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Houtman Abrolhos Islands: le isole paradisiache in Australia

Le Houtman Abrolhos Islands sono una catena di 122 isole e barriere coralline, che impreziosiscono l’Oceano Indiano come tante perle che si estendono da nord a sud per miglia e miglia. Costituiscono un’area marina unica dell’Australia Occidentale, meta prediletta degli amanti della pesca, del birdwatching, dello snorkeling e delle immersioni, ma anche di chi desidera vivere un’esperienza irripetibile tra acque trasparenti e natura incontaminata. Oggi vi portiamo alla scoperta di un luogo straordinario, che vale la pena esplorare almeno una volta nella vita.

Un sogno senza fine chiamato Houtman Abrolhos

Le Houtman Abrolhos Islands, più comunemente chiamate Isole Abrolhos, e le barriere coralline che le circondano, si trovano a circa 60 chilometri a ovest di Geraldton, una delle città in cui si è potuta ammirare la grande eclissi, sulla costa dell’Australia Occidentale. Queste meraviglie hanno una ricca storia da scoprire, con una fiorente industria della pesca delle perle, decenni di pesca del gambero e, purtroppo, anche numerosi naufragi, il più importante dei quali è quello della Batavia, naufragata sul Morning Reef il 4 giugno 1629 a seguito di un ammutinamento a bordo. I sopravvissuti al naufragio sbarcarono sulle isole vicine e un piccolo gruppo costruì il Wiebbe Hayes Fort sull’isola di West Wallabi, i cui resti sono visibili ancora oggi. Le isole si presentano raggruppate in tre gruppi principali:

  • Wallabi Group,  il gruppo più settentrionale dell’Houtman Abrolhos, raggruppa una serie di isole in un’area di circa 17 chilometri per 10, tra le quali è inclusa anche North Island. Il gruppo Wallabi è tristemente noto per il suddetto naufragio della Batavia.
  • Easter Group, il gruppo centrale della catena di isole, scoperto e nominato nell’aprile 1840 dall’equipaggio di HMS Beagle. Il diario dell’esploratore John Lort Stokes ne riporta la scoperta l’11 aprile e la decisione di chiamare le isole Easter (Pasqua, in italiano) per la concomitanza della festa cristiana.
  • Pelsaert Group, il gruppo più meridionale dell’Houtman Abrolhos, che costituisce anche la barriera corallina più meridionale dell’Oceano Indiano. È situato a sud-est dell’Easter Group, da cui è separato dal canale di Zeewijk, ed è anch’esso noto per incidenti e naufragi avvenuti molti secoli fa.

L’ arcipelago ha davvero pochi rivali in Australia riguardo a biodiversità. L’Houtman Abrolhos Islands National Park è il parco di più recente istituzione nel Paese, la cui creazione coincide con il 400esimo anniversario dell’avvistamento della catena di isole da parte del navigatore olandese Frederick de Houtman. Queste sono state riconosciute, inoltre, come Ocean Hope Spot, aree oceaniche ecologicamente uniche designate per la protezione nell’ambito di una campagna di conservazione globale supervisionata dalla organizzazione Mission Blue.

Le isole offrono un’ampia gamma di attività che incontrano gli interessi più disparati, dalla pesca al nuoto in acque straordinarie, dallo snorkeling e immersioni al birdwatching, all’avvistamento di animali marini e selvatici, dall’esplorazione delle isole a semplici passeggiate relax nei dintorni incontaminati o tra i negozi di perle.

Come esplorare le Houtman Abrolhos

Se avete voglia di adrenalina pura, scoprite la magia delle Isole Abrolhos dall’alto, con voli panoramici effettuati dagli operatori locali, che offrono anche opzioni con tour a terra. Un altro modo esclusivo per visitare la catena di 122 isole e barriere coralline dell’Australia Occidentale è una crociera di 5 giorni, che offre l’opportunità di esplorare più a lungo la bellezza, la storia e la natura dell’arcipelago.

Le isole sono, inoltre, chiamate le Galapagos dell’Oceano Indiano. Questo perché, oltre a una ricca vita nei fondali che le circondano, sono il sito di riproduzione di oltre 2 milioni di uccelli marini di 35 specie. Sono anche l’habitat più settentrionale del leone marino australiano, a rischio di estinzione, inoltre la calda corrente di Leeuwin crea un ambiente per la vita marina temperata e tropicale, tra cui gamberi, pesci, coralli, delfini e razze. Tra luglio e settembre, nelle acque che lambiscono le Isole Abrolhos, si possono anche avvistare le megattere in migrazione.

Sulla terraferma, le isole ospitano oltre 140 specie di flora autoctona e fauna rara, tra cui il wallaby Tammar, il primo “canguro” visto dagli europei quando i sopravvissuti al naufragio del Batavia si arenarono vicino alle isole Wallabi nel 1629.

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È stata scoperta una maestosa e incontaminata barriera corallina

La terraferma nasconde tantissimi tesori che devono ancora essere scoperti, ma a celarli altrettanti – e spesso più difficili da trovare – sono i fondali marini. Non a caso la nuova scoperta di cui vi stiamo per parlare è avvenuta nelle acque profonde di una riserva marina spettacolare, e si tratta di una maestosa e incontaminata barriera corallina.

La barriera corallina rinvenuta alle Galapagos

Al largo della Riserva Marina delle Galapagos è stata individuata una barriera corallina di cui, fino a questo memento, non si sapeva assolutamente nulla. Tale meraviglia della natura è infatti situata in cima a una montagna sottomarina che non era ancora mai stata esplorata.

Ciò che è emerso è una barriera corallina che vanta oltre il 50% della struttura costituita da corallo vivo, un dato eccezionale per le profondità in cui è stata rinvenuta.

La spedizione scientifica GalapagosDeep2023 si è infatti imbattuta nella prima barriera corallina al mondo totalmente incontaminata, con una lunghezza di più o meno 2 km e a circa 400 metri sulla cima di una montagna sottomarina.

Gli artefici della scoperta

A fare questa scoperta a dir poco straordinaria sono stati gli esperti di GalapagosDeep2023, ovvero un team di scienziati della Woods Hole Oceanographic Institution, dell’Università di Bristol, della Boise State University e dell’Università dell’Essex. Un lavoro certosino e che è avvenuto in collaborazione con la Direzione del Parco Nazionale delle Galapagos, la Fondazione Charles Darwin e l’Istituto Oceanografico e Antartico della Marina Militare Ecuadoriana.

Fino a non molto tempo fa si pensava che Wellington Reef, spettacolo della natura situato al largo della costa di Darwin, fosse l’unica barriera corallina sopravvissuta El Niño del 1982-1983, un fenomeno climatico periodico che ha provocato un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale e che, a sua volta, ha causato siccità, inondazioni e un numero indefinito di uragani: ha avuto un impatto economico globale  di oltre 8 miliardi di dollari

Ma grazie a questa nuova scoperta è possibile affermare che le comunità coralline in acque protette sopravvivono da secoli, e nonostante tutto, nelle profondità della Riserva Marina delle Galapagos.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Come vi abbiamo accennato questo rinvenimento è assolutamente importantissimo tanto che José Dávalos, ministro dell’Ambiente, dell’Acqua e della Transizione Ecologica dell’Ecuador, ha scritto su Twitter: “Ancora una volta le Galapagos ci sorprendono! Una spedizione scientifica scopre la prima barriera corallina totalmente incontaminata, lunga circa 2 km, a circa 400 metri sulla cima di una montagna sottomarina, con abbondante vita marina”. Ha poi continuato sottolineando: “Questi spazi sono importanti perché rappresentano aree di rifugio e di alimentazione per le specie di acque profonde, sostenendo la vita di queste popolazioni diverse e potenzialmente uniche”.

Stuart Banks, ricercatore della Charles Darwin Foundation e anche uno dei partecipanti alla spedizione, ci ha invece tenuto a specificare che: “L’aspetto affascinante di queste barriere coralline è che sono antiche, indisturbate da secoli o migliaia di anni e sostanzialmente incontaminate, a differenza di quelle che si trovano in molte altre parti degli oceani del mondo. Nelle spedizioni moderne è stato esplorato meno del 5% delle acque aperte della Riserva Marina, quindi è possibile che ci siano altre barriere coralline come questa”.

E noi speriamo di scoprirlo presto.

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Puoi dormire sott’acqua immerso nella Grande barriera corallina

Ci sono viaggi che tutti meritiamo di fare almeno una volta nella vita. Sono grandi e straordinari, sensoriali ed emozionali, e tutti sono destinati a regalarci esperienze che lasciano senza fiato.

Alcuni ci conducono al cospetto delle grandi città, quelle che pullulano di creazioni architettoniche e di capolavori storico-artistici che da sempre attirano i viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Altri, invece, ci conducono direttamente al cospetto delle meraviglie firmate da Madre Natura e che ci ricordano quanto è bello il pianeta che abitiamo.

A fare la differenza quando viaggiamo, però, sono le esperienze che viviamo, quelle straordinarie, incredibili e irripetibili. Quelle che a volte passano anche per gli alloggi. E se è un’avventura mozzafiato che volete vivere, allora, non vi resta che prenotare questa camera immersa nell’acqua con vista sulla Grande barriera corallina.

Dormire nella Grande barriera corallina: un sogno che si avvera

Lo abbiamo già detto: gli alloggi sono diventati parte integrante delle nostre avventure di viaggio. Sempre più strutture ricettive, infatti, hanno scelto di offrire esperienze incredibili ai turisti provenienti da ogni parte del mondo.

Oggi abbiamo a disposizione una grande rosa di camere e strutture in ogni angolo del pianeta. Ci sono le case sugli alberi, le ville immerse nella foresta, gli hotel a tema cartoons e poi, ancora, alberghi con viste mozzafiato. E poi c’è lei, la camera che non solo affaccia sulla Grande barriera corallina, ma ci è immersa dentro.

Situata nell’Australia nord-orientale, al largo della costa del Queensland, la Grande barriera corallina è considerata il più grande organismo vivente del nostro Pianeta. Visibile anche dallo spazio, questo gigantesco universo marino, si estende per oltre 2000 chilometri di lunghezza e comprende migliaia di barriere coralline che si snodano tra isole e isolotti. Qui vivono centinaia di specie di flora e fauna marina tra cui pesci coloratissimi, tartarughe, delfini e squali, stelle marini e coralli.

Considerata una meraviglia del mondo, e inclusa nella lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 1981, la Grande barriera corallina rappresenta per molte persone la destinazione del viaggio della vita.

Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime, così come sono molti gli incontri ravvicinati che possiamo avere con le creature più belle del pianeta. Ma oltre a nuotare, fare snorkeling e immersioni, è possibile vivere la Grande barriera corallina in un modo unico, inedito e straordinario: dormirci dentro.

Reefworld

Fonte: Ufficio Stampa Journey Beyond

Reefworld

Una suite subacquea con vista privilegiata

Per vivere questa esperienza magica dobbiamo recarci tra le isole Whitsundays, 74 lembi di terra immersi e circondati dalle acque del mar dei Coralli. Si tratta di isole quasi completamente disabitante e popolate da fitte foreste tropicali e lingue di sabbia bianca, raggiungibili grazie a crociere giornaliere che permettono ai viaggiatori di immergersi proprio nella natura straordinaria della Grande Barriera Corallina.

Queste portano anche al Reefworld, una struttura galleggiante che permette ogni giorno alle persone di esplorare le meraviglie del mar dei Coralli, grazie a immersioni, escursioni tra le isole e tour sotto marini. Non c’è bisogno, però, di tornare sulla terra ferma perché a bordo delle imbarcazioni ci sono due suite sottomarine con vista sulla Grande Barriera Corallina.

La struttura galleggiante del Reefworld è ormeggiata nei pressi di Hardy Reef ed è dotata di una parte completamente immersa nell’acqua che permette alle persone di osservare da vicino ciò che succede nella Grande Barriera Corallina.

Per rendere quella che è un’esperienza grandiosa ancora più straordinaria, il Reefworld ha creato due suite subacquee situate a quattro metri di profondità e che possono ospitare due persone alla volta. Dotati di ogni comfort, gli alloggi sono caratterizzati da grande vetrate situate in ogni ambiente che permettono di ammirare la vita marina, e quella di tutte le creature che la popolano, a ogni ora del giorno e della notte.

Chi, invece, non è immune dal fascino del cielo stellato, può prenotare un posto nel camping allestito sopra il pontile che consente agli ospiti di dormire sotto le stelle mentre si è cullati dalla dolce melodia delle onde del mare.

Dormire sotto le stelle nel Reefworld

Fonte: Ufficio Stampa Journey Beyond

Dormire sotto le stelle nel Reefworld
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Anche l’Italia ha la sua barriera corallina

Sul litorale romano, al largo di Capocotta, tra Ostia e Torvaianica, si è formata una barriera corallina con una prateria di gorgonie che non ha nulla da invidiare alle mete esotiche tanto apprezzate dagli appassionati delle immersioni subacquee. Uno scrigno di biodiversità inaspettato a poche miglia dalla costa capitolina, che si è avvalso degli appellativi di “Galapagos del Mediterraneo” e di “isola che non c’è”. Scopriamo questo mondo sommerso unico in Italia.

Secche di Tor Paterno, “l’isola che non c’è”

Ebbene, questo paradiso tutto italiano sono le Secche di Tor Paterno, unica Area Marina Protetta italiana a essere completamente sommersa e a non includere nessun tratto di costa. Una vera e propria isola sul fondo del mar Tirreno, la cui sommità giunge a 18 metri sotto il livello del mare, mentre la profondità massima tocca i 75 metri circa.

La riserva si estende per quasi 1.400 ettari e ad ogni immersione permette di imbattersi in una flora e fauna marina variegata e strepitosa. La sommità del banco roccioso è popolata dalla Posidonia oceanica, qui presente fino a circa 25 metri di profondità. Andando ancora più a fondo, si trovano interessanti colonie di celenterati, stretti parenti del corallo, come la splendida Gorgonia rossa e gli Alcionari, difficili da avvistare altrove. Uno studio di pochi anni fa attesta anche la presenza di Gerardia savaglia, un raro celenterato noto come “Corallo nero”.

Oltre che per l’incredibile valore naturalistico, le Secche di Tor Paterno si distinguono anche per la grande abbondanza di pesce, tanto da risultare la seconda Area Marina Protetta in Italia per biomassa ittica. Molte le specie pregiate, tra cui saraghi, palamite, ricciole, naselli, polpi e aragoste, cui attinge la piccola comunità di pescatori locali che qui può praticare la piccola pesca artigianale con tecniche sostenibili, come le reti da posta. In superficie, soprattutto in alcuni periodi, non è difficile avvistare i delfini, altra attrazione di queste acque ricche di sorprese.

Le barriera corallina del Mediterraneo

Istituita nel 2000 per difendere e valorizzare la biodiversità di questo tratto di mare, l’Area Marina Protetta delle Secche di Tor Paterno è gestita dall’ente regionale RomaNatura, insieme ad altre associazioni di Ostia. Nel tempo si è trasformata in un’oasi ricchissima di biodiversità, anche grazie a diversi progetti di salvaguardia e tutela del mare, tra cui quello avviato di recente con “Marevivo Lazio” per sostenere, incoraggiare e divulgare la cultura del mare e rafforzare le attività di prevenzione per la tutela del patrimonio marino.

Sede del parco è la Casa del Mare, edificio fatto costruire nella seconda metà degli anni ’30 dal Regio Genio Civile come alloggio per il personale addetto alla manutenzione del Canale dei Pescatori, che lo fiancheggia. Abbandonato per molti anni, è stato sottoposto ad un attento restauro che ha risaltato l’architettura originaria, di matrice futurista e ispirata alla forma delle navi. Sulla riva opposta del canale, si affaccia il suggestivo Borghetto dei Pescatori nato nel 1933 nella zona in cui, alla fine del XIX secolo, si insediò un nucleo di pescatori d’origine campana.

Tante le iniziative per conoscere quest’oasi sottomarina e la sua spettacolare barriera corallina, tra cui escursioni in barca e immersioni, che offrono l’opportunità di scoprire meraviglie nascoste.

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Tahiti: la barriera corallina a forma di roseto che nessuno ha mai visto

Le meraviglie della natura ci spingono a organizzare nuovi viaggi, alcuni dei quali ci conducono dall’altra parte del globo. Eppure sappiamo bene che quelle lunghe ore di volo saranno ripagate dagli spettacoli più belli mi visti.

E questo è il caso delle barriere coralline, microcosmi di biodiversità e bellezza che caratterizzano i mari e gli oceani tropicali. Formazioni rocciose sottomarine che mutano l’aspetto dei fondali e che incantano la vista e meravigliano i sensi. I coralli brillano sotto le acque cristalline mentre pesci di ogni forma e colore e tartarughe marine nuotano tra una vegetazione incredibile. Un’ecosistema straordinario quanto fragile che tutti noi abbiamo il dovere di preservare.

E se alcune di queste le abbiamo potute ammirare, fotografare e osservare da vicino proprio durante i nostri viaggi, ce n’è una, invece, che nessuno ha mai visto. Una barriera corallina tentacolare a forma di roseto scoperta a largo di Tahiti.

Barriera Corallina scoperta al largo di Tahiti

Barriera Corallina scoperta al largo di Tahiti

La barriera corallina a forma di roseto

La forma è proprio quella e le immagini non ingannano. La barriera corallina scoperta nel cuore della Polinesia francese sembra un gigantesco roseto. Ma non è solo la bellezza indiscussa che la caratterizza a fare notizia, quanto il fatto che si tratti di un ecosistema incontaminato e straordinario.

A diffondere la notizia della scoperta, nel gennaio del 2022, è stata proprio l’UNESCO, impegnata nella salvaguardia dei nostri oceani. È successo che durante un’operazione di mappatura dell’oceano è stata localizzata questa barriera incontaminata con coralli a forma di rose che si perdono a vista d’occhio.

Le fotografie diffuse sono spettacolari e mostrano una lunga scogliera orizzontale con coralli suggestivi che restituiscono una visione spettacolare. La barriera corallina presenta coralli a forma di rosa che, nella loro totalità, occupano più di tre chilometri di fondale in lunghezza e circa 60 in larghezza.

Barriera Corallina scoperta al largo di Tahiti

Barriera Corallina scoperta al largo di Tahiti

La scoperta a Tahiti

Come abbiamo anticipato, la sensazionalità della scoperta non riguarda solo la caratteristica forma dei coralli, ma anche le sue condizioni. La barriera corallina, infatti, è risultata intatta e incontaminata e probabilmente non è stata mai raggiunta da nessuno fino a questo momento.

I coralli sono sani e non hanno subito alcun deterioramento né dalle attività umane né dagli effetti dei cambiamenti climatici che, invece, hanno danneggiato i delicati ecosistemi nel resto del mondo.

Perché questa barriera sia immune da questi fattori è presto detto. Questa formazione è stata ritrovata al largo della costa di Tahiti a una profondità di oltre 30 metri dalla superficie, una posizione piuttosto insolita dato che la maggior parte delle barriere coralline si trovano molto più vicino alla superficie delle acque, o comunque non oltre i 20 metri.

Entusiasti della scoperta, gli esperti sono portati a credere che possano esserci altre barriere coralline del mondo conservate e preservate negli abissi dell’oceano.

Dopo la scoperta, un team di esperti ha continuato a monitorare e studiare la barriera corallina, assistendo anche alla deposizione delle uova dei coralli volta a rigenerare i coralli stessi.

Probabilmente non riusciremo a vedere, né a raggiungere, questa meraviglia della natura. Ma la sua sola esistenza gli fa guadagnare un posto di diritto tra le più belle barriere coralline del mondo.

Barriera Corallina scoperta al largo di Tahiti

Barriera Corallina scoperta al largo di Tahiti

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Tahiti, scoperta una nuova barriera corallina incontaminata

Le profondità oceaniche hanno ancora tante sorprese da regalarci: nelle ultime settimane, la Polinesia si è arricchita di una nuova barriera corallina ancora incontaminata. La scoperta è avvenuta al largo delle coste di Tahiti, dove migliaia di coralli rosa giganti hanno trovato il loro habitat ideale, protetti (almeno per il momento) dall’inquinamento dei mari e dagli effetti negativi del riscaldamento globale. Un vero e proprio mondo sottomarino dal fascino incredibile

Tahiti, la nuova barriera corallina

Un team di subacquei internazionali ha scoperto nientemeno che una nuova barriera corallina, lunga ben 3 km e situata a profondità inaspettate. Se la maggior parte dei coralli cresce infatti ad un massimo di 25 metri dalla superficie, questi hanno trovato il loro habitat in quella denominata “zona crepuscolare”, che va dai 30 ai 120 metri sotto il livello dell’acqua. Qui, nonostante le temperature scendano ripidamente, vi arriva ancora abbastanza luce affinché queste forme di vita spettacolari possano crescere.

In effetti, la nuova barriera corallina polinesiana è davvero rigogliosa: vi spiccano esemplari di corallo rosa gigante che hanno dimensioni superiori ai 2 metri di diametro. “È stato magico assistere a questi coralli meravigliosi che si estendono a perdita d’occhio. È come un’opera d’arte” – ha affermato il fotografo francese Alexis Rosenfeld, che ha partecipato all’esplorazione sottomarina durante la quale è stata effettuata la scoperta. Secondo gli esperti, questo ecosistema avrebbe impiegato oltre 25 anni per crescere.

La barriera corallina individuata al largo delle coste di Tahiti ha un’altra caratteristica: vista la sua profondità, è rimasta per tutto questo tempo abbastanza protetta dagli effetti del riscaldamento oceanico. L’innalzamento delle temperature marine è infatti una delle prime cause di stress dei coralli, che perdono rapidamente il loro bellissimo colore e muoiono nel giro di pochi giorni. Lo sbiancamento dei coralli, un fenomeno che purtroppo riguarda tantissimi ecosistemi marini (la Grande Barriera Corallina australiana, nel 2016, ha subito gravi danni che hanno coinvolto ben l’80% dei suoi esemplari), non ha dunque colpito questa meraviglia.

Le barriere coralline polinesiane

La Polinesia vanta acque splendide e riccamente popolate: le sue barriere coralline sono dei veri capolavori, da proteggere e conservare con molta cura. Qui si trovano alcuni degli ecosistemi marini più affascinanti al mondo. È il caso, ad esempio, del Parco Marino delle Isole Cook, il più grande esistente sulla terra: nel cuore dell’oceano Pacifico è possibile ammirare coralli dai colori mozzafiato, crostacei e stelle marine, ma anche pesci tra i più bizzarri mai visti e una ricca vegetazione. E, con un pizzico di fortuna, si possono avvistare persino squali giganteschi.

Le barriere coralline rappresentano un incredibile patrimonio che dobbiamo preservare. Il rischio dello sbiancamento dei coralli è solo una delle conseguenze del riscaldamento globale e dell’inquinamento dei mari, che mettono in serio pericolo la sopravvivenza di questi ambienti dal fascino unico. La scoperta del nuovo ecosistema al largo di Tahiti, perfettamente conservato, apre nuovi scenari: è possibile che i coralli stiano diventando più resistenti all’innalzamento delle temperature. E di certo il ritrovamento non è che un piccolo tassello dell’enorme puzzle sottomarino. Si stima che solo il 20% dei fondali sia stato esplorato, e chissà quante meraviglie ancora ci attendono.