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Nell’odierna Tusa, in Sicilia, sono emerse le terme antiche più estese della regione

Una scoperta straordinaria ha recentemente portato alla luce uno dei complessi termali più estesi e riccamente decorati della Sicilia, situato nel sito archeologico di Halesa Arconidea, a Tusa. La quinta campagna di scavi, condotta dall’Università degli Studi di Palermo in collaborazione con il Parco Archeologico di Tindari e il comune di Tusa, ha rivelato un impianto termale di circa 800 metri quadrati, uno dei più grandi rinvenuti finora sull’isola. Il pavimento a mosaico di due stanze, un ampio cortile con ali porticate e i resti ben conservati delle terme offrono uno sguardo eccezionale sulla vita romana nell’antica Halesa.

Durante la presentazione ufficiale dei risultati dell’attività, tenutasi nella chiesa di Santa Maria delle Palate, l’assessore regionale ai Beni Culturali, Francesco Paolo Scarpinato, ha descritto la scoperta come un “unicum” per la Sicilia, sottolineando non solo le dimensioni, ma anche il valore artistico delle decorazioni rinvenute.

Le altre scoperte archeologiche

Oltre al complesso termale, gli archeologi hanno scoperto un vasto reticolo di strade, un nuovo tratto delle fortificazioni e un complesso monumentale finora sconosciuto. Questi ritrovamenti forniscono importanti informazioni per la ricostruzione dell’assetto urbanistico della città, sia in epoca ellenistica che romana. “Considerata l’importanza dei ritrovamenti archeologici – ha spiegato Domenico Targia, direttore ad interim del Parco Archeologico di Tindari – il sito sarà immediatamente oggetto di puntuali interventi di restauro conservativo e di messa in sicurezza, al fine di garantirne la valorizzazione e la fruizione”.

Il sindaco di Tusa, Angelo Tudisca, ha espresso grande soddisfazione per i risultati ottenuti e sottolineato come la collaborazione con le università sia stata cruciale per portare alla luce le ricchezze archeologiche del territorio. “Il modello di collaborazione con gli Atenei siciliani e internazionali si è rivelato vincente. Abbiamo creato valore pubblico, garantendo allo stesso tempo efficienza, efficacia ed economicità”, ha dichiarato Tudisca. Il sindaco ha inoltre confermato che il Comune continuerà a sostenere gli scavi, che vede attualmente impegnati sul campo studenti delle università di Palermo, Amiens, Oxford e Messina.

Una città di primaria importanza

Tra i ritrovamenti più rilevanti c’è il palazzo termale, risalente al I secolo a.C., scoperto grazie al lavoro degli studenti dell’Università di Palermo, coordinati dal professor Burgio e dal dottor Polizzi. Questo conferma l’importanza di Halesa come centro di primaria rilevanza in epoca romana. Entro la fine dell’anno, ha inoltre annunciato il sindaco, saranno appaltati anche i lavori per il restauro del teatro e si porteranno avanti gli scavi, con la consapevolezza che Halesa rappresenta un volano per lo sviluppo economico e sociale di Tusa e di tutta la Sicilia.

Fondata nel 403 a.C. da Archonida, Halesa Archonidea sorgeva vicino alla costa tirrenica della Sicilia ed era un’importante città sia in epoca ellenistica che in quella romana, come testimoniano le numerose scoperte archeologiche, epigrafiche e monumentali. L’elevato livello di vita a Halesa durante queste epoche è attestato dai ritrovamenti riportati finora alla luce, che mostrano la ricchezza e la prosperità della città. Tuttavia, con il passare del tempo e soprattutto durante la tarda età imperiale, la città iniziò a declinare, fino a essere definitivamente abbandonata intorno al X secolo.

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ArcheoExperience nell’Isola dei Tesori, il treno storico che attraversa la Sicilia

All’interno dell’iniziativa ArcheoExperience nell’Isola dei Tesori promossa dall’Assessorato regionale del Turismo dello sport e dello spettacolo, in collaborazione con Fondazione FS e FS Treni turistici italiani, un’idea originale incuriosisce i viaggiatori dall’anima retrò.

Il 28 e 29 settembre sarà possibile viaggiare a bordo di un treno storico tra Agrigento e la Valle dei Templi per fare un tuffo nel passato, seduti in delle carrozze degli anni Trenta. Si potrà raggiungere il Tempio di Vulcano con un accesso diretto al Parco Archeologico con partenza da Agrigento Centrale. In totale sono state pensate ben otto circolazioni per 2320 posti a disposizione di chi vorrà provare questa esperienza unica e indimenticabile.

A bordo dei treni storici siciliani

Il costo del biglietto è di 2 euro a tratta per gli adulti e per i ragazzi, mentre i bambini fino 4 anni non compiuti potranno viaggiare gratuitamente. Per acquistarli basta rivolgersi al personale del treno quando si è già a bordo, ma ulteriori informazioni sono disponibili sul sito web ufficiale della Fondazione FS. Il “Treno dei Templi” dà la possibilità di viaggiare anche con la propria bicicletta depositandola nella vettura bagagliaio dove è presenta una rastrelliera.

I treni storici siciliani permetteranno quindi di esplorare alcuni itinerari panoramici e culturali più o meno noti e conoscere il territorio fuori stagione, con serenità. Nel 2023 sono state più di 7000 le persone che hanno viaggiato sui treni storici in Sicilia a testimoniare l’importanza di stimolare il recupero dei treni in chiave turistica, a vantaggio delle comunità e dei territori italiani. Sentirsi un po’ Indiana Jones e viaggiare controcorrente, ora che la maggior parte dei turisti sono rientrati dalle vacanze estive, può essere una scelta intelligente e vantaggiosa.

Valle dei Templi

Fonte: iStock

Valle dei Templi in Sicilia

Valle dei Tempi in Sicilia: cosa vedere

La visita completa alla Valle dei Templi ha una durata media di circa due ore. Il Parco archeologico situato su un altopiano non lontano dal mare, a pochi passi da Agrigento, custodisce il patrimonio monumentale di Akragas, la colonia greca del Mediterraneo fondata dai Geoli nel 580 a.C. Nel corso degli anni furono avviati vari scavi e cantieri per portare alla luce alcuni templi dalle origini molto antiche come il Tempio di Ercole, il santuario delle Divinità Ctonie, il Tempio di Giunone e il Tempio della Concordia. Questi ultimi due simboleggiano lo sviluppo dello stile dorico in ambito coloniale. Inoltre si possono visitare l’Oratorio di Falaride e il Tempio Romano. Questi edifici di secoli fa simboleggiano come la Magna Grecia abbia lasciato un tesoro architettonico e culturale alla Sicilia e all’Italia.

La Valle dei Templi è Patrimonio UNESCO dal 1997 e si estende per 1300 ettari. La visita si può iniziare dalla cima della Rupe Atenea da dove si può ammirare anche una vista mozzafiato dei dintorni e del Tempio di Demetra, inglobato ormai nella piccola chiesa medioevale di San Biagio. Infine il Tempio di Zeus è da non perdere, costruito per celebrare la vittoria della battaglia di Himera nel 480 a.C. con grandissime statue di 8 metri e il Museo Archeologico Regionale Pietro Griffo ricco di reperti da ammirare.

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Anche in Sicilia ripartono i treni storici: info utili

Avreste mai pensato di scoprire le meraviglie artistiche e paesaggistiche della Sicilia a bordo di un treno storico? Da settembre, fino all’8 dicembre, tornano sui binari i treni storici della Fondazione delle Ferrovie dello Stato. Ecco tutti i dettagli di questa bellissima iniziativa turistica per scoprire la Sicilia in un’esperienza di viaggio unica e indimenticabile.

Alla scoperta della Sicilia sui treni storici

In Sicilia si dice che i treni non siano mai puntuali, come del resto in Italia in generale, eppure stavolta la Fondazione delle Ferrovie dello Stato ha per voi un’iniziativa che vi potrà davvero entusiasmare, ovvero quella di permettere ai turisti e ai cittadini di scoprire la bellissima isola e il suo patrimonio artistico, culturale e naturalistico con un viaggio a bordo dei treni storici.

L’iniziativa ha il suo avvio dalla metà di settembre e proseguirà fino a dicembre, per il giorno dell’Immacolata, dopo cinque anni di successi: per il sesto anno consecutivo, infatti, ripartono i treni storici con uno speciale itinerario che tocca ben 33 destinazioni in calendario.

Questi vagoni sono treni d’epoca, affascinanti, restaurati per l’occasione e sono diretti verso i più rilevanti parchi archeologici della Sicilia e verso deliziosi e pittoreschi borghi isolani.

Quali sono le tappe principali di questo viaggio

Tra le destinazioni imperdibili verso cui viaggeranno questi treni storici attraverso il territorio della Sicilia c’è lo spettacolare Parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento (Treno dei Templi), le località nota agli appassionati di ceramiche tipiche sicule di Santo Stefano di Camastra e Caltagirone (Treno della Ceramica) e molto altro. Ad esempio, per gli amanti dell’arte è imprescindibile un viaggio a bordo del cosiddetto Treno dell’Arte che va da Messina a Tusa.

L’antica e magnetica Siracusa e il suo prezioso centro storico potranno essere visitati dopo un viaggio a bordo del Treno di Ortigia, mentre un altro treno vi condurrà da Catania a Taormina per scoprire le antiche leggende greche legate a questa terra (Treno del Mito).

Castelvetrano e il Parco Archeologico di Selinunte sono visitabili dopo essere saliti sul Treno del Mare e delle Civiltà Antiche, così come anche potrete lasciarvi incantare dal barocco di Modica e godervi l’evento ChocoModica, festa del cioccolato che si tiene nel mese di dicembre (Treno del Cioccolato).

Il Treno delle Stelle, invece, ha come destinazione Roccapalumba, mentre se siete dei buongustai e vi fa impazzire il pistacchio, non perdete il Treno del Pistacchio diretto al centro storico di Bronte, con una collaborazione con le automotrici Fce.

I treni storici di questa iniziativa hanno vagoni e carrozze definite “a terrazzini”, quelle usate dagli Anni Trenta agli Anni Cinquanta in Sicilia. Per coloro che desiderano portare con sé la propria bicicletta, niente panico: sarà possibile depositarla con la rastrelliera all’interno della vettura bagagliaio, con una capienza di 50 biciclette.

Ma come acquistare i biglietti per questo emozionante viaggio? I biglietti sono disponibili tramite qualsiasi canale di vendita Trenitalia e anche a bordo treno, fino a esaurimento posti.

Dal 2018 sono stati oltre 20 mila i viaggiatori che sono saliti a bordo di questi treni storici per visitare e ammirare le bellezze della Sicilia fuori dal caos dell’alta stagione.

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Lampedusa, Isole Pelagie: vacanze a fine stagione

Lampedusa è un luogo che sa conquistare il cuore di chi lo visita. È la più grande delle Isole Pelagie, in Sicilia, situata tra la regione italiana e la costa tunisina. Un vero e proprio gioiello del Mar Mediterraneo che, soprattutto a fine stagione, è in grado di offrire ai suoi visitatori un’esperienza unica ed autentica. Ad esempio, i mesi di settembre ed ottobre sono i mesi ideali per scoprire le bellezze uniche che questo luogo ha da offrire, senza la folla di turisti estiva, godendo così di un clima ancora caldo e di una tranquillità che invita al relax.

Perché scegliere Lampedusa a fine stagione?

I mesi di settembre ed ottobre a Lampedusa rappresentano il periodo ideale per la visita dell’isola e, a differenza del resto d’Italia, possono essere considerati ancora mesi “estivi” per il territorio, con temperature che superano i 30 gradi. Tutto questo grazie alla sua particolare posizione geografica, che la espone a correnti euro-asiatiche e all’anticiclone delle Azzorre per la maggior parte dell’anno, in grado di mantenere un clima temperato.

Il mare rispecchia queste condizioni, con una temperatura calda ed accogliente, che invita costantemente ad lunghe e rilassanti nuotate in mare aperto. Le acque, inoltre, così limpide e trasparenti, permettono di godere appieno della bellezza dei suoi fondali, rendendo attività come lo snorkeling e le immersioni assolutamente imperdibili.

Molti viaggiatori, proprio per questo motivo, evitano di visitare le isole Pelagie nei periodi di maggior afflusso, evitando temperature torride e la presenza di numerosi turisti e godersi le bellissime spiagge di Lampedusa, fra le più belle di tutta Italia e non solo.

Il fascino del clima imprevedibile di Lampedusa

Settembre a Lampedusa non è solo sinonimo di relax, temperature perfette e mare calmo. Infatti, durante questo periodo dell’anno si verifica un fenomeno molto particolare ed altrettanto affascinante: “U Marrobbio”. Si tratta di una marea, che può sorprendere anche i visitatori più esperti, e che si manifesta con un improvviso abbassamento, o innalzamento, del livello del mare, spesso accompagnato dal ritrovamento di pesci ed alghe addirittura sulle strade che affiancano la costa.

Sebbene questo fenomeno venga attribuito ai movimenti della placca terrestre, gli abitanti di Lampedusa preferiscono raccontare e descrivere questo fenomeno come un evento quasi “magico” e “misterioso”, rendendo il tutto molto affascinante.

Nel mese di ottobre, invece, è possibile assistere ad un altro spettacolo naturale a dir poco unico alle isole Pelagie: i fulmini senza tuoni. Soprattutto durante le notti più calde, infatti, è possibile assistere a questi lampi di luce che illuminano il cielo senza produrre alcun tipo di suono. Anche in questo caso, la scienza spiega che questi effetti siano dovuti alle condizioni climatiche della zona, ma gli abitanti dell’isola di Lampedusa amano pensare a questi eventi come manifestazioni di forza misteriose, aggiungendo magia alle serate isolane.

Cosa fare a Lampedusa a fine stagione?

Lampedusa è un’isola affascinante, che invita i visitatori all’esplorazione dei suoi territori. Nei mesi autunnali, con le temperature miti e sempre meno turisti presenti, è il momento ideale per scoprire ogni angolo nascosto dell’isola. Una delle attività più apprezzate, soprattutto dagli amanti delle escursioni e delle attività all’aperto, è il trekking.

A Lampedusa sono presenti diversi percorsi che si snodano lungo la costa e che sono in grado di regalare panorami unici e mozzafiato. Si tratta di cammini che portano ad una delle spiagge più belle di Lampedusa, ovvero Spiaggia dei Conigli, considerata fra le più affascinanti di tutta Europa, grazie alla presenza di un mare turchese unico nel suo genere, in contrasto con la sabbia chiara e fine dell’isola.

Per glia amanti del mare, poi, attività come lo snorkeling e le immersioni sono un must, grazie alla ricca biodiversità marina che popola queste acque. Non è difficile, infatti, vedere tartarughe, delfini e diverse varietà di pesci colorati, soprattutto facendo delle escursioni guidate in barca, che danno, ai visitatori, la possibilità di scoprire splendide calette nascoste e grotte altrimenti inaccessibili.

Visitare Lampedusa a fine stagione significa scoprire un’isola che, pur essendo famosa per le sue estati calde e affollate, sa regalare esperienze uniche e paesaggi indimenticabili, per una vacanza all’insegna del relax e del riposo, lontani dal turismo di massa e dalle temperature troppo elevate.

Vista di una baia dell'isola di Lampedusa, isole Pelagie del Mediterraneo

Fonte: iStock

Baia dell’isola di Lampedusa, Sicilia
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Nuova scoperta a Selinunte: ritrovato un tempio antichissimo

Il sito archeologico di Selinunte, in Sicilia, non smette mai di stupire. Nuovi edifici legati all’area sacra, tra l’età arcaica e quella classica, e una struttura che sembrerebbe un piccolo tempio, alle spalle del Tempio C, pari a circa due terzi del Tempio R, sono alcune delle ultime scoperte legate alla campagna di scavi in corso nel Parco archeologico di Selinunte da parte della New York University e dell’Università Statale di Milano. Gli esperti hanno riferito che la scoperta è di estremo interesse e valore, che potrebbe ridisegnare il perimetro dell’area.

L’eccezionale ritrovamento

Da più di dieci anni, gli archeologi dell’Institute of Fine Arts–NYU e dell’ateneo milanese stanno effettuando scavi archeologici a Selinunte, studiando a fondo i santuari urbani all’interno del grande muro di peribolo sull’Acropoli e portando alla luce porzioni di abitati e interessanti manufatti.

In particolare, in questa ultima campagna di scavi, sono stati fatti grandi passi in avanti, tanto che, se le ipotesi dovessero risultare esatte, si potrebbe riscrivere il perimetro dell’intera area del sito archeologico. I risultati degli ultimi scavi sono stati presentati lo scorso 11 agosto dal direttore del Parco archeologico Felice Crescente e dall’archeologo Clemente Marconi, che coordina 60 collaboratori e studenti che hanno effettuato diversi lavori di indagine a Selinunte.

“Le attività di ricerca effettuate in questa zona”, ha commentato l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato “riservano sempre nuove scoperte. In questo caso, si tratta di rinvenimenti di grande valore. In autunno, quando riprenderanno le attività, avremo dettagli più chiari sulla portata del ritrovamento”.

La missione di scavi ha individuato un accesso monumentale a Nord Ovest dell’Acropoli e anche un ambiente con un pozzo circolare contenente diversi oggetti, tra cui alcune monete e gioielli d’oro. Ma il ritrovamento più importante è stata una struttura che parrebbe condurre a un tempietto non ancora conosciuto, non grandissimo e senza colonne.

Il parco archeologico di Selinunte

Selinunte era un importante centro urbano della Magna Grecia in Italia, che sorgeva lungo la costa Sud-occidentale della Sicilia, nel territorio che oggi ricade sotto la provincia di Trapani. Non è solamente una preziosa testimonianza del passato di questa florida regione, ma anche un luogo dove la natura non ha mai ceduto il passo all’uomo: il sito, affacciato sulle acque cristalline del Mar Mediterraneo, è il più grande di tutta Europa e vanta ben 270 ettari di dolci colline punteggiate da templi e antichi resti di altri edifici.

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Fonte: Ansa

Gli scavi archeologici in corso a Selinunte

Al suo apice, la città ospitava 30.000 abitanti e copriva un’area di 670 acri. Il Tempio C, situato in questo quadrante, fu costruito in stile dorico intorno alla metà del VI secolo a.C. Scavi precedenti hanno portato alla luce centinaia di antichi sigilli, indicando che il tempio probabilmente fungeva da archivio ed era dedicato ad Apollo. Eretta su un altopiano calcareo a strapiombo sul mare, regala una vista mozzafiato sulla spiaggia di Selinunte e sulle acque cristalline che la lambiscono.

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Cosa vedere a Isola delle Femmine in Sicilia

Lungo la costa siciliana è presenta una vera e propria gemma nascosta della Sicilia, a pochi chilometri da Palermo. Si tratta di isola delle Femmine, un piccolo isolotto capace di incantare i propri visitatori grazie alle sue acque cristalline, le spiagge imperdibili ed un ricco patrimonio storico e naturale.

La storia dell’isola

Nonostante le sue piccole dimensioni, questa località siciliana è una destinazione ideale per chi cerca una fuga rilassante dalle mete più affollate e dal traffico delle città. Prima di visitare l’isola delle Femmine, però, è bene conoscere qualcosa in più sulle sue origini e sulla sua storia, a partire dal suo nome così particolare.

L’origine della denominazione “Isola delle Femmine” rimane ancora un mistero, una storia avvolta dalle leggende locali. Alcuni cittadini, infatti, sostengono che questo nome derivi da una prigione femminile, che in antichità si trovava proprio sull’isola, mentre altri credono che il nome sia collegato ad alcune tradizioni di pesca locali. In passato, infatti, le donne locali avevano un ruolo importante nella società.

La teoria più plausibile, però, che il nome dell’isola derivi dalla lingua araba, precisamente da “Fim”, che in italiano significa letteralmente “bocca” e che si riferisce alla forma dell’isola.

Con un occhio sempre al passato, Isola delle Femmine era un importante punto di difesa contro le incursioni dei pirati ed oggi ospita i resti di una torre di avvistamento risalente al sedicesimo secolo e costruita proprio per difendere l’isola ed i suoi abitanti. La presenza di questa torre, diventata un simbolo, contribuisce alla creazione di un’atmosfera davvero unica, in grado di attirare turisti da tutto il mondo.

Cosa vedere a Isola delle Femmine?

Questa piccola isola siciliana, nonostante le sue piccole dimensioni, è un paradiso naturale, protetto dal lontano 1997 e che rappresenta un ambiente perfetto per chi ama passeggiare nella natura. Isola delle Femmine è accessibile solo via mare ed offre l’opportunità di fare snorkeling ed immersioni, così da esplorare i suoi ricchi fondali ed osservare da vicino pesci colorati, coralli e spugne di mare. Inoltra, quest’isola è anche un habitat sicuro per diverse specie di uccelli migratori, che qui trovano riparo.

Sull’isola è possibile ammirare quello che poco prima è stato definito come suo “simbolo”: la torre di avvistamento. Questa struttura venne costruita nel sedicesimo secolo e faceva parte del sistema difensivo delle torri costiere della Sicilia. Nonostante oggi la torre sia in rovina, offre una vista spettacolare sul Mar Tirreno. Visitare la torre sull’isola è come fare un viaggio nel passato, immaginando la vita di tutti i guardiani che da qui difendevano il proprio territorio.

Un viaggio nel passato che può essere fatto anche passeggiando per vie dell’antico borgo marino del comune di Isola delle Femmine, sull’isola principale. Qui è possibile perdersi tra le strette stradine, fra case di diversi colori vivaci e le barche dei pescatori ormeggiate nel porto, oltre che visitare piccoli negozi presso i quali poter acquistare prodotti di artigianato locali e alimenti tipici della regione.

Le spiagge più belle di Isola delle Femmine

La Sicilia, si sa, è rinomata a livello internazionale per le bellezze uniche del suo territorio e le sue spiagge da cartolina. Molte di queste località balneari, infatti, sono state insignite in passato della Bandiera Blu ed offrono un ambiente ideale per passare una giornata al mare, all’insegna del relax, facendo un bagno in un mare limpido e tranquillo. Ma quali sono le spiagge più belle nei pressi di Isola delle Femmine?

  •  Spiaggia di Isola delle Femmine: è un lungo tratto di sabbia dorata, che ricopre tutta la costa del paese. È perfetta per le famiglie e per i bambini, grazie al suo fondale marino poco profondo e per le sue acque limpide e pulite. Inoltre, sono presenti diversi stabilimenti dove poter trovare tutti i comfort possibili, come lettini ed ombrelloni, ma anche bar e ristoranti.
    Questa spiaggia è una delle più affollate durante i periodi di alta stagione ed è la soluzione ideale per chi non vuole allontarsi troppo dal centro abitato e godere di una giornata di fuga al mare;
  • Spiaggia di Capaci: si trova a pochi minuti da Isola delle Femmine ed è una delle più grandi di questa zona della Sicilia. Anche qui è possibile trovare diversi stabilimenti, ma non mancano spiagge libere per chi cerca un’esperienza di totale libertà sulle spiagge siciliane. La spiaggia di Capaci, grazie alle correnti che soffiano spesso nella zona, è ideale per sport come windsurf o kitesurf;
  • Spiaggia di Mondello: nonostante Mondello non faccia parte di questo comune siciliano, è impossibile non menzionare questa bellissima spiaggia tra le attrazioni balneari di Isola delle Femmine. Si trova a circa un’ora di auto dal paese ed è una delle spiagge più famose e belle dell’intera Sicilia, raggiungibile anche dall’affascinante Palermo;
  • Baia del Corallo: si trova tra Isola delle Femmine e Sferracavallo e si distingue fra le altre per le sue acque trasparenti e ricche di coralli, che la rendono la destinazione ideale per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni. Il paesaggio che circonda la spiaggia è caratterizzato da rocce e scogli, che donano a Baia del Corallo un aspetto quasi incontaminato. È l’ideale per chi cerca tranquillità e relax e vuole immergersi nella natura.
Vista della spiaggia bianca di Mondello, in Sicilia, con diversi bagnani e acque turchesi

Fonte: iStock

Spiaggia bianca di Mondello, nei pressi di Isola delle Femmine

Oltre a rilassarsi in spiaggia ed esplorare il borgo, Isola delle Femmine offre una ricca serie di attività all’aperto ed escursioni, che permettono ai visitatori di creare esperienza uniche e ricordi indimenticabili di una vacanza in Sicilia. Infatti, è possibile effettuare diverse escursioni in barca, grazie alle quali scoprire ed ammirare baie nascoste attorno all’isolotto e lungo la costa e permettono di nuotare al largo, facendo immersioni e snorkeling scoprendo i ricchi fondali marini siciliani, tra coralli e relitti sommersi.

Allo stesso tempo, per chi ama le camminate all’aperto e le escursioni, è d’obbligo una visita al parco naturale di Capo Gallo, facilmente raggiungibile in auto da Isola delle Femmine. Seguendo i sentieri all’interno di questa ricca vegetazione e macchia mediterranea, è possibile arrivare a godere di viste uniche e panorami mozzafiato che si affacciano sulla costa siciliana.

Isola delle Femmine è una destinazione unica, che unisce il fascino dell’antica storia regionale con la sua bellezza naturale e le sue spiagge caraibiche. Una destinazione perfetta per visitatori di tutte le età e per chiunque sia alla ricerca di una vacanza all’insegna del relax e del divertimento in un mare da sogno.

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Cosa vedere e cosa fare a Santa Croce Camerina

Santa Croce Camerina è un incantevole comune della provincia di Ragusa, nel cuore della regione Sicilia, con una popolazione di circa undici mila abitanti, in grado di offrire una combinazione perfetta tra storia, cultura, mare e tradizioni di questa isola nel cuore del Mar Mediterraneo.

Questo piccolo borgo siciliano gode di una storia antica non indifferente: venne fondato nel lontano 598 a.C. con il nome di Kamarina e fu colonia dell’antica Grecia. Ecco perché, per gli amanti della storia antica, questa piccola cittadina della Sicilia è la scelta ideale per le prossime vacanze, per osservare ricchi reperti storici, che racconta di epoche diverse, come quella romana, araba, bizantina e normanna.

Cosa vedere nel borgo di Santa Croce Camerina

La Chiesa Madre: antico simbolo cittadino

Il monumento sicuramente più importante di Santa Croce Camerina è senza ombra di dubbio la Chiesa Madre. Si tratta di una struttura antica, costruita nel lontano tredicesimo secolo e ristrutturata, in seguito, nel diciottesimo secolo. È una chiesa caratterizzata da tre grandi navate e dallo stile architettonico di epoca barocca.

All’interno della Chiesa Madre si possono ammirare diverse opere d’arte dal grande valore storico, tra le quali è possibile osservare di una copia della Madonna di Loreto del Caravaggio, dipinto che venne attribuito al pittore tedesco Martin Faber, ed una statua di San Giuseppe, che è anche patrono della Città, e proveniente dalla famosa bottega dello scultore siciliano Salvatore Bagnasco.

Facciata della Chiesa Madre di Santa Croce Camerino, simbolo del borgo siciliani

Fonte: iStock

Chiesa Madre di Santa Croce Camerino

I palazzi storici del borgo

Nelle vicinanze della Chiesa Madre, è possibile visitare diverse ed eleganti residenze signorili, che meritano una visita e aiutano a scoprire la storia di questo borgo che si trova nelle vicinanze della splendida città di Ragusa ed il suo centro storico.

Qui, a Santa Croce Camerina, è possibile visitare Palazzo Vitale-Ciarcià, con raffinate ed eleganti decorazioni interne, Palazzo Portelli, che apparteneva ad una famiglia di proprietari terrieri e governatori dell’epoca, la cui struttura comprende anche mura del diciassettesimo e diciottesimo secolo, Palazzo Pace e, infine, Palazzo Carratello, un palazzo costruito in stile tardo barocco, caratterizzato dalla sua splendida facciata e le sue scalinate in roccia asfaltica, un pietra pece tipica del ragusano.

Storia ed archeologia a Santa Croce Camerina

Uno dei siti archeologici più spettacolari della regione Sicilia, e non solo, è il museo regionale di Kamarina, che raccoglie un interessante patrimonio storico ed archeologico proveniente dall’epoca degli antichi greci e dalla colonia Kamarina. Tra i reperto esposti all’interno di questo museo ci sono antiche ceramiche, monete, statuette ed altri diversi oggetti dal grande valore storico e culturale. Inoltre, ciò che rende unico questo museo è anche la sua posizione, affacciato sul mare, che rende le visite nella struttura ancora più suggestive.

Oltre al museo regione di Kamarina, gli amanti della storia e della cultura antica, non possono perdere l’occasione di visitare il parco archeologico di Kaukana, situato tra Punta Secca e Casuzze. Il sito, composto da poco meno di trenta edifici che circondano una piccola chiesa, in ottime condizione, grazie anche alle dune sabbiose che lo hanno protetto nei secoli.

Visitare questo parco archeologico significa fare un tuffo nel passato, in un’atmosfera singolare, che permette di immaginare la vita quotidiana dell’epoca antica.

Mare e spiaggia: le bellezze naturali dell’antica Kamarina

Non solo storia, arte e cultura a Santa Croce Camerina. Nelle vicinanze di questo antico borgo siciliano, è possibile visitare paesaggi naturali fantastici e splendide borgate marinare, dove passare giornate su ampie spiagge sabbiose e godere delle acque limpide che bagnano la Sicilia.

  • Punta Secca, conosciuta anche come “a sicca” dagli abitanti locali, è una delle località più famose di questa parte della costa siciliana. Il nome di Punta Secca deriva dalla presenza di una grande scogliera a pelo d’acqua, proprio davanti alla spiaggia principale. Questa località siciliana è diventata famosa anche grazie alla serie televisiva del Commissario Montalbano, celebre personaggio creato dallo scrittore italiano Andrea Camilleri. Qui si trova la famosa abitazione del commissario, che si affaccia sul mare siciliano.
  • Punta Braccetto, invece, si trova al confine a nord di Santa Croce Camerina. Qui si trova una spiaggia sabbiosa, oltre a diverse grotte suggestive e numerosi scogli, che caratterizzano il paesaggio e lo rendono  perfetto per chi è alla ricerca di relax e divertimento, ma anche per chi ama attività e sport acquatici, come la pesca subacquea nei limpidi fondali marini del Mediterraneo
  • Caucana e Casuzze, infine, rappresentano il versante a sud del comune di Santa Croce Camerina. Queste due piccole località marine siciliane sono caratterizzate da spiagge dorate, paesaggi naturali unici ed indimenticabili. Le spiagge di Caucana, poi, sono ideali per le famiglie grazie alla presenza di stabilimenti balneari attrezzati.
Vista della spiaggia dorata di Punta Secca, in Sicilia, con mare mosso e scogli

Fonte: iStock

Spiaggia di Punta Secca in Sicilia

Cosa fare nelle vicinanze di Santa Croce Camerina

Escursioni ed attività all’aperto

I territori che circondano Santa Croce Camerina permettono agli appassionati di escursionismo, trekking ed attività all’aperto di vivere e creare esperienze indimenticabili in questa parte della Sicilia. I percorsi si snodano tra vigneti suggestivi, uliveti e colline, che offrono panorami mozzafiato sul paesaggio siciliano. Tra le escursioni sicuramente da non perdere quella che porta al Castello di Donnafugata, una famosa dimora storica circondata da un parco secolare.

Inoltre, le acque limpide del canale di Sicilia sono perfette per la pratica di sport acquatici come lo snorkeling e le immersioni subacquee, ma anche sport più adrenalinici come il windsurf o la vela, grazie alle correnti che colpiscono questa zona.

La cultura vinicola siciliana

Un modo per scoprire ed immergersi nella cultura e nelle tradizioni siciliane è sicuramente scoprire la cultura vinicola della regione. A pochi chilometri dal borgo di Santa Croce Camerina sono presenti rinomate cantine, come, ad esempio, Cantina Gulfi e Feudo di Santa Teresa. Si tratta di due produttori molto importanti per la regione Sicilia, che propongono tour guidata e che includono la visita ai vigneti e alle strutture di produzione.

Gli ospiti di queste cantine possono scoprire qui i segreti della vinificazione siciliana, degustare vini locali come il Nero d’Avola ed il Cerasuolo di Vittoria, oltre che assaporare alcuni prodotti tipici del territorio.

Santa Croce Camerina è la destinazione perfetta per chi vuole scoprire la Sicilia più autentica grazie al suo ricco patrimonio storico ed archeologico, le sue splendide spiagge ed i suoi sapori, per un’esperienza di viaggio unica ed indimenticabile.

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I migliori eventi musicali dell’estate in Sicilia e in Sardegna

L’estate è simbolo di libertà, spensieratezza, divertimento e… Viaggi! Se nel mese di agosto state pensando o avete già programmato un viaggio nelle due splendide isole del sud Italia – Sicilia e Sardegna – e siete anche appassionati di musica, abbiamo una buona notizia per voi: ecco i più bei festival musicali dell’estate che troverete in Sicilia e in Sardegna.

Ortigia Sound System a Ortigia

Si parte da Ortigia, il nucleo più antico di Siracusa: alla sua decima edizione, l’Ortigia Sound System è il festival di musica elettronica più amato sull’isola e combina i ritmi della tradizione mediterranea con le nuove tendenze della musica contemporanea. La line-up del festival continua a seguire un’eccellente direzione artistica, adeguandosi ai trend attuali. Tra gli artisti presenti ci sono Blawan con il suo live techno di energia allo stato puro, Aho Ssan con la sua musica ambient contemporanea ispirata dalla periferia parigina, il trio avantgarde dub Holy Tongue, lo show audiovisivo tra dance e post-rock del produttore italo-tedesco David August, la sound artist e cantante sperimentale Antonina Nowacka. Inoltre, ci saranno anche showcase organizzati da Spazio Disponibile di Donato Dozzy (che include un interessante b2b tra Kangding Ray e Neel) e dalla colombiana TraTraTrax.

Ortigia

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Sguardo su Ortigia

Dall’1 al 4 agosto, Siracusa ospiterà quindi il festival che quest’anno introduce nuove location: ancora una volta troviamo lo Zen, la baia incantevole che ospiterà il Lido dal 2 al 4 agosto. Il Bamboo Park sarà la cornice dell’Anapo Stage, ispirato al fiume siracusano, nelle notti del 2 e 3 agosto. Non mancheranno i Boat Parties dal venerdì alla domenica e le Malamore Listening Sessions il 2 e 4 agosto.

La novità di quest’anno è l’opening party nei giardini del Foro Siracusano il 1 agosto, dove sarà allestito il Pantheon Stage, mentre il Main Stage, si sposterà dalla Piazza d’Armi del Castello Maniace allo Sbarcadero, vicino al mare di Borgata di Santa Lucia. Qui, il 2 e 3 agosto, si esibiranno artisti internazionali e nazionali di musica elettronica, rock e jazz.

Info utili

Come arrivare a Ortigia

In auto: 

Da Catania, prendete l’autostrada A18 in direzione Siracusa. Seguite le indicazioni per l’uscita Siracusa Sud. Una volta usciti, seguite le indicazioni per Ortigia. Da Palermo, invece, imboccate l’autostrada A19 in direzione Catania e poi seguite l’autostrada A18 verso Siracusa. Seguite le indicazioni per l’uscita Siracusa Sud e successivamente per Ortigia.

In treno:

Da Catania, prendete un treno regionale o intercity in direzione Siracusa dalla stazione ferroviaria di Catania Centrale. Il viaggio dura circa 1-1,5 ore. Da Palermo salite su un treno intercity o regionale dalla stazione ferroviaria di Palermo Centrale in direzione Siracusa. Il viaggio dura circa 3-4 ore.

Dalla stazione di Siracusa potete raggiungere Ortigia in taxi, autobus o con una passeggiata di circa 20-30 minuti. Gli autobus urbani collegano frequentemente la stazione con il centro di Ortigia.

Mish Mash Festival a Milazzo

Da Cosmo ai Tre Allegri Ragazzi Morti, la line-up che animerà questa edizione del Mish Mash Festival sarà ricchissima di artisti che si riuniranno al Castello di Milazzo, in provincia di Messina, dal 10 al 12 agosto per tre giorni di puro divertimento, animati da diversi generi musicali.

La location ha una storia millenaria e la cornice del Castello di Milazzo renderà ancora più suggestivo questo evento musicale giunto alla sua ottava edizione: in line-up anche Davidę Patania, Lero Lero, 404 SNF, Christiana, Il mago del Gelato, Nothing for breakfast, The whipped dream, Manlio, Phunkadelica, Popa, Sambo e Disco Amore.

Castello di Milazzo

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La location del Castello di Milazzo

Info utili

Come arrivare a Milazzo

In auto:

Per arrivare a Milazzo in auto da Messina, prendete l’autostrada A20 in direzione Palermo e l’uscita Milazzo-Isole Eolie. Seguite poi le indicazioni per Milazzo centro. Da Palermo, prendete l’autostrada A20 in direzione Messina e l’uscita Milazzo-Isole Eolie.

In treno:

Potete arrivare a Milazzo in treno prendendo un treno regionale o intercity dalla stazione di Messina Centrale. Il viaggio dura circa 30-40 minuti. Da Palermo, invece, prendete un treno intercity o regionale in direzione Messina e scendete alla stazione di Milazzo. Il viaggio dura circa 2-3 ore. Dalla stazione ferroviaria di Milazzo, è poi possibile raggiungere il centro città o il porto con un breve viaggio in taxi o autobus.

Red Valley Festival a Olbia

L’anno scorso si sono registrate più di 100mila presenze e anche quest’anno il Red Valley Festival in Sardegna promette grandi numeri, complice una line-up pazzesca con grandi nomi della musica italiana. Ne volete sapere alcuni? Ghali, Annalisa, Club Dogo, Coez e Frah Quintale, Gazelle, Geolier, Irama, Il Pagante, Max Pezzali, Salmo, Sfera Ebbasta, Ariete, Tommaso Paradiso, Rose Villain, Gemitaiz e tantissimi altri “big”.

Il festival si svolgerà dal 14 al 17 agosto presso la spettacolare venue dell’Olbia Arena, un’area concerti di 13mila m² dove il Volcano Stage accoglie gli artisti con 18 metri di altezza, 48 metri di larghezza e un ledwall di 300 metri quadrati con più di 250 luci ed effetti.

Info utili

Come arrivare a Olbia

In auto:

Per arrivare a Olbia in auto da Cagliari, prendete la strada statale SS131 in direzione Sassari-Nuoro e seguite le indicazioni per Olbia. Da Sassari, imboccate la strada statale SS597 verso Olbia e seguite le indicazioni per il centro città.

In treno:

Potete arrivare a Olbia in treno prendendo un treno regionale dalla stazione di Cagliari. Il viaggio dura circa 3-4 ore. Da Sassari, prendete un treno regionale in direzione Olbia, con una durata di circa 1,5-2 ore. Dalla stazione ferroviaria di Olbia, potete raggiungere il centro città con una breve passeggiata, in taxi o con gli autobus urbani.

Opera Festival a Milo

L’Opera Festival di Milo è un evento di musica contemporanea che si svolge dal 22 al 25 agosto nella provincia di Catania: in programma quattro giorni di festa, dove il pubblico sarà immerso nei suggestivi scenari del parco dell’Etna, vulcano da record in Europa, che fa da sfondo all’evento e celebra oltre alla musica, anche le tradizioni locali più autentiche.

La line-up vede la partecipazione di diversi artisti del panorama internazionale: Andy Garvey, Dr. Rubinstein, Interstellar Funk, Moopie, Istanbul Ghetto Club (live), Marco Shuttle, Matthew Dexter, Night Moves: Jane Fitz & Jade Seatle, Oma Totem.

Un evento volto anche alla sostenibilità con la donazione di un impianto fotovoltaico alla biblioteca di Milo e l’installazione di diverse colonnine per la ricarica delle auto elettriche in città.

Info utili

Come arrivare a Milo

In auto:

Per arrivare a Milo in auto da Catania, prendete la strada statale SS114 in direzione Messina e uscite a Giarre. Da Giarre, seguite le indicazioni per Milo, che si trova a circa 12 km. Da Messina, prendete la strada statale SS114 in direzione Catania, uscite a Giarre e seguite le indicazioni per Milo.

In treno:

Potete arrivare a Milo in treno prendendo un treno regionale fino alla stazione di Giarre-Riposto dalla stazione di Catania Centrale. Il viaggio dura circa 30-40 minuti. Da Giarre-Riposto, potete raggiungere Milo in taxi o con gli autobus locali, con un viaggio di circa 20-30 minuti.

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Sicilia, natura e storia: Noto Antica e la Cava Carosello

Un torrente con acque fresche e cristalline, alcune piscine naturali di diversa profondità dove tuffarsi. Attraverso i ruderi di un’antica e gloriosa città siciliana passa il sentiero che scende fino al corso d’acqua, passa per un ombroso bosco verde e rigoglioso, fino a tornare al sole sulle rive di un grande laghetto sotto un costone di roccia, che invita a tuffarsi nel suo specchio d’acqua.

È uno dei tesori nascosti della Sicilia orientale: l’ascesa alle rovine di Noto Antica e la conseguente discesa sulle sponde del fiume Asinaro, fino a raggiungere Cava Carosello, il laghetto di cui sopra.

La Val di Noto e i dintorni sono infatti una terra imprevedibilmente tempestata di piccole meraviglie naturali d’acqua dolce. Non solo: colpisce il numero di luoghi che riescono a unire la bellezza della natura al fascino dello scorrere del tempo e del passaggio della storia.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

L’acqua cristallina del fiume Asinaro, a Cava Carosello

Come nel caso della preistorica necropoli di Pantalica, che sorge nelle pareti rocciose che sovrastano due splendidi e incontaminati corsi d’acqua, o di Cavagrande del Cassibile, uno dei luoghi di riferimento per il wild swimming in Sicilia dove si possono parimenti trovare le tracce del passaggio della Storia, i laghetti di Noto Antica riescono ad abbinare un attrattiva archeologica al bisogno altrettanto preistorico di gettarsi nelle fresche acque di un torrente quando le giornate estive raggiungono il proprio apice di calore.

A differenza degli altri casi succitati, però, Noto Antica porta sì i segni di insediamenti risalenti a qualche millennio fa, ma la fanno da padrone principalmente i resti della città medioevale e cinquecentesca, distrutta poi da uno dei più grandi terremoti che la storia d’Italia ricordi.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

La splendida valle su cui si affaccia Noto Antica e la Cava Carosello

Noto Antica: ascesa e caduta di una città

L’11 gennaio del 1693 un terremoto di magnitudo 7,5, con epicentro al largo del golfo di Augusta, colpì la costa orientale della Sicilia, distruggendo oltre 45 centri abitati.

Fra questi c’era la città di Netum, l’antica Noto, poi ricostruita più a valle nel gioiello barocco che ancora oggi incanta centinaia di turisti che visitano la cittadina ogni anno.

Circondata da alte mura e seduta sulla vetta del monte Alveria, Noto antica era stata uno dei principali centri culturali, militari ed economici della Sicilia sud-orientale a partire dai tempi dei Romani e per tutto il medioevo.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Una riproduzione di Noto Antica al momento del terremoto

Sotto la dominazione araba, a partire dal X secolo, la Sicilia viene divisa in tre sezioni, o valli, e a Noto viene affidato il ruolo di capovalle, la città preposta al controllo amministrativo del territorio. In epoca normanna la città fiorisce architettonicamente con la costruzione di un poderoso castello e di numerose chiese. Nel Quattrocento il sovrano aragonese Ferdinando il Cattolico insignisce Noto del titolo di Civitas ingeniosa per la sua laboriosità e inventiva nei campi commerciale e architettonico.

Noto antica si trova a una ventina di minuti di auto dalla Noto odierna. Percorrete la Strada statale 287 che porta verso Palazzolo Acreide e svoltate a sinistra in corrispondenza delle indicazioni per Noto antica. La strada sale rapida e stretta in un panorama classicamente siciliano, tra rocce bianche e piccoli alberi, fino a quando un imponente bastione ancora in piedi non vi segnalerà di essere arrivati a destinazione. A margine della costruzione, c’è un ampio parcheggio dov’è possibile lasciare l’auto.

Un grande e scenografico portale rappresenta il varco d’ingresso all’area dei ruderi di Noto Antica. Un’iscrizione in latino attira l’attenzione: numquam vi capta, questa città non fu mai presa con la forza. Ed effettivamente solo il terremoto riuscì a sconfiggerla.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Il portale di Noto Antica

L’area coinvolta è veramente ampia. D’altra parte si calcola che al momento del sisma che la spazzò via, Noto contasse poco meno di 15mila edifici tra case, palazzi, chiese e quant’altro. Il suo impianto medievale, fatto di stretti vicoli tortuosi e senza un particolare piano urbanistico, convinse allora all’abbandono della cittadina piuttosto che alla sua ricostruzione.

Seguendo la mappa dell’antica città, presente su alcuni pannelli informativi, si possono esplorare i resti di numerose chiese, come la Chiesa del Carmine e la Chiesa dei Gesuiti. Nei pressi della Chiesa del Carmine, peraltro, si possono trovare alcuni resti di epoca greca, quando l’insediamento di Noto era già rilevante. In particolare si tratta di resti di monumenti dedicati al culto degli eroi.

L’edicola votiva costruita dopo il terremoto si trova là dove un tempo sorgeva la Piazza Maggiore di Noto, mentre si possono ancora indovinare le strutture e le suddivisioni degli ambienti dei palazzi gentilizi delle famiglie Landolina e Belludia.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Resti delle fortificazioni di Noto Antica

Le mura e il castello sono fra gli edifici più riconoscibili, con il torrione rotondo del mastio che svetta con i suoi piccoli mattoni bianchi contro il cielo azzurro sulla vetta del monte Alveria.

Una passeggiata tra le rovine di Noto antica è un’immersione nel passato, uno stimolo all’immaginazione per rivedere nella strada sterrata che attraversa i ruderi quella che era una città fiorente, spezzata tutta d’un tratto da uno degli eventi più catastrofici che abbiano coinvolto questo territorio di particolare bellezza, come peraltro è testimoniato dagli affacci sulla vallata circostante.

I Laghetti di Noto Antica e Cava Carosello

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Cava Carosello è una delle perle del wild swimming in Sicilia

Dietro all’edicola votiva posta in quella che fu Piazza Maggiore, si apre un sentiero che scende dalla pianoro su cui permangono i resti di Noto antica e scende verso il basso, con le indicazioni per le antiche concerie medievali, una delle industrie più fiorenti della città.

È la strada che conduce al fiume Asinaro, una discesa scavata nella roccia bianca e calcarea che contraddistingue il territorio. Scendendo si incrociano le antiche concerie di origine araba e i ruderi degli antichi mulini che, attraverso un sistema di condotte, sfruttavano la forza idraulica del corso d’acqua.

In circa 30 minuti di camminata si raggiunge il bosco che costeggia il fiume, estremamente rigoglioso, quasi pluviale. Nelle immediate vicinanze della fine della parte in pietra del sentiero si trova un bellissimo laghetto, animato da una cascatella, dove le acque cristalline dell’Asinaro fanno bella mostra di sé.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Non si resiste al richiamo di un tuffo nelle acque cristalline di Noto antica

Una piscina naturale invitante, dove sostare sulle rive in terra battuta e su alcuni massi e rinfrescarsi dalla prima parte della camminata con un tuffo rigenerante. Per i locali le cave sono queste tipiche gole scavate dai fiumi, in fondo alle quali si possono ancora oggi trovare testimonianze del tempo passato o splendidi paesaggi naturalistici come quello di Cava Carosello, com’è chiamata questa.

Proseguendo lungo il sentiero si costeggia il corso d’acqua per diverse centinaia di metri, addentrandosi nella vegetazione fitta e verde, fino a quando, con un ultimo ripido passaggio, non si torna a riaffacciarsi al sole in corrispondenza di una splendida marmitta di acqua freschissima e pura.

Noto Antica Cava Carosello

Fonte: Lorenzo Calamai

Cava Carosello, il laghetto pensile

È l’uruvu tunnu, il laghetto tondo, la destinazione finale dell’escursione: un cerchio quasi perfetto dove l’acqua si tuffa da due morbide cascatelle e genera una piscina naturale splendida, alla quale è impossibile resistere. Dopo aver fatto un tuffo, galleggiando nelle trasparentissime acque del fiume, potrete godervi la splendida vista sulla valle circostante. Il laghetto offre infatti una meravigliosa visuale sulle circostanze, visto che oltre l’ampio cordolo di roccia che lo costeggia si apre un salto di oltre 40 metri, dove si infilano le acque dell’Asinaro gettandosi verso l’infinito e oltre.

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Etna, tutte le leggende sul vulcano siciliano

L’Etna è un famoso complesso vulcanico siciliano ancora attivo, noto anche come Mongibello. Questo vulcano si trova sulla costa orientale dell’isola della Sicilia ed è uno dei vulcani più attivi del mondo, con un’altezza che supera addirittura i 3300 metri, che lo rende anche il più alto di tutto il continente europeo.

L’Etna, infatti, domina sulla vallata e sul golfo di Catania ed è visibile anche dalla città di Reggio Calabria e dai monti delle Madonie, che si trovano nella parte settentrionale della Sicilia. Il vulcano ha caratterizzato molto il paesaggio circostante, a causa del suo fuoco e della sua lava che hanno modificato continuamente il paesaggio, anche negli ultimi anni, creando non poche preoccupazioni nella popolazione vicina.

Le sue eruzioni, spesso spettacolari, hanno catturato l’immaginazione di molte persone, sin dai tempi antichi, e ciò ha portato alla nascita di numerose leggende legate alla sua grandezza ed alla sua enorme potenza. Tutto ciò ha reso l’Etna un simbolo culturale e mitologico conosciuto in tutto il mondo.

Ma quali sono le leggende legate al vulcano siciliano? Ce ne sono diverse: di epoca greca e romana, ma anche legate alla religione cristiana e alle tradizioni popolari siciliane.

La mitologia greca e l’Etna

Il dio del fuoco Efesto e la sua fucina

Una delle leggende più antiche legate all’Etna deriva dalla mitologia greca e riguarda storie legate al dio del fuoco e della metallurgia Efesto. Secondo questa leggenda, Efesto era noto per la sua abilità nel creare armi ed armature per gli dei dell’Olimpo e, secondo i greci, si diceva che la lava ed il fuoco che scaturivano, appunto, dall’Etna fossero una conseguenza dell’incessante lavoro di questo deo dell’Olimpo antico e della sua fucina sotterranea.

Tifone, il gigante ribelle a cento teste

Sempre nell’antica Grecia, si racconta di questo mostruoso gigante, dotato di cento teste di drago, chiamato Tifone. Questo essere, secondo questa leggende, venne sconfitto da Zeus ed imprigionato sotto il vulcano Etna. Proprio per questo, a causa di continui tentativi di liberarsi dalla prigione sotterranea, Tifone causò continui terremoti ed eruzioni vulcaniche.

Vista dalla città di Taormina dell'Etna innevato, con in primo piano le antiche rovine risalenti all'epoca degli Antichi Greci

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Vista dell’Etna dalle rovine greche della città di Taormina

Le leggende degli antichi romani

Anche in epoca romana nacquero delle leggende sul vulcano siciliano Etna, storie che non si discostano molto dalle loro versioni greche.

Encelado, uno dei titani ribelli sepolto sotto l’Etna

Una di queste leggende dell’epoca romana riguarda Encelado, ovvero uno dei titani che si ribellò contro gli dei dell’Olimpo. Un essere spaventoso, che possedeva mani enormi, una barba folta ed incolta, come pure le sopracciglia, e che al posto delle gambe aveva due squamose code di serpente. Questo spaventoso essere, dopo aver subito una sconfitta da Zeus, venne sepolto sotto l’Etna. I Romani credevano che i movimenti e le eruzioni del vulcano fossero causati dai tentativi di Encelado di liberarsi, come i greci pensavano che Tifone fosse la causa degli stessi avvenimenti.

La fucina di Vulcano e dei suoi ciclopi

Per il popolo romano, il vulcano siciliano era anche considerato come la fucina di Vulcano, considerato, come Efesto, il dio del fuoco. Come per i greci, anche in questo caso le eruzioni vulcaniche erano viste come il fumo e le scintille provenienti dalla fucina divina, dove Vulcano ed i ciclopi, ovvero i suoi aiutanti, forgiavano le armi sacre per gli dei.

Le leggende cristiane del Mongibello

Sono altre e diverse le leggende, invece, che provengono dal mondo cristiano. Infatti, con l’avvento del Cristianesimo, le leggende sul vulcano siciliano si trasformarono ed alle stesse vennero aggiunti elementi riconducenti alla religione.

La patrona della città di Catania: Sant’Agata

Una delle leggende più conosciute sarebbe quella legata a Sant’Agata, che è la patrona della città di Catania, che sorge proprio alle pendici dell’Etna. Si racconta che in passato ci fu un’eruzione molto violenta, che portò i cittadini catanesi a muoversi in massa verso il vulcano portando in processione il sacro velo di Sant’Agata, per chiedere ed implorando un suo intervento per fermare l’imminente catastrofe. Dopo questo gesto, l’eruzione si fermò, salvando così la vita alla popolazione siciliana e alla città di Catania. Da allora, la patrona Sant’Agata viene venerata come protettrice contro le eruzioni vulcaniche dell’Etna.

San Giorgio contro il drago Tifone

Quest’altra leggenda, invece, riporta all’antica Grecia. Si tratta nuovamente di Tifone, il dio ribelle che si mostrò ostile al volere degli dei grechi. Infatti, secondo il racconto di quest’epoca, San Giorgio avrebbe sconfitto un drago, spesso identificato con il nome di Tifone, che tentò di scappare alla prigionia sotto l’Etna, scatenando le eruzioni del vulcano e mettendo in pericolo la popolazione circostante.

Eruzione vulcanica dell'Etna, durante la quale è visibile anche la lava che fuoriesce dal cratere

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Eruzione dell’Etna, Sicilia

Le leggende popolari siciliane e dei popoli del nord

Nel corso dei secoli, storie e leggende relative a questo vulcano siciliano, hanno subito delle modifiche, con interferenze religiose e culturali. Sono nate sia leggende del popolo siciliano, ma anche da popolazioni del nord Europa.

La montagna e la luna e la sposa dell’Etna

La prima leggenda di stampo popolare siciliana, se così si può definire, è una delle più affascinanti. In questa leggenda si racconta come l’Etna fosse innamorato della luna e che ogni notte cercasse di raggiungerla, sfruttando il suo fuoco e le sue fiamme. Allora, la luna, commossa dall’amore della montagna, ovvero l’Etna, brillava sempre più luminosa, creando così uno spettacolo unico.

Questa leggenda riflette il fascino romantico che l’Etna riesce ad esercitare sugli abitanti della regione. Proprio da qui nasce un’altra leggenda popolare, ovvero la storia di una giovane donna, promessa sposa di un uomo considerato malvagio, la quale preferì gettarsi nell’Etna piuttosto che sposarlo. Da quel giorno, ogni volta che il vulcano siciliano erutta, si dice che ad uscire dal cratere siano le lacrime di questa sposa infelice.

Il mondo dei morti e la Regina Elisabetta I

Infine, una leggenda proveniente dai territori del Nord Europa e che riguarda un personaggio molto famoso della storia inglese: la Regina Elisabetta I. Questa leggenda, infatti, racconta che l’anima errante della Regina riposi nell’Etna, che era riconosciuto anche come il mondo dei morti, a causa di un patto che essa fece con il diavolo, in cambio del trono d’Inghilterra.

Come si è visto, l’Etna è ed è stato fonte inesauribile di leggende popolari e che hanno accompagnato le diverse popolazioni che hanno abitato la Sicilia. Queste leggende arricchiscono la cultura e la storia della Sicilia, ed aprono una finestra sul come gli esseri umani cerchino di comprendere, in qualsiasi modo, la forza di questo vulcano siciliano, il più attivo del pianeta terra.

Allo stesso tempo, queste leggende ne arricchiscono anche il fascino. Per chi visita l’Etna, il fatto di conoscere queste leggende, renderà l’esperienza ancora più profonda e significativa, ammirando probabilmente con occhi diversi una delle più belle meraviglie naturali della regione Sicilia e di tutto il territorio italiano.