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Egitto, scoperto un tempio sommerso: è pieno di tesori

È una scoperta sensazionale, quella annunciata dal Ministro del Turismo e delle Antichità dell’Egitto: nell’antica città egizia di Heracleion, finita sott’acqua tanti secoli fa, è stato trovato un vero e proprio tesoro. Si tratta di un tempio dedicato al dio Amon, al cui interno sono stati rinvenuti preziosissimi manufatti e gioielli, e di un santuario greco, anch’esso ricco di oggetti e armi di varia provenienza.

L’antica città di Heracleion

La città di Heracleion, conosciuta anche come Thonis, venne fondata su una delle isole del Delta del Nilo, dove prosperò tra il VI e il IV secolo a.C., epoca in cui probabilmente fu uno dei principali porti d’Egitto. Ma il suo destino fu decisamente funesto: attorno al II secolo a.C., infatti, il centro abitato venne sommerso a causa di terremoti e inondazioni, che causarono un innalzamento del livello del mare e un conseguente sprofondamento del terreno. Le sue rovine giacquero per tantissimo tempo del tutto ignorate dall’uomo, fin quando non vennero scoperte dall’archeologo Franck Goddio, nel 2000.

Oggi l’antica città – o meglio, ciò che ne resta – è collocata nella baia di Abukir, a circa 2,5 km dalla costa e a poca distanza da Alessandria d’Egitto. Le campagne archeologiche volte a portare alla luce i tesori di Heracleion si sono da allora susseguite senza mai interrompersi. L’ultima missione, condotta dal Consiglio Supremo delle Antichità egiziano e dall’Istituto Europeo di Archeologia Sottomarina (IEASM), ha avuto un notevole successo: gli esperti subacquei hanno infatti trovato quello che può essere considerato un vero e proprio tesoro di inestimabile valore.

La nuova scoperta

Heracleion ci rivela nuovi segreti, grazie alla scoperta di un tempio sommerso dedicato al dio Amon: probabilmente il suo crollo, avvenuto durante la metà del II secolo a.C., è dovuto ad un evento catastrofico, proprio come quello che ha poi portato alla distruzione dell’intera città. Al suo interno, gli archeologi hanno trovato l’area in cui venivano conservate le offerte votive. Ne è emerso un tesoro incredibile, costituito da gioielli in oro (tra cui splendidi orecchini con testa di leone), pendenti, contenitori in alabastro per unguenti e cosmetici, piatti in argento usati per le funzioni religiose, un misterioso oggetto in pietra calcarea e una brocca di bronzo.

“È davvero commovente scoprire oggetti così delicati, che sono sopravvissuti intatti nonostante la violenza e la grandezza del cataclisma” – ha dichiarato Frank Goddio, annunciando la scoperta. Poco più ad est del tempio, è stato rinvenuto anche un santuario greco dedicato ad Afrodite, la dea dell’amore. Risalente al V secolo a.C.,custodiva al suo interno dei resti di strutture coeve sostenute da travi in legno, oltre a numerosi oggetti in bronzo e in ceramica (tra cui anche diverse armi) importati dalla Grecia.

“Ciò dimostra che ai greci era permesso commerciare e stabilirsi nella città durante il periodo dei faraoni della dinastia Saïte. Il santuario conteneva anche un deposito di armi greche, il che potrebbe indicare che i mercenari greci erano nella regione per difendere l’accesso al regno, alla foce del ramo più occidentale del Nilo” – ha affermato Goddio, entusiasta per la scoperta. Ora le ricerche continueranno, nella speranza di trovare nuovi manufatti che possano gettare luce su una città – e un periodo storico – così affascinante.

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Egitto poco noto: tante meraviglie da scoprire

C’è un Egitto che non tutti conoscono, lontano dalle principali rotte turistiche ormai famose in tutto il mondo. È un susseguirsi di paesaggi da favola, che sembrano quasi provenire da un altro mondo. Deserti incontaminati, piccole oasi e tanta storia: andiamo alla scoperta dell’altro volto di questo Paese incredibile, ricco di sorprese che non ci aspettavamo.

Alla scoperta dell’Egitto meno conosciuto

L’Egitto è una delle mete più gettonate per chi vuole fare una vacanza relax su spiagge stupende, senza doversi allontanare troppo da casa. Da Marsa Alam a Sharm el-Sheikh, ci sono tantissime località dove divertirsi tra sole, mare e snorkeling in acque cristalline. C’è poi un incredibile patrimonio archeologico tutto da scoprire: le Piramidi di Giza, Luxor e la Valle dei Re, ma anche Il Cairo e i suoi preziosi manufatti custoditi presso il Museo Egizio più grande del mondo.

Potremmo pensare di aver visto ormai tutto di questo Paese incredibile, ma c’è una rotta che invece continua a restare lontana dal turismo, quella forse più autentica e suggestiva. L’itinerario ci porta nella zona occidentale dell’Egitto, dipanandosi dalla capitale sino a scendere verso i confini meridionali: nel suo percorso, attraversa deserti meravigliosi e panorami indimenticabili, regalandoci un tuffo indietro nel tempo di svariati milioni di anni. Ecco le sue tappe più affascinanti.

Tra deserti e oasi meravigliose

Non dista moltissimo da Il Cairo, forse appena 200 km, ma sembra di essere in un altro mondo: Wadi al-Hitan, conosciuta anche con il nome di Valle delle Balene, è un’area desertica caratterizzata da dune sabbiose, punteggiate qua e là da scheletri di antiche creature marine. Qui, infatti, 30-40 milioni di anni fa si estendeva il popoloso mare di Tetide, di cui oggi non restano che imponenti formazioni di calcare e fossili di cetacei, quasi fossimo in un museo a cielo aperto.

Scendendo ancora più a sud, dopo un lungo peregrinare letteralmente in mezzo al nulla, all’improvviso davanti ai nostri occhi si stagliano delle bizzarre colline coniche dal colore molto scuro. Si tratta del Deserto Nero, dove tutto parla di un passato ricco di attività vulcanica: pietre nere e lava indurita hanno dato origine ad un paesaggio lunare che lascia tutti a bocca aperta. Uno dei luoghi assolutamente da scoprire è l’oasi di Bahariya, una vasta depressione circondata nel deserto, dove la natura è lussureggiante.

Qui si apre un panorama da sogno, quello della Crystal Mountain: tra la sabbia dorata, infatti, spicca una serie di formazioni geologiche composte di cristalli di quarzo, che sotto i roventi raggi del sole brillano in maniera straordinaria. Ma proseguiamo nel nostro viaggio verso i confini meridionali dell’Egitto, incontrando un altro spettacolo della natura. Stiamo parlando del Deserto Bianco, caratterizzato da imponenti rocce di gesso candido che sono state scolpite da vento e sabbia, dando vita a forme spesso molto bizzarre.

Infine, non resta che dirigersi verso l’oasi di Kharga, la più meridionale del Paese: un tempo era tra le tappe fondamentali lungo l’itinerario che collegava il Nordafrica con la regione subsahariana, mentre oggi ospita un bel centro abitato e alcuni splendidi monumenti archeologici. È il caso del Tempio di Ibis, dedicato al dio Amon, o della necropoli cristiana di Bagawat, dove si possono ammirare anche pregevoli opere pittoriche.

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In Egitto esiste una piramide “piegata”: ecco spiegato il mistero

Simbolo dell’Egitto, ma soprattutto dell’eccellenza architettonica dell’antichità, le piramidi sono costruzioni affascinanti e dalla forma inconfondibile. Proprio la forma che, all’apparenza, sembra così semplice, in realtà è ricca di mistero. Ancora oggi archeologi e appassionati non smettono di domandarsi come sia stato possibile realizzare strutture così imponenti, che con la loro bellezza tolgono il fiato, senza l’utilizzo delle tecniche ingegneristiche moderne.

A rendere ancora più intriganti questi monumenti funebri, che si stagliano dalla sabbia e che caratterizzano il paesaggio del deserto, ci pensano alcune “versioni” particolari come la Piramide Piegata fatta costruire dal faraone Snefru, intorno al 2600 a.C. e che si trova nella Necropoli di Dahshur, a una quarantina di chilometri da Giza.

Le intuizioni del faraone Snefru

Appartenente alla IV dinastia egizia, il Faraone Snefru, padre di Cheope, visse oltre 2000 anni prima della nascita di Cristo. Di lui si ricordano le vittorie durante le campagne militari contro i Nubiani e le tribù libiche, ma soprattutto l’ingegno architettonico che lo portò a costruire delle piramidi innovative per il suo tempo.

Non è un caso che a Dahshur si possano ammirare oggi due costruzioni davvero eccezionali, la preziosa eredità del periodo in cui Snefru ha regnato. Non c’è soltanto quella piegata a dominare il panorama, ma anche quella rossa, entrambe a rappresentare il passaggio dai monumenti funerari a gradoni a quelli più classici. In realtà, prima di queste due piramidi, il faraone aveva ordinato di costruirne un’altra, quella di Meidum che però crollò durante la realizzazione. I tre edifici voluti da Snefru hanno caratterizzato il percorso evolutivo e architettonico che ha portato poi alle famose piramidi di Giza.

Uno scorcio della Piramide Piegata

Fonte: IPA

La Piramide Piegata fatta costruire da Snefru

Un errore e una correzione che l’hanno resa unica

Unica nel suo genere, la Piramide Piegata di Dahshur non ha eguali. Ma com’è possibile che abbia una forma così strana? Inizialmente fu costruita con un angolo di inclinazione di 54 gradi, ma durante la realizzazione gli architetti furono costretti a modificare il progetto iniziale. Il terreno, infatti, non era in grado di reggere il peso della struttura e avrebbe potuto cedere da un momento all’altro.

Per questo motivo fu necessario ridurre l’angolo di inclinazione fino a 43 gradi, una decisione che ha reso stabile la piramide e che, a distanza di secoli, contraddistingue il suo aspetto piegato. Ancora oggi è in un discreto stato di conservazione, tanto che è possibile ammirare nella metà inferiore la pietra calcarea bianca che rivestiva in origine l’intera struttura.

Con i suoi 105 metri di altezza, è impossibile non rimanerne affascinati, ammirando la sua bellezza senza tempo che si può ritrovare anche all’interno. Infatti, recentemente è stata sottoposta a un attento restauro che ha portato alla luce due splendide camere sepolcrali che sono state aperte ai visitatori.

I visitatori possono scendere nel corridoio lungo 79 metri che conduce ai 23 metri di profondità della camera sotterranea, ammirando il cuore di una costruzione antichissima e decisamente sui generis, dal momento che nello skyline egiziano non esiste nulla di simile.

Entrare in questo monumento rappresenta un vero e proprio tuffo nel passato, quando ci si trova all’interno di un edificio così antico è impossibile non immaginare gli sforzi e gli ingegni degli architetti dell’epoca, i quali sono stati “ripagati” a distanza di millenni con il riconoscimento da parte dell’Unesco come patrimonio mondiale.

La struttura interna della Piramide Piegata

Fonte: IPA

L’interno della Piramide Piegata
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I segreti della piramide di Djoser, la più antica d’Egitto

La piramide di Djoser, o piramide ‘a gradoni‘ di Saqqara, è la più antica d’Egitto. Si trova a una trentina chilometri a Sud del Cairo e una ventina dalle piramidi di Giza. La piramide del faraone Djoser è la prima struttura di cemento completa esistente al mondo. Costruita dall’architetto Imhotep, uno dei più importanti d’Egitto nonché il primo architetto della storia, sepolto nella piramide insieme al faraone Djoser, conta ben 4700 anni.

Per 90 anni è stata chiusa, ma dopo un lungo restauro, iniziato nel 2006, interrotto nel 2011 e ripreso due anni dopo, è stata riaperta solo nel 2020. I restauri hanno riguardato la facciata esterna, le scalinate dei due ingressi, i corridoi interni che portano alla camera funeraria e il sarcofago in pietra. Oggi la piramide di Djoser si può visitare.

La scoperta più importante d’Egitto

A scoprirla fu nel 1818 lo svizzero Heinrich Menu von Minutoli, ma fu un italiano, l’egittologo Girolamo Segato tre anni dopo a entrare per la prima volta nella piramide e a raggiungere la camera sepolcrale, dove trovò un sarcofago di granito rosso vuoto. La tomba, infatti, era già stata violata. Gli unici ritrovamenti furono un pezzo di mummia, una maschera funeraria, un paio di sandali dorati, frammenti di vasi e un contenitore con sigilli originali con del liquido denso ed oleoso. Tutti i reperti, però, andarono persi quando la nave che li trasportava affondò nel Mare del Nord. Solo nel XX secolo si realizzò l’esplorazione della piramide e la ricostruzione di parte del complesso funerario di Djoser.

La piramide e la necropoli di Saqqara

L’altezza della piramide supera i 60 metri (in origine era molto più alta) ed è larga oltre cento metri, ma tutta la necropoli si estende su una superficie di circa 15 ettari, che comprende anche 211 bastioni e 14 false porte. L’ingresso vero e proprio è solo uno ed è situato vicino all’angolo di Sud-Est che garantisce l’accesso al corridoio dove inizia il colonnato. Originariamente era rivestito da blocchi calcarei di Tura.

Intorno alla piramide si trova una grande corte circondata da strutture cerimoniali e da strutture decorative. La piramide si innalza in sei mastabe (tombe a base rettangolare) decrescenti. Le mastabe, costruite l’una sull’altra, mostrano come il progetto sia stato modificato in itinere.

La piramide di Djoser è la principale attrazione della necropoli di Saqqara che ospita molti complessi funerari di varie dinastie. Tra le principali, le Tombe Arcaiche della I dinastia, il sepolcro dei tori Apis, la tomba del faraone Horemheb della XVIII dinastia e i complessi dei re Pepi I, Pepi II, della VI dinastia, e Ibi dell’VIII dinastia.

Saqqara viene da alcuni ritenuta anche più significativa rispetto alla necropoli di Giza dal punto di vista archeologico. Questo enorme sito, infatti, ospita le tombe di epoca di poco antecedente all’antico Regno fino a quelle del periodo greco.

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Strabiliante scoperta in Egitto: ecco cosa è stato ritrovato

Il mondo dell’archeologia non smette mai di riservare entusiasmanti novità e sorprese che affascinano e consentono di avere una visione sempre più chiara di epoche remote.

Ed è questo anche il caso dell’eccezionale scoperta avvenuta ad Abido, una delle più antiche città dell’Alto Egitto, sulla riva sinistra del Nilo a 530 chilometri circa a sud del Cairo, sede di una necropoli collegata con This, la capitale delle prime due dinastie, e custode delle monumentali tombe dei primi faraoni, di ampi cimiteri di privati e funzionari con innumerevoli stele, e di due palazzi fortificati risalenti all’età protodinastica.

La strabiliante scoperta avvenuta presso l’area del tempio di Ramses II

La missione archeologica della New York University (che sta portando avanti da anni molteplici progetti di ricerca segnati da scoperte di notevole importanza) in corso presso l’area archeologica egiziana ha riportato alla luce, nell’area del tempio di Ramses II, oltre 2000 teste di ariete mummificate che risalgono al Periodo Tolemaico (che durò circa tre secoli fino alla conquista romana nel 30 a.C.), nonché un imponente edificio della VI dinastia.

L’annuncio della nuova e strabiliante scoperta è arrivato dal Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità, il Dott. Mostafa Waziri, che ha sottolineato come questa sia una delle scoperte più significative degli ultimi anni in quanto consente di comprendere meglio come si svolgeva la vita in questa zona.

I preziosi reperti riportati alla luce

Come accennato, durante gli scavi gli archeologi hanno rinvenuto oltre 2000 teste mummificate di ariete ma non è tutto: oltre a esse, hanno ritrovato anche un gruppo di pecore, capre selvatiche, mucche, cani, manguste e cervi, tutti collocati presso uno dei magazzini della zona nord del tempio di Ramses.

Secondo il capo della missione, il Dott. Sameh Iskandar, tali resti mummificati potrebbero aver avuto la funzione di offerte votive donate al culto del dio ariete Khnum, ben presente ad Abido durante il Periodo Tolemaico.
Inoltre, sarebbero la conferma che Ramses II veniva ancora venerato mille anni dopo la sua morte.

E se già un tale ritrovamento ha un che di sensazionale, non è tutto.

Infatti, il team di ricerca ha riportato alla luce anche un edificio risalente alla VI dinastia (ovvero intorno al 2300 a.C.) contraddistinto da un disegno architettonico singolare dalle spesse ed enormi mura, larghe all’incirca 5 metri.

Una costruzione che si rivela molto importante per gli studiosi poiché permette loro di riflettere sull’architettura e sulle attività in essere ad Abido durante l’Antico Regno, cioè mille anni prima che Ramses II realizzasse il proprio tempio.

In più, oltre alle teste mummificate di animali e al grande edificio, sono stati scoperti anche papiri, vestiti e scarpe in cuoio, statue, e una porzione del muro di cinta settentrionale.

Sulla base dei sorprendenti ritrovamenti, ora la missione archeologica della New York University proseguirà con la documentazione e lo studio di quanto emerso in questa stagione di scavo per gettare nuova luce sui vari reperti rinvenuti, sul loro significato e sulle informazioni che possono apportare per accrescere il bagaglio di conoscenze sull’Antico Egitto.

Una scoperta che, al pari delle altre, apre le porte a ulteriori conoscenze.

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È stata scoperta una sfinge che sorride

L’Egitto, terra di antiche testimonianze di una civiltà lontanissima da noi, continua a regalarci sorprese: nelle ultime settimane, gli archeologi hanno portato alla luce una struttura d’epoca romana che conteneva qualcosa di unico. All’interno di una vasca, infatti, è stata ritrovata una sfinge che sorride. Di che cosa si tratta?

La nuova scoperta in Egitto

Nei giorni scorsi si è parlato moltissimo del tunnel segreto individuato all’interno della Piramide di Cheope, una scoperta che potrebbe finalmente condurci verso la tanto cercata (e finora mai trovata) tomba del faraone. Ma questo non distoglie l’attenzione da altri siti archeologici, dove continuano ad emergere reperti davvero curiosi e interessanti. È il caso del recente ritrovamento avvenuto nei pressi di Dendera, un’antica città egiziana famosa per il suo tempio d’epoca greco-romana dedicato alla dea Hathor.

Proprio nell’area a est del tempio, una missione guidata dall’ex Ministro delle Antichità Egiziano Mamdouh El Damaty ha portato alla luce una struttura romana realizzata su due livelli, utilizzando pietra calcarea e malta. Le prime ipotesi sulla presenza di qualcosa ancora nascosto sotto terra erano state formulate all’inizio dell’anno, quando gli archeologi hanno effettuato delle scansioni radar e delle scansioni magnetiche nei pressi del tempio. Gli scavi hanno quindi permesso di scoprire di che cosa si trattava.

Se i resti della struttura hanno subito affascinato gli esperti, ad attirare l’attenzione è stata soprattutto la vasca trovata nel livello inferiore: doveva essere un bacino di stoccaggio dell’acqua, realizzato con mattoni rossi ricoperti di ardesia e dotato di una scala per accedervi più facilmente. Secondo le prime analisi, sarebbe risalente al periodo bizantino. La vera sorpresa, però, è un’altra. Durante le operazioni di pulizia, all’interno della vasca è riemersa una sfinge che sorride: è un reperto preziosissimo.

Trovata una sfinge che sorride

La statua, costruita in pietra calcarea, rappresenta una sfinge davvero particolare. I tratti del volto appartengono probabilmente a Claudio, il quarto imperatore romano che ha regnato fino al 54 d.C. A sorprendere maggiormente sono i dettagli: la sfinge è stata raffigurata con indosso il Nemes, ovvero il tipico copricapo egiziano indossato dai faraoni a simboleggiare il loro potere. Sulla fronte della statua, inoltre, spicca un Uraeus, una decorazione a forma di serpente, anch’essa simbolo di sovranità. La particolarità più affascinante? Il lieve sorriso che compare sul volto della sfinge.

La scoperta è stata minuziosamente descritta sui profili social del Ministero delle Antichità Egiziano: “L’ispezione preliminare del volto della sfinge suggerisce che quest’ultima rappresenti l’imperatore romano Claudio. La statua è davvero bella, il viso presenta elementi realistici raffigurati in modo molto preciso. L’imperatore è rappresentato con il sorriso e due fossette laterali“. Inoltre, sul volto sono state trovate tracce di colorante giallo e rosso, mentre al di sotto della statua è stato rinvenuto un dipinto romano con geroglifici.

Perché la sfinge è stata trovata sul fondo della vasca? Gli archeologi ipotizzano che la statua sia stata originariamente situata sull’edificio d’epoca romana, come omaggio al grande imperatore. In seguito, durante l’età cristiana, sarebbe poi stata gettata in acqua e ricoperta poi di terra, una volta che il bacino è caduto in disuso. Ora gli esperti continueranno a cercare nei dintorni della struttura, nella speranza di trovare nuove testimonianze risalenti allo stesso periodo.

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I segreti nascosti dietro la Piramide Nera d’Egitto

Costruita dopo le piramidi di Giza, questa è però la più misteriosa d’Egitto. La Piramide di Amenemhat III, un Faraone appartenente XII dinastia egizia, meglio conosciuta come “Piramide Nera”, è un intricato labirinto che ancora oggi nasconde dei segreti.

Si trova all’interno della necropoli di Dahshur, uno dei siti archeologici più importanti dell’antichità, che comprende anche sepolture di nobili e un villaggio di operai nella zona di Saqqara, a una ventina di chilometri a Sud rispetto alle piramidi di Giza e al Cairo. Intitolata al sovrano Amenemhat detto “il potente”, è chiamata “Piramide Nera” per via della presenza di basalto nel nucleo molto scuro e al pyramidion in diorite grigia. Un reperto di pyramidion è conservato nel Museo egizio del Cairo e, secondo gli esperti, potrebbe svelare alcuni misteri, a partire dal materiale con cui è stato forgiato.

Cos’è il pyramidion

Il pyramidion è la particolare cuspide piramidale monolitica che rappresentava l’apice delle antiche piramidi e di molti obelischi egizi. Secondo gli storici, questo elemento architettonico rappresentava la pietra sacra chiamata “benben”. Nella mitologia egizia, era la collina emersa dall’oceano primordiale. Su questa collina il creatore Atum generò se stesso e la prima coppia divina di Shu e Tefnut. La sua forma era piramidale, ecco perché i principali edifici religiosi dell’antico Egitto hanno questo aspetto. Fra tutti i pyramidion che sono rimasti, il più particolare è proprio quello della piramide di Amenemhat III.

Gli antichi egizi vengono dallo spazio?

Torna quindi l’antica credenza secondo cui gli antichi egizi potrebbero essere arrivati dallo spazio. Ecco la teoria. I primi egittologi non riuscivano a comprendere di quale materiale fosse composto il pyramidion. L’aspetto di questo materiale e la sua resistenza ricordano il ferro, che però a quei tempi non era ancora conosciuto.

È stato quindi ipotizzato che questa pietra nera e lucida potesse essere giunta sulla Terra dallo spazio sotto forma di meteorite. Ecco perché si parla di una pietra spaziale, posta dagli antichi egizi in cima alla piramide come fosse un’antenna che serviva per comunicare con gli alieni.

Cos’hanno scoperto gli esperti

Gli studiosi hanno poi scoperto che i pyramidion, quasi tutti costruiti durante l’Antico Regno, erano ottenuti da materiali rari, come la diorite o il nero basalto. Con il loro colore scuro dovevano creare un contrasto con il bianco del calcare che rivestiva le piramidi. Durante il Medio Regno, gli egizi cominciarono a usare il granito e ad aggiungervi iscrizioni geroglifiche. Il pyramidon di Amenemhat III proveniente dalla piramide di Dahshur, decorato con geroglifici, non è dunque fatto con una pietra proveniente dallo spazio, ma è di granito scuro.

Perché si chiama “Piramide Nera”

Ci sono due ragioni per cui la piramide di Amenemhat III è detta “Piramide Nera”. La prima, come anticipato, è per via della presenza di basalto nel nucleo molto scuro e al pyramidion in diorite grigia. Ma c’è anche un altro motivo. L’appellativo si deve anche al suo aspetto attuale, grigio e semi distrutto. La piramide, infatti, oggi appare come un cumulo di macerie.

Una rivoluzione epocale

Ma questa piramide ha una grande importanza in quanto rappresenta un passaggio epocale nell’evoluzione architettonica delle piramidi, passando dal modello “a gradoni” a quello dalle linee classiche. E non è tutto. Fu anche la prima a ospitare sia il Faraone defunto sia le sue regine (il labirinto interno pare servisse proprio al re per raggiungere le stanze delle mogli). Infine, era quella ad avere uno dei pyramidion più belli dell’arte egizia.

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Scoperta sensazionale in Egitto: dove conduce il passaggio segreto

L’Egitto è patria di splendide testimonianze archeologiche, monumenti incredibili che sono conosciuti in tutto il mondo – e che ogni anno attirano milioni di turisti. Ma alcuni di essi celano ancora dei segreti davvero suggestivi: è il caso del misterioso tunnel scoperto all’interno della Piramide di Cheope, che ha per lungo tempo ossessionato gli archeologi. Dopo anni di studi, finalmente sappiamo cosa c’è al suo interno.

Piramide di Cheope, il cunicolo segreto

Facciamo un passo indietro: la Piramide di Cheope è la più antica delle tre rinvenute all’interno della necropoli di Giza, uno dei più famosi siti archeologici d’Egitto. È un vero capolavoro d’ingegno, nonché l’unica delle sette meraviglie dell’antichità ancora in perfetto stato di conservazione. Costruita circa 4.500 anni fa, è stata a lungo studiata ed esplorata dagli scienziati, ma è ancora ricca di misteri tutti da scoprire. Come ad esempio il tunnel segreto che è stato rinvenuto al suo interno: dove conduce, e qual è la sua funzione?

La presenza del cunicolo è stata ipotizzata nel 2016, quando alcuni archeologi avevano individuato uno spazio vuoto dietro l’entrata principale della piramide. Per evitare di danneggiare questa immensa opera architettonica, gli studiosi hanno messo in piedi un progetto durato diversi anni. Dapprima hanno utilizzato la radiografia muonica, una tecnica non invasiva sviluppata presso l’Università di Nagoya, in Giappone, per poi spingersi attraverso il passaggio segreto con una specie di endoscopio, una minuscola telecamera introdotta attraverso una fessura di pochi millimetri. Così, finalmente dli scienziati hanno potuto esplorare questo tunnel.

Lungo circa 9 metri, con una larghezza pari a 2,10 metri e un’altezza di 2,3 metri, è un cunicolo non rifinito caratterizzato da monoliti che formano un soffitto spiovente. Secondo quanto affermato da Mostafa Waziri, direttore del Consiglio Supremo delle Antichità d’Egitto, è possibile che sia stato costruito per alleviare il peso della piramide sull’ingresso principale e ridistribuirlo su tutta la struttura. Ma ci sono ancora molte domande in attesa di una risposta. Potrebbero infatti esserci dei segreti ancora da scoprire, come una camera non ancora individuata che potrebbe trovarsi al di sotto del tunnel.

Il tunnel segreto all'interno della Piramide di Cheope

Fonte: ANSA Foto

Il tunnel segreto all’interno della Piramide di Cheope

Dove porta il passaggio segreto

Ci sono davvero altri misteri da svelare, attorno a questo cunicolo segreto? Secondo gli esperti, le sorprese potrebbero essere ancora molte. “Continueremo la nostra scansione, per capire cosa possiamo scoprire al di sotto del cunicolo o alla fine di esso” – ha dichiarato Waziri. Cosa si aspettano di trovare all’interno della Piramide di Cheope, in un luogo rimasto ben nascosto per migliaia di anni? Qualche dettaglio in più lo ha svelato l’archeologo egiziano Zahi Hawass, presente alla conferenza stampa con cui è stata annunciata la scoperta.

“Crediamo che qualcosa sia nascosto sotto il tunnel” – ha ammesso Hawass. E quel qualcosa potrebbe essere la camera in cui giace il sepolcro di Cheope, faraone della IV dinastia d’Egitto, che nonostante le lunghe ricerche non è mai stato ritrovato. Sarebbe dunque una scoperta epocale, addirittura la più importante del secolo. Ci vorranno però ancora molte indagini per poter capire se davvero c’è un’altra stanza segreta da individuare, e se al suo interno ci sono altri segreti meravigliosi da riportare alla luce.

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L’Egitto avrà una nuova capitale economica, tutta high tech

Sarà costruita sul modello degli Emirati Arabi la nuova capitale economica dell’Egitto che sta sorgendo a qualche chilometro da Il Cairo. La società che si sta occupando della realizzazione di strade, quartieri e di edifici avveniristici, la Skidmore, Owings & Merrill LLP, è la stessa che ha costruito il Burj Khalifa di Dubai, il grattacielo più alto del mondo.

Questa città, completamente diversa dal Cairo, non ha ancora un nome (per il momento la chiamano “NAC” o “The Capital Cairo” o ancora “New Cairo“), ma si sa che sarà pronta nel 2023 e che sarà il nuovo centro culturale e amministrativo del Paese.

Una nuova capitale per l’Egitto

L’idea di voler costruire una nuova capitale è scaturita dall’esigenza di ‘svuotare’ in parte l’attuale capitale egiziana, che con circa 20 milioni di abitanti è una delle città più popolose al mondo, decentrando tutto il settore economico in una nuova ‘city’ che, in futuro, dovrebbe ospitare fino a 6,5 miliardi di persone. Ma non è stato l’unico motivo.

Creare una città ex novo ha anche lo scopo di presentare una nuova idea di Egitto, non più legata solo all’archeologia e ai fondali marini. Un Egitto che invogli l’arrivo di nuovi investitori che facciano ripartire il Paese. Un Egitto con palazzi di cristallo, dalle forme più bizzarre, con grattacieli e aree verdi, che sia anche una nuova attrazione turistica per tutti coloro che viaggiano ispirati da architettura e desgin.

La nuova città che sorgerà a Est del Cairo, tra il Nilo e il Canale di Suez, avrà un’area complessiva di 700 chilometri quadrati e 200 km quadrati di parchi (sarà il sistema di parchi più grande del mondo). Ospiterà un nuovo parlamento, una banca centrale, un aeroporto, un palazzo presidenziale (sarà otto volte più grande della Casa Bianca), un business district, il minareto con il campanile più alto dell’Egitto, il nuovo Teatro dell’Opera, il Museo delle Capitali, che racconta la storia dell’Egitto da 5.000 anni fa ai giorni nostri, e la Biblioteca.

Inoltre, sull’esempio di Milano, sorgeranno ben tre palazzi stile Bosco Verticale. Srà sempre l’architetto Stefano Boeri a progettare per l’Egitto il New Cairo vertical forest che avrà l’obiettivo di dare ossigeno e caratterizzare la città più attesa degli ultimi anni.

Uno degli edifici sarà destinato a hotel, mentre gli altri due saranno occupati da residenze di vario tipo. Le strutture ospiteranno 350 alberi e oltre 10.000 arbusti scelti tra le specie atoctone.

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Un’altra particolare scoperta è appena avvenuta in Egitto

Oggi vi riportiamo di nuovo in Egitto perché, proprio da queste parti, è avvenuta una scoperta assolutamente particolare. Un ritrovamento effettuato da un gruppo di archeologi mentre erano impegnati negli scavi della necropoli dell’oasi di Fayum, a 90 chilometri da sud del Cairo. Vediamo insieme in cosa consiste questa sorprendente scoperta.

Ritrovato lo scheletro di una bambina sepolta insieme a 142 cani

Sì, avete lette bene. Il recente ritrovamento fatto in Egitto consiste nel corpo di una bambina sepolta insieme a 142 cani. A effettuare la scoperta è stato un team di archeologi della Cei Ras che da anni lavora nella necropoli di Fayum, dove si trovano sepolture che risalgono al IV secolo a.C.

I resti dei cani, coperti di polvere blu, sono stati ritrovati all’interno di una tomba appartenente all’élite dell’epoca. L’ipotesi attualmente più accreditata è che siano annegati durante una terribile alluvione.

Stando alla prima analisi, la bambina nel momento della morte aveva tra gli 8 e i 9 anni. Ma gli esperti si sono chiaramente domandati quale fosse l’origine degli animali: se cani domestici e da compagnia o da lavoro (pastorizia e caccia). Attualmente non c’è una risposta definitiva che potrebbe far luce su aspetti importanti della cultura e delle tradizioni dell’epoca.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Come riporta La Stampa, gli archeologi hanno fatto sapere che: “I cani sono stati accuratamente sepolti. Molti sono sdraiati su un fianco, proprio di fronte alla bambina”. Una circostanza importante poiché fa capire quanto gli animali, e in particolari i cani, fossero apprezzati dagli antichi egizi, considerati di fatto membri di famiglia.

Storici, studiosi e veterinari sembrano essere tutti d’accordo: buona parte delle carcasse apparterebbero ai predecessori diretti dei moderni levrieri e saluki, altri somigliano maggiormente al lupo e ai cani selvatici.

Per riuscire però a chiarire la scoperta è già stata avviato uno studio specifico sul dna degli amici a quattro zampe. A tal proposito un’altra interessante risposta è quella relativa alle cause del decesso: come vi accennavamo l’alluvione, o comunque un evento naturale decisamente catastrofico. Per il momento queste sono le ipotesi più attendibili.

Viene del tutto esclusa, invece, la soppressione da parte dell’uomo. Questo perché non era affatto raro a quel tempo che gli animali venissero sepolti accanto ai loro proprietari, compagni di vita quotidiana ma anche una sorta di status symbol.

La zoologa Galina Belov del centro di Studi Egittologici dell’Accademia russa delle scienze ha esaminato i cani e ha scoperto che tutti hanno esalato il loro ultimo respiro nello stesso momento, senza “alcuna prova di violenza”.

La necropoli dell’oasi di Fayum

La necropoli dell’oasi di Fayum è particolarmente importante perché nei dintorni di questa zona si trovano le rovine di diversi villaggi e, nelle vicinanze, la vecchia città egizia di Crocodilopolis/Arsinoe, dedicata al dio coccodrillo Sobek.

Ma non solo. È stata dichiarata patrimonio mondiale dell’Unesco nel 1979, e accoglie un gruppo di tombe che presentano dipinti e iscrizioni ben conservate, illustranti le attività quotidiane dell’antico Egitto.

Il Fayum, inoltre, è la più grande oasi del Paese e la più vicina al fiume Nilo. Senza dimenticare che è storicamente nota anche come luogo di caccia preferito dai faraoni e le elites nobiliari che si susseguirono durante le varie epoche storiche.