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Scoperto un tunnel segreto nella piramide di Cheope

L’Egitto, terra di misteri millenari e di straordinarie meraviglie archeologiche, torna al centro dell’attenzione mondiale. Una nuova e stupefacente scoperta all’interno della Grande Piramide di Giza potrebbe presto cambiare ciò che sappiamo dell’antica civiltà dei faraoni.

Secondo l’egittologo Zahi Hawass, l’annuncio ufficiale previsto per il 2026 svelerà al mondo un segreto capace di “riscrivere la storia”.

La scoperta nella Grande Piramide di Giza

La notizia che sta facendo dialogare il mondo dell’archeologia riguarda l’individuazione di un corridoio lungo circa 30 metri nascosto all’interno della Piramide di Cheope. A rivelarlo è stato il celebre archeologo ed ex ministro dell’archeologia il dottor Zahi Hawass, durante un intervento alla 44a Fiera Internazionale del Libro di Sharjah.

Grazie all’uso di tecnologie di scansione avanzate e robot esploratori, i ricercatori hanno potuto penetrare in zone finora inaccessibili della piramide, scoprendo un passaggio che conduce a una porta sigillata dentro alla piramide. Secondo Hawass, ciò che si trova oltre quella soglia potrebbe rappresentare una delle scoperte più importanti della storia moderna dell’archeologia.

Le prime analisi radar hanno confermato la presenza del corridoio, ma i dettagli sul suo contenuto restano avvolti nel mistero fino all’annuncio ufficiale che ci dovrebbe essere nel 2026.

Questa scoperta”, ha dichiarato Hawass, “riscriverà un capitolo nella storia dei faraoni e ci permetterà di comprendere meglio i segreti della costruzione della Grande Piramide”.

Durante la conferenza, l’archeologo ha ricordato come la sua carriera, nata quasi per caso, sia diventata una missione di vita dedicata alla riscoperta del passato dell’Egitto. L’impiego della tecnologia moderna — radar, sensori 3D e robot miniaturizzati — ha permesso di superare i tantissimi limiti delle esplorazioni tradizionali, aprendo nuove prospettive nello studio dei monumenti più iconici del mondo antico.

Nuova scoperta in Egitto

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Le piramidi e la sfinge di Giza in Egitto

I sogni di Zahi Hawass

Zahi Hawass non ha mai nascosto i suoi due più grandi obiettivi: ritrovare la tomba di Imhotep, il leggendario architetto e medico dell’antico Egitto, e scoprire la sepoltura perduta di Nefertiti, la celebre regina della XVIII dinastia. Secondo le sue dichiarazioni, la nuova scoperta di Giza potrebbe essere collegata proprio a uno di questi due nomi.

Imhotep, genio del periodo dell’Antico Regno, è considerato un genio dell’architettura dell’antico Egitto e l’ideatore della piramide a gradoni di Djoser. Hawass ha definito la possibile scoperta della sua tomba “più importante persino di quella di Tutankhamon”, poiché svelerebbe le origini stesse dell’ingegneria faraonica.

Oltre alla sua attività di ricerca, l’egittologo continua a promuovere il rimpatrio delle antichità egizie conservate all’estero, definendolo “un diritto storico e culturale del popolo egiziano”.

In parallelo, ha ricordato il Grand Egyptian Museum, situato nei pressi della piana di Giza. Una struttura monumentale da poco aperta che ospita oltre 5.000 reperti del tesoro del re Tutankhamon, esposti integralmente per la prima volta.

Con le nuove scoperte e il nuovissimo museo, l’Egitto si conferma una delle mete più affascinanti al mondo, pronta a svelare ancora una volta i suoi segreti millenari. Nel 2026, tutti gli occhi saranno puntati su Giza: là dove un semplice corridoio di pietra potrebbe davvero riscrivere la storia.

Scoperto un misterioso corridoio nella Grande Piramide di Giza

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Le grandi Piramidi di Giza in Egitto
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Viaggio in Egitto alla scoperta delle mastabe, le tombe che hanno dato origine alle piramidi

Tutti conoscono le piramidi per la loro misteriosa storia e monumentalità, ma in Egitto esiste qualcosa di ancora più antico e particolare: le mastabe. Queste tombe, riservate inizialmente a faraoni minori (anche se raramente) e alti funzionari tra la III e la VI dinastia (circa 2700-2300 a.C.), hanno forma rettangolare, tetti piatti e pareti inclinate. Costruite con mattoni di fango o blocchi di pietra calcarea, rappresentano il primo tentativo concreto di garantire una sepoltura duratura ai defunti e ai loro tesori.

Nel deserto si presentano come blocchi geometrici isolati sulla sabbia, con aperture basse e strette che conducono alle camere funerarie interne. Le pareti conservano ancora i segni degli attrezzi dei costruttori, testimonianza della fatica e della precisione necessarie per edifici pensati per durare millenni. Osservandole, si percepisce chiaramente come dalle prime strutture semplici sia nata l’idea che, secoli dopo, avrebbe portato alle piramidi.

Qual è la differenza tra una mastaba e una piramide?

Nel vasto deserto d’Egitto, due tipi di tombe raccontano due epoche e due ambizioni diverse. Le mastabe, edifici bassi e compatti, nacquero all’inizio dell’Antico Regno e il loro scopo era quello di proteggere il corpo del defunto e gli oggetti per l’aldilà, mentre le incisioni sulle pareti indicavano il nome, il ruolo e la posizione sociale del sepolto. La loro presenza nel paesaggio era discreta, segnalando concretamente il posto della memoria senza dominare l’orizzonte.

Le piramidi, comparse qualche secolo dopo (ad eccezione della piramide a gradoni di Djoser), trasformarono quell’idea in una costruzione monumentale. Altezza, precisione geometrica e complessità interna le rendevano visibili a chilometri di distanza. Oltre a custodire il defunto, simboleggiavano il potere assoluto del faraone. Dove la mastaba era sobria e funzionale, la piramide divenne spettacolare e simbolica, con corridoi, camere multiple e materiali pensati per durare millenni.

In sintesi, la mastaba è la forma concreta e pratica della sepoltura, mentre la piramide ne rappresenta l’evoluzione monumentale e visibile, concepita per imprimere l’immortalità del potere reale.

A cosa serviva la falsa porta nelle mastaba?

All’interno delle mastabe si trovava una struttura molto particolare: la falsa porta. Nonostante il nome, non era una porta ma un elemento scolpito nella pietra o nei mattoni della tomba e inserito nella parete che generalmente dava verso l’esterno della camera funeraria. La sua funzione, infatti, era rituale in quanto attraverso di essa lo spirito del defunto, il ka, poteva uscire per ricevere le offerte portate dai vivi e poi ritornare all’interno della tomba.

La superficie era spesso decorata con incisioni che riportavano nomi, titoli e scene della vita del defunto, così che lo spirito fosse sempre riconosciuto e nutrito. Osservarla oggi significa percepire la precisione del lavoro artigianale, ma anche la concretezza di un’idea millenaria: trasformare la pietra in un canale tra mondo dei vivi e mondo dei morti.

Dove vedere le mastabe più belle d’Egitto

Le mastabe più belle d’Egitto si trovano principalmente nella zona di Saqqara, un cimitero che è stato testimone dei primi esperimenti degli Egizi nell’arte della sepoltura monumentale. Queste tombe riflettono la gerarchia sociale, le credenze religiose e le tecniche costruttive dell’epoca, ma rigorosamente raccontando ognuna una storia diversa, dai funzionari di corte ai nobili che supervisionavano il lavoro agricolo e religioso.

Mastaba di Ti

Edificata durante la V dinastia, la Mastaba di Ti presenta rilievi che mostrano attività quotidiane come la pesca nel Nilo, la lavorazione del pane e la raccolta dei campi. Le incisioni conservano dettagli dei vestiti, degli strumenti e degli animali, offrendo informazioni precise sulle pratiche economiche e sociali di quel tempo. La falsa porta è decorata con il nome e i titoli di Ti, consentendo al suo ka di ricevere le offerte. L’uso di blocchi di pietra calcarea dura garantì una stabilità che ha permesso di conservare le iscrizioni fino ai giorni nostri.

Mastaba di Mereruka

La Mastaba di Mereruka è stata costruita alla fine della VI dinastia e apparteneva a uno dei più potenti visir del faraone Teti. Le camere interne e i corridoi si articolano in modo complesso, con sale decorate con scene di rituali religiosi, banchetti e processioni di servitori. L’attenzione al dettaglio nella rappresentazione di strumenti, mobili e animali fornisce un quadro chiaro della vita aristocratica e del funzionamento della corte. I mattoni di fango originari sono ancora visibili in alcune sezioni, con segni degli strumenti dei costruttori.

Mastaba di Kagemni

Kagemni, visir della VI dinastia, scelse una costruzione più sobria rispetto a Mereruka, ma la qualità delle incisioni rimane elevata. Scene scolpite illustrano il bestiame, le offerte e i rituali religiosi, insieme a iscrizioni dei titoli ufficiali. La struttura è più compatta e lineare, ma la scelta dei rilievi e delle decorazioni rivela l’importanza del defunto e l’attenzione alle pratiche funerarie che garantivano la sopravvivenza del suo spirito.

Mastaba di Ptahhotep

Costruita durante la V dinastia, la Mastaba di Ptahhotep apparteneva a un visir di grande prestigio e influenza. La struttura rettangolare, con tetto piatto e pareti leggermente inclinate, ospita camere interne riccamente decorate con rilievi che raffigurano scene della vita quotidiana. Non manca la falsa porta, scolpita con grande cura, che riporta il nome e i titoli di Ptahhotep.

Mastaba della regina Meresankh III

La Mastaba di Meresankh III, moglie del faraone Khafre (Chefren), si trova a Giza, vicino alle famose piramidi. Essa si distingue per le sue dimensioni imponenti e per la raffinatezza dei rilievi interni, che celebrano la vita e il rango della regina. Le pareti delle camere funerarie sono decorate con scene di cerimonie religiose, offerte rituali e rappresentazioni di servitori e animali.

Mastaba della regina Meresankh III, Egitto

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La meravigliosa Mastaba della regina Meresankh III

Perché visitarle

Osservare le mastabe di Saqqara consente di poter toccare davvero con mano la storia. Ogni blocco di pietra, ogni incisione e ogni spazio interno racconta la vita dei defunti, dei costruttori e dei sacerdoti che li custodivano. Anche senza l’imponenza delle piramidi, queste tombe mantengono un fascino concreto e tangibile: mostrano l’ingegno degli Egizi e la loro ossessione per l’immortalità.

Guardandole nel deserto, tra sabbia e vento, si comprende la continuità tra le prime sepolture monumentali e i simboli eterni del potere che seguirono. Le mastabe, sobrie e precise, restano una testimonianza diretta di un mondo antico che ha lasciato tracce visibili ancora oggi.

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Italiani pazzi per l’Egitto. Ma ci sono ancora nuovi itinerari da scoprire

Gli italiani impazziscono per l’Egitto: le spiagge del Mar Rosso sono piene in qualunque stagione dell’anno, le crociere sono tornate di gran moda e, a parte qualche momento di bassa stagione, registrano il tutto esaurito, e Il Cairo con il nuovo Grand Egyptian Museum (GEM) aperto da un anno sta attirando sempre più visitatori. “Da inizio 2025, abbiamo assistito a un aumento di arrivi del 22%. Il mercato italiano, poi, è in forte crescita perché è salito del 50% e sono convinto che in futuro saremo in grado di soddisfare ancora i visitatori italiani”, ha annunciato Mr. Ahmed Youssef, CEO di Egyptian Tourism Authority che abbiamo incontrato a Rimini durante la fiera TTG Travel Experience.

Nuove esperienze

Ma l’Egitto è grande e ha davvero molto di più da offrire. “Negli ultimi anni, l’Egitto si è concentrato nel valorizzare le antichità, con il nuovo Grand Egyptian Museum, il Museo Nazionale della Civiltà Egizia aperto qualche anno fa al Cairo, quello che ospita le mummie, per intenderci, e il Museo Egizio.

Ora che stiamo per inaugurare l’ultima galleria del GEM, con l’apertura ufficiale, vogliamo dedicarci allo sviluppo di alte forme di turismo”, ha spiegato Youssef, che ha svolto un ruolo determinante nella definizione delle strategie turistiche dell’Egitto, ricoprendo posizioni di vertice all’interno del Ministero del Turismo e delle Antichità, fino alla sua nomina a Chief Executive Officer a marzo 2025.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

La colossale statua di Ramsete II nella Grand Hall del GEM

“Prima di tutto quello legato al wellness, poi all’ecoturismo e allo sport. Vogliamo sviluppare la zona del deserto, ripercorrere itinerari religiosi – ricordiamoci della Fuga in Egitto descritta nel Vangelo – e gastronomici e poi ci interessa il turismo MICE (Meetings, Incentives, Conferences and Exhibitions). Abbiamo molto più da offrire, quindi, e non soltanto antichità”.

Itinerari fuori rotta

E, in effetti, l’Egitto classico è molto gettonato, tanto che alcuni siti archeologici rasentano l’overtourism. Ci ha spiegato che. oltre alle mete già ben note, ci sono itinerari molto meno frequentati e che rivelano un Egitto un po’ diverso.

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A Sud di Assuan

“Tra le nuove esperienze che si possono fare in Egitto”, spiega Youssef “c’è sicuramente la scoperta approfondita del Cairo, perché non bastano due o tre giorni per visitare la Capitale. Per scoprire tutti i musei, che molta gente ancora non conosce, ci vorrebbero almeno sette giorni. Ci sono crociere sul Nilo che partono direttamente dal Cairo: si resta due o tre notti in città e poi ci si imbarca fino ad Assuan, il viaggio dura circa 10-11 giorni. Oppure si può andare verso Alessandria d’Egitto, El Alamein e Marsa Matruh, sul Mediterraneo, e poi all’Oasi di Siwa, combinando cultura, vacanza mare ed esperienze nel deserto”.

Obiettivo: sostenibilità

“L’obiettivo dell’Egitto, quindi, è di fare scoprire un lato insolito del Paese. Ma un altro nostro obiettivo è quello legato alla sostenibilità”, racconta ancora il CEO. “Oggi, il 50% degli hotel di Sharm el-Sheikh adottano già pratiche green: hanno installato pannelli solari e riciclano la spazzatura. In città ci sono solo autobus sono elettrici. Stiamo diventando sempre più paperless, già alcuni musei hanno adottato i ticket d’ingresso digitali e sono molti altri i progetti ai quali stiamo lavorando.

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La spiaggia di un resort a Sharm el-Sheikh

Ma per noi sostenibilità significa anche inclusione della popolazione locale. Incoraggiamo quindi i tour operator a coinvolgere la comunità locale. Per esempio, se si va ad Assuan ora la gente apre la propria abitazione ai turisti, si possono visitare le case e prendere il tè assaggiando cibo tipico con i proprietari della casa. È quello che chiamiamo turismo rurale. E questa esperienza si può fare anche se si viaggia soli”.

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Ufficio stampa

Mr Ahmed Youssef, CEO di Egyptian Tourism Authority
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Riaperta la tomba di Amenhotep III dopo 20 anni: la Valle dei Re in Egitto sorprende ancora

L’antica città di Luxor, nella Valle dei Re, torna a meravigliare il mondo: è stata riaperta al pubblico la tomba reale di Amenhotep III (o Amenofi III) uno dei sovrani più potenti della XVIII dinastia.

Ci sono voluti 20 anni di lavori di restauro suddivisi in tre fasi, con il sostegno del governo giapponese e dell’UNESCO, per riportare al vecchio splendore una delle tombe più grandi dell’Egitto meridionale.

La riapertura dopo 20 anni di restauro

Dopo quasi 226 anni dalla sua scoperta, la tomba di Amenhotep III è stata aperta al pubblico. Il ministro egiziano del Turismo e delle Antichità, Sherif Fathy, ha inaugurato il sito ristrutturato, risalente a più di 3.000 anni fa.

Per salvare questo tesoro è servito l’intervento di oltre 260 specialisti, tra restauratori, ricercatori e tecnici altamente qualificati egiziani, italiani e giapponesi, specialisti nella conservazione della pietra, nella preservazione delle pitture murali, nell’ingegneria architettonica e civile, nel monitoraggio delle rocce, nella scansione 3D e nell’egittologia.

Interni della tomba di Amenhotep III

ANSA

Interno della tomba di Amenhotep III

I lavori si sono svolti in tre fasi, come ha spiegato Nuria Sanz, direttrice dell’ufficio regionale dell’UNESCO al Cairo: la prima si è svolta tra il 2001 e il 2004, seguita dalla seconda dal 2010 al 2012, mentre la terza e ultima fase è stata avviata nel 2023.

In particolare, durante la prima e la seconda fase, si è lavorato sulla manutenzione e sul restauro degli straordinari dipinti murali che ornano le pareti, le colonne e i soffitti delle camere della tomba. Restaurato e ricomposto con oltre 200 pezzi anche il coperchio del sarcofago in granito rosso del re. Il lavoro è stato di “altissimo livello di standard internazionali per la conservazione integrata”, ha affermato Nuria Sanz.

Mohamed Ismail Khaled, a capo del Consiglio Supremo delle Antichità, ha affermato che i due decenni dedicati al restauro hanno comportato “un lavoro incredibilmente delicato, perché la tomba era in grave stato di deterioramento“. Il suo contenuto venne inoltre saccheggiato, compreso il sarcofago.

Il progetto di conservazione della tomba ha incluso un meticoloso restauro architettonico, l’installazione di sistemi di controllo ambientale e la raccolta e il restauro di numerosi reperti rinvenuti all’interno della camera funeraria.

Tomba di Amenhotep III

ANSA

Accesso alla tomba di Amenhotep III

Cosa vedere nella tomba di Amenhotep III

Scoperta nel 1799 dagli ingegneri francesi Prosper Jollois e Edouard de Villiers du Terrage durante la campagna francese in Egitto, la tomba del re Amenhotep III, sovrano tra il 1390 a.C. e il 1350 a.C., si trova su una collina della Valle dei Re, di fronte alla città di Luxor. Un’area famosa per le numerose tombe scavate nella roccia costruite per i faraoni dell’antico Egitto, tra le quali troviamo quelle di Ramses II e Ramses III e quella di Tutankhamon.

Per accedere alla tomba di Amenhotep III si attraversa un passaggio in discesa lungo 36 metri e profondo 14 metri, fino a raggiungere una camera funeraria principale per il re e altre due camere per le regine Tiye e Sitamun.

Dettagli murali nella tomba di Amenhotep III, nella Valle dei Re

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Dettagli murali nella tomba di Amenhotep III

Al centro della tomba i visitatori possono ammirare l’imponente coperchio del sarcofago di granito rosso, inciso con geroglifici. Sulle pareti, appaiono tanti dipinti murali dal pavimento al soffitto, che la missione UNESCO del Giappone ha definito “tra le più raffinate tra quelle sopravvissute nelle tombe reali della XVIII dinastia”.

Le pareti raffigurano scene religiose e simboliche del viaggio del re nell’aldilà e delle interazioni con gli dei e con lo spirito di suo padre, oltre a iscrizioni tratte dal Libro dei Morti, mentre il soffitto è decorato con stelle gialle su uno sfondo blu intenso.

Il coperchio del sarcofago di Amenhotep III

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Il coperchio del sarcofago di Amenhotep III

Dove si trova la mummia di Amenhotep III

Secondo gli studiosi, Amenofi III (Amenhotep III) salì al trono da adolescente e governò per circa quattro decenni. Fu un periodo di prosperità, stabilità e splendore artistico. Morì nel 1349 a.C., all’età di 50 anni, e fu sepolto nella famosa necropoli tebana.

La mummia e il sarcofago di Amenhotep III non si trovano più nella tomba riaperta al pubblico, bensì nel Museo Nazionale delle Civiltà Egizie del Cairo. Il Museo Egizio di Tahrir e il nuovo Grand Egyptian Museum (che apre ufficialmente il 4 novembre 2025) ospitano statue colossali del faraone seduto accanto alla moglie.

Altri reperti che erano contenuti nella tomba vennero trasferiti negli anni degli scavi e ora sono esposti al Museo del Louvre di Parigi, al Metropolitan Museum di New York e al Castello di Highclere nel Regno Unito.

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Scoperta eccezionale in Egitto, la stele con il Decreto di Canopo torna alla luce

Una rarissima stele è stata riportata alla luce in Egitto: si tratta della versione geroglifica del Decreto di Canopo di re Tolomeo III.

Una scoperta straordinaria e tra le più significative del secolo perché è la prima del suo genere da oltre 150 anni. Ma non solo. Le sue caratteristiche sono uniche e aprono nuove opportunità per comprendere la vita dell’Antico Egitto.

La scoperta della stele di re Tolomeo III

A Tell el-Pharaeen, nel Governatorato di Sharqia, la missione egiziana del Consiglio Supremo delle Antichità ha scoperto una stele in arenaria che rappresenta una versione nuova e completa del Decreto di Canopo, emesso originariamente dal faraone Tolomeo III nel 238 a.C. da un sinodo di sacerdoti riuniti nella città di Canopo, a est di Alessandria.

Non solo è la prima scoperta di questo genere da oltre 150 anni, ma è anche diversa da tutte le altre versioni già note. Infatti, questa stele ha una caratteristica unica: è interamente incisa in geroglifici, a differenza delle versioni trilingue già conosciute che combinavano testi geroglifici, demotici e greci.

In particolare, la stele presenta una sommità arrotondata e misura 127,5 cm di altezza, 83 cm di larghezza e circa 48 cm di spessore. La parte superiore è decorata da un disco solare alato affiancato da due cobra reali che indossano le Corone Bianca e Rossa dell’Alto e Basso Egitto. Inciso tra di essi spicca il geroglifico “Di-Ankh” (che significa “donare la vita”). Nel pannello centrale, inoltre, si notano scolpite nella pietra 30 righe di testo geroglifico, coerente e ininterrotto. Una vera rarità nei decreti antichi.

Il ministro egiziano del Turismo e delle Antichità, Sherif Fathy, ha elogiato la scoperta definendola un nuovo capitolo nella storia dell’Antico Egitto: “I continui successi delle missioni archeologiche egiziane aggiungono nuovi strati alla nostra conoscenza della civiltà egizia. Questa scoperta mette in risalto i tesori nascosti del Governatorato di Sharqia, che continuano a stupire il mondo”.

Perché è una scoperta importante

Il Decreto di Canopo, il secondo più antico dei decreti tolemaici dopo la Stele di Rosetta, contiene le iscrizioni che celebrano il re Tolomeo e la regina Berenice come “gli dèi benefici”, descrivendo i loro contributi allo Stato e alla religione egizia. Tra questi troviamo il mantenimento della pace e della stabilità del regno e l’introduzione del sistema dell’anno bisestile (Tolomeo fu il primo a farlo), che aggiungeva un giorno ogni quattro anni dedicato al loro culto.

Il decreto originale prevedeva che le stele fossero incise in geroglifici, demotico e greco, e poi distribuite nei principali templi dell’Egitto. Questa versione giunta ai giorni nostri, scritta esclusivamente in geroglifici, suggerisce agli egittologi che ci fossero delle varianti regionali nell’applicazione del decreto.

Inoltre, sottolinea come il sito di Tell el-Pharaeen, conosciuto in antichità come Imet, era un importante centro urbano e religioso già dal Medio Regno.

Ma oltre alla ricostruzione storica sulla trasmissione dei decreti reali, sullo sviluppo dei sistemi calendariali egizi e sull’intreccio tra tradizioni greche ed egizie sotto il dominio tolemaico, questa stele unica nel suo genere, grazie al suo testo monolingue, consente agli studiosi di perfezionare la conoscenza della grammatica, del vocabolario e della sintassi della lingua tardo egiziana.

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I 15 luoghi imperdibili durante un viaggio nell’Antico Egitto

L’Antico Egitto affascina chiunque abbia un minimo di passione per la storia, per la cultura, per la matematica, per la scienza, ma anche per il mistero e le leggende. Insomma, tutti. Ecco perché un viaggio nella terra degli Antichi Egizi è una delle più belle esperienze che si possano fare nella vita.

Quello in Egitto è un viaggio perfetto per ogni età, dai bambini che studiano la storia dei Faraoni a scuola agli adulti che l’hanno scordata e desiderano rinfrescare la memoria e sicuramente imparare qualcosa di nuovo. Perché qui, a ogni passo, si incamerano informazioni, esperienze e tante ma davvero tante emozioni.

Il modo migliore per visitare i luoghi più noti dell’Egitto classico è prendendo parte alla crociera sul Nilo, l’unico modo per riuscire a raggiungere certi siti archeologici, templi e isole. Alcuni sono raggiungibili anche volando direttamente in alcune città, come Il Cairo o Luxor o Abu Simbel. Per chi fa questo viaggio per la prima volta, però, ecco i 15 luoghi che, a mio parere, bisogna assolutamente includere nella to do list.

1. Piana di Giza: le piramidi

Le piramidi di Giza, appena fuori Il Cairo, sono sicuramente uno dei luoghi imperdibili di un viaggio alla scoperta dell’Antico Egitto. Le tre principali piramidi, quella di Cheope, la più grande, l’unica delle Sette Meraviglie del mondo antico ancora esistente e l’unica in cui è possibile entrare, di Chefren, la media, e di Micerino, la più piccola spuntano dalle sabbie del deserto e catalizzano lo sguardo a 360 gradi quando si visita il sito nel bel mezzo del deserto. Le piramidi, appartenute rispettivamente a padre, figlio e nipote, tutti faraoni, in realtà sono più di tre perché a fianco di ciascuna ce ne sono altre due appartenenti alle regine e alle principesse. Inoltre, ogni grande piramide aveva una piramide satellite più piccola, usata per il culto solare o di altri simboli. In più, l’altopiano è pieno di mastabe ovvero tombe rettangolari appartenenti agli alti funzionari, ai sacerdoti e ai familiari dei faraoni. In totale, infatti, nell’area di Giza si contano più di cento strutture funerarie tra piramidi principali, piramidi minori e mastabe pertanto non è corretto dire che nella Piana di Giza ci siano solo le tre piramidi e la Sfinge.

2. Piana di Giza: la sfinge

La Piana di Giza è famosa anche la Grande Sfinge, uno dei simboli dell’Egitto classico che, secondo alcuni esperti egittologi (non tutti concordano), fu fatta costruire dal Faraone Chefren. La Sfinge è lunga circa 73 metri e alta 20. Raffigura un leone sdraiato con volto umano, simbolo di forza e saggezza. Si tratta della più grande statua monolitica dell’antichità. Sono tante le teorie su questo monumento. La posizione in cui si trova dovrebbe servire a vegliare sulle piramidi, in particolare su quella di Chefren e lo stesso volto rappresentato potrebbe essere quello del Faraone. Per il naso rotto fu incolpato nientemeno che Napoleone, ma pare non c’entrasse nulla. Si dice anche che fosse legata al culto del Sole, in quanto è rivolta verso Est, dove sorge il Sole. Insomma, il mistero che la avvolge da secoli è uno dei principali motivi per cui milioni di turisti la visitano ogni anno.

La misteriosa Sfinge di Giza

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L’enigmatica Sfinge nella Piana di Giza

3. GEM o Grand Egyptian Museum

La nuova attrazione è il nuovo museo egizio, Grand Egyptian Museum meglio conosciuto come GEM, aperto a ottobre 2024 davanti alla Piana di Giza, la cui inaugurazione ufficiale – secondo le ultime fonti – dovrebbe avvenire il prossimo 4 novembre, data in cui ricorre i 103° anniversario della scoperta della Tomba di Tutankhamon avvenuta nel 1922 da parte dell’archeologo inglese Howard Carter. Come ho già avuto modo di scrivere, lo definisco uno dei musei più belli del mondo, non soltanto per ciò che espone (100mila pezzi di una rara bellezza e importanza storica), ma anche per la sua spettacolare architettura, per la location in cui si trova, per le costanti simbologie che rimandano all’Antico Egitto e perché è stato pensato davvero per tutti, bambini e persone con difficoltà motorie inclusi. Il GEM è il più grande museo al mondo dedicato a una sola civiltà, quella egizia. Ospita manufatti che raccontano la ricchissima storia d’Egitto, dal periodo preistorico fino all’epoca romana. Dal Museo Egizio del Cairo sono stati trasferiti al GEM i principali oggetti e le più importanti mummie (molti ricorderanno la famosa parata di mummie avvenuta in periodo di pandemia trasmessa da tutti i Tg del mondo), tranne il tesoro di Tutankhamon, che sarà spostato solo in occasione del grand opening e che, per il momento, resta nel vecchio museo che non chiuderà, ma continuerà a ospitare oggetti dell’Antico Egitto, molti dei quali rimasti finora a impolverarsi nei magazzini per mancanza di spazio espositivo.

4. Tempio di Karnak

Questo immenso complesso di edifici religiosi, una delle tappe fondamentali del viaggio in Egitto, si trova a Luxor, l’antica Tebe, proprio sulla riva orientale del Nilo. Solitamente è da Luxor che prendono il via le crociere sul Nilo ed è raggiungibile in 45 minuti d’aereo volando dal Cairo. Non è un semplice tempio, ma un sito che è cresciuto nel corso di 1500 anni. Le prime costruzioni, infatti, risalgono al 2000 a.C.. Ogni Faraone aggiungeva un pezzo. C’è la sala con 134 colonne colossali fatta erigere dai Faraoni Seti I e Ramses II; obelischi come quello della regina Hatshepsut e il celebre Viale delle Sfingi lungo due chilometri e mezzo che porta direttamente al Tempio di Luxor.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Turisti nel Tempio di Karnak

5. Tempio di Luxor

Questo tempio altrettanto famoso e tappa obbligata del viaggio nell’Egitto classico è uno dei più affascinanti che si visitano. A differenza di Karnak, che era un enorme luogo religioso, il Tempio di Luxor era più cerimoniale. Anch’esso subì ampliamenti e modifiche nel corso dei secoli da parte dei Faraoni, ma non solo. Costruito da Amenhotep III, nella XVIII dinastia ovvero circa la metà del 1300 a.C., fu ampliato da Tutankhamon e da Horemheb. Ramses II aggiunse il grande ingresso con gli obelischi e i colossi. Quando giunsero i Romani divenne un santuario per l’imperatore Augusto e poi anche più tardi una moschea che è tuttora funzionante e che si trova proprio all’interno del tempio. Del Tempio di Luxor si resta affascinanti grazie all’ingresso monumentale con i colossi e gli obelischi (oggi ne rimane uno, l’altro è in Place de la Concorde a Parigi), all’imponente viale di colonne alte quasi 20 metri che si attraversa e al cortile, ma anche alla vista che si ha dal tempio sulle sponde del Nilo che, se lo si vista all’ora del tramonto – cosa che consiglio vivamente – lascia davvero a bocca aperta. Per non parlare, poi, di quando cala la sera e le statue colossali sono illuminate dal basso rendendole ancora più imponenti.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Il Tempio di Luxor è tra quelli che si possono visitare anche di sera

6. Colossi di Memnon

Altra tappa obbligata, vicino a Luxor, è quella ai due colossi e solitamente ci si ferma dai cinque ai dieci minuti, il tempo di uno scatto e via. Eppure, questo sito è importantissimo. Queste due statue colossali di pietra quarzitica sono alte circa 18 metri ciascuna e rappresentano Amenhotep III. Sono ciò che resta del tempio funerario di questo Faraone, molto probabilmente il più grande tempio funerario mai costruito in Egitto e oggi in gran parte distrutto. E non è l0uncio curiosità legata ai colossi di Memnon perché ce n’è una relativa al nome. In epoca greco-romana, dopo un terremoto avvenuto nel 27 a.C., una delle statue cominciò a emettere un suono al sorgere del Sole, probabilmente dovuto al riscaldamento della pietra fessurata. I Greci associarono questo fenomeno a Memnone, eroe troiano figlio dell’Aurora (dea dell’alba), credendo che la statua emettesse un saluto alla madre. Da qui il nome “Colossi di Memnon”. Dunque, per gli Antichi Egizi, le statue rappresentavano il Faraone come guardiano eterno del proprio tempio funerario, mentre per Greci e Romani divennero una sorta di meraviglia misteriosa: imperatori e viaggiatori famosi si sono recati apposta dai colossi solo per sentire la “voce”.

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I Colossi di Memnon in Egitto

7. Tempio di Hatshepsut

A Deir el-Bahari, sulla riva occidentale del Nilo, davanti a Luxor, si trova uno dei templi più famosi dell’Antico Egitto: il Tempio della regina Hatshepsut. Costruito ai piedi di una falesia calcarea che crea uno sfondo spettacolare, questo luogo è unico nel suo genere in quanto è in parte ricavato all’interno della montagna e si nota il tocco femminile con le tre terrazze, un tempo giardini pensili, collegate dalle rampe processionali che portano a un santuario. I bellissimi rilievi che ancora si possono ammirare raccontano la vita delle regina, dalla nascita, generata da Amon, dio della fertilità, alla spedizione al Paese di Punt, forse nel Corno d’Africa, un viaggio commerciale che fece la regina verso questa misteriosa terra da cui tornò con incenso, mirra e piante esotiche.

Tempio di Hatshepsut

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Veduta del Tempio di Hatshepsut a Luxor

8. Valle dei Re

Con il Tempio di Hatshepsut ci troviamo già nei pressi della mitica Valle dei Re, il luogo desertico dove sono state scavate le tombe dei Faraoni, tra cui ovviamente quella di Tutankhamon. Il biglietto d’ingresso comprende la visita di tre tombe che vengono aperte a rotazione, pertanto quelle che si visitano non sono quasi mai le stesse. Con un biglietto a parte si può visitare anche la tomba del Faraone più famoso, Tutankhamon appunto. Ed è assolutamente un must perché quando vi ricapita? Nella Valle dei Re si contano attualmente 65 tombe e camere, ma gli scavi sono sempre in corso quindi seguiteci perché non ce ne facciamo sfuggire nessuna. Tecnicamente sono indicate con la sigla KV (King’s Valley) e vanno dalla KV1 (quella di Ramses VII) alla KV65 (ancora da assegnare). La Tomba di Tutankhamon è la KV62. Più o meno grandi, per visitarle bisogna sempre scendere un tunnel spesso splendidamente decorato con scene di vita dei Faraoni e della vita nell’Antico Egitto per giungere alle stanze che contenevano giare con olii profumati, cibi e amuleti, il sarcofago contenente la mummia del Faraone e i tesori. Tra le più visitate ci sono le tombe di Seti I, Ramses III, Seti II, Thutmose III e naturalmente “IL” Faraone.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

L’interno della tomba di Tutankamon nella Valle dei Re

9. Valle delle Regine

Non lontana dalla Valle dei Re, sula sponda sinistra del Nilo, c’è anche la Valle delle Regine, una necropoli che ospita l’ultima dimora di alcune delle donne più importanti e che hanno lasciato un segno nella storia. Qui le tombe sono circa 80 e vengono catalogate con la sigla QV (Queen’s Valley). Solo alcune sono visitabili, però. La più famosa è la QV66, la Tomba di Nefertari, moglie prediletta di Ramses II a cui è stato dedicato anche un intero tempio ad Abu Simbel. Questa tomba è meravigliosa, ricca di decorazioni che rappresentano scene del Libro dei Morti, con un bellissimo cielo stellato dorato ed è considerata la “Cappella Sistina dell’antico Egitto” nonché la più bella di tutte le tombe, persino di quelle dei Faraoni. Purtroppo, quando è stata scoperta era già stata saccheggiata dai tombaroli. Per via della preziosità del luogo, solo pochi visitatori sono ammessi e la visita dura solo pochi minuti. Ma ne vale assolutamente la pena.

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La Tomba di Nefertari nella Valle delle Regine

10. Tempio di Edfu

Navigando sul Nilo tra Luxor e Assuan ci si ferma sempre a Edfu dove  si trova uno dei templi meglio conservati dell’Antico Egitto nonché il secondo più grande dopo il tempio di Karnak. Poiché rimase sepolto sotto la sabbia per secoli fino al 1800 quando fu scoperto dal francese Auguste Mariette, fondatore del Museo Egizio del Cairo, è anche uno dei meglio conservati. Il Tempio di Edfu è piuttosto “recente” in quanto fu edificato nel 57 a.C., tanto che lo stile architettonico stile tempio è quello dell’epoca greco-romana. Era il centro del culto di Horus, il dio falco protettore del Faraone, tanto che ogni anno veniva organizzata una festa durante la quale la statua di Hathor veniva portata in processione a Edfu per unirsi a quella di Horus, simbolo dell’unione divina e della fertilità. All’ingresso ci sono due statue colossali di Horus-falco di granito nero, mentre i rilievi interni sono ancora ben leggibili, con testi rituali e astronomici: si tratta di una vera enciclopedia religiosa del tardo Egitto.

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Il Tempio di Edfu

11. Tempio di Kom Ombo

Come il Tempio di Edfu, anche quello di Kom Ombo è una delle tappe obbligate della crociera sul Nilo. Più che il tempio si trova proprio sulle rive del fiume più lungo del mondo. Troviamo davanti a un tempio unico nel suo genere in quanto si tratta di un tempio doppio dedicato a due divinità: Sobek, il dio coccodrillo, legato al Nilo (da qualche anno all’esterno è stato anche aperto un museo dedicato al coccodrillo dato che, prima della costruzione della diga di Assuan il Nilo ne era pieno) e Horus il Giovane, figlio di Iside e Osiride, simbolo della regalità e della vittoria sul male. Ogni lato del tempio ha un santuario, delle sale e delle cappelle proprie, in perfetta simmetria. Fu costruito intorno al 180–145 a.C., ma fu ampliato dai successivi sovrani e persino dagli Imperatori romani come Augusto e Tiberio. Il momento migliore per visitarlo è all’ora del tramonto se non addirittura di sera, visto che chiude tardi, in quanto di notte, quando è illuminato, offre una delle atmosfere più suggestive lungo il Nilo.

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Tempio di Kôm Ombo: una perla d’Egitto

12. Abu Simbel

L’escursione ad Abu Simbel spesso è extra rispetto alle tappe della crociera sul Nilo perché, per raggiungere il sito nel deserto, in pullman o aereo, bisogna considerare una giornata intera. Tuttavia, questo sito merita buona parte del viaggio in Egitto, quindi, fate un sacrificio e visitatelo perché altrimenti ve ne pentirete sicuramente. Come ho già avuto modo di scrivere, è uno dei siti archeologici più belli, interessanti e maestosi dell’Antico Egitto, capolavoro assoluto dell’architettura faraonica. La sua storia, anche recente, è a dir poco affascinante. Il complesso monumentale di Abu Simbel che si staglia nel bel mezzo del deserto sulle rive del Lago Nasser rappresenta l’apoteosi del regno di Ramses II, con la realizzazione di due templi in onore di AmonRa, Ptah, Harmakhis e di se stesso, oltre al tempio minore realizzato in onore della regina Nefertari, sua sposa prediletta. Su questo luogo ci sarebbe da raccontarne per ore (se volete approfondire leggete qui), dirò solo che è parzialmente scavato nella montagna, che entrambi i templi sono monumentali e che sono stati smontati pezzo per pezzo per poi essere ricomposti qualche metro più in altro affinché non venissero sommersi dall’acqua della Diga di Assuan costruita negli Anni ‘60. Inoltre, bisogna sapere che fu un italiano, Giovanni Belzoni, a entrare per primo nel tempio principale.

13. Tempio di Philae

Se pensate che con Abu Simbel si sia raggiunto il top, non avete ancora visto (quasi) nulla, perché un’altra chicca è il Tempio di Philae che si trova su un’isola raggiungibile solo con delle piccole imbarcazioni a Sud di Assuan. Il suo nome deriva dal fatto che una volta sorgeva sull’isola di Philae, ma, con la costruzione della Diga di Assuan, anche questo tempio rischiava di essere sommerso pertanto fu smontato pezzo per pezzo proprio come Abu Simbel e ricostruito su un’altra isola vicina, grazie a una spettacolare operazione dell’Unesco. Questo tempio è dedicato principalmente alla dea Iside, a cui è dedicato un tempio nel cuore del complesso, culto che rimase fino a circa il VI secolo d.C., quando l’imperatore Giustiniano ne ordinò la chiusura. Fu un santuario molto venerato nonché un luogo di pellegrinaggio anche in età imperiale romana. Dopo la chiusura, fu in parte trasformato in una chiesa cristiana. Come ultimo sito archeologico è una vera chicca e, per la sua posizione e per le colonne che si riflettono sull’acqua, è considerato il più romantico di tutti i templi dell’Antico Egitto.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Il Tempio di Philae raggiungibile in barca

14. Chiusa di Esna

Ci sono altri due luoghi in Egitto che meritano attenzione quando si effettua la crociera sul Nilo e non sono dei templi dell’Antico Egitto bensì delle opere architettoniche moderne degne di nota: la prima è la Chiusa di Esna che si deve per forza attraversare lungo il Nilo a Sud di Luxor. La chiusa serve a regolare il livello dell’acqua quando devono passare le navi da crociera e le imbarcazioni. Il suo funzionamento è davvero interessante ed è uno spettacolo assistervi. Nel periodo di alta stagione per attraversare la Chiusa di Esna bisogna attendere anche delle ore in coda perché si apre e si chiude per il passaggio di ogni singola nave. La prima opera fu inaugurata all’inizio del ‘900 per regolare il flusso dell’acqua e controllare le irrigazioni, ma dopo la costruzione della Diga di Assuan non servi più e ne venne costruita un’altra che serve principalmente per il passaggio delle navi da crociera.

15. Grande Diga di Assuan

L’altra grandiosa opera ingegneristica dell’Egitto è la Grande Diga di Assuan di cui gli egiziani vanno molto fieri e che si va sempre a visitare quando si prende parte alla crociera sul Nilo. La diga fu costruita negli Anni ‘70 con lo scopo di contenere gli allagamenti annuali del Nilo. Voluta dall’allora presidente dell’Egitto Nasser, forma anche un lago che prende il suo nome, il Lago Nasser, su cui s’affaccia il complesso di Abu Simbel. Misura 3,6 km di larghezza e 111 metri di altezza.

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Come visitare la Tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re

La Tomba di Tutankhamon si trova nella Valle dei Re in Egitto, dove sono conservate le tombe di altri grandi faraoni. Tra tutte quelle che si possono visitare è sicuramente la più magnetica. Quando si visita la Valle dei Re non è detto che si possa entrare sempre nelle stesse tombe perché vengono aperte a rotazione. Qui si trovano la tomba di Ramses IV, la tomba di Ramses IX, la tomba di Merneptah, la tomba di Ramses VI, la tomba di Ramses III, la tomba di Tausert-Sethnakht, la tomba di Sethi I, la tomba di Thutmosi III, la tomba di Amenhotep II, la tomba di Thutmosi IV, la tomba di Horemheb e infine la tomba di Tutankhamon.

Sono tutte meravigliose, con splendidi affreschi colorati alle pareti, geroglifici da interpretare e storie da raccontare. Ma nessuna sprigiona il fascino della leggendaria Tomba di Tutankhamon.

Perché visitare la Tomba di Tutankhamon

Il mistero che da sempre avvolge Tutankhamon è ciò che attira maggiormente rispetto a tutti gli altri faraoni dell’Antico Egitto. Il suo breve regno (morì a soli 18 anni) e il tesoro custodito nella sua tomba, cercato per secoli dai tombaroli nella Valle dei Re e trovato finalmente dall’archeologo inglese Howard Carter nel 1922, poco più di un secolo fa, una leggenda anch’egli nel mondo dell’archeologia, lo resero immortale. Il faraone Tutankhamon, giusto per collocarlo storicamente, visse durante la XVIII dinastia del Nuovo Regno Egizio, uno dei periodi più splendidi dell’Antico Egitto. Tutankhamon visse tra il 1341 e il 1323 a.C.. La data di nascita è stata calcolata intorno al 1341 a.C. anche se seocndo alcune fonti lo collocano tra il 1342 e il 1340 a.C..

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L’ingresso della Tomba di Tutankhamon

Cosa si trova oggi nella Tomba di Tutankhamon

Il Tomba di Tutankhamon si trova tra quelle degli altri faraoni nella Valle del Re e, se non si legge l’iscrizione all’esterno del cancello d’ingresso, non la si distingue dalle altre. L’ingresso è una porta simile a tutte le altre. Si scende una ripida scala e si percorre un breve corridoio spoglio – altre tombe sono riccamente decorate, invece – che conduce a un’anticamera dove, un tempo, erano ammassati il trono, alcuni mobili e i cocchi. Poi si entra nella vera e propria camera funeraria che contiene ancora oggi il sarcofago in quarzite il quale conteneva a sua volta altri quattro sarcofagi di legno dorati (oggi conservati nel Museo Egizio del Cairo e presto nel nuovo Grand Egyptian Museum (GEM) nella Piana di Giza.

L’ultimo sarcofago era quello che conteneva la mummia di Tutankhamon che è ancora oggi conservata nella tomba e che, i meno scaramantici, possono ammirare (altrimenti bisogna chiudere gli occhi perché lo spazio è piccolo ed è impossibile non vederla). la mumia non è un bel vedere, diciamolo. Scura, rinsecchita e piccola. Le pareti della sala dove si trova il sarecofago e la mummia sono adornate da bellisismi dipinti colorati.

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La mummia del faraone Tutankhamon conservata nella sua tomba nella valle dei Re

Annessa alla camera funeraria si trova quella che era la camera del tesoro, ambita da tutti gli archeologi e non solo. È qui dentro che Carter trovò gli oggetti preziosi appartenuti a Tutankhamon e che resero così celebre questo faraone.

I tesori della Tomba di Tutankhamon

La camera del tesoro di Tutankhamon fu definita la scoperta del secolo. Era così ricca di oggetti preziosi quando Carter la trovò che impiegarono dieci anni fotografarli, restaurarli e a catalogarli. Tra gli oggetti c’erano provviste di cibo in più di cento ceste di foglie di palma intrecciata, contenitori di terracotta, di pietra, di quarzo dipinto, due contenitori d’argento e uno d’oro, utensili e bellissime lampade in alabastro ridipinto, scatole e cofani intarsiati, imbarcazioni, armi e carri da guerra, bastoni e mazze d’ebano, avorio e oro, amuleti (soprattutto scarabei, che nell’Antico Egitto racchiudevano profondi significati religiosi e magici) e preziosissimi gioielli in oro elettro – una lega d’oro, argento e bronzo -, ferro, con ametiste, alabastro, cornalina, lapislazzuli, quarzo, steatite, turchese. Nella tomba c’erano anche 413 statuette che rappresentavano degli ushabti, coloro che avevano il compito di servire il faraone dopo la morte.

Perché la Tomba di Tutankhamon è così speciale

Rispetto alle tombe di altri faraoni, infatti, quella di Tutankhamon era apparentemente insignificante e Carter, e altri prima di lui, avevano setacciato il deserto palmo a palmo senza mai trovarla. Invece, era nascosta sotto le rovine di un antico villaggio, probabilmente servito agli operai che lavoravano alle tombe dei Ramses V e Ramses VI. All’apparenza era ancora sigillata, tuttavia un’indagine più accurata dimostrò che i sigilli erano successivi e che quindi molto probabilmente l’ingresso o la tomba stessa erano stati già violati in precedenza. La tomba in sé non ha nulla di rilevante, anzi, dà quasi l’impressione di essere stata costruita in fretta per la morte prematura del faraone.

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La camera funeraria completamente affrescata nella Tomba di Tutankhamon

La leggenda della maledizione della Tomba di Tutankhamon

Poco dopo l’apertura della tomba avvenuta nel novembre del 1922 da Carter e dal suo finanziatore, Lord George Herbert Carnarvon, alcuni giornali iniziarono a parlare di un’iscrizione maledetta, che avrebbe avvertito chiunque avesse disturbato il sonno del faraone. In realtà, nella tomba non è stata trovata alcuna iscrizione. La leggenda fu alimentata dai media dell’epoca per creare mistero e sensazionalismo. Lord Carnarvon morì pochi mesi dopo, nell’aprile 1923, a causa di una infezione di una puntura di zanzara infettata da un taglio da rasoio. La stampa collegò subito la sua morte alla “maledizione”. Altri decessi di persone collegate alla spedizione alimentarono la voce. Tuttavia, molti dei presenti all’apertura della tomba (compreso Howard Carter) vissero ancora per decenni. Carter morì nel 1939, ben 17 anni dopo. Ma ancora oggi gli scaramantici preferiscono starne alla larga.

Quanto costa e come arrivare alla Tomba di Tutankhamon

Per visitare la tomba di Tutankhamon è necessario prima di tutto acquistare il biglietto d’ingresso per la valle dei re che costa 13 euro a cui aggiungere il biglietto solo per la tomba che costa 12 euro. La Valle dei Re, dove si trova anche la tomba, è vicina a Luxor che dista solo 14 km. Solitamente vengono organizzati tour con bus, ma è possibile raggiungerla in autonomia con un taxi.

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L’archeologo inglese Howard Carter con un assistente davanti al sarcofago di Tutankhamon nel 1922
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Egitto, come visitare Abu Simbel, consigli e trucchi per godersi al meglio il sito

Abu Simbel è uno dei siti archeologici più belli, interessanti e maestosi dell’Antico Egitto, capolavoro assoluto dell’architettura faraonica. La sua storia, anche recente, è a dir poco affascinante. Una visita a questo luogo merita assolutamente, tanto che viene proposto come escursione, anche extra e da fare in giornata, durante le crociere sul Nilo e a chi trascorre una vacanza sulle spiagge del Mar Rosso. Se siete in procinto di partire per uno di questi viaggi, mettete Abu Simbel tra le vostre priorità. La prima volta che ho fatto la crociera non l’avevo incluso per via dei costi aggiuntivi e neppure tutte le volte che sono stata sulle spiagge egiziane. Ma me ne sono sempre pentita. Alla fine, ci sono andata. Ed ecco perché non dovete fare il mio stesso sbaglio.

L’escursione ad Abu Simbel

Come ho detto, Abu Simbel viene abbinato alle crociere sul Nilo o ai soggiorni mare in Egitto, in entrambi i casi il viaggio è molto lungo. Solitamente è un’escursione fuori programma, anche se qualche tour operator la inserisce già in partenza e quindi è compresa nel pacchetto. Come tappa della crociera, solitamente si parte da Assuan dove la nave fa sosta lungo il Nilo mentre i passeggeri sbarcano e il tempo di percorrenza in pullman è di circa tre ore e mezza mentre in aereo 8ad Abu Simbel c’è un piccolo aeroporto dove volano compagnie di linea) il volo dura 45 minuti. Dalle spiagge del Mar Rosso invece la distanza è di circa 650-750 km a seconda di dove si parte ed è una vera mazzata. Ma già che ci siete fatelo ugualmente.

Il consiglio migliore ovviamente è quello di prevedere un pernottamento e non di fare la visita in giornata perché si ammortizza il viaggio (almeno per quanto riguarda la durata) che diventa così meno stancante e, al contempo, si gode al massimo dell’esperienza di visita di quello che, forse, è il tempio (o i templi, perché in realtà sono due) più bello che questa civiltà così evoluta, misteriosa e interessante ci abbia lasciato. Sì, perché restando anche la sera non soltanto si potranno visitare i tempi di Ramses II e della regina sua sposa Nefertari con tutta calma, ma si potrà tornare anche la sera per lo spettacolo di suoni e luci che rende questi maestosi templi scavati nella roccia incredibilmente maestosi.

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L’immagine che si ha davanti quando si arrriva ad Abu Simbel-egitto

Cosa vedere ad Abu Simbel

Il complesso monumentale di Abu Simbel che si staglia nel bel mezzo del deserto (ricordatevi di portare con voi acqua, cappello, crema solare e vi consiglio anche un ventaglio e una bomboletta spray di acqua vaporizzata) rappresenta l’apoteosi del regno di Ramses II, con la realizzazione di due templi in onore di AmonRa, Ptah, Harmakhis e di se stesso, oltre al tempio minore realizzato in onore di Nefertari, sua sposa.

Si trova sulle sponde del Lago Nasser l’immenso lago artificiale venutosi a creare in seguito alla costruzione della Diga di Assuan. Se vi capita di trovarvi ad Abu Simbel all’ora del tramonto potete godere dello spettacolo dei templi che s’affacciano sulle acque del lago. La visita di Abu Simbel può durare dalle due alle tre ore, ma se decidete di restare fino al tramonto o addirittura per lo spettacolo di Suoni e Luci serale allora ci resterete tutta la giornata. In caso di escursione in giornata, nel primo pomeriggio si riparte per Assuan.

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Il Tempio di Ramses II con le colossali statue

Il Tempio di Ramses II

Il tempio fu scavato in una montagna della sponda occidentale del Nilo tra il 1290 e il 1224 a.C.. Rimase sommerso dalla sabbia per secoli, fino alla sua scoperta, del tutto accidentale, avvenuta nel 1813. La facciata è a dir poco monumentale. Una breve rampa di scale porta dal cortile anteriore alla terrazza di fronte alla facciata tagliata nella roccia dove, a guardia dell’ingresso, si stagliano quattro colossali statue alte 20 metri che rappresentano Ramses II seduto sul trono rivolte verso il fiume. Sopra la porta della sala si trova la figura del Dio sole dalla testa di falco; la grande sala è sorretta da otto colonne alle quali sono appoggiate altre statue di faraone la cui immagine è effigiata anche nei rilievi alle pareti; il soffitto della sala è ornato di avvoltoi simbolo di Osiride.

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L’interno del Tempio grande di Ramses II ad Abu Simbel

La camera più interna del tempio è il Sacro santuario che contiene le rappresentazioni delle quattro divinità sedute nei loro troni scavati nella parete. All’interno sono rappresentate scene di guerra, in particolare la battaglia di Qadesh, combattuta da Ramses II (1279-1213 a.C.) contro il re ittita Muwatalli nella valle dell’Oronte. Il tempio è stato costruito in modo che ogni 22 febbraio e 22 ottobre, anniversario dell’incoronazione e della nascita di Ramses, all’alba il sole attraversi tutte le stanze e giunga a illuminare Hamon e il Faraone, lasciando però Ptah (dio dell’oscurità) nell’ombra.

Il Tempio di Nefertari

Il tempio dedicato alla dea Hathor e alla regina Nefertari, moglie prediletta di Ramses II, è anch’esso scavato nella roccia. Le sei statue, quattro di Ramses e due di Nefertari (alte uguali, cosa rarissima in quanto solitamente le regine venivano rappresentate più piccole, simbolo dell’amore del faraone per la regina), che si stagliano davanti alla soglia affiancate da altre più piccole a rappresentare i principi e le principesse. Le colonne della sala interna hanno capitelli raffiguranti Hathor e i rilievi alle pareti rappresentano il faraone vittorioso e la sua sposa al cospetto degli dèi, ma ci sono anche scene religiose e familiari. Il tempio conserva anche la statua di una mucca, simbolo della dea Hathor, che fuoriesce per metà dalla parete. Il biglietto d’ingresso per visitare Abu Simbel costa 14,50 euro.

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Il Tempio di Nefertari ad Abu Simbel

Lo spettacolo serale Suoni & Luci

Tutte le sere, al calar del sole, viene organizzato il suggestivo spettacolo di Suoni e Luci che racconta la storia dei templi, proiettando effetti luminosi sulle due colossali facciate. Lo show di Sound & Light inizia alle 20 e alle 21 (ce ne sono due), dura circa 40 minuti e costa 17 euro. L’audio è disponibile in tutte le lingue e viene scelto di volta in volta in base alla lingua parlata dalla maggioranza degli spettatori di quello spettacolo. Quindi, se ci sono tanti italiani, viene rappresentato nella nostra lingua ed decisamente meglio.

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Lo spettacolo di Suoni & Luci sulla facciata dei tempio di Ramses II ad Abu Simbel

L’incredibile storia di Abu Simbel

Non è solo l’imponente complesso di Abu Simbel ad affascinare e a lasciare a bocca aperta i visitatori, ma anche la sua incredibile storia. Come ho accennato, i templi furono costruiti nel XIII secolo a.C., durante il regno del faraone Ramses II per celebrare, come spesso accadeva nell’Antico Egitto, la potenza del re e il suo culto divino, per onorare gli dèi, ma, in questo caso, anche per intimidire i vicini nubiani, mostrando la forza militare e religiosa dell’Egitto. Infatti, Abu Simbel sorse proprio al confine con la Nubia e si trovava, allora, sulle rive del Nilo. Ora non è più così perché è ubicato sulle rive del Lago Nasser. Ed è qui che la storia più recente lascia di stucco. Ve la riassumo.

Dopo il declino dell’Antico Egitto, avvenuto fondamentalmente con l’arrivo dei romani, i templi furono in gran parte dimenticati e, nei secoli, coperti dalla sabbia del deserto. Fu solo nel 1813 che l’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt segnalò il sito e, pochi anni dopo, l’italiano Giovanni Belzoni riuscì a entrare nel tempio principale. Circa 150 anni dopo la grandiosa scoperta, però, il governo egiziano, per risolvere il problema della siccità e contrastare le piene del Nilo che, più che salvare le coltivazioni le distruggevano, decise di costruire una grande diga. La famosa Diga di Assuan fu realizzata negli Anni ’60 e fu un’opera a dir poco grandiosa. Peccato che a farne le spese fu proprio il sito di Abu Simbel perché, con la formazione del Lago Nasser (dal nome dell’allora leader egiziano Gamal Abdel Nasser che volle realizzare l’opera), i templi rischiavano di essere sommersi.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Il Lago Nasser su cui s’affaccia il complesso di Abu Simbel

Fu grazie all’intervento dell’Unesco che i due templi furono salvati, con un’opera altrettanto colossale, grazie alla quale oggi Abu Simbel è il sito che tutto il mondo può vedere. In pratica, tra il 1964 e il 1968 fu avviata una delle più grandi imprese ingegneristiche della storia: entrambi i templi furono completamente smontati, numerati e ricostruiti più in alto. Furono tagliati in migliaia di blocchi di pietra del peso anche fino a 30 tonnellate ciascuno. E tutto questo immane lavoro “solo” per spostare il Tempio di Ramses II e quello di Nefertari 65 metri più in alto e 200 metri più indietro. Ma l’opera a dir poco pazzesca servì per salvarli e portali fino a noi affinché ne potessimo godere.

Naturalmente, oggi, Abu Simbel è un patrimonio dell’Unesco e, oltre a essere un luogo di culto dell’Antico Egitto, è anche un simbolo della genialità del popolo egizio che già allora aveva grandi nozioni di astronomia. Ma rappreenta anche la perfetta fusione tra archeologia e ingegneria moderna. Insomma, il sito di Abu Simbel è una delle attrazioni più visitate di tutto l’Egitto, insieme alle Piramidi e alla Valle dei Re.

Come arrivare ad Abu Simbel

Abu Simbel si trova nel profondo Sud dell’Egitto ed è raggiungibile con il pullman o in aereo. In entrambi i casi, di solito si parte la mattina presto, con il bus perché il viaggio per raggiugere il sito è lungo, con l’aereo perché si vola andata e ritorno quasi sempre in giornata. Con il bus si deve attraversare il deserto, oltrepassando il tropico del Cancro. Da Assuan dista 280 km. In aereo il volo dura circa 45 minuti e l’aeroporto si trova nei pressi dei templi. La compagnia di bandiera EgyptAir ed AirCairo di solito operano un paio di voli al giorno tra Assuan e Abu Simbel. Se si arriva dal Cairo o da Luxor è necessario fare uno scalo perché non ci sono voli diretti.

Per dovere di cronaca, ad Abu Simbel si può arrivare anche in nave e, secondo chi l’ha fatto, l’esperienza è spettacolare. Infatti, ci sono crociere che proseguono da Assuan ad Abu Simbel lungo il Lago Nasser e che durano 3-4 giorni. Durante il viaggio si visitano anche altri templi nubiani (Kalabsha, Amada, Wadi es-Sebua). Il viaggio è consigliato a chi può permetterselo, sia dal punto di vista del tempo sia del costo, ma è ancora più spettacolare.

Una volta giunti nei pressi del sito, un sentiero ad anello in mezzo alla sabbia del deserto conduce ai templi e permette di fare tutto il giro a 360 gradi. C’è anche la possibilità di spostarsi a bordo dei golf cart (a pagamento, ma costano poco).

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Il tempio di Nefertari illuminato di notte è pura magia
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Ritrovata a Gerusalemme una rarissima moneta d’oro della regina d’Egitto

Durante gli scavi nella Città di David è riemersa una rarissima moneta ellenistica, testimonianza preziosa di un passato che continua a sorprendere. Si tratta di una moneta d’oro di Berenice II d’Egitto, vissuta oltre 2.200 anni fa, coniata in oro purissimo e destinata, probabilmente, come dono speciale per i soldati. Un reperto eccezionale: finora erano noti soltanto una ventina di esemplari simili e questa è la prima volta che uno di essi viene rinvenuto in uno scavo controllato.

La scoperta getta nuova luce sul volto della Gerusalemme ellenistica, una città che fino a poco tempo fa gli studiosi consideravano marginale ed economicamente debole dopo la distruzione del Primo Tempio. La moneta, insieme ad altri reperti, racconta invece di una città ben più viva, connessa e sorprendentemente centrale.

Chi visiterà Gerusalemme a settembre potrà ammirare questo piccolo tesoro durante la conferenza annuale di ricerca della Città di David: un’occasione unica per vedere da vicino un frammento scintillante della storia antica.

La scoperta della moneta rara a Gerusalemme

Durante la setacciatura del terreno adiacente all’area di scavo, nel cuore della Città di David, la storia è riaffiorata in modo sorprendente. Una minuscola, ma preziosissima moneta d’oro, raffigurante la regina ellenistica Berenice II d’Egitto, è emersa durante gli scavi dell’Autorità israeliana per le Antichità. Si tratta di un quarto di dracma in oro purissimo, coniato oltre duemila anni fa durante il regno del marito Tolomeo III, e mai prima rinvenuto fuori dall’Egitto, cuore pulsante del dominio tolemaico.

Una scoperta che non solo arricchisce la collezione numismatica mondiale, ma racconta di una Gerusalemme antica molto più connessa e vitale di quanto si immaginasse.

Come ha raccontato Rivka Langler: “Stavo setacciando la terra quando all’improvviso ho visto qualcosa di brillante. L’ho raccolto e mi sono accorta che era una moneta d’oro. All’inizio non potevo crederci, ma dopo pochi secondi correvo eccitata attraverso lo scavo. Scavo nella Città di David da due anni e questa è la prima volta che trovo dell’oro! Ho sempre visto altri archeologi fare ritrovamenti speciali, aspettavo il mio momento, ed è finalmente arrivato!”

Moneta rara a Gerusalemme

Emil Aladjem, Autorità israeliana per le Antichità

Il rovescio della moneta con la cornucopia, simbolo di prosperità e fertilità

Perché si tratta di una scoperta eccezionale

Si tratta di una scoperta incredibile non solo perché sono note soltanto venti monete di questo tipo, ma anche perché questa è la prima rinvenuta in un contesto archeologico appropriato. “Per quanto sappiamo, la moneta è l’unica del suo genere mai scoperta fuori dall’Egitto, che era il centro del dominio tolemaico”, hanno dichiarato il dott. Robert Kool, capo del Dipartimento di Numismatica dell’Autorità israeliana per le Antichità, e il dott. Haim Gitler, curatore capo di Archeologia e Numismatica al Museo d’Israele, che hanno studiato la moneta.

Inoltre, l’iscrizione greca “BASILISSES” – “della Regina”, è rara sulle monete di quel periodo. Qui Berenice appare non come consorte del re, ma come sovrana autonoma. Le donne comparvero occasionalmente sulle monete tolemaiche per quasi 300 anni (305–30 a.C.) e la più celebre fu Cleopatra. Questo, quindi, è uno dei primi casi in cui una regina tolemaica compare su una moneta con tale titolo in vita.

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La crociera sul Nilo è il viaggio più bello che si possa fare nella vita. Ma a due condizioni

Di viaggi ne ho fatti tanti, e sono sempre tutti belli. Perché ognuno regala qualcosa: un luogo, un paesaggio, un’atmosfera, un’esperienza, una conoscenza. Come sostiene Paulo Coelho “Non esistono due viaggi uguali che affrontano il medesimo cammino”. Non è facile, dunque, stilare una classifica dei viaggi migliori. Tuttavia, ce n’è uno che, a mio parere, è il viaggio con la “V“ maiuscola perché racchiude in sé tutte le sperienze che si possono fare ed è la crociera sul Nilo alla scoperta dell’Egitto classico.

Perché fare una crociera sul Nilo

La crociera sul Nilo, il fiume più lungo del mondo (6.852 chilometri attraverso otto Stati africani), non è la solita crociera che spesso tocca luoghi raggiungibili comunque con altri mezzi.

Tanti luoghi in un unico viaggio

La crociera lungo il Nilo è l’unico modo – almeno per ora – per raggiungere certi luoghi. Si tratta prevalentemente di siti archeologici sorti proprio lungo il corso d’acqua mentre alle spalle c’era solo il deserto, perché, come sappiamo, senza acqua non c’è vita. Ed è il motivo per cui gli antichi egizi fondarono le loro città, come Luxor, una delle tappe fondamentali di questo viaggio, e i luoghi di culto, come il Tempio di Karnak, forse il più esteso e maestoso tra i complessi monumentali dell’Egitto faraonico, e il Tempio di Edfu, due delle altre soste immancabili durante la crociera, proprio lungo il corso del fiume Nilo. Tra una tappa e l’altra della crociera spesso non c’è nulla, ci sono paesaggi sconfinati, campi coltivati, piccoli villaggi e non sempre esistono strade che costeggiano il fiume: navigare è l’unica soluzione per spostarsi.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Turisti nel Tempio di Karnak

Un viaggio ricco di esperienze

Spiegata la questione logistica, dal punto di vista storico e culturale la crociera sul Nilo è un viaggio incredibilmente ricco. Ogni giorno è denso di esperienze, di informazioni, di emozioni. La guida, che accompagna il tour dall’inizio alla fine del viaggio, naturalmente è fondamentale per trasferire nozioni storiche (le dinastie dell’Antico Egitto rispetto al calendario gregoriano, per esempio), alberi genealogici di faraoni e regine, spiegazioni (il significato dei geroglifici, giusto per intenderci), racconti, aneddoti e simbologie. Poiché le informazioni sono tante e complesse, il consiglio è di verificare che la guida che accompagni il vostro viaggio parli italiano perché, anche se conosciamo bene le lingue, il fatto di parlare in italiano fa davvero la differenza per riuscire a cogliere ogni sfumatura.

Il viaggio della vita

Al termine del viaggio sapremo tutto dei faraoni, saremo in grado di riconoscere i simboli che li rappresentano sulle pareti dei templi o delle tombe (nella Valle dei Re e nella Valle delle Regine), conosceremo la loro storia e degli archeologi che hanno cavato nel deserto e rinvenuto i tesori che oggi possiamo ammirare, la cultura, la religione e le tradizioni dell’Antico Egitto, ma anche della geografia dell’Egitto, come mai abbiamo fatto da bambini nonostante abbiamo trascorso ore e ore sui libri di scuola.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

La Valle dei Re, uno dei luoghi più suggestivi dell’Egitto

Le tappe classiche della crociera sul Nilo

Premetto che di crociere sul Nilo ce ne sono di diversi tipi in quanto possono variare la durata del viaggio (da 5 a 15 giorni, quella più lunga solitamente parte con la navigazione dal Cairo) e i luoghi visitati. Inoltre, alla crociera viene sempre abbinata o all’andata o al ritorno la tappa al Cairo, con la Piana di Giza per visitare le Piramidi (Cheope, la più grande e l’unica in cui si può entrare, Chefren, la media, Micerino, la più piccola. Tra l’altro, le piramidi non sono solo tre ma sono nove perché ciascuna delle principali ha di fianco a quelle delle regine che sono sei), la Sfinge e ora anche il nuovo Grand Egyptian Museum. Durante la giornata si visita anche il “vecchio” museo egizio che resta comunque aperto nonostante sia stato inaugurato quello nuovo e alcuni luoghi della città, a partire dal bazaar.

Quindi una notte o due, a seconda di quando si arriva, si trascorrono nella Capitale, mentre per imbarcarsi sulla nave – a meno che non si parta direttamente dal Cairo, ma solo in alcune stagioni per via del livello del Nilo -, bisogna volare su Luxor, che dista circa un’ora d’aereo. Diciamo che la classica crociera sul Nilo comprende un paio di notti al Cairo e quattro-cinque notti a bordo della nave per un totale di sette-otto giorni.

Le tappe della crociera sul Nilo classica

Le navi da crociera si dirigono verso Sud, quello che un tempo era l’Alto Egitto, e si naviga contro corrente (il Nilo sfocia nel Mar Mediterraneo). Le tappe classiche sono quelle che si trovano tra Luxor e Assuan e quindi:

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@SiViaggia – Ilaria Santi

L’interno della tomba di Tutankamon nella Valle dei Re
  • Luxor, sulla riva orientale del Nilo, per visitare il Tempio di Karnak, uno dei complessi religiosi più imponenti e spettacolari dell’Antico Egitto, che è collegato tramite il Viale delle Sfingi al Tempio di Luxor, entrambi Patrimoni mondiali dell’umanità Unesco;
  • Valle dei Re e delle Regine, per visitare le tombe dei faraoni e delle regine che si trovano già in zona deserto e sono raggiungibili con un pullman. Le tombe sono visitabili a rotazione quindi, se tornate più volte non è detto che vediate sempre le stesse. Per visitare la tomba di Tutankhamon, scoperta praticamente intatta da Howard Carter nel 1922, bisogna fare un biglietto a parte. Lo stesso giorno si visitano anche il Tempio di Hatshepsut, a Deir el-Bahari, la donna che regnò come faraone per quasi mezzo secolo, e i Colossi di Memnone;
  • Chiusa di Esna, Tempio di Edfu (uno dei meglio conservati) e Kom Ombo, propri sulle rive del Nilo;
  • Assuan con la visita della Diga di Assuan, un’opera di ingegneria moderna risalente agli Anni ’70 per risolvere il problema della siccità, e il Tempio di Philae (raggiungibile in barca).

L’escursione ad Abu Simbel

Solitamente il viaggio prosegue con la visita di Abu Simbel, affacciato sul lago Nasser e non sul Nilo e quindi raggiungibile con tre ore di pullman (talvolta si pernotta fuori per imbarcarsi di nuovo il giorno successivo). Talvolta l’escursione ad Abu Simbel non è compresa nel pacchetto, ma se volete completare il viaggio è assolutamente da includere perché la visita dei due templi, quello di Ramses II e quello della moglie prediletta, la regina Nefertari, valgono metà del viaggio, non soltanto per la bellezza, l’imponenza e lo stato di conservazione quanto per la storia che c’è dietro: con un’impresa archeologica internazionale, negli Anni ’60 il sito venne smontato pezzo per pezzo per non essere sommerso dalla Diga di Assuan, e ricostruito poco più a monte.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Il sito di Abu Simbel con i due templi ricostruiti, quello di Ramses II e quello della regina Nefertari

Le crociere più lunghe

Esistono anche crociere più lunghe da ll Cairo ad Assuan (o viceversa), che attraversano quasi tutto l’Egitto seguendo il Nilo. Sono meno frequenti perché oltre a durare di più sono anche più costose, ma permettono di vedere anche il Medio Egitto e quindi zone meno turistiche ma altrettanto molto affascinanti. Si fa tappa a Beni Suef – El Minya dove si visita la Necropoli di Meidum, i siti di Tell el-Amarna e la Necropoli di Beni Hassan con le tombe scavate nella roccia); poi ad Abydos per visitare il Tempio di Seti I; a Dendera dove c’è il Tempio di Hathor, per poi arrivare a Luxor.

Il lato negativo della crociera sul Nilo

Questo è uno dei viaggi di maggiore successo al mondo: piace praticamente a tutti. Secondo i più recenti dati di affluenza turistica, si calcola che ogni anno sono circa 14 milioni i visitatori delle Piramidi di Giza e quasi tutti proseguono o arrivano (abbiamo detto che Il Cairo è una tappa obbligata della crociera) dall’itinerario sul fiume Nilo.

Troppe navi sul Nilo

Poiché ogni nave può ospitare tra i cento e i 150 passeggeri, fate un po’ il calcolo di quante navi possano navigare su questo fiume contemporaneamente nel periodo di alta stagione, che, tranne due momenti dell’anno (gennaio e luglio-agosto), è praticamente sempre. Il che significa che, quando attraccano, anche in grandi città come Luxor o Assuan, non ci stanno tutte e sono costrette ad affiancarsi l’una all’alta arrivando a formare file ci quattro-cinque navi e la situazione è allucinante su qualsiasi delle navi ci si trovi.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Turisti in fila davanti alla Sfinge per scattare una foto

Infatti, se si attracca per primi (ma non è scontato) e la vostra nave è la più vicina alla banchina è più pratico per imbarcarsi e sbarcare, però significa che i passeggeri delle altre navi attaccate alla vostra dovranno attraversare i vostri ponti per spostarsi su e giù dalla loro nave. Se si arriva per ultimi bisogna, appunto, attraversare le altre navi per salire o scendere. Se poi ci si trova in mezzo tra due navi la situazione è la peggiore di tutte perché, ai suddetti inconvenienti, ci sarà anche quello di essere obbligati a guardare ed essere guardati perché le finestre delle cabine saranno appiccicate una di fronte all’altra. Quindi, il problema numero uno è il sovraffollamento navi.

Problema overtourism nei siti archeologici

Poi c’è il problema numero due, quello della folla nei siti archeologici. La guida che accompagnava il mio gruppo, Tony, ha raccontato che per visitare il Tempio di Philae che si trova su un’isola raggiungibile con delle piccole imbarcazioni in alta stagione si fa un’ora di fila all’esterno spesso senza neanche avere tempo di entrare perché bisogna ripartire per il sito successivo. Per non parlare, poi, della Sfinge nella Piana di Giza: per raggiungerla bisogna entrare in uno spazio alquanto ristretto e quando arrivano i gruppi è quasi impossibile riuscire anche solo a scattare una fotografia. Per entrare nella Piramide di Cheope o nelle tombe della Valle dei Re, poi, è anche inutile provarci oltre al fatto che si si soffre un minimo di claustrofobia è vivamente sconsigliato (il tunnel della piramide è a senso unico e non si può neanche tornare indietro se si cambia idea…).

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@SiViaggia – Ilaria Santi

La Valle dei Re

Consigli per una crociera sul Nilo indimenticabile

Qual è dunque la mia personalissima ricetta per potersi godere quello che è il viaggio più bella da fare nella vita? Due sono i consigli, che è poi quello che ho fatto io: partire in bassa stagione per trovare poca gente e godersi appieno i siti dell’Antico Egitto e scegliere una nave piccola.

Partire in bassa stagione

La bassa stagione comprende due periodi: il mese di gennaio (per qualsiasi viaggio, in generale, il momento in cui la gente viaggia meno è tra l’Epifania e più o meno la fine del mese (tanto che compagnie aeree e hotel sono soliti proporre sconti e offerte perché, dopo le festività natalizie, non sono in molti a poter viaggiare). In Egitto in questo periodo non fa freddissimo e non fa caldissimo, bisogna vestirsi strati e prevedere di mettere in valigia dal piumino alla T-shirt.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Il Tempio di Luxor è tra quelli che si possono visitare anche di sera

L’altro periodo è luglio-agosto, quando fa veramente caldo (40-45°C a mezzogiorno), ma le visite vengono organizzate in modo intelligente perché si parte prestissimo la mattina (verso le 6-7), si torna sulla nave a pranzare e a riposarsi nelle ore più calde e si esce di nuovo nel tardo pomeriggio quando il sole non è più a picco, per intenderci.

Anzi, al tramonto si può godere di uno spettacolo meraviglioso dei siti, specie quelli ubicati sulle rive del Nilo, che poi vengono illuminati per la sera, dato che l’orario di chiusura dei templi è tra le 20 e le 22. Fondamentale portare sempre con sé la borraccia per idratarsi, un cappello per proteggersi dal sole, la crema solare per non ustionarsi e cercare, seguendo l’esempio della guida, sempre un posto all’ombra. Viaggiando in bassa stagione vi eviterà di fare file per visitare templi e per superare la Chiusa di Esna (spesso si è i soli a dover passare altrimenti ci si mette in fila anche per ore) e di trovarvi a guardare dentro le finestre delle cabine altrui.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Spettacolare tramonto sul Nilo in Egitto

Imbarcasi su una piccola nave da crociera

L’altro consiglio che mi sento di darvi è, se potete permettervelo, scegliere di fare la crociera a bordo di una nave piccola, che possa ospitare pochi passeggeri. Oggi esistono navi che sono considerate più degli yacht e che, a bordo, offrono poche cabine ma ampie, per ospitare una ventina di passeggeri. Certo, questo tipo di crociera è un po’ più costosa (circa il doppio), ma non costosissima (circa 3500-4000 euro tutto incluso, compresi i voli) e, se viaggiate in bassa stagione, costa anche meno. Sulla nave Savoy, per esempio, che ospita solo 12 suite con pareti finestrate per godersi il panorama dello scorrere del Nilo direttemente dal letto, possono viaggiare solamente 24 passeggeri (a volte viene noleggiata per un unico gruppo di amici), c’è un ristorante con menu alla carta, due bar, uno nel salone comune e un altro sul rooftop, dove c’è anche una fantastica piscina a sfioro.

I vantaggi di prendere parte a una crociera con un piccolo gruppo sono tantissimi a livello di tempistiche e di organizzazione, di qualità dei servizi a bordo e nei ristoranti dove ci si ferma a pranzo qualche volta. Se, poi, si pensa alla sosta bagno per venti persone o per 150 vi convincerete subito dei miei consigli. Inoltre, con queste crociere più esclusive si visitano anche siti meno frequentati e fuori dalle solite rotte turistiche – come per esempio il complesso di Medinet Habu, l’imponente tempio funerario di Ramses III sulla riva occidentale del Nilo – e si può pranzare in ristoranti più catratteristici ma più piccoli, dove c’è posto solo per i piccoli gruppi, come quello nubiano sull’isola di Bigeh, di fronte al Tempio di Philae con vista su questo luogo simbolo dell’Antico Egitto.

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@SiViaggia – Ilaria Santi

Tramonto sul sito di Medinet Habu sul Nilo