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Alla scoperta della Marsica, dove vivere l’Abruzzo più vero

Incastonata tra la costa adriatica e Roma, la Marsica è una gemma nascosta nel cuore dell’Abruzzo, dove la natura incontaminata e la storia millenaria si fondono in un paesaggio unico: ricca di verdi pianure e maestose montagne rocciose, dona un affascinante viaggio attraverso antichi borghi, ognuno con la propria storia da raccontare.

Tra cultura, arte, fede e una natura che toglie il fiato, l’Abruzzo più vero è un invito irresistibile a esplorare le sue meraviglie. Partiamo, allora, per un’avventura che svelerà la bellezza autentica di uno dei luoghi più affascinanti di sempre.

La magia del Parco Nazionale d’Abruzzo

Iniziamo con lo spettacolare Parco Nazionale d’Abruzzo, 50.000 ettari di patrimonio naturalistico mozzafiato distribuito tra Abruzzo, Lazio e Molise.

Fondato l’11 gennaio 1923, è uno dei parchi più antichi d’Italia e rappresenta una meta irresistibile per gli amanti della natura in ogni stagione dell’anno. Con la sua ricca vegetazione, il clima favorevole e i pittoreschi borghi che ne punteggiano il territorio, sa incantare i visitatori con una bellezza selvaggia.

Il Parco offre un’ampia gamma di attività: dall’escursionismo all’equitazione, dal cicloturismo al birdwatching, fino agli sport invernali come lo sci di fondo e alpino, grazie alle stazioni sciistiche presenti in zona. Ancora, con oltre 150 itinerari che si estendono per più di 750 chilometri, vanta una rete di sentieri adatta a ogni livello di difficoltà, che consente di esplorare a fondo il suo magnifico territorio.

Tra quelli da provare, il sentiero che parte dal centro di Barrea e conduce a Lago Vivo, a 1591 metri di altitudine, propone una camminata al cospetto delle imponenti vette del Tartaro, dell’Altare e del Petroso. Un altro itinerario imperdibile è quello che parte da Civitella Alfedena e si snoda attraverso la fiabesca Val di Rose, fino al Rifugio di Forca Resuni, a 1952 metri. Nei mesi di luglio e agosto, l’accesso è a numero chiuso, per cui è necessario prenotare in anticipo contattando gli Uffici dell’Ente Parco a Civitella Alfedena o a Pescasseroli.

Dando uno sguardo, invece, ai pittoreschi borghi del Parco, non si può non nominare Pescasseroli, sede del Parco Faunistico, Civitella Alfedena, scrigno di storia e natura, Villavallelonga, che a oltre 1000 metri di altezza conserva tuttora intatto l’impianto medievale, e Barrea, che prende il nome dall’omonimo lago, balneabile e amato da residenti e turisti.

Il Parco Nazionale della Majella, montagna madre d’Abruzzo

Eremo di San Bartolomeo, Abruzzo

Fonte: iStock

L’Eremo di Eremo di San Bartolomeo in Abruzzo

Il Parco Nazionale della Maiella, a sua volta, si svela come un vero e proprio santuario naturale che abbraccia un’incredibile varietà di flora e fauna. Istituito nel 1991, si snoda su un vasto territorio che include il massiccio della Maiella, le montagne del Morrone, i monti Pizi e il gruppo del Monte Porrara. Più della metà del parco si trova oltre i 2000 metri di altitudine, con la vetta più alta, il Monte Amaro, che svetta a ben 2793 metri.

Paradiso per gli amanti dell’escursionismo, del ciclismo e delle passeggiate a cavallo, ospita sette riserve naturali statali e conta più di 2100 specie vegetali, alcune delle quali sono state scoperte proprio qui. Tra le sue montagne e le sue valli, spiccano ecosistemi variegati che fungono da dimora per più di 150 specie animali, tra cui il lupo appenninico, il camoscio d’Abruzzo, l’aquila reale, il cervo, l’orso bruno marsicano e il raro piviere tortolino.

Oltre alla sua straordinaria ricchezza naturale, il Parco Nazionale della Maiella è un luogo di grande valore storico e culturale, impreziosito da borghi arroccati, piccoli paesi, abbazie ed eremi solitari, che raccontano storie antiche e affascinanti.

Qualche esempio? Caramanico Terme, noto centro termale, Pescocostanzo, l’Eremo di San Giovanni all’Orfento, l’Eremo di Santo Spirito a Majella e l’Eremo di San Bartolomeo in Legio.

Il Parco Regionale Naturale del Sirente – Velino, incantevole scenario naturale

L’Abruzzo, è facile capirlo, è una splendida regione di aree protette e di parchi, ed ecco anche il Parco regionale del Sirente Velino, 54.361 ettari tra canyon scolpiti dal tempo, grotte misteriose, massicci montuosi e borghi incantati, l’habitat di specie rare come l’orso marsicano e il gatto selvatico, mentre la flora rigogliosa colora ogni angolo con una bellezza senza pari.

Le eccezionali catene montuose, insieme all’Altopiano di Campo Felice, ai Prati del Sirente, al Piano di Pezza e all’Altopiano delle Rocche, dipingono scenari perfetti per escursioni indimenticabili, ma non è tutto. Ogni stagione regala al parco una magia: l’inverno è il top per gli sport sulla neve, l’estate invita a esplorare a piedi, a cavallo o in bicicletta, la primavera segna il “risveglio della natura”, e l’autunno trasforma il paesaggio in un tripudio di colori.

Il Parco del Sirente Velino accoglie i turisti con 8 punti di informazione, pronti a organizzare visite guidate, eventi e manifestazioni culturali. Non mancano 4 centri visita: a Rocca di Mezzo, un centro dedicato al camoscio; a Fontecchio, uno per il capriolo; ad Aielli, un affascinante Museo del Cielo per osservare le stelle dalla rocca medievale; e infine a Magliano dei Marsi, un centro visita con orto botanico, sentieri nella natura, palestra di orienteering e un museo naturalistico, tutti progettati per approfondire la conoscenza e l’amore per questo angolo straordinario d’Abruzzo.

Alba Fucens, gioiello archeologico da scoprire

A quasi mille metri di altezza nel cuore dell’Abruzzo, ai piedi del Monte Velino in provincia dell’Aquila, sorprende l’importante area archeologica di Alba Fucens, antica città romana da non perdere durante un tour della Marsica.

Disposta su tre vie principali, ha il suo fiore all’occhiello nell’anfiteatro inglobato nella collina, e da vedere sono la Chiesa di San Pietro, in antichità tempio dedicato ad Apollo, la possente cinta muraria, il Foro, il Portico, il Comizio, la Domus, il settore residenziale e delle tabernae, il Santuario di Ercole, le terme, il Macellum.

Celano e lo splendido Castello Piccolomini

Celano, Abruzzo

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Panorama del borgo abruzzese di Celano

Alle pendici del Monte Tino, a 860 metri sul livello del mare, Celano domina dall’alto la vasta piana del Fucino e parte del suo territorio è inserito all’interno del Parco regionale naturale del Sirente-Velino: strade acciottolate si snodano tra antiche case in pietra, chiese suggestive e palazzi signorili, e portano infine al Colle San Flaviano, dove troneggia il maestoso Castello Piccolomini, cuore storico e culturale del borgo.

Edificato nel 1392 dal Conte Pietro Berardi, probabilmente sui resti di una precedente fortificazione voluta da Federico II di Svevia, il Castello è un perfetto esempio di architettura che mescola elementi medievali e rinascimentali. Costruito come struttura difensiva, venne in seguito trasformato in una residenza nobiliare, e oggi si presenta in tutta la sua magnificenza con mura di cinta possenti, undici torri a scudo e cinque torrette semicircolari.

Con pianta rettangolare e le quattro torri quadrate agli angoli, si sviluppa su tre livelli e si affaccia su un bel cortile interno, dove un antico pozzo testimonia l’ingegnosità dei suoi costruttori nel raccogliere le acque piovane. Un ponte levatoio permette di superare il fossato e accedere a secoli di storia.

Passeggiando senza fretta, lo sguardo si sofferma poi sulla Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, sulla cinquecentesca Chiesa di Santa Maria in Valleverde, e sulla Chiesa Madonna delle Grazie, risalente al XI secolo.

Tagliacozzo, antica capitale della Marsica

Tagliacozzo affascina per il connubio di storia e natura, adagiata alle pendici del Monte Civita, con il centro che culmina nelle rovine dell’antica rocca medievale, un tempo fulcro di difesa e oggi testimone silenzioso di un passato glorioso. Non a caso, Tagliacozzo fa parte del circuito de “I Borghi più belli d’Italia”.

Il cuore pulsante del borgo è Piazza dell’Obelisco, ombreggiata da palazzi storici e da un elegante loggiato caratterizzato da archi a tutto sesto e finestre rinascimentali. In origine ornata da portici, ha subito modifiche durante l’Ottocento per volere di Gioacchino Murat, re di Napoli, che chiuse i portici per conferirle l’aspetto attuale. Al centro, un tempo sede del “pilozzo”, dove i debitori insolventi erano esposti al pubblico, spicca oggi una graziosa fontana, simbolo di rinascita.
L’ingresso avviene tramite due porte storiche: Porta San Rocco a nord e Porta dei Marsi a est.

Tra i monumenti più rappresentativi, ecco il Palazzo Ducale, voluto dalla potente famiglia Orsini che per secoli dominò queste terre. L’edificio, che ha subito vari interventi di restauro, presenta due piani con stili architettonici distinti: il primo piano con tratti tardo gotici, e il secondo con influenze rinascimentali. All’interno, custodisce eleganti sale decorate, preziosi dipinti e una cappella adornata da affreschi tardo-gotici che narrano la vita di Cristo.

Oltre al Palazzo, Tagliacozzo è ricca di luoghi sacri e storici che rimangono impressi, come il Santuario della Madonna dell’Oriente, con un’icona della Madonna con Bambino risalente al XIII secolo e proveniente dall’Oriente, la Chiesa di San Francesco, costruita nel tardo XIII secolo, e il sontuoso Castello, edificato tra il X e il XII secolo. Non da meno sono la Chiesa e il monastero dei Santi Cosma e Damiano, che completano un quadro storico e spirituale di grande rilievo.

San Benedetto dei Marsi, ideale per gli amanti della storia

San Benedetto dei Marsi è una destinazione affascinante per chi ama immergersi nella storia, nell’arte e nell’archeologia. Il borgo, un tempo cuore pulsante del popolo dei Marsi, conserva testimonianze di un significativo passato che affonda le radici in epoche lontane. Tra i siti di maggior interesse, troviamo la Domus Romana, un antico complesso termale che stupisce con i suoi straordinari mosaici pavimentali che raffigurano scene di vita quotidiana dell’antica Marruvium, la capitale dei Marsi, e sono arricchiti da imponenti colonne che recano iscrizioni latine, segno della ricca cultura che qui fiorì.

Fino al 1580, il borgo fu sede vescovile, un ruolo che ne evidenziava l’importanza religiosa e culturale. Durante il regno di Carlo d’Angiò, tra il 1250 e il 1300, godeva di un potere considerevole, tanto che divenne un centro di influenza politica e sociale. Tuttavia, per ragioni ancora misteriose, la vicina Pescina riuscì a sottrarle questo primato, alterando il corso della storia locale.

Dopo un lungo periodo di evoluzione e cambiamenti, San Benedetto dei Marsi ottenne lo status di comune autonomo soltanto alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Siti di notevole interesse sono altresì i resti dell’anfiteatro e i Morroni, due imponenti blocchi di origine romana.

Avezzano, tra storia e natura

Concludiamo il nostro viaggio ad Avezzano, a un’altitudine di circa 670 metri e a breve distanza dai principali Parchi Abruzzesi, accesso privilegiato a paesaggi da favola e a una ricca tradizione culturale.

Uno dei principali simboli è la magnifica Cattedrale dei Marsi, in Piazza Risorgimento, la piazza principale della città. La cattedrale, con il suo stile neo-rinascimentale, è contraddistinta da un imponente campanile a base quadrata che domina l’intera zona.

Altro luogo di grande interesse è il Castello Orsini-Colonna, conosciuto anche come il Castello di Avezzano. Le sue origini risalgono alla fine del XII secolo, quando Gentile di Palearia, signore di queste terre, fece erigere una torre di avvistamento a base quadrata. Nel 1363, il castello venne conquistato da Francesco I del Balzo, che lo trasformò in una fortificazione essenziale, con un mastio interno circondato da una cinta muraria quadrata.

La storia del maniero si arricchisce verso la fine del XV secolo, quando passò nelle mani della famiglia Orsini. Fu Gentile Virginio Orsini a ordinare i lavori di ristrutturazione e ampliamento, conferendo alla struttura un raffinato stile rinascimentale. Nel 1546, sotto la guida di Marcantonio Colonna, il castello venne ulteriormente ampliato fino a diventare un palazzo fortificato.

Oggi, il Castello Orsini-Colonna conserva ancora il suo carattere difensivo, con una pianta quadrangolare e quattro torrioni circolari agli angoli, ciascuno dotato di bocche da fuoco, ed è sede della Pinacoteca di Arte Moderna nonché vivace centro culturale, dove si tengono numerosi eventi e manifestazioni.

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I meravigliosi luoghi d’Abruzzo del romanzo L’età fragile

Ha vinto il Premio Strega 2024 il romanzo “L’età fragile” di Donatella Di Pietrantonio e presto sarà anche un film. Indigo Film e HT Film, infatti, ne hanno acquisito i diritti. Basato su una storia vera, accaduta negli Anni ’90 in Abruzzo, la scrittrice ripercorre una vicenda di cronaca nera con un tocco di licenza poetica ommettendo i veri nomi delle vittime e delle loro famiglie.

Il romanzo è nelle classifiche dei libri più venduti dell’anno e dei più scaricati su Audible e, tragedia a parte, ha suscitato in coloro che lo hanno letto, io per prima, una grande curiosità sui luoghi meravigliosi, nonostante tutto, in cui è stato ambientato.

La Di Pietrantonio, infatti, è stata molto brava a descrivere le montagne dell’Abruzzo in cui si è svolta la vicenda accaduta in un campeggio sperduto tra i monti ai piedi dell’iconico Dente del Lupo, che viene nominato più volte nel romanzo, un torrione roccioso eletto a simbolo di questo territorio ancora molto aspro e selvaggio in provincia dell’Aquila.

Dove è ambientato “L’età fragile”

Siamo nel Massiccio Montuoso del Gran Sasso, nei pressi della cima del Monte Camicia, in Abruzzo, appunto. Un luogo aspro, come viene descritto anche nel romanzo, che però regala scorci inattesi su profondi burroni e pareti rocciose dove solo i camosci, i cervi e i caprioli possono arrivare. Il Dente del Lupo che domina tutto il territorio in cui è ambientata la storia è uno sperone alto 2.420 metri che ha davvero la forma di un canino appuntito proprio come quello dei lupi appenninici che vivono tra queste foreste. Sono molti gli escursionisti che, specie d’estate, si avventurano tra questi monti seguendo i sentieri segnati. ma bisogna fare attenzione, perché questa montagna è considerata, per tanti motivi, “maledetta”.

Come raggiungere il Dente del Lupo

Per raggiungere il Dente del Lupo bisogna risalire il Monte Camicia, un’escursione piuttosto impegnativa che dura circa cinque ore e che ha un dislivello di circa mille metri, ma che merita assolutamente in quanto è sicuramente un’esperienza indimenticabile perché si tratta di una delle vette più alte e più suggestive della catena del Gran Sasso.

Una volta raggiunto il monte, ci si trova dinnanzi a un vero balcone su mare e sulla piana di Campo Imperatore, il vasto altopiano di origine glaciale situato tra i 1 500 e i 2100 metri di quota, conosciuto anche come il “Piccolo Tibet” d’Abruzzo. Tutt’intorno, si stagliano le cime più elevate dell’Appennino: il Corno Grande, la Scindarella e il Monte Portella. D’estate, la zona del Monte Camicia Tremoggia Monte Siella è ricoperta da una straordinaria fioritura di Stella alpina dell’Appennino che è uno spettacolo.

Dal Monte Camicia bisogna scendere poi verso la Forchetta di Penne passando attraverso distese verdi che conducono direttamente alla base del Dente. Ad attendere l’escursionista ci sono ancora 150 metri di salita per raggiungere la cima, attirato dal riflesso della pietra calcarea illuminata dal sole. C’è chi dice che man mano che si sale l’odore dello zolfo rievochi l’inferno dantesco. Ma non è tutto: la roccia qui è molto friabile, è come se la montagna cercasse di difendersi dall’invasione dell’uomo, solo la leggerezza e la delicatezza dei camosci sono consentite. Per questo motivo, il Dente del Lupo è da molti considerata una vetta maledetta, scenario di molti incidenti che la rendono la vetta più impegnativa degli Appennini.

La trama del libro ambientato ai piedi del Dente del Lupo

Se non lo avete ancora letto cercherò di non spoilerarvi, ma di incuriosirvi. Ai piedi del Dente del Lupo è accaduto un fatto di cronaca nera e uno dei primi femminicidi riconosciuti ufficialmente in Italia negli Anni Novanta. Nel romanzo i nomi sono stati cambiati però. La protagonista dell’Età fragile è Lucia che, da giovane, ha scampato l’omicidio di due sorelle, Tania e Virginia Vignati, ospiti del campeggio di famiglia da parte di bracciante albanese che viveva nei boschi.

L’unica sopravvissuta è l’amica di Lucia, Doralice, che stava facendo un’escursione tra i boschi con le due ragazze. L’esperienza traumatica delle due sopravvissute e l’influenza che essa ha poi avuto sulle loro vite sono al centro della trama del romanzo. Nel romanzo si parla di passato (e di una vicenda che molti hanno dimenticato), ma anche del futuro di questa bellissima zona abruzzese dove un imprenditore vorrebbe trasformare il vecchio camping, chiuso e abbandonato da decenni, in un resort sperduto dove fare turismo esperienziale. Quindi il tema è di grande attualità perché mette a confronto le esigenze turistiche moderne con la responsabilità di una comunità di preservare non soltanto la memoria ma anche un luogo e di tramandarle alle prossime generazioni.

Il fatto di cronaca nera: il Delitto del Morrone

È il 20 agosto del 1997 quando le sorelle Diana e Silvia Olivetti, insieme all’amica Tamara Gobbo, una ragazza del posto, intraprendono un’escursione alle pendici della Majella, nel cuore dell’Abruzzo appenninico, intenzionate a raggiungere la cima del Monte Morrone, che sovrasta la Valle Peligna e la città di Sulmona. Dopo circa due ore di cammino, le giovani raggiungono la località di Mandra Castrata, dove s’imbattono in un uomo in abiti trasandati, a cui Diana domanda indicazioni per raggiungere la vetta. L’uomo, però, un macedone di nome Halivebi Hasani, detto Alì, segue le tre giovani e, dopo avere puntato una pistola contro di loro, cerca di violentare Diana, ma nella colluttazione colpisce Silvia, che si finge morta, e Tamara. Silvia, unica sopravvissuta al massacro, riuscì a fuggire e a dare l’allarme.

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Sentiero di San Tommaso, il nuovo percorso escursionistico in Abruzzo

Immergersi nella natura, respirare l’aria fresca dei boschi e scoprire tesori nascosti del passato: queste sono le promesse del Sentiero di San Tommaso, inaugurato ufficialmente domenica 4 agosto 2024, alle ore 9.00 a Cappadocia, in provincia dell’Aquila, con una breve presentazione e una benedizione del sentiero da parte del parroco Don Renato, davanti alla sede della Pro Loco di Cappadocia.

Alle ore 9:30, la prima escursione insieme alla Pro Loco, aperta a tutti, alla presenza di autorità locali e membri delle associazioni coinvolte, con rientro davanti alla sede della Pro Loco alle ore 13.00.

Si tratta di un suggestivo percorso escursionistico che rappresenta il frutto di un lavoro congiunto tra la Pro Loco di Cappadocia e il Gruppo CAI Tagliacozzo, iniziato a febbraio 2024 con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio naturale del territorio.

Un viaggio tra natura e storia

Il sentiero, che parte dalla piazza principale di Cappadocia, si snoda attraverso rigogliosi boschi e la parte vecchia del paese, per un totale di circa 4,5 chilometri, e richiede circa 3 ore di camminata. È classificato come “E” (itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche) secondo la scala del CAI, rendendolo accessibile a tutti, dai più grandi ai più piccoli, purché muniti di abbigliamento e scarpe adeguate al trekking. Si consiglia di portare con sé anche una borraccia di acqua.

Lungo il tragitto, gli escursionisti potranno ammirare i resti del Monastero di San Tommaso, costruito sopra le sorgenti del Liri a metà del IX secolo, e la Grotta di Mallatate, una spettacolare grotta carsica profonda circa 50 metri. Tali punti di interesse, immersi in un contesto naturale straordinario, offrono una perfetta combinazione di storia e natura, rendendo il cammino una bellissima esperienza.

Il Sentiero di San Tommaso non è solo un percorso escursionistico, ma anche un’occasione per promuovere la consapevolezza ambientale e la conservazione del patrimonio naturale e storico della zona. Gli organizzatori hanno lavorato per garantire che il sentiero sia accessibile a tutti, con segnaletica chiara e punti di sosta attrezzati lungo il percorso.

Per chi desidera aderire, Cappadocia è facilmente raggiungibile in auto e offre parcheggi vicini alla piazza principale. Si consiglia di portare con sé acqua, snack e una macchina fotografica per catturare i momenti più belli della giornata.

Le parole di soddisfazione

Il Sentiero di San Tommaso rappresenta un’opportunità per scoprire o riscoprire il nostro territorio attraverso un percorso che combina la bellezza naturale con la storia locale. Siamo entusiasti di inaugurare questo sentiero, frutto di mesi di lavoro intenso e di una straordinaria collaborazione con il Gruppo CAI Tagliacozzo. Invitiamo tutti a partecipare a questa prima escursione per condividere con noi la magia di questi luoghi e la soddisfazione di vedere realizzato un importante progetto. Questo sentiero non è solo un cammino nella natura, ma anche un viaggio nel tempo, tra le antiche vie e i siti storici che rendono Cappadocia un luogo speciale”, ha dichiarato Patrizia D’Innocenzo, Presidente della Pro Loco di Cappadocia.

” La collaborazione tra associazioni locali ha portato alla valorizzazione del nostro patrimonio naturale e storico. Abbiamo lavorato con impegno per tracciare e segnalare questo percorso, rendendolo accessibile a tutti e assicurando che i visitatori possano godere di un’esperienza sicura e gratificante. Siamo orgogliosi di aver contribuito a creare un sentiero che non solo offre splendidi paesaggi e punti di interesse, ma che promuove anche un sano stile di vita all’aria aperta. Speriamo che molte persone vengano a esplorare il Sentiero di San Tommaso e a scoprire le bellezze che ha da offrire”, ha affermato Massimiliano Orsini, Referente del Gruppo CAI Tagliacozzo.

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Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo, cosa fare in questo magico angolo d’Abruzzo

L’Abruzzo è una terra che ha un potere straordinario: quello di emozionare a ogni passo chiunque l’attraversi e la scopra per la prima volta, o per l’ennesima. Le sue meraviglie paesaggistiche non si contano, alcune sono ben note a tutti, ma ci sono luoghi ancora poco conosciuti che vale assolutamente la pena esplorare, custodi di segreti che attendono solo di svelarsi allo sguardo dei visitatori/spettatori.

Ne è uno splendido esempio la Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo, un’area protetta compresa nel comune di Morino, situato al centro della Valle Roveto, in provincia dell’Aquila. L’acqua, con i suoi scenografici salti, è l’elemento dominante in questa oasi felice che incantò anche lo scrittore Alexandre Dumas. Non ci resta che mostrarvela, in tutta la sua prodigiosa bellezza.

Immersione nella natura della Riserva Zompo Lo Schioppo

La Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo si estende per 1025 ettari nella Valle Roveto, una profonda incisione che si estende per circa 30 km nel cuore dell’Appennino laziale-abruzzese, tra il Parco Regionale dei Monti Simbruini e il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.

In quest’area si può ammirare la varietà delle componenti ambientali e umane, che integrandosi hanno dato vita a un paesaggio complesso e unico per molti aspetti. Nelle aree più vicine al centro abitato, si susseguono campi coltivati, filari di viti e boschi con querce imponenti, mentre nelle zone più elevate, faggi colonnari e tassi popolano la foresta attraversata dal torrente Romito.

Dalle creste montane al fondovalle coltivato, lo sguardo spazia tra specie rare e di pregio: dai salici e pioppi, che insieme all’ontano nero, costeggiano le rive del torrente, a muschi ed epatiche che formano un tappeto morbido sulle rupi nei pressi della imponente cascata, sotto la quale resiste un bosco di faggio, con molti esemplari secolari che si snodano fra i mille rivoli dei ruscelli intorno. L’immersione nel verde continua tra lecci, aceri campestri, carpini neri, cerri e un popolamento di tasso di grande importanza, oggetto del progetto LIFE “Conservazione della faggeta appenninica con Taxus ed Ilex”, finanziato dall’Unione Europea.

L’incredibile varietà paesaggistica favorisce la ricchezza faunistica, con lo stabilirsi di numerose specie animali, dal cuculo, nelle aree di margine a valle, ai gracchi corallini delle quote più elevate. Negli ambienti di rupe ci si imbatte in esemplari rari, come il gufo reale o il falco pellegrino, mentre la faggeta ospita molte specie di grande interesse scientifico e naturalistico, tra cui l’orso bruno marsicano e il lupo appenninico. Non manca l’incontro con un anfibio piuttosto raro, la salamandrina dagli occhiali, nelle zone più umide, mentre è davvero curiosa la presenza di ben sei specie di picchi che la popolano, ognuno con caratteristiche diverse. L’attrazione più emozionante di questa incredibile area protetta in Abruzzo è, però, la spettacolare cascata che dà il nome alla Riserva: Zompo lo Schioppo.

La scenografica cascata Zompo lo Schioppo

C’è un legame stretto tra il paesaggio della Riserva e l’elemento acqua, talmente marcato da condizionarne tanto l’aspetto quanto l’ecosistema. La suggestione che ne deriva stregò anche la penna di Alexandre Dumas, che nel suo diario di viaggio in Marsica e Fucino scrisse: “In fondo alla cerchia dei monti una stupefacente cascata sgorga dalla roccia… sembra quasi una striscia bianca e sinuosa che, con un salto di 150 piedi, cade in un bacino spumeggiante da cui fuoriesce un fiumicello argenteo che dopo aver serpeggiato per la valle va a gettarsi nel Liri sotto Morino”.

La scenografica cascata naturale di Zompo Lo Schioppo, la più alta dell’Appennino dopo quelle del Rio Verde di Borrello, in provincia di Chieti, si origina in cima ai rilievi montuosi, su pareti assolate e a strapiombo. Si tratta di una sorgente carsica intermittente che si estingue annualmente nei mesi estivi e autunnali. L’acqua sgorga da una ripida parete calcarea con uno spettacolare salto di oltre 130 metri, che si attiva in primavera, quando la falda acquifera contenuta in un sistema di cavità ancora sconosciute s’innalza con lo scioglimento delle nevi in quota.

I boschi di faggio fanno da protezione a questo sistema, ma è l’acqua uno degli elementi che più caratterizza quest’area incontaminata, disegnandone il paesaggio. Scorre impetuosa dentro la montagna, s’insinua in doline e pozzi, si spinge tra le rocce calcaree, prende corpo nelle grotte per poi riaffiorare in sorgenti copiose, come quella della Pantaneccia, che garantisce il fabbisogno idrico della Valle Roveto.

La scenografica cascata Zompo Lo Schioppo in Abruzzo

Fonte: iStock

La spettacolare cascata naturale di Zompo Lo Schioppo, tra le più alte dell’Appennino

L’Ecomuseo della Riserva, un’esperienza unica

Risorse ambientali così straordinarie, che fanno dell’Abruzzo una meta ambita dagli amanti della natura,  vanno certamente salvaguardate e valorizzate. In quest’ottica, le iniziative della Naturale Zompo Lo Schioppo puntano a prospettive di sviluppo e occupazionali fortemente legate al territorio e alla sua popolazione. Dai campus creativi alle campagne di sensibilizzazione ed educazione per riflettere sulla “sostenibilità-insostenibilità” dei modelli socioeconomici, sono diverse le proposte ideate per visitatori e abitanti del luogo.

Ed è con questo spirito che nel 2000 è stato inaugurato l’Ecomuseo della Riserva, ospitato in un antico edificio nella frazione Grancia. Si tratta del primo tassello di una futura rete eco-museale pensata per far convivere nello stesso luogo un Museo territoriale sugli aspetti naturalistici e storico-etnoantropologici dell’area, un Centro Visita della Riserva Naturale e un Laboratorio didattico per educare a un uso appropriato delle risorse ambientali.

Un museo partecipato e interattivo che offre a visitatori e residenti, servizi culturali, didattici, formativi, di progettualità, per diffondere una cultura ambientale collettiva, raccontando al contempo anche la comunità di Morino. Lo spazio, concepito in modo diversificato nel linguaggio e nei contenuti, per permettere così ad adulti e bambini di vivere appieno l’esperienza culturale, include inoltre una biblioteca ambientale, una bibliomediateca, una sala di smielatura e un giardino didattico.

Un territorio da scoprire e un “Borgo Rifiorito”

La storia di queste montagne è stata attraversata, nei secoli, da terremoti disastrosi, l’ultimo dei quali, avvenuto il 13 gennaio 1915, ha cambiato irrimediabilmente il volto della Valle Roveto, sia nei suoi aspetti paesaggistici sia nelle sue dinamiche socio-culturali. L’abbandono degli insediamenti medievali e il conseguente spostamento degli abitanti verso il fondovalle ha provocato uno “sdoppiamento” dei centri urbani, vedendo sorgere il nuovo edificato accanto ai vecchi ruderi. La piazza d’erba con il fontanile e le stradine tra le mura diroccate sono ciò che resta dell’antico centro, svelandosi in tutto il loro fascino e offrendo un punto panoramico privilegiato con vista sulle rupi, sulla cascata di Zompo Lo Schioppo e sull’intera Valle Roveto.

Dopo il progetto di recupero e valorizzazione, denominato “Il Borgo Rifiorito”, lo scorso maggio il riqualificato borgo di Morino Vecchio è stato restituito alla comunità nel suo pieno splendore. Grazie a una profonda opera di messa in sicurezza, sono stati recuperati straordinari percorsi fatti di storia, memoria e spettacolo della natura che sono propri di questi luoghi dall’enorme valore paesaggistico.

Gli itinerari della Riserva: info utili

Nella Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo sono presenti aree di sosta e diversi sentieri, alcuni dei quali ricalcano antichi tracciati creati per le attività agro-silvo-pastorali, mentre altri, più prettamente escursionistici, coincidono con la rete dei sentieri segnalati dal CAI. Nello specifico si possono distinguere in due categorie:

  • sentieri tematici, con una difficoltà minore, adatti anche a escursionisti poco esperti, bambini e anziani, tutti dotati di pannelli esplicativi per la lettura del paesaggio, la storia e la natura dei luoghi
  • sentieri escursionistici, più lunghi e impegnativi, segnalati solo con segnaletica orizzontale CAI, e con cartelli direzionali collocati in prossimità degli accessi e degli incroci

Le aree di sosta – dello Schioppo, Piano Sacramento, la Fossa – sono dotate di tavoli, panche e punti fuoco, servizi igienici e spazio ristoro.

I sentieri più suggestivi da fare nella Riserva

Se desiderate scoprire la pratica della pastorizia di Rendinara dovete percorrere il Sentiero della Pastorizia, che collega l’area di sosta dello Schioppo con il polo Ecomuseale sulla pastorizia di Rendinara. Si tratta di un percorso di interesse storico-antropologico, che permette di leggere i segni lasciati da una pratica ancora molto viva in questi luoghi.

Il Sentiero di Morino Vecchio offre, invece, l’occasione di scoprire la storia dell’antico borgo distrutto dal terremoto del 13 gennaio 1915. Può essere percorso agevolmente tutto l’anno a piedi, a cavallo o in bicicletta. Un itinerario altrettanto suggestivo è il tracciato ad anello della cascata, che passa accanto all’area in cui si può osservare il capriolo, tocca il Rifugio dello Schioppo, e raggiunge la parete calcarea verticale da cui, in primavera, sgorga la sorgente dello Schioppo che origina la spettacolare cascata. Subito dopo il sentiero ridiscende, tra i boschi di faggio, tornando al punto di partenza.

Tra i sentieri più affascinanti della Riserva, spicca il Sentiero Cauto, che supera un dislivello di circa 300 metri in circa 3 km. Il percorso emoziona sia per gli scorci paesaggistici sia per la presenza dell’eremo di Santa Maria del Cauto. Immersa nel silenzio, a mille metri di quota, questa splendida chiesa rupestre custodisce pitture murali che raffigurano alcune scene di vita riguardanti Santa Caterina di Alessandria e un ritratto di San Clemente di Roma.

La natura incontaminata della Riserva Zompo lo Schioppo

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Il legame stretto tra il paesaggio della Riserva e l’elemento acqua
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Abruzzo Welcome, attività outdoor gratis per i turisti a luglio e settembre

Scoprire un Abruzzo autentico con esperienze gratuite da vivere nei mesi di luglio e settembre. E’ la proposta di “Abruzzo Welcome” ai turisti che quest’estate scelgono di trascorrere una vacanza, anche breve, nella regione. Promossa dai Gruppi di Azione Locale (GAL) “Abruzzo Italico Alto Sangro”, “Terre Pescaresi” e “Terre d’Abruzzo”, l’iniziativa punta a valorizzare le risorse locali ed estendere la stagione turistica, promuovendo un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente.

L’offerta è valida per i mesi estivi di luglio e settembre 2024 (quindi escluso il mese di agosto). Durante questo periodo, i turisti che soggiornano almeno una notte in Abruzzo possono richiedere voucher gratuiti per partecipare a una varietà di attività uniche ed eco-sostenibili, che spaziano dalle escursioni ai tour in bicicletta, dalle passeggiate a piedi alle visite guidate di luoghi d’interesse storico, fino alle esperienze legate alle tradizioni locali e all’artigianato.

Come Richiedere e Usare i Voucher

Per partecipare, è sufficiente prenotare un soggiorno in una struttura ricettiva in Abruzzo e utilizzare la prenotazione confermata per richiedere sul sito di Abruzzo Welcome uno o più “voucher attività”, che permettono ai turisti di selezionare e prenotare attività senza alcun costo.

Una volta ricevuta conferma della prenotazione con tutte le informazioni necessarie per partecipare, il giorno dell’attività basterà presentarsi puntuali al luogo indicato, con i voucher e i documenti di identità di tutti i partecipanti.

Attività Disponibili

Le attività offerte attraverso “Abruzzo Welcome” sono progettate per valorizzare il patrimonio naturale e culturale dell’Abruzzo. In programma ci sono passeggiate guidate nella Val Fondillo, nella Valle dell’Orfento, lungo la Via del Sale nella Valle del Fino, la visita guidata all’abbazia di Santo Spirito. I più sportivi possono scegliere tra i bike-tour dei Tre Comuni, del Piano dell’Aremogna e di Punta Rossa con partenza da Roccaraso, escursioni in e-bike sulla Majella da Caramanico Terme, oppure rilassanti attività di yoga e benessere alla Zingarella del Voltigno.

Numerose le proposte per famiglie con bambini, come l’esplorazione del Bosco delle Meraviglie con Fate e Gnomi in località Aremogna, a Roccaraso, dove a sorpresa si incontrano elfi, folletti e fate che coinvolgono i piccoli visitatori in giochi, canti e danze per vivere una giornata veramente magica. Divertimento assicurato anche al Parco Avventura di Roccaraso, un percorso acrobatico fra gli alberi accessibile a bambini e adulti, ma c’è anche la possibilità di cimentarsi in un’avvincente discesa in Mountain Cart del Montepratello, comodamente raggiungibile in cabinovia.

L’iniziativa “Abruzzo Welcome” fa parte della Strategia di Sviluppo Locale (SSL) dei GAL, cofinanziata dalla Comunità Europea, dallo Stato e dalla Regione Abruzzo, al fine di valorizzare le risorse locali integrando le filiere produttive nell’offerta turistica per renderle più attrattive, promuovere il turismo sostenibile riducendo l’impatto ambientale del turismo estivo, migliorare la qualità della vacanza offrendo esperienze autentiche ai turisti.

“Abruzzo Welcome” è parte del Progetto di Cooperazione Inter-territoriale “Abruzzo Nature Collection”, un’iniziativa volta a promuovere le risorse e le produzioni locali attraverso il tema “Natura e Sostenibilità”. Rappresenta pertanto un’opportunità unica per scoprire le bellezze naturali e culturali dell’Abruzzo, garantendo al contempo una vacanza sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

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Rocca Calascio: il castello misterioso

Il castello di Rocca Calascio è immerso tra le vette maestose ed uniche dell’Abruzzo, tra il verde intenso degli alberi e dei boschi ed il cielo azzurro, un luogo pieno di incanto e mistero. Questo antico castello, con le sue mura in pietra grigia e la sua atmosfera che sembra quasi senza tempo, è come se fosse uscito direttamente da un racconto di fantasia. È la destinazione adatta per chi cerca un’esperienza unica ed indimenticabile, per un vero e proprio viaggio nel tempo.

La notorietà di Rocca Calascio è dovuta anche ai numerosi film che sono stati girati qui, grazie proprio alla bellezza del luogo e della Rocca stessa. Il più famoso è sicuramente “Lady Hawke”, durante il quale si notano moltissimi scorci delle torri diroccate, un film del 1985 con Rutger Hauer, Michelle Pfeiffer e Matthew Broderick. Oltre a questo film, nel castello di Rocca Calascio stato ambientato anche il film “Il nome della rosa”, con cast formato da attori importanti, tra cui Sean Connery.

La magia del castello di Rocca Calascio

Il misterioso castello di Rocca Calascio è una delle fortificazioni più alte d’Italia. Infatti, si trova ad un’altitudine di circa 1.460 metri sul livello del mare. La sua posizione strategica permetteva di controllare le vie di comunicazione tra il Mar Adriatico ed il Tirreno. Questo castello ha una ricca storia, che risale all’anno Mille circa, sebbene la struttura attualmente visibile e visitabile risalga prevalentemente al quindicesimo secolo, quando la famiglia Piccolomini ampliò e fortificò ulteriormente questo castello.

Appena varcate le sue antiche mura, per i visitatori sembra di tornare indietro nel tempo, epoca in cui cavalieri e soldati popolavano questi luoghi magici. L’atmosfera è carica di storia e le pietre sembrano raccontare numerose leggende di battaglie ed amori perduti.

Oltre alla sua bellezza e alla sua storia, il castello di Rocca Calascio è avvolto da una certa aura di mistero. La leggenda narra, infatti, che il castello sia abitato da diversi spiriti e che le sue mura custodiscano antichi segreti. Queste storie di fantasmi e leggende contribuiscono a rendere il luogo ancora più affascinante, attirando così curiosi e appassionati di storia e paranormale.

Castello di Rocca Calascio al tramonto

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Il Castello di Rocca Calascio al tramonto

Panorama mozzafiato sulle montagne abruzzesi: cosa vedere a Rocca Calascio

La posizione così elevata del castello offre ai visitatori una vista spettacolare fra le meraviglie della regione Abruzzo, che abbraccia l’intero Gran Sasso, l’omonimo Parco Nazionale del Gran Sasso ed i Monti della Laga. In una giornata limpida, è possibile vedere anche il mare Adriatico, una vista che crea un connubio perfetto tra natura e storia. Questo panorama mozzafiato attira fotografi e amanti della natura da tutto il mondo, offrendo uno sfondo ideale per scatti davvero unici. Oltre a questo, le attrazioni di Rocca Calascio

Il Castello di Rocca Calascio

Il castello di Rocca Calascio, ovviamente, è la principale attrazione di questo luogo. La struttura, che venne costruita con sole pietre locali, presenta una pianta quadrata con torri angolari, tipica delle fortificazioni medievali. Sebbene in parte ormai il castello sia in rovina, mantiene intatta la sua imponenza e offre scorci suggestivi, che fanno rivivere ai visitatori l’epoca medievale.

La chiesa di Santa Maria della Pietà

Non lontano dal castello si trova la chiesa di Santa Maria della Pietà, una piccola chiesa costruita nel diciassettesimo secolo. La leggenda narra che questa chiesa, nei pressi del misterioso castello, sia stata edificata in segno di gratitudine per una vittoria contro i briganti. La sua posizione panoramica e la sua architettura semplice, ma elegante, rendono questa struttura una tappa quasi obbligata per i visitatori, dopo il Castello di Rocca Calascio.

Il borgo abbandonato di Rocca Calascio

Ai piedi del castello si trova il borgo abbandonato di Rocca Calascio. Si tratta di un piccolo villaggio, ormai abbandonato, un luogo molto affascinante da esplorare, che con le sue case di pietra e le sue strette vie fra le case di un tempo, porta il visitatore in un viaggio nel tempo. Passeggiare per il borgo di Rocca Calascio è sicuramente un’esperienza unica, quasi surreale, che permette di immaginare la vita quotidiana di un tempo.

Vista dal basso del Borgo di Rocca Calascio in Abruzzo

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Vista del Borgo e del Castello di Rocca Calascio in Abruzzo

Esperienze uniche a Rocca Calascio

Trekking ed escursioni

Per gli amanti delle camminate all’aria aperta, Rocca Calascio è un punto di partenza ideale per numerose escursioni e trekking nel bosco. I sentieri che attraversano il Parco Nazionale del Gran Sasso offrono numerosi percorsi di varia difficoltà, adatti sia ai principianti, che agli escursionisti più esperti. Escursioni assolutamente da non perdere sono quelle al Monte Prena e al Monte Camicia, che sono dei percorsi particolarmente apprezzati per la loro bellezza e per i panorami unici fra cui sono immersi.

Inoltre, grazie alla sua posizione panoramica e alla sua architettura, Rocca Calascio è un vero paradiso per i fotografi e gli amanti della fotografia, soprattutto nei momenti di alba e tramonto, dove la luce, sui boschi circostanti e sul castello, può restituire scatti unici.

Consigli pratici per la visita del castello di Rocca Calascio

Quando visitare il castello, come arrivarci e cosa portare?

Il periodo migliore per visitare Rocca Calascio è durante la primavera e l’autunno, stagioni in cui le temperature sono miti e i colori della natura sono al loro massimo splendore, soprattutto in autunno con il cambio colore delle foglie. L’estate è ideale per chi ama il caldo e le lunghe giornate di sole, mentre l’inverno, nonostante le basse temperature, è in grado di creare scenari incantevoli con la neve che ricopre il castello di Rocca Calascio e lo storico borgo.

Rocca Calascio, inoltre, è facilmente raggiungibile in auto dalla città de L’Aquila.

Per visitare il borgo di Rocca Calascio e scoprire il suo castello misterioso, è sicuramente consigliato indossare un abbigliamento molto comodo, come scarpe comode da trekking e abbigliamento a strati, dato che il clima può cambiare rapidamente, oltre che essere molto utile per percorrere i numerosi sentieri che si snodano nel Parco Nazionale del Gran Sasso.

Il castello di Rocca Calascio è molto più di una semplice destinazione turistica, in una regione, quella dell’Abruzzo, amato così tanto anche dai turisti di tutto il mondo. Si tratta, infatti, di un luogo dove storia, natura e mistero si fondono per creare un’esperienza unica ed indimenticabile per i visitatori di tutte le età, fra paesaggi naturali unici.

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Abruzzo, la regione “poco nota” d’Italia amata dagli americani

Gli americani amano le meraviglie e il modo di vivere del nostro Paese. Per questo motivo, non è difficile trovare sulle riviste e i quotidiani statunitensi degli elogi ad angoli incanti di questa bella terra. La rivista Travel + Leisure, per esempio, ha da poco scritto un lungo articolo che omaggia una nostra splendida regione, da loro definita “poco nota”: l‘Abruzzo.

Splendide città medievali, vigneti ondulati e una scena gastronomica divina

“L’Abruzzo è pieno di splendide città medievali, vigneti ondulati e una scena gastronomica divina”, inizia così il pezzo di Travel + Leisure dedicato a questa affascinante regione italiana. Per poi continuare sottolinenando che questa è anche una terra ricca di “distese di sabbia sulla costa adriatica e vette alpine incastonate tra tre parchi nazionali protetti. Ospita il 75% di tutte le specie animali, flora e fauna europee. In effetti, è così rigogliosa che viene spesso chiamata il polmone verde d’Europa”.

Sì, l’Abruzzo è tutto questo e molto altro, perché davvero qui c’è di tutto: è una regione quasi totalmente unica nel suo genere. Le attività consigliate sull’articolo scritto dalla redazione statunitense sono una più bella dell’altra, e tutte da provare almeno una volta nella vita.

Si parla di Castel del Monte, per esempio, magnifico borgo della provincia dell’Aquila che prende vita all’interno di un vero e proprio capolavoro della natura: il Parco Nazionale del Gran Sasso, ricco di biodiversità e accessibile per bambini, anziani e visitatori con limitazioni motorie.

Castel del Monte, Abruzzo

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Veduta di Castel del Monte

Dirigersi verso Castel del Monte è come fare un viaggio nel passato, poiché permette di contemplare le bellezze dell’arte e della natura allo stato puro. Parliamo di un luogo, infatti, che si  distingue per essere uno dei borghi più suggestivi e caratteristici della regione, anche grazie al suo alto patrimonio storico di grande valore culturale.

Il Parco Nazionale del Gran Sasso, dal canto suo, è contrassegnato come area protetta sin dal 1995 e presenta aree dedicate alla mountain bike e all’equitazione. L’articolo continua poi raccontando un altro vero e proprio capolavoro della zona: l’altopiano di Campo Imperatore, anche chiamato il “Piccolo Tibet” d’Abruzzo per le “sue vedute himalayane”, si può leggere nel pezzo.

Campo Imperatore ospita uno dei comprensori sciistici più moderni e attrezzati di questa zona d’Italia, ma anche un patrimonio naturale che attira visitatori e turisti in ogni periodo dell’anno: in estate è la meta perfetta per tutti coloro che desiderano fuggire dal caldo cittadino per organizzare escursioni in mezzo alla vegetazione più radiosa.

Alcune righe sono rivolte anche alla Via Verde, una magnifica ciclovia (attualmente in fase di completamento) che percorre uno dei tratti di costa più suggestivi dell’Adriatico: è immersa nella natura della Costa dei Trabocchi. Ed è proprio lungo questo magnifico litorale che si sviluppa la Riserva Naturale di Punta Aderci, posto dall’immensa bellezza e biodiversità e costellata da spiagge accoglienti e ancora selvatiche, poiché totalmente tutelate dell’opera dell’uomo.

Riserva Naturale di Punta Aderci

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La straordinaria Riserva Naturale di Punta Aderci

Cosa mangiare e bere in Abruzzo

Una terra spettacolare, l’Abruzzo, e in cui poter mangiare e bere anche cose buonissime e preparate secondo ricette tradizionali imperdibili. Per questo motivo, l’articolo sottolinea che la “posizione pastorale e costiera dell’Abruzzo rende possibile una cucina diversificata a base di frutti di mare, legumi e carni che vanno dal montone al maiale, come gli spiedini di montone leggermente salati chiamati arrosticini”.

L’autore dell’articolo invita anche i suoi lettori a fare un salto presso le varie sagre regionali, in modo da poter provare diverse delizie tra cui la ventricina, i carciofi e il pane appena sfornato. Poi ancora gli spaghetti alla chitarra fatti a mano da più di 200 anni, spesso serviti con pomodoro a base di polpette, e il brodetto alla pescarese, uno stufato di pomodori cotti lentamente, di peperoni, aglio e piccoli pesci che vanno dalle triglie alle ali di razza. Infine gli eccezionali dolci regionali, come i confetti e lo straordinario torrone al cioccolato dell’Aquila, chiamato torrone Nurzia.

Oltre a mangiare, però, in Abruzzo si beve anche molto bene, a tal punto che l’autore specifica che “nessuno che si è tirato indietro davanti a una o due degustazioni di vino”. La regione, infatti, con la sua vicinanza al mare e agli Appennini gode di un clima mediterraneo ideale per la coltivazione delle uve, tanto che qui ci sono circa 250 aziende vinicole che producono più o meno 1,2 milioni di bottiglie all’anno.

Arrosticini abruzzese

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Degli ottimi arrosticini

A Chieti, nota come “la Terrazza d’Abruzzo” e una delle città più antiche di Italia, si produce la maggior parte dei vini abruzzesi, inclusa l’ambita etichetta DOC che rileva il più alto livello di garanzia della qualità. Tra i vini da non perdere si segnalano il Montepulciano d’Abruzzo, il Trebbiano d’Abruzzo, il Pecorino e il Cerasuolo, un ottimo rosato abruzzese.

Insomma, l’Abruzzo è per gli americani una regione “poco nota” d’Italia, ma senza ombra di dubbio una terra che vale la pena esplorare perché nel suo territorio sono contenute alcune bellezze (e bontà) che il mondo intero ci invidia.

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Transiberiana d’Italia: un viaggio meraviglioso per scoprire una terra unica

Avete mai viaggiato sulla Transiberiana d’Italia? Si tratta di un treno panoramico che offre un lungo itinerario in giornata attraverso gli Appennini dell’Abruzzo e del Molise, in una terra aspra e selvaggia che regala visioni mozzafiato. Sembra davvero di essere catapultati ai confini del mondo conosciuto, in lande ancora inesplorate: ecco quali sono le occasioni imperdibili per affrontare questa incredibile esperienza.

Cos’è la Transiberiana d’Italia

La necessità di collegare i territori da una parte all’altra dell’Appennino Centrale si fece sentire verso la fine dell’800, quando venne progettata una nuova ferrovia per unire il Tirreno all’Adriatico. Fu così che, nel 897, venne inaugurata la Transiberiana d’Italia, conosciuta anche come Ferrovia dei Parchi – perché attraversa il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e quello della Majella. Purtroppo, durante la Seconda Guerra Mondiale la tratta venne pesantemente danneggiata dai bombardamenti e rimase inagibile per oltre 15 anni.

Dovemmo attendere il 1960 per il pieno ripristino dell’itinerario, quando la linea cominciò ad essere usata anche per il trasporto commerciale. Tuttavia, nel corso degli anni la sua importanza venne via via meno, fin quando – tra il 2010 e il 2011 – i viaggi vennero sospesi completamente. Per fortuna, nel 2017 vennero istituite le Ferrovie Storiche d’Italia, nell’ambito di un progetto volto a valorizzare, a livello turistico, le tratte più panoramiche del nostro Paese. E la Transiberiana d’Italia ne è senza dubbio parte, finalmente tornata attiva per condurre i suoi passeggeri alla scoperta di paesaggi da favola.

Ma qual è l’origine del suo nome così particolare? Dobbiamo tornare indietro nel tempo, fino al 1980: in quell’anno, il giornalista Luciano Zeppegno descrisse sulla rivista Gente Viaggi il lungo itinerario in treno, suddiviso in 10 tappe, attraverso l’Appennino italiano. L’incredibile bellezza degli altipiani abruzzesi innevati suscitò in lui il ricordo dei suggestivi panorami della steppa siberiana in inverno, tanto da far nascere il soprannome Transiberiana d’Italia. E ancora oggi rimane vivo in tutti coloro che affrontano questa avventura meravigliosa.

Il percorso panoramico

L’itinerario della Transiberiana d’Italia è lungo appena 128 km, ma è uno dei più suggestivi del nostro Paese. Come abbiamo visto, attraversa due parchi nazionali nel cuore dell’Abruzzo e conduce sino in Molise, affrontando gli impervi panorami degli Appennini. È oggi diventata una vera e propria attrazione turistica, soprattutto nei tratti di montagna in cui tocca una pendenza del 28%, offrendo una vista mozzafiato sul mondo circostante. Lungo il tragitto, il treno attraversa ponti e viadotti, oltre a ben 58 gallerie.

Il viaggio ha inizio a Sulmona e si conclude a Isernia, affrontando un itinerario che può variare durante il corso dell’anno, a seconda delle condizioni climatiche. Tra le più belle località toccate dal treno storico ci sono sicuramente Campo di Giove, Palena, Rivisondoli, Pescocostanzo, Castel di Sangro e Roccaraso: sono tutti piccoli borghi di montagna, presso i quali sorgono rinomate stazioni sciistiche che consentono agli amanti degli sport sulla neve di vivere l’inverno senza dover andare troppo lontano da casa.

Le date per la primavera-estate 2024

La primavera è la stagione perfetta per vivere la magia della Transiberiana d’Italia: le prossime date sono previste per domenica 19 maggio, sabato 25 maggio, sabato 1° giugno, domenica 2 giugno e domenica 23 giugno. Ma ci sono molte partenze anche in estate, per chi preferisce viaggiare durante la stagione calda: domenica 21 luglio, domenica 28 luglio, domenica 4 agosto, sabato 10 agosto, domenica 11 agosto, sabato 17 agosto, domenica 18 agosto, sabato 24 agosto, domenica 25 agosto, sabato 31 agosto, domenica 1° settembre, domenica 8 settembre, domenica 15 settembre e domenica 19 settembre potrete salire a bordo del treno storico e scoprire panorami da sogno.

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Cosa sono i trabocchi, le palafitte senza tempo sul Mare Adriatico

Sono il segno del passato, di tradizioni e di cultura: stiamo parlando dei trabocchi tipiche palafitte costruite dai pescatori che punteggiano la costa dell’Abruzzo, ma non solo.

A guardarli sembrano come guardiani silenziosi, che si protendono verso il mare restando ancorati alle rocce della terraferma: sono macchine da pesca realizzate in legno, che si collegano alla costa tramite dei ponticelli e dotate di una rete che serve a intercettare i pesci.

Si trovano affacciati sul Mar Adriatico, alcuni a Pescara, numerosi nella Costa dei Trabocchi, ma poi anche fuori regione in Puglia. Oggi molte di queste strutture si sono trasformate e ospitano locali molto suggestivi, ma una cosa è certa: non hanno perso il loro fascino, lo stesso che li ha resi irresistibili ai nostri occhi e a quelli di artisti come D’Annunzio.

Cosa sono i trabocchi

Se si parla della storia dei trabocchi, trabocco al singolare, allora bisogna fare un deciso passo indietro nel tempo. Pare infatti che possano essere stati inventati dai Fenici. Ma una cosa è certa, i primi documenti a riguardo in Abruzzo risalgono a tempi più recenti: ovvero al XVIII secolo.

Pensati per permettere ai pescatori di non utilizzare le barche e uscire in mare, grazie ai loro appositi bracci in legno permettevano di gettare la rete al largo, dove poteva incontrare branchi di pesci. Pare, però, che inizialmente la loro realizzazione in Abruzzo sia dovuta a delle opere di dissodamento e che al termine dei lavori sia stata cambiata la loro destinazione d’uso.

Lo stesso è accaduto oggi: se si programma una vacanza in Abruzzo vale la pena mangiare sugli antichi trabocchi trasformati in ristoranti. Luoghi davvero suggestivi per un’esperienza indimenticabile e cattura una delle anime di questi luoghi.

Costa dei Trabocchi in Abruzzo, immergersi nella bellezza

Sono diversi, punteggiano quel tratto di terra che incontra il mare come antichi osservatori e oggi sono diventati luoghi unici da raggiungere se si programma una vacanza lungo la Costa dei Trabocchi.

Si estende lungo circa 40 chilometri, nella provincia di Chieti, tocca diverse località ed è un itinerario fatto di bellezza. C’è quella che regala il paesaggio con le spiagge che mutano sotto lo sguardo: da quelle sabbiose, a quelle in ciottoli. E poi le falesie. In un continuo mutamento di paesaggio che lascia senza fiato.

E poi ci sono i luoghi storici, quelli in cui riecheggia il passato. Ad Ortona, ad esempio, ci sono il Castello Aragonese e la Torre Mucchia, oppure Vasto con le sue tante bellezze e, ancora, a San Vito Chietino l’Eremo Dannunziano dove ha vissuto il poeta Gabriele D’Annunzio. Tra le altre località da visitare vi è anche Rocca San Giovanni che fa parte dei Borghi più belli d’Italia, dove dedicarsi alle immersioni, alla sua costa bellissima, ma anche a passeggiate.

I trabocchi oggi

Tra le strutture più celebri vi è Trabocco Turchino a San Vito Chietino di cui parla lo stesso Gabriele D’annunzio in Trionfo della Morte definendolo: “La grande macchina pescatoria simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano”.

Tantissimi quelli dove si può mangiare per vivere un’esperienza davvero indimenticabile che coinvolge tutti i sensi. I particolare la vista, che si perde lungo l’orizzonte del mare, l’udito, che può ascoltare la musica che regala lo sciabordio dell’acqua, e il gusto, apprezzando i piatti tipici della zona.

Trabocchi a Pescara

Nonostante sia leggermente fuori dalla zona dove queste strutture sono molto numerose, anche a Pescara vi sono i trabocchi. Nello specifico nella zona de molo nord. Vale la pena visitarli, fanno parte della storia e della cultura di questi luoghi e regalano scatti da cartolina. Luoghi senza tempo, che raccontano di un passato operoso, fatto di intuizioni, reti gettate nel mare, di pesca e di vita dura e semplice.

 

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Clipper Hotel & Residence: ideale per una piacevole fuga in Abruzzo

Il Clipper Hotel & Residence è l’ideale per risvegliare i sensi. La sua posizione permette di godere del meraviglioso panorama offerto dalle colline verdeggianti e del Gran Sasso, fino al blu del mare, già premiato con la bandiera blu d’Europa grazie alla buona salute di cui gode la sua acqua. Il Clipper Hotel & Residence è il luogo perfetto per una vacanza in Abruzzo all’insegna del relax ma anche della cultura.

Un accogliente hotel a conduzione familiare

La sua posizione strategica permette infatti di raggiungere sia la spiaggia bagnata dal Mar Adriatico in pochi passi, sia di effettuare suggestivi tour in bicicletta alla scoperta delle bellezze artistiche di Giulianova e anche immersioni totali nella natura. Immancabili le visite al Parco Nazionale d’Abruzzo con itinerari a piedi, in bici o a cavallo, al Parco Nazionale della Majella o al Parco Nazionale del Gran Sasso. Non mancano neppure le riserve marine come Torre del Cerrano col suo Museo del Mare. Per chi preferisce i piccoli borghi medievali invece ce n’è per tutti i gusti: da Atri a Campi, da Castelli a Civitella del Tronto.

Clipper Hotel & Residence
Clipper Hotel & Residence

Contraddistinto da un’atmosfera cortese, informale e allo stesso tempo elegante, dove spicca una minuziosa attenzione ai dettagli. Clipper Hotel & Residence, tre stelle lusso, dispone di spiaggia privata, beach club, animazione e ristorante, parcheggio coperto e reception 24h. E con i suoi servizi, dal b&b, alla mezza pensione all’all-inclusive, è pronto a rispondere alle esigenze di tutti clienti. Cosa aspetti? Visita il sito hotelclipper.com e scopri tutto sulle offerte per la stagione 2024.

hotel clipper - Giulianova - Abruzzo - vacanza
Clipper Hotel & Residence

Grazie ai 35 km di pista ciclabile che collegano tutta la Costa Giardino da Roseto degli Abruzzi a Martinsicuro, è possibile andare alla scoperta della buona cucina e del buon vino nelle affascinanti aziende agricole e cantine vinicole dove è possibile assaggiare i migliori prodotti locali a km 0, degustare le ricette tipiche della cucina abruzzese con piatti semplici ma gustosi a base di carne, formaggi e verdure autoctone.

Bellezze da scoprire

Tutte bellezze che si possono scoprire anche tramite itinerari personalizzati, realizzati a misura dallo staff del Clipper Hotel & Residence.

hotel clipper - Giulianova - Abruzzo - vacanza
Clipper Hotel & Residence

Se stai pensando di organizzare la tua prossima vacanza al mare, la spiaggia privata dell’Hotel Clipper saprà come conquistarti. Situata a soli 50 metri dalla struttura ricettiva, è fatta di sabbia fine che degrada dolcemente nel mare Adriatico e conta anche un Beach Club dove è possibile usufruire di bar, ristorante, attrezzature sportive e tanto altro.