo parco acquatico, il più grande del mondo in mare in quanto conterà sette piscine e sei scivoli d’acqua da record, e nove vasche idromassaggio.

Infine, per il benessere degli ospiti saranno disponibili numerose tipologie di sistemazioni diverse, nuovi layout realizzati per famiglie di tre, quattro, cinque e più persone, come la Family Infinite Balcony, la Surfside Family Suite e la Ultimate Family Townhouse a tre ponti.

Quando sarà possibile partire con l’Icon of the Seas

La sua costruzione è iniziata a giugno 2022 e una volta assemblata è stata fatta galleggiare per la prima volta in mare a dicembre dello stesso anno. In questi giorni, invece, è stata definitivamente completata in un cantiere navale in Finlandia, tanto che ha potuto fare la sua prima prova in mare.

La consegna è prevista per ottobre di quest’anno e sarà disponibile per i suoi itinerari di 7 notti nei Caraibi orientali e occidentali, con l’immancabile tappa presso l’isola privata Perfect Day at CocoCay alle Bahamas, a partire dal mese di gennaio del 2024.

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Napoli dall’alto: indirizzi da raggiungere per ammirare il panorama più bello del mondo

Napoli è una città magica, viva e bellissima. Le sue strade, il cibo, la storia, l’arte, i quartieri, i palazzi: l’elenco delle tante meraviglie che incantano – quando si visita il capoluogo campano – è lunghissimo, ma c’è un modo per poter ammirare la città in tutta la sua maestosa bellezza. Dall’alto, per godere del panorama più bello del mondo, per avere un colpo d’occhio unico e straordinario di una città che ha lasciato senza fiato letterati, poeti e turisti da tutto il mondo.

I luoghi da cui poter osservare Napoli dall’alto non sono pochi, ci sono infatti diversi indirizzi che permettono di assaporare il panorama unico al mondo di una città che – una volta lasciata – rimane incastonata nella mente tra i ricordi più belli. Del resto lo aveva detto anche Luciano De Crescenzo: “Dovunque sono andato nel mondo ho visto che c’era bisogno di un poco di Napoli”.

La vista dalla chiesa di Sant’Antonio

Una cartolina di una bellezza impareggiabile, Napoli è bella in ogni luogo: da quella sotterranea, fino ai punti panoramici. E osservata dalla chiesa di Sant’Antonio a Posillipo diventa uno scorcio indimenticabile, perché lo sguardo abbraccia il Golfo, il lungomare per arrivare fino al Castel dell’Ovo, l’imponente fortificazione che si trova sull’antico Isolotto di Megaride. Particolarità della zona sono anche le Rampe di Sant’Antonio, note anche come le Tredici discese, che collegano Mergellina a Posillipo. Questa suggestiva visuale è raggiungibile in auto, tramite la funicolare che parte dalla stazione di Mergellina, oppure percorrendo a piedi le celebri Rampe.

Il belvedere San Martino

Una vista altrettanto suggestiva di Napoli dall’alto è quella che si può apprezzare dal belvedere di San Martino, sulla collina del Vomero. Inoltre, la terrazza si trova nei pressi di Castel Sant’Elmo e della Certosa San Martino, entrambi da visitare. Il primo è un castello medievale al cui interno si organizzano mostre, oltre a quella permanente del Museo Napoli Novecento. Anche la seconda ha una storia antica: fondata nel 1325, è stata poi rimaneggiata nel tempo, inoltre è sede del Museo Nazionale San Martino. Da questa suggestiva zona si può ammirare la vista della città, distinguere Spaccanapoli e osservare il meraviglioso centro storico.

Eremo dei Camaldoli, il punto più panoramico

Si trova a oltre 480 metri sul livello del mare l’Eremo dei Camaldoli e la vista che si può godere da qui è spettacolare, perché è senza dubbio uno dei punti più alti da cui ammirare Napoli abbracciandola dal Vesuvio a Posillipo, arrivando anche a scorgere le isole che si trovano nel suo golfo. L’eremo si trova sulla collina dei Camaldoli, e la sua realizzazione risale al 1585: vale la pena una visita e non solo per la spettacolare vista che si può godere da qui.

Parco Virgiliano, una vista che toglie il fiato

A Posillipo si trova il Parco Virgiliano, noto anche con il nome di Parco della rimembranza, dalle sue terrazze si può godere di una vista che toglie il fiato. Si estende per oltre 90mila metri quadrati e si trova a 150 metri di altezza, questo permette ai visitatori di osservare un panorama impareggiabile che racchiude il Golfo, le sue isole, compresa Nisida, e Bagnoli con il suo impianto siderurgico dismesso. Il Parco è raggiungibile sia con i mezzi pubblici sia in automobile.

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Il gusto del mare in un’atmosfera incantevole

Se siete alla ricerca di un’esperienza culinaria unica, che unisca tradizione, autenticità e una vista mozzafiato sul mare, il ristorante Bellavista è il luogo perfetto. Situato nella suggestiva collina di Giulianova, in provincia di Teramo, questo ristorante storico è stato fondato nel 1975 dai coniugi Caralla e oggi è gestito con passione e dedizione dai loro figli Mirella, lo Chef e Roberta e Luigi, i responsabili di sala.

La storia del Bellavista è una storia di tradizione familiare che si tramanda di generazione in generazione. Ogni piatto è preparato con cura e rispetto per la cucina mediterranea e le radici abruzzesi, offrendo ai clienti un’esperienza autentica e genuina. I sapori semplici e le ricette tradizionali si fondono armoniosamente per creare un vero e proprio viaggio culinario nel cuore dell’Abruzzo.

Da assaggiare il celebre piatto pluripremiato!

La specialità del ristorante Bellavista è il celebre Brodetto alla Giuliese, un piatto che ha conquistato i palati di numerosi visitatori e che è stato premiato come il miglior Brodetto dell’Adriatico. Il brodetto, originariamente un piatto “povero” della cucina marinara, nasce infatti dalla generosità degli armatori che donavano ai pescatori i pesci meno pregiati.

Nel tempo, ogni regione e ogni zona ha personalizzato la ricetta base secondo la propria tradizione e rispettando la disponibilità del pescato. Per assaporare la speciale versione della famiglia Carella, basterà recarsi al ristorante Bellavista ogni giovedì.

Il Brodetto alla Giuliese è solo uno dei tanti piatti che il ristorante offre ai suoi ospiti. La vasta selezione di pesce fresco, preparato con maestria e creatività, soddisferà anche i palati più esigenti. Inoltre, il ristorante dispone di una pizzeria, dove lo storico pizzaiolo Biagio, con maestria ed esperienza, seleziona ingredienti di alta qualità per creare una pizza fragrante e facilmente digeribile, seguendo metodi e strumenti tradizionali.

Uno dei piatti di pesce del ristorante Bellavista a Giulianova
Uno dei piatti di pesce del ristorante Bellavista a Giulianova

Vivete un’esperienza sensoriale completa in una location incantevole.

Il ristorante Bellavista si trova in collina e offre una vista panoramica mozzafiato sul mare adriatico, creando un’atmosfera suggestiva e romantica.

La vista panoramica del ristorante Bellavista a Giulianova
La vista panoramica del ristorante Bellavista a Giulianova

E se desiderate godervi appieno l’esperienza magica del Bellavista, potete soggiornare presso il Bellavista Relax, un boutique hotel perfetto per la vostra vacanza da sogno.

Lasciatevi trasportare in un viaggio culinario che unisce tradizione, autenticità e una vista mare che vi lascerà senza fiato. Il ristorante Bellavista vi aspetta per regalarvi momenti indimenticabili.

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Deserto di Chihuahua: da vedere almeno una volta nella vita

Con la sua superficie di circa 362.000 chilometri quadrati e il titolo di “terzo deserto più esteso dell’emisfero occidentale”, il Deserto di Chihuahua è uno di quei posti che vale assolutamente la pena vedere almeno una volta nella vita. Il paesaggio che ci si ritrova davanti per molti non ha niente di famigliare, tanto che potrebbe venire facile pensare che possa addirittura far parte di un altro pianeta.

Dove si trova il Deserto di Chihuahua

Il Deserto di Chihuahua è piuttosto distante dal nostro Paese: occupa parte del Messico e degli Stati Uniti. Per la precisione, conquista grandi zone del Texas occidentale, parti di Nuovo Messico meridionale, dell’Arizona sud-orientale, nonché la zona centrale e settentrionale dell’altopiano messicano.

Ad ovest è incorniciato dalla vasta catena della Sierra Madre Occidentale, mentre ad est a svettare è il settore settentrionale della Sierra Madre Orientale.

Oltre a essere un deserto, è anche un’ecoregione definita dal WWF, vale a dire una “unità relativamente grande di terra o acqua contenente un assemblaggio distinto di specie e comunità naturali, con confini che approssimano l’estensione originale delle comunità naturali prima di importanti cambiamenti nell’uso della terra”.

Cosa aspettarsi dalla visita

Viste le sue pressoché infinite dimensioni, è chiaro che in un posto come questo è facile scovare più ambienti e completamente diversi tra loro. Come vi abbiamo accennato in precedenza, qui svettano enormi catene montuose che incantano con i loro profili. Ne sono degli esempi la Sierra Madre, la Sierra del Carmen, la Sierra de los Órganos e molto altro ancora.

Delle imponenti cime che riescono a dare vita a vere e proprie “isole” dove il clima è più fresco e più umido, tanto che vi si sviluppano aree boschive di conifere e di latifoglie, così come folte foreste lungo il corso dei fiumi.

Da queste parti è facile notare “mazzi” di creosote (Larrea tridentata), la specie vegetale predominante nelle aree caratterizzate da suolo ghiaioso, e occasionalmente sabbioso, delle vallate.

A farsi apprezzare sono anche l’Acacia neovernicosa e la Flourensia cernua che invece sono le regine del settore settentrionale dell’ecoregione, mentre lo Psorothamnus scoparius è la specie più facile da incontrare sui suoli sabbiosi occidentali. Non mancano specie appartenenti ai generi Yucca e Opuntia, in particolare sui margini delle colline pedemontane e nella parte centrale, così come i tipici cactus Echinocereus polyacanthus e Ferocactus pilosus in prossimità del confine tra Stati Uniti e Messico.

Un pullulare di vegetazione di tutti i tipi che non si limita di certo a quello di cui vi abbiamo parlato. Tra le piante più curiose, per esempio, c’è il peyote (Lophorra Williamsii), un cactus assai famoso per i suoi effetti allucinogeni, ma che non può assolutamente essere consumato nella stragrande maggioranza degli Stati.

In fatto di fauna, il Deserto di Chihuahua permette di scovare specie che si spostano su grandi distanze, come l’antilocapra (Antilocapra americana), il cervo mulo (Odocoileus hemionus), la volpe grigia (Urocyon cinereoargenteus), il giaguaro (Panthera onca) e molto altro ancora.

Mentre a volare nei cieli ci sono uccelli come il corridore della strada (Geococcyx californianus), il mimo beccocurvo (Toxostoma curvirostre), la quaglia squamata (Callipepla squamata), l’oriolo di Scott (Icterus parisorum) e tanto altro.

Non mancano lucertole endemiche, spaventosi serpenti e una grande varietà di insetti.

Informazioni utili

È possibile visitare una parte del Deserto di Chihuahua partecipando a dei tour organizzati. Il consiglio però è di portare un grande rispetto per il territorio che si sta attraversando: secondo il WWF, quello di Chihuahua è il deserto che presenta la maggiore biodiversità sia per ricchezza di specie che per endemismi.

Sfortunatamente la regione non è più quella di una volta a causa, soprattutto, del sovrapascolo e delle interferenze umane. Vi basti sapere che molte erbe e altre specie native sono state sostituite con specie di alto fusto, come il creosote e il mesquite. Per non parlare del lupo messicano, un tempo numeroso, che al giorno d’oggi è purtroppo scomparso del tutto da questo angolo di mondo.

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Barbie non c’è, ma puoi pernottare nella sua villa: ad accoglierti c’è Ken

Lo sappiamo tutti: in questo momento Barbie è estremamente impegnata. La bambola più amata al mondo sta vivendo un momento frenetico e vola da un punto all’altro del mondo per promuovere il suo film. E Ken? Se ve lo immaginate povero, triste e sconsolato ad aspettare la sua biondissima amata, vi sbagliate di grosso: lui, infatti, ha ufficialmente ricevuto le chiavi della più iconica Villa di Barbie, quella di Malibù, e ha deciso di diventare un host su Airbnb.

Sorpresi? Non dovreste esserlo: la DreamHouse di Malibù, in realtà, è già stata più di una volta aperta ai turisti e agli appassionati della life in plastic di Barbie. La differenza è che stavolta il suo aspetto non sarà quello di sempre, perché non solo Ken è diventato l’host della proprietà, ma ha anche deciso di personalizzarla e di trasformarla (un po’) a sua immagine e somiglianza e di ribattezzarla… Kendom.

La Dreamhouse dal punto di vista di Ken

Chi conosce già la DreamHouse di Malibu sa che esistono diverse aree – d’altronde la Villa di Barbie è davvero grandissima – e, com’è logico che sia visto il grande amore tra Barbie e Ken, esiste anche una specifica area tutta dedicata a lui. Tuttavia, finora, i soggiorni si svolgevano solo nelle stanze di Barbie. Adesso, però, è il momento di Ken: «Benvenuti nella mia Kendom – si legge nell’annuncio su Airbnb – Barbie è via e mi ha consegnato le chiavi della sua casa da sogno a Malibu. Così, quest’estate la mia stanza potrebbe essere tua!»

Casa di Barbie e Ken

Fonte: Airbnb/Mattel-Wbi23

La camera da letto di Ken, dove pernotteranno gli ospiti

La camera dove si dormirà, dunque, sarà proprio quella di Ken. E il suo tocco personale è evidente: nonostante il rosa dominante, è impossibile non notare l’ispirazione da cowboy, con tappeti e decorazioni a tema e, chiaramente, con richiami agli animali preferiti del compagno di Barbie: i cavalli. «Finora – si legge ancora su Airbnb – sono stato Just Ken [solo Ken ndr]. Adesso però voglio portarvi con me, nel mio mondo. Tutti abbiamo dei sogni e Barbie è abbastanza fortunata da averne una casa piena, ma ora tocca a me e non vedo l’ora di accogliere gli ospiti all’interno dei miei spazi».

La Kenergy nella Villa di Barbie

Le pennellate da cowboy, però, non sono l’unico tocco personale di Ken. «Ho voluto condividere con voi la mia Kenergy», scrive infatti l’host, e l’ha fatto in grande: diverse zone sono state rivisitate per permettere agli ospiti di fare una vera e propria esperienza immersiva. Per cominciare, sarà possibile usufruire del guardaroba di Ken, provando i suoi outfit più iconici.

Casa di Barbie e Ken

Fonte: Airbnb/Mattel-Wbi23

La dancefloor di Ken

Poi, sarà possibile andare in giro con i rollerblade perché, come scrive Ken su Airbnb, lui non va «letteralmente da nessuna parte senza di loro». E attenzione, perché i rollerblade (modello impala, color giallo e rosa) sono un omaggio che chi pernotterà potrà anche portare a casa. Infine, sarà possibile usare la dancefloor per imparare dei balletti creati da Ken o seguire le indicazioni di questo speciale host per “trovare il proprio cowboy interiore“.

Come si prenota?

Siamo sicuri che a questo punto vi stiate chiedendo come prenotare questa villa così fortemente iconica, per altro in una situazione più unica che rara: quando Barbie tornerà, infatti, il “povero” Ken dovrà non solo riconsegnarle le chiavi, ma anche restituirle il dominio incontrastato. In realtà, aggiudicarsi un posto in questa villa non sarà facilissimo, ma se state pianificando un viaggio in California potete provare ad aggiudicarvi questa esperienza esclusiva cliccando sull’apposita pagina di Airbnb a partire dal 17 luglio.

Casa di Barbie e Ken

Fonte: Airbnb/Mattel-Wbi23

L’angolo bar dove Ken ha apposto il suo logo

Da questa data, infatti, si apriranno le prenotazioni per due soggiorni di una notte per un massimo di due ospiti il 21 luglio e il 22 luglio 2023, proprio in occasione dell’uscita del film di Barbie. Parte del ricavato di questi soggiorni, che comprendono anche i pasti e un servizio di concierge dedicato e no-stop per tutta la durata della vacanza, sarà devoluto a Save the Children e ai suoi progetti per assicurare a bambini e famiglie di tutto il mondo un’adeguata istruzione e occasioni di successo.

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Anche Israele ha il suo Pantheon. A crearlo è stata Madre Natura

Sappiamo benissimo che gli esseri umani hanno creato, nel corso della loro storia, moltissime suggestive strutture d’incredibile bellezza. Ancora oggi rimaniamo incantati dalle misteriose piramidi, dalla magnificenza del Taj Mahal e dall’imponenza della Muraglia Cinese. Ma se vi dicessimo che i monumenti più belli sono, invece, quelli a opera di Madre Natura? Se non ci credete, pensate al Parco Nazionale di Beit Guvrin-Maresha, dove è possibile rimanere a bocca aperta di fronte a un Pantheon totalmente naturale.

Non è un caso che questo sito, che si trova in Israele,  sia stato riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità: comprende, infatti, una fitta di rete di grotte, per lo più a forma di campana, che sembrano anche essere tutte collegate tra loro per mezzo di svariati cunicoli sotterranei.

La storia di Beit Guvrin

Per capire meglio la storia di questo luogo incantevole, bisogna fare un piccolo passo indietro. Beit Guvrin, come abbiamo detto, si trova in Israele, precisamente a 13 chilometri da Kiryat Gat. Il parco nazionale è di immensa importanza perché comprende anche i resti di due città antiche, ossia Maresha e Bayt Jibrin, la prima risalente al X secolo a.C. e la seconda all’epoca romana. Le due città non sono strettamente legate alle grotte, ma la loro presenza ha portato sul luogo diversi archeologi che le hanno scoperte.

Le grotte di Bet Guvrin

Si è così potuto scoprire che le grotte, che si trovano precisamente nella parte est del parco, si sono formate per una naturale erosione sin dagli inizi della preistoria. Proprio alla preistoria, per altro, risalgono le prime tracce di abitazioni e insediamenti. Con la nascita delle città, le grotte sono state usate come siti funerari. Ciò è evidente da alcuni dipinti presenti all’ingresso di una delle grotte più grandi, proprio quella che è stata paragonata al nostro Pantheon Romano: Cerbero, che custodisce l’ingresso agli inferi, e una fenice, che simboleggia la rinascita.

Il Pantheon naturale e le altre grotte

In generale, l’enorme grotta paragonata al Pantheon e molte altre grotte che si trovano all’interno del parco sono opera di Madre Natura. Alcune, però, sono state a lungo utilizzate come vere e proprie abitazioni rupestri e al loro interno è possibile notare l’impronta umana, con scavi più o meno abbozzati che servivano a rendere più comodi gli ambienti. Molto più interessanti e chiaramente antropici sono invece i cunicoli, che sono stati realizzati per collegare le grotte e non solo.

Le grotte di Bet Guvrin

Sono state realizzate delle scale (molto primitive, ovviamente) che scendono in profondità, che conducono a delle specie di magazzini e dei pozzi dove, probabilmente, venivano conservati cibi e dove si estraeva l’acqua. Nei secoli a venire, altre grotte sono state modificate dagli esseri umani. Come mai? Perché molti blocchi di pietra venivano estratti per lavori di costruzione. Le grotte sono infatti costituite da pietre calcaree, per altro morbide e di colore beige, che erano perfette per edificare.

Visitare Beit Guvrin

Oggi, tutte le grotte sono facilmente accessibili e anche le città antiche sono facilmente visitabili. Ammirare sia le caverne che i resti degli insediamenti umani è davvero un’esperienza unica e caldamente raccomandata. Com’è intuibile dal nostro racconto, in particolare le grotte hanno un fascino incantevole: sono pacifiche, silenziose e, in qualche modo, anche fortemente spirituali.

Bet Guvrin, interno delle grotte

Per accedervi basta seguire tutte le indicazioni presenti all’ingresso del Parco Nazionale e, nei mesi estivi, è anche possibile usufruire di alcune navette che accorciano i tempi di percorrenza del parco. Non serve nemmeno prenotare: basta semplicemente andare sul posto per accedere alla vasta aerea, che non è mai particolarmente affollata.

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È italiano il miglior aeroporto d’Europa per il 2023

Mentre si avvicina l’esodo estivo e tantissimi italiani si preparano a partire per le vacanze, arriva la classifica dei migliori aeroporti d’Europa per il 2023. A stilarla è l’associazione Airports Council International (ACI), che ha tra i suoi membri ben 575 scali in tutto il mondo. E al primo posto, nella categoria tra i 5 e i 10 milioni di passeggeri, troviamo un’eccellenza tutta italiana, già pluripremiata per i suoi servizi di qualità.

L’aeroporto di Linate è il migliore d’Europa

Per l’ACI non c’è alcun dubbio: nel 2023, il miglior aeroporto europeo è quello di Linate. Lo scalo milanese, che in sinergia con quello di Malpensa garantisce un servizio davvero completo con migliaia di destinazioni raggiunte in tutto il mondo, è un’eccellenza del nostro Paese. E questa non è che l’ennesima conferma, un vanto non solo per la Lombardia, bensì per tutto il sistema aeroportuale italiano, che negli ultimi anni spicca sul panorama europeo (basti pensare all’aeroporto di Fiumicino, premiato ai Best Airport Awards e poi selezionato tra gli scali a 5 stelle da Skytrax).

La nuova classifica di Airports Council International arriva dunque in un periodo di grandi successi per gli aeroporti italiani. Linate si aggiudica il premio come miglior scalo d’Europa, tra quelli che muovono annualmente tra i 5 e i 10 milioni di passeggeri. La giuria internazionale dell’ACI ha riconosciuto all’aeroporto intitolato ad Enrico Forlanini il raggiungimento di numerosi obiettivi, sia nell’offrire servizi di qualità ai passeggeri che sul tema della sicurezza, senza dimenticare l’impegno nel ridurre l’impatto ambientale generato dai voli e dallo scalo stesso.

I motivi dietro il successo di Linate

Una delle principali ragioni del trionfo di Linate è la realizzazione della nuova linea della metropolitana milanese, la M4: verrà inaugurata il prossimo 4 luglio e permetterà di collegare l’aeroporto con il centro città in appena 14 minuti. Al momento, saranno attive solamente le fermate di Linate Aeroporto, Repetti, Forlanini, Argonne, Susa, Dateo, Tricolore e San Babila, ma è già in programma l’ampliamento della rete che andrà a costituire la linea blu. Entro il 2024, verranno aperte anche le stazioni di forza Policlinico, Santa Sofia, Vetra, De Amicis, Sant’Ambrogio, Coni Zugna, California, Bolivar, Tolstoj, Frattini, Gelsomini, Segneri e San Cristoforo.

Ma il premio, per Linate, arriva anche per il suo impegno contro le emissioni di CO2: lo scalo ha conseguito il livello 4+ dell’Airport Carbon Accreditation, obiettivo raggiunto attraverso strategie come l’adozione di carburanti alternativi (SAF e idrogeno) e l’investimento sulla urban air mobility. Inoltre è in corsa per il conseguimento del Net Zero Emission nel 2030, un traguardo al quale ha intenzione di giungere con ben vent’anni di anticipo rispetto alla scadenza prefissata dal sistema aeroportuale europeo.

Infine, in tema di sicurezza, Linate ha messo in campo le migliori tecnologie, per offrire ai passeggeri un servizio d’eccellenza. Come ad esempio il sistema FaceBoarding, che sfrutta l’impronta biometrica del volto per accelerare il transito dal check-in sino al momento dell’imbarco, evitando ai passeggeri di dover avere sempre in mano i propri documenti. Mentre l’adozione delle macchine EDS-CB per il controllo bagagli ha permesso allo scalo di essere uno tra i primi al mondo ad eliminare il limite dei 100 ml per i liquidi nel bagaglio a mano – nonché la necessità di rimuovere gli apparecchi elettronici prima della scannerizzazione.