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Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo, cosa fare in questo magico angolo d’Abruzzo

L’Abruzzo è una terra che ha un potere straordinario: quello di emozionare a ogni passo chiunque l’attraversi e la scopra per la prima volta, o per l’ennesima. Le sue meraviglie paesaggistiche non si contano, alcune sono ben note a tutti, ma ci sono luoghi ancora poco conosciuti che vale assolutamente la pena esplorare, custodi di segreti che attendono solo di svelarsi allo sguardo dei visitatori/spettatori.

Ne è uno splendido esempio la Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo, un’area protetta compresa nel comune di Morino, situato al centro della Valle Roveto, in provincia dell’Aquila. L’acqua, con i suoi scenografici salti, è l’elemento dominante in questa oasi felice che incantò anche lo scrittore Alexandre Dumas. Non ci resta che mostrarvela, in tutta la sua prodigiosa bellezza.

Immersione nella natura della Riserva Zompo Lo Schioppo

La Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo si estende per 1025 ettari nella Valle Roveto, una profonda incisione che si estende per circa 30 km nel cuore dell’Appennino laziale-abruzzese, tra il Parco Regionale dei Monti Simbruini e il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.

In quest’area si può ammirare la varietà delle componenti ambientali e umane, che integrandosi hanno dato vita a un paesaggio complesso e unico per molti aspetti. Nelle aree più vicine al centro abitato, si susseguono campi coltivati, filari di viti e boschi con querce imponenti, mentre nelle zone più elevate, faggi colonnari e tassi popolano la foresta attraversata dal torrente Romito.

Dalle creste montane al fondovalle coltivato, lo sguardo spazia tra specie rare e di pregio: dai salici e pioppi, che insieme all’ontano nero, costeggiano le rive del torrente, a muschi ed epatiche che formano un tappeto morbido sulle rupi nei pressi della imponente cascata, sotto la quale resiste un bosco di faggio, con molti esemplari secolari che si snodano fra i mille rivoli dei ruscelli intorno. L’immersione nel verde continua tra lecci, aceri campestri, carpini neri, cerri e un popolamento di tasso di grande importanza, oggetto del progetto LIFE “Conservazione della faggeta appenninica con Taxus ed Ilex”, finanziato dall’Unione Europea.

L’incredibile varietà paesaggistica favorisce la ricchezza faunistica, con lo stabilirsi di numerose specie animali, dal cuculo, nelle aree di margine a valle, ai gracchi corallini delle quote più elevate. Negli ambienti di rupe ci si imbatte in esemplari rari, come il gufo reale o il falco pellegrino, mentre la faggeta ospita molte specie di grande interesse scientifico e naturalistico, tra cui l’orso bruno marsicano e il lupo appenninico. Non manca l’incontro con un anfibio piuttosto raro, la salamandrina dagli occhiali, nelle zone più umide, mentre è davvero curiosa la presenza di ben sei specie di picchi che la popolano, ognuno con caratteristiche diverse. L’attrazione più emozionante di questa incredibile area protetta in Abruzzo è, però, la spettacolare cascata che dà il nome alla Riserva: Zompo lo Schioppo.

La scenografica cascata Zompo lo Schioppo

C’è un legame stretto tra il paesaggio della Riserva e l’elemento acqua, talmente marcato da condizionarne tanto l’aspetto quanto l’ecosistema. La suggestione che ne deriva stregò anche la penna di Alexandre Dumas, che nel suo diario di viaggio in Marsica e Fucino scrisse: “In fondo alla cerchia dei monti una stupefacente cascata sgorga dalla roccia… sembra quasi una striscia bianca e sinuosa che, con un salto di 150 piedi, cade in un bacino spumeggiante da cui fuoriesce un fiumicello argenteo che dopo aver serpeggiato per la valle va a gettarsi nel Liri sotto Morino”.

La scenografica cascata naturale di Zompo Lo Schioppo, la più alta dell’Appennino dopo quelle del Rio Verde di Borrello, in provincia di Chieti, si origina in cima ai rilievi montuosi, su pareti assolate e a strapiombo. Si tratta di una sorgente carsica intermittente che si estingue annualmente nei mesi estivi e autunnali. L’acqua sgorga da una ripida parete calcarea con uno spettacolare salto di oltre 130 metri, che si attiva in primavera, quando la falda acquifera contenuta in un sistema di cavità ancora sconosciute s’innalza con lo scioglimento delle nevi in quota.

I boschi di faggio fanno da protezione a questo sistema, ma è l’acqua uno degli elementi che più caratterizza quest’area incontaminata, disegnandone il paesaggio. Scorre impetuosa dentro la montagna, s’insinua in doline e pozzi, si spinge tra le rocce calcaree, prende corpo nelle grotte per poi riaffiorare in sorgenti copiose, come quella della Pantaneccia, che garantisce il fabbisogno idrico della Valle Roveto.

La scenografica cascata Zompo Lo Schioppo in Abruzzo

Fonte: iStock

La spettacolare cascata naturale di Zompo Lo Schioppo, tra le più alte dell’Appennino

L’Ecomuseo della Riserva, un’esperienza unica

Risorse ambientali così straordinarie, che fanno dell’Abruzzo una meta ambita dagli amanti della natura,  vanno certamente salvaguardate e valorizzate. In quest’ottica, le iniziative della Naturale Zompo Lo Schioppo puntano a prospettive di sviluppo e occupazionali fortemente legate al territorio e alla sua popolazione. Dai campus creativi alle campagne di sensibilizzazione ed educazione per riflettere sulla “sostenibilità-insostenibilità” dei modelli socioeconomici, sono diverse le proposte ideate per visitatori e abitanti del luogo.

Ed è con questo spirito che nel 2000 è stato inaugurato l’Ecomuseo della Riserva, ospitato in un antico edificio nella frazione Grancia. Si tratta del primo tassello di una futura rete eco-museale pensata per far convivere nello stesso luogo un Museo territoriale sugli aspetti naturalistici e storico-etnoantropologici dell’area, un Centro Visita della Riserva Naturale e un Laboratorio didattico per educare a un uso appropriato delle risorse ambientali.

Un museo partecipato e interattivo che offre a visitatori e residenti, servizi culturali, didattici, formativi, di progettualità, per diffondere una cultura ambientale collettiva, raccontando al contempo anche la comunità di Morino. Lo spazio, concepito in modo diversificato nel linguaggio e nei contenuti, per permettere così ad adulti e bambini di vivere appieno l’esperienza culturale, include inoltre una biblioteca ambientale, una bibliomediateca, una sala di smielatura e un giardino didattico.

Un territorio da scoprire e un “Borgo Rifiorito”

La storia di queste montagne è stata attraversata, nei secoli, da terremoti disastrosi, l’ultimo dei quali, avvenuto il 13 gennaio 1915, ha cambiato irrimediabilmente il volto della Valle Roveto, sia nei suoi aspetti paesaggistici sia nelle sue dinamiche socio-culturali. L’abbandono degli insediamenti medievali e il conseguente spostamento degli abitanti verso il fondovalle ha provocato uno “sdoppiamento” dei centri urbani, vedendo sorgere il nuovo edificato accanto ai vecchi ruderi. La piazza d’erba con il fontanile e le stradine tra le mura diroccate sono ciò che resta dell’antico centro, svelandosi in tutto il loro fascino e offrendo un punto panoramico privilegiato con vista sulle rupi, sulla cascata di Zompo Lo Schioppo e sull’intera Valle Roveto.

Dopo il progetto di recupero e valorizzazione, denominato “Il Borgo Rifiorito”, lo scorso maggio il riqualificato borgo di Morino Vecchio è stato restituito alla comunità nel suo pieno splendore. Grazie a una profonda opera di messa in sicurezza, sono stati recuperati straordinari percorsi fatti di storia, memoria e spettacolo della natura che sono propri di questi luoghi dall’enorme valore paesaggistico.

Gli itinerari della Riserva: info utili

Nella Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo sono presenti aree di sosta e diversi sentieri, alcuni dei quali ricalcano antichi tracciati creati per le attività agro-silvo-pastorali, mentre altri, più prettamente escursionistici, coincidono con la rete dei sentieri segnalati dal CAI. Nello specifico si possono distinguere in due categorie:

  • sentieri tematici, con una difficoltà minore, adatti anche a escursionisti poco esperti, bambini e anziani, tutti dotati di pannelli esplicativi per la lettura del paesaggio, la storia e la natura dei luoghi
  • sentieri escursionistici, più lunghi e impegnativi, segnalati solo con segnaletica orizzontale CAI, e con cartelli direzionali collocati in prossimità degli accessi e degli incroci

Le aree di sosta – dello Schioppo, Piano Sacramento, la Fossa – sono dotate di tavoli, panche e punti fuoco, servizi igienici e spazio ristoro.

I sentieri più suggestivi da fare nella Riserva

Se desiderate scoprire la pratica della pastorizia di Rendinara dovete percorrere il Sentiero della Pastorizia, che collega l’area di sosta dello Schioppo con il polo Ecomuseale sulla pastorizia di Rendinara. Si tratta di un percorso di interesse storico-antropologico, che permette di leggere i segni lasciati da una pratica ancora molto viva in questi luoghi.

Il Sentiero di Morino Vecchio offre, invece, l’occasione di scoprire la storia dell’antico borgo distrutto dal terremoto del 13 gennaio 1915. Può essere percorso agevolmente tutto l’anno a piedi, a cavallo o in bicicletta. Un itinerario altrettanto suggestivo è il tracciato ad anello della cascata, che passa accanto all’area in cui si può osservare il capriolo, tocca il Rifugio dello Schioppo, e raggiunge la parete calcarea verticale da cui, in primavera, sgorga la sorgente dello Schioppo che origina la spettacolare cascata. Subito dopo il sentiero ridiscende, tra i boschi di faggio, tornando al punto di partenza.

Tra i sentieri più affascinanti della Riserva, spicca il Sentiero Cauto, che supera un dislivello di circa 300 metri in circa 3 km. Il percorso emoziona sia per gli scorci paesaggistici sia per la presenza dell’eremo di Santa Maria del Cauto. Immersa nel silenzio, a mille metri di quota, questa splendida chiesa rupestre custodisce pitture murali che raffigurano alcune scene di vita riguardanti Santa Caterina di Alessandria e un ritratto di San Clemente di Roma.

La natura incontaminata della Riserva Zompo lo Schioppo

Fonte: iStock

Il legame stretto tra il paesaggio della Riserva e l’elemento acqua
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Abruzzo Welcome, attività outdoor gratis per i turisti a luglio e settembre

Scoprire un Abruzzo autentico con esperienze gratuite da vivere nei mesi di luglio e settembre. E’ la proposta di “Abruzzo Welcome” ai turisti che quest’estate scelgono di trascorrere una vacanza, anche breve, nella regione. Promossa dai Gruppi di Azione Locale (GAL) “Abruzzo Italico Alto Sangro”, “Terre Pescaresi” e “Terre d’Abruzzo”, l’iniziativa punta a valorizzare le risorse locali ed estendere la stagione turistica, promuovendo un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

L’offerta è valida per i mesi estivi di luglio e settembre 2024 (quindi escluso il mese di agosto). Durante questo periodo, i turisti che soggiornano almeno una notte in Abruzzo possono richiedere voucher gratuiti per partecipare a una varietà di attività uniche ed eco-sostenibili, che spaziano dalle escursioni ai tour in bicicletta, dalle passeggiate a piedi alle visite guidate di luoghi d’interesse storico, fino alle esperienze legate alle tradizioni locali e all’artigianato.

Come Richiedere e Usare i Voucher

Per partecipare, è sufficiente prenotare un soggiorno in una struttura ricettiva in Abruzzo e utilizzare la prenotazione confermata per richiedere sul sito di Abruzzo Welcome uno o più “voucher attività”, che permettono ai turisti di selezionare e prenotare attività senza alcun costo.

Una volta ricevuta conferma della prenotazione con tutte le informazioni necessarie per partecipare, il giorno dell’attività basterà presentarsi puntuali al luogo indicato, con i voucher e i documenti di identità di tutti i partecipanti.

Attività Disponibili

Le attività offerte attraverso “Abruzzo Welcome” sono progettate per valorizzare il patrimonio naturale e culturale dell’Abruzzo. In programma ci sono passeggiate guidate nella Val Fondillo, nella Valle dell’Orfento, lungo la Via del Sale nella Valle del Fino, la visita guidata all’abbazia di Santo Spirito. I più sportivi possono scegliere tra i bike-tour dei Tre Comuni, del Piano dell’Aremogna e di Punta Rossa con partenza da Roccaraso, escursioni in e-bike sulla Majella da Caramanico Terme, oppure rilassanti attività di yoga e benessere alla Zingarella del Voltigno.

Numerose le proposte per famiglie con bambini, come l’esplorazione del Bosco delle Meraviglie con Fate e Gnomi in località Aremogna, a Roccaraso, dove a sorpresa si incontrano elfi, folletti e fate che coinvolgono i piccoli visitatori in giochi, canti e danze per vivere una giornata veramente magica. Divertimento assicurato anche al Parco Avventura di Roccaraso, un percorso acrobatico fra gli alberi accessibile a bambini e adulti, ma c’è anche la possibilità di cimentarsi in un’avvincente discesa in Mountain Cart del Montepratello, comodamente raggiungibile in cabinovia.

L’iniziativa “Abruzzo Welcome” fa parte della Strategia di Sviluppo Locale (SSL) dei GAL, cofinanziata dalla Comunità Europea, dallo Stato e dalla Regione Abruzzo, al fine di valorizzare le risorse locali integrando le filiere produttive nell’offerta turistica per renderle più attrattive, promuovere il turismo sostenibile riducendo l’impatto ambientale del turismo estivo, migliorare la qualità della vacanza offrendo esperienze autentiche ai turisti.

“Abruzzo Welcome” è parte del Progetto di Cooperazione Inter-territoriale “Abruzzo Nature Collection”, un’iniziativa volta a promuovere le risorse e le produzioni locali attraverso il tema “Natura e Sostenibilità”. Rappresenta pertanto un’opportunità unica per scoprire le bellezze naturali e culturali dell’Abruzzo, garantendo al contempo una vacanza sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

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Rocca Calascio: il castello misterioso

Il castello di Rocca Calascio è immerso tra le vette maestose ed uniche dell’Abruzzo, tra il verde intenso degli alberi e dei boschi ed il cielo azzurro, un luogo pieno di incanto e mistero. Questo antico castello, con le sue mura in pietra grigia e la sua atmosfera che sembra quasi senza tempo, è come se fosse uscito direttamente da un racconto di fantasia. È la destinazione adatta per chi cerca un’esperienza unica ed indimenticabile, per un vero e proprio viaggio nel tempo.

La notorietà di Rocca Calascio è dovuta anche ai numerosi film che sono stati girati qui, grazie proprio alla bellezza del luogo e della Rocca stessa. Il più famoso è sicuramente “Lady Hawke”, durante il quale si notano moltissimi scorci delle torri diroccate, un film del 1985 con Rutger Hauer, Michelle Pfeiffer e Matthew Broderick. Oltre a questo film, nel castello di Rocca Calascio stato ambientato anche il film “Il nome della rosa”, con cast formato da attori importanti, tra cui Sean Connery.

La magia del castello di Rocca Calascio

Il misterioso castello di Rocca Calascio è una delle fortificazioni più alte d’Italia. Infatti, si trova ad un’altitudine di circa 1.460 metri sul livello del mare. La sua posizione strategica permetteva di controllare le vie di comunicazione tra il Mar Adriatico ed il Tirreno. Questo castello ha una ricca storia, che risale all’anno Mille circa, sebbene la struttura attualmente visibile e visitabile risalga prevalentemente al quindicesimo secolo, quando la famiglia Piccolomini ampliò e fortificò ulteriormente questo castello.

Appena varcate le sue antiche mura, per i visitatori sembra di tornare indietro nel tempo, epoca in cui cavalieri e soldati popolavano questi luoghi magici. L’atmosfera è carica di storia e le pietre sembrano raccontare numerose leggende di battaglie ed amori perduti.

Oltre alla sua bellezza e alla sua storia, il castello di Rocca Calascio è avvolto da una certa aura di mistero. La leggenda narra, infatti, che il castello sia abitato da diversi spiriti e che le sue mura custodiscano antichi segreti. Queste storie di fantasmi e leggende contribuiscono a rendere il luogo ancora più affascinante, attirando così curiosi e appassionati di storia e paranormale.

Castello di Rocca Calascio al tramonto

Fonte: iStock

Il Castello di Rocca Calascio al tramonto

Panorama mozzafiato sulle montagne abruzzesi: cosa vedere a Rocca Calascio

La posizione così elevata del castello offre ai visitatori una vista spettacolare fra le meraviglie della regione Abruzzo, che abbraccia l’intero Gran Sasso, l’omonimo Parco Nazionale del Gran Sasso ed i Monti della Laga. In una giornata limpida, è possibile vedere anche il mare Adriatico, una vista che crea un connubio perfetto tra natura e storia. Questo panorama mozzafiato attira fotografi e amanti della natura da tutto il mondo, offrendo uno sfondo ideale per scatti davvero unici. Oltre a questo, le attrazioni di Rocca Calascio

Il Castello di Rocca Calascio

Il castello di Rocca Calascio, ovviamente, è la principale attrazione di questo luogo. La struttura, che venne costruita con sole pietre locali, presenta una pianta quadrata con torri angolari, tipica delle fortificazioni medievali. Sebbene in parte ormai il castello sia in rovina, mantiene intatta la sua imponenza e offre scorci suggestivi, che fanno rivivere ai visitatori l’epoca medievale.

La chiesa di Santa Maria della Pietà

Non lontano dal castello si trova la chiesa di Santa Maria della Pietà, una piccola chiesa costruita nel diciassettesimo secolo. La leggenda narra che questa chiesa, nei pressi del misterioso castello, sia stata edificata in segno di gratitudine per una vittoria contro i briganti. La sua posizione panoramica e la sua architettura semplice, ma elegante, rendono questa struttura una tappa quasi obbligata per i visitatori, dopo il Castello di Rocca Calascio.

Il borgo abbandonato di Rocca Calascio

Ai piedi del castello si trova il borgo abbandonato di Rocca Calascio. Si tratta di un piccolo villaggio, ormai abbandonato, un luogo molto affascinante da esplorare, che con le sue case di pietra e le sue strette vie fra le case di un tempo, porta il visitatore in un viaggio nel tempo. Passeggiare per il borgo di Rocca Calascio è sicuramente un’esperienza unica, quasi surreale, che permette di immaginare la vita quotidiana di un tempo.

Vista dal basso del Borgo di Rocca Calascio in Abruzzo

Fonte: iStock

Vista del Borgo e del Castello di Rocca Calascio in Abruzzo

Esperienze uniche a Rocca Calascio

Trekking ed escursioni

Per gli amanti delle camminate all’aria aperta, Rocca Calascio è un punto di partenza ideale per numerose escursioni e trekking nel bosco. I sentieri che attraversano il Parco Nazionale del Gran Sasso offrono numerosi percorsi di varia difficoltà, adatti sia ai principianti, che agli escursionisti più esperti. Escursioni assolutamente da non perdere sono quelle al Monte Prena e al Monte Camicia, che sono dei percorsi particolarmente apprezzati per la loro bellezza e per i panorami unici fra cui sono immersi.

Inoltre, grazie alla sua posizione panoramica e alla sua architettura, Rocca Calascio è un vero paradiso per i fotografi e gli amanti della fotografia, soprattutto nei momenti di alba e tramonto, dove la luce, sui boschi circostanti e sul castello, può restituire scatti unici.

Consigli pratici per la visita del castello di Rocca Calascio

Quando visitare il castello, come arrivarci e cosa portare?

Il periodo migliore per visitare Rocca Calascio è durante la primavera e l’autunno, stagioni in cui le temperature sono miti e i colori della natura sono al loro massimo splendore, soprattutto in autunno con il cambio colore delle foglie. L’estate è ideale per chi ama il caldo e le lunghe giornate di sole, mentre l’inverno, nonostante le basse temperature, è in grado di creare scenari incantevoli con la neve che ricopre il castello di Rocca Calascio e lo storico borgo.

Rocca Calascio, inoltre, è facilmente raggiungibile in auto dalla città de L’Aquila.

Per visitare il borgo di Rocca Calascio e scoprire il suo castello misterioso, è sicuramente consigliato indossare un abbigliamento molto comodo, come scarpe comode da trekking e abbigliamento a strati, dato che il clima può cambiare rapidamente, oltre che essere molto utile per percorrere i numerosi sentieri che si snodano nel Parco Nazionale del Gran Sasso.

Il castello di Rocca Calascio è molto più di una semplice destinazione turistica, in una regione, quella dell’Abruzzo, amato così tanto anche dai turisti di tutto il mondo. Si tratta, infatti, di un luogo dove storia, natura e mistero si fondono per creare un’esperienza unica ed indimenticabile per i visitatori di tutte le età, fra paesaggi naturali unici.

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Abruzzo, la regione “poco nota” d’Italia amata dagli americani

Gli americani amano le meraviglie e il modo di vivere del nostro Paese. Per questo motivo, non è difficile trovare sulle riviste e i quotidiani statunitensi degli elogi ad angoli incanti di questa bella terra. La rivista Travel + Leisure, per esempio, ha da poco scritto un lungo articolo che omaggia una nostra splendida regione, da loro definita “poco nota”: l‘Abruzzo.

Splendide città medievali, vigneti ondulati e una scena gastronomica divina

“L’Abruzzo è pieno di splendide città medievali, vigneti ondulati e una scena gastronomica divina”, inizia così il pezzo di Travel + Leisure dedicato a questa affascinante regione italiana. Per poi continuare sottolinenando che questa è anche una terra ricca di “distese di sabbia sulla costa adriatica e vette alpine incastonate tra tre parchi nazionali protetti. Ospita il 75% di tutte le specie animali, flora e fauna europee. In effetti, è così rigogliosa che viene spesso chiamata il polmone verde d’Europa”.

Sì, l’Abruzzo è tutto questo e molto altro, perché davvero qui c’è di tutto: è una regione quasi totalmente unica nel suo genere. Le attività consigliate sull’articolo scritto dalla redazione statunitense sono una più bella dell’altra, e tutte da provare almeno una volta nella vita.

Si parla di Castel del Monte, per esempio, magnifico borgo della provincia dell’Aquila che prende vita all’interno di un vero e proprio capolavoro della natura: il Parco Nazionale del Gran Sasso, ricco di biodiversità e accessibile per bambini, anziani e visitatori con limitazioni motorie.

Castel del Monte, Abruzzo

Fonte: iStock

Veduta di Castel del Monte

Dirigersi verso Castel del Monte è come fare un viaggio nel passato, poiché permette di contemplare le bellezze dell’arte e della natura allo stato puro. Parliamo di un luogo, infatti, che si  distingue per essere uno dei borghi più suggestivi e caratteristici della regione, anche grazie al suo alto patrimonio storico di grande valore culturale.

Il Parco Nazionale del Gran Sasso, dal canto suo, è contrassegnato come area protetta sin dal 1995 e presenta aree dedicate alla mountain bike e all’equitazione. L’articolo continua poi raccontando un altro vero e proprio capolavoro della zona: l’altopiano di Campo Imperatore, anche chiamato il “Piccolo Tibet” d’Abruzzo per le “sue vedute himalayane”, si può leggere nel pezzo.

Campo Imperatore ospita uno dei comprensori sciistici più moderni e attrezzati di questa zona d’Italia, ma anche un patrimonio naturale che attira visitatori e turisti in ogni periodo dell’anno: in estate è la meta perfetta per tutti coloro che desiderano fuggire dal caldo cittadino per organizzare escursioni in mezzo alla vegetazione più radiosa.

Alcune righe sono rivolte anche alla Via Verde, una magnifica ciclovia (attualmente in fase di completamento) che percorre uno dei tratti di costa più suggestivi dell’Adriatico: è immersa nella natura della Costa dei Trabocchi. Ed è proprio lungo questo magnifico litorale che si sviluppa la Riserva Naturale di Punta Aderci, posto dall’immensa bellezza e biodiversità e costellata da spiagge accoglienti e ancora selvatiche, poiché totalmente tutelate dell’opera dell’uomo.

Riserva Naturale di Punta Aderci

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La straordinaria Riserva Naturale di Punta Aderci

Cosa mangiare e bere in Abruzzo

Una terra spettacolare, l’Abruzzo, e in cui poter mangiare e bere anche cose buonissime e preparate secondo ricette tradizionali imperdibili. Per questo motivo, l’articolo sottolinea che la “posizione pastorale e costiera dell’Abruzzo rende possibile una cucina diversificata a base di frutti di mare, legumi e carni che vanno dal montone al maiale, come gli spiedini di montone leggermente salati chiamati arrosticini”.

L’autore dell’articolo invita anche i suoi lettori a fare un salto presso le varie sagre regionali, in modo da poter provare diverse delizie tra cui la ventricina, i carciofi e il pane appena sfornato. Poi ancora gli spaghetti alla chitarra fatti a mano da più di 200 anni, spesso serviti con pomodoro a base di polpette, e il brodetto alla pescarese, uno stufato di pomodori cotti lentamente, di peperoni, aglio e piccoli pesci che vanno dalle triglie alle ali di razza. Infine gli eccezionali dolci regionali, come i confetti e lo straordinario torrone al cioccolato dell’Aquila, chiamato torrone Nurzia.

Oltre a mangiare, però, in Abruzzo si beve anche molto bene, a tal punto che l’autore specifica che “nessuno che si è tirato indietro davanti a una o due degustazioni di vino”. La regione, infatti, con la sua vicinanza al mare e agli Appennini gode di un clima mediterraneo ideale per la coltivazione delle uve, tanto che qui ci sono circa 250 aziende vinicole che producono più o meno 1,2 milioni di bottiglie all’anno.

Arrosticini abruzzese

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Degli ottimi arrosticini

A Chieti, nota come “la Terrazza d’Abruzzo” e una delle città più antiche di Italia, si produce la maggior parte dei vini abruzzesi, inclusa l’ambita etichetta DOC che rileva il più alto livello di garanzia della qualità. Tra i vini da non perdere si segnalano il Montepulciano d’Abruzzo, il Trebbiano d’Abruzzo, il Pecorino e il Cerasuolo, un ottimo rosato abruzzese.

Insomma, l’Abruzzo è per gli americani una regione “poco nota” d’Italia, ma senza ombra di dubbio una terra che vale la pena esplorare perché nel suo territorio sono contenute alcune bellezze (e bontà) che il mondo intero ci invidia.

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Transiberiana d’Italia: un viaggio meraviglioso per scoprire una terra unica

Avete mai viaggiato sulla Transiberiana d’Italia? Si tratta di un treno panoramico che offre un lungo itinerario in giornata attraverso gli Appennini dell’Abruzzo e del Molise, in una terra aspra e selvaggia che regala visioni mozzafiato. Sembra davvero di essere catapultati ai confini del mondo conosciuto, in lande ancora inesplorate: ecco quali sono le occasioni imperdibili per affrontare questa incredibile esperienza.

Cos’è la Transiberiana d’Italia

La necessità di collegare i territori da una parte all’altra dell’Appennino Centrale si fece sentire verso la fine dell’800, quando venne progettata una nuova ferrovia per unire il Tirreno all’Adriatico. Fu così che, nel 897, venne inaugurata la Transiberiana d’Italia, conosciuta anche come Ferrovia dei Parchi – perché attraversa il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e quello della Majella. Purtroppo, durante la Seconda Guerra Mondiale la tratta venne pesantemente danneggiata dai bombardamenti e rimase inagibile per oltre 15 anni.

Dovemmo attendere il 1960 per il pieno ripristino dell’itinerario, quando la linea cominciò ad essere usata anche per il trasporto commerciale. Tuttavia, nel corso degli anni la sua importanza venne via via meno, fin quando – tra il 2010 e il 2011 – i viaggi vennero sospesi completamente. Per fortuna, nel 2017 vennero istituite le Ferrovie Storiche d’Italia, nell’ambito di un progetto volto a valorizzare, a livello turistico, le tratte più panoramiche del nostro Paese. E la Transiberiana d’Italia ne è senza dubbio parte, finalmente tornata attiva per condurre i suoi passeggeri alla scoperta di paesaggi da favola.

Ma qual è l’origine del suo nome così particolare? Dobbiamo tornare indietro nel tempo, fino al 1980: in quell’anno, il giornalista Luciano Zeppegno descrisse sulla rivista Gente Viaggi il lungo itinerario in treno, suddiviso in 10 tappe, attraverso l’Appennino italiano. L’incredibile bellezza degli altipiani abruzzesi innevati suscitò in lui il ricordo dei suggestivi panorami della steppa siberiana in inverno, tanto da far nascere il soprannome Transiberiana d’Italia. E ancora oggi rimane vivo in tutti coloro che affrontano questa avventura meravigliosa.

Il percorso panoramico

L’itinerario della Transiberiana d’Italia è lungo appena 128 km, ma è uno dei più suggestivi del nostro Paese. Come abbiamo visto, attraversa due parchi nazionali nel cuore dell’Abruzzo e conduce sino in Molise, affrontando gli impervi panorami degli Appennini. È oggi diventata una vera e propria attrazione turistica, soprattutto nei tratti di montagna in cui tocca una pendenza del 28%, offrendo una vista mozzafiato sul mondo circostante. Lungo il tragitto, il treno attraversa ponti e viadotti, oltre a ben 58 gallerie.

Il viaggio ha inizio a Sulmona e si conclude a Isernia, affrontando un itinerario che può variare durante il corso dell’anno, a seconda delle condizioni climatiche. Tra le più belle località toccate dal treno storico ci sono sicuramente Campo di Giove, Palena, Rivisondoli, Pescocostanzo, Castel di Sangro e Roccaraso: sono tutti piccoli borghi di montagna, presso i quali sorgono rinomate stazioni sciistiche che consentono agli amanti degli sport sulla neve di vivere l’inverno senza dover andare troppo lontano da casa.

Le date per la primavera-estate 2024

La primavera è la stagione perfetta per vivere la magia della Transiberiana d’Italia: le prossime date sono previste per domenica 19 maggio, sabato 25 maggio, sabato 1° giugno, domenica 2 giugno e domenica 23 giugno. Ma ci sono molte partenze anche in estate, per chi preferisce viaggiare durante la stagione calda: domenica 21 luglio, domenica 28 luglio, domenica 4 agosto, sabato 10 agosto, domenica 11 agosto, sabato 17 agosto, domenica 18 agosto, sabato 24 agosto, domenica 25 agosto, sabato 31 agosto, domenica 1° settembre, domenica 8 settembre, domenica 15 settembre e domenica 19 settembre potrete salire a bordo del treno storico e scoprire panorami da sogno.

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Cosa sono i trabocchi, le palafitte senza tempo sul Mare Adriatico

Sono il segno del passato, di tradizioni e di cultura: stiamo parlando dei trabocchi tipiche palafitte costruite dai pescatori che punteggiano la costa dell’Abruzzo, ma non solo.

A guardarli sembrano come guardiani silenziosi, che si protendono verso il mare restando ancorati alle rocce della terraferma: sono macchine da pesca realizzate in legno, che si collegano alla costa tramite dei ponticelli e dotate di una rete che serve a intercettare i pesci.

Si trovano affacciati sul Mar Adriatico, alcuni a Pescara, numerosi nella Costa dei Trabocchi, ma poi anche fuori regione in Puglia. Oggi molte di queste strutture si sono trasformate e ospitano locali molto suggestivi, ma una cosa è certa: non hanno perso il loro fascino, lo stesso che li ha resi irresistibili ai nostri occhi e a quelli di artisti come D’Annunzio.

Cosa sono i trabocchi

Se si parla della storia dei trabocchi, trabocco al singolare, allora bisogna fare un deciso passo indietro nel tempo. Pare infatti che possano essere stati inventati dai Fenici. Ma una cosa è certa, i primi documenti a riguardo in Abruzzo risalgono a tempi più recenti: ovvero al XVIII secolo.

Pensati per permettere ai pescatori di non utilizzare le barche e uscire in mare, grazie ai loro appositi bracci in legno permettevano di gettare la rete al largo, dove poteva incontrare branchi di pesci. Pare, però, che inizialmente la loro realizzazione in Abruzzo sia dovuta a delle opere di dissodamento e che al termine dei lavori sia stata cambiata la loro destinazione d’uso.

Lo stesso è accaduto oggi: se si programma una vacanza in Abruzzo vale la pena mangiare sugli antichi trabocchi trasformati in ristoranti. Luoghi davvero suggestivi per un’esperienza indimenticabile e cattura una delle anime di questi luoghi.

Costa dei Trabocchi in Abruzzo, immergersi nella bellezza

Sono diversi, punteggiano quel tratto di terra che incontra il mare come antichi osservatori e oggi sono diventati luoghi unici da raggiungere se si programma una vacanza lungo la Costa dei Trabocchi.

Si estende lungo circa 40 chilometri, nella provincia di Chieti, tocca diverse località ed è un itinerario fatto di bellezza. C’è quella che regala il paesaggio con le spiagge che mutano sotto lo sguardo: da quelle sabbiose, a quelle in ciottoli. E poi le falesie. In un continuo mutamento di paesaggio che lascia senza fiato.

E poi ci sono i luoghi storici, quelli in cui riecheggia il passato. Ad Ortona, ad esempio, ci sono il Castello Aragonese e la Torre Mucchia, oppure Vasto con le sue tante bellezze e, ancora, a San Vito Chietino l’Eremo Dannunziano dove ha vissuto il poeta Gabriele D’Annunzio. Tra le altre località da visitare vi è anche Rocca San Giovanni che fa parte dei Borghi più belli d’Italia, dove dedicarsi alle immersioni, alla sua costa bellissima, ma anche a passeggiate.

I trabocchi oggi

Tra le strutture più celebri vi è Trabocco Turchino a San Vito Chietino di cui parla lo stesso Gabriele D’annunzio in Trionfo della Morte definendolo: “La grande macchina pescatoria simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano”.

Tantissimi quelli dove si può mangiare per vivere un’esperienza davvero indimenticabile che coinvolge tutti i sensi. I particolare la vista, che si perde lungo l’orizzonte del mare, l’udito, che può ascoltare la musica che regala lo sciabordio dell’acqua, e il gusto, apprezzando i piatti tipici della zona.

Trabocchi a Pescara

Nonostante sia leggermente fuori dalla zona dove queste strutture sono molto numerose, anche a Pescara vi sono i trabocchi. Nello specifico nella zona de molo nord. Vale la pena visitarli, fanno parte della storia e della cultura di questi luoghi e regalano scatti da cartolina. Luoghi senza tempo, che raccontano di un passato operoso, fatto di intuizioni, reti gettate nel mare, di pesca e di vita dura e semplice.

 

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Clipper Hotel & Residence: ideale per una piacevole fuga in Abruzzo

Il Clipper Hotel & Residence è l’ideale per risvegliare i sensi. La sua posizione permette di godere del meraviglioso panorama offerto dalle colline verdeggianti e del Gran Sasso, fino al blu del mare, già premiato con la bandiera blu d’Europa grazie alla buona salute di cui gode la sua acqua. Il Clipper Hotel & Residence è il luogo perfetto per una vacanza in Abruzzo all’insegna del relax ma anche della cultura.

Un accogliente hotel a conduzione familiare

La sua posizione strategica permette infatti di raggiungere sia la spiaggia bagnata dal Mar Adriatico in pochi passi, sia di effettuare suggestivi tour in bicicletta alla scoperta delle bellezze artistiche di Giulianova e anche immersioni totali nella natura. Immancabili le visite al Parco Nazionale d’Abruzzo con itinerari a piedi, in bici o a cavallo, al Parco Nazionale della Majella o al Parco Nazionale del Gran Sasso. Non mancano neppure le riserve marine come Torre del Cerrano col suo Museo del Mare. Per chi preferisce i piccoli borghi medievali invece ce n’è per tutti i gusti: da Atri a Campi, da Castelli a Civitella del Tronto.

Clipper Hotel & Residence
Clipper Hotel & Residence

Contraddistinto da un’atmosfera cortese, informale e allo stesso tempo elegante, dove spicca una minuziosa attenzione ai dettagli. Clipper Hotel & Residence, tre stelle lusso, dispone di spiaggia privata, beach club, animazione e ristorante, parcheggio coperto e reception 24h. E con i suoi servizi, dal b&b, alla mezza pensione all’all-inclusive, è pronto a rispondere alle esigenze di tutti clienti. Cosa aspetti? Visita il sito hotelclipper.com e scopri tutto sulle offerte per la stagione 2024.

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Clipper Hotel & Residence

Grazie ai 35 km di pista ciclabile che collegano tutta la Costa Giardino da Roseto degli Abruzzi a Martinsicuro, è possibile andare alla scoperta della buona cucina e del buon vino nelle affascinanti aziende agricole e cantine vinicole dove è possibile assaggiare i migliori prodotti locali a km 0, degustare le ricette tipiche della cucina abruzzese con piatti semplici ma gustosi a base di carne, formaggi e verdure autoctone.

Bellezze da scoprire

Tutte bellezze che si possono scoprire anche tramite itinerari personalizzati, realizzati a misura dallo staff del Clipper Hotel & Residence.

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Clipper Hotel & Residence

Se stai pensando di organizzare la tua prossima vacanza al mare, la spiaggia privata dell’Hotel Clipper saprà come conquistarti. Situata a soli 50 metri dalla struttura ricettiva, è fatta di sabbia fine che degrada dolcemente nel mare Adriatico e conta anche un Beach Club dove è possibile usufruire di bar, ristorante, attrezzature sportive e tanto altro.

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Caramanico Terme, in Abruzzo, dove la natura incontra il benessere

Se siete alla ricerca di un luogo in cui godere di un po’ di meritato relax, tra passeggiate all’aria aperta e salutari immersioni in acque sulfuree, il borgo medievale di Caramanico Terme, in Abruzzo, è la meta che risponde ai vostri desideri, poiché unisce alla perfezione la vocazione termale a scenari naturali dalla bellezza intatta. Questa piccola e suggestiva cittadina di poco meno di duemila abitanti, a circa 50 km da Pescara, è situata all’interno del Parco Nazionale della Maiella ed è, senza alcun dubbio, uno dei posti più affascinanti della regione.

Caramanico Terme, dalle origini a oggi

Secondo la tradizione, Caramanico Terme è stata fondata nel 601 dal duca longobardo Teodolapio. Nel 1059 è, invece, documentata per la prima volta la chiesa di Santa Maria Maggiore, da sempre il principale edificio religioso del borgo abruzzese. Nel Chronicon Casauriense, risalente al XII secolo, si citano già le “acque putride”, ovvero le acque termali.

Il nucleo urbano venne costruito seguendo le esigenze urbanistiche dell’epoca medievale, con un castello posto sulla sommità del colle, oggi ridotto a rudere, e il centro abitato protetto da mura, torri e portoni di accesso. Per la sua posizione strategica, il borgo finì per costituire una importante via d’accesso a Napoli, per chi proveniva dalla via Tiburtina-Valeria-Claudia.

Le acque terapeutiche nella zona sono state analizzate solo nell’Ottocento, benché già dal 1.500 i primi viaggiatori cominciarono ad evidenziare nei loro diari gli effetti curativi della solfatara presente in Villa Santa Croce. Si dovrà però aspettare il 1901 per il primo stabilimento termale, e il 1960 per vedere la cittadina assumere il nome di Caramanico Terme e modificarsi con la costruzione di nuovi quartieri residenziali e alberghi tra il centro storico e la frazione di Santa Croce, oggi perfettamente integrata con il resto del paese.

Cosa vedere nel borgo di Caramanico Terme

Tra gli edifici più antichi di Caramanico Terme c’è l’Abbazia di Santa Maria Maggiore, situata al centro del paese. Il complesso, probabilmente costruito attorno all’XI secolo, colpisce per gli esterni in stile gotico con uno splendido portale ad arco acuto. raffigurante l’Incoronazione della Vergine. L’interno a tre navate mostra le varie trasformazioni artistiche apportate in seguito ai terremoti, tra cui quello della Maiella del 1706, che hanno eliminato quasi del tutto l’originale impianto romanico a favore di un rifacimento barocco. Vi si può ammirare anche un particolare Crocifisso ligneo quattrocentesco: se osservato da sinistra verso destra, mostra il volto di Cristo prima sofferente, poi agonizzante e, infine, morto.

Il cuore del paese è il quartiere di San Maurizio, con le edicolette votive disseminate per le strade. La zona di Piazza Garibaldi si svela nella sua bellezza ottocentesca, come suggeriscono lo stile architettonico dei palazzi e la fontana a mascheroni.

Nella parte alta della cittadina abruzzese, in via Verdi, ci si imbatte in due palazzi settecenteschi, impreziositi da stemmi araldici, costruiti dopo il terremoto del 1706, quando l’antico borgo medievale fu sostituito da costruzioni più solide e importanti, come i palazzi D’Aquino e Salerni.

Da Via Duca degli Abruzzi si accede, invece, alla parte bassa del borgo, considerata la più autentica, poiché non interessata dagli interventi di demolizione ottocenteschi. Il suo cuore antico custodisce la Chiesa di San Nicola di Bari, dalla sobria facciata neoclassica che incornicia il portale barocco del 1592.

Bisogna invece allontanarsi di 5 km dal centro per ammirare la Chiesa di San Tommaso di Paterno, nota anche come Chiesa di San Tommaso Becket, in stile romanico, risalente agli inizi del XII secolo, situata nella contrada omonima sul confine con il comune di Salle. L’edificio attuale sorge su una pieve già citata nel IX secolo, ed era circondato da altri edifici monastici ora in rovina. Al suo interno ospita la “colonna santa”, un’esile monolito con un originale capitello corinzio, oggetto di venerazione da parte dei fedeli. La tradizione, infatti, vuole che fosse stata portata nella navata da un angelo e che vanti potenti poteri taumaturgici. Nella cripta, invece, un pozzo di acqua sorgiva rimanda ad antichi culti precristiani e alle virtù prodigiose delle acque della Maiella.

Se desiderate ammirare uno dei panorami più belli offerti dal borgo inserito nel Club “I Borghi più belli d’Italia”, avventuratevi per il breve sentiero che parte dalla chiesa della Madonna del Castello, che conduce alla cima di Colle Civita. Qui, a 1100 m,  un suggestivo punto panoramico sovrasta la cittadina e la Valle dell’Orta con vista sul Morrone. Sulla cima del colle si trovano anche i resti di un piccolo villaggio di capanne a cupola realizzate in pietra a secco, utilizzate dai contadini  caramanichesi come dimore estive.

Benessere a Caramanico: le terme

La fama di Caramanico Terme è legata a tre acque altamente terapeutiche che, grazie alla loro particolare composizione, lo hanno fatto diventare uno dei centri termali più importanti di tutta Italia.

  • La salute: acqua minerale solforosa dalle proprietà antinfiammatorie ed eutrofiche, con effetti benefici su apparato respiratorio, osteoarticolare, digerente, sull’orecchio medio e sulla pelle.
  • Gisella: acqua termale minerale sulfurea ad alto contenuto di idrogeno solfotato; antinfiammatoria e protettiva per apparato respiratorio, osteoarticolare, digerente, per l’orecchio medio e la pelle.
  • Pisciarello: acqua oligominerale dalle proprietà benefiche e diuretiche: favorisce la diuresi e l’eliminazione di liquidi e scorie dall’organismo come azoto ureico, acido urico e acido ossalico.

La presenza delle sorgenti sulfuree e oligominerali, così come un clima particolarmente salubre dovuto alla vicinanza con il mare e all’altitudine che permette un’ottima ossigenazione, hanno fatto di questo borgo un un importante punto di riferimento, non solo in Abruzzo ma per tutto il Centro Italia, per coloro che vogliono sfruttare le proprietà curative delle terme, oppure solamente rilassarsi un po’ in un contesto paesaggistico unico.

Escursioni e avventure nella Riserva dell’Orfento

Montagne maestose, panorami spettacolari, piante secolari e avventure straordinarie. Chi ama la natura trova in Caramanico Terme il suo luogo del cuore. Basti pensare che si trova all’imbocco del canyon dell’Orfento e della valle del fiume Orta. Dal borgo si può raggiungere la splendida Riserva Naturale dell’Orfento, uno dei luoghi più incontaminati degli Appennini, costellato di faggete in cui vivono il lupo, l’orso marsicano, il cervo, il camoscio e il capriolo, e nei cui cieli si può assistere al volo maestoso di un’aquila reale che volteggia sopra agli orridi scavati dal fiume, in un’atmosfera di quiete assoluta, dove l’unico rumore è quello dello scorrere delle acque.

La natura incontaminata e rigogliosa ha da sempre protetto e reso difficilmente accessibili alcuni punti del bosco della Maiella. Non è un caso che eremiti e monaci abbiano fondato qui chiese ed eremi incastonati nella roccia. Tra questi, l’eremo di San Giovanni, nascosto nella faggeta e difficilmente accessibile, che sorge a 1.220 metri di altezza in un punto decisamente scenografico della Valle dell’Orfento.

La valle è un incantevole luogo di biodiversità tutto da scoprire, con percorsi di diversi livelli adatti ad adulti e bambini, dagli escursionisti principianti ai più esperti. Da Caramanico Terme partono diversi sentieri alla scoperta di questo paradiso naturale. Uno di questi è il Sentiero delle Scalelle, un emozionante percorso lungofiume fino quasi allo sfociare dell’Orfento nell’Orta. Altamente suggestivi sono anche l’Anello del Ponte del Vallone e l’Anello del Ponte della Pietra e Valle di Sant’Onofrio, che attraversa un bosco di conifere.

Parco Avventura e relax nel verde

Ai margini del centro abitato di Caramanico Terme c’è un’altra attrazione imperdibile: il Parco Avventura, situato nei pressi dell’area verde “Il Pisciarello” che dà il nome all’omonima fonte termale. Un luogo di divertimento a misura di famiglia, con percorsi adrenalinici. Il tutto in totale sicurezza, grazie alla supervisione attenta dello staff che accompagna adulti e bambini lungo i diversi percorsi a disposizione.

Si spazia da teleferiche zipline a cammini sospesi tra gli alberi, da passerelle e ponti tibetani e tirolesi alla piccola parete d’arrampicata adatta a tutti. Tra le attrazioni da non perdere, il Tubby, la discesa con le ciambelle che fa rivivere le stesse emozioni di una discesa sulla neve. Per un po’ di relax, l’accesso all’area verde del parco idropinico Il Pisciarello è libero e gratuito. Qui si può trascorrere un’intera giornata insieme alla famiglia e agli amici, ma è bene ricordarsi di prenotare i tavoli con panche che si trovano in mezzo al bosco per poterli utilizzare per piacevoli picnic.

Da Caramanico Terme alla scoperta del Maiella Geopark

A partire dal 22 aprile 2021, il bellissimo territorio del Parco Nazionale della Maiella, in cui è inserito il borgo di Caramnico Terme, è diventato Geoparco Mondiale dell’UNESCO con il nome di Maiella Geopark. Un riconoscimento reso possibile dall’elevata geodiversità del territorio che si concretizza nella presenza di ben 95 geositi, 22 dei quali di valore internazionale.

Il geoparco si estende per un’area di 740 kmq, con un’altitudine dai 132 ai 2800 metri e 60 cime nel Massiccio della Maiella, metà delle quali supera i 2000 metri. Qui si può ammirare un panorama di rara bellezza, contraddistinto da un’incredibile eterogeneità morfologica con gole, fiumi, laghi perenni e rilievi, a cui si aggiunge la varietà di microclimi, ecosistemi e nicchie ecologiche, che conferiscono al Maiella Geopark un’elevata biodiversità. Chi sceglie di visitare Caramanico Terme non dovrebbe perdersi per nulla al mondo questo luogo dall’inestimabile valore paesaggistico, naturalistico ed educativo.

Tra i geositi, la Valle dell’Orta, un’ampia area che separa il Morrone dalla Maiella, stupisce per per le sue particolari stratificazioni e per l’idrogeologia che ha portato alla formazioni di torrioni di roccia nella Piana del Luco o di canyon carsici chiamati Marmitte dei Giganti. Le tante grotte presenti nei costoni rocciosi inoltre fin dalla Preistoria sono state frequentate dalle popolazioni umane che vi hanno lasciato segni del loro passaggio come resti di sepolture, ceramiche e pitture rupestri. Bellissima la Grotta del Cavallone, la più importante, caratterizzata dalla presenza di stalattiti e stalagmiti, ma sono degne di nota anche la Grotta Nera e la Grotta Scura, meta di molti speleologi.

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Le location in Abruzzo del film “Un mondo a parte”

Un mondo a parte” è il nuovo film di Riccardo Milan con protagonisti Antonio Albanese e Virginia Raffaele. Si tratta di un lungometraggio che punta a farci ridere, e allo stesso tempo anche farci riflettere sull’importanza dell’impegno sociale. Le location in cui è stato girato sono tutte magnifiche, luoghi d’Italia, per la precisione d’Abruzzo, che nella loro autenticità sono in grado di lasciare senza fiato.

“Un mondo a parte”, la trama

Il film “Un mondo a parte” racconta di Michele Cortese (Antonio Albanese), un maestro delle elementari che sembrerebbe ritrovarsi di fronte una svolta della propria vita: dopo 40 anni di insegnamento nel caos di Roma, riesce a farsi assegnare una cattedra presso l’Istituto Cesidio Gentile, detto Jurico, che si trova immerso nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Si tratta di una scuola composta da un’unica pluriclasse, con bambini dai 7 ai 10 anni, dove grazie all’aiuto della vicepreside Agnese (Virginia Raffaele) e degli alunni, riesce a superare il suo modo di fare metropolitano e diventare, quindi, uno di loro. Ma come in tutte le migliori storie c’è sempre un però: quando le cose sembrano andare veramente per il meglio, arriva la notizia peggiore, ovvero che la scuola sarà costretta a chiudere alla fine dell’anno scolastico, a causa della mancanza di iscrizioni. Inizia così una corsa contro il tempo, con lo scopo di evitarne la chiusura.

Dove è stato girato

Sono tante e tutte in Abruzzo le location dove è stato girato “Un mondo a parte”. C’è il borgo di Opi, per esempio, che nel 2009 è stato eletto uno dei “Borghi più Belli d’Italia” e nel 2016 Bandiera Arancione . Si tratta di un comune della provincia dell’Aquila che si trova appollaiato sulla cima di un promontorio roccioso, dominando l’incantevole vallata sottostante.

Dal fascino caratteristico dei paesi di montagna abruzzesi, vanta una struttura urbana che, se vista dall’alto, d’inverno pare una nave incastonata in una distesa di ghiaccio, mentre d’estate sembra un’isola che si fa spazio in una rigogliosa vegetazione.

Nella pellicola è possibile intravedere anche Pescasseroli, sempre in provincia dell’Aquila, che è considerato il centro principale del Parco Nazionale d’Abruzzo. Vanta un ricchissimo patrimonio storico, culturale e naturale, tanto da essere la meta ideale per fare diverse attività all’aria aperta.

Un’altra location scelta per girare “Un mondo a parte” è Villetta Barrea, che sorge nel cuore verde delle montagne della provincia dell’Aquila, e che si distingue da tante altre località non solo per la sua bellezza, ma anche perché è attraversata dal fiume Sangro che si addentra in una gola dai ripidi fianchi boscosi, fino a sfociare nel suggestivo Lago di Barrea, altro set del film.

Il Lago di Barrea è come un sogno che si avvera: qui è possibile trascorrere giornate in mezzo alla natura incontaminata, e d’estate c’è anche una piccola spiaggia per prendere il sole, noleggiare pedalò e fare un tuffo in acque fresche. Per i più sportivi esistono persino diversi percorsi da scoprire, sia pedonali che ciclabili.

Voliamo poi a Sperone, una frazione del comune di Gioia dei Marsi, nella provincia dell’Aquila, il cui centro storico fu quasi completamente distrutto dal sisma, per poi essere ricostruito delocalizzando le abitazioni poco più a valle.

Nel film compare anche Civitella Alfedena, che è un vero e proprio gioiello architettonico arroccato a 1123 metri d’altitudine nel cuore dei Monti Marsicani. Dalla storia antichissima, sfoggia un centro storico meraviglioso e ricco di edifici di pregio.

Gioia dei Marsi è invece considerata la porta d’ingresso del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed è pieno di siti d’interesse archeologico e chiese che vann ad arricchire questo spettacolare territorio.

Infine, compare anche la bellissima città dell’Aquila, dove le riprese si sono svolte sopratutto tra corso Vittorio Emanuele, piazza Duomo, all’interno di Palazzo Betti e presso gli uffici che ospitano il Comune.

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La casa medievale più piccola del mondo si trova in Italia: è un gioiello

Un vero e proprio gioiello, uno scrigno che racchiude tesori del passato e in uno spazio davvero ridotto: in Abruzzo si trova una casa medievale che potrebbe essere considerata la più piccola del mondo. La sua dimensione è di otto metri quadrati e la bella notizia è che presto sarà accessibile al pubblico.

Da 140 anni è disabitata, gli ultimi a viverci sono stati Rachele Mariani e Pierfelice Capestrani, una coppia di contadini. A guardare le immagini si riesce a percepire il fascino di un’altra epoca, lontana e fatta di cose semplici: di muri in pietra, un fuoco su cui cucinare, pochi oggetti in legno e attrezzi.

Si respirano un passato lontano e laborioso e tradizioni antiche. La piccola abitazione si trova nel borgo di Goriano Valli, in Abruzzo in provincia dell’Aquila.

Tutto sulla più piccola casa medievale

Ci sono luoghi magici, perché appena si supera la loro soglia e ci si immerge tra le loro mura, hanno la capacità di catapultare le persone nel passato, in un’epoca lontana. È quello che accade a osservare le immagini di quella che può essere definita la più piccola casa medievale del mondo, che si trova nel borgo di Goriano Valli, in Abruzzo.

Uno scrigno che accoglie tra muri di pietra, un giaciglio in legno con sopra un materasso in paglia, un piccolo camino e poi un tavolo e pochi altri oggetti: due sedie, una cassapanca e una conca. Lì ci hanno vissuto per ultimi Rachele Mariani e Pierfelice Capestrani, ma da 140 anni questa piccola casa è disabitata e chiusa. Al suo interno non vi sono servizi igienici e nemmeno la corrente elettrica, testimonianza della vita rurale del passato e di una semplicità che ormai è molto lontana da noi. Ed è bellissimo ammirarla perché ci mostra come l’essenziale possa davvero stare in pochissimi metri quadrati, otto per l’esattezza.

Presto i visitatori potranno varcare la sua soglia e immergersi in un ambiente autentico che è sopravvissuto al tempo per essere restituito a noi in tutta la sua straordinaria semplicità.

I suoi ultimi abitanti erano contadini, ma non  solo: infatti si occupavano anche dei bimbi orfani del vicino convento Osservati di San Giorgio

Quando si potrà visitare la piccola casa medievale

Bisogna attendere il mese di giugno per poter varcare le porte della piccola casa medievale. Più precisamente l’inaugurazione del  MuDi, ovvero il Museo Diffuso del parco Sirente-Velino, che è stato pensato dai fratelli Di Giulio.

A raccontare qualcosa di più è stato Fausto di Giulio, che ha spiegato a Il Pescara: Il nostro obiettivo – si legge – è ispirare altri a fare meglio, di più e diversamente invitando chi possiede strutture storiche nella valle dell’Aterno e nel parco Sirente-Velino come stalle, cantine o pagliai, a recuperarle e proteggerle per tramandarle alle generazioni future, offrendo l’opportunità di inserirle gratuitamente nel percorso museale per partecipare attivamente alla conservazione della memoria locale”.

Taglio del nastro, quindi, a giugno con l’apertura della piccola casa medievale e di quella accanto datata 1494. All’interno del MuDi ci sarà anche il Me-To-Me, il Ceo Museum for the Future.