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Cammino di San Michele: come organizzare il viaggio

Attraversare l’Italia da nord a sud lungo un sentiero che unisce santuari, abbazie e borghi millenari significa immergersi in un viaggio che è al tempo stesso spirituale, culturale e geografico. È questo lo spirito del Cammino di San Michele, un itinerario che si sviluppa lungo la cosiddetta Linea Sacra Micaelica, una direttrice leggendaria che, secondo la tradizione medievale, sarebbe stata tracciata dal colpo di spada dell’Arcangelo Michele per ricacciare Satana negli inferi.

Una linea di luce e protezione che collega sette santuari dedicati all’arcangelo, disposti tra Irlanda e Israele, sorprendentemente allineati con il tramonto del sole nel giorno del solstizio d’estate. In Italia, questa traiettoria prende forma concreta in un cammino che collega la Sacra di San Michele in Val di Susa al Santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano, attraversando paesaggi mozzafiato, città d’arte e terre antiche. Più che un semplice percorso fisico, è un invito a confrontarsi con la lotta tra bene e male, l’eroismo interiore e il senso profondo della fede.

Le origini del culto e la nascita del Cammino

Il culto di Michele ha radici antiche. L’arcangelo è sempre raffigurato come un guerriero, con la spada sguainata, mentre calpesta un drago o un demone: un’iconografia che lo identifica da secoli come difensore della fede contro le forze oscure. Fu con l’arrivo dei Longobardi che il suo culto si diffuse capillarmente in Italia: popolo guerriero convertitosi al cristianesimo, i Longobardi videro in Michele un ideale successore del dio Odino, associando alla nuova figura religiosa le stesse virtù militari.

A loro si deve la consacrazione di numerosi luoghi sacri a San Michele, tra cui il Santuario di Monte Sant’Angelo, che divenne il loro principale centro spirituale. Poco dopo, tra il 983 e il 987, fu fondata anche la Sacra di San Michele in Piemonte, sulla cima del Monte Pirchiriano: un luogo suggestivo, a mille metri d’altezza, che domina la Val di Susa e rappresenta il punto di partenza del cammino italiano.

Insieme a Mont Saint-Michel, i tre santuari formano una linea retta perfetta, distanziati di circa 1000 chilometri l’uno dall’altro: una disposizione che ha alimentato per secoli l’idea affascinante di una geografia sacra, capace di unire spiritualità e mistero, fede e astronomia.

Le tappe del Cammino di San Michele in Italia

Il tratto italiano del Cammino di San Michele si estende per circa 1.500 km, attraversando sette regioni, diciassette province e oltre 170 comuni. Interamente tracciato in GPS, si suddivide in dieci grandi sezioni: ognuna può essere percorsa in tappe giornaliere da 15-20 km o, per chi ha meno esperienza, in segmenti più brevi, adattando il ritmo alle proprie capacità.

Tappa 1 – da Moncenisio a Torino

(60 km, 1.100 D+, 2-3 giorni)

Dal Passo del Moncenisio, antico valico alpino tra Francia e Italia, il cammino scende lungo la Val Cenischia attraversando paesaggi d’alta quota e boschi silenziosi. Dopo circa 15 km si incontra l’Abbazia di Novalesa, fondata nell’VIII secolo, uno dei primi centri spirituali del cammino. Da qui si raggiunge Susa, con le sue testimonianze romane e medievali, per poi proseguire lungo la Via Francigena fino ai piedi del monte Pirchiriano.

L’ascesa finale porta alla maestosa Sacra di San Michele, a mille metri d’altezza, affacciata sulla pianura torinese: un luogo carico di simbolismo, costruito tra il X e l’XI secolo, che segna l’inizio ufficiale del tratto italiano. Si può pernottare a Novalesa, Susa o Sant’Ambrogio, suddividendo la tappa in due o tre giornate in base al proprio ritmo.

Tappa 2 – da Superga a Crea

(62 km, 950 D+, 2-3 giorni)

Dal centro di Torino, si sale alla panoramica Basilica di Superga, sulla collina che domina la città, prima di addentrarsi nelle campagne astigiane. Un sentiero del CAI guida il camminatore tra colline e vigneti fino all’Abbazia di Vezzolano, uno dei capolavori del romanico piemontese, nota per il chiostro affrescato e la facciata con la statua di San Michele. Il paesaggio è dolce, punteggiato da cascine, noccioleti e piccoli borghi.

Si prosegue quindi verso Crea, attraversando le province di Asti e Alessandria. L’arrivo al Sacro Monte di Crea, inserito tra i beni UNESCO, regala un ambiente mistico e raccolto, tra boschi e cappelle immerse nel verde. La tappa può essere spezzata in più giorni, con possibilità di sosta in agriturismi e strutture rurali lungo il percorso.

Tappa 3 – da Crea a Pavia

(80 km, 600 D+, 3-4 giorni)

Dal Sacro Monte di Crea si scende dolcemente verso la pianura, attraversando paesaggi di campagna e piccoli centri del Monferrato. Il cammino offre due varianti: una segue i sentieri CAI fino a Casale Monferrato, lungo il Po, l’altra scende verso Alessandria passando per San Salvatore Monferrato e Mirabello. Entrambe le opzioni si ricongiungono nei pressi di Tortona, dove si può visitare la pieve medievale di San Pietro, custode di un affresco di San Michele che è divenuto simbolo del cammino.

L’ultima parte della tappa si snoda lungo il Ticino, tra sentieri golenali e antiche strade, fino a raggiungere Pavia, città dal passato longobardo, dove sorge la splendida chiesa romanica di San Michele Maggiore. La lunghezza del percorso consente diverse suddivisioni, con possibilità di sosta in città e borghi ben serviti. L’arrivo a Pavia rappresenta un altro importante snodo spirituale e culturale lungo la Linea Sacra.

Tappa 4 – da Pavia a Bobbio

(70 km, 850 D+, 2-3 giorni)

Lasciata Pavia, il cammino attraversa l’ultimo tratto di pianura lombarda seguendo strade secondarie e campestri. Si costeggiano risaie, canali e cascinali, in un paesaggio sempre più ondulato man mano che ci si avvicina all’Appennino. Dopo aver superato il Po e lambito piccoli borghi rurali, si entra in Emilia e si prosegue verso la Val Trebbia, tra boschi, vigneti e salite sempre più marcate.

L’arrivo a Bobbio, antica cittadina fondata da San Colombano, segna un punto di svolta nel cammino. Qui sorge il grande Monastero di San Colombano, uno dei centri religiosi più importanti dell’Italia medievale, dove è presente una spelonca legata al culto micaelico, meta di pellegrinaggi locali. La tappa è ricca di atmosfera e può essere suddivisa con una sosta intermedia nei pressi della valle del Tidone o in uno dei borghi ai piedi dell’Appennino.

Tappa 5 – da Bobbio a Pontremoli

(110 km, 2.100 D+, 4-5 giorni)

Da Bobbio, il cammino entra nel cuore dell’Appennino emiliano, seguendo la storica Via degli Abati, una delle vie monastiche più antiche d’Europa. Il percorso si snoda tra fitti boschi, crinali isolati e antichi valichi, toccando borghi suggestivi come Bardi, con il suo castello arroccato, e Borgo Val di Taro, importante centro dell’Alta Valtaro. Il terreno è vario e impegnativo, con salite e discese che mettono alla prova anche i camminatori più esperti.

La fatica è ampiamente ripagata dalla bellezza dei paesaggi e dalla spiritualità che permea questa tratta. L’arrivo a Pontremoli, porta della Lunigiana e punto di congiunzione con la Via Francigena, segna la fine di una delle tappe più selvagge e affascinanti dell’intero Cammino. Numerose strutture di accoglienza lungo il tracciato permettono di suddividere l’itinerario in modo equilibrato, con possibilità di sosta in rifugi, agriturismi o ostelli.

Tappa 6 – da Pontremoli a Lucca

(120 km, 1.800 D+, 4-5 giorni)

Da Pontremoli, il cammino entra nella suggestiva Lunigiana, seguendo la Via del Volto Santo, un antico percorso di fede che collega le Alpi Apuane a Lucca. Si attraversano borghi medievali come Filattiera, Bagnone e Castiglione di Garfagnana, tra mulattiere in pietra, ponti romanici e vallate boscose. Il paesaggio alterna tratti montani a dolci colline, offrendo una varietà di scenari naturali che ben rappresentano l’essenza della Toscana interna.

La tappa si conclude nella storica città di Lucca, dove si trova la celebre chiesa di San Michele in Foro, testimonianza diretta del culto micaelico nel cuore cittadino. L’ingresso in città, attraverso le mura rinascimentali e il dedalo di vicoli del centro, rappresenta un momento emozionante per ogni pellegrino. I numerosi alloggi disponibili lungo il tragitto permettono un’organizzazione flessibile, adattabile a diverse esigenze di ritmo e resistenza.

Tappa 7 – da Lucca a Volterra via Pisa

(80 km, 1.200 D+, 3-4 giorni)

Da Lucca, il cammino si dirige verso ovest aggirando il Monte Pisano, per poi scendere nella piana di Pisa, dove si incontrano testimonianze longobarde e resti di edifici religiosi dedicati a San Michele, come la pieve di San Michele degli Scalzi. Il tracciato attraversa campagne coltivate e piccoli centri rurali, tra oliveti, corsi d’acqua e sentieri pianeggianti, offrendo un passaggio tranquillo ma ricco di storia.

Dopo Pisa, il percorso si inoltra nell’entroterra toscano, seguendo antiche vie che conducono verso le prime colline della Val di Cecina. L’ascesa finale verso Volterra, città etrusca sospesa su un’altura, è suggestiva e panoramica. Il borgo custodisce una forte tradizione spirituale e segna l’ingresso simbolico alla Maremma. Questa tappa può essere suddivisa in tre giornate, con possibilità di sosta in agriturismi e centri abitati lungo il tragitto.

Tappa 8 – da Volterra alla Maremma

(170 km, 2.300 D+, 5-7 giorni)

Da Volterra il cammino si biforca, offrendo due varianti affascinanti. Una conduce verso Massa Marittima e gli scavi archeologici di Roselle, l’altra attraversa la campagna senese fino all’Abbazia di San Galgano, famosa per la spada nella roccia conficcata nella pietra dal cavaliere Galgano come simbolo di conversione e pace. Entrambi i rami attraversano colline solitarie, calanchi, boschi mediterranei e borghi antichi come Sovana, Saturnia e Pitigliano, al confine con il Lazio.

Questa è una delle tratte più paesaggisticamente varie e selvagge: si cammina lungo sterrate, tratturi e strade bianche, spesso lontano dai grandi centri abitati. In alcuni tratti l’acqua scarseggia, quindi è consigliato rifornirsi nei borghi attraversati. I camminatori possono scegliere tappe giornaliere più brevi, grazie alla presenza di agriturismi e ospitalità diffusa. L’ingresso in Maremma, con le sue atmosfere etrusche e l’eco delle leggende templari, dona a questa sezione del cammino un carattere profondo e quasi mistico.

Tappa 9 – dalla Tuscia a Roma

(120 km, 1.000 D+, 4-5 giorni)

Entrati nel Lazio, il cammino segue l’Antica Via Clodia, un tracciato di origine etrusco-romana che attraversa la selvaggia e affascinante Tuscia. I pellegrini si addentrano nella Foresta del Lamone, tra sentieri ombrosi e solitari, per poi toccare borghi straordinari come Farnese, Tuscania, Norchia e Barbarano Romano, noti per le necropoli rupestri e le architetture medievali. Il paesaggio è segnato da calanchi, canyon tufacei e sorgenti termali, in un contesto naturalistico intatto.

Superato il lago di Bracciano, si entra progressivamente nella periferia romana fino a raggiungere il maestoso Castel Sant’Angelo, antica mole funeraria divenuta bastione papale e simbolo micaelico per eccellenza. Da lì, il cammino si snoda lungo il centro storico di Roma, passando per Campo de’ Fiori, il Campidoglio e il Colosseo, fino a giungere a Piazza San Pietro, cuore spirituale della cristianità. Una tappa densa di significati, che unisce natura, storia e fede in un crescendo di emozioni.

Tappa 10 – da Roma alla Grotta del Gargano

(oltre 220 km, 2.500 D+, 7-10 giorni)

Lasciata Roma, si prosegue lungo la Via Prenestina, attraversando la Ciociaria con le sue colline fertili e borghi carichi di spiritualità. Si toccano luoghi simbolici come Palestrina, Fiuggi, Alatri, Veroli e l’imponente Certosa di Casamari, fino a raggiungere Sora, Posta Fibreno e Alvito. Qui il paesaggio comincia a farsi più montuoso, preparando il camminatore al passaggio nel Molise.

Superato il confine regionale, si percorre la Via Micaelica Molisana, tra Colli al Volturno, Isernia, Bojano e i tratturi storici come il Pescasseroli-Candela. Si attraversano le colline di Campobasso, i borghi di Ripabottoni e Santa Croce di Magliano, fino a entrare in Puglia. L’ultima parte del cammino passa per Serracapriola e San Marco in Lamis, prima di salire al Santuario di Monte Sant’Angelo, affacciato sul Golfo di Manfredonia. Da lì, un sentiero scende alla costa fino all’antico porto di Siponto, punto d’imbarco per i pellegrini diretti in Terra Santa.

Le tappe internazionali del Cammino

Sebbene il tratto italiano sia il più articolato e strutturato, il Cammino di San Michele si inserisce in un itinerario ben più ampio e affascinante: la cosiddetta Linea Sacra Micaelica, che collega sette luoghi di culto dedicati all’Arcangelo Michele, disposti in linea retta tra Irlanda e Israele. Ciascuno di questi siti custodisce una tradizione millenaria di pellegrinaggio, apparizioni, simbolismo e spiritualità.

Le tappe principali all’estero sono:

  • Skellig Michael (Irlanda): si tratta di un’isola rocciosa e impervia al largo della costa sud-occidentale dell’Irlanda, patrimonio UNESCO. Qui, nel VI secolo, i monaci fondarono un eremo dedicato a San Michele, simbolo di isolamento e ascesi spirituale. È accessibile solo via mare, durante la bella stagione.
  • St Michael’s Mount (Inghilterra): è un isolotto situato in Cornovaglia, collegato alla terraferma da un istmo sabbioso percorribile con la bassa marea. Il santuario, risalente all’XI secolo, ospita una cappella, un castello e un piccolo villaggio, e rappresenta un importante luogo di culto micaelico in terra anglosassone.
  • Mont Saint-Michel (Francia): uno dei luoghi sacri più celebri d’Europa, situato in Normandia. Arroccato su un isolotto circondato da maree spettacolari, unisce storia monastica, architettura gotica e spiritualità. È da secoli una meta di pellegrinaggio di grande prestigio.
  • Monastero di Panormitis (Grecia): si trova sull’isola di Symi, nel Dodecaneso, ed è il principale santuario ortodosso dedicato a San Michele Taxisarchis. Meta di pellegrinaggi marittimi, custodisce un’icona venerata in tutto il mondo greco e rappresenta una delle espressioni più vive del culto micaelico.
  • Monastero Stella Maris (Israele): sorge sul Monte Carmelo, a Haifa, ed è legato sia al culto di San Michele sia alla tradizione carmelitana. All’interno si trova una grotta sacra frequentata fin dai primi secoli del cristianesimo. È l’ultimo punto della Linea Sacra in direzione est.

Come organizzare il viaggio e pianificare l’itinerario

Il Cammino di San Michele è un itinerario lungo e variegato che richiede una pianificazione attenta, soprattutto se si intende affrontarne più tappe consecutive. La prima scelta da compiere riguarda il tratto da percorrere: si può optare per un segmento regionale di pochi giorni, oppure per un itinerario di ampio respiro, che collega due o più santuari principali. In fase di progettazione è utile valutare la propria preparazione fisica, la stagionalità (preferibili primavera e autunno) e i tempi a disposizione, tenendo conto che una media sostenibile per i camminatori allenati è di 20-25 km al giorno, su terreno misto.

È fondamentale dotarsi delle tracce GPS, scaricabili online, e consultare le tappe ufficiali per stimare distanze, dislivelli e punti d’appoggio. Molti tratti del cammino coincidono con altri percorsi segnalati, come la Via Francigena o la Via degli Abati, facilitando la logistica. Lungo l’itinerario si trovano ostelli, B&B, strutture religiose e agriturismi: prenotare in anticipo è consigliato, specialmente nei periodi di maggiore affluenza. Un diario di tappa, una credenziale e una guida cartacea o digitale possono completare il kit ideale per affrontare con consapevolezza e serenità questo viaggio interiore e geografico.

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San Fruttuoso, la baia ligure segreta con un “tesoro” in fondo al mare

Grazie ai social e ai numerosi tour che partono da Camogli e Portofino oggi è più famoso, ma un tempo questo luogo era segreto: si tratta di San Fruttuoso. Il piccolo paradiso raggiungibile a piedi tramite sentieri tortuosi e impegnativi o via mare, accoglie con una piccolissima spiaggia esclusiva, un’abbazia storica e una torre che offre uno dei panorami più suggestivi sulla baia. In più? nelle acque è custodito un segreto: una statua immersa a 15 metri di profondità visibile solo dai sub più esperti. C’è chi definisce il luogo un rifugio dove anima, natura e storia si fondono in perfetta armonia e non possiamo essere più d’accordo.

Cosa vedere a San Fruttuoso

San Fruttuoso è una vera e propria chicca della Liguria, un posto in cui il mare è un incanto e ogni angolo racconta pezzi di storia. La baia è davvero piccola e si raggiunge tramite barca o trekking; eppure, nonostante le piccole dimensioni custodisce tesori preziosi.

Non è un vero e proprio centro abitato ma attira ogni anno migliaia di visitatori che, per una giornata o poche ore si fermano per visitare l’abbazia, la torre, godersi la spiaggia o fare immersioni.

Si trova non lontano da Camogli e Portofino o da Santa Margherita Ligure e Genova ed è, a tutti gli effetti, un luogo da non perdere. Le leggende dicono che sia stato proprio il santo ad indicare questo luogo per la costruzione dell’abbazia e per poter custodire le proprie reliquie.

Seppur compatta e con una spiaggia sottile e limitata, riesce a conquistare tantissime persone che scelgono l’angolo di paradiso per godersi un po’ di relax, fare un tuffo nella storia o fermarsi per un pranzo tipico.

L’abbazia

Si può visitare sia internamente sia esternamente ed è proprio il monumento principale qui. Si erge a pochi metri dalla battigia e si integra alla perfezione con il paesaggio. La cupola è discreta ma è riconoscibile da tutta la baia; è stata costruita nell’VIII secolo e ricostruita tra il X e l’XI secolo grazie all’intervento della famiglia Doria che ne ha richiesto l’ampiamento. C’è stato un tempo in cui l’acqua lambiva direttamente gli archi inferiori dell’edificio e i pescatori attraccavano direttamente sotto l’abbazia per riempire le reti.

L’interno è altrettanto suggestivo: si parte con il chiostro superiore, uno spazio silenzioso del XII secolo affacciato sul mare e si sale al secondo piano dove le trifore gotiche e la canonica svelano un piccolo giardino segreto.

Nel chiostro inferiore si trova invece l’area più antica del complesso con colonne in marmo bianco e verde sormontate da capitelli riccamente decorati con motivi vegetali e animali. Proprio in questa zona giacciono i Doria che hanno scelto questa location per le proprie tombe.

Si possono visitare poi la chiesa medievale e la cripta oltre alla chiesa pubblica con reliquiario contenente le spoglie dei martiri Augurio ed Eulogio Fruttuoso.

La spiaggia della baia di San Fruttuoso

Fonte: iStock

La spiaggia di San Fruttuoso divisa tra libera e attrezzata

La spiaggia

Una volta sbarcati, la prima meraviglia è proprio la spiaggia di San Fruttuoso. La distesa di ciottoli e sabbia di strette dimensioni non è adatta ad accogliere un numero elevato di turisti; eppure, sa regalare momenti d’incanto. L’acqua è davvero trasparente e il contrasto tra le rocce più scure e il verde dei monti regalano uno scenario mozzafiato.

Seppur di piccole dimensioni riesce a rispondere alle esigenze di ogni viaggiatore: una parte è destinata a spiaggia libera, dunque senza lettini ed ombrelloni. Gratuita, è perfetta per chi cerca un’esperienza a contatto con la natura o non vuole spendere troppo. Un’altra area è invece destinata alla spiaggia attrezzata con tanto di ombrellini e lettoni a pagamento. Il momento migliore per godersela? La mattina presto, oppure nel tardo pomeriggio: in questi momenti l’affluenza è più bassa.

Il Cristo degli abissi

Una delle attrazioni da non perdere? Il Cristo degli abissi. Una statua di bronzo alta 2 metri e posizionata a 15 metri di profondità. È stata posizionata sul fondale in memoria di Dario Gonzatti, subacqueo che ha perso la vita proprio in questo territorio durante un’immersione. L’opera d’arte è stata progettata dallo scultore Guido Galletti nel 1954.

La rappresentazione è quella del redentore con le braccia rivolte verso l’alto in un chiaro gesto di benedizione; per raggiungerlo serve un brevetto per immergersi e aggregarsi ad un gruppo guidato. All’interno dell’abbazia è comunque presente una replica.

La torre Doria

Oltre all’abbazia a spiccare sul panorama è la torre Doria, una costruzione datata 1562 e nata ovviamente per scopi difensivi. In quel periodo erano frequenti gli attacchi dei pirati saraceni e i Doria hanno desiderato questo punto di controllo strategico per tutelare la baia. Oggi ovviamente ha uno scopo prettamente decorativo e da qui si gode uno dei panorami più belli sulla costa ligure.

La si raggiunge a piedi con una salita relativamente breve: in cima il panorama mozzafiato e da qui si possono scattare foto davvero incredibili da condividere sui social o da far stampare.

La Torre Doria nella Baia di San Fruttuoso

Fonte: iStock

La Torre Doria domina la Baia di San Fruttuoso

Dove si trova la Baia di San fruttuoso e come arrivarci

Si chiama baia di San Fruttuoso ed è uno dei gioielli della Liguria a largo delle coste di Camogli e non lontano dal parco naturale di Portofino. Si raggiunge esclusivamente via mare, o attraverso impegnativi sentieri escursionistici, e a renderlo così celebre non è solo l’abbazia benedettina ma soprattutto le acque cristalline.

La baia di San Fruttuoso è raggiungibile tramite barca o traghetto. Le opzioni più comode sono quelle di imbarcarsi tramite i numerosi passaggi che partono da Punta Chiappa, Camogli o da Recco. Il punto più vicino e comodo è comunque Camogli, bastano appena 5 minuti di navigazione per raggiungere questa meraviglia.

Per chi fosse invece amante del trekking buone notizie, in circa 2 ore e mezzo di camminata dal parco naturale regionale di Portofino si snodano diversi sentieri che permettono di raggiungere proprio il monastero con scorci di tutto rispetto affacciati sul mare.

Insomma, San Fruttuoso nella baia di Capodimonte è una vera chicca da non perdere, un gioiellino che racconta la Liguria più autentica proponendo intrattenimenti per tutti. Trekking, mare, immersioni, arte, storia, cultura e ovviamente una spiaggia di tutto rispetto. Dalle immersioni fino al Cristo degli abissi all’opportunità di vedere internamente l’abbazia o ancora percorrere i sentieri per raggiungere la spiaggia soffermandosi sulla torre Doria: è un angolo nascosto che merita di essere scoperto.

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Il Cammino di San Colombano: un viaggio nel cuore della Lombardia

l Cammino di San Colombano in Lombardia è un itinerario spirituale, storico e naturalistico che si sviluppa per oltre 300 chilometri nel cuore della regione, seguendo le tracce del monaco irlandese che nel VII secolo attraversò l’Europa per diffondere la fede cristiana. Il percorso unisce Villa di Serio, in provincia di Bergamo, a Bobbio, in Emilia-Romagna, dove il santo fondò la celebre abbazia che porta il suo nome. È un viaggio attraverso campi coltivati, sentieri fluviali, borghi antichi e aree rurali che conservano intatta la memoria del passato.

Nato dall’iniziativa di associazioni locali, questo cammino è pensato per essere accessibile a tutti, grazie a tappe ben distribuite, segnaletica curata e un tracciato che predilige strade bianche, ciclabili e sentieri secondari. Il suo valore risiede nella capacità di far riscoprire una Lombardia più lenta e profonda, fatta non solo di città e industria, ma anche di spiritualità, accoglienza e silenzi. Lungo il cammino si incontrano piccoli oratori, antiche pievi, cascinali, corsi d’acqua e vigneti, oltre a luoghi direttamente legati al culto di San Colombano, come l’omonima località di San Colombano al Lambro.

La storia del cammino e la figura del santo

Il Cammino di San Colombano affonda le sue radici nella vita straordinaria di Colombano di Luxeuil, monaco irlandese nato intorno al 543 d.C. nella regione del Leinster. Formatosi nell’ambiente austero e spiritualmente fervente del monastero di Bangor, partì intorno al 590 con un gruppo di compagni per evangelizzare il continente europeo, in un’epoca in cui l’Occidente era frammentato da invasioni, conflitti e sincretismi religiosi. Il suo viaggio lo portò attraverso la Gran Bretagna, la Gallia, dove fondò i monasteri di Annegray, Luxeuil e Fontaines, e successivamente nella Svizzera, presso San Gallo, e infine in Italia, dove fu accolto dai Longobardi.

Nel 614 fondò l’Abbazia di Bobbio, oggi in provincia di Piacenza, che divenne un grande centro culturale e spirituale del Medioevo, custode di testi classici e religiosi, e fulcro della vita monastica nell’Italia settentrionale. Colombano promosse una regola monastica propria, austera e rigorosa, anticipando in parte quella benedettina, e lasciò importanti scritti teologici e poetici. Morì a Bobbio nel 615, e la sua tomba, custodita nella cripta dell’abbazia, è tutt’oggi meta di pellegrinaggio.

Il Cammino di San Colombano in Lombardia nasce proprio per rievocare i luoghi e i valori legati a questo straordinario viaggiatore della fede. Sebbene il suo cammino originale attraversasse l’intera Europa, da Bangor a Bobbio, l’itinerario lombardo si sviluppa interamente sul suolo italiano, raccogliendo i legami culturali, toponomastici e religiosi lasciati dal suo passaggio o dalla sua influenza spirituale.

Le tappe del cammino di San Colombano

Il Cammino di San Colombano in Lombardia si sviluppa in 18 tappe per una lunghezza complessiva di circa 315 km, attraversando paesaggi alpini, lacustri, collinari e di pianura. Ogni tappa presenta caratteristiche diverse, offrendo un mix equilibrato tra natura, spiritualità e storia locale. Di seguito l’elenco dettagliato, con distanza, dislivello e tempo di percorrenza medio.

  • Tappa 1, Villa di Chiavenna – Chiavenna (10,2 km, 150 D+, 120 D-, 3h): una tappa di apertura semplice e suggestiva, che segue il corso del fiume Mera tra montagne e piccoli borghi alpini, con arrivo nella storica cittadina di Chiavenna.
  • Tappa 2, Chiavenna – Verceia (25 km, 200 D+, 300 D-, 6h 30’): si attraversa la Valchiavenna tra boschi, radure e corsi d’acqua, con scorci sul Lago di Mezzola e sul Pian di Spagna, zona di interesse naturalistico.
  • Tappa 3, Verceia – Colico (12,4 km, 100 D+, 150 D-, 3h 30’): cammino tranquillo attraverso l’oasi fluviale tra Mezzola e Como, con ampi panorami sulla riserva del Pian di Spagna e conclusione sul lago a Colico.
  • Tappa 4, Colico – Dervio (12,8 km, 200 D+, 180 D-, 4h): un percorso panoramico lungo la sponda orientale del Lago di Como, tra villaggi e piccoli porti, su sentieri e mulattiere con vista aperta sullo specchio d’acqua.
  • Tappa 5, Dervio – Lierna (18,7 km, 400 D+, 350 D-, 5h 30’): si segue il Sentiero del Viandante tra saliscendi, boschi e antichi nuclei rurali, in un tratto tra i più belli per paesaggio e atmosfera.
  • Tappa 6, Lierna – Lecco (17,6 km, 300 D+, 320 D-, 5h): cammino ricco di scorci lacustri, con passaggio per Abbadia Lariana e tratti ombreggiati che portano fino al lungolago di Lecco.
  • Tappa 7, Lecco – Calco – Arlate (19,7 km, 250 D+, 230 D-, 5h 30’): si lascia l’ambiente urbano per immergersi nelle colline della Brianza, tra campi coltivati, cascine e piccoli santuari.
  • Tappa 8, Calco – Arlate – Vaprio d’Adda (23,3 km, 150 D+, 180 D-, 6h): il cammino segue il corso dell’Adda attraverso paesaggi fluviali e storici, passando per traghetti leonardeschi e vecchie centrali idroelettriche.
  • Tappa 9, Vaprio d’Adda – Gorgonzola (17 km, 100 D+, 120 D-, 4h 30’): un tratto pianeggiante tra navigli, piste ciclabili e campagna milanese, attraversando borghi che raccontano la storia rurale della regione.
  • Tappa 10, Gorgonzola – Milano (21,6 km, 80 D+, 90 D-, 5h 30’): si entra progressivamente nella città lungo il Naviglio Martesana, fino a raggiungere il centro storico di Milano, ricco di luoghi sacri e testimonianze del passato.
  • Tappa 11, Milano – Melegnano (23,3 km, 60 D+, 70 D-, 6h): si esce dalla metropoli lungo il Parco Agricolo Sud, tra orti e cascine, con tappe significative come l’Abbazia di Chiaravalle.
  • Tappa 12, Melegnano – Sant’Angelo Lodigiano (23,4 km, 50 D+, 60 D-, 6h): percorso lineare tra strade sterrate e campagne aperte, con arrivo in una cittadina dominata dal castello Morando Bolognini.
  • Tappa 13, Sant’Angelo Lodigiano – San Colombano al Lambro (13,1 km, 40 D+, 30 D-, 3h 30’): breve tappa che conduce alla località che porta il nome del santo, circondata da vigneti e sede di una chiesa a lui dedicata.
  • Tappa 14, San Colombano al Lambro – Santimento (18,3 km, 70 D+, 80 D-, 5h): attraversamento del Po e ingresso nella bassa emiliana, in un paesaggio agricolo e placido.
  • Tappa 15, Santimento – Pieve di Verdeto (21,5 km, 100 D+, 90 D-, 5h 30’): cammino tra frazioni e pievi romaniche, in un tratto caratterizzato da quiete e semplicità rurale.
  • Tappa 16, Pieve di Verdeto – Travo (19,2 km, 150 D+, 140 D-, 5h): si entra nella Val Trebbia, con saliscendi tra prati, boschi e il borgo di Travo, noto per il suo castello e il ponte sul fiume.
  • Tappa 17, Travo – Mezzano Scotti (14,8 km, 200 D+, 180 D-, 4h 30’): la valle si stringe e il percorso si fa più intimo, seguendo il Trebbia tra ombra e luce, con piccoli nuclei abitati lungo il cammino.
  • Tappa 18, Mezzano Scotti – Bobbio (9,1 km, 250 D+, 240 D-, 3h): tappa conclusiva in salita verso Bobbio, dove si trova la monumentale Abbazia di San Colombano, meta spirituale e culturale di tutto l’itinerario.

Borghi, monumenti e luoghi da non perdere

Il Cammino di San Colombano in Lombardia è molto più di un semplice itinerario escursionistico: è un viaggio immerso nella storia, nell’arte e nella spiritualità. Lungo le sue 18 tappe, si attraversano borghi antichi, abbazie millenarie, pievi romaniche e paesaggi rurali che custodiscono testimonianze profonde del passato lombardo.

Tra i primi gioielli da segnalare c’è Chiavenna, con il suo centro storico in pietra, i crotti e la splendida Collegiata di San Lorenzo, mentre poco più a sud, nei pressi di Colico, si trova il suggestivo Forte Montecchio Nord, affacciato sul Lago di Como. Proseguendo lungo la costa orientale del lago, si incontrano scorci spettacolari lungo il Sentiero del Viandante, con villaggi come Varenna, Bellano e Lierna, autentici balconi sul Lario incastonati tra acqua e montagna.

Scendendo verso la Brianza, il cammino tocca Calco e Arlate, dove si trova la chiesa di San Gottardo e San Colombano, di origini romaniche. Lungo il fiume Adda si incontrano paesaggi leonardeschi, con la chiusa di Leonardo a Paderno d’Adda e i traghetti storici, testimoni dell’ingegnosità rinascimentale. A Vaprio d’Adda, il palazzo Visconti e il Naviglio Martesana fanno da cornice a un tratto ricco di storia idraulica e agricola.

L’ingresso a Milano avviene con sobrietà, ma il passaggio nel centro città permette di visitare la Basilica di Sant’Eustorgio, uno dei più importanti luoghi di culto legati al pellegrinaggio medievale. Da lì, il cammino prosegue nel verde del Parco Agricolo Sud, con tappe come l’imponente Abbazia di Chiaravalle, straordinario esempio di architettura cistercense.

Nella bassa lodigiana si incontrano realtà rurali ancora vive, come Sant’Angelo Lodigiano con il suo Castello Morando Bolognini, mentre a San Colombano al Lambro, borgo collinare tra i vigneti, si può visitare la chiesa parrocchiale dedicata al santo. Infine, la Val Trebbia regala l’ultimo tratto più scenografico e spirituale: da Travo con il suo castello affacciato sul fiume, fino a Bobbio, meta finale e cuore del cammino, con la sua Abbazia di San Colombano, il Ponte Gobbo e le atmosfere raccolte di uno dei borghi più belli d’Italia.

Consigli pratici e indicazioni

Affrontare il Cammino di San Colombano in Lombardia non richiede competenze tecniche avanzate, ma una buona organizzazione può rendere l’esperienza più fluida, serena e significativa. Ecco tutto ciò che è utile sapere prima di partire.

Il periodo consigliato per partire

Il cammino è percorribile tutto l’anno, ma i periodi ideali sono la primavera (aprile–giugno) e l’inizio dell’autunno (settembre–ottobre), quando le temperature sono miti e i paesaggi si esprimono al massimo della loro bellezza. In estate alcune tappe, soprattutto in pianura, possono essere molto calde, mentre in inverno tratti montani o boscosi potrebbero risultare fangosi o ghiacciati.

Dove dormire

Lungo il percorso si trovano diverse soluzioni di ospitalità:

  • Ostelli e accoglienze per pellegrini, spesso a donativo o con prezzi calmierati.
  • B&B e agriturismi nelle zone rurali e nei borghi.
  • Alberghi e affittacamere nelle aree urbane come Lecco, Milano, Melegnano.

È consigliabile prenotare in anticipo, soprattutto nei mesi di maggiore affluenza, per evitare sorprese, specialmente nelle località più piccole.

Segnaletica e tracciato

Il cammino è segnalato con simboli specifici, spesso accompagnati dalla scritta “Cammino di San Colombano”. In alcuni tratti si incrocia o si sovrappone ad altri percorsi noti (come il Sentiero del Viandante o la Via Francigena), ma la segnaletica è generalmente ben curata.

È vivamente consigliato scaricare le tracce GPS e consultare mappe aggiornate o guide ufficiali: sono disponibili online oppure presso associazioni escursionistiche e religiose.

Attrezzatura consigliata

Il cammino si snoda tra città, colline, fiumi e campagne: per questo è bene avere con sé:

  • Scarpe da trekking leggere ma robuste.
  • Zaino da 30–40 litri.
  • Borraccia (molti tratti sono privi di fontane).
  • Coprizaino e mantella in caso di pioggia.
  • Abbigliamento tecnico a strati.
  • Kit di pronto soccorso base e cerotti per vesciche.
  • Guida o taccuino per appunti e timbri del cammino.

Come arrivare e come tornare

I luoghi che compongono il Cammino di San Colombano in Lombardia sono diversi e tutti ben collegati tra loro:

  • Punto di partenza (Villa di Chiavenna): raggiungibile in treno fino a Chiavenna, poi con autobus locale o taxi.
  • Punto di arrivo (Bobbio): servito da bus extraurbani per Piacenza, collegata poi via treno con Milano e le principali città.

Chi viaggia in auto può considerare il ritorno in treno o bus, oppure organizzare un servizio navetta con strutture locali. In alternativa, è possibile suddividere il cammino in weekend o sezioni, rientrando ogni volta con i mezzi pubblici, ben distribuiti lungo molte tappe.

Perché scegliere il Cammino di San Colombano

Partire per il Cammino di San Colombano in Lombardia significa molto più che percorrere una distanza fisica: è un invito a rallentare, ad ascoltare il territorio e sé stessi, a scoprire una Lombardia silenziosa e nascosta, fatta di borghi dimenticati, pievi isolate e sentieri poco battuti. È un cammino per tutti, che non chiede grandi prove fisiche ma richiede presenza, apertura e uno sguardo attento. Ogni passo racconta una storia: quella di un santo irlandese che attraversò l’Europa animato da fede e determinazione, e quella di un mondo che ancora oggi ha bisogno di legami, di spiritualità, di cammini condivisi.

Che tu parta per motivi religiosi, per desiderio di esplorazione o per bisogno di pace, il cammino ti accoglie con la sua semplicità e profondità. Offre solitudine e incontri, fatica e meraviglia, silenzio e memoria. E, passo dopo passo, lascia un’impronta che va ben oltre la polvere della strada: una piccola trasformazione interiore, un seme di consapevolezza, un legame ritrovato con la terra e la storia.

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Esplorando la Pianura Padana, alla scoperta di borghi, abbazie e natura

La Pianura Padana non è solo, come si studia a scuola, il cuore economico e agricolo d’Italia, nebbia in inverno e afa in estate; ma anche una terra ricca di storia, cultura e bellezze naturalistiche. Borghi medievali e capolavori artistici, luoghi di ritiro spirituale e acque per il benessere: ecco una selezione di luoghi imperdibili per scoprire il volto più autentico di quest’area.

Sabbioneta, la città ideale del Rinascimento

Nel cuore della Pianura Padana, Sabbioneta rappresenta uno dei massimi esempi di città ideale rinascimentale. Fondata dal duca Vespasiano Gonzaga nel XVI secolo, questa piccola perla della provincia di Mantova vanta un centro storico dichiarato Patrimonio UNESCO. Da non perdere il Palazzo Ducale, il Teatro all’Antica e la Galleria degli Antichi, perfettamente conservati. Una visita guidata è l’opzione migliore per riuscire a comprendere la struttura della città e spesso, durante l’anno, sono organizzate visite teatralizzate, curiose anche per le famiglie con bambini.

Il Delta del Po, un paradiso naturale

Uno dei paesaggi più suggestivi della Pianura Padana è senza dubbio il Delta del Po, un labirinto di canali, lagune e boschi che ospitano una biodiversità straordinaria. Perfetto per escursioni in barca o in bicicletta, il Parco del Delta del Po è da visitare almeno una volta nella vita. Da vedere: le saline di Comacchio, un tempo fulcro dell’economia locale, oggi sono una riserva naturale dove si possono ammirare fenicotteri rosa e molte altre specie di uccelli. I casoni da pesca, antiche abitazioni dei pescatori, raccontano invece la storia di una vita dura ma profondamente legata all’ambiente lagunare. Alcuni di essi sono stati restaurati e aperti ai visitatori, e permettono di comprendere meglio il legame tra l’uomo e il fiume.

Il periodo migliore per esplorarlo è la primavera, quando la natura si risveglia o l’autunno, al passaggio degli uccelli migratori; e la bici è senz’altro il mezzo più appropriato grazie alla rete capillare e sicura di ciclabili.

Parco Delta Po

Fonte: iStock – Ph: ermess

Parco Delta del Po

Castell’Arquato, borgo medievale d’atmosfera

In provincia di Piacenza, Castell’Arquato è uno dei borghi medievali meglio conservati d’Italia. Il centro storico è un dedalo di stradine acciottolate che conducono alla Rocca Viscontea, da cui si gode di una vista panoramica sulla Val d’Arda. Perfetto per un’escursione giornaliera, la visita soddisfa la mente ma anche il corpo: da non perdere i piatti e vini tipici della cucina emiliana e di una tradizione enogastronomica eccellente.

Il Labirinto della Masone, un’esperienza unica

Nei pressi di Parma, a meno di 10 minuti  d’auto da Fidenza, il Labirinto della Masone è un’attrazione sorprendente: il più grande labirinto di bambù al mondo, ideato dall’editore Franco Maria Ricci. Oltre all’intricato percorso verde di circa 3  km, la struttura ospita una collezione d’arte e una biblioteca di pregio. Un luogo inaspettato e originale: la visita dura 45 minuti circa e il biglietto costa 20 euro circa, con riduzioni e convenzioni per bambini, studenti e famiglie.

Labirinto della Masone

Fonte: Getty Images

Labirinto della Masone

L’Abbazia di Chiaravalle, spiritualità e architettura

Poco fuori Milano, l’Abbazia di Chiaravalle è un’oasi di pace. Fondata nel XII secolo dai monaci cistercensi, conserva affreschi trecenteschi e una torre nolare nota come “Ciribiciaccola”. La visita è un’occasione per scoprire l’arte gotica lombarda e assaporare i prodotti tipici del monastero, come il famoso formaggio Grana Padano. Il complesso monastico, immerso nella campagna lombarda, comprende anche un antico mulino ad acqua ancora funzionante, testimone dell’ingegnosità dei monaci nel gestire le risorse naturali. Ancora oggi, il monastero è un luogo di raccoglimento, dove è possibile assistere ai canti gregoriani che risuonano tra le navate durante le funzioni liturgiche.

San Benedetto Po, il gioiello monastico mantovano

Meno noto ma di grande fascino, il complesso monastico di San Benedetto Po è un capolavoro architettonico legato alla figura di Matilde di Canossa. L’Abbazia di Polirone, fondata nell’XI secolo, conserva affreschi straordinari e un’atmosfera di profonda spiritualità. Il borgo, immerso nel paesaggio del Po, è una meta perfetta per un itinerario tra arte e natura. Oltre al chiostro e alla basilica, il monastero ospita un museo che racconta la storia dell’ordine benedettino e il ruolo centrale di questo luogo nei secoli. Il fascino del borgo è valorizzato dalle frequenti iniziative culturali e le rievocazioni storiche che permettono di rivivere la vita monastica del passato.

San Benedetto Po

Fonte: iStock

L’abbazia di San Benedetto Po

Il Sacro Monte di Varese, un percorso di fede e bellezza

Pur trovandosi ai margini della Pianura Padana, il Sacro Monte di Varese merita una menzione. Questo luogo di pellegrinaggio, patrimonio UNESCO, è caratterizzato da una via sacra con quattordici cappelle affrescate, che conducono fino al santuario. Ogni cappella rappresenta una scena della vita di Cristo. Oltre al valore religioso, il percorso offre scorci panoramici spettacolari sulla pianura, che si estende fino al Lago di Varese e alle Alpi.

Aquileia, un tesoro archeologico

Aquileia è una delle aree archeologiche più importanti d’Italia. Infatti, dal 1998 la città è inserita nelle liste del Patrimonio UNESCO. Fondata dai Romani nel 181 a.C., Aquileia divenne un punto strategico per il commercio e la difesa, grazie alla sua posizione vicino al fiume Natissa. Oggi, conserva un sito archeologico straordinario che comprende resti ben conservati di strade, mosaici, il foro e il porto fluviale, che testimoniano il suo ruolo di città fiorente nell’antichità. La Basilica di Santa Maria Assunta, con il suo maestoso mosaico pavimentale, custodisce uno dei più grandi e antichi mosaici del mondo cristiano, datato tra il IV e il V secolo d.C. Questo capolavoro raffigura scene bibliche e allegoriche, e rappresenta un’importante testimonianza della transizione dal mondo romano a quello cristiano. Oltre alla basilica, il museo archeologico di Aquileia propone un’esperienza immersiva nella storia, con reperti dall’epoca romana fino al medioevo.

zona archeologia aquileia

Fonte: iStock

Aquileia, patrimonio Unesco

Salsomaggiore Terme, il benessere tra storia e natura

Famosa per le sue acque termali dalle proprietà curative, Salsomaggiore Terme è una delle località termali più rinomate d’Italia. Il cuore della città è il maestoso Palazzo delle Terme Berzieri, un autentico gioiello architettonico in stile liberty, progettato dall’architetto Giuseppe Mazzocchi, con i suoi eleganti dettagli decorativi e l’imponente facciata. Il Palazzo ospita al suo interno gli storici stabilimenti termali, che da secoli attraggono chi cerca relax e salute. I trattamenti benessere offerti spaziano dai classici bagni termali a percorsi rigeneranti, ideali per recuperare energia e vitalità. Salsomaggiore non è però solo una meta per il benessere: circondata da dolci colline, è perfetta per escursioni e passeggiate immersi nella natura.

Salsomaggiore Terme

Fonte: iStock

Salsomaggiore Terme luogo di reax e benessere

Castellaro Lagusello e Monzambano, borghi da cartolina

Situato nel cuore della Pianura Padana, in provncia di Mantova, Castellaro Lagusello è un pittoresco borgo che si specchia nelle acque di un laghetto a forma di cuore, un paesaggio che sembra uscito da una cartolina. Centro fortificato dimenticato dal tempo, Castellaro Lagusello è una frazione del comune di Monzambano, dagli scenari fiabeschi, con i suoi vicoli lastricati e case in pietra. Tra le attrazioni principali: Villa Arrighi è una residenza storica circondata da un ampio parco; la Torre dell’Orologio domina il borgo; le chiese di San Giuseppe e San Nicola con i loro affreschi e dettagli architettonici. Poco lontano, Monzambano è famosa per il suo castello medievale, che sorge su una collina lungo il fiume Mincio e offre una vista panoramica sul paesaggio circostante.

Crespi d’Adda, un villaggio industriale patrimonio dell’umanità

Appena fuori dalla Pianura, Crespi d’Adda è un villaggio operaio fondato nel 1878 da Cristoforo Benigno Crespi, intorno al Cotonificio Benigno Crespi, e completato dal figlio Silvio alla fine degli anni Trenta. Situato al confine tra le province di Milano e Bergamo, nel Comune di Capriate San Gervasio, il villaggio è un esempio eccezionale di città industriale, ancora abitato e perfettamente conservato, e il secondo sito industriale più visitato in Italia. Nel 1995 è stato inserito nel Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Il villaggio è organizzato in modo regolare e ordinato: sono cinquantacinque le casette, le case operaie, dalle medesime caratteristiche, a pianta quadrata, due piani fuori terra, collocate equidistanti tra loro, con orti e staccionate tutte uguali collocate in una planimetria ordinata e regolare. Sono suddivise in tre parti, separate da due strade che seguono la direttrice che da nord conduce a sud. Più a ovest sorgono i palazzotti, le prime residenze plurifamiliari di quattro piani, ben presto abbandonate in favore delle più ospitali e salubri casette operaie. Da non perdere, Villa Crespi, edificata in stile neogotico in una posizione soprastante il grande Cotonificio è un vero e proprio castello con torrette, merlature e cuspidi, un ampio giardino, quarantaquattro stanze e tre balconate affacciate sull’atrio centrale quadrato. Il Cotonificio Crespi, cuore dell’attività industriale, è stato chiuso nel 2003 e, dopo un periodo di abbandono, è stato acquistato nel 2013 con l’intento di trasformarlo in un centro per l’innovazione e l’arte. Il centro di interpretazione del sito è l’UNESCO Visitor Centre, dove si trovano un museo, un archivio storico e laboratori didattici.

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Fonte: 123rf

Il villaggio operaio di Crespi d’Adda
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Luoghi energetici in Italia: cosa sono e dove si trovano

Avete mai visitato un luogo dove, per citare Stephen King, “un senso di mistero ha invaso il vostro cuore e la vostra mente”? Nel mondo sono tanti i luoghi considerati magici, in grado di emanare vibrazioni energetiche particolari e dove si percepisce un’aura speciale. Questi vengono chiamati luoghi ad alta energia e, se in alcuni casi rappresentano posti che invitano alla contemplazione e al silenzio, come quelli naturali, in altri si parla di una linea vera e propria che collega monumenti ed edifici specifici.

In Italia, questa misteriosa linea retta, chiamata ‘Linea di San Michele‘, unisce alcuni santuari con quelli situati in altri paesi come St. Michael’s Mount in Cornovaglia, Le Mont Saint Michel in Bretagna, il Monastero di San Michele Arcangelo di Panormitis nell’isola greca di Symi per poi raggiungere il Monastero di Stella Maris sul Monte Carmelo ad Haifa, in Israele. Di chiese e abbazie dedicate all’Arcangelo ne esistono tante sul territorio italiano, ma quelle che si posizionano sulla linea retta energetica sono la Sacra di San Michele in Val di Susa e l’omonimo santuario di Monte Sant’Angelo sul Gargano. Questa linea è ricca di misteri, siete pronti a scoprirla?

La misteriosa linea di San Michele

L’Arcangelo Michele è colui che insorge contro Satana e i suoi satelliti in quanto difensore degli amici di Dio e protettore del suo popolo. Ed è proprio questo il racconto al centro della leggenda che ha dato vita alla misteriosa linea di San Michele. Secondo la tradizione biblica, la linea sarebbe stata tracciata con la spada dall’Arcangelo durante la lotta contro Lucifero, al termine della quale fu ricacciato e sigillato all’inferno.

La leggenda aggiunge anche un dettaglio in più, sottolineando che l’Arcangelo Michele sarebbe apparso in ognuno dei sette punti che tracciano la retta, conferendo a ogni posizione una particolare sacralità. Ed è proprio in questi punti che sono stati costruiti i monasteri e i luoghi di culto citati nel paragrafo precedente, custodi di un’energia potente avvertita da credenti e non. Oltre alla storia biblica, questa linea retta rappresenta anche il percorso di pellegrinaggio seguito dai devoti Micheliti.

I luoghi energetici in Italia

Il primo dei due santuari italiani situati sulla Via Micaelica si trova in Piemonte, nella Val di Susa, dove la venerazione per San Michele ha origini molto antiche, risalenti al V-VI secolo d.C. Costruita a partire dall’anno 1000 da cinque monaci benedettini su volere del vescovo Annuncone, la Sacra di San Michele sorge arroccata a 962 metri di altezza sulla punta del monte Pirchiriano, nelle Alpi Cozie. Come avvenne per il santuario de Le Mont Saint Michel in Francia, sempre secondo la leggenda, anche La Sacra fu realizzata su volere dell’Arcangelo che qui vi apparve ordinando al vescovo l’edificazione del santuario.

Questa maestosa abbazia, che ha ispirato la scrittura del monumentale “Il nome della Rosa” di Umberto Eco, può essere raggiunta a piedi attraverso due percorsi: uno che la collega all’abitato di Chiusa di San Michele, e uno che la collega all’abitato di Sant’Ambrogio. Una volta arrivati, vi mancherà salire i 239 scalini in pietra per arrivare a questo luogo magico e ricco di mistero. I più avventurosi possono raggiungerla anche percorrendo la via Ferrata Carlo Giorda.

Il secondo santuario, tra i più importanti luoghi energetici in Italia, è il Monte Sant’Angelo in Puglia. Anche in questo caso si dice che il santuario dedicato al divino messaggero sia stato costruito dagli angeli e consacrato da San Michele in persona. Anche qui, secondo la leggenda, apparve al Vescovo dell’antica diocesi di Siponto, fondata dall’apostolo Pietro, rivelandogli l’arcano di un luogo inaccessibile e misterioso che, per volontà di Dio, era stato designato a sua privilegiata dimora terrena. La grotta viene considerata un luogo sacro che testimonia la nascita del culto micaelico sul Gargano. Qui potete visitare la Basilica Santuario, la Cappella Penitenziale e i Musei Tecum, che custodisce le cripte longobarde, il museo lapidario e quello devozionale.

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Morimondo, il borgo lombardo dominato da un’antica abbazia

In provincia di Milano, Morimondo è annoverato tra i Borghi più Belli d’Italia. E gran parte del merito va alla sua abbazia. Se state pensando a una gita fuori porta che vi permetta di immergervi tra storia e natura, Morimondo è la destinazione che fa per voi. A circa 40 km a sud-ovest del capoluogo meneghino, Morimondo si snoda intorno alla sua abbazia cistercense del XII secolo, ancora oggi scrigno di fascino e mistero.

L’Abbazia di Morimondo: un gioiello cistercense

Fondata nel 1135 da monaci cistercensi provenienti dalla Francia, questa perla architettonica rappresenta un capolavoro di arte romanico-gotica che ancora oggi affascina e incanta i visitatori.

Visita all’Abbazia

Immaginate di varcare la soglia dell’abbazia e di essere immediatamente avvolti da un’atmosfera di quiete e solennità. La luce soffusa che filtra attraverso le vetrate policrome illumina le eleganti colonne, che sorreggono le volte a crociera, creando un gioco di luci e ombre impressionante. Lo sguardo non può che cadere sul prezioso coro ligneo, finemente intagliato e intarsiato, dove i monaci un tempo si riunivano per la preghiera.

Ogni angolo dell’abbazia racconta una storia, sussurra segreti del passato e testimonia la maestria degli artigiani che l’hanno costruita. Passeggiate nel chiostro, un luogo di pace e silenzio dove i monaci meditavano e passeggiavano, e immaginate di sentirne i passi risuonare sotto i colonnati. Visitate il refettorio, dove consumavano i loro frugali pasti, e riflettete sulla loro vita semplice e austera. Esplorate la sala capitolare, dove si riunivano per discutere le questioni della comunità, e provate a percepire l’eco delle loro discussioni.

Ma il vero gioiello dell’abbazia è senza dubbio la biblioteca. Qui, tra scaffali carichi di antichi manoscritti e volumi preziosi, vi sembrerà di fare un salto indietro nel tempo, di tornare in un’epoca in cui la conoscenza era custodita gelosamente e i libri erano considerati oggetti sacri.

L’Abbazia di Morimondo non è solo un luogo da visitare, ma un’esperienza da vivere. È un viaggio nel tempo, un tuffo nella storia, un incontro con la spiritualità e la bellezza. Lasciatevi avvolgere dalla sua atmosfera mistica e lasciatevi trasportare in un’altra epoca.

Un po’ di storia

L’Abbazia di Morimondo è stata fondata nel 1135 da monaci cistercensi provenienti dalla Francia e ha vissuto una storia ricca e affascinante. I cistercensi erano noti per la loro austerità, il loro  rigore monastico e il loro impegno nel lavoro agricolo. La loro filosofia si basava sul ritorno ai valori essenziali del cristianesimo e sull’importanza del lavoro manuale. L’arrivo dei cistercensi a Morimondo portò un profondo cambiamento nella regione, non solo dal punto di vista religioso, ma anche economico e sociale.

Nel corso del Medioevo, l’Abbazia di Morimondo assunse un ruolo di primaria importanza, sia dal punto di vista religioso che economico. Divenne un centro di riferimento spirituale per l’intera area, attirando pellegrini e devoti da tutto il nord Italia. L’abbazia possedeva vasti terreni agricoli che venivano coltivati dai monaci, contribuendo allo sviluppo economico della regione. Inoltre, l’abbazia era un importante centro di cultura e di istruzione, con una biblioteca ricca di manoscritti e una scuola frequentata da giovani provenienti da famiglie nobili.

L’abbazia di Morimondo attraversò periodi di grande splendore, durante i quali ospitò importanti personalità e svolse un ruolo fondamentale nella vita politica e culturale della regione. Tuttavia, subì anche momenti bui, come le guerre e le spoliazioni, che ne segnarono il declino. A partire dal XV secolo, l’abbazia iniziò a perdere la sua influenza, anche a causa della riforma protestante e delle guerre d’Italia. Nonostante il declino, l’Abbazia di Morimondo non ha mai perso il suo fascino e il suo valore storico-artistico. Nel XX secolo, grazie a un’opera di restauro e valorizzazione, l’abbazia è stata riportata alla luce e oggi è un’importante meta turistica e culturale.

Il Museo dell’Abbazia: un viaggio nella storia

Per approfondire la storia del monastero e del territorio circostante, visitate il Museo dell’Abbazia, ospitato all’interno del complesso. Tra reperti archeologici, sculture, affreschi e paramenti sacri, ripercorrerete le vicende che hanno segnato Morimondo nel corso dei secoli.

Oltre l’Abbazia: il borgo medievale

Oltrepassate le mura dell’abbazia e lasciatevi conquistare dal borgo medievale di Morimondo, passeggiando tra le strette vie acciottolate e le antiche case in pietra e mattoni rossi. Il modo migliore per scoprire i segreti di Morimondo è partecipare a una visita guidata dell’abbazia e del borgo. Organizzate regolarmente durante tutto l’anno, in italiano e in inglese, queste visite vi permetteranno di conoscere a fondo la storia, l’arte e la cultura di questo luogo magico.

Cosa fare nei dintorni di Morimondo

Se avete ancora tempo a disposizione, non perdete l’occasione di esplorare i dintorni di Morimondo. Ecco alcune mete consigliate:

  • Cascina Salubria: oasi di pace nella natura. Amanti della natura, non perdete l’occasione di visitare la Cascina Salubria, un’oasi naturalistica situata a pochi chilometri da Morimondo. Tra boschi e prati rigogliosi, potrete fare passeggiate a piedi o in bicicletta, osservare la fauna selvatica e godervi un momento di relax a contatto con la natura.
  • Abbiategrasso: A circa 6 km da Morimondo, Abbiategrasso vanta un centro storico ricco di monumenti, tra cui la chiesa di Santa Maria Nuova, il Castello Visconteo e l’ex Convento dell’Annunziata. Passeggiate tra le sue vie e immergetevi nella sua atmosfera vivace.
  • Vigevano: Poco più distante, Vigevano, conosciuta come “città di Ludovico il Moro”, merita una visita per il suo Duomo, il Castello Sforzesco e la Piazza Ducale.
  • Naviglio Grande: Per gli amanti delle attività all’aria aperta, il Naviglio Grande offre suggestivi percorsi ciclabili e pedonali che si snodano lungo le rive del canale, tra paesaggi rurali e scorci pittoreschi.
  • Bosco della Zelata: Se desiderate immergervi nella natura incontaminata, il Bosco della Zelata, a pochi chilometri da Morimondo, è l’ideale. Tra sentieri immersi nel verde, potrete fare trekking, mountain bike o semplicemente godervi un momento di relax a contatto con la flora e la fauna locale.

Info pratiche

Come arrivare a Morimondo

Raggiungere Morimondo è semplice: il borgo è ben collegato con Milano e le principali città lombarde tramite autostrade e strade provinciali. Se decidete di viaggiare in auto, potrete parcheggiare comodamente nel centro storico, nelle vicinanze dell’abbazia. In alternativa, potrete optare per i mezzi pubblici, con autobus in partenza da Milano e Abbiategrasso.

Morimondo a tavola

A Morimondo potrete gustare i piatti tipici della regione, come il succulento risotto alla milanese, la cotoletta alla milanese croccante e la deliziosa torta paesana. Non dimenticate di accompagnare il vostro pasto con un buon bicchiere di vino DOC lombardo.

 

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La regione del Kvarner: il gioiello nascosto della Croazia

Regione del Kvarner: tra mare cristallino e montagne

Ci troviamo nel territorio del Quarnero (o Quarnaro), dal nome croato Kvarner. Un luogo affascinante disteso tra l’Istria e le tranquille isole Quarnerine di Cherso e Lussino. La regione comprende anche Fiume, con il suo vivace panorama cittadino e un patrimonio storico e culturale tutto da esplorare, collegandosi anche con la splendida Riviera di Abbazia (Opatija riviera). Proprio qui si possono ancora ammirare le splendide ville antiche spesso trasformate in hotel di lusso, i parchi ben curati e il romantico lungomare in cui passeggiare al chiaro di luna.

Ce n’è per tutti i gusti: puoi rinfrescarti nelle tranquille foreste del Montanaro oppure rilassarti sotto il sole, lungo le dorate spiagge della Riviera di Cirquenizza: il Kvarner è uno scrigno di esperienze che aspetta solo di essere esplorato.

Fonte: Luca Tabako -TB Kvarner

Kvarner

Le spiagge incontaminate del Kvarner: un paradiso marino

Per coloro che cercano il massimo relax il Quarnero custodisce i luoghi perfetti in cui godersi la natura e immergersi delle sue acque cristalline: le isole di Lošinj (Lussino), Cres (Cherso) e Krk (Veglia) incantano con le loro spiagge incontaminate e i paesaggi verdi lussureggianti che le abbracciano.

Tra le spiagge più suggestive troviamo: San Biagio (Sv. Blaž), Piccolo bok (Mali bok), Grotte azzurre (Plave Grote) e Lubenizze, nell’isola di Cherso, oppure le spiagge di Cikat, Kadin e Veli Zal nell’isola di Lussino. A Veglia (Krk), che rientra anche nel territorio di Quarnerolo (più a est), si possono ammirare le spiagge di Vela Luka e Vela plaža o la Spiaggia dorata (Punat/Stara Baška).

Queste isole croate offrono lo sfondo perfetto per una vacanza rigenerante. Che tu voglia rilassarti in un lussuoso resort con vista sull’Adriatico o che tu sia intenzionato a esplorare calette nascoste e baie isolate, le isole del territorio del Quarnero promettono serenità e tranquillità ad ogni angolo.

Fonte: Luka Tabako

Località balneare di Baska

Immergiti nei sapori del Kvarner: un viaggio gastronomico speciale

Il viaggio tra le bellezze del Kvarner non può non comprendere anche la scoperta del suo ricco patrimonio culinario.

La città di Fiume e i suoi dintorni sono vivaci località anche dal punto di vista culinario. Qui puoi assaggiare prelibatezze a base di pesce fresco e gustosi piatti tradizionali che portano con sé le influenze dei sapori mediterranei e centro-europei dei secoli passati.

Nella riviera che ospita la città di Abbazia (Opatija), eleganti resort mostrano le offerte gastronomiche della regione, con ristoranti lussuosi che promettono di vivere esperienze legate all’alta cucina.

Assicurati di provare le squisite specialità del Kvarner, come la pasta šurlice con salsa di agnello o l’iconico gambero del Kvarner, un ottimo esempio della maestria culinaria della regione.

Fonte: TB Opatija

Gambero del Kvarner – Opatija

Mentre il sole estivo tramonta sulle paradisiache spiagge del Kvarner, non potrai che raccogliere i ricordi indelebili di una vacanza immersa in paesaggi mozzafiato e alla scoperta della vibrante cultura croata..

Che tu abbia trascorso le tue giornate sdraiato su spiagge dorate baciate dal sole, esplorando città storiche o gustando la deliziosa cucina locale, una cosa è certa: il Quarnero lascia un’impressione memorabile su tutti coloro che visitano questo territorio unico. Allora, perché aspettare? Inizia a pianificare la tua vacanza da sogno al Kvarner e scopri la bellezza e il fascino del  gioiello nascosto della Croazia.

 

 

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C’era una volta un’antica abbazia, ora è un hotel

Chiudete gli occhi e immaginate un luogo che si apre davanti a voi con una distesa sterminata e verdeggiante che si perde all’orizzonte, proprio lì nel territorio che conserva le importanti testimonianze della civiltà etrusca. Sempre lì dove esiste una grande e antica abbazia completamente immersa nel verde e circondata da un paesaggio solenne e silenzioso.

Ora apriteli perché quel luogo esiste davvero. E non è un solo un posto da ammirare e contemplare, ma è la destinazione delle vostre prossime vacanze all’insegna della grande bellezza, della pace e del benessere mentale e fisico.

Perché lì, proprio sotto la rupe di Orvieto, e completamente immersa nell’antica terra degli Etruschi, quell’abbazia di origine medievale dedicata ai Santi Severo e Martirio è stata trasformata in una struttura ricettiva. Ed è spettacolare.

Bentornati a Orvieto

Meravigliosa è Orvieto, con la sua storia e la cultura, con le bellezze architettoniche e paesaggistiche, con quegli scorci incantati che lasciano senza fiato.

Arroccato su una rupe di tufo, nella splendida regione Umbria, il borgo di Orvieto è uno dei più affascinanti del nostro stivale, nonché una delle mete più popolari dell’intero territorio umbro.

Un viaggio a Orvieto è destinato a incantare, perché tante sono le meraviglie storiche, architettoniche e paesaggistiche che appartengono a questo luogo, come il Duomo con la sua facciata a mosaico e il Pozzo di San Patrizio, uno dei posti più affascinanti e misteriosi del BelPaese.

Ma c’è qualcosa, all’ombra delle attrazioni turistiche più celebri e popolari che vi permetterà di trasformare il vostro viaggio in un’esperienza magica e unica, ed è quella imponente struttura che sorge proprio sotto la rupe di Orvieto. Si tratta dell’Abbazia dei Santi Severo e Martirio, un complesso religioso fondato nell’Alto Medioevo che è stato trasformato in un hotel.

Dormire in un’Abbazia nel cuore di Orvieto

Immersa nella campagna verdeggiante e mozzafiato che circonda il borgo di Orvieto, quest’abbazia è un vero e proprio sogno a occhi aperti. Non solo per la sua imponenza e il suo passato, ma anche e sopratutto per la posizione strategica in cui è sorta.

La sua storia inizia tanti secoli fa. Alcune fonti storiche, infatti, danno per cerca la sua presenza già nell’anno 1055. Con gli anni il complesso è stato ampliato e modificato, fino ad arrivare all’aspetto attuale.

L’abbazia, costruita intorno alla già esistente chiesa di San Silvestro, nel Medioevo è stata trasformata in un monastero benedettino. In epoca più recente, invece, dopo l’acquisizione da parte di un privato è diventata un hotel.

La struttura ricettiva, oggi, è conosciuta come La Badia di Orvieto, ed è un hotel a quattro stelle che offre servizi di lusso, anche se il vero lusso è quello di poter alloggiare in un edificio immerso in uno scenario incontaminato, circondato da ulivi e filari d’uva, e situato proprio sotto la rupe di Orvieto.

Se l’abbazia è stata trasformata in hotel, l’antica Casa abbaziale di stile cistercense è stata adibita a ristorante. È ancora possibile visitare la chiesa, che è rimasta intatta, e l’antico refettorio che ospita gli affreschi risalenti al 1200.

Con 22 camere, e 5 suite, quell’antico complesso medievale è il luogo perfetto dove trascorrere una vacanza all’insegna della grande bellezza, caratterizzata da un paesaggio naturale, solenne e incontaminato a pochi passi da Orvieto.