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Sicilia, natura e storia: Noto Antica e la Cava Carosello

Un torrente con acque fresche e cristalline, alcune piscine naturali di diversa profondità dove tuffarsi. Attraverso i ruderi di un’antica e gloriosa città siciliana passa il sentiero che scende fino al corso d’acqua, passa per un ombroso bosco verde e rigoglioso, fino a tornare al sole sulle rive di un grande laghetto sotto un costone di roccia, che invita a tuffarsi nel suo specchio d’acqua.

È uno dei tesori nascosti della Sicilia orientale: l’ascesa alle rovine di Noto Antica e la conseguente discesa sulle sponde del fiume Asinaro, fino a raggiungere Cava Carosello, il laghetto di cui sopra.

La Val di Noto e i dintorni sono infatti una terra imprevedibilmente tempestata di piccole meraviglie naturali d’acqua dolce. Non solo: colpisce il numero di luoghi che riescono a unire la bellezza della natura al fascino dello scorrere del tempo e del passaggio della storia.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

L’acqua cristallina del fiume Asinaro, a Cava Carosello

Come nel caso della preistorica necropoli di Pantalica, che sorge nelle pareti rocciose che sovrastano due splendidi e incontaminati corsi d’acqua, o di Cavagrande del Cassibile, uno dei luoghi di riferimento per il wild swimming in Sicilia dove si possono parimenti trovare le tracce del passaggio della Storia, i laghetti di Noto Antica riescono ad abbinare un attrattiva archeologica al bisogno altrettanto preistorico di gettarsi nelle fresche acque di un torrente quando le giornate estive raggiungono il proprio apice di calore.

A differenza degli altri casi succitati, però, Noto Antica porta sì i segni di insediamenti risalenti a qualche millennio fa, ma la fanno da padrone principalmente i resti della città medioevale e cinquecentesca, distrutta poi da uno dei più grandi terremoti che la storia d’Italia ricordi.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

La splendida valle su cui si affaccia Noto Antica e la Cava Carosello

Noto Antica: ascesa e caduta di una città

L’11 gennaio del 1693 un terremoto di magnitudo 7,5, con epicentro al largo del golfo di Augusta, colpì la costa orientale della Sicilia, distruggendo oltre 45 centri abitati.

Fra questi c’era la città di Netum, l’antica Noto, poi ricostruita più a valle nel gioiello barocco che ancora oggi incanta centinaia di turisti che visitano la cittadina ogni anno.

Circondata da alte mura e seduta sulla vetta del monte Alveria, Noto antica era stata uno dei principali centri culturali, militari ed economici della Sicilia sud-orientale a partire dai tempi dei Romani e per tutto il medioevo.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Una riproduzione di Noto Antica al momento del terremoto

Sotto la dominazione araba, a partire dal X secolo, la Sicilia viene divisa in tre sezioni, o valli, e a Noto viene affidato il ruolo di capovalle, la città preposta al controllo amministrativo del territorio. In epoca normanna la città fiorisce architettonicamente con la costruzione di un poderoso castello e di numerose chiese. Nel Quattrocento il sovrano aragonese Ferdinando il Cattolico insignisce Noto del titolo di Civitas ingeniosa per la sua laboriosità e inventiva nei campi commerciale e architettonico.

Noto antica si trova a una ventina di minuti di auto dalla Noto odierna. Percorrete la Strada statale 287 che porta verso Palazzolo Acreide e svoltate a sinistra in corrispondenza delle indicazioni per Noto antica. La strada sale rapida e stretta in un panorama classicamente siciliano, tra rocce bianche e piccoli alberi, fino a quando un imponente bastione ancora in piedi non vi segnalerà di essere arrivati a destinazione. A margine della costruzione, c’è un ampio parcheggio dov’è possibile lasciare l’auto.

Un grande e scenografico portale rappresenta il varco d’ingresso all’area dei ruderi di Noto Antica. Un’iscrizione in latino attira l’attenzione: numquam vi capta, questa città non fu mai presa con la forza. Ed effettivamente solo il terremoto riuscì a sconfiggerla.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Il portale di Noto Antica

L’area coinvolta è veramente ampia. D’altra parte si calcola che al momento del sisma che la spazzò via, Noto contasse poco meno di 15mila edifici tra case, palazzi, chiese e quant’altro. Il suo impianto medievale, fatto di stretti vicoli tortuosi e senza un particolare piano urbanistico, convinse allora all’abbandono della cittadina piuttosto che alla sua ricostruzione.

Seguendo la mappa dell’antica città, presente su alcuni pannelli informativi, si possono esplorare i resti di numerose chiese, come la Chiesa del Carmine e la Chiesa dei Gesuiti. Nei pressi della Chiesa del Carmine, peraltro, si possono trovare alcuni resti di epoca greca, quando l’insediamento di Noto era già rilevante. In particolare si tratta di resti di monumenti dedicati al culto degli eroi.

L’edicola votiva costruita dopo il terremoto si trova là dove un tempo sorgeva la Piazza Maggiore di Noto, mentre si possono ancora indovinare le strutture e le suddivisioni degli ambienti dei palazzi gentilizi delle famiglie Landolina e Belludia.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Resti delle fortificazioni di Noto Antica

Le mura e il castello sono fra gli edifici più riconoscibili, con il torrione rotondo del mastio che svetta con i suoi piccoli mattoni bianchi contro il cielo azzurro sulla vetta del monte Alveria.

Una passeggiata tra le rovine di Noto antica è un’immersione nel passato, uno stimolo all’immaginazione per rivedere nella strada sterrata che attraversa i ruderi quella che era una città fiorente, spezzata tutta d’un tratto da uno degli eventi più catastrofici che abbiano coinvolto questo territorio di particolare bellezza, come peraltro è testimoniato dagli affacci sulla vallata circostante.

I Laghetti di Noto Antica e Cava Carosello

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Cava Carosello è una delle perle del wild swimming in Sicilia

Dietro all’edicola votiva posta in quella che fu Piazza Maggiore, si apre un sentiero che scende dalla pianoro su cui permangono i resti di Noto antica e scende verso il basso, con le indicazioni per le antiche concerie medievali, una delle industrie più fiorenti della città.

È la strada che conduce al fiume Asinaro, una discesa scavata nella roccia bianca e calcarea che contraddistingue il territorio. Scendendo si incrociano le antiche concerie di origine araba e i ruderi degli antichi mulini che, attraverso un sistema di condotte, sfruttavano la forza idraulica del corso d’acqua.

In circa 30 minuti di camminata si raggiunge il bosco che costeggia il fiume, estremamente rigoglioso, quasi pluviale. Nelle immediate vicinanze della fine della parte in pietra del sentiero si trova un bellissimo laghetto, animato da una cascatella, dove le acque cristalline dell’Asinaro fanno bella mostra di sé.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Non si resiste al richiamo di un tuffo nelle acque cristalline di Noto antica

Una piscina naturale invitante, dove sostare sulle rive in terra battuta e su alcuni massi e rinfrescarsi dalla prima parte della camminata con un tuffo rigenerante. Per i locali le cave sono queste tipiche gole scavate dai fiumi, in fondo alle quali si possono ancora oggi trovare testimonianze del tempo passato o splendidi paesaggi naturalistici come quello di Cava Carosello, com’è chiamata questa.

Proseguendo lungo il sentiero si costeggia il corso d’acqua per diverse centinaia di metri, addentrandosi nella vegetazione fitta e verde, fino a quando, con un ultimo ripido passaggio, non si torna a riaffacciarsi al sole in corrispondenza di una splendida marmitta di acqua freschissima e pura.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Cava Carosello, il laghetto pensile

È l’uruvu tunnu, il laghetto tondo, la destinazione finale dell’escursione: un cerchio quasi perfetto dove l’acqua si tuffa da due morbide cascatelle e genera una piscina naturale splendida, alla quale è impossibile resistere. Dopo aver fatto un tuffo, galleggiando nelle trasparentissime acque del fiume, potrete godervi la splendida vista sulla valle circostante. Il laghetto offre infatti una meravigliosa visuale sulle circostanze, visto che oltre l’ampio cordolo di roccia che lo costeggia si apre un salto di oltre 40 metri, dove si infilano le acque dell’Asinaro gettandosi verso l’infinito e oltre.

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Etna, tutte le leggende sul vulcano siciliano

L’Etna è un famoso complesso vulcanico siciliano ancora attivo, noto anche come Mongibello. Questo vulcano si trova sulla costa orientale dell’isola della Sicilia ed è uno dei vulcani più attivi del mondo, con un’altezza che supera addirittura i 3300 metri, che lo rende anche il più alto di tutto il continente europeo.

L’Etna, infatti, domina sulla vallata e sul golfo di Catania ed è visibile anche dalla città di Reggio Calabria e dai monti delle Madonie, che si trovano nella parte settentrionale della Sicilia. Il vulcano ha caratterizzato molto il paesaggio circostante, a causa del suo fuoco e della sua lava che hanno modificato continuamente il paesaggio, anche negli ultimi anni, creando non poche preoccupazioni nella popolazione vicina.

Le sue eruzioni, spesso spettacolari, hanno catturato l’immaginazione di molte persone, sin dai tempi antichi, e ciò ha portato alla nascita di numerose leggende legate alla sua grandezza ed alla sua enorme potenza. Tutto ciò ha reso l’Etna un simbolo culturale e mitologico conosciuto in tutto il mondo.

Ma quali sono le leggende legate al vulcano siciliano? Ce ne sono diverse: di epoca greca e romana, ma anche legate alla religione cristiana e alle tradizioni popolari siciliane.

La mitologia greca e l’Etna

Il dio del fuoco Efesto e la sua fucina

Una delle leggende più antiche legate all’Etna deriva dalla mitologia greca e riguarda storie legate al dio del fuoco e della metallurgia Efesto. Secondo questa leggenda, Efesto era noto per la sua abilità nel creare armi ed armature per gli dei dell’Olimpo e, secondo i greci, si diceva che la lava ed il fuoco che scaturivano, appunto, dall’Etna fossero una conseguenza dell’incessante lavoro di questo deo dell’Olimpo antico e della sua fucina sotterranea.

Tifone, il gigante ribelle a cento teste

Sempre nell’antica Grecia, si racconta di questo mostruoso gigante, dotato di cento teste di drago, chiamato Tifone. Questo essere, secondo questa leggende, venne sconfitto da Zeus ed imprigionato sotto il vulcano Etna. Proprio per questo, a causa di continui tentativi di liberarsi dalla prigione sotterranea, Tifone causò continui terremoti ed eruzioni vulcaniche.

Vista dalla città di Taormina dell'Etna innevato, con in primo piano le antiche rovine risalenti all'epoca degli Antichi Greci

Fonte: iStock

Vista dell’Etna dalle rovine greche della città di Taormina

Le leggende degli antichi romani

Anche in epoca romana nacquero delle leggende sul vulcano siciliano Etna, storie che non si discostano molto dalle loro versioni greche.

Encelado, uno dei titani ribelli sepolto sotto l’Etna

Una di queste leggende dell’epoca romana riguarda Encelado, ovvero uno dei titani che si ribellò contro gli dei dell’Olimpo. Un essere spaventoso, che possedeva mani enormi, una barba folta ed incolta, come pure le sopracciglia, e che al posto delle gambe aveva due squamose code di serpente. Questo spaventoso essere, dopo aver subito una sconfitta da Zeus, venne sepolto sotto l’Etna. I Romani credevano che i movimenti e le eruzioni del vulcano fossero causati dai tentativi di Encelado di liberarsi, come i greci pensavano che Tifone fosse la causa degli stessi avvenimenti.

La fucina di Vulcano e dei suoi ciclopi

Per il popolo romano, il vulcano siciliano era anche considerato come la fucina di Vulcano, considerato, come Efesto, il dio del fuoco. Come per i greci, anche in questo caso le eruzioni vulcaniche erano viste come il fumo e le scintille provenienti dalla fucina divina, dove Vulcano ed i ciclopi, ovvero i suoi aiutanti, forgiavano le armi sacre per gli dei.

Le leggende cristiane del Mongibello

Sono altre e diverse le leggende, invece, che provengono dal mondo cristiano. Infatti, con l’avvento del Cristianesimo, le leggende sul vulcano siciliano si trasformarono ed alle stesse vennero aggiunti elementi riconducenti alla religione.

La patrona della città di Catania: Sant’Agata

Una delle leggende più conosciute sarebbe quella legata a Sant’Agata, che è la patrona della città di Catania, che sorge proprio alle pendici dell’Etna. Si racconta che in passato ci fu un’eruzione molto violenta, che portò i cittadini catanesi a muoversi in massa verso il vulcano portando in processione il sacro velo di Sant’Agata, per chiedere ed implorando un suo intervento per fermare l’imminente catastrofe. Dopo questo gesto, l’eruzione si fermò, salvando così la vita alla popolazione siciliana e alla città di Catania. Da allora, la patrona Sant’Agata viene venerata come protettrice contro le eruzioni vulcaniche dell’Etna.

San Giorgio contro il drago Tifone

Quest’altra leggenda, invece, riporta all’antica Grecia. Si tratta nuovamente di Tifone, il dio ribelle che si mostrò ostile al volere degli dei grechi. Infatti, secondo il racconto di quest’epoca, San Giorgio avrebbe sconfitto un drago, spesso identificato con il nome di Tifone, che tentò di scappare alla prigionia sotto l’Etna, scatenando le eruzioni del vulcano e mettendo in pericolo la popolazione circostante.

Eruzione vulcanica dell'Etna, durante la quale è visibile anche la lava che fuoriesce dal cratere

Fonte: iStock

Eruzione dell’Etna, Sicilia

Le leggende popolari siciliane e dei popoli del nord

Nel corso dei secoli, storie e leggende relative a questo vulcano siciliano, hanno subito delle modifiche, con interferenze religiose e culturali. Sono nate sia leggende del popolo siciliano, ma anche da popolazioni del nord Europa.

La montagna e la luna e la sposa dell’Etna

La prima leggenda di stampo popolare siciliana, se così si può definire, è una delle più affascinanti. In questa leggenda si racconta come l’Etna fosse innamorato della luna e che ogni notte cercasse di raggiungerla, sfruttando il suo fuoco e le sue fiamme. Allora, la luna, commossa dall’amore della montagna, ovvero l’Etna, brillava sempre più luminosa, creando così uno spettacolo unico.

Questa leggenda riflette il fascino romantico che l’Etna riesce ad esercitare sugli abitanti della regione. Proprio da qui nasce un’altra leggenda popolare, ovvero la storia di una giovane donna, promessa sposa di un uomo considerato malvagio, la quale preferì gettarsi nell’Etna piuttosto che sposarlo. Da quel giorno, ogni volta che il vulcano siciliano erutta, si dice che ad uscire dal cratere siano le lacrime di questa sposa infelice.

Il mondo dei morti e la Regina Elisabetta I

Infine, una leggenda proveniente dai territori del Nord Europa e che riguarda un personaggio molto famoso della storia inglese: la Regina Elisabetta I. Questa leggenda, infatti, racconta che l’anima errante della Regina riposi nell’Etna, che era riconosciuto anche come il mondo dei morti, a causa di un patto che essa fece con il diavolo, in cambio del trono d’Inghilterra.

Come si è visto, l’Etna è ed è stato fonte inesauribile di leggende popolari e che hanno accompagnato le diverse popolazioni che hanno abitato la Sicilia. Queste leggende arricchiscono la cultura e la storia della Sicilia, ed aprono una finestra sul come gli esseri umani cerchino di comprendere, in qualsiasi modo, la forza di questo vulcano siciliano, il più attivo del pianeta terra.

Allo stesso tempo, queste leggende ne arricchiscono anche il fascino. Per chi visita l’Etna, il fatto di conoscere queste leggende, renderà l’esperienza ancora più profonda e significativa, ammirando probabilmente con occhi diversi una delle più belle meraviglie naturali della regione Sicilia e di tutto il territorio italiano.

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Vizzini, il borgo che sta per diventare un polo culturale

Il borgo della Cunziria di Vizzini, noto per essere il luogo dove Giovanni Verga ambientò il famoso duello della sua “Cavalleria Rusticana”, è pronto a rinascere grazie a un ambizioso progetto di riqualificazione che promette di trasformare questa antica località in un polo culturale e turistico di rilevanza internazionale.

Con un investimento di 20 milioni di euro, supportato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), l’iniziativa punta a recuperare questo borgo storicamente ricco di cultura nel cuore della Sicilia sud-orientale, valorizzando il patrimonio storico e architettonico della zona e creando nuove opportunità di lavoro e sviluppo economico.

Un progetto sostenibile

Il progetto prevede la riqualificazione di 12 edifici, 48 infrastrutture e 2 mulini storici, con l’adozione di tecniche avanzate per migliorare l’efficienza energetica e l’implementazione di sistemi innovativi di gestione dei rifiuti. L’obiettivo è creare un borgo circolare, a impatto ambientale zero, proiettato verso una nuova dimensione digitale e sostenibile che possa servire anche da modello per altre comunità.

Fondamentale per il successo dell’iniziativa sarà la sinergia tra pubblico e privato nel garantire la sostenibilità e l’efficienza del progetto. A questo scopo sono previste collaborazioni con l’Università di Catania, l’Accademia di Belle Arti e i teatri Massimo Bellini e Stabile di Catania per animare il borgo con residenze d’artista, summer school, stage e laboratori permanenti.

In programma anche lo sviluppo di infrastrutture per l’hosting esperienziale all’interno degli antichi mulini, che contribuiranno a consolidare una nuova immagine del territorio, rendendolo un punto di riferimento culturale e turistico a livello internazionale.

Gli spazi culturali

Uno degli elementi chiave del progetto è la creazione di un centro di documentazione internazionale dedicato al Verismo e di un museo Verghiano. Questi spazi ospiteranno attività artistiche e culturali, con un’attenzione particolare alla valorizzazione del patrimonio letterario e storico del territorio.

La Cunziria ospiterà inoltre una nuova biblioteca e un centro congressi internazionale, che serviranno da punto di incontro per studiosi e appassionati di tutto il mondo, promuovendo la ricerca e la condivisione delle conoscenze.

Saranno istituiti anche un centro di ricerca e una scuola di teatro, oltre a un museo dedicato alle attività della concia. Questi spazi ospiteranno attività artistiche e culturali, con un’attenzione particolare al cambiamento climatico, rendendo il progetto sostenibile nel tempo sia a livello ambientale che economico.

L’idea di riqualificare la Cunziria risale agli anni ’90, promossa dall’allora presidente della Provincia di Catania, Nello Musumeci, oggi Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Musumeci ha espresso soddisfazione nel vedere il progetto finalmente realizzarsi dopo trent’anni di attesa, sottolineando come la rinascita del borgo rappresenti un forte segnale per la ripresa economica e turistica della regione.

Secondo il sindaco di Vizzini, Salvatore Ferraro, il progetto avrà un rilevante impatto economico sulle attività locali, auspicando che questa iniziativa possa incentivare i giovani a restare e credere nuovamente nella propria terra. La trasformazione della Cunziria in un motore di sviluppo per l’intera area porterà al ripopolamento della zona e alla nascita di nuove realtà imprenditoriali.

La riqualificazione del borgo della Cunziria sarà completata entro il 2025, mentre l’intero progetto si concluderà entro il 2026, come da programma approvato dal Ministero della Cultura.

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Luoghi da visitare in Sicilia partendo dall’aeroporto di Catania

La Sicilia è tutta da amare. Visitarla in una sola volta è impossibile, perché merita di essere esplorata a passo lento, assaporandone ogni sfumatura culturale, architettonica e paesaggistica. Se il prossimo viaggio nella Perla del Mediterraneo prevede di atterrare all’aeroporto Vincenzo Bellini di Catania-Fontanarossa, potete scegliere di rimanere nella splendida città ai piedi dell’Etna godendo del suo centro storico barocco dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, oppure potete decidere di spostarvi in una delle splendide località turistiche della Sicilia orientale che sorgono nei suoi dintorni.

Ecco alcuni consigli per visitare borghi storici, litorali incontaminati e paesaggi meravigliosi a pochi chilometri e facilmente raggiungibili da Catania.

Tappe da visitare a nord di Catania

Partendo dall’aeroporto di Catania, sono diverse le perle siciliane da visitare a poca distanza. Viaggiando verso nord, esploriamo alcune tappe alla scoperta della splendida costa che giunge fino a Taormina: Aci Castello, Aci Trezza, Acireale e Zafferana Etnea.

Taormina e le Gole dell’Alcantara

Taormina dista poco più di 60 chilometri da Catania ed è una delle città più amate dai turisti di tutto il mondo. La sua posizione, a circa 250 metri a strapiombo sul mare, la rende ancora più ricca di fascino e attrattiva. I bellissimi giardini pubblici della villa comunale sono il polmone verde della città ma anche un luogo dove ristorarsi lasciandosi inebriare dal profumo dolce di magnolie e bouganville.

Il Duomo, risalente al XIII secolo, è imponente e maestoso e contiene opere di grande valore artistico che vanno dal periodo bizantino a quello rinascimentale. È il Teatro Greco il monumento più rappresentativo di Taormina: chiamato anche Teatro Antico, venne costruito dai greci intorno al III secolo a.C., dopo la realizzazione del teatro di Siracusa, ed è la seconda struttura teatrale più grande della Sicilia.

Taormina vista dal Teatro Greco antico, in Sicilia

Fonte: iStock

Taormina vista dal Teatro Greco

Dopo una visita al centro storico di Taormina, gli amanti della natura non possono lasciarsi scappare le Gole dell’Alcantara, a poco più di 20 chilometri verso l’entroterra. Un luogo incredibile e meraviglioso, caratterizzato da gole naturali di basalto scavate dallo scorrere incessante delle acque pure e cristalline del fiume Alcantara. Le pareti raggiungono un’altezza di 25 metri e la loro particolarità è la forma bizzarra che hanno assunto nel corso dei millenni, grazie alla lava incandescente che, a contatto con l’acqua, ha dato vita a pareti dalle geometrie spettacolari.

Le Gole di Alcantara, da visitare nei dintorni di Taormina

Fonte: iStock

Gole di Alcantara

Aci Castello e Aci Trezza

Prima di raggiungere Taormina, meritano sicuramente una visita le cittadine marinare di Aci Castello e di Aci Trezza, rispettivamente a 18 km e a 20 km dall’aeroporto di Catania. Affacciate sulla splendida costa assolata bagnata dal mar Ionio, le due località sono affascinanti tesori ricchi di storia e bellezze naturali e architettoniche. Ad accomunarle è lo spettacolo delle Isole Ciclopi, luogo che ha fatto da sfondo al capolavoro intramontabile “I Malavoglia” di Giovanni Verga: grandi strutture geologiche caratterizzate da migliaia di pilastri naturali di lava solidificata che emergono dalle acque del mare, formatesi più di un milione e mezzo di anni fa. Oggi quest’area è protetta all’interno della Riserva integrale Isola di Lachea e Faraglioni dei Ciclopi.

Alba sulle Isole dei ciclopi, di fronte ad Aci Trezza, in Sicilia

Fonte: iStock

Alba sulle Isole dei ciclopi, Aci Trezza

Dopo una passeggiata sul lungomare, sul quale si affacciano le antiche casette dei pescatori, ci si addentra nel cuore pulsante dei borghi. Da visitare è il Castello Normanno di Aci Castello, oggi sede del museo civico della città, e dal quale prende il nome. Dal castello, il panorama che si stende davanti alla vista è qualcosa di unico e meraviglioso. Ad Aci Trezza è il Museo Casa del Nespolo di Aci Trezza a raccontare la storia della cittadina, fatta di tradizioni tramandate nei secoli. Non può mancare anche una degustazione della gastronomia locale, che unisce gli ingredienti del mare a quelli della cucina siciliana, in un esplosione di sapori indimenticabile.

Acireale

Seguendo la costa verso nord, la prossima tappa è Acireale, a soli 6 km di distanza da Aci Trezza. Un tesoro barocco che unisce lo splendore del mare, con la Riserva Naturale de La Timpa che offre un mare limpido e spiagge rocciose in cui poter fare il bagno, e il fascino della cultura del luogo tramite le architetture che ne testimoniano la storia millenaria.

Sulle sue strade sono molteplici i palazzi nobiliari e le chiese antiche che vi si affacciano, regalando scorci di rara bellezza. Da visitare sono la Cattedrale di Maria Santissima Annunziata, risalente al XVI secolo, e le antiche terme romane. Acireale è celebre anche per il suo Carnevale, tra i più suggestivi d’Italia.

Zafferana Etnea

A 600 metri sul livello del mare, sorge Zafferana Etnea: posizionato ai piedi delle pendici orientali dell’Etna e a 15 km da Acireale, questo splendido borgo ha un patrimonio culturale, storico e paesaggistico che richiama numerosi turisti durante tutto l’anno. Qui si possono percorrere i diversi sentieri escursionistici che risalgono i pendii, oppure ammirare antiche chiese e palazzi storici, i sorvegliati speciali del vulcano attivo più alto d’Europa. Da non perdere sono i giardini con la fontana e la chiesa di Santa Maria della Provvidenza, proprio nel centro storico nel quale si svolge uno degli eventi più importanti della zona: l’Ottobrata, una festa che celebra i prodotti tipici locali, tra i quali il miele.

Vista da Zafferana Etnea, in Sicilia

Fonte: iStock

Vista sull’Etna da Zafferana Etnea

Tappe da visitare a sud di Catania

Partendo sempre dall’aeroporto Vincenzo Bellini di Catania-Fontanarossa, ci spostiamo in direzione sud, verso stupendi borghi affacciati a un mare limpido e cristallino in cui tuffarsi. Ecco alcuni suggerimenti per visitare Augusta, Siracusa, Vizzini e Caltagirone.

Augusta

A poco più di 40 chilometri a sud dell’aeroporto di Catania sorge Augusta, un gioiello nascosto affacciato sullo Ionio con una storia millenaria da raccontare. Famosa per il suo porto, tra i più importanti della zona, è dominata dal Castello Svevo, una fortezza medievale, e custodisce la Chiesa Madre, importante testimonianza dell’architettura barocca siciliana. Dopo una visita al centro storico, non può mancare una pausa al mare sulle sue spiagge rocciose, come lo Sbarcatore dei Turchi, alternate a suggestive grotte scavate dall’acqua.

Siracusa

Siracusa è un’altra delle splendide località della costa orientale della Sicilia. Situata poco più a sud rispetto ad Augusta, la città è conosciuta per gli edifici barocchi del centro e per Ortigia, la parte della città costruita su un isolotto collegato con la terraferma. Anche qui è facile perdersi nel labirinto di viuzze, tra palazzi nobiliari e monumenti storici. 

Da appuntare per una visita il Parco Archeologico Neapolis: 240.000 mq di area che custodisce testimonianze antichissime, risalenti all’età protostorica, tardoantica e bizantina. Da non perdere anche il teatro greco e il curioso Orecchio di Dionisio, una grotta di origine calcarea che assume la forma di orecchio: in questo antro naturale il gioco dell’eco è impressionante, arrivando ad amplificare i suoni fino a 16 volte.

Un altro consiglio è quello di passeggiare lungo le viuzze che si snodano lungo la Giudecca, il quartiere ebraico della città. Da non perdere anche il castello Eurialo e la speciale fonte di Aretusa (sull’isola di Ortigia): questo è l’unico luogo in Europa in cui crescono ancora spontaneamente i papiri.

Siracusa e la sua isola di Ortigia, con il centro storico e il mare turchese

Fonte: iStock

Siracusa e l’isola di Ortigia

Vizzini e Caltagirone

Spostandoci verso l’entroterra si raggiungono Vizzini e Caltagirone. A circa 50 km a sud rispetto all’aeroporto di Catania sorge il borgo di Vizzini, raggiungibile in auto in circa 30 minuti. Strette viuzze si snodano tra antiche case in pietra e storiche testimonianze di un passato culturale e artistico di estrema importanza. Meritano una visita la Chiesa di San Giovanni Battista, esempio dell’architettura barocca siciliana, e la Chiesa Madre, che custodisce alcune opere d’arte di grande valore. Per un tuffo nella vita del celebre scrittore siciliano Giovanni Verga, si può visitare il Museo dell’Immaginario Verghiano.

E poi c’è Caltagirone, con le sue botteghe artigiane di maestri ceramisti, di cui sono piene le viuzze del centro, abbellite dalle colorate piastrelle di produzione locale. Famosa la scalinata di Santa Maria del Monte, con i suoi 142 gradini colorati, tra le più spettacolari del mondo.

Ma Caltagirone non è solo la patria della ceramica. I suoi monumenti e le chiese sono testimonianza di diverse epoche storiche che ne hanno modificato le architetture. Da visitare la Chiesa di San Francesco d’Assisi, con il suo meraviglioso chiostro.

Caltagirone e la celebre scalinata con le ceramiche, in Sicilia

Fonte: iStock

Scalinata di Santa Maria del Monte, Caltagirone

Tappe da visitare nell’entroterra di Catania, tra la città e l’Etna

Visitare la Sicilia dell’entroterra è un viaggio meraviglioso alla scoperta di tradizioni, storie antiche e paesaggi naturali incontaminati. Dall’aeroporto di Catania ci allontaniamo allora dal mare verso l’interno, immergendoci nella campagna punteggiata da splendidi borghi e cittadine custodi di un patrimonio di immenso valore. Ecco allora alcuni suggerimenti per fare tappa a Motta Sant’Anastasia, Belpasso, Sperlinga e Bronte.

Motta Sant’Anastasia

Un gioiello nascosto tutto da esplorare è Motta Sant’Anastasia. Sono solo 16 i chilometri che la dividono dal terminal aeroportuale di Catania e una tappa qui vale assolutamente il viaggio. Immerso nella natura, questo borgo racconta la storia di un passato culturale e artistico importante grazie al suo Castello Normanno, antica fortezza che domina l’area e dalla quale si gode di un panorama incantevole sui dintorni caratterizzati dal caratteristico basalto nero.

L’essenza di Motta Sant’Anastasia si esprime anche nelle tradizioni e nelle feste popolari che tutt’oggi animano la popolazione. La più celebre è la Festa di Sant’Anastasia, un evento colorato e vivace che riunisce tutta la comunità che abita queste terre.

Belpasso

Il viaggio prosegue con una tappa a Belpasso, una località che brilla di luce propria alle pendici dell’Etna, ricostruita dai suoi abitanti e risorta dalle proprie ceneri più volte a seguito di alcune devastazioni causate dal vulcano e dai terremoti, avvenute nel corso dei secoli.

Abbarbicata sulle pendici del vulcano, la cittadina viene comunemente chiamata anche la “Scacchiera dell’Etna” per via del suo schema urbanistico con strade e incroci che, dall’alto, s’intersecano ricordando proprio una scacchiera. Tra le vie del centro storico, meritano una visita la Chiesa Madre, il convento e la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, esempi di barocco siciliano, e Palazzo Scrofani, caratterizzato da elementi barocchi alternati alla pietra lavica.

Sperlinga

Proseguendo il viaggio verso l’entroterra siciliano, dopo circa 90 km di viaggio si raggiunge Sperlinga, una cittadina incastonata nel paesaggio delle Madonie, in provincia di Enna. La visita a questa località merita sicuramente in viaggio da Catania per via del suo splendido castello, dalla struttura particolare: è scavato nella roccia e composto da un labirinto di grotte e tunnel che si snodano per diversi chilometri. Raggiungendo la fortezza tramite i vicoli che attraversano il caratteristico centro storico, si apre un panorama che toglie il fiato sulle colline ricoperte da distese di vigneti e ulivi.

Sperlinga e il suo castello costruito nella roccia, in Sicilia

Fonte: iStock

Sperlinga e il suo castello

Bronte

Il viaggio nell’entroterra siciliano nei dintorni di Catania non può non contemplare anche una tappa a Bronte, la patria del pistacchio conosciuta in tutto il mondo. Sorge alle pendici dell’Etna su dolci colline che vedono la produzione del cosiddetto “oro verde”, tra i pistacchi più buoni del mondo. Ma Bronte non riserva ai propri visitatori soltanto la storia e la cultura culinaria legata ai pistacchi. Il patrimonio culturale custodito in questo borgo comprende anche il Castello di Nelson, struttura del XIV secolo che oggi ospita un museo, e la Chiesa di Santa Maria.

 

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Un biglietto unico per quattro siti archeologici: succede in Sicilia

La Sicilia è una regione straordinaria, un lembo di terra in cui mare, cultura, natura si fondono attirando ogni anno migliaia di visitatori. È una terra, questa, in cui la storia più antica si accompagna con il mito, e in cui le leggende aleggiano ovunque rendendo il tutto ancor più affascinante. I luoghi migliori in cui vivere queste epiche atmosfere sono i siti archeologici della regione, quattro dei quali ora si possono visitare con un biglietto unico.

Il biglietto unico per immergersi nella storia

Dal 26 giugno di quest’anno a disposizione di tutti i visitatori (e gli abitanti) della Sicilia c’è a un biglietto unico che consente di scoprire le storia più antica e vera: quella che si può osservare e comprendere nei siti archeologici della regione. Non tutti, ma quattro di essi che sono uno più straordinario dell’altro.

Chiamato “La Sicilia dei templi”, il biglietto permette di visitare angoli straordinari della Sicilia occidentale: il Museo Salinas, il Parco della Valle dei Templi ad Agrigento, e i Parchi di Segesta e di Selinunte a Trapani. La sua validità è di 15 giorni, e le amministrazioni stanno già lavorando per estendere l’iniziativa anche ai siti della Sicilia orientale.

Attualmente sono disponibili le seguenti tipologie di biglietto:

  • Ticket cumulativo per i quattro siti: 36,20 euro (ridotto 20,60 euro);
  • Valle dei Templi + Salinas: 18,20 euro (ridotto 10,60 euro);
  • Salinas + Segesta: 15,60 euro (ridotto 8,80 euro);
  • Salinas + Selinunte: 13,60 euro (ridotto 6,80 euro).

Nel prezzo vi è incluso anche l’accesso alle mostre in corso nei vari siti, ma è bene sapere che durante i 15 giorni di validità è concessa una sola entrata per ciascun sito coinvolto. Il risparmio però è notevole: circa il 20% sul costo totale degli ingressi singoli.

Sappiate, inoltre, che ognuno dei siti archeologici coinvolti ha un programma di eventi, mostre, concerti, esperienze e visite guidate, sia diurne che notturne, consultabile sui rispettivi siti web.

Tutte le meraviglie dei siti coinvolti

Il Museo archeologico regionale “Antonino Salinas” si trova a Palermo ed è una di quelle attrazioni da non perdere assolutamente in città: conserva una delle più ricche collezioni archeologiche d’Italia e testimonianze della storia siciliana in tutte le sue fasi, che vanno dalla preistoria al medioevo. Si tratta quindi di un vero e proprio scrigno di meraviglie preziose, pieno di collezioni di immenso valore.

Non è di certo da meno il Parco della Valle dei Templi ad Agrigento, un angolo della regione che custodisce il patrimonio monumentale di Akragas, una delle colonie greche più importanti del Mediterraneo. Patrimonio Unesco dal 1997, nel 2015 ha ricevuto la DEVU, dichiarazione di eccezionale valore universale, che premia la qualità dei servizi offerti ai visitatori e il livello di accessibilità del sito.

Voliamo ora al Parco di Segesta a Trapani, che sorge sul sito della più importante città elima di Sicilia. Straordinarie sono le sue due acropoli posizionate sulle cime del Monte Barbaro, che conservano i resti di un tempio dorico, un teatro, di un’area medievale e molto altro ancora. Ad incantare è anche il panorama mozzafiato in cui è immerso, che spazia dal Monte Inici al Golfo di Castellammare.

Infine, l’altrettanto affascinante Parco di Selinunte, annoverato tra i siti archeologici più grandi del Mediterraneo e con evidenze archeologiche che documentano la raffinatezza dello stile dorico raggiunto dalle officine templari di Sicilia tra VI e V secolo a.C..

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L’Isola di Santa Maria, in Sicilia, è di nuovo in vendita

Immersa nel fascino della Laguna dello Stagnone, nel territorio di Marsala in provincia di Trapani, sorge un’isola, chiamata Santa Maria, che è in vendita e per la seconda volta. Un posto magico di circa 11 ettari, distante soltanto 500 metri dalla terraferma, ma che a quanto pare nessuno vuole. Il motivo? Molto probabilmente il prezzo, che è davvero piuttosto alto.

L’annuncio dell’Isola di Santa Maria in vendita

Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo sognato di fare una vacanza su un’isola deserta e immersa in un mare cristallino. Un desiderio che potrebbe diventare realtà e senza andare troppo lontano da casa propria, ma che ne fatti è impossibile per la maggior parte della popolazione: l’Isola di Santa Maria, in Sicilia, è in vendita, ma per un prezzo di ben 12 milioni di euro.

Ma non è la prima volta che questo magnifico lembo di terra siciliano viene messo sul mercato. Era già successo 5 anni fa e ad un costo persino superiore: ben 17 milioni di euro. Come è possibile immaginare, tuttavia, la compravendita non è mai andata a buon fine. Una decisione, quella di vendere l’isola, che già nel 2019 aveva provocato diverse reazioni da parte delle associazioni ambientaliste e dei Verdi, che temevano la costruzione di resort o altre strutture che avrebbero potuto danneggiarne il paesaggio e il prezioso territorio.

Tutta la bellezza dell’Isola di Santa Maria

Come si può leggere sull’annuncio che è apparso sul portale dell’agenzia immobiliare legata all’imprenditore kazako Azarovs, Santa Maria si estende su 11 ettari e dista dalla terraferma solo 500 metri, il che vuol dire che si può raggiungere con un tragitto in barca di circa 5 minuti.

Circondata da un fresco uliveto, accoglie il futuro proprietario con una villa di 350 mq (con 8 camere e 4 bagni), una casa per ospiti (o personale) di 120 mq, un garage per barche, e altri locali di servizio.

Parte del miniarcipelago dello Stagnone, ha la curiosa forma di un laccio e oltre che da svettanti ulivi è impreziosita da palme, pini marittimi e varie piante e fiori (ma anche dolcissimi asinelli).

Ma non è tutto, perché l’isola di Santa Maria è anche una zona d’interesse archeologico ed è abbracciata da straordinarie spiagge balneabili.

Nelle vicinanze, oltre alla Sicilia, ci sono le altre bellissime isole dello Stagnone di Marsala, ovvero l’Isola Grande o Isola Lunga, la più grande dello Stagnone; La Scuola o Isola Schola, la più piccola delle isole dello Stagnone; Isola di San Pantaleo (l’antica Mozia) è la più importante delle isole dello Stagnone dal punto di vista paesaggistico e archeologico.

Dei luoghi veramente magici, con colori speciali e di rara bellezza, tanto da regalare magnifici tramonti sullo sfondo di mulini a vento senza tempo. L’arcipelago rappresenta anche la Riserva Naturale dello Stagnone, che si estende dal litorale a nord di Marsala fino a quello di Trapani.

Insomma, se qualche fortunato avrà l’opportunità di poter acquistare l’Isola di Santa Maria potrà davvero trascorrere momenti da sogno in un luogo più unico che raro. La speranza, ovviamente, è che non venga deturpata considerando che quest’isola rappresenta un territorio magnifico, ma anche fragile e importantissimo.

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Caltagirone: 4 cose da vedere nel borgo catanese

Caltagirone è una città così bella e ricca di fascino che è praticamente impossibile non innamorarsene. Situata nella Sicilia sudorientale, in provincia di Catania, Caltagirone conquista con i colori accesi e le fantasie delle rinomate ceramiche, presenti in ogni angolo delle sue strade, ma anche con i suoi quartieri storici e con l’ospitalità dei suoi abitanti. La sua storia, come quella di altre città siciliane, si intreccia con altri popoli, in primis gli arabi. Il nome stesso della città deriverebbe dall’espressione araba “Qal’at al-Ghirān”, che significa “castello delle grotte”, con riferimento alle numerose cavità naturali presenti nel territorio circostante.

Nel corso del tempo, il nome è stato limato e cambiato dalle popolazioni successive, passando per il latino “Calathagirone” e il normanno “Calatagirone”, per poi assumere la forma definitiva italiana in “Caltagirone”. Cosa fare in questa meta imperdibile della Sicilia? Ecco le 4 cose da vedere per trascorrere una giornata all’insegna della scoperta e della bellezza.

4 cose imperdibili da vedere a Caltagirone

In questo articolo scopriremo 4 siti di interesse di Caltagirone, la città siciliana riconosciuta patrimonio UNESCO nel 2002 per l’importanza dei suoi edifici barocchi insieme ad altre mete quali Noto, Modica o Scicli.

La cattedrale di San Giuliano

Gioiello dell’architettura siciliana, la chiesa di San Giuliano divenne cattedrale di Caltagirone nel 1816 e ha una storia lunghissima. A causa di terremoti e interventi di ristrutturazione, infatti, venne ricostruita più volte, assumendo l’aspetto attuale con gli ultimi lavori risalenti al 1693. In stile barocco, l’edificio si mostra in tutta la sua imponenza attraverso una facciata con tre porte e un alto campanile sul lato destro. La parte più bella e caratteristica dell’esterno è sicuramente la cupola, rivestita di maioliche policrome, con strisce dorate e verticali, visibile da molti punti di Caltagirone.

All’interno potete notare gli interessanti affreschi della volta, le cui raffigurazioni riportano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento. Per quanto riguarda la religiosità popolare di Caltagirone, gli abitanti sono molto affezionati alle statue del Cristo morto e a quella dell’Addolorata, entrambe presenti nella cattedrale, importanti a tal punto da essere trasportate in giro per la città il giorno del Venerdì Santo.

Museo Regionale della Ceramica

Impossibile visitare Caltagirone e non immergersi nella storia e nell’arte delle ceramiche siciliane. Tra i musei più interessanti presenti in città spicca il Museo Regionale della Ceramica, il quale ospita una ricca collezione di oltre 2.500 reperti, provenienti da diverse epoche e da tutta l’isola. Il percorso espositivo accompagna i visitatori alla scoperta delle diverse tecniche di lavorazione e degli stili decorativi, dove un posto d’eccezione è ricoperto dalle bellissime Teste di Moro, note anche come graste. Queste opere incredibili arricchiscono le balconate degli edifici e dei palazzi siciliani da secoli e sono figlie di una tradizione millenaria che ha origine da una leggenda: la struggente storia d’amore tra un giovane Moro e una bellissima ragazza siciliana.

Il percorso offerto dal museo ha soprattutto un taglio storico: si inizia dalle testimonianze del V secolo a.C., illustrate nella sezione didattica del museo, per poi passare a quella dedicata alla ceramica antica, dove si possono ammirare pezzi appartenuti ai Greci e ai Romani, percorrendo a ritroso il tempo fino al VI secolo a.C. All’interno del museo potrete ammirare anche pezzi risalenti all’epoca rinascimentale e barocca. Per scoprire le ceramiche contemporanee bisognerà arrivare alla grande sala del museo, dove vi sono pezzi del 1800. Situato all’interno del Giardino Pubblico della città, il museo è aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 18:30.

La Scalinata di Santa Maria del Monte

Simbolo di Caltagirone, la Scalinata di Santa Maria del Monte fu costruita nel 1606 per collegare la zona più alta e nuova della città con quella più antica. Con i suoi 142 scalini realizzati in pietra calcarea, rappresenta una delle attrazioni più visitate e fotografate perché decorata interamente di ceramiche. Fu un frate del 1700, Benedetto Papale, a renderla un gioiello della città pensando di posizionare sui gradini anche una serie di lumini in modo da formare un disegno complesso.

Questa tradizione esiste ancora oggi: il 24 e il 25 luglio di ogni anno, la scalinata di Caltagirone viene illuminata da ragazzi e adulti, che con le luci danno forma a un disegno sempre diverso. In quella sera si spengono le luci della città e lo spettacolo della scala illuminata ha inizio. Ogni gradino è un’opera d’arte perché realizzato con cura da ceramisti locali e impreziosito da motivi floreali, geometrici e figurativi. Inoltre, salire la Scalinata di Santa Maria del Monte è un’esperienza indimenticabile anche perché permette di godere di una vista mozzafiato sulla città.

Scalinata Caltagirone

Fonte: iStock

La famosa scalinata di Santa Maria del Monte a Caltagirone

Il Museo dei presepi

Le antiche tradizioni popolari di Caltagirone e non solo vengono raccontate con cura all’interno del Museo dei Presepi, fondato nel 1970 e custode di una preziosa collezione composta da presepi provenienti da tutto il mondo. Gestito dall’Associazione Amici del Favo e dal presidente Michele Perniciaro, appassionato di presepi fin dalla giovane età, il museo espone 3000 esemplari realizzati in materiali e dimensioni differenti. Ogni opera rappresenta un mondo a sé, con ambientazioni, personaggi e costumi che rispecchiano le diverse culture e tradizioni.

Come arrivare a Caltagirone

Chi viaggia in auto può raggiungere facilmente la città di Caltagirone da altre località siciliane come Catania, distante 70 chilometri, Siracusa 114 chilometri, Ragusa 60 chilometri e dalla barocca Noto, distante 90 chilometri. Se preferite spostarvi con i mezzi pubblici, potete salire su un treno da Catania e fare cambio a Grammichele, dove prenderete una coincidenza salendo su un bus.

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In Sicilia tra natura e archeologia: il fascino unico di Pantalica

La Sicilia è un’isola fatta di luoghi unici, capaci di unire eccezionalità naturali al lascito storico delle civiltà che hanno preceduto quella contemporanea.

Difficile trovare un esempio più alto di questo genere di luoghi rispetto a Pantalica, luogo di unione di archeologia e natura come pochi altri al mondo, a circa 25 chilometri nell’entroterra rispetto a Siracusa.

Qui il fiume Anapo e il torrente Calcinara hanno scavato profonde gole, che circondano un altipiano roccioso coperto da una vegetazione parziale. Un territorio aspro e affascinante, dalla conformazione particolare, che assume un fascino ulteriore perché sede di una delle più ampie necropoli protostoriche siciliane.

Quella che è oggi la necropoli rupestre di Pantalica, nome probabilmente di origine bizantina, si pensa infatti fosse l’antica città di Hybla, un’importante città-stato risalente a prima dell’ottavo secolo avanti Cristo, data di riferimento della conquista greca della Sicilia. Dell’abitato siculo non è rimasto niente, solamente le tombe scavate nella roccia o poste in grotte già preesistenti in questo groviglio di canyon e speroni montani, a cui si accostano anche abitazioni e luoghi di culto di età medievale, quando le popolazioni bizantine si ritirarono dalle coste prese di mira dalle incursioni navali di pirati e altri popoli.

Necropoli di Pantalica, Sicilia

Fonte: Lorenzo Calamai

Veduta della necropoli nord-ovest di Pantalica

Dal 2005 la necropoli di Pantalica fa parte del Patrimonio dell’umanità UNESCO. Oggi visitare questo immenso tesoro che unisce archeologia e natura è un’esperienza imperdibile, capace di fondere l’interesse per una storia che incombe in ogni momento sul proprio passaggio alla elettrizzante freschezza di un bagno nelle acque cristalline dell’Anapo o un tuffo nel blu del seducente Calcinara.

Pantalica: come arrivare e quali sentieri percorrere

Il sito di Pantalica si trova tra Sortino e Ferla, due belle cittadine di retaggio barocco del siracusano. Nelle vicinanze di ciascuna delle due si trova un ingresso all’area della necropoli rupestre di Pantalica, che a sua volta si trova all’interno della Riserva naturale orientata di Pantalica, Valle dell’Anapo e torrente Cava Grande.

Dal lato di Ferla, si esce dal paese seguendo le indicazioni presenti e in poco meno di 10 chilometri, percorrendo la Strada regionale 11, al parcheggio della cosiddetta Sella di Filiporto. Da qui un sentiero scende e incontra subito la chiesetta di San Micidario, una delle testimonianze bizantine del luogo. Proseguendo, si trovano più avanti la Grotta del Drago, gigantesca cavità naturale che si apre sopra alcune tombe, e si può raggiungere l’acropoli dell’antica città sicula e visitare i resti dell’Anaktoron, ovvero il palazzo del principe, l’unico edificio in pietra costruito ex novo dell’intero sito.

Pantalica

Fonte: Lorenzo Calamai

Indicazioni sul sentiero di Pantalica

Infine, si può scendere all’altezza del fiume Anapo, che scorre diverse decine di metri più in basso, e percorrere il tracciato dell’antica ferrovia Siracusa-Vizzini. Non ci sono più i binari su questo tracciato dismesso negli anni Cinquanta, rimane solo un ampio sentiero corredato di aree attrezzate, molto piacevole da percorrere a piedi.

Dal lato di Sortino, invece, si segue la panoramica via Pantalica fino a raggiungere il cancello che chiude la strada e segnala l’ingresso nella Riserva naturale orientata. Da questa parte la discesa verso il letto del torrente Calcinara è più impervia e ripida, con un tratto tutto in gradini in pietra, ma anche paesaggisticamente più affascinante. Al cospetto di innumerevoli aperture nella roccia, corrispondenti ad antichissime tombe, si scende verso le cristalline e fredde acque del torrente. Una volta giunti a valle, si trovano alcune radure con piccole piscine naturali dove potersi rinfrescare e dove la famiglie, in estate, si sistemano per una giornata rinfrescante, vista l’ombra, l’acqua bassa e la poca corrente del corso.

Qui si presenta una scelta: se si è debitamente attrezzati con zaino impermeabile e scarpette da fiume, si può scendere il corso del Calcinara passando via acqua fino a trovare una zona di propria preferenza dove accomodarsi. Il torrente si collega poi al fiume Anapo in corrispondenza della galleria della succitata vecchia ferrovia e poco dopo si trova il sentiero che risale al punto di partenza, una scarpinata in salita abbastanza impegnativa.

Fonte: Lorenzo Calamai

La necropoli rupestre di Pantalica si trova lungo il corso del fiume Anapo

Il sentiero, invece, prosegue attraversando il Calcinara e risalendo sulla sponda opposta, fino a portare all’affascinante esplorazione di una serie di cavità artificiali di epoca bizantina, antiche abitazioni nella parte più alta dell’altopiano. Da qui si può raggiungere la Strada regionale 11 e ricollegarsi al sentiero che parte dall’ingresso di Ferla, esplorare le attrazione di quel versante, e infine tornare al punto di partenza dopo la galleria che si incontra sul percorso della ferrovia.

Le necropoli di Pantalica e il palazzo del principe

A Pantalica si trovano circa 5mila tombe di epoca diversa. La maggior parte risalgono all’età protostorica della Sicilia, tra il XIII e l’VIII secolo a.C.

Per ragioni storiche non ancora del tutto definite, circa 1300 anni prima della nascita di Cristo le popolazioni sicule che abitavano principalmente le zone costiere dell’isola abbandonarono i loro insediamenti per ritrarsi nell’entroterra, in zone naturali impervie e con una posizione dominante sul circondario dal punto di vista dell’altitudine.

Fu così che iniziò la storia di Pantalica, dove comunque permangono tracce di insediamenti precedenti, già dell’età del bronzo. La civiltà di Pantalica aveva l’abitudine di seppellire i propri morti non lontano dagli agglomerati urbani, in grotte scavate nella roccia: queste sono rimaste, mentre le case in legno, canne e paglia delle popolazioni locali non hanno, ovviamente, lasciato traccia di loro.

Fonte: Lorenzo Calamai

Una cascata sul torrente Calcinara nella Riserva naturale orientata di Pantalica

La città, tra alti e bassi, sarebbe rimasta florida fino al settimo secolo avanti Cristo, quando la fondazione di Akrai, l’odierna Palazzolo Acreide, per mano dei Greci di Siracusa comportò la probabile distruzione di Hybla. L’unica costruzione testimone della storia della città, al di fuori delle tombe, è il palazzo del principe, l’Anaktoron.

Sulla sommità più alta dello sperone roccioso che campeggia al centro delle due gole del fiume Anapo e del torrente Calcinara rimangono le fondamenta di un antichissimo edificio in pietra, molto probabilmente di proprietà del regnante dell’insediamento. Il particolare fascino e il mistero che ispira questa costruzione deriva dal fatto che, secondo gli archeologi, sarebbe stato costruito da maestranze provenienti da altri luoghi del Mediterraneo, forse Micene, dato che le popolazioni sicule non avevano dimestichezza nell’edificare costruzioni in pietra.

Pantalica fu abitata anche in epoca medioevale. Chiese e abitazioni rupestri di epoca bizantina testimoniano il ritorno ad un insediamento abitato nei secoli precedenti il Mille, probabilmente per sfuggire alle incursioni arabe e dei pirati sulle coste siciliane. Attorno al passaggio del millennio, furono popolazioni arabe ad insediarsi a Pantalica, come ricordato da fonti storiche.

Fonte: Lorenzo Calamai

Pantalica: una tomba nel letto del torrente Calcinara

Un tuffo a Pantalica

Un’aura di mistero ancestrale circonda Pantalica.

Scendendo verso i corsi d’acqua che ne caratterizzano la geografia, è inevitabile trovarsi ad osservare le decine di cavità che in ogni momento sono visibili in diverse aree delle conformazioni rocciose tutto intorno. Sono testimonianze del passato, luoghi arcani di sepoltura cerimoniale che ci ricordano in ogni momento che il nostro passo in un luogo che sembra sperduto, dominato dalla natura, è in realtà probabilmente lo stesso passo compiuto da tante altre persone molto simili nel corso degli ultimi 4mila anni.

Pensieri pronti a essere cullati dal dolce suono del fiume che scorre. Sia l’Anapo che il Calcinara sono corsi d’acqua incontaminati, dalle acque pure e cristalline, che si offrono al visitatore per un tuffo rigenerante e un momento di contatto con la natura selvaggia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un tuffo nelle acque dell’Anapo

Sono tante le piscine naturali e le spiagge d’acqua dolce che è possibile sfruttare tra i sentieri di Pantalica. Lungo il letto dell’Anapo le zone migliori sono probabilmente quelle immediatamente precedenti e immediatamente successive alla galleria sul tracciato dell’antica ferrovia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le piscine naturali del torrente Calcinara

Il torrente Calcinara, però, è forse quello che offre gli angoli di acqua dolce più belli e suggestivi. Oltre alle già citate piccole polle nella prima parte del percorso che scende sa Sortino, si consiglia di risalire brevemente la parte del corso d’acqua prima della confluenza con l’Anapo: si potrà raggiungere un tratto davvero splendido, con un paio di ampie piscine naturali ombreggiate dove l’acqua assume tonalità del blu elettrico e alcuni massi offrono l’opportunità di tuffarsi dalla cima di una cascatella, mentre la parete rocciosa sovrastante si apre in alcune cavità artificiali tipiche della necropoli.

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Levanzo, perla nascosta della Sicilia

Nell’incantevole arcipelago delle Egadi, al largo della costa occidentale della Sicilia, si trova Levanzo, che rappresenta una gemma nascosta del Mar Mediterraneo. Quest’isola ha una superficie di circa sei chilometri quadrati, e ciò la rende l’isola più piccola dell’arcipelago delle Egadi, ma ciò che le manca in dimensioni, lo compensa con un fascino naturale ed incontaminato ed una tranquillità rara.

Come arrivare a Levanzo, nell’arcipelago delle Egadi

Il punto di partenza più comune per raggiungere l’isola di Levanzo è Trapani, bellissima città situata sulla costa occidentale dell’isola della Sicilia. Una volta arrivati a Trapani, il porto della città è facilmente raggiungibile e rappresenta il punto d’accesso principale per l’arcipelago delle Egadi e le sue meravigliose isole.

Da Trapani, sono disponibili diversi collegamenti marittimi giornalieri per l’isola di Levanzo, gestiti principalmente dalle compagnie Siremar o Liberty Lines. I traghetti dal porto di Trapani impiegano circa 50 minuti per coprire la distanza tra la città e Levanzo, mentre gli aliscafi, più veloci dei normali traghetti, impiegano circa 25 minuti. Per raggiungere l’isola di Levanzo è consigliabile prenotare i biglietti in anticipo, soprattutto nei mesi estivi, per evitare lunghe attese.

Vista dal mare del villaggio di Levanzo

Fonte: iStock

Vista del villaggio di Levanzo, isole Egadi

Cosa fare sull’isola di Levanzo?

Esplorare le spiagge incontaminate

Levanzo, in Sicilia, è un’isola rinomata per le sue acque cristalline e le spiagge incontaminate, che fungono da rifugio perfetto per chi è alla ricerca continua di relax e bellezze naturali. Tra le spiagge più affascinanti, è possibile ammirare:

  • Cala Dogana: la spiaggia di ciottoli situata vicino al porto, perfetta per un tuffo rapido appena arrivati sull’isola. Le sue acque turchesi e la vista unica sul villaggio di Levanzo, rendono Cala Dogana una delle prime tappe obbligatorie a Levanzo;
  • Cala Minnola: a breve distanza dal centro abitato, questa spiaggia è famosa per i suoi ricchi fondali marini, ideali per lo snorkeling, unici ed indimenticabili. Il mare qui è particolarmente limpido ed offre una visibilità straordinaria;
  • Cala Tramontana: situata nella parte settentrionale dell’isola di Levanzo, Cala Tramontana è una baia tranquilla e appartata, perfetta per chi cerca pace e tranquillità, lontano dalla presenza di altri turisti. Le sue scogliere e grotte marine offrono un ambiente suggestivo per nuotate e  fare immersioni durante la visita dell’isola.

Sentieri e trekking per scoprire il cuore di Levanzo

Per gli amanti della natura e del trekking, Levanzo è in grado di offrire numerosi sentieri panoramici, che permettono di esplorare l’isola a piedi. Uno dei percorsi più popolari è quello che conduce alla Grotta del Genovese, un sito archeologico di grande rilevanza storica, scoperto nel 1949 e con graffiti risalenti all’era del paleolitico superiore. Ci sono due sentieri principali, consigliati per la scoperta di Levanzo e delle sue meraviglie naturali:

  • Sentiero della Grotta del Genovese: questo percorso, che parte dal villaggio di Levanzo, si snoda attraverso la macchia mediterranea dell’isola fino a raggiungere la famosa Grotta del Genovese. Le visite guidate offrono un approfondimento sulla storia antica dell’isola, rendendo la visita ancora più affascinante.
  • Sentiero di Capo Grosso: questo itinerario conduce al punto più alto dell’isola di Levanzo, Capo Grosso, dove si trova il faro. Il panorama che si può ammirare da qui è davvero indimenticabile, con la possibilità di osservare l’isola principale della regione Sicilia e alle altre isole Egadi. Il sentiero è relativamente facile, ma offre un’immersione totale nella bellezza selvaggia di Levanzo.

Le acque cristalline dell’arcipelago delle Egadi

Le isole Egadi rappresentano, con le sue principali isole di Favignana, Marettimo e Levanzo, la destinazione ideale per chi è alla ricerca  di un mare cristallino. Ecco perché le acque che circondano Levanzo sono perfette per molte attività acquatiche, dal nuoto allo snorkeling, fino alle immersioni subacquee. I fondali marini dell’isola di Levanzo sono ricchi di biodiversità e offrono opportunità fondamentali per lo snorkeling e le immersioni. Cala Minnola, in particolare, è famosa per il suo sito archeologico subacqueo, dove si possono vedere i resti di un antico relitto romano.

È anche possibile esplorare la costa di Levanzo in kayak o in canoa per un’esperienza indimenticabile. È possibile noleggiare l’attrezzatura direttamente sull’isola e avventurarsi alla scoperta di baie nascoste e grotte marine.

Cultura e tradizioni siciliane

Levanzo, nonostante le sue piccole dimensioni, vanta una ricca eredità culturale e storica. Il villaggio principale, Levanzo, con le sue case bianche e le sue stradine strette, è in grado di catapultare i visitatori nella vita quotidiana dell’isola. Partecipare alle festività locali, ad esempio, è un ottimo modo per immergersi nella cultura della piccola isola come quella dedicata al patrono San Giuseppe, il 19 marzo, che si celebra con processioni, fuochi d’artificio e cene a base di pesce fresco appena pescato dagli abitanti dell’isola.

Per immergersi a pieno nella cultura siciliana di Levanzo, una buona occasione è quella di provare i piatti a base di pesce tipici della regione, come il cous cous di pesce e la pasta con i ricci di mare.

Le stagioni migliori per visitare l’isola di Levanzo sono sicuramente la primavera e l’autunno, grazie alla presenza di un clima mite che caratterizza questo piccolo angolo tra le isole Egadi, dove tutto è ancora intatto. Inoltre, per visitare l’isola è consigliato un abbigliamento estivo e soprattutto comodo, per poter scoprire l’isola comodamente, attraverso i suoi sentieri e le sue piccole strade.

Borgo delle Isole Egadi

Fonte: iStock

Vista di un borgo tipico delle isole Egadi

Dove alloggiare sull’isola di Levanzo

Nonostante la sua piccola dimensione, Levanzo offre diverse opzioni di alloggio, adatte tutte le tasche. È possibile scegliere tra hotel, bed and breakfast e appartamenti in affitto.

Gli hotel sull’isola di Levanzo sono di piccole dimensioni ed offrono un servizio personalizzato con un’atmosfera familiare. Ci sono numerosi Bed & Breakfast, che rappresentano un’ottima scelta per chi decide di alloggiare in un luogo accogliente ed informale. Oltre a questi, affittare un appartamento può essere la soluzione ideale per famiglie o gruppi di amici che desiderano avere maggiore autonomia, con diverse opzioni disponibili con una vista spettacolare sul mare.

Levanzo è un’isola letteralmente incantata, per la sua bellezza naturale, la tranquillità e la ricca storia che la caratterizza. È la soluzione perfetta per una fuga dal caos quotidiano, per vivere un’esperienza autentica e rigenerante, adatta per gli appassionati di mare, storia e per chi è in cerca di relax.

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In Sicilia non c’è solo il mare: un tuffo a Cavagrande del Cassibile

Viaggiare è un richiamo. Una vocazione quasi primordiale, se si pensa che ha coinvolto uomini e donne di tutti i tempi e di tutti gli spazi. Nel 1776 Jean-Pierre Houel, pittore e artista francese, inizia un viaggio attraverso la Sicilia che durerà tre anni, girando in lungo e in largo l’isola. Darà alle stampe quattro volumi, intitolati Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malta et de Lipari, corredati da un ampio numero di tavole, ma molto del suo lavoro pittorico finirà in Russia, venduto alla corte degli zar per riuscire a ripagare le spese del suo infinito percorso di scoperta della Trinacria.

“La Sicilia – scrive Houel – che gli antichi poeti hanno cantato come terra del mito perché offriva accanto ai grandi fenomeni naturali le prime testimonianze delle arti, è uno dei paesi d’Europa più interessanti, più degni di essere descritti nei particolari.”

Li descrisse talmente nei particolari, il pittore, che in uno dei suoi volumi si trovò a scrivere anche della Cavagrande del Cassibile, la parte più larga del lungo canyon che questo fiume ha scavato nella roccia dei monti Iblei, dando vita a quella che oggi è una delle più suggestive, affascinanti e meravigliose alternative ad una giornata al mare in Sicilia.

Cavagrande del Cassibile (9)

Fonte: Lorenzo Calamai

Cavagrande del Cassibile, una delle piscine naturali

Il Cassibile, corso d’acqua delle Sicilia sudorientale, non lontano da Avola, ha generato infatti con il passare dei secoli una serie di laghetti e piscine naturali d’acqua dolce una più bella dell’altra, corredate da una vegetazione fatta di oleandri dai fiori rosa e da una fresco bosco che ne riveste le rive, mentre intorno incombono i profili aspri degli Iblei.

Un vero e proprio paradiso per il wild swimmingper gli amanti dell’acqua dolce e per chi, semplicemente, vuole prendersi una pausa dalla sabbia e dagli scogli per trovare refrigerio tra le imponenti pareti della gola dove scorre il fiume Cassibile. Un luogo naturale e favoloso, tutto da esplorare.

Come raggiungere i laghetti di Cavagrande del Cassibile

Cavagrande del Cassibile si trova tra Avola e Palazzolo Acreide, in una zona rurale e impervia. Le piscine naturali si trovano infatti a circa 500 metri di altitudine più in basso rispetto al livello dei paesi più vicini, sul fondo di una gola scavata dall’attività erosiva del fiume.

Cavagrande del Cassibile (3)

Fonte: Lorenzo Calamai

Una delle piscine naturali di Cavagrande del Cassibile

Raggiungerle significa pertanto affrontare un’escursione breve, ma con notevoli pendenze, da tenere a mente soprattutto per la risalita. Ovviamente, ci si trova in un’area più unica che rara a livello naturalistico e pertanto è necessario portare con sé tutto il necessario (cibo, acqua, protezione solare) e riportare indietro i propri rifiuti.

Esistono numerosi sentieri che portano a diverse zone del torrente e a diverse piscine naturali. Alcuni sono stati chiusi, altri sono attualmente in manutenzione da parte dell’ente che gestisce la Riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile, come la Scala Cruci, uno degli accessi più frequentati.

Percorrendo la Strada provinciale 4 da Avola fino alla frazione Montagna, si incroceranno per prime le indicazioni per questo accesso, ma poco più avanti, sulla destra, una strada sterrata porta all’accesso al sentiero Carrubella. Questo itinerario consente di scendere in qualche decina di minuti ad una bella piscina naturale, il cosiddetto laghetto di Carrubella, attraversando una zona molto scenografica. Questo tratto del fiume Cassibile si trova un po’ più a monte rispetto ai principali laghetti e ha il pregio di essere meno frequentata, anche se ovviamente ha meno spazio a disposizione.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il laghetto Carrubella visto dal sentiero

Per scendere alle principali piscine, si consiglia invece di proseguire in auto oltre la frazione Montagna, attraversare il corso del Cassibile e raggiungere Canicattini Bagni. Da qui imboccare la Strada provinciale 73 e dirigersi poi, percorrendo una strada sterrata ma agibile ad ogni mezzo, verso il parcheggio gratuito del sentiero Scala Mastra Ronna, che prende le mosse nelle vicinanze di un casotto gestito dall’azienda regionale del Demanio.

Da qui il sentiero, ben tenuto, in circa 45 minuti consente di scendere alle principali piscine naturali di Cavagrande del Cassibile, con uno spettacolare panorama sulla gola, potendo scorgere anche qualcuna delle numerose grotte che gli eventi atmosferici e l’uomo hanno scavato nella roccia nel corso dei millenni.

Fonte: Lorenzo Calamai

Lo splendido panorama sulle aspre vette, scendendo il sentiero verso i laghetti

Un tuffo a Cavagrande del Cassibile

“Non appena arrivato mi recai alla Cava Grande: una delle meraviglie della Sicilia – scriveva nel 1777 Jean-Pierre Houel – La parte più alta la sua ampiezza è pari alla sua profondità. In fondo scorre il fiume Cassibile che la scavata la percorre per tutta la lunghezza.”

“È uno spettacolo maestoso imponente, sia che dalla riva del fiume si contempli l’altezza delle rocce, sia che dalla loro sommità si ammira vastità e la profondità della cava. Essa è piena di abitazioni antiche scavate nella roccia e di grotte sepolcrali che risalgono a più di 2500 anni fa.”

Fonte: Lorenzo Calamai

La piscina più grande tra quelle della Cavagrande

Una descrizione sintetica e perfetta di tutto ciò che si può trovare scendendo sul letto del fiume Cassibile. Il panorama durante il sentiero consente di spaziare sulla roccia dei rilievi montuosi che circondano la cava, dove antiche grotte sono parte delle necropoli e degli ipogei paleocristiani che le popolazioni locali avevano stabilito nello scenario unico e imponente della Cavagrande.

Qui dove il letto del fiume può allargarsi fino alla massima ampiezza raggiunta dalla gola, ampie piscine naturali offrono ai visitatori di oggi costante refrigerio, grazie a una portata d’acqua imponente. Anche se il luogo è molto gettonato durante l’estate, gli ampi spazi consentono di disperdersi senza rischiare l’affollamento.

Tuffo a Cavagrande del Cassibile

Fonte: Lorenzo Calamai

Tuffo a Cavagrande del Cassibile

L’acqua verde, fresca e trasparente invita a tuffarsi dalle rocce nelle profondità dei laghetti, che si susseguono uno dopo l’altro con diverse altezze, dando dunque possibilità di trovare la piscina naturale più adatta ad ogni evenienza: dalla polla dove chiunque può toccare il fondale alla maestosa vasca finale dove tuffarsi senza ritegno.

Il consiglio è quello di esplorare in lungo e in largo tutte le zone di questo tratto del fiume, trovare il vostro luogo per sistemarvi e godervi una giornata rinfrescante ed energizzante a contatto con una natura impressionante, capace di costruire un luogo unico e maestoso. Prendetevela comoda: la risalita è dura, ed è bene non affrontarla sotto il sole.