Categorie
Idee di Viaggio mare Sicilia Siracusa Viaggi Viaggi Relax

Spiaggia di Calamosche, Sicilia: un angolo di paradiso tra dune dorate e mare cristallino

La spiaggia di Calamosche, situata tra Noto e Marzamemi nella Riserva Naturale di Vendicari, è una delle perle più amate della Sicilia sud-orientale. Questo paradiso siciliano è anche chiamato “Funni Musca” dai locali.

La spiaggia di Calamosche, lunga circa 200 metri, è famosa per le sue acque cristalline, la sabbia dorata e la cornice naturale incontaminata.​

Il quotidiano inglese The Guardian l’ha inserita tra le spiagge più belle d’Europa, descrivendola come un luogo “selvaggio” ma facilmente accessibile, ideale per una vacanza in Sicilia. Nel 2005 è stata anche insignita del titolo “Spiaggia più bella d’Italia” dalla Guida Blu di Legambiente.
La spiaggia di Calamosche, inoltre, per la sua bellezza, viene anche scelta per spot pubblicitari. Tra i più popolari quello del 2008 girato per una nota compagnia telefonica, con protagonisti Aldo, Giovanni e Giacomo.

Dove si trova e come raggiungere la spiaggia di Calamosche

La spiaggia di Calamosche si trova all’interno della Riserva Naturale di Vendicari, tra le città di Noto e Marzamemi, in provincia di Siracusa. L’accesso diretto a questa spiaggia avviene tramite un ingresso – all’interno della riserva – a questa dedicato.

Il modo più semplice per raggiungerla è utilizzando un mezzo proprio. Dalla strada provinciale 19 (SP19) Pachino-Noto, si seguono le indicazioni per “spiaggia Calamosche”. Dopo aver parcheggiato l’auto al parcheggio attrezzato, ci si incammina lungo un sentiero per circa 1,2 km immerso nella macchia mediterranea e privo di zone d’ombra. Per arrivare alla caletta ci si impiegano circa 20-25 minuti di camminata.

La spiaggia di Calamosche è raggiungibile anche a piedi percorrendo uno dei sentieri escursionistici della Riserva Naturale di Vendicari:

  • itinerario arancio, lungo 4,38 km, che parte dall’ingresso principale della riserva e passando dalle capanne di birdwatching, dalla Tonnara di Vendicari e dalla Torre Sveva giunge a Calamosche,
  • itinerario blu, di circa 5,60 km, che partendo dall’ingresso della spiaggia di Eloro, dopo aver attraversato gli scavi archeologici e la spiaggia Marianelli, ha sempre Calamosche come meta finale.

Le caratteristiche della spiaggia

Calamosche è una caletta sabbiosa di circa 200 metri, racchiusa tra due promontori rocciosi che la proteggono dalle correnti e garantiscono un mare calmo e trasparente. Il fondale, inizialmente basso, è ideale per famiglie con bambini. Più avanti, verso le scogliere, il fondale si trasforma poi in un paradiso per gli amanti dello snorkeling: grotte, cavità e anfratti custodiscono una molteplice fauna marina.

La spiaggia è priva di stabilimenti balneari, bar o punti di ristoro, quindi si consiglia di portare con sé acqua e cibo per trascorrere una giornata al mare.

sicilia riserva naturale

Fonte: iStock

Vista sulla spiaggia di Calamosche, Oasi di Vendicari in Sicilia

Essendo parte di una riserva naturale, è vietato l’accesso agli animali e non si possono utilizzare giochi da spiaggia che possano disturbare la tranquillità del luogo o danneggiare l’ambiente circostante.

Modalità di accesso alla spiaggia e consigli

Per preservare l’ambiente naturale della riserva, l’accesso alla spiaggia di Calamosche è regolamentato.
È infatti previsto un biglietto d’ingresso di 3,50 € a persona, con tariffe agevolate per famiglie, per studenti e altre categorie. Si può accedere alla spiaggia durante tutto l’anno dalle 7 alle 19.30. Ma prima di partire si consiglia sempre di consultare il sito ufficiale della riserva per avere aggiornamenti in tempo reale su possibili chiusure temporanee in caso di eventi eccezionali.

Attualmente, non è necessaria la prenotazione anticipata, ma durante l’alta stagione è molto consigliabile arrivare presto al mattino, in quanto la spiaggia, essendo di piccole dimensioni, può riempirsi velocemente.

Per trascorrere una giornata piacevole alla spiaggia di Calamosche in Sicilia è consigliato:

  • indossare scarpe comode,
  • portare cappello, ombrellone e crema solare per proteggersi dal sole,
  • mettere nello zaino una buona scorta d’acqua e il pranzo,
  • partire muniti di una bustina per raccogliere i propri rifiuti, nel rispetto dell’ambiente.

La spiaggia di Calamosche è senza dubbio una delle più belle della Sicilia.

Categorie
Arte e cultura lusso Mar Ionio Sicilia Siracusa Viaggi Viaggi Relax

Siracusa, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, culla del teatro classico e dell’alta cucina

In occasione dell’apertura del Festival delle Tragedie Greche, sbarca a Siracusa un’esperienza culinaria unica nel suo genere, ricercata e prestigiosa, proposta dallo chef di alta cucina Yannick Alléno, capace di unire l’eleganza della gastronomia francese ai sapori autentici e decisi della tradizione italiana.

Situata nella Sicilia sud-orientale, affacciata sul Mar Ionio, Siracusa richiama a un viaggio nel tempo tra le meraviglie dell’Antica Grecia e del mondo romano. Riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità, questa città costiera rappresenta un crocevia di civiltà e culture. Le sue strade, i monumenti e le tradizioni raccontano una storia millenaria che continua a vivere, anche grazie a eventi di grande rilievo, culturali e non solo.

Cultura classica e alta cucina: l’offerta pluristellata di chef Yannick Alléno

Il 10 e 11 maggio è un viaggio nel viaggio quello riservato a soli 50 ospiti selezionati, e un’opportunità unica per celebrare il 20° anniversario dell’inserimento di Siracusa nella lista dei siti UNESCO. Il pacchetto VIP include tre momenti esclusivi, servizi di lusso e una cena gourmet eccezionale firmata dallo chef di alta cucina Yannick Alléno, detentore di 17 stelle Michelin, lo chef più decorato al mondo. Per prenotazioni cliccare qui.

Il pacchetto completo: tesori antichi e sapori contemporanei

Un soggiorno pensato per chi desidera vivere Siracusa in modo privilegiato ma autentico. All’arrivo, gli ospiti hanno l’opportunità di partecipare alle celebrazioni ufficiali per il ventesimo anniversario dell’inserimento della città tra i Patrimoni Mondiali dell’UNESCO. Un’occasione unica per scoprire alcuni dei luoghi simbolo della storia e dell’identità siracusana.

Il percorso prosegue sull’Isola di Ortigia, con una visita privata a Palazzo Borgia del Casale, storica dimora della famiglia Borgia. Qui, tra saloni affrescati e atmosfere d’epoca, prende vita un’esperienza gastronomica irripetibile firmata da uno dei nomi più autorevoli della cucina mondiale.

Lo chef Yannick Alléno guida una cena esclusiva in cui l’eleganza della gastronomia francese incontra i sapori decisi della tradizione italiana. Ogni piatto è concepito come un dialogo tra tecniche d’avanguardia e ingredienti mediterranei, in un equilibrio raffinato e sorprendente. A completare il percorso, una selezione di vini pregiati scelti per esaltare ogni portata. Una leggenda vivente della cucina internazionale in una cornice storica d’eccezione.

Il soggiorno include anche un pernottamento in hotel 5 stelle con prima colazione e tutti i trasferimenti organizzati. Un’esperienza curata nei minimi dettagli, tra archeologia, arte e alta cucina.

Parole dello chef: tradizione e identità a tavola

Nato nel 1968, con 19 ristoranti in tutto il mondod – da Londra a Dubai, da Montecarlo a Osaka- e un totale di 17 Stelle Michelin, chef Yannick Alléno è noto per valorizzare l’identità di un territorio attraverso ingredienti locali e stagionali, portando uno stile culinario estremamente personale e creativo.

pacchetto vip siracusa

Fonte: @SimonDetraz

Yannick Alléno, detentore di 17 Stelle Michelin, lo chef più decorato al mondo

Questa esperienza coincide con un grande evento culturale e una celebrazione UNESCO. Vede un parallelo tra alta cucina e patrimonio culturale? E come interpreta il concetto di “eredità” nel suo lavoro?

Sì, assolutamente. L’alta cucina e il patrimonio culturale riguardano entrambi la trasmissione di conoscenze, emozioni, memoria. Quando creo un menu, penso a ciò che comunica non solo nel presente, ma anche all’artigianalità, alla visione, al pensiero che ci stanno dietro. L’eredità, per me, non è statica, è attiva. Si tratta di prendere qualcosa che si è ereditato e portarlo avanti con intenzione.

Con tante esperienze globali alle spalle, luoghi specifici influenzano mai il suo istinto creativo – anche in modo sottile – oppure il suo processo è più isolato dalla geografia?

Direi che il mio processo creativo è radicato nella precisione e nell’identità è il mio linguaggio personale. Detto ciò, quando si entra in un nuovo ambiente, soprattutto uno con così tanta storia come Siracusa, avviene una sorta di dialogo. Non è letterale, non si tratta di usare un’erba locale o un olio d’oliva, ma c’è una sensazione, una vibrazione, che può influenzare il ritmo o l’atmosfera di ciò che creo.

Gran parte del suo lavoro sfida l’idea di cucina “locale” o “autentica”. Nel 2025, cosa significa per lei autenticità?

Autenticità è una parola molto carica. Spesso viene confusa con la nostalgia. Per me, l’autenticità significa essere intellettualmente onesti. Se vengo in Sicilia e provo a “imitare” la cucina siciliana, non sarebbe autentico. Ciò che è autentico è portare il mio punto di vista, le mie tecniche, i miei sapori, la mia logica, in qualsiasi contesto.

La cucina siciliana riflette secoli di influenze stratificate, incluso un periodo di dominazione normanna (e francese). Nota mai queste eco nei suoi viaggi, e la incuriosiscono? E quale impressione o quale sapore spera di lasciare personalmente in questa terra?

Sì, la Sicilia è affascinante per questo motivo. Si sente la complessità nell’architettura, nelle strade e sì, nel cibo. Ci sono momenti in cui qualcosa sembra quasi familiare, come se fosse passato per la Francia prima di diventare siciliano. Quel tipo di stratificazione culturale è bellissimo. Ciò che spero di lasciare qui è un senso di sorpresa, un sapore che non appartiene a nessun luogo preciso, ma che le persone ricordano perché ha fatto provare loro qualcosa di nuovo.

Il Festival delle Tragedie Greche a Siracusa: il fascino del teatro antico sotto le stelle

Ogni primavera, il Teatro Greco di Siracusa si anima di parole antiche e gesti senza tempo. È qui, tra le gradinate scolpite nella pietra e lo sfondo del cielo che sfuma verso il mare, che prende vita il Festival delle Tragedie Greche, uno degli appuntamenti culturali più suggestivi del Mediterraneo. Nato nel 1914 e giunto alla sua sessantesima edizione, il festival rappresenta non solo un omaggio alla grande drammaturgia classica, ma anche un’occasione per restituire senso e presenza al patrimonio archeologico di Siracusa.

Le opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide vengono rappresentate nel luogo per cui furono pensate, riportando in scena emozioni universali e interrogativi ancora attuali. Lo spettacolo non è solo nella parola, ma anche nello spazio: la luce del tramonto apre le rappresentazioni, e poi lentamente la notte e le stelle calano sul pubblico e sulla scena.

Lancio della 60ª edizione del festival: cosa sapere

Dal 9 maggio al 6 luglio 2025, il Teatro Greco di Siracusa ospita la 60ª stagione delle rappresentazioni classiche promossa dalla Fondazione INDA. Un’edizione che conferma la linea di alta qualità artistica seguita negli ultimi anni, con il ritorno di Robert Carsen, l’esordio nella regia di classici di Roberto Andò e Serena Sinigaglia, la nuova creazione originale firmata da Giuliano Peparini, e un cast che comprende, tra gli altri, Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Lella Costa e Giuseppe Sartori.

Il programma si articola in quattro spettacoli: Elettra di Sofocle (9 maggio – 6 giugno), Edipo a Colono di Sofocle (10 maggio – 28 giugno), Lisistrata di Aristofane (13 – 27 giugno) e L’Iliade, spettacolo di chiusura con musica, danza e poesia (4 – 6 luglio). Le rappresentazioni sono accompagnate da traduzione simultanea in inglese, francese e spagnolo, per un pubblico sempre più internazionale.

I biglietti sono disponibili online sul sito ufficiale della Fondazione INDA e presso il botteghino del Teatro Greco. I prezzi variano da 35 a 70 euro a seconda del settore e della data, con riduzioni previste per under 25, over 65 e residenti a Siracusa. Disponibili anche formule di abbonamento per tre o quattro spettacoli, con sconti dedicati.

Il Teatro Greco si raggiunge facilmente dal centro storico di Siracusa, con possibilità di parcheggio nei pressi dell’ingresso. Chi arriva da fuori può contare su collegamenti ferroviari diretti con Catania e Messina, e sull’aeroporto di Catania-Fontanarossa, distante circa un’ora in auto.

Con il contributo di Yannick Alléno

Categorie
carnevale eventi itinerari culturali Notizie Sicilia Siracusa tradizioni Viaggi

Questo è il Carnevale più “stretto d’Italia”: benvenuti a Melilli

Un appuntamento con il divertimento e la tradizione, ricco di spettacolo e di novità. Si tratta del Carnevale di Melilli, una manifestazione molto apprezzata che richiama tanto pubblico in questa cittadina siciliana che si trova nel territorio del libero consorzio comunale di Siracusa.

Un luogo che vanta un patrimonio artistico e paesaggistico di grande pregio, che spazia in epoche differenti e che, solo a guardarlo, racconta molto delle tradizioni e della cultura locale. Come la Pirrera di Sant’Antonio, un antico sito di estrazione della pietra calcarea, oppure come l’eleganza barocca del centro storico che stupisce con scorci unici su chiese, palazzi e viuzze acciottolate.

Ed è qui, in questa pietra preziosa incastonata tra i monti Iblei, che si svolge uno dei Carnevali più stupefacenti e particolari, definito il più stretto d’Italia, poiché i carri passano tra le vie del centro ed è una sfida artistica poter dare vita alla magia e allo stupore in uno spazio così ridotto.

Storia del Carnevale di Melilli

Non solo è tra gli eventi più particolari e affascinanti di tutta Italia, ma è anche un appuntamento con una lunga storia alle spalle, infatti, nel 2025 il Carnevale di Melilli raggiunge la sua 65esima edizione. Le radici di questa manifestazione vanno ricercate nel 1936 quando è stato realizzato il primo carro grazie all’opera del Comitato dei Sommergiari. Da quel momento, come si suol dire, il resto è storia.

Un’altra tappa importante è datata 2022 quando viene inserito nel libro delle Celebrazioni, Feste e Pratiche della Regione Siciliana: un riconoscimento che non solo celebra la sua importanza culturale, ma sancisce anche il valore della festa come patrimonio immateriale, testimoniato dalla Commissione Eredità Immateriali.

Un Carnevale che ha come cuore pulsante la sfilata dei carri allegorici e che si struttura in altri momenti di festa che richiamano non solo i cittadini ma anche numerosi visitatori. Il programma 2025, infatti, è ricco e punta ad accontentare tutti. L’amministrazione e l’assessorato allo sport, turismo e spettacolo hanno lavorato affinché l’edizione 2025 si potesse arricchire con numerose iniziative pensate per soddisfare i gusti di tutti: dai bambini agli adulti, dagli appassionati di cultura a quelli di musica e intrattenimento.

Date del Carnevale di Melilli 2025

Le date da segnare in agenda per poter prendere parte al Carnevale di Melilli 2025 sono quelle che vanno dal 27 febbraio per arrivare fino al 4 marzo, momenti durante i quali si terranno gli appuntamenti che promettono di divertire e intrattenere tutte le età.

Eventi festosi durante i quali la tradizione incontra il divertimento e l’arte di strada, dando vita a una festa che non è solo una celebrazione, ma un momento di unione per tutta la comunità. Residenti e visitatori saranno coinvolti in un’esperienza unica, che promette di arricchire ogni angolo del paese di colore, musica e allegria.

Il programma è pronto ed è molto articolato e tutto da scoprire.

Eventi 2025 del Carnevale di Melilli

Lo storico Carnevale di Melilli, definito come il più stretto d’Italia, è pronto a coinvolgere cittadini e visitatori di tutte le età con un programma 2025 ricco di eventi.

Ma come mai questa manifestazione è stata definita come la “più stretta d’Italia”? La risposta è semplice e al tempo stesso affascinate. Infatti, i carri allegorici passano per le vie del centro e quindi molto più limitate come spazi rispetto a un grande viale. Questo dettaglio non è trascurabile e impone ai carristi una vera e propria sfida ingegneristica. I carri allegorici devono essere progettati con una larghezza massima di circa 2,40 metri per poter attraversare le stradine del paese, ma una volta giunti in piazza San Sebastiano, si trasformano: grazie a strutture espandibili, possono raggiungere fino a 12 metri di larghezza e 15 di altezza, offrendo uno spettacolo imponente e suggestivo. Assolutamente da non perdere.

Così come non bisogna lasciarsi sfuggire l’occasione di raggiungere questa cittadina e assistere alle tante manifestazioni che arricchiscono il programma del Carnevale 2025, tra i più belli in Italia e in Europa.

Il fischio di inizio della manifestazione è previsto per giovedì 27 febbraio, quando alle 17 in piazza Carmine e in piazza San Sebastiano si tiene Re Carnevale, alle 22 poi spettacolo musicale Illusion e street food. Il 28 febbraio alle 18,30 in piazza San Sebastiano si svolge la Corrida degli Iblei, mentre alle 20 va in scena lo spettacolo comico di cabaret con Salvo La Rosa, Giuseppe Castiglia e Francesco Scimeni. Radio on air RSC – Radio Studio Centrale con Giovanni Nicastro e Alex Spagnuolo.

Carnevale Melilli 2025: gli appuntamenti del'evento  più stretto d'Italia

Fonte: Ufficio Stampa Fondazione Museo Pino Valenti da Melilli

Carnevale Melilli 2025: il ricco programma

Le sfilate del Carnevale di Melilli si tengono in luoghi diversi. A partire dalla frazione di Villasmundo dove sabato 1° marzo alle 16 si svolge la sfilata dei gruppi in maschera delle scuole con i carri allegorici, poi in piazza Risorgimento animazione per bambini, RSO radio Sud Orientale e alle 23 dj set. Il 2 marzo, invece, dalle 10 bambini in maschera e dalle 16 sfilata dei gruppi in maschera con carri allegorici e party Salento video show live (presenta Ruggero Sardo) in piazza Risorgimento dalle 22 e alle 23 dj set.

A Melilli, invece, sabato 1° marzo alle 16 in piazza Umberto e piazza San Sebastiano sfilata dei gruppi in maschera, mentre alle 22 in piazza FM Italia radio on air con FM Italia. Domenica 2 la giornata inizia alle 10 con la sfilata dei bambini in maschera, alle 11 sfilata dei carri allegorici e alle 15 in piazza Carmine raduno dei carri e sfilata per le vie del centro. La giornata prosegue alle 20 con lo spettacolo musicale Italodue, alle 22 con Dargen D’Amico e Dj Comollo di Radio 105.

Sempre a Melilli si prosegue il 3 marzo in piazza Carmine e piazza San Sebastiano con la sfilata dei gruppi in maschera alle 17, mentre alle 22 show live Carnival con Lugi Zimmiti e alle 23 dj set. Il 4 marzo alle 11 uscita dei carri allegorici, alle 15 piazza Carmine diveta la location per il raduno dei carri allegorici e la sfilata conclusiva.

Alle 22 in piazza San Sebastiano Raffaella Fico e Carnival Brazilian Show, mentre alle 22,30 appuntamento con dj Fargetta.

Non sono previsti biglietti per prendere parte al Carnevale di Melilli 2025

Come raggiungere il Carnevale di Melilli

Melilli è facile da raggiungere. Questa suggestiva cittadina ricca di bellezze e tesori da scoprire si trova a pochissima distanza da Siracusa. La tratta si può percorrere in autobus, oppure in automobile. La distanza è piccola: le due location sono separate da 25 chilometri circa.

E visitare Melilli è un’ottima occasione per scoprire un luogo ricco di cultura e storia, di bellezze da conoscere e manifestazioni importante e che richiamano tantissimi visitatori, perché questa cittadina non è celebre solamente per il Carnevale più stretto d’Italia, ma anche per il suo Presepe Vivente che si svolge ogni anno settecentesco convento e orto dei Frati Minori Cappuccini, regalando un’atmosfera magica e un viaggio a ritroso nel tempo.

Categorie
mete storiche Sicilia Siracusa siti archeologici vacanza natura Vacanze natura Viaggi

In Sicilia tra natura e archeologia: il fascino unico di Pantalica

La Sicilia è un’isola fatta di luoghi unici, capaci di unire eccezionalità naturali al lascito storico delle civiltà che hanno preceduto quella contemporanea.

Difficile trovare un esempio più alto di questo genere di luoghi rispetto a Pantalica, luogo di unione di archeologia e natura come pochi altri al mondo, a circa 25 chilometri nell’entroterra rispetto a Siracusa.

Qui il fiume Anapo e il torrente Calcinara hanno scavato profonde gole, che circondano un altipiano roccioso coperto da una vegetazione parziale. Un territorio aspro e affascinante, dalla conformazione particolare, che assume un fascino ulteriore perché sede di una delle più ampie necropoli protostoriche siciliane.

Quella che è oggi la necropoli rupestre di Pantalica, nome probabilmente di origine bizantina, si pensa infatti fosse l’antica città di Hybla, un’importante città-stato risalente a prima dell’ottavo secolo avanti Cristo, data di riferimento della conquista greca della Sicilia. Dell’abitato siculo non è rimasto niente, solamente le tombe scavate nella roccia o poste in grotte già preesistenti in questo groviglio di canyon e speroni montani, a cui si accostano anche abitazioni e luoghi di culto di età medievale, quando le popolazioni bizantine si ritirarono dalle coste prese di mira dalle incursioni navali di pirati e altri popoli.

Necropoli di Pantalica, Sicilia

Fonte: Lorenzo Calamai

Veduta della necropoli nord-ovest di Pantalica

Dal 2005 la necropoli di Pantalica fa parte del Patrimonio dell’umanità UNESCO. Oggi visitare questo immenso tesoro che unisce archeologia e natura è un’esperienza imperdibile, capace di fondere l’interesse per una storia che incombe in ogni momento sul proprio passaggio alla elettrizzante freschezza di un bagno nelle acque cristalline dell’Anapo o un tuffo nel blu del seducente Calcinara.

Pantalica: come arrivare e quali sentieri percorrere

Il sito di Pantalica si trova tra Sortino e Ferla, due belle cittadine di retaggio barocco del siracusano. Nelle vicinanze di ciascuna delle due si trova un ingresso all’area della necropoli rupestre di Pantalica, che a sua volta si trova all’interno della Riserva naturale orientata di Pantalica, Valle dell’Anapo e torrente Cava Grande.

Dal lato di Ferla, si esce dal paese seguendo le indicazioni presenti e in poco meno di 10 chilometri, percorrendo la Strada regionale 11, al parcheggio della cosiddetta Sella di Filiporto. Da qui un sentiero scende e incontra subito la chiesetta di San Micidario, una delle testimonianze bizantine del luogo. Proseguendo, si trovano più avanti la Grotta del Drago, gigantesca cavità naturale che si apre sopra alcune tombe, e si può raggiungere l’acropoli dell’antica città sicula e visitare i resti dell’Anaktoron, ovvero il palazzo del principe, l’unico edificio in pietra costruito ex novo dell’intero sito.

Pantalica

Fonte: Lorenzo Calamai

Indicazioni sul sentiero di Pantalica

Infine, si può scendere all’altezza del fiume Anapo, che scorre diverse decine di metri più in basso, e percorrere il tracciato dell’antica ferrovia Siracusa-Vizzini. Non ci sono più i binari su questo tracciato dismesso negli anni Cinquanta, rimane solo un ampio sentiero corredato di aree attrezzate, molto piacevole da percorrere a piedi.

Dal lato di Sortino, invece, si segue la panoramica via Pantalica fino a raggiungere il cancello che chiude la strada e segnala l’ingresso nella Riserva naturale orientata. Da questa parte la discesa verso il letto del torrente Calcinara è più impervia e ripida, con un tratto tutto in gradini in pietra, ma anche paesaggisticamente più affascinante. Al cospetto di innumerevoli aperture nella roccia, corrispondenti ad antichissime tombe, si scende verso le cristalline e fredde acque del torrente. Una volta giunti a valle, si trovano alcune radure con piccole piscine naturali dove potersi rinfrescare e dove la famiglie, in estate, si sistemano per una giornata rinfrescante, vista l’ombra, l’acqua bassa e la poca corrente del corso.

Qui si presenta una scelta: se si è debitamente attrezzati con zaino impermeabile e scarpette da fiume, si può scendere il corso del Calcinara passando via acqua fino a trovare una zona di propria preferenza dove accomodarsi. Il torrente si collega poi al fiume Anapo in corrispondenza della galleria della succitata vecchia ferrovia e poco dopo si trova il sentiero che risale al punto di partenza, una scarpinata in salita abbastanza impegnativa.

Fonte: Lorenzo Calamai

La necropoli rupestre di Pantalica si trova lungo il corso del fiume Anapo

Il sentiero, invece, prosegue attraversando il Calcinara e risalendo sulla sponda opposta, fino a portare all’affascinante esplorazione di una serie di cavità artificiali di epoca bizantina, antiche abitazioni nella parte più alta dell’altopiano. Da qui si può raggiungere la Strada regionale 11 e ricollegarsi al sentiero che parte dall’ingresso di Ferla, esplorare le attrazione di quel versante, e infine tornare al punto di partenza dopo la galleria che si incontra sul percorso della ferrovia.

Le necropoli di Pantalica e il palazzo del principe

A Pantalica si trovano circa 5mila tombe di epoca diversa. La maggior parte risalgono all’età protostorica della Sicilia, tra il XIII e l’VIII secolo a.C.

Per ragioni storiche non ancora del tutto definite, circa 1300 anni prima della nascita di Cristo le popolazioni sicule che abitavano principalmente le zone costiere dell’isola abbandonarono i loro insediamenti per ritrarsi nell’entroterra, in zone naturali impervie e con una posizione dominante sul circondario dal punto di vista dell’altitudine.

Fu così che iniziò la storia di Pantalica, dove comunque permangono tracce di insediamenti precedenti, già dell’età del bronzo. La civiltà di Pantalica aveva l’abitudine di seppellire i propri morti non lontano dagli agglomerati urbani, in grotte scavate nella roccia: queste sono rimaste, mentre le case in legno, canne e paglia delle popolazioni locali non hanno, ovviamente, lasciato traccia di loro.

Fonte: Lorenzo Calamai

Una cascata sul torrente Calcinara nella Riserva naturale orientata di Pantalica

La città, tra alti e bassi, sarebbe rimasta florida fino al settimo secolo avanti Cristo, quando la fondazione di Akrai, l’odierna Palazzolo Acreide, per mano dei Greci di Siracusa comportò la probabile distruzione di Hybla. L’unica costruzione testimone della storia della città, al di fuori delle tombe, è il palazzo del principe, l’Anaktoron.

Sulla sommità più alta dello sperone roccioso che campeggia al centro delle due gole del fiume Anapo e del torrente Calcinara rimangono le fondamenta di un antichissimo edificio in pietra, molto probabilmente di proprietà del regnante dell’insediamento. Il particolare fascino e il mistero che ispira questa costruzione deriva dal fatto che, secondo gli archeologi, sarebbe stato costruito da maestranze provenienti da altri luoghi del Mediterraneo, forse Micene, dato che le popolazioni sicule non avevano dimestichezza nell’edificare costruzioni in pietra.

Pantalica fu abitata anche in epoca medioevale. Chiese e abitazioni rupestri di epoca bizantina testimoniano il ritorno ad un insediamento abitato nei secoli precedenti il Mille, probabilmente per sfuggire alle incursioni arabe e dei pirati sulle coste siciliane. Attorno al passaggio del millennio, furono popolazioni arabe ad insediarsi a Pantalica, come ricordato da fonti storiche.

Fonte: Lorenzo Calamai

Pantalica: una tomba nel letto del torrente Calcinara

Un tuffo a Pantalica

Un’aura di mistero ancestrale circonda Pantalica.

Scendendo verso i corsi d’acqua che ne caratterizzano la geografia, è inevitabile trovarsi ad osservare le decine di cavità che in ogni momento sono visibili in diverse aree delle conformazioni rocciose tutto intorno. Sono testimonianze del passato, luoghi arcani di sepoltura cerimoniale che ci ricordano in ogni momento che il nostro passo in un luogo che sembra sperduto, dominato dalla natura, è in realtà probabilmente lo stesso passo compiuto da tante altre persone molto simili nel corso degli ultimi 4mila anni.

Pensieri pronti a essere cullati dal dolce suono del fiume che scorre. Sia l’Anapo che il Calcinara sono corsi d’acqua incontaminati, dalle acque pure e cristalline, che si offrono al visitatore per un tuffo rigenerante e un momento di contatto con la natura selvaggia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un tuffo nelle acque dell’Anapo

Sono tante le piscine naturali e le spiagge d’acqua dolce che è possibile sfruttare tra i sentieri di Pantalica. Lungo il letto dell’Anapo le zone migliori sono probabilmente quelle immediatamente precedenti e immediatamente successive alla galleria sul tracciato dell’antica ferrovia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le piscine naturali del torrente Calcinara

Il torrente Calcinara, però, è forse quello che offre gli angoli di acqua dolce più belli e suggestivi. Oltre alle già citate piccole polle nella prima parte del percorso che scende sa Sortino, si consiglia di risalire brevemente la parte del corso d’acqua prima della confluenza con l’Anapo: si potrà raggiungere un tratto davvero splendido, con un paio di ampie piscine naturali ombreggiate dove l’acqua assume tonalità del blu elettrico e alcuni massi offrono l’opportunità di tuffarsi dalla cima di una cascatella, mentre la parete rocciosa sovrastante si apre in alcune cavità artificiali tipiche della necropoli.

Categorie
Idee di Viaggio Sicilia Siracusa Viaggi

Tutte le meraviglie del Parco Archeologico Neapolis di Siracusa

Uno dei siti senza dubbio più sorprendenti della Sicilia è il Parco Archeologico Neapolis di Siracusa, che si sviluppa sul colle Temenite e che custodisce le testimonianze più significative della Siracusa greca e romana.

Simbolo dell’espansione della città all’epoca del tiranno Gelone, oggi Neapolis, oasi protetta, dona l’emozione di passeggiare in un contesto naturale straordinario, proprio laddove Eschilo, 2500 anni fa, portava in scena le sue opere immortali.

Cosa vedere al Parco Archeologico Neapolis di Siracusa

Il Parco Archeologico Neapolis consente di conoscere da vicino la storia millenaria di Siracusa e, autentico museo a cielo aperto, di ammirare tesori unici al mondo.

Scopriamo allora nel dettaglio le sue meraviglie.

L’Anfiteatro Romano

Il primo monumento che si incontra all’ingresso del Parco è l’Anfiteatro Romano, di probabile età augustea, il più grande dell’isola.

Tipicamente romano in una realtà d’impronta greca, presenta ben conservata la parte dell’arena dove si svolgevano le lotte dei gladiatori e una cavea ellittica su tre livelli con portico sovrastante. Al di sotto di essa, è ancora visibile il tunnel di servizio per gli accessi.

Al centro dell’arena, ecco una “misteriosa” vasca quadrangolare che, forse, serviva da supporto agli spettacoli.

L’Ara di Ierone II

Si tratta del più maestoso altare del mondo greco, realizzato dall’ultimo dei tiranni di Siracusa, Ierone II, e dedicato a Zeus Eleutherios, “liberatore”.

Vantava una lunghezza di quasi 200 metri e una larghezza di oltre 20: oggi, rimane la parte scavata nella roccia.

Sulla base della tradizione, le feste celebrative per ricordare la messa in fuga del tiranno Trasibulo esigevano il sacrificio di ben 450 animali.

I sacrifici avvenivano sul piano della mensa, cui si giungeva attraversando due rampe colorate.

Il Teatro Greco e un paesaggio che lascia senza fiato

Costruito su volere di Gelone dall’architetto Damokopos, chiamato Myrilla, è uno dei monumenti più famosi del Parco di Neapolis nonché uno dei teatri più ampi e importanti del Mondo Antico per cui Eschilo scrisse e mise in scena nel 476 a.C. l’opera “Le Etnee”.

Ricavato nella roccia del Temenite, il Teatro Greco (che poteva ospitare circa 12.000-14.000 spettatori) presenta una grande cavea con 67 ordini di gradini e lungo il corridoio conserva iscrizioni in greco che riportano il nome di Zeus Olimpio.

Sedersi sui gradini in pietra è pura emozione e riporta con la mente a quando Siracusa era centro della cultura teatrale, dalle commedie doriche al mimo.

Risalendo la collina, è poi il panorama a diventare protagonista e a incantare donando la vista, in un colpo solo, di tutta la baia di Siracusa. Alle spalle, invece, ecco il ninfeo, e svariate nicchie e grotte scavate nella roccia, utilizzate in epoca cristiana come tombe.

E, tra le antichità, si ha anche l’occasione di vedere un “moderno” mulino settecentesco.

La Latomìa del Paradiso e le sue bellezze

Dopo aver sceso una scalinata, ci si ritrova nella Latomìa del Paradiso, un favoloso “giardino lussureggiante” plasmato da cipressi, pini, ulivi, ficus, agrumi, palme da dattero e melograni, una dimensione idilliaca dove la natura incontra i resti archeologici in perfetta armonia.

I fianchi della vallata presentano grotte artificiali tra cui spicca la Grotta dei Cordari, dove venivano realizzate in maniera artigianale corde di ogni tipologia, e, soprattutto, l’Orecchio di Dioniso, grotta artificiale alta 23 metri dalla caratteristica forma “a esse”. L’eco al suo interno è a dir poco eccezionale tant’è che il tiranno Dioniso poteva così ascoltare dall’esterno le parole dei prigionieri lì detenuti.

Parco di Neapolis, informazioni pratiche

Il Parco di Neapolis è aperto tutti i giorni, dalle 8:30 alle 15:30, con orari che si prolungano fino alle 16.45 durante i giorni festivi. Per ogni eventuale modifica/variazione, è consigliabile consultare la sezione avvisi del sito.

Il biglietto d’ingresso ha un costo di 16,50 per gli adulti, 9,75 per i ragazzi dai 18 ai 25 anni mentre è gratuito per i minorenni.

Il Parco, in Via Paradiso 14 a Siracusa, mette a disposizione una vasta gamma di servizi tra cui:

  • audioguide;
  • visite guidate della durata di due ore circa da prenotare in anticipo;
  • bookshop;
  • ristoranti e caffetterie;
  • punto informazioni.
Categorie
Idee di Viaggio mare Sicilia Siracusa Viaggi

Castello Maniace, gioiello siciliano affacciato sul mare

Siracusa è una bellissima città che si sviluppa sulla costa ionica della Sicilia. Una località nota soprattutto per le rovine che risalgono a tempi assai antichi. Certo, sono tantissime e dal valore inestimabile, ma a svettare nei cieli di questa città è anche un’architettura militare le cui importanza e bellezza sono inestimabili: il Castello Maniace.

Cosa aspettarsi

Il Castello Maniace non è una struttura da prendere sottogamba: è uno dei più importanti monumenti del periodo svevo della città e anche uno dei noti manieri federiciani.

Contando ben otto secoli di età, è una fortezza in pietra che si fa spazio nell’incantevole Isola di Ortigia ed è stata costruita con lo scopo di proteggere questa antica città siciliana. In principio era una residenza imperiale, mentre a partire dal XVI secolo è stata utilizzata anche come avamposto militare proteso nel Mediterraneo.

Ma non sono solo l’imponenza e la bellezza del Castello Maniace a colpire il visitatore che arriva a Siracusa. È anche la sua particolare storia che si intreccia con quella di due statue di ariete in bronzo.

Il bellissimo Castello Maniace

Fonte: iStock

L’imponenza del Castello Maniace

La storia delle statue di ariete in bronzo

La realizzazione di questo magnifico castello svevo risale al periodo tra il 1232 e il 1240 e, nel corso di tutti i secoli a venire, è stato teatro e sede di diversi eventi storici. Tra i più interessanti non possiamo non citare che proprio qui, nel 1300, Roberto d’Angiò e Federico d’Aragona firmarono una tregua.

Ma è ciò che è avvenuto nel 1448 che desta particolare interesse, perché collegato a due statue di arieti in bronzo di epoca greca.

Quando il Castello Maniace venne ultimato, ai lati del portale di ingresso erano stati inseriti due arieti in bronzo. Una di queste statue è andata perduta, mentre l’altra è ancora oggi conservata presso il Museo Archeologico Salinas di Palermo. Delle riproduzioni sono presenti anche attualmente alle porte del maniero, ma sono le statue originali che hanno una storia che si plasma perfettamente con quella del castello.

Il re Alfonso il Magnanimo inviò a Siracusa il comandante Giovanni da Ventimiglia perché voleva tentare di calmare le rivolte organizzate da alcuni baroni siracusani. Durante la sua missione il militare decise di organizzare un banchetto in cui invitò i nobili che riteneva i principali responsabili di questi disordini.

Tuttavia, non era di certo un appuntamento gentile: i signoroni vennero decapitati durante i pasti. Per il re questa azione di Giovanni da Ventimiglia fu da premiare perché simbolo di grande fedeltà. Fu così che il soldato ricevette in dono questi due arieti che però fece portare nel suo castello di Castelbuono, un bellissimo comune siciliano in provincia di Palermo.

Nel 1485, però, i Ventimiglia si ribellarono al Re e per questo vennero esiliati. Gli arieti vennero quindi confiscati e sistemati a Palermo, prima a Palazzo Steri e poi al Castello a mare. Ma il viaggio degli arieti in bronzo non terminò lì perché, nel 1735, furono trasferiti a Napoli, per poi ritornare a Palermo dove vennero inseriti all’interno del Palazzo Reale.

Bisogna poi arrivare al 1848, anno in cui una cannonata distrusse una delle due statue che, conseguentemente, venne fusa. L’altra, che per fortuna subì solo alcuni danni, venne restaurata e donata al Real Museo Archeologico di Palermo (oggi Museo Archeologico Salinas) da re Vittorio Emanuele II.

La visita al Castello Maniace

Tutto inizia da uno spiazzo che, in un’epoca che oggi risulta molto lontana, fungeva da cortile. Subito dopo si incontra un ponte in muratura che è stato innalzato al posto di un ponte levatoio risalente all’epoca spagnola.

Si arriva poi al portale del magnifico Castello Maniace, che ammalia il visitatore perché fatto in marmo e perché pregno di meravigliosi decori. Alto circa 12 metri, si presenta a chi decide di varcarlo come una struttura massiccia.

Come visitare il Castello Maniace

Fonte: iStock – Ph: Rimbalzino

L’interno del bellissimo Castello Maniace

Gli interni, dal canto loro, sono davvero emozionanti. Ne sono un esempio la sala ipostila e la sala delle colonne, così come le due piccole sale espositive, una che spiega l’evoluzione storica di questo maniero, e l’altra che mostra i ritrovamenti degli scavi archeologici e alcune riproduzioni dei due bellissimi arieti di bronzo.

Da non perdere, infine, è una passeggiata sulle mura della fortezza che permette di godere di una straordinaria veduta sul mare e sulla città di Siracusa.

Cos’altro vedere a Siracusa

Siracusa, con i suoi quasi 2800 anni suonati, è sede di tantissimi tesori da scoprire. Ci sono teatri greci, rovine romane, misteriose grotte, castelli normanni, chiese gotiche e bizantine e anche edifici modernissimi.

Oltre al Castello Maniace, da non perdere è il sui favoloso Duomo, ovvero la più importante architettura religiosa della città. Sorge nella parte più elevata dell’Isola di Ortigia, ed è la culla di una delle più belle facciate di tutta la Sicilia.

Estremamente interessante è anche Fonte Aretusa che è un’antica sorgente d’acqua dolce che dà vita a un piccolo laghetto semicircolare in cui crescono delle piante davvero particolari: quelle di papiro.

Poi ancora il suggestivo Palazzo Beneventano del Bosco che è persino uno dei più importanti esempi di architettura barocca in Sicilia.

Se volete vivere un po’ di romanticismo siciliano, invece, dovete concedervi una piacevole passeggiata presso il Lungomare Alfeo che accarezza la costa di Ortigia.

Gli amanti della storia antica devono assolutamente fare un salto presso il Parco Archeologico della Neapolis che si distingue per essere un sito di grandissima importanza. Proprio qui, infatti, svettano alcuni dei monumenti più importanti della città.

Uno di questo è il Teatro Greco che è abilmente scolpito nella roccia del colle Temenite e dove sono ancora leggibili alcune iscrizioni in greco con al centro il nome di Zeus.

Straordinario è anche l’Orecchio di Dionisio, una grotta artificiale alta 23 metri che offre un’acustica fenomenale: si narra che il tiranno Dionisio potesse ascoltare dall’esterno le parole dei prigionieri che ai suoi tempi erano rinchiusi nella grotta.

Infine – ma a dire il vero Siracusa ha molto altro da offrire – la Grotta dei Cordari, un’altra cava sotterranea che oggi è stata trasformata in un’attrazione turistica in cui scoprire diversi ambienti e ammirare bellissime sculture realizzate dai maestri scalpellini dell’epoca.

Siracusa cosa vedere
Piazza del Duomo a Ortigia, Siracusa