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La forma di questo borgo ricorda una tartaruga: è in Italia ed è bellissimo

L’Italia è un Paese meraviglioso. Lo sappiamo noi, che ogni giorno partiamo alla scoperta dello Stivale per lasciarci sorprendere da tutte le sue bellezze, svelate e nascoste, e lo sanno anche i viaggiatori del mondo, che giungono qui in massa per scoprire l’immenso patrimonio culturale, storico, artistico e architettonico nostrano.

I motivi per scegliere l’Italia come prossima destinazione di viaggio sono tantissimi: attrazioni iconiche, monumenti celebri, capolavori d’arte e testimonianze antiche di un passato glorioso. Ci sono poi la cultura, e la splendida cucina mediterranea che ha influenzato tutto il mondo e che ancora lo ispira. Ma l’Italia, quella bella, è fatta anche di villaggi e paesini, che si snodano silenziosi all’ombra della grandi città. Sono loro i veri custodi della bellezza delPaese, quella fatta di tradizioni, usanze e storie.

Ed è proprio in uno di questi luoghi che vogliamo portarvi oggi. Un paesino suggestivo e affascinante abbarbicato su una piccola altura che saluta l’Etna. Un borgo che, per la sua forma e la disposizione degli edifici, ricorda il guscio di una tartaruga. Ed è bellissimo. Pronti a partire?

Benvenuti a Gangi, il borgo a forma di tartaruga

Sono appena 6000 le anime che popolano il borgo di Gangi che, come tutti i piccoli paesini, condivide il medesimo destino, quello dello spopolamento. Sono molte le persone che sono andate via, a cercare la fortuna nella vicinissima Palermo, città che dista dal borgo poco più di 100 chilometri. Ma ci sono anche quelli che hanno scelto di restare, gli stessi che ogni giorno preservano la memoria storica e quella culturale di uno dei borghi più belli d’Italia.

Proclamato anche borgo dei borghi nel 2014, Gangi si trova in una posizione estremamente affascinante. È, infatti, abbarbicato sul monte Marone ed è situato all’ombra del maestoso Etna che, come un guardiano, sembra proprio vegliare sul paesino e sui suoi abitanti.

Le viuzze del borgo che si intrecciano tra loro e corrono verso l’alto, ospitando case ed edifici medievali, sembrano restituire un disegno ben preciso, quello di un guscio di una tartaruga. La visione, dall’esterno, è estremamente suggestiva, ma è solo entrando nel borgo che è possibile toccare con mano tutta la sua magia.

Centro storico di Gangi

Fonte: iStock

Centro storico di Gangi

Cosa fare e cosa vedere nel borgo gioiello della Sicilia

Entrando nel ventre di quello che da lontano sembra il guscio di una tartaruga è impossibile non restare affascinati. Le strette vie, incorniciate da case ed edifici, si snodano tra loro fino a condurre gli avventurieri ai luoghi della storia. Da visitare, assolutamente, il Palazzo Bongiorno e il duomo di San Nicola di Bari, situato proprio nel cuore pulsante del borgo.

Tutto intorno, il dedalo di strade che si adagia sull’altura, diventa il palcoscenico di mestieri antichi che vengono tramandati da generazione e che sopravvivono nelle piccole botteghe tutte da scoprire. E poi ci sono l’arte, l’artigianato e le tradizioni gastronomiche che affascinano i viaggiatori e li introducono nella meravigliosa quotidianità del borgo.

Non c’è un momento migliore per scoprire il fascino di questo borgo e per ammirare gli scorci incantati che restituiscono visioni fiabesche dell’Etna e del territorio che si snoda tutto intorno. Gangi è bella tutto l’anno e in ogni stagione. Tuttavia è durante le feste e le manifestazioni, come la Sagra della Spiga, che è possibile toccare con mano tutta la bellezza delle tradizioni autentiche in uno scenario naturale e mozzafiato.

Gangi al tramonto

Fonte: iStock

Gangi al tramonto
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In Italia è avvenuta un’altra scoperta sensazionale

Quanto è bello il mondo, e quanto sono affascianti le scoperte che, grazie al duro lavoro di archeologi e ricercatori, vengono fatte ogni giorno. L’ultima di cui vi vogliamo parlare è avvenuta in Italia, e in un sito che è un pullulare di sorprese che lasciano davvero a bocca aperta.

Pompei: emerge una tartaruga di 2000 anni con un uovo

Siamo a Pompei, in Campania, luogo che non ha bisogno di troppe presentazioni, e dove gli scavi fanno emergere sempre qualcosa di interessante. Ma in questo specifico caso, gli archeologi hanno riportato alla luce qualcosa di veramente inaspettato: una tartaruga di terra intatta di ben 2000 anni con un un uovo che, sfortunatamente, non ha mai deposto.

È stata ritrovata a mezzo metro di profondità sotto il pavimento di una bottega in via dell’Abbondanza. La scoperta è stata fatta grazie al lavoro in condivisione tra l’Università Orientale di Napoli, la Freie Universitat di Berlino e l’università di Oxford. L’obiettivo di questi scavi non era certo ritrovare una tartaruga, ma analizzare i resti di una casa di lusso che a seguito di un terremoto del 62 d.C. fu demolita e annessa alle Terme Stabiane.

Da quanto si apprende, la testuggine si sarebbe introdotta nell’abitazione dove si era persino scavata una tana in cui deporre l’uovo. L’antropologa, Valeria Amoretti, ha spiegato che purtroppo la tartaruga non è riuscita a portare alla luce questa nuova vita, motivo che avrebbe potuto causarne la morte

Perché questo ritrovamento è importantissimo

Una scoperta che sorprende non poco perché, come ha commentato il direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegelapre una finestra sugli ultimi anni della città nei quali l’intera Pompei si era trasformata in un grande, pulsante, cantiere edilizio“.

Le ricerche sulla tartaruga appena rivenuta proseguiranno in laboratorio, ma nel frattempo stanno emergendo bellissime pavimenti e decorazioni della straordinaria dimora che in principio occupava quegli spazi.

La dimora straordinario e di lusso

A quanto pare, tra saloni e cortili, questa casa si estendeva per oltre 900 metri quadrati ed era impreziosita da tappeti di mosaico che in alcuni casi riproducono le meraviglie dell’architettura romana. Ma queste settimana sono stati ritrovati anche frammenti di zoccoli in marmo policromo, una piccola maschera in terracotta e una conchiglia dipinta.

In più, proprio nel punto in cui è stata rivenuta la tartaruga, gli archeologi sono stati in grado di identificare una fossa votiva, ossia una buca scavata in occasione della fondazione della casa, con al suo interno resti di legni bruciati, offerte di buon auspicio per gli dei, e una piccola lucerna risalente agli inizi del I secolo a.C.

Secondo quanto dichiarato dagli addetti ai lavori, tutto questo sarebbe la prova che la casa fu effettivamente costruita nella prima metà del primo secolo a. C., vale a dire quando dopo l’assedio di Silla la città subì la trasformazione in colonia romana.

I misteri ancora irrisolti riguardano chi sia stato il ricco proprietario e perché, 150 anni dopo la sua costruzione, questa dimora di super lusso fu rasa al suolo. Ulteriori scavi e ricerche chiariranno tutti i dubbi in proposito.

pompei terme stabiane

Fonte: ANSA

Una veduta interna delle Terme Stabiane