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Naro, la località siciliana conosciuta come la “Fulgentissima”

Una perla medievale e barocca della Sicilia, ai più ancora sconosciuta. Naro è uno scrigno inesauribile di tesori artistici e storici, custode di un passato denso di avvenimenti che l’ha resa unica nel tempo. Ancora oggi, il passo rallenta per il desiderio di ammirare ogni preziosa testimonianza lasciata da chi ha fatto di questo borgo un luogo di una bellezza abbagliante, da meritarsi l’appellativo di “Fulgentissima”.

Naro, quando la storia si sposa con la leggenda

Siamo a circa 35 km da Agrigento, dove Naro se ne sta scenograficamente appollaiata sul pendio di un colle, a 593 metri sul livello del mare. Uno dei più bei belvederi della Sicilia, la cui veduta si estende fino all’Etna, alle Madonie, al mare di Licata e Sciacca. La sua posizione elevata e naturalmente protetta l’ha reso un luogo particolarmente ambito in tutte le ere. Testimonianze archeologiche attestano l’esistenza di insediamenti umani già in epoca preistorica.

Le sue origini millenarie hanno dato vita, nel corso dei secoli, alla leggenda e al mito. Esistono, infatti, diverse ipotesi sui primi abitanti della città, prima fra tutte quella che la vorrebbe fondata dai Giganti, avvalorata, tra gli altri, da Paolo Castelli (Storia di Naro) e Fra Salvatore Cappuccino (La Fenice). Quest’ultimo, rifacendosi all’archivio del Regio Ufficio Giuratorio, Foglio 1, riporta la notizia che “nel XV secolo, quando si doveva costruire il cappellone della chiesa madre, si rinvenne nelle fondamenta abbondanza di crani, cannelle, denti ed altre ossa gigantesche“.

Alcuni studiosi la identificano, invece, con l’antica Camico, città costruita da Dedalo per Cocalo, re dei Sicani, oppure sempre fondata dai Sicani con il nome di Indàra o Inico. Altri ancora la identificano con Akràgas Ionicum, colonia dell’antica Gela fondata nel 680 a.C., otto anni dopo la stessa Gela e cento anni prima di Akragas Doricum (l’attuale Agrigento).

L’opinione più diffusa è, però, quella che pone l’origine di Naro e del suo nome Nar (fuoco) – e non da Nahr (fiume) – all’epoca saracena. Ciò che si sa con certezza, è che Naro e il suo territorio, profondamente inserito nella storia della Sicilia, è stata crocevia di popoli e di civiltà, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Durante il periodo romano la città, che probabilmente portava il nome di Carconiana, acquisisce una vocazione agricola che ne caratterizzerà la storia dei secoli successivi. Nel suo territorio sono emersi resti di insediamenti paleocristiani, in particolare catacombe, e di ville romane.

Il fascino medievale di Naro, la “Fulgentissima”

Durante il periodo arabo, Naro venne ampliata e fortificata, riuscendo a resistere alla conquista normanna fino al 1086, quando, dopo quattro mesi di assedio, cadde ad opera del Conte Ruggero. Nel 1223 venne nominata città parlamentare e chiamata “Fulgentissima” da Federico II di Svevia, che le diede tale titolo nel parlamento di Messina, annoverandola fra le 23 Regie o Parlamentarie del Regno di Sicilia. Con quell’appellativo viene tutt’oggi identificata e ricordata.

Nel Medioevo, Naro si presenta piccola e chiusa da una cinta di imponenti mura merlate, costruita nel XIII secolo. Il monumento medievale di maggiore rilievo è il Castello dei Chiaramonte, dal nome dell’illustre famiglia che dominò Naro per più di un secolo, uno dei più importanti e meglio conservati in Sicilia. Un altro capolavoro d’arte, andato nel tempo in rovina, è il Duomo Normanno, di cui rimangono solo i muri perimetrali, ma ciò non ha scalfito il suo fascino antico.

A Matteo Chiaramonte si deve anche la costruzione della Chiesa di Santa Caterina, più volte restaurata, uno dei monumenti più rappresentativi dello stile gotico-normanno, e tra i più prestigiosi dell’isola. La città ha altre importanti testimonianze medievali da ammirare, tra cui l’Oratorio di Santa Barbara e la Chiesa del Santissimo Salvatore.

Il Castello dei Chiaramonte a Naro

Fonte: iStock

Il Castello dei Chiaramonte, dal fascino medievale

Le attrazioni barocche di Naro

Altrettanto affascinante il percorso barocco, che porta alla scoperta di numerose chiese. A partire dalla Chiesa di San Calogero, il Santo Patrono di Naro, edificata nel 1599. Caratteristica la facciata barocca e l’interno a una navata in stile rinascimentale, impreziosito da dipinti di artisti contemporanei. Dal santuario, scendendo delle scale, è possibile accedere alla cappella sotterranea, al cui interno si trova la grotta dove il santo viveva da eremita, all’interno della quale è conservata, sopra l’altare principale, la statua a lui dedicata. La Chiesa è meta di molti fedeli che vengono a ringraziare San Calogero per le grazie ricevute, spesso portando al Santuario delle forme di pane modellate come le parti del corpo guarite per intercessione del patrono di Naro, venerato come santo taumaturgo.

Da visitare anche la Chiesa del Santissimo Salvatore, costruita nel 1398, conosciuta anche come “‘A Batìa“, dalla originale facciata, arricchita di elaborati intagli di tufo. Più avanti si trova la Chiesa di San Nicolò di Bari, edificata con l’annesso convento nel 1618, forse sui resti dell’antica pieve di San Nicolò di Bari, Vescovo di Mira. Ebbe inizialmente il nome di San Giuseppe, mentre il convento fu chiamato “Collegio degli orfani”. Nei pressi ci si imbatte anche nella Chiesa Madre, risalente al 1619, destinataria del prezioso patrimonio artistico appartenuto al Duomo. Accanto, emerge il Collegio dei Gesuiti, con il suo bellissimo il portale d’ingresso in stile barocco.

In piazza Padre Favara spicca, invece, la Chiesa di Sant’Agostino, la cui costruzione, iniziata nel 1707, seguì quella dell’annesso convento del XIII secolo. Al suo interno sono custodite preziose opere d’arte in legno. Da non perdere, infine, la Chiesa e l’ex Convento di san Francesco, quest’ultimo oggi sede del Palazzo di Città, cui si accede dal chiostro settecentesco. Fondati nel XIII secolo, sono stati rimaneggiati e ampliati, fino a raggiungere la fisionomia attuale nel XVII secolo. La facciata della chiesa rappresenta la manifestazione più alta dello stile barocco siciliano.

L’area archeologica nei pressi di Naro

Una volta a Naro, non perdetevi una visita alla vasta necropoli paleocristiana, in contrada Canale, nei pressi del borgo, risalente al V-V secolo d.C, oggi inserita in un bellissimo giardino di agrumi. È formata da quattro ipogei, tutti organizzati intorno a un lungo corridoio centrale, il più vasto dei quali è l’ipogeo A, noto con il nome di Grotta delle Meraviglie. Dall’ipogeo B provengono, invece, lucerne africane, decorate sul disco con simboli propri del culto cristiano: l’agnello, l’albero della vita, il pesce guizzante. Grazie ai reperti ceramici rivenuti negli ipogei, si è potuta determinare la datazione della necropoli, che testimonia l’importanza del territorio di Naro già in epoca tardoantica.

Panorama di Naro al tramonto

Fonte: iStock

Un bellissimo panorama di Naro, perla della Sicilia
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Tutte le meraviglie del Parco Archeologico Neapolis di Siracusa

Uno dei siti senza dubbio più sorprendenti della Sicilia è il Parco Archeologico Neapolis di Siracusa, che si sviluppa sul colle Temenite e che custodisce le testimonianze più significative della Siracusa greca e romana.

Simbolo dell’espansione della città all’epoca del tiranno Gelone, oggi Neapolis, oasi protetta, dona l’emozione di passeggiare in un contesto naturale straordinario, proprio laddove Eschilo, 2500 anni fa, portava in scena le sue opere immortali.

Cosa vedere al Parco Archeologico Neapolis di Siracusa

Il Parco Archeologico Neapolis consente di conoscere da vicino la storia millenaria di Siracusa e, autentico museo a cielo aperto, di ammirare tesori unici al mondo.

Scopriamo allora nel dettaglio le sue meraviglie.

L’Anfiteatro Romano

Il primo monumento che si incontra all’ingresso del Parco è l’Anfiteatro Romano, di probabile età augustea, il più grande dell’isola.

Tipicamente romano in una realtà d’impronta greca, presenta ben conservata la parte dell’arena dove si svolgevano le lotte dei gladiatori e una cavea ellittica su tre livelli con portico sovrastante. Al di sotto di essa, è ancora visibile il tunnel di servizio per gli accessi.

Al centro dell’arena, ecco una “misteriosa” vasca quadrangolare che, forse, serviva da supporto agli spettacoli.

L’Ara di Ierone II

Si tratta del più maestoso altare del mondo greco, realizzato dall’ultimo dei tiranni di Siracusa, Ierone II, e dedicato a Zeus Eleutherios, “liberatore”.

Vantava una lunghezza di quasi 200 metri e una larghezza di oltre 20: oggi, rimane la parte scavata nella roccia.

Sulla base della tradizione, le feste celebrative per ricordare la messa in fuga del tiranno Trasibulo esigevano il sacrificio di ben 450 animali.

I sacrifici avvenivano sul piano della mensa, cui si giungeva attraversando due rampe colorate.

Il Teatro Greco e un paesaggio che lascia senza fiato

Costruito su volere di Gelone dall’architetto Damokopos, chiamato Myrilla, è uno dei monumenti più famosi del Parco di Neapolis nonché uno dei teatri più ampi e importanti del Mondo Antico per cui Eschilo scrisse e mise in scena nel 476 a.C. l’opera “Le Etnee”.

Ricavato nella roccia del Temenite, il Teatro Greco (che poteva ospitare circa 12.000-14.000 spettatori) presenta una grande cavea con 67 ordini di gradini e lungo il corridoio conserva iscrizioni in greco che riportano il nome di Zeus Olimpio.

Sedersi sui gradini in pietra è pura emozione e riporta con la mente a quando Siracusa era centro della cultura teatrale, dalle commedie doriche al mimo.

Risalendo la collina, è poi il panorama a diventare protagonista e a incantare donando la vista, in un colpo solo, di tutta la baia di Siracusa. Alle spalle, invece, ecco il ninfeo, e svariate nicchie e grotte scavate nella roccia, utilizzate in epoca cristiana come tombe.

E, tra le antichità, si ha anche l’occasione di vedere un “moderno” mulino settecentesco.

La Latomìa del Paradiso e le sue bellezze

Dopo aver sceso una scalinata, ci si ritrova nella Latomìa del Paradiso, un favoloso “giardino lussureggiante” plasmato da cipressi, pini, ulivi, ficus, agrumi, palme da dattero e melograni, una dimensione idilliaca dove la natura incontra i resti archeologici in perfetta armonia.

I fianchi della vallata presentano grotte artificiali tra cui spicca la Grotta dei Cordari, dove venivano realizzate in maniera artigianale corde di ogni tipologia, e, soprattutto, l’Orecchio di Dioniso, grotta artificiale alta 23 metri dalla caratteristica forma “a esse”. L’eco al suo interno è a dir poco eccezionale tant’è che il tiranno Dioniso poteva così ascoltare dall’esterno le parole dei prigionieri lì detenuti.

Parco di Neapolis, informazioni pratiche

Il Parco di Neapolis è aperto tutti i giorni, dalle 8:30 alle 15:30, con orari che si prolungano fino alle 16.45 durante i giorni festivi. Per ogni eventuale modifica/variazione, è consigliabile consultare la sezione avvisi del sito.

Il biglietto d’ingresso ha un costo di 16,50 per gli adulti, 9,75 per i ragazzi dai 18 ai 25 anni mentre è gratuito per i minorenni.

Il Parco, in Via Paradiso 14 a Siracusa, mette a disposizione una vasta gamma di servizi tra cui:

  • audioguide;
  • visite guidate della durata di due ore circa da prenotare in anticipo;
  • bookshop;
  • ristoranti e caffetterie;
  • punto informazioni.
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In Italia sta per (ri)nascere una magnifica ferrovia

È lunga solo una manciata di km, ma attraversa un paesaggio da sogno e, per questo motivo, ben si presta a diventare una linea ferroviaria turistica: si tratta dell’itinerario ferrato Alcantara-Randazzo, che collega il piccolo borgo dell’entroterra catanese con il comune di Giardini-Naxos, dove si trova la stazione di Alcantara. Questo splendido angolo di Sicilia tornerà presto a rivivere, grazie ad un progetto turistico molto interessante. Scopriamo a che punto sono i lavori per la “nuova” ferrovia.

La ferrovia Alcantara-Randazzo

Partiamo da qualche cenno storico: la ferrovia Alcantara-Randazzo nasce dall’esigenza di collegare l’entroterra della Sicilia orientale alle grandi città lungo la costa, come Messina e Catania. Il primo progetto risale nientemeno che alla seconda metà dell’800, ma vogliono molti anni prima che inizino i lavori. La sua realizzazione ha luogo dunque tra il 1928 e il 1959, quando finalmente la linea ferroviaria viene inaugurata. Tuttavia, nel 1981 una violenta eruzione dell’Etna dà vita ad una colata lavica che interrompe il percorso ferrato – così come la vicina ferrovia Circumetnea.

I lavori di recupero durano un paio d’anni, e nel 1983 finalmente la circolazione viene ripristinata. Ma le disavventure non finiscono qui: nel 1994 la linea viene nuovamente interrotta, stavolta per lavori di ammodernamento – che effettivamente hanno luogo, come ad esempio l’automatizzazione dei passaggi a livello e la creazione di una nuova fermata, quella di Gole Alcantara. Ma la ferrovia non viene mai più riaperta, ad eccezione di qualche viaggio turistico in treno d’epoca negli anni subito successivi alla chiusura. Nel 2002 ne viene annunciata la dismissione, portata a compimento nel 2011. Eppure, c’è un nuovo destino per l’Alcantara-Randazzo.

Il progetto e lo stato dei lavori

Sebbene la ferrovia non sia mai stata sfruttata adeguatamente, ha un indubbio valore turistico: il tragitto passa infatti accanto alle celebri gole dell’Alcantara, uno dei paesaggi naturali più suggestivi della Sicilia. Perché dunque non valorizzare questa linea ferroviaria? Negli anni scorsi è stato approvato un nuovo progetto per la rimessa in sesto della ferrovia, grazie ai fondi stanziati dal Ministero della Cultura nell’ambito degli interventi previsti dal PNRR. La prima fase riguarda il recupero del tratto tra le stazioni di Alcantara e Motta Camastra, un percorso di 13 km.

I lavori sono iniziati: i primi 3 km sono già percorribili con mezzi ferroviari, mentre i successivi sono in fase di bonifica. C’è ancora molto da fare, e l’inaugurazione di questo primo tratto è prevista solo per il 2026. In seguito, si procederà con il restante percorso (per un totale di circa 37 km) sino alla stazione di Randazzo, che è ormai da tempo in disuso. L’itinerario è particolarmente suggestivo: si parte dalla stazione di Alcantara, che è ancora oggi uno scambio lungo la ferrovia ionica Messina-Catania. Il tracciato si dirige verso l’entroterra, seguendo la valle del fiume Alcantara, lungo il versante settentrionale dell’Etna.

La ferrovia è piuttosto tortuosa e quasi interamente in salita, lungo la quale si incontrano 13 viadotti e 8 gallerie. Una delle tappe è la stazione di Motta Camastra, da cui è facilissimo raggiungere il vicino centro abitato. Il percorso attraversa poi per ben tre volte il fiume San Paolo, affluente dell’Alcantara, per arrivare alla stazione di Francavilla di Sicilia e, subito dopo, a quella di Castiglione di Sicilia. L’itinerario termina a Randazzo, dove in passato venne realizzata una stazione già pronta a trasformarsi in passante, con l’idea di realizzare un prolungamento della ferrovia verso l’alta valle del Simeto, ovviamente mai andata in porto.

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Dalla Sicilia alla Scozia in treno: il tour imperdibile

Tra le modalità di viaggio più amate (dagli italiani e non solo) c’è il treno. Merito del fatto che è un mezzo di trasporto sostenibile, ma anche perché permette una certa comodità e la possibilità di ammirare dei panorami che mutano chilometro dopo chilometro. Di spostamenti su rotaia che tolgono il fiato ce ne sono tantissimi, ma il tour di cui vi stiamo per parlare è un vero unicum, perché va dalla Sicilia alla Scozia (e viceversa).

L’itinerario in treno in otto tappe

Si compone di otto affascinanti tappe l’itinerario in treno ideato da Rocco Forte Hotels, una catena alberghiera con indirizzi iconici, che portano dallo straordinario mosaico di colori dei paesaggi siciliani ai profondi e misteriosi panorami della Scozia. Il tutto fermandosi in luoghi da sogno e alloggiando in alberghi che rimettono al mondo.

Un viaggio che si pone l’obiettivo di valorizzare gli spostamenti a ritmo lento, mentre si utilizza un mezzo a ridotto impatto ambientale. Un itinerario che consente di posare lo sguardo sugli scenari diversificati che caratterizzano il tratto tra il Golfo di Palermo e Messina o le splendide vette alpine che toccano i cieli presso il Passo del Brennero.

Gli ospiti a bordo del treno possono godere di una completa autonomia durante tutto il percorso, personalizzabile sia nella direzione di viaggio sia nelle fermate che lo compongono e nella durata del soggiorno nelle diverse città.

Le magnifiche destinazioni

Si parte dalla magnifica città di Palermo e più precisamente da Villa Igiea, storico hotel di lusso cittadino che si affaccia sul mare, dove gli ospiti possono lasciarsi avvolgere dal calore dell’ospitalità locali e del caldo sole del Mediterraneo. Si risale, poi, verso la nostra magnifica Capitale, Roma, per soggiornare presso l’Hotel de Russie, il cui vero nome è Palazzo Lucernari e che si distingue per essere un edificio costruito da Giuseppe Valadier, sito presso il magnifico centro storico della Città Eterna. Una vera e propria oasi di pace, anche grazie all’iconico giardino circondato da imponenti alberi di pino e agrumi fioriti.

La tappa successiva è un altro vero e proprio capolavoro italiano: Firenze, culla del Rinascimento e una delle città d’arte più importanti del nostro Paese. Da queste parti il soggiorno è presso l’Hotel Savoy, magnifico e storico palazzo che si erge sul sito delle antiche case-torri dei Medici e della chiesa di San Tommaso, con il suo affaccio unico direttamente su Piazza della Repubblica.

Il viaggio su rotaia continua sconfinando oltre l’arco alpino fino ad arrivare a Monaco di Baviera, città che ha tantissimo da raccontare e che merita una visita anche per i musei, alcuni dei quali tra i più famosi d’Europa. Non sono di certo da meno le bellezze architettoniche, le chiese del centro storico e tutto ciò che questo suggestivo angolo d’Europa ha da offrire.

Di nuovo in viaggio ma questa volta con direzione Berlino, una delle città europee più vivaci, caratterizzata da un mix eclettico fra architettura moderna e classica. Dalla Germania il passaggio è attraverso il Belgio, con una sosta nell’affascinante Hotel Amigo, un palazzo con 500 anni di storia e con una pavimentazioni fatta di ciottoli che originariamente erano usati nelle vie circostanti della città.

Si arriva poi a Londra, città che non ha bisogno di troppe presentazioni, per poi terminare il viaggio ad Edimburgo, in Scozia. Un luogo che, senza ombra di dubbio, è in grado di far sognare: regala scorci pittoreschi ai libri di Harry Potter e tanti altri luoghi di prezioso interesse, una località che è un un concentrato di magia.

Perfetto per romantici, famiglie e moderni esploratori, questo Grand Tour su rotaie è una straordinaria avventura di viaggio lento in cui autonomia e lusso si fondono armoniosamente, permettendo un’immersione unica nello splendore del nostro continente.

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In Sicilia nasce l’itinerario dell’acqua: i luoghi

Sono ormai molte le persone che scelgono di fare una vacanza attiva alla scoperta di luoghi bellissimi: il trekking è una delle attività preferite, ed è per questo che in tutta Italia continuano a nascere nuovi itinerari, per ampliare un’offerta sempre più ricca. È in questo contesto che, in Sicilia, vede la luce un tour davvero speciale. Si tratta di un’iniziativa volta a far conoscere il patrimonio idrico delle Madonie, attraverso i posti che forniscono acqua alla città di Palermo. Ecco cosa sappiamo.

La nuova associazione per il turismo sostenibile

La Sicilia è una delle mete turistiche per eccellenza, soprattutto durante il periodo estivo. Ma non sono solo le sue spiagge a regalarci sorprese: l’associazione LOTs – Libero Osservatorio Territoriale sud nasce con il proposito di sostenere un turismo più sostenibile e responsabile, focalizzato alla scoperta di luoghi meno conosciuti. L’obiettivo principale consiste non soltanto nel promuovere una soluzione al problema dell’overtourism, ma anche nel recuperare l’identità di borghi e località rurali che meritano di essere valorizzate.

Fondata nel 2020, l’associazione si propone di dare un’alternativa alla narrativa turistica mainstream della Sicilia. E uno dei modi migliori per farlo è a passo d’uomo: nuovi itinerari di trekking offrono la possibilità di esplorare il territorio in una vacanza slow che sempre più spesso fa presa sui turisti. Gli operatori di LOTs hanno così individuato alcuni tour che ci consentiranno di scoprire il volto più autentico dell’isola. Il primo è l’itinerario “Salti d’Acqua”, la cui inaugurazione è prevista per il 16 marzo 2024. Vediamo di cosa si tratta.

L’itinerario “Salti d’Acqua”

Le Madonie rappresentano l’ultimo tratto dell’Appennino Siculo, le cui propaggini arrivano sin quasi alla costa. È qui che si sviluppano numerosi corsi d’acqua, i quali forniscono preziose risorse idriche anche alla città di Palermo. L’itinerario “Salti d’Acqua” è dunque dedicato ad un elemento fondamentale, che sostiene la vita e che dobbiamo proteggere ad ogni costo. Purtroppo, le sorgenti situate nelle Madonie sono oggi a rischio, a causa di incuria e trascuratezza. I siti in cui si trovano sembrano quasi essere stati dimenticati.

Ecco dunque che il tour potrebbe tornare a valorizzare luoghi di importanza vitale, consentendo al tempo stesso ai turisti di immergersi in una natura ricca di suggestioni. “Immersi tra i monti occidentali delle Madonie, risaliremo l’abitato di Scillato alla ricerca delle sorgenti che forniscono acqua alla città di Palermo” – spiegano Francesca Gattello, Zeno Franchini e Martina Motta, fondatori di LOTs. Durante il percorso, ci sarà la possibilità di approfondire alcuni temi di grande rilievo, come lo sfruttamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche.

Ma quali sono le tappe del tour “Salti d’Acqua”? Una volta raggiunto il borgo di Scillato, si salirà verso le pendici del Monte Fanusi dove si trova un importante acquedotto, raggiungendo poi il paesino di Sclafani Bagni. Quest’ultimo racchiude un antico stabilimento termale e delle sorgenti sulfuree, immersi nella natura. “Le acque che ancora scorrono in questi luoghi rendono il paesaggio fortemente vitale, invitando il camminatore all’ascolto naturale da una parte e ad una riflessione critica dall’altra, nei confronti del contesto attuale”.

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Le meravigliose location della serie Tv “Màkari 3”

È arrivata la terza (e attesissima) stagione di “Màkari”, la serie Tv che racconta di Saverio Lamanna, lo “sbirro di penna”, insieme all’amata Suleima e al formidabile Piccionello. Quest’anno i personaggi, interpretati da Claudio Gioè, Ester Pantano e Domenico Centamore, dovranno affrontare quattro nuovi casi di omicidio che avranno luogo in una Sicilia inedita: scopriamo insieme le meravigliose location della serie Tv “Màkari 3”.

La Sicilia di “Màkari 3”

La Sicilia di “Màkari 3” è più bella che mai, una terra azzurra come il mare da cui è accarezzata, celeste come il cielo che la avvolge, ma anche verde e ocra come le pietre, il tufo e il calcare che la rivestono.

La regia ha scelto di inquadrare una regione piena di forza ed energia, creando un prodotto che parla direttamente al cuore degli spettatori alternando commedia, dramma e indagine.

Dove è stata girata

Le indagini e le storie di Saverio Lamanna ruotano intorno al paese di Macari, una frazione del comune italiano di San Vito Lo Capo, nel libero consorzio comunale di Trapani. Si tratta di un borgo dove vivono circa 450 persone che hanno la fortuna di ammirare un paesaggio straordinario: è situato sull’omonimo e favoloso golfo ricco di calette e di posti in cui rilassarsi. Non a caso, le spiagge di Macari sono annoverate tra le più belle della Sicilia Occidentale.

E poi c’è il Bue Marino, una discesa a mare che prende vita in mezzo alle vecchie cave di tufo e con un mare blu scuro con bellissime chiazze azzurre. Si trova a Favignana ed è così chiamata perché qui, un tempo, dimoravano tante bellissime foche, in particolare della specie foca Monaca. Oggi è una caletta assai amata da chi sceglie quest’isola come sua meta di viaggio, ma in passato era una cava di tufo.

Un’altra location da sogno di “Màkari 3 “, stando a quanto si più leggere su alcuni giornali locali, è Gibellina, piccolo comune sempre in provincia di Trapani, che è un’araba fenice: è risorto dalla sue ceneri dopo un violento terremoto avvenuto nel 1968. Il vecchio centro, distrutto dal sisma, è stato abbandonato ed è oggi noto come Gibellina Vecchia. Il nuovo territorio è invece conosciuto come Gibellina Nuova, e qui diversi artisti di fama mondiale hanno creato opere che rendono questo borgo un museo a cielo aperto.

Tra le location scelte per girare “Màkari 3” c’è anche la Riserva naturale dello Zingaro, ritenuta una delle più belle zone di coste d’Italia. Si tratta di un affascinante angolo di Sicilia che si estende nella parte occidentale del Golfo di Castellammare, lungo il fianco orientale della penisola di Capo San Vito che si affaccia sul Tirreno: un vero e proprio angolo di paradiso.

Poi ancora la tonnara di Favignana che sorge a due passi dal centro storico dell’isola. Parliamo di una delle tonnare più grandi del Mar Mediterraneo di cui oggi sono visibili 24 caldaie dove il tonno veniva tranciato e poi messo ad asciugare, e il grande locale dove si lavorava il latte.

Infine Mondello, affascinante quartiere costiero di Palermo che è anche la spiaggia più trendy del capoluogo siciliano. Insomma, “Màkari 3 ” ci fa scoprire una Sicilia autentica e che vale davvero la pena conoscere.

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Un museo a cielo aperto per scoprire le meraviglie dell’arte ceramista siciliana

Punto di incontro straordinario fra arte e artigianato, le ceramiche sono sinonimo di eccellenza e un fiore all’occhiello del patrimonio culturale della Sicilia, riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo. La produzione di queste meraviglie è presente in quasi tutta l’isola, ma trionfa soprattutto in sei città, che insieme hanno dato vita alle Strade della Ceramica Siciliana, un nuovo modo di vivere il turismo in questa splendida regione, attraverso percorsi fatti di natura, arte, cultura, tradizione e gastronomia, alternativi rispetto alle mete più conosciute.

Le Strade della Ceramica Siciliana

Portate per la prima volta quest’anno alla Bit di Milano, le Strade della Ceramica Siciliana sono un percorso sinergico che idealmente unisce i comuni siciliani noti per la produzione di ceramiche artistiche al fine di sviluppare un nuovo tipo di turismo esperienziale. Sei le città riunite sotto l’egida dell’Associazione Italiana Città della Ceramica: Burgio, Caltagirone, Collesano, Monreale, Santo Stefano di Camastra e Sciacca.

Un’esperienza adatta a chi vuole immergersi nell’identità più intima e profonda della Sicilia, con le esperienze indimenticabili all’interno delle botteghe dei ceramisti locali, che condivideranno con i visitatori l’antichissima e nobile arte della terracotta. Un mondo antico ma ancora vivo e vitale, fatto di luoghi e di persone che si potranno conoscere attraverso il Passaporto delle Strade della Ceramica.

Il Passaporto delle Strade della Ceramica

Il Passaporto delle Strade della Ceramica è un documento che vuole unire idealmente le sei città siciliane che nella lavorazione della ceramica hanno un’antichissima tradizione. Entrerà ufficialmente in funzione domenica 24 marzo 2024, valendo anche come biglietto unico di ingresso nella rete dei musei della città della ceramica e negli altri luoghi di cultura convenzionati.

Si potranno vivere esperienze uniche non solo nelle botteghe dei ceramisti, ma anche nelle altre botteghe artigiane e in quelle dei pasticceri e dei panettieri che, grazie ai loro forni, condividono con i ceramisti la sapiente arte del calore che dà forma e colore ai loro impasti. In una simile esperienza non può di certo mancare la cucina tipica siciliana.

Al completamento del percorso, testimoniato dalle sei timbrature presenti nel passaporto – che dovranno essere effettuate in un periodo non superiore a un anno solare – i viaggiatori potranno ottenere l’attestato di “Amico delle città della Ceramica siciliana” e il premio, che consiste in un prodotto in ceramica da scegliere fra quelli disponibili in catalogo.

I percorsi turistici delle sei città della ceramica siciliana

Iniziamo, dunque, il nostro viaggio sulle Strade della Ceramica Siciliana, alla scoperta di borghi e città custodi di monumenti e opere uniche.

Burgio, dal Castello alla storica bottega di un maestro ceramista

Le origini di Burgio, in provincia di Agrigento, sono legate alle vicende del monumento più antico, il Castello, edificato durante il periodo dell’occupazione araba nella parte più alta dell’attuale paese, accanto al quale sorge la bellissima Chiesa Madre intitolata a Sant’Antonio Abate, fondata nel secolo XII, che custodisce molte opere d’arte. Seconda irrinunciabile tappa è il complesso dei Padri Minori Riformati, oggi sede del Muceb, il museo della ceramica.

Per una esperienza turistica immersiva alla scoperta della ceramica del borgo, una tappa fondamentale è rappresentata dalla storica bottega Caravella. Un posto magnifico dove il tempo si è fermato e dove il maestro ceramista Paolo Caravella, considerato patrimonio vivente della Sicilia, realizza ancora secondo la più antica tradizione le sue splendide creazioni.

Caltagirone, tra straordinarie belle artistiche e architettoniche

Caltagirone, alle porte di Catania, è una splendida città ricca di storia e straordinarie belle artistiche e architettoniche. Impossibile visitare tutto in un giorno. Il modo migliore per farlo è perdersi tra i vicoli e i sali-scendi della cittadina, ricca di botteghe di ceramisti. Assolutamente da non perdere il Museo della Ceramica. Dopo aver ammirato i tesori che custodisce, ci si può spostare nella bellissima e imponente chiesa di San Pietro, con il suo particolare stile gotico che le conferisce un certo fascino misterioso, per poi muoversi verso una ulteriore chiesa, quella dedicata a San Francesco di Paola, custode di numerosi tesori provenienti da altre chiese distrutte o danneggiate dai terremoti.

Nelle vicinanze si può ammirare il famoso ‘Tondo Vecchio’, un punto panoramico che affaccia su una distesa di monti e vallate. Da qui si arriva al Ponte di San Francesco, realizzato per collegare due delle tre colline su cui sorge la città, finemente decorato con delle ceramiche in rilievo, con cinque maestose arcate. L’attrazione più amata è, però, la splendida scalinata di Santa Maria del Monte, che collega la parte antica della città a quella nuova, situata sulla parte alta. È lunga oltre 130 metri, per un totale di 142 gradini decorati con mattonelle di ceramica. A dominare l’opera c’è la chiesa di Santa Maria del Monte, particolarmente cara ai cittadini e custode di una rara immagine sacra.

Collesano, con la ‘via della ceramica’

Visitare Collesano, in provincia di Palermo, è un’esperienza a dir poco affascinante. Attraversare il paese a piedi è il modo migliore per respirare il clima più autentico dell’antico borgo, all’interno del quale si può inoltre percorrere una speciale ‘via della ceramica’. Si comincia nel quartiere Stazzone con le antiche fornaci come punto di partenza, per poi dirigersi in piazza Castello con la visita alla Guglia di Santa Maria la Vecchia e all’antico quartiere dei Moncada, sede delle storiche botteghe di produzione ceramica collesanese, passando all’inferriata di via Roma.

E poi viale Vincenzo Florio, via Isnello, piazza Santa Maria di Gesù con i pannelli in ceramica raffiguranti la storica Targa Florio, via Polizzi con la scalinata interamente realizzata in ceramica, che riprende tutti i colori e decori tipici della tradizione collesanese ceramistica, e viale Vincenzo Florio, con l’insegna di ‘Benvenuto’ interamente realizzata in ceramica. Durante l’intero percorso urbano si potranno ammirare creazioni raffiguranti beni architettonici, artistici e religiosi, ma anche pannelli in ceramica affissi nel percorso religioso della processione della Cerca, che si svolge ogni anno all’alba del Venerdì Santo.

Monreale

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Una bottega di ceramiche a Monreale

Monreale, alla scoperta della lavorazione della terracotta

La visita di Monreale non può che partire dal magnifico Duomo, patrimonio dell’UNESCO, con i suoi celebri mosaici che, insieme alla produzione di ceramiche, rappresentano una tradizione artistica forte e persistente, testimoniata dalla preziosa composizione delle tessere musive raffigurante il racconto del Vecchio Testamento e della vita di Cristo all’interno della Basilica e delle tre absidi. Altra tappa da non perdere, il Chiostro dei Benedettini, anch’esso patrimonio dell’umanità, con la sua Fontana del Re, le colonne in cui sono raffigurate scene del Vecchio e del Nuovo Testamento e il giardino, che fungeva da “orto dei semplici”, in cui molto probabilmente venivano coltivate piante medicinali.

Perno fondamentale delle ceramiche di Monreale è l’Istituto D’Arte dove, insieme ad altre scuole di maestri ceramisti, si custodiscono e si tramandano le competenze necessarie per la lavorazione della terracotta, del colaggio, dello stampo, della foggiatura a mano e della pressa. Una passeggiata in centro storico, fra Piazza Vittorio Emanuele, via Dante Alighieri e la storica via Torres darà l’opportunità di vivere l’esperienza di una vera e propria ‘via delle botteghe’. Se ne trovano di bellissime anche nel quartiere Ciambra e lungo la via Circonvallazione.

Santo Stefano di Camastra, un museo a cielo aperto

Santo Stefano di Camastra, in provincia di Messina, è un museo a cielo aperto, famoso per le sue ceramiche. Percorrendo le vie di questo meraviglioso borgo, potrete ammirare le innumerevoli botteghe artigianali dei maestri ceramisti, che da secoli foggiano e dominano la terra e il fuoco, creando opere rigorosamente decorate a mano. Qui, nel 1994 è stato inaugurato il Museo della Ceramica, situato all’interno del Palazzo del Barone Sergio in Piazza Duca di Camastra, che raccoglie vari oggetti preziosi, le mattonelle maiolicate e alcune opere di artisti contemporanei, nazionali e internazionali.

Tra le tante cose da visitare nel borgo, non perdetevi il viale delle Palme e il Cimitero Vecchio, la cui unicità è rappresentata sia dalla struttura architettonica delle 96 tombe presenti, denominata alla “cappuccina”, sia dal rivestimento delle tombe stesse, costituito da mattonelle in ceramica, chiamate “ambrogette”, decorate con motivi ornamentali su fondo bianco.

Sciacca e la ‘Cappella Sistina della maiolica siciliana’

La visita di Sciacca può partire dal luogo di ritrovo della città, piazza Scandaliato, splendida terrazza sul mare impreziosita dalla Chiesa di S. Domenico e dal Collegio dei Gesuiti, oggi sede del municipio. A pochi passi si trova il Duomo, costruito nel 1108 e modificato nel 1656. Percorrendo Corso Vittorio Emanuele ci si imbatte in gran parte delle botteghe dei ceramisti, eredi della tradizione dei grandi maestri del XVI secolo, fra cui Antonio Ramanno, i fratelli Lo Boj e Giuseppe Bonachia, il più noto pittore di mattonelle in Sicilia, detto il Mayharata.

A quest’ultimo si deve la realizzazione dell’imponente fascia maiolicata all’interno della cappella di San Giorgio del Genovesi, costruita nel 1520 e malauguratamente abbattuta nel 1952. Per comporre la fascia e il pavimento della cappella furono prodotte 2175 mattonelle. Pensate che alcuni storici dell’arte sostengono che, se fosse sopravvissuta, avrebbe meritato il nome di Cappella Sistina della maiolica siciliana. Del vasto arazzo, raffigurante scene del Vecchio e Nuovo Testamento, rimangono sei grandi pannelli, conservati all’Istituto d’Arte di Sciacca. Infine, un’altra esperienza da non perdere è quella del Museo dei 5 Sensi, dove sperimentare il percorso del tatto, in cui i turisti, guidati dagli artigiani locali, potranno vivere l’esperienza di realizzare e decorare vasi, anfore, piatti e altri oggetti in ceramica.

Sciacca

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Sciacca, una delle sei città della ceramica in Sicilia
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Destinazione Modica: un tuffo nel cioccolato italiano

Immersa nel cuore della Sicilia meridionale, Modica si erge come un gioiello collocato con grazia tra le sinuose linee di una collina, un tesoro barocco che rapisce l’anima e incanta gli occhi. Le sue antiche casette di pietra, le chiese millenarie e le stradine tortuose si fondono armoniosamente, creando un’atmosfera magica e senza tempo.

È impossibile non restare affascinati dalla sua bellezza, un invito irresistibile a perdersi tra i suoi vicoli e a lasciarsi trasportare dalla sua storia millenaria. Ma è al calar del sole che questa incantevole cittadina rivela la sua vera magia: quando i lampioni iniziano a risplendere con una luce morbida e avvolgente, il paese si trasforma in un dipinto vivente, catturando il cuore e lo sguardo.

Modica si distingue non soltanto per essere la mecca del cioccolato, che da solo vale il viaggio, ma è anche un concentrato di tesori culturali e storici, tanto da essere stata ufficialmente riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. È una di quelle città che ti rubano il cuore, una tappa imprescindibile per chiunque desideri scoprire l’anima autentica della Sicilia.

Modica: la città del cioccolato

cioccolato di Modica

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Tipico cioccolato di Modica, Sicilia

Tra le viuzze tortuose e i maestosi bastioni di pietra che caratterizzano il paesaggio di Modica, si cela un tesoro culinario che ha conquistato i cuori e i palati di generazioni: il cioccolato, un vero e proprio patrimonio gastronomico che affonda le sue radici nella storia millenaria degli Aztechi, viaggiando attraverso i secoli per trovare casa in questa incantevole città siciliana, durante il periodo della colonizzazione spagnola.

L’arte di questa delizia raggiunge la sua apoteosi nel Museo del Cioccolato, un’oasi di gusto e cultura inaugurata nel 2014 all’interno del Palazzo della Cultura. Qui, i visitatori sono accolti in un mondo incantato di sapori e tradizioni, guidati attraverso un percorso coinvolgente che svela i segreti e le curiosità dietro la creazione di questo nettare prezioso. Inoltre, è possibile assistere al processo artigianale di preparazione del cioccolato seguendo l’antica ricetta mesoamericana. È qui che la magia prende forma, con i maître chocolatier che trasformano ingredienti semplici in capolavori golosi che deliziano i palati di tutto il mondo.

Ma l’esperienza sensoriale non finisce qui. Presso l’Antica Dolceria Bonajuto, custode di tradizioni dolciarie dal 1880, situata nel cuore del centro storico, potrai immergerti ancora di più nella storia e nel processo di produzione di questo squisito prodotto.

E per coloro che desiderano vivere un’esperienza davvero unica e indimenticabile, alcuni periodi dell’anno offrono la straordinaria opportunità di salire a bordo di un treno storico e lasciarsi trasportare dal profumo avvolgente e dall’intensità degli aromi del cioccolato di Modica. È un viaggio che coinvolge tutti i sensi e lascia un’impronta indelebile nel cuore di chi ha avuto il privilegio di assaporare questo dono divino.

Modica: un tesoro barocco della Sicilia orientale

Cullata dalle onde del Mediterraneo e baciata dal sole siciliano, Modica è divisa in due distinte realtà: da un lato troviamo Modica Alta, arroccata sulle pendici delle montagne, custodendo gelosamente le radici più antiche della città, dall’altro si trova Modica Bassa, dove la vita scorre frenetica tra le strade animate e i mercati vivaci.

Nel 1963 la città è stata segnata da un violento terremoto ma, come una fenice che risorge dalle sue ceneri, si è rialzata più splendente che mai. La ricostruzione ha dato vita a un capolavoro del tardo barocco siciliano, con edifici ornati da decori eleganti e sontuosi. Per scoprire il vero cuore di Modica, non c’è niente di meglio che perdersi tra i suoi vicoli, tra antiche chiese e botteghe artigiane che ancora oggi mantengono vive le antiche tradizioni locali.

Tra le icone architettoniche che caratterizzano il panorama della città, si distingue la Chiesa di San Pietro, che con la sua imponenza domina il rinomato Corso Umberto I. A breve distanza da questa imponente struttura religiosa, sorge la suggestiva Chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore, un’opera di valore storico inestimabile risalente all’anno 1000.

Altrettanto imperdibile è il Museo Casa natale di Salvatore Quasimodo, dedicato al celebre scrittore nato proprio in questa città nel 1901. Vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1959, ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama letterario mondiale e la sua dimora d’infanzia è un omaggio tangibile alla sua vita e al suo straordinario contributo alla cultura.

Modica

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Modica, Sicilia
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Riapre uno dei palazzi più belli (e meno noti) d’Italia

Riapre dopo un intervento di restauro uno dei palazzi più belli di Catania. Palazzo Biscari o Palazzo Bìscari alla Marina, per la città siciliana rappresenta un affascinante capitolo della sua storia architettonica e culturale.

Questo magnifico edificio che si trova in pieno centro storico, forse il più sontuoso di Catania, rappresenta una testimonianza tangibile della ricchezza e della raffinatezza che caratterizzavano la Sicilia del XVII e XVIII secolo. Ed è grazie all’impegno di risorse private che il palazzo è stato recentemente restaurato, dando vita a un vero processo di rinascita che ha l’obiettivo di preservare e valorizzare il patrimonio storico-culturale della città.

Gli sforzi congiunti di imprese territoriali, istituzioni locali, enti culturali e appassionati di storia hanno portato a un attento lavoro di restauro che ha coinvolto esperti del settore, architetti e restauratori.

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La scalinata esterna di Palazzo Biscari a Catania, set del videoclip dei Coldplay

Palazzo Biscari, gioiello del barocco siciliano

Palazzo Biscari è il più importante edificio privato di Catania, di proprietà della famiglia Moncada Paternò Castello di Valdisavoia Principi di Biscari, e rappresenta preziosa testimonianza del barocco siciliano. I saloni affrescati sono ricchi di fascino e di eleganza.

Sorge su un tratto delle mura cinquecentesche della città, sulle quali, subito dopo il terremoto del 1693, Ignazio Paternò Castello III Principe di Biscari ottenne, alla fine del Seicento, il permesso di elevare il palazzo dal luogotenente generale Giuseppe Lanza duca di Camastra, artefice della ricostruzione di Catania, inviato del Re di Spagna Carlo II d’Asburgo.

Il palazzo è ancora oggi in parte abitato dai discendenti della famiglia e i saloni principali sono spesso usati per ospitare manifestazioni. Lo visitò anche la Regina Madre di Inghilterra, Alexandre Dumas e persino Johann Wolfgang von Goethe che, nel corso del suo viaggio in Italia nel 1787, venne ricevuto dal principe di Bìscari.

Palazzo Biscari vanta un’antica tradizione legata all’arte e alle mostre. A partire dal XVIII secolo, ha ospitato il museo di reperti archeologici. Di recente si è aperto anche a mostre di artisti internazionali.

Tra le sue splendide sale affrescate, tra cui il Salone delle feste, in stile rococò, con le volte riccamente affrescate e un cupolino terrazzato sulla volta dove si sistemavano i musicisti a suonare, si tengono ancora oggi concerti di musica barocca. E poi, angeli e putti ovunque, dipinti alle pareti, in rilievo su stucchi e camini, e una scala che sembra avvolta in una nuvola e che è tutta da vedere.

All’interno si contano ben 600 stanze, alcune nemmeno mai esplorate, talvolta collegate tra loro da botole nascoste nel pavimento, come quella tra la stanza del principe e quella della principessa, una camera magnifica con boiserie di legni intarsiati e pavimenti di marmo di epoca romana.

Come in un film

I saloni vengono affittati anche per eventi privati e matrimoni. Sono state usate come set di diverse produzioni cinematografiche, tra cui “I Viceré” di Roberto Faenza, tratto dall’omonimo romanzo di Federico De Roberto, con Alessandro Preziosi e Cristiana Capotondi, la serie Tv “Squadra antimafia” con Marco Bocci e Simona Cavallari e, recente, il film “Cyrano” del regista Joe Wright con Peter Dinklage ed Haley Bennett.

Più recente l’esterno del palazzo è servito come location per il videoclip dei Coldplay “Violet Hill”, mentre Carmenl Consoli ha preferito aggirarsi tra le sale interne per la clip del brano “Non molto lontano da qui”.

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L’albero più bello del mondo è italiano: è a tema Barbie e celebra le donne

In un’atmosfera festosa, carica di significati profondi e palpabili, è stato acceso un albero di Natale diverso da qualsiasi altro. Ricco di vivaci tonalità di rosa, rappresenta non solo la stagione natalizia, ma anche un vibrante e commovente omaggio alla battaglia contro la violenza sulle donne, coinvolgendo tutti noi in un messaggio di speranza e solidarietà.

Ci troviamo nel pittoresco paesino di Terrasini, nella provincia di Palermo, più precisamente nella vivace Piazza Duomo, in cui quest’albero tutto in rosa risplende, illuminando l’atmosfera con la sua luce delicata. Ogni decorazione, ogni luce che brilla, è un tributo alle donne che hanno sofferto, un impegno emotivo e importante per dire “basta“, per stimolare il cambiamento e per costruire un futuro in cui ogni donna possa vivere senza paura.

Terrasini illumina il Natale per tutte le donne del mondo

Nel suggestivo contesto di Terrasini, una splendida località balneare a due passi da Palermo, l’atmosfera natalizia si è tinta di un sorprendente rosa Barbie. Quest’anno, la storica Piazza Duomo brilla con un maestoso abete di Natale rosa, un omaggio alla celebre bambola che racchiude un significato profondo e commovente.

Il progetto è stato ideato da Vincenzo Cusumano, assessore al Turismo del Comune di Terrasini. Accanto all’albero, un messaggio potentissimo cattura l’attenzione dei passanti: “Come nel mondo di Barbie, in cui si combatte per il diritto delle donne ad avere ambizioni durante il passaggio dal mondo di plastica a quello reale. Più Barbie si sente donna, meno desidera una vita perfetta da bambola.”

Non è solo un simbolo di gioia e festività, ma anche un promemoria della lotta continua per l’uguaglianza di genere e per il diritto delle donne di sognare e ambire a più di quello che la società spesso pretende da loro.

E così, l’albero si illumina davanti al magnifico Duomo di Maria SS. delle Grazie. La sua imponente facciata domina l’orizzonte, un simbolo di fede e tradizione che dimostra la sua eterna bellezza, risplendendo di una calda luce natalizia. Un tributo all’incredibile forza delle donne e un richiamo a celebrare e onorare il loro ruolo nella società ogni singolo giorno.

Un coinvolgimento condiviso per dire “no”

L’albero, bellissimo e unico nel suo genere, è adornato con cuori, stelle, faccine di Barbie, occhiali da sole, rossetti: ogni decorazione rappresenta un messaggio d’amore, di riconoscimento e di ammirazione rivolto a tutte le donne, in ogni parte del mondo.

Una trentina di volontari dall’Associazione Arcobaleno hanno collaborato con passione per creare questo straordinario capolavoro. Hanno lavorato insieme, mettendo tutto il loro impegno nella costruzione della base dell’albero e nella realizzazione dei decori.

Ogni singolo dettaglio riflette l’amore e la dedizione che hanno destinato a questo progetto. Le luci dell’albero, che risplendono come stelle nella notte siciliana, sono state magicamente allestite da Nuccio Anselmo, il rinomato direttore artistico del Terrasini Opera Festival e del Sicilia Classica Festival. Grazie alle sue incredibili abilità artistiche, l’albero brilla ancora di più, diventando un autentico punto di riferimento che illumina la città.

Agata D’Anna, Presidente dell’Associazione Arcobaleno, ha espresso grande soddisfazione per il progetto realizzato. “Siamo molto felici del risultato finale” hanno dichiarato. Inizialmente, l’idea era di creare un tema specifico contro la violenza sulle donne, ma ha ritenuto che lanciare un messaggio positivo avrebbe avuto più senso e valore, soprattutto durante il periodo più magico dell’anno, il Natale. “Quest’anno, dunque, il nostro Natale è rosa, speriamo che il messaggio arrivi“, ha concluso, sottolineando l’importanza di diffondere un messaggio di speranza e amore.