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Dove il Barocco incontra la pietra viva: viaggio a Presicce, la Città degli Ipogei

Il borgo di Presicce sorge tra il romanticismo degli ulivi del Salento e la bellezza di una terra unica nel suo genere, un paese che pare incantato e la cui bellezza non si ferma solo alla superficie: grotte e passaggi scavati nella roccia impreziosiscono le sue profondità, luoghi dove il tempo scorre lento e il silenzio, con il suo mistero, racconta storie antiche.

Chiamata la Città degli Ipogei proprio per la presenza di una fitta rete di ambienti sotterranei che venivano utilizzati soprattutto per la produzione di olio d’oliva, Presicce incanta chiunque con la sua doppia anima. Una di queste è luminosa in superficie, grazie ai tanti palazzi signorili, chiese, case settecentesche e masserie rinascimentali, mentre l’altra si trova nel cuore della Terra, ed è magica e misteriosa.

Dove si trova Presicce

Il pittoresco borgo di Presicce, parte dell’associazione “I Borghi più belli d’Italia”, è situato in Puglia e più precisamente in provincia di Lecce. Si tratta di una destinazione ideale per chi desidera unire alla storia un po’ di mistero, ma anche autenticità e paesaggi da cartolina non molto lontani dal mare.

L’aeroporto più vicino è quello di Brindisi che sorge a circa 110 km di distanza. In alternativa, si può atterrare anche a Bari, ma da qui occorre guidare per approssimativamente 220 km. Chi desidera evitare l’aereo può optare per un treno fino a Lecce, e poi salire su un regionale che ferma alla stazione di Presicce-Acquarica. Durante la bella stagione, quindi in estate, a disposizione dei viaggiatori ci sono diverse compagnie autobus che offrono collegamenti diretti verso Presicce da Lecce, Brindisi e altri centri salentini.

Cosa vedere a Presicce

Passeggiare nel centro storico di Presicce è quasi come entrare dentro a un libro di pietra, dove ogni pagina racconta di abili artigiani, cuori di contadini e spiriti nobili. Le stradine lastricate che si intrecciano tra loro conducono il viaggiatore tra palazzi eleganti e case basse piene di balconi fioriti, in cui il Barocco Leccese incontra l’anima semplice e autentica del sud. Ci sono poi le corti nascoste, le antiche chiese, i frantoi, gli ipogei e molto altro ancora.

Presicce, Salento

Fonte: iStock

Le viuzze lastricate di Presicce

Palazzo Ducale

Uno dei primi luoghi di interesse di questo suggestivo borgo del Salento è sicuramente il Palazzo Ducale, un imponente edificio che si affaccia sulla principale piazza del paese. Considerato un capolavoro del Barocco, è anche un perfetto esempio della sobrietà che caratterizzava l’aristocrazia salentina dell’epoca.

La sua facciata è discreta, elegante e dominata da una grande porta d’ingresso architravata con dettagli in pietra che ne esaltano la grandiosità. Tra le sue mura si notano istantaneamente degli ampi cortili interni che, in passato, erano popolati dalla nobiltà locale che viveva circondata dal lusso e dalla tranquillità. Ci sono poi loggiati con colonne che danno accesso a saloni e stanze affrescate, dove l’arte e la bellezza si mescolano.

Al giorno d’oggi il Palazzo Ducale è sì un monumento storico, ma anche un centro culturale dinamico perché le sue sale vengono utilizzate per eventi, mostre, manifestazioni e talvolta per appuntamenti legati alla tradizione locale.

Cappella di San Giuseppe

Tra palazzi nobiliari e vicoli minuscoli, trova spazio un vero gioiello antico: la Cappella di San Giuseppe. Dallo stile sobrio e con tratti di architettura barocca, possiede un altare dedicato con tanto di statua lignea molto venerata.

Un angolo del paesino da non sottovalutare perché offre uno spaccato autentico della religiosità popolare salentina. Tuttavia, non è sempre aperta, ma spesso accessibile in concomitanza di eventi religiosi o in occasione della festa patronale.

Chiesa Madre di Sant’Andrea Apostolo

La Chiesa Madre di Sant’Andrea Apostolo (santo patrono del borgo) è uno degli edifici religiosi di Presicce che sorprende di più: incarna perfettamente lo spirito del Barocco Leccese con la sua facciata scenografica e l’interno riccamente decorato. Curve e linee armoniose sembrano raccontare il dinamismo di un’epoca che ha visto il trionfo della bellezza, grazie anche a un’affascinante statua di Sant’Andrea – che svetta nella piazza antistante – e ai dettagli scultorei che richiamano le forme tipiche di questo stile.

Ci sono poi gli interni, che sfoggiano un caleidoscopio di decorazioni fatte di altari in pietra leccese, stucchi e affreschi. Non passa di certo inosservato l’altare maggiore, con il suo dettaglio dorato e l’iconografia religiosa.

Chiesa del Carmine

Un altro esempio della magnificenza del Barocco Salentino a Presicce è la Chiesa del Carmine, che sfoggia una facciata impreziosita di ornamenti delicati, linee sinuose e giochi di luce e ombra. Un piccolo campanile si innalza sopra la struttura, mentre gli interni, raccolti e intimi, offrono un soffitto con volte affrescate.

Molto belli sono anche gli altari laterali decorati con stucchi e statue sacre che raccontano storie di devozione, come lo è anche l’altare maggiore seppur piccolino rispetto a quanto ci si aspetterebbe.

Chiesa di Santa Maria degli Angeli

Poi ancora la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, dove il visitatore può ammirare un uso sapiente della pietra leccese che conferisce all’edificio una luminosità naturale: l’effetto è particolarmente emozionante al tramonto, quando i raggi del sole sembrano specchiarsi sull’architettura.

Varcando la sua soglia si avverte un’atmosfera di grande serenità, grazie anche a diverse decorazioni raffinate, una statua della Madonna che troneggia sull’altare maggiore e a piccoli affreschi e stucchi che impreziosiscono l’ambiente. Un consiglio: non dimenticate di alzare gli occhi al cielo, perché il soffitto affrescato con motivi sacri è davvero incantevole.

Chiesa della Madonna del Loreto

Intima e suggestiva, la Chiesa della Madonna del Loreto è un po’ più defilata rispetto al centro storico, ma sicuramente degna di una visita. Offre un ingresso principale sobrio e lineare, in tipico stile rurale salentino, ed è caratterizzata da una semplicità che la rende autentica.

Gli interni presentano un’unica navata e sono impreziositi da piccole statue e decorazioni votive offerte dai fedeli nel corso degli anni. La Madonna di Loreto è particolarmente venerata dai contadini e dai viandanti, al punto che proprio qui, ogni anno intorno al 10 dicembre, si celebra la Festa della Madonna di Loreto, una ricorrenza molto sentita dalla comunità locale.

Cappella della Madonna del Casale

Sempre a poca distanza dal centro storico vale la pena fare un salto alla Cappella della Madonna del Casale, immersa tra uliveti secolari e muretti a secco, costruita tra il XV e il XVI secolo. La facciata è in pietra leccese e possiede un piccolo campanile a vela (tipico delle cappelle salentine).

Tra le sue mura nasconde affreschi votivi, alcuni parzialmente rovinati, che sembrano sospesi tra storia e leggenda. I momenti migliori per andare sono al tramonto o all’alba, quando la luce dorata del sole rende il paesaggio quasi mistico. È bene sapere, tuttavia, che la cappella non è sempre aperta al pubblico.

Le “Case a Corte”

Le “Case a Corte” possono essere considerate una sorta di elemento distintivo di Presicce: sono delle particolari abitazioni (tipiche anche di altre zone del Salento) che testimoniano, ancora oggi, la vita quotidiana del passato. Tali costruzioni si sviluppano attorno a un cortile centrale dal quale si accede a tutte le stanze, creando un senso di intimità e raccolta. Le porte e le finestre si aprono direttamente su questo spazio comune, rendendo questi stessi cortili dei veri e propri luoghi di incontro.

Case a Corte, Presicce

Fonte: iStock

Un bellissimo esempio delle Case a Corte di Presicce

Realizzati in pietra leccese, hanno muri spessi e scalinate esterne che donano alla struttura una verticalità che cattura lo sguardo. Alle volte affiancate da archi decorati, danno un tocco di eleganza e raffinatezza alle abitazioni. Il pozzo in pietra è un altro elemento ricorrente dei cortili di molte case, e sono spesso decorati con motivi floreali o geometrici. La loro funzione era certamente pratica in quanto essenziali per raccogliere l’acqua piovana, ma anche ornamentale poiché creavano angoli pittoreschi che, ancora oggi, sembrano usciti da una fiaba.

Casa Turrita

Casa Turrita è una delle residenze nobiliari più suggestive del borgo, che si distingue particolarmente dalle altre per la presenza di una torre angolare, da cui prende appunto il nome, che svetta silenziosa sopra i tetti dell’abitato. Costruita in pietra leccese, presenta linee sobrie, volte a stella, cortile interno con pozzo centrale, e ambienti disposti in modo funzionale.

Vi si può accedere solo in occasione di visite guidate o eventi speciali, grazie ai quali si possono ancora scorgere tracce di affreschi, camini monumentali, archi ribassati e tanto altro ancora.

Museo della Civiltà Contadina di Presicce

Molto interessante è anche il Museo della Civiltà Contadina di Presicce, e a partire dalla sua location: è ospitato in alcuni ambienti del prezioso Palazzo Ducale.

Tra le sue mura contiene una vasta collezione di attrezzi agricoli, oggetti della vita di tutti i giorni e testimonianze che raccontano le fasi della passata quotidianità contadina, dai tempi antichi fino al Novecento. Ci sono moli aratri, rastrelli, ma anche oggetti più piccoli, come utensili per la lavorazione della lana, vasi e ceste utilizzati nelle case delle famiglie di agricoltori, oltre a mobili e abitazioni ricostruiti in stile tradizionale.

Ma non è di certo finita qui, perché il Museo della Civiltà Contadina offre anche un’esperienza interattiva per il visitatore, che può partecipare attivamente alla macerazioni della lana, alla mietitura del grano con antichi strumenti, o addirittura alla preparazione di piatti tipici della tradizione locale.

Pajare

Alcune delle campagne che circondano il borgo ospitano le Pajare, antiche costruzioni rurali tipiche realizzate con la tecnica del muro a secco. Sono delle strutture in pietra che, in passato, venivano usate dai contadini come rifugi temporanei durante le attività agricole, offrendo riparo dal sole e dalle intemperie.​

Oggi rappresentano un elemento distintivo dell’architettura rurale locale e testimoniano l’ingegno delle comunità agricole nel creare strutture funzionali con risorse limitate.

Gli Ipogei, un mondo sotterraneo da scoprire

Ve lo abbiamo detto fin da subito: Presicce ha una doppia anima fatta di bellezza, sia nel suo centro storico che nei suoi sotterranei. Sotto al terreno, infatti, si nasconde un mondo che quasi pare catapultare in un altro pianeta, in cui veri e propri gioielli di ingegneria antica testimoniano la vita contadina di secoli fa.

La storia di Presicce si intreccia con quella dell’olio d’oliva, e gli ipogei rappresentano il centro nevralgico di questo tesoro in quanto luoghi di lavoro fatti di roccia calcarea, utilizzata per costruire frantoi, cisterne per raccogliere l’acqua piovana e persino abitazioni che avevano lo scopo di proteggere i raccolti e mantenere freschi gli alimenti durante i mesi più caldi.

Una piccola curiosità: tra i meandri dei frantoi ipogei, si fa spazio la cisterna detta Pozzelletta in cui, secondo la tradizione orale, si consumava un rito d’amore dai contorni misteriosi. Si narra, infatti, che nelle notti di San Valentino (o in altre sere di luna piena), i fidanzati si recavano in silenzio da queste parti portando con sé un anello d’argento o di ferro battuto, simbolo della loro promessa, da lanciare nella cisterna.

Uno dei due, bendato, doveva calarsi per recuperare l’anello gettato sul fondo e, in caso di successo, la donna concedeva al suo amato il “favore” promesso. In caso contrario, la coppia doveva rimandare la prova. Una storia affascinante, dove l’acqua rappresentava la vita, la fertilità e la purificazione del sentimento, mentre il superare la prova significava dimostrare che il legame tra gli amanti era destinato a durare (forse) in eterno.

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Son Doong, la cattedrale segreta della Terra che contiene persino una Grande Muraglia

Nel comune di Son Trach, in Vietnam, sorge un posto eccezionale e che da anni attira visitatori e studiosi che desiderano conoscerne le bellezze e i tanti misteri. Il posto in questione si chiama Son Doong Cave, il cui nome significa “la caverna con i fiumi e le montagne”, ed è stata creata dai 2 ai 5 milioni di anni fa dall’erosione dell’acqua di un fiume. Attualmente è conosciuta come la grotta naturale più grande del mondo grazie ad una larghezza di più di 200 metri, altezza di 150 e una lunghezza di circa 9 km. Vi basti pensare che per la sua estensione potrebbe persino contenere un intero villaggio, anche perché dotata di un microclima con ecosistemi autonomi, o una flotta di Boeing 747. Un vero e proprio capolavoro della natura, che possiamo definire la “Cattedrale della Terra”.

Dove si trova e come arrivare alla Grotta di Son Doong

Come accennato, la Grotta di Son Doong sorge nel comune di Son Trach, in Vietnam e, più precisamente, all’interno del magnifico Parco Nazionale Phong Nha-Ke, che sua volta ospita circa 200 km in lunghezza di grotte e formazioni naturali, molte delle quali ancora sconosciute e da mappare.

Arrivarci non è facile, perché questa immensa caverna si fa spazio proprio nel bel mezzo della foresta pluviale, tanto che il suo ingresso è ricoperto dalla vegetazione della giungla, quasi come fosse il portale di un altro mondo. Bisogna quindi partire da Son Trach e poi dedicarsi a un trekking (è necessario avere esperienza, essere flessibili e sapersi adattare) di almeno 4 giorni, passando le notti di viaggio in tenda. L’aeroporto più vicino, invece, è quello di Dong Hoi che si trova a circa 500 km di distanza da Hanoi.

Come visitare la Grotta di Son Doong

Son Doong potrebbe risalire a milioni e milioni di anni fa, ma la realtà dei fatti è che se ne è venuti a conoscenza in tempi molto recenti: è stata scoperta solo nel 1991. L’esplorazione, quindi, è ancora “circoscritta” in quanto si stima che i suoi passaggi vadano oltre la sua lunghezza totale.

Vi basti sapere che il primo team che ha avuto l’opportunità di addentrarsi al suo interno si è dovuto fermare dopo due chilometri e mezzo a causa di un muro di fango calcareo alto 200 metri. Un anno dopo, questa sorta di “Grande Muraglia del Vietnam” (è proprio così che l’han chiamata), è stata scavalcata da coraggiosi esploratori che si sono ritrovati poi al cospetto di stalagmiti alte come palazzi e di meraviglie indescrivibili.

Inoltre, l’accesso a questa posto incredibile è destinato a circa 1000 persone all’anno, a date fisse ed esclusivamente possibile tramite un unico operatore autorizzato. In molti casi, infatti, è necessario prenotare persino con un anno di anticipo. Occorre anche essere consapevoli che le opportunità di vedere questo capolavoro naturale dipendono soprattutto dalle condizioni meteo. Per questo motivo, durante la stagione dei monsoni (da novembre a gennaio) è praticamente chiusa al pubblico.

Cosa vedere

Attualmente, grazie ai molti fiumi e laghi sotterranei, è concesso nuotare nella Grotta di Son Doong che presenta acqua molto pulita e fresca, ma sempre seguendo le istruzioni della guida. Si possono anche fare tantissime foto e passare le notti in campeggi all’interno della stessa cavità, tutti nel bel mezzo di veri e propri miracoli della natura.

Tra le cose più suggestive da vedere segnaliamo:

  • La stalagmite più alta del mondo: ben 80 metri;
  • Fiume sotterraneo: con piccole cascate lungo il percorso che creano forti rimbombi;
  • Fossil Passage: sezione della caverna caratterizzata dalla presenza di antichi fossili incastonati nelle pareti rocciose;
  • Dolina 1: grande apertura (un lucernario) che è il punto in cui il fiume sotterraneo scompare e che nei giorni di sole, tra le 11:00 e le 13:00 (soprattutto tra gennaio e marzo) si caratterizza per la penetrazione di enormi fasci di luce solare;
  • Dolina 2: con una foresta primordiale che cresce a 200 metri di profondità;
  • Perle di grotta: si formano dalle gocce d’acqua che cadono dal soffitto e hanno dimensioni e forme diverse;
  • Passaggio di Passchendaele: serve per attraversare uno splendido lago di colore verde giada a bordo di zattere o barche;
  • La “Grande Muraglia del Vietnam”: un vero e proprio gigantesco flusso di calcite.
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Il Parco nazionale di Khao Sok in Thailandia, con una delle foreste pluviali più antiche del pianeta

La maggior parte dei visitatori che giunge in Thailandia sceglie questo Paese come meta di viaggio per i templi e il mare da cartolina. Ma la verità è che questa destinazione del Sudest asiatico ha da offrire tantissimo anche dal punto di vista naturale, con luoghi davvero unici nel loro genere e con località che lasciano a bocca aperta. Ne è un esempio il Parco nazionale di Khao Sok, dove è custodita una delle foreste pluviali più antiche di tutto il nostro pianeta e che si distingue per essere puntellato di laghi, ruscelli, fiumi, grotte e formazioni rocciose in grado di emozionare.

Dove si trova e come arrivare al Parco nazionale di Khao Sok

Il Parco nazionale di Khao Sok è una di quelle mete che gli amanti della natura devono assolutamente inserire nel loro itinerario in Thailandia. Sorge in tutta la sua grandezza (ben 739 km²) nella Thailandia del Sud e, più precisamente, nella parte occidentale della provincia di Surat Thani. La sua, quindi, è una posizione invidiabile poiché si trova proprio a metà strada tra l’affascinante costa dell’Oceano Indiano ad Ovest e il Golfo della Thailandia ad Est.

Arrivarci è molto semplice e da più destinazioni del Paese:

  • In aereo: ci sono voli diretti per l’Aeroporto di Surat Thani da Bangkok, da dove poi occorre prendere un autobus o un taxi;
  • In treno: partono dalla stazione di Hua Lamphong di Bangkok e arrivano a Surat Thani, fermata da cui salire a bordo di un autobus o un taxi;
  • In autobus: esistono numerosi bus giornalieri che collegano Bangkok, Krabi e Phuket con questo parco.

I viaggiatori che desiderano visitare questo capolavoro della Thailandia devono cercare un alloggio presso Khao Sok Village, il cui vero nome è Klong Sok. Si tratta di un villaggio situato appena fuori dall’ingresso del parco e che si presenta pieno di pensioni, resort e altre tipologie di alloggi, ristoranti, caffè e negozi di vario tipo.

Parco nazionale di Khao Sok, Thailandia

Fonte: iStock

Il Parco nazionale di Khao Sok visto dall’alto

Tour del Lago Cheow Lan con pernottamento in una casa galleggiante

All’interno del Parco nazionale di Khao Sok sorge il Cheow Lan, un lago di origine artificiale che permette di vivere diverse esperienze, alcune delle quali molto emozionanti: si possono fare trekking, safari e persino dormire in case galleggianti, dei veri e propri bungalow di legno in mezzo al lago. Un luogo magico, che si presenta al visitatore come uno specchio contornato da singolari e bellissime formazioni carsiche che spuntano fiere dalle sue acque.

È possibile organizzare l’escursione al lago tramite la struttura in cui si alloggia nel Khao Sok Village (non si può pianificare questa esperienza in autonomia) e, ognuna di queste, offre anche altre attività più o meno simili. A livello generale sono compresi i pasti, gli spostamenti in barca, i pernottamenti nelle case galleggianti e le seguenti attività:

  • Escursione alla scoperta della natura nei pressi del lago;
  • Birdwatching;
  • Safari all’alba;
  • Scoperta di alcune grotte.

Le strutture che offrono case galleggianti sono di vario livello. La maggior parte mette a disposizione camere doppie con bagno privato ma anche bungalow per più persone con bagno condiviso. È bene sapere, inoltre, che le escursioni con notte al lago vengono organizzate anche in caso di pioggia (il parco, infatti, rimane aperto anche durante la stagione dei monsoni).

Case galleggianti, Cheow Lan

Fonte: iStock

Le bellissime case galleggianti sul Cheow Lan

Escursione alla scoperta della natura nei pressi del lago

Il consiglio principale che vi diamo è quello di portare con voi (ma si possono anche noleggiare nelle strutture) le scarpine da scogli perché molte delle escursioni prevedono la salita e discesa di una delle cascate del parco. Niente di particolarmente complesso, sono percorsi alla portata di tutti, ma utilizzare scarpe che poi rischiano di rimanere bagnate anche il giorno seguente non è una decisione che potremmo definire valida, oltre al fatto che si potrebbe persino scivolare sulle rocce bagnate del parco.

L’esperienza comunque è interessante perché consente davvero di entrare nel cuore di una delle foreste pluviali più antiche del pianeta, scoprendone la pace e anche alcuni spot unici nel loro genere.

Birdwatching

L’attività di birdwatching può essere piacevole o no: dipende da tanti fattori, come la fortuna, il periodo in cui si visita il parco e il silenzio che sono disposti a fare i compagni di viaggio sulla propria barca. Molto spesso si fa anche a seguito dell’escursione nei pressi del lago, navigando verso zone che le guide turistiche sanno essere piene di volatili. Tra gli uccelli da poter avvistare ci sono: il grande bucero, il picchio pigmeo dal ciuffo grigio, il malkoha dal petto a castagna, il pigliamosche rosso e nero, il tordo arancio e molto altro ancora.

Safari in barca all’alba

Dopo aver trascorso la notte nelle case galleggianti (attenzione: la maggior parte delle strutture mette a disposizione l’elettricità solo per 3/4 ore e non è possibile né chiamare né utilizzare internet), ci si sveglia un po’ prima dell’alba per ammirare il principio del nascere del sole dal proprio bungalow o mentre si fa un bel bagno nel lago. Subito dopo si parte tutti insieme per fare un safari in barca di prima mattina insieme ai propri compagni di viaggio e di una guida professionista, mentre si finisce anche di osservare il sole che sale verso il cielo e che si specchia sulle acque. Oltre alla bellezza del paesaggio, è possibile scorgere tantissimi altri animali grazie all’aiuto della guida turistica. Infine si ritorna negli alloggi per fare colazione e prendere le proprie cose.

Lago Cheow Lan, Thailandia

Fonte: Serena Proietti Colonna

Bagno all’alba nelle placide acque del Lago Cheow Lan

Come nel caso del birdwatching, anche durante il safari all’alba l’avvistamento dei tantissimi animali che popolano il parco dipende da più fattori, ma quel che è certo è che si può ammirare una natura straordinaria, una di quelle albe che difficilmente si dimenticano e incredibili formazioni rocciose che sembrano catapultarci persino in un altro Paese: c’è chi è pronto a giurare che il paesaggio sia davvero molto simile a quello della Baia vietnamita di Ha Long.

Pra Kay Petch Cave

Sulla via del ritorno, quindi prima di tornare sulla terraferma, si fa una sosta alla Pra Kay Petch Cave, soprannominata “Grotta dei Diamanti”. Il motivo è molto semplice: è completamente adornata da stalattiti e stalagmiti, che quando vengono illuminate brillano come queste pietre preziose. Lunga circa 500 metri, per visitarla occorre sapere che ci sono dei punti in cui è necessario strisciare e che non mancano tratti ripidi e scivolosi (in generale è assolutamente possibile e consigliata a tutti, a meno che non si soffra di una forte claustrofobia).

Le altre esperienze da fare a Khao Sok

La maggior parte delle persone che sceglie di raggiungere il Parco nazionale di Khao Sok lo fa principalmente per trascorre una notte su case galleggianti in una zona remota della Thailandia, quasi completamente priva di elettricità, senza internet e linea telefonica, e per addormentarsi e svegliarsi cullati dai suoni della natura e degli animali. Tuttavia, la verità che questa vastissima area protetta di foresta pluviale consente di fare moltissime esperienze diverse tra loro.

Scoprire flora e fauna del parco

Gli amanti del trekking non rimaranno di certo delusi dalla flora e dalla fauna del Parco nazionale di Khao Sok: il paesaggio quasi preistorico, che si caratterizza per affioramenti di rocce calcaree che raggiungono i 400 metri di altezza, è impreziosito da vecchi alberi e mangrovie, dipterocarpacee, conosciute come alberi dei frutti volanti, spettacolari piante carnivore, alberi di cocco, intrecci di liane e molto altro ancora.

A popolarla sono anche grandi farfalle colorate, millepiedi pelosi, uccelli azzurri, poi ancora elefanti, leopardi, tigri, scimmie e tantissimi altri animali. Ma la vera protagonista è la Rafflesia (visibile solo nei mesi di gennaio e febbraio) che può vantare il titolo di essere il fiore più grande del mondo.

La Rafflesia deve il suo particolare nome a Sir. Raffles, un nobile inglese  che la scoprì durante il periodo coloniale. Si tratta di uno straordinario fiore che può raggiungere anche gli 80 cm di diametro e che colpisce tutti i visitatori per il suo bellissimo colore che va dal rosso acceso all’arancione.

Rafflesia, Thailandia

Fonte: iStock

Tutta l’incredibile bellezza della Rafflesia

Esplorazione in canoa

Un’altra delle attività molto amate è andare in canoa, oppure in kayak, nei fiumi e nei laghi di Khao Sok. È un modo tranquillo per esplorare la natura godendo al massimo delle incredibili formazioni rocciose che spuntano dall’acqua. Ci si può informare con il proprio albergo su come fare e dove andare, oppure chiedere al Centro Visitatori. A metterle a disposizione sono anche le strutture che offrono case galleggianti sul Lago Cheow Lan.

 Il sentiero della Cascata di Ton Kloi

Il sentiero della cascata di Ton Kloi è uno dei due migliori che si può intraprendere direttamente dall’entrata principale del parco. Ha una lunghezza di circa 7 km ma è molto importante sapere che solo i primi 3 km si possono fare in autonomia, perché per i restanti 4 è necessaria una guida turistica.

Tra alberi millenari e meraviglie della natura che lasciano a bocca aperta, il visitatore ha l’opportunità di ammirare la Cascata di Wing Hin, di circa 20 metri di altezza e che scivola su grandi rocce. Il percorso è infatti considerato moderatamente impegnativo e richiede più di 2 ore di tempo per essere compiuto.

A poca distanza dalla prima cascata ecco la Piscina di Wang Yao, dove poter fare persino un bel bagno rigenerante. Poi ancora la Cascata di Bang Hua Rat, nota per la sua ampiezza e perché si tuffa in una piscina limpida e poco profonda che riflette il verde della vegetazione circostante.

Il trekking continua in direzione Cascata di Than Sawan, che si distingue per la bellezza mozzafiato e l’atmosfera serena in cui è immersa. Famosa per i suoi dintorni incontaminati e l’acqua cristallina, precipita lungo una serie di gradini rocciosi, creando più piscine dove poter persino nuotare e rilassarsi.

Si arriva poi alla Gola di Tang Nam e infine alla Cascata di Ton Kloi, a più livelli e con l’acqua che scorre attraverso una lussureggiante giungla. Anche qui è possibile fare una nuotata rinfrescante.

Il Sentiero della Cascata Sip Et Chan

Non è di certo meno interessante il Sentiero della cascata Sip Et Chan lungo circa 4 km. La prima parte è fattibile in autonomia in quanto è presente una passerella di legno, mentre per il resto del sentiero è necessario farsi accompagnare da un ranger. Meno battuto dell’altro percorso, offre diversi punti di interesse come il belvedere di San Yang Roi e la Cascata di Mae Yai, un grandioso flusso d’acqua alto ben 30 metri.

Infine si arriva alla Cascata Sip Et Chan, il cui nome tradotto significa “Undici livelli”. Si tratta di una delle cascate più alte e impressionanti del Parco Nazionale di Khao Sok, ma va specificato che il sentiero verso di essa è una vera e propria avventura: si snoda attraverso una fitta giungla, attraversando ruscelli e viste mozzafiato sulle montagne circostanti. Si tratta quindi di un percorso consigliato ad escursionisti molto esperti, in quanto presenta anche tratti di arrampicata e attraversamenti fluviali.

Cheow Lan Lake Sunset tour

Infine, se non si desidera trascorrere una notte nelle case galleggianti ma si preferisce ammirare la bellezza del lago in uno dei suoi momenti migliori, a disposizione c’è anche il Cheow Lan Lake Sunset tour. Parliamo di un’esperienza adatta soprattutto a chi possiede uno spirito romantico, poiché è un’escursione in barca (la tipica thailandese) al calar del sole sulle placide acque del lago.

Il tour conduce attraverso scogliere calcaree mozzafiato e lussureggiante foresta pluviale, mentre si può osservare la fauna selvatica lungo le rive bevendo un bicchiere di vino e mangiando tapas.

Riserva nazionale di Khao Sok, Thailandia

Fonte: iStock

Alcune delle incredibili formazioni rocciose del Parco nazionale di Khao Sok
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Gli “Occhi di Dio” nella Cava di Prohodna, in Bulgaria

C’è un luogo in Bulgaria in cui lo stupore colpisce al primo sguardo, un posto in cui la storia, la natura e la suggestione hanno dato vita a qualcosa di magico e straordinario.

Stiamo parlando di Prohodna, una caverna celebre per molte ragioni, ma soprattutto perché è sul suo soffitto che si aprono due cavità particolari e uniche: gli Occhi di Dio. I due fori sono incredibilmente simili, per forma e vicinanza, a due occhi che si aprono verso il cielo e regalano a chi visita questo luogo la sensazione di trovarsi in un antro in cui la magia sembra diventare palabile.

È la natura che con il tempo ha saputo dare forma a qualcosa di incredibile e che merita assolutamente una visita. Se a questi fori, infatti, si aggiunge l’importanza storica del sito e il fatto che sia la destinazione perfetta per chi ama l’adrenalina, allora le ragioni per raggiungere la grotta carsica di Prohodna sono davvero tante.

La caverna di Prohodna che nasconde gli Occhi di Dio

Un luogo magico, quasi mistico, in cui lasciare che la fantasia abbia la meglio per assaporare pienamente la meraviglia di ciò che ci circonda. Siamo in Bulgaria, nella zona centro settentrionale di questo paese europeo: è qui che sorge la grotta carsica di Prohodna, sulla cui sommità si aprono le due straordinarie fessure ribattezzate Occhi di Dio.

Quest’area è molto celebre, intanto ci troviamo all’interno del Parco geologico Iskar-Panega, che è interessante per la speleologia, poi questa grotta pare essersi formata durante l’era Cenozoica e, più precisamente, nel Quaternario: quindi è interessante anche dal punto di vista storico, anche perché al suo interno si trovano tracce di vita umana durante la preistoria, segno che la grotta è stata abitata.

Occhi di Dio nella grotta di Prohodna

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Gli Occhi di Dio si trovano nella grotta di Prohodna

È anche molto vasta, pare che sia la grotta più grande della Bulgaria: è lunga 262 metri ed è una destinazione molto amata da chi pratica bungee jumping; infatti, è dal suo ingresso più grande (ne ha due), che è alto circa 45 metri, che si può praticare questa attività adrenalinica. Inoltre si tratta di una destinazione apprezzata anche dagli scalatori.

Ma il vero tesoro è celato sulla sua sommità e lo si può ammirare alla perfezione all’interno: sono gli Occhi di Dio, che sono stati cesellati dalla natura stessa per mezzo dell’erosione e che sono davvero spettacolari in ogni momento dell’anno o della giornata. Di notte, ad esempio, sembrano uno sguardo colmo di stelle e da lì si può ammirare anche la luna.

Come raggiungere la grotta di Prohodna

Per vedere con i propri occhi tanta meraviglia si deve raggiungere il villaggio di Karlukovo: la grotta di Prohodna, infatti, si trova a circa due chilometri di distanza. Se si arriva da Sofia, la capitale del Paese, ci vuole circa un’ora e mezza dal momento che i due siti distano tra loro circa 110 chilometri.

E, senza dubbio, si tratta di una destinazione molto interessante non solo per chi ama scoprire siti naturali affascinanti, ma anche per coloro che apprezzano location che abbiano una valenza storica. E la grotta Prohodna lo è per la sua storia antica, per il fatto che sia stata abitata nel corso della preistoria e anche per un certo aspetto mistico, si dice infatti nel passato più antico questo luogo fosse un sito religioso.

Un posto da raggiungere per rimanere affascinati dalla bellezza della natura e dalla sua capacità di creare luoghi incantevoli e che tolgono il fiato. Ma anche fragili: gli occhi si sono formati con l’erosione e con il tempo quella potrebbe continuare a modificarne l’aspetto.

Ingresso della grotta di Prohodna

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Ingresso della grotta di Prohodna in Bulgaria
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Eisriesenwelt, si trovano in Austria le grotte più spettacolari d’Europa

Raggiungerle è tanto affascinante quanto visitarle: una di quelle esperienze che rimarranno per sempre tra i ricordi più belli, perché mescola la bellezza e la maestosità della natura, con l’avventura e il senso di scoperta che deriva dal potere vedere con i propri occhi la sua magnificenza.

E il viaggio che va fatto almeno una volta nella vita ci porta in Austria, non così distante da Salisburgo. È qui, infatti, che tra le alte vette si possono ammirare le Eisriesenwelt, ovvero le più grandi grotti carsiche con formazioni di ghiaccio al mondo.

Avventurarsi al loro interno significa poter ammirare un mondo di ghiaccio custodito nel cuore della mpntagna, dove il freddo ha plasmato quelle che possono – a tutti gli effetti – essere considerate opere d’arte.

Un mondo segreto e bellissimo, che incanta e stupisce a ogni passo: tutto quello che bisogna conoscere per programmare una visita alle Eisriesenwelt.

Alla scoperta delle Eisriesenwelt, le spettacolari grotte carsiche

Un sistema di grotte che si dipana per tantissimi chilometri, unico nel suo genere, modellato dai corsi d’acqua che scorrevano tra le rocce milioni di anni fa e che poi hanno lasciato spazio al freddo e affascinante ghiaccio. Siamo vicini a Wefren, piccolo paese austriaco che custodisce bellezze. Infatti, oltre alle Eisriesenwelt (che si può tradurre con mondo dei giganti di ghiaccio) vi è la fortezza di Hohenwerfen, che domina il paesaggio circostante e che è stata realizzata tra il 1075 e il 1078, e il Castel Blühnbach databile intorno al XV secolo.

È qui che si trova questo tesoro segreto custodito dalla montagna, un mondo dei giganti di ghiaccio che si estende per circa 42 chilometri, di cui solo il primo può essere visitato da chi si reca fino a lì.

Ci si arriva prima con una funivia, poi per un tratto a piedi, per poi immergersi all’interno di uno scrigno di bellezza con tantissimi tesori da scoprire. Un viaggio che vale la pena, perché si ottengono in cambio un paesaggio da favola e un mondo cesellato dalla mano della natura.

Eisriesenwelt, tutto su queste grotte magiche

Era il 1879 ed è stato allora che il naturalista salisburghese Anton von Posselt-Czorich è entrato per circa 200 metri in una grotta e ha scoperto in maniera ufficiale le Eisriesenwelt. Un tesoro meraviglioso che, con il passare del tempo, le esplorazioni hanno svelato e se, per un certo periodo di tempo si arrivava qui solamente a piedi, successivamente è stata realizzata la funivia.

Il labirinto di grotte si sviluppa per circa 40 chilometri e la sua formazione è avvenuta nel tempo, basti pensare che le prime fessure possono essere datate intorno ai 100 milioni di anni fa. Per questa ragione questo sito è affascinante non solo per la sua bellezza ma anche per la sua storia.

Ed entrare qui significa poter ammirare le magnifiche formazioni di ghiaccio che vanno a comporre una vera e propria galleria d’arte celata dalla montagna e visibile solo a chi si avventura fino a qui.

Il percorso e l'ingresso alle grotte Eisriesenwelt

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Il percorso a piedi e l’ingresso alle grotte Eisriesenwelt

Come arrivare e come organizzare una visita

Questo luogo meraviglioso in Austria si trova a circa 50 chilometri da Salisburgo, meta di grande bellezza e fascino per le sue architetture straordinarie e barocche, per la musica e per il paesaggio in cui è incastonata.

A poca distanza si trova il sistema di grotte Eisriesenwelt, in cui i visitatori esplorano sale, stretti passaggi e formazioni di ghiaccio straordinarie e di diverse dimensioni. Per arrivare si deve salire su una funivia, che in tre minuti porta all’inizio di un percorso a piedi di circa 20 minuti, grazie al quale si raggiunge l’ingresso della grotta posto a 1641 metri d’altitudine. La visita ha una durata di circa un’ora (70 minuti per l’esattezza) e le aperture sono stagionali. Ad esempio, per il 2025, è bene sapere che sarà accessibile dal primo maggio e fino al 31 ottobre. La funivia è aperta dalle 8,45 alle 15,20, mentre la grotta lo è dalle 9,30 alle 14,45 con visita guidata.

Ci sono alcune cose importanti da sapere per prepararsi alla visita, la prima è che la temperatura (anche in estate) è al di sotto dello zero, quindi, è bene raggiungere le Eisriesenwelt con un abbigliamento consono: scarpe robuste e vestiti pesanti. Sul sito ufficiale viene segnalato che si tratta di un’escursione piuttosto faticosa dal momento che si superano 134 metri di dislivello, ma che ogni possibile difficoltà verrà ripagata dalla bellezza dell’ambiente che si andrà a esplorare.

Eisriesenwelt, un tratto del percorso per arrivare

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Eisriesenwelt: un tratto del percorso per arrivare

Se poi si ha la fortuna di raggiungere le grotte durante una giornata di bel tempo il panorama è ancora più stupefacente.

Arrivare alla partenza della funivia partendo da Wefren è piuttosto semplice, la distanza è di soli cinque chilometri e vi è un parcheggio accanto al centro visitatori, per chi desidera è disponibile anche un servizio navetta.

Dal centro visitatori, poi, si procede con la salita in funivia, che ha una durata di tre minuti circa, e poi si percorre un sentiero in ghiaia per circa venti minuti fino a quando non ci si immerge nel cuore della montagna alla scoperta delle Eisriesenwelt.

Come detto, anche qui ci sarà da camminare (basti sapere che si arriva al punto più alto della grotta percorrendo 700 gradini), ma ogni passo sarà ripagato con scorci indimenticabili. In totale, ci vogliono circa tre ore di tempo per vivere pienamente questa esperienza, tra partenza e ritorno, ed è consigliato l’acquisto online del biglietto, selezionando una fascia oraria, quella in cui sarà necessario accedere al centro visitatori e partire alla volta delle grotte. Non è possibile fare foto o filmati.

Un mondo scintillante, fatto di sculture di ghiaccio, ci aspetta e si trova dentro una montagna in Austria. Benvenuti a Eisriesenwelt.

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Naica, la grotta messicana con i cristalli giganti

Il nostro pianeta è un mosaico di meraviglie naturali, oltre che ricco di opere di fattura umana che hanno contribuito nel corso dei secoli al patrimonio artistico e culturale di ogni Paese, ma tra quelle frutto di Madre Natura alcune sfuggono all’immaginazione.

Ogni angolo della Terra infatti offre spettacoli straordinari e tra queste meraviglie spicca la Miniera dei Cristalli Giganti di Naica, una grotta messicana che incanta chiunque abbia la fortuna di visitarla. Questo luogo straordinario, con i suoi cristalli di selenite di dimensioni colossali, è una testimonianza della potenza della natura e della sua bellezza ineguagliabile.

La scoperta della Grotta dei cristalli di Naica

La Grotta di Naica ha sede nel comune di Saucillo, all’interno dello stato di Chihuahua, in Messico. La Grotta di Naica è in realtà un sito minerario gestito da Industrias Peñoles, uno dei maggiori produttori di piombo, zinco e argento del Messico.

L’apertura di questa miniera risale ai primi anni del 1920, ma solo dal 2000 in poi è stato scoperto il suo fascino: è in quell’anno che gli operai hanno scoperto l’incredibile formazione di cristalli di selenite, uno dei materiali più belli che si possa trovare in mineralogia.

I cristalli di selenite, infatti, non sono solo spettacolari per via delle loro dimensioni, ma anche per la loro bellezza estetica. La miniera di Naica si estende per una lunghezza di 20 metri, una larghezza di 35 metri e un’altezza di 2,5 metri, racchiudendo al suo interno cristalli che possono raggiungere oltre un metro di diametro e 15 metri di lunghezza, con pesi che superano le 55 tonnellate.

Come si formano i cristalli della Grotta di Naica

La genesi dei cristalli di selenite che si trovano all’interno della Grotta di Naica è altrettanto interessante quanto la loro scoperta. I cristalli di selenite si formano attraverso processi idrotermali, ovvero tramite l’interazione di acqua calda e minerali disciolti, con temperature che possono raggiungere i 58°C. Questi ambienti, caratterizzati poi da una umidità che sfiora addirittura il 90%, creano le condizioni ideali per la cristallizzazione lenta e continua, consentendo ai cristalli stessi di raggiungere dimensioni sbalorditive.

La composizione chimica del selenite, che è un tipo di gesso, unita alle condizioni estreme di temperatura e umidità, ha favorito anno dopo anno la crescita di queste sculture naturali incredibili.

La “Cappella Sistema” della geologia

Il soprannome “la Cappella Sistina della geologia” è stato attribuito alla Grotta di Naica nel corso del ventennio successivo alla sua scoperta, allo scopo di evidenziare l’unicità di questo luogo. Come la famosa cappella di Michelangelo, infatti, la Grotta dei cristalli di Naica è un’opera d’arte naturale, formatasi da milioni di anni di processi geologici. I cristalli, luminosi e quasi eterei, riflettono la luce in modi che sembrano provenire da un altro mondo, tanto che ammirarli è un’esperienza davvero suggestiva. Ogni angolo della grotta presenta formazioni di cristalli di selenite straordinarie che sembrano raccontare una storia antica, un libro di geologia aperto che attira la curiosità di scienziati e visitatori.

L’importanza della conservazione per la Grotta di Naica

La Grotta dei cristalli di Naica è un esempio lampante di ciò che la natura può creare da sé, ma è anche un monito sulla vulnerabilità di queste creazioni. Infatti, purtroppo, la bellezza della Grotta di Naica – così come quella di molti altri luoghi naturali nel mondo – oggi è minacciata. L’esposizione all’aria ha bloccato la crescita dei cristalli, che rischiano di deteriorarsi progressivamente. Gli scavi minerari continuano a essere una fonte di preoccupazione, e gli scienziati avvertono che, senza un’interruzione delle attività minerarie, i cristalli non potranno riprendere la loro crescita.

Questo scenario drammatico per il futuro di questa opera d’arte geologica, evidenzia il conflitto tra l’industrializzazione e la conservazione della natura. I cristalli di Naica, una meraviglia naturale creata già 26 milioni di anni fa a 300 metri di profondità, potrebbero svanire a causa dell’egoismo umano e della continua ricerca di risorse minerarie.

Come visitare la Grotta dei cristalli di Naica

La capitale dello stato messicano che ospita la Grotta di Naica è Chihuahua City, una città vibrante e ricca di storia e cultura. Qui si anche trova la Cattedrale di Chihuahua, un perfetto esempio di architettura coloniale. La città offre a chi la visita anche diversi musei, come il Museo Casa de Juárez, dedicato a Benito Juárez, un importante leader messicano.

La capitale è probabilmente il punto di partenza ideale per visitare la Grotta dei cristalli di Naica, usando i mezzi pubblici oppure noleggiando un’auto.

Tuttavia, ad oggi, l’unica opportunità per visitare la grotta è riservata ai soli esperti e addetti ai lavori, assistendo alle operazioni di pompaggio messe in atto dalla compagnia mineraria. Infatti, così come la Grotta delle Spade (con le sue stalattiti e stalagmiti), la Grotta dei cristalli giganti di Naica non è aperta al pubblico per diverse ragioni, tra cui quella per cui al suo interno non ci sono condizioni ambientali facilmente sopportabili dall’uomo, nonché per la sua stessa protezione.

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È boom di Cavecation, il nuovo trend turistico in Italia

In risposta al caldo torrido e all’estate sempre più rovente, in Italia sta nascendo un nuovo trend turistico: si tratta del Cavecation (da “cave”, grotta, e “vacation”, vacanze), ovvero la tendenza a ricercare l’agognato refrigerio nel cuore della Terra, scendendo nel sottosuolo ed esplorando le grotte dove le temperature si aggirano attorno ai 15 gradi e l’umidità è elevata.

Chi non parte per i Paesi del Nord, infatti, ha ora l’occasione di concedersi una tregua dall’afa estiva presso le Grotte di Pertosa-Auletta, nel Parco nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni, Patrimonio naturale dell’UNESCO in provincia di Salerno.

Picchi di richieste nelle giornate e nelle ore più calde

Maria Rosaria Carfagna, presidente della Fondazione Mida che gestisce le Grotte di Pertosa-Auletta, ha spiegato che “è un fenomeno che stiamo registrando nell’ultimo mese, con picchi di richieste nelle giornate e nelle ore più calde. Si tratta di un ottimo segnale per il territorio perché conferma la varietà e complementarità della nostra offerta turistica. Infatti, i turisti che affollano in questi mesi la costa cilentana possono prendersi una pausa dal caldo alternativa e scoprire bellezze naturali uniche”.

Le peculiarità delle due Grotte del Cilento

Ovviamente, andare alla scoperta delle Grotte di Pertosa-Auletta, Patrimonio UNESCO, non appaga soltanto il desiderio di fuggire dalla calura incessante ma dona anche un’esperienza incredibile per chi ama la natura e la cultura.

Infatti, vantano ben due particolarità. La prima è la presenza di un fiume sotterraneo perenne, il Negro, unico navigabile in Italia, nel ramo più a sud delle grotte (chiamato Ramo della Sorgente) che torna in superficie all’ingresso. Il nome deriva da “niger”, ovvero buio, scuro, a sottolineare la sua origine nel sottosuolo da un piccolo sifone “a polla”, poiché le acque fuoriescono a pressione dando l’impressione che ribollano.
A  seconda delle stagioni, la porta idrica si aggira tra i 350 e i 600 litri al secondo. Inoltre, recenti ricerche, hanno messo in luce come il torrente (almeno in parte) derivi da una superficiale “perdita” del fiume Tanagro.

Ancora, uniche in Europa, le Grotte di Pertosa-Auletta custodiscono i resti di un villaggio palafitticolo risalente al II millennio a.C. e rappresentano, così, un’inesauribile “miniera” di informazioni sul più antico insediamento della Valle del Tanagro, giunto fino a noi in via eccezionale grazie alle caratteristiche dell’ambiente carsico.

Da segnalare anche il Museo del Suolo (il solo in Italia), inaugurato il 22 aprile 2016, che propone un itinerario dedicato alla conoscenza della terra unico nel suo genere con visite guidate e prenotazione necessaria.
Lungo i 1500 metri quadri di esposizione, i visitatori potranno vivere una straordinaria avventura con i cinque sensi attraverso i vari strati della terra, imparando i processi di formazione dei suoli, i loro rapporti con gli ecosistemi, i paesaggi e le comunità viventi nonché l’interazione con le società umane.

L’offerta del “Chill Ticket”

Alla luce di questa nuova tendenza e per darle maggiore slancio, nella settimana che va dall’11 al 18 agosto 2024 (annunciata dagli esperti come la più calda di tutto l’anno), la fondazione Mida ha previsto l’iniziativa “Chill-ticket” (biglietto rinfrescante): uno sconto speciale per gli ingressi di coppia alle grotte nei giorni in cui le temperature supereranno i 35 gradi.

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La Budapest da visitare è quella sotterranea

C’è una Budapest che si nasconde anche agli occhi del più attento viaggiatore. La città, già splendida alle luci del sole, nasconde sotto di sé un fitto sistema di grotte naturali in cui sono stati costruiti, nei secoli, sotteranei di castelli, chiese e persino un ospedale. Noi vi sveliamo cosa si cela sotto le strade ed i palazzi di questa splendida capitale europea.

Le grotte sulle colline di Buda

Non tutti sanno che Budapest è una città divisa in due dal Danubio: Buda e Pest. Il centro nevralgico della città è Pest con il palazzo del Parlamento, il mercato alimentare e il commercio. Dall’altra parte del fiume ci sono invece Buda e le sue pittoresche colline, costellate da eleganti case residenziali e sovrastate dal castello. Proprio al di sotto di queste colline esiste un’intera rete di caverne da esplorare.

Le due grotte più popolari sono Pálvölgyi e Szemlőhegyi, attraversate da una lunga ragnatela di sentieri sotterranei dove si registra una temperatura costante di circa 11 gradi. Scendendo le lunghe scale è possibile arrivare in profondità per ammirare formazioni cristalline, stalattiti e stalagmiti. La grotta di Pálvölgyi è la più lunga di Budapest ed è spesso considerata anche la più bella per le sue architetture naturali. Se invece volete approfittare dei benefici effetti sulla salute dell’aria infusa di minerali, le grotte di Szemlőhegyi sono la soluzione migliore.

Stalattiti a Budapest

Fonte: 123RF

Le stalattiti nelle grotte di Budapest

Il labirinto del castello

Se si viaggia con tutta la famiglia, l’esperienza di speleologia del labirinto sotterraneo del castello di Buda è sicuramente alla portata di tutti. La storia del labirinto, che fa parte di un sistema naturale di caverne sotterranee, risale a centinaia di migliaia di anni fa, sebbene questo fu utilizzato anche durante la Seconda Guerra Mondiale come rifugio.

Durante i secoli il labirinto ebbe i più svariati utilizzi: dalla conservazione del vino all’estrazione mineraria, sino agli scopi militari e al suo impiego come prigione. Si pensa addirittura che Dracula (o meglio il principe della Transilvania noto come Vlad l’Impalatore, che ha ispirato il personaggio immaginario che beve sangue) sia stato imprigionato qui. Oggi è uno dei luoghi più visitati di Budapest e ospita al suo interno mostre speciali.

La chiesa nella roccia

L’altra collina che domina lo skyline di Buda è la collina di Gellért, coconosciuta come il luogo della “statua della libertà dell’Ungheria” e della famosa Cittadella. Ma sotto questi punti di riferimento si trova un’altra fitta rete di caverne. L’unica area aperta al pubblico è la Grotta di San Ivan, che oggi è costituita da Sziklatemplom, nota anche come Chiesa nella roccia, chiesa rupestre o Grotta di San Ivan.

Fondata nel 1926, la chiesa fu utilizzata come ospedale e centro di cura durante la Seconda Guerra mondiale. Durante il regime comunista, tuttavia, la chiesa fu sigillata e inaccessibile al pubblico. Riaprì nel 1991 dopo la fine del dominio comunista.

Chiesa nella Roccia a Budapest

Fonte: 123RF

La Chiesa nella Roccia a Budapest

Un ospedale dentro la roccia

Una parte di queste caverne costituiva durante la guerra un elemento vitale per la città di Budapest: l’ospedale che, scavato nella roccia, si trova anche sotto il castello ed ora è sede di un museo. Durante la Seconda Guerra Mondiale lo spazio fu utilizzato come importante centro d’emergenza durante i raid aerei.

Più tardi, durante la rivoluzione ungherese del 1956, l’ospedale fu riaperto per curare civili e soldati feriti. Chiuse definitivamente alla fine di quell’anno, per poi diventare bunker nucleare segreto durante la guerra fredda. In caso di attacco nucleare o chimico, il bunker era ancora dotato di un ospedale perfettamente funzionante. Durante questo periodo, alcuni medici e infermieri erano regolarmente impiegati per essere pronti ad ogni evenienza.

Una metro d’altri tempi

Sul primato di Londra per la tratta della più antica linea della metropolitana sotterranea in Europa non si discute, ma la famosa linea gialla di Budapest (conosciuta come M1) è la più antica al di fuori delle Isole britanniche. Fu inaugurata nella primavera del 1896, collegando due dei più grandi quartieri della città: il Danubio e il City Park. Lungo il suo percorso ci sono diverse importanti fermate tra cui la Basilica di Santo Stefano, il Teatro dell’Opera ungherese, Piazza degli Eroi e le Terme di Széchenyi.

Metropolitana di Budapest

Fonte: 123RF

La linea M1 della metropolitana di Budapest

Tenendosi ancora ai cinturini in pelle e intravedendo scorci delle stazioni piastrellate, ci si può sentire come se si fosse tornati indietro nel tempo. Passando dalla M1 alla più recente linea verde M4 si potranno notare invece le notevoli differenze tra la storia e la modernità. Ogni stazione della linea M4 infatti, è stata progettata da un artista diverso e mette in mostra l’innovazione tecnologica di Budapest.

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Salento: alla scoperta del Parco naturale di Porto Selvaggio

Nel cuore del Salento, il Parco naturale regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano è un’oasi di natura incontaminata: 7 km di costa selvaggia, roccia a strapiombo sul mare cristallino, sentieri più o meno tortuosi, torri di guardia e grotte carsiche assolutamente da non perdere.

Vi presentiamo il Parco

Il Parco naturale regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano si estende per un’area di 1.122 ettari, dei quali 432 di costa e 300 occupati da pineta grazie a un’importante opera di rimboschimento del Corpo Forestale negli anni Cinquanta. Questa vasta distesa di pini d’Aleppo rappresenta un vero polmone verde per l’intera zona, che si estende tra la località di Santa Caterina, frazione del Comune di Nardò, e la località di Torre Inserraglio. L’area già dal 1980 è un Parco naturale istituito dalla Regione Puglia.

Cosa vedere nel Parco naturale di Porto Selvaggio

L’interno del parco è tutto da esplorare, a seconda del tempo a disposizione, degli interessi e della voglia di camminare per sentieri (non sempre facilissimi).

Spiaggia di Porto Selvaggio

La spiaggia principale del parco è un vero paradiso. Situata in una baia incastonata tra alte scogliere e pinete ombrose, la spiaggia di Porto Selvaggio è caratterizzata da ciottoli levigati e acque trasparenti basse. Per i tuffi dagli scogli, invece, il consiglio è quello di allontanarsi un pochino dalla baia e cercare angoli più profondi. Un bagno in queste acque regala un’esperienza rinfrescante, mentre la bellezza naturale circostante offre un perfetto sfondo per rilassarsi e godersi il sole.

La Baia di Uluzzo

Caratterizzata da alte scogliere e acque cristalline, la Baia di Uluzzo offre uno scenario mozzafiato che attrae sia gli amanti del mare che gli appassionati di escursioni. È probabilmente il punto più suggestivo del parco, ma anche quello più difficile da raggiungere, seguendo i sentieri escursionistici del parco, abbastanza impervi e scoscesi. La Baia di Uluzzo ospita diverse grotte come la Grotta di Uluzzo, Grotta Cosma e Grotta del Cavallo, famosissima per i reperti che testimoniano circa 120mila anni di storia.

Grotta del Cavallo

Merita un cenno a sé la Grotta del Cavallo, una delle grotte più famose del parco,  nota per i suoi importanti reperti archeologici. Gli scavi hanno rivelato tracce di insediamenti umani risalenti al Paleolitico, rendendola un luogo di grande interesse storico e culturale. L’accesso alla grotta richiede una breve escursione attraverso i sentieri del parco, ma la fatica sarà ricompensata dalla visita a un luogo davvero unico. Un paio di curiosità sulla grotta: il nome deriva da un masso sull’estremità che ricorda la testa di un cavallo; e poi secondo alcune leggende locali, la Grotta del Cavallo sarebbe stata abitata da creature mitiche.

Serra Cicoria

Un po’ più a nord rispetto a Torre Uluzzo, anche Serra Cicoria è un sito archeologico di notevole interesse, dove sono state ritrovate numerose testimonianze come vasi di terracotta e strumenti tipici del Neolitico.

Le Torri del Parco di Porto Selvaggio

Come in diverse località della costa ionica, il parco ospita diverse torri di avvistamento. Torre dell’Alto e Torre Uluzzo sono state costruite nel Cinquecento con la funzione di controllare e difendere la costa. Torre dell’Alto è senz’altro una delle torri costiere più scenografiche e pittoresche della costa. Situata su un promontorio roccioso, domina il paesaggio del parco e offre una vista panoramica mozzafiato sul mare. È il luogo ideale per ammirare il tramonto.

Palude del Capitano

Questa area umida è una zona protetta e il luogo perfetto per chi ama il birdwatching o chi desidera esplorare un ambiente naturale unico. Passeggiando lungo i sentieri che attraversano la palude, si possono osservare numerose specie di uccelli e piante acquatiche. E l’origine del nome? Probabilmente è dovuto alla presenza, in epoca passata, di un capitano militare che venne a trascorrere nella riserva gli ultimi anni della sua vita.

Cosa Fare nel Parco naturale di Porto Selvaggio

Escursioni e trekking

Il parco offre una rete di sentieri ben segnalati che attraversano boschi di pini, macchia mediterranea e coste rocciose. Uno dei percorsi più popolari è il sentiero che conduce dalla Torre dell’Alto alla spiaggia di Porto Selvaggio. Questo itinerario offre viste spettacolari sul mare e la possibilità di scoprire la flora e la fauna locali.

Snorkeling e immersioni

Le acque limpide e le baie nascoste del parco sono ideali per lo snorkeling e le immersioni. La zona offre una ricca vita marina, con fondali ricchi di pesci colorati e vegetazione subacquea. Diversi punti di immersione sono accessibili direttamente dalla costa, rendendo facile esplorare il mondo sottomarino di Porto Selvaggio. La Grotta delle Corvine, in località Torre Uluzzo, è una delle più grandi cavità subacquee della costa: dall’ingresso molto ampio, a 12 metri di profondità, si percorre l’ampia apertura e si arriva in una grande sala sommersa al centro della quale ci sono delle bolle d’aria in cui è possibile emergere per ammirare le spettacolari concrezioni delle pareti. Per andare sul sicuro, meglio affidarsi a scuole e centri della zona che organizzano escursioni marine e immersioni.

Picnic e relax

Il parco è anche un luogo ideale per un picnic in mezzo alla natura. Le pinete offrono ombra e frescura durante le calde giornate estive, mentre le aree attrezzate permettono di godersi un pasto all’aperto con vista sul mare. È un’opportunità perfetta per rilassarsi e ricaricare le energie.

Natura: il Pino d’Aleppo

Uno degli alberi simbolo del parco è il Pino d’Aleppo, una specie tipica della macchia mediterranea. Questi pini, con le loro forme contorte e i rami che si estendono verso il cielo, creano un paesaggio unico e suggestivo. Sono anche fondamentali per l’ecosistema del parco, offrendo habitat e nutrimento per molte specie di animali.

Info pratiche per visitare il Parco di Porto Selvaggio

Come arrivare

Il Parco naturale di Porto Selvaggio si trova nel comune di Nardò, in provincia di Lecce, tra Gallipoli e Porto Cesareo. È facilmente raggiungibile in auto, seguendo la strada provinciale SP286. Per chi arriva in aereo, l’aeroporto più vicino è quello di Brindisi, da cui è possibile proseguire in auto o in autobus fino a Nardò. Da qui, il parco è a pochi chilometri di distanza. Chi viaggia in treno può arrivare alla stazione di Lecce e proseguire con i mezzi pubblici o con un’auto a noleggio.

Ingressi al Parco

Il Parco naturale di Porto Selvaggio dispone di diversi ingressi. L’ingresso più popolare è quello vicino alla Torre dell’Alto, da cui partono molti sentieri escursionistici per scendere alla spiaggia o per la visita al parco. In alternativa, si può prendere la strada di collegamento fra Santa Caterina e Sant’Isidoro, fino alla contrada Cucchiara e parcheggiare per poi imboccare un sentiero più agevole che si addentra nel cuore del parco. Ogni ingresso è ben segnalato e servito.

Come muoversi all’interno del parco

Una volta entrati, ci sono numerosi sentieri ben mantenuti che collegano i vari punti di interesse del parco. I visitatori possono scegliere tra percorsi più brevi e facili, ideali per famiglie con bambini, e sentieri più lunghi e impegnativi per escursionisti esperti. È comunque consigliabile indossare scarpe comode e portare con sé acqua e protezione solare, soprattutto durante i mesi estivi.

Quando andare

Il periodo migliore per visitare il parco è da maggio a settembre, ma la primavera e l’inizio dell’autunno sono ideali per chi preferisce temperature più miti e vuole evitare la folla estiva. Durante l’estate, sono organizzate diverse visite guidate e attività, come escursioni naturalistiche e snorkeling.

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Le meraviglie del Cervino, tra grotte, laghi e percorsi di trekking

Lo splendore delle imponenti montagne alpine è in grado di ipnotizzare chiunque, tra vette, grotte di ghiaccio, natura incontaminata, laghetti glaciali e percorsi di trekking con viste spettacolari che esplorano ogni angolo di questo meraviglioso paesaggio.

Ci troviamo in Valle d’Aosta, l’incantevole regione italiana costellata da alcune delle vette più alte e imponenti d’Italia e d’Europa, che non ha bisogno di presentazioni. Sul confine tra questa splendida regione e la Svizzera (Canton Vallese) sorge imponente il Monte Cervino, conosciuto anche con il nome tedesco Matterhorn. La sua forma piramidale distintiva, con le sue quattro facce rocciose ripidamente inclinate, e la sua maestosità lo rendono una delle montagne più simboliche delle Alpi, conosciuta in tutto il mondo e meta di escursioni suggestive.

Andiamo alla scoperta delle meraviglie del Cervino, tra grotte, laghetti, viste panoramiche e tanto altro: un paesaggio da cartolina perfetto per una vacanza immersa totalmente nella natura più selvaggia, lontano dai rumori delle città e ad un passo dal cielo.

Grotta di ghiaccio: perla delle Alpi

La grotta del Piccolo Cervino è uno dei luoghi più intriganti che le Alpi abbiano da offrire. Si tratta della grotta di ghiaccio più alta in Europa, essendo posta a ben quattromila metri. Avventurarsi fin qui è un’esperienza incredibile, che molti decidono di intraprendere per poi restare assolutamente appagati alla vista di questa particolare creazione naturale, incastonata nel ghiacciaio del Klein Mattherhorn.

Ogni anno migliaia di turisti si avventurano nella grotta, raggiungibile grazie alla funivia, giungendo al Piccolo Cervino. Allo stesso modo è possibile arrivare fin qui dalla stazione, sfruttando una magnifica galleria di 50 metri scavata interamente nel ghiaccio vivo. Fantastici i giochi di luce che è possibile apprezzare nella grotta, posta a 15 metri di profondità, per una visita allietata da dolci musiche che conferiscono all’avventura uno stato quasi magico.

Il suggestivo percorso lungo la Grotta di Ghiaccio, Monte Cervino

Fonte: iStock

Percorso della Grotta di Ghiaccio

Il Lago Blu, lo specchio d’acqua incantano

Adagiato ai piedi del Monte Cervino, tra prati e boschi rigogliosi vicino a Breuil-Cervinia, troviamo il Lago Blu. La sua origine è glaciale e il suo nome non è di certo stato scelto casualmente. Si tratta di un suggestivo specchio d’acqua dalle intense sfumature di blu che sono uno spettacolo per gli occhi di chi coloro che hanno l’occasione di visitarlo.

Situato a 2395 metri di altitudine, vicino alla stazione di arrivo della funivia del Plateau Rosa, uno dei punti panoramici più spettacolari sopra Cervinia, il Lago Blu è uno spettacolo naturale mozzafiato: nelle sue acque si specchia il Cervino e le altre maestose montagne innevate che lo circondano in un abbraccio.

Non lontano da un altro lago suggestivo creato da una diga, ossia il Lago Goillet, il Lago Blu è una meta popolare soprattutto in estate e coperto da una coltre di neve in inverno, il lago è raggiungibile facilmente a piedi lungo i sentieri ben segnalati.

Conca di Cheneil: magia fuori dal tempo

Tanti i percorsi dedicati al trekking sul Cervino. Uno di questi, a pochi chilometri da Cervinia, conduce direttamente alla conca di Cheneil, raggiungibile unicamente a piedi, mettendo alla prova la propria resistenza. Si tratta della terrazza più nota tra quelle presenti sul crinale tra la Val d’Ayas e Valtournenche.

La conca è circondata da splendidi panorami montani, con prati verdi, fitti boschi di conifere e viste spettacolari sulle vette circostanti, tra cui il Cervino. È il luogo ideale in cui rilassarsi, passeggiare e godere della tranquillità della natura più incontaminata.

Ai turisti e ai locali è offerto un servizio gratuito, aperto 24 ore su 24. Si tratta dell’ascensore di arroccamento che parte da La Barma, dove poter comodamente parcheggiare la propria vettura, per poi giungere all’imbocco di Cheneil. Inutile dire che avventurarsi a piedi in questo paesaggio è qualcosa di caldamente consigliato, per dare vita a ricordi indelebili.

Dalla Conca di Cheneil partono diversi sentieri che esplorano il territorio circostante, tra laghetti, pascoli e rifugi montani in cui rifocillarsi. Quando la neve ricopre il terreno, poi, si possono fare divertenti ciaspolate e cimentarsi nello sci alpinismo.

La splendida vetta del Monte Cervino, la famosa "piramide" della Valle d'Aosta

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Monte Cervino

Trekking sul Cervino immersi nella natura

Il paesaggio del Cervino si presta per ottime escursioni, a piedi o in bici, e scalate con percorsi di trekking caratterizzati da diversi gradi di difficoltà, perfetti per ogni esigenza e livello di preparazione.

La salita fino alla cima del monte (a circa 4.478 metri sul livello del mare), che segue la Cresta del Leone (dal versante svizzero) e la Cresta del Leone Italiana (nel versante italiano), è molto impegnativa e richiede un’ottima preparazione tecnica e fisica. Meta molto ambita tra gli alpinisti esperti, a ricordarne la difficoltà e la pericolosità è quella che fu la prima ascensione al Cervino, avvenuta il 14 luglio 1865, che venne segnata dalla tragica morte di quattro membri della cordata, un evento ricordato come la “tragedia del Cervino”. Per questo è consigliato solo agli escursionisti più esperti e con il supporto di una guida alpina.

Tra i percorsi di trekking più adatti anche ai meno esperti troviamo la Gran Balconata del Cervino: un percorso mozzafiato ad anello lungo 70 chilometri, posto al cospetto del Cervino. Fascino e timore s’intrecciano dinnanzi al gigante di roccia, meta ideale per ogni appassionato di alpinismo. Percorribile interamente in 5/6 giorni, il cammino inizia ad Antey Saint André e finisce a Chatillon/Saint Vincent. Coloro che non vogliono completare l’intero anello, possono percorrere anche solo una parte di questo tragitto facile e adatto a tutti.

Un altro lungo itinerario, invece, conduce i viaggiatori attraverso la valle alpina della Valtournenche, che ha goduto negli ultimi anni di un particolare sviluppo. È un percorso particolarmente faticoso, questo, che non presenta però difficoltà tecniche. Ciò vuol dire che non è riservato ai soli esploratori esperti ma quasi a chiunque: non ci sono scuse, dunque, questo è uno spettacolo da non perdere.

Non solo trekking nel territorio del Cervino. Queste sono montagne molto conosciute per lo sci, soprattutto nelle vicine località di Zermatt in Svizzera (che merita una visita) o di Breuil-Cervinia in Italia. Proprio da Breuil-Cervinia si può raggiungere uno dei paradisi per gli sport sulla neve, ossia il panoramico Plateau Rosa. Questo territorio dalle molteplici risorse è perfetto anche per escursioni in mountain bike, per arrampicate sulle pareti rocciose dei monti, per il golf estivo a 2050 metri di altitudine, mentre i più impavidi possono vivere l’esperienza adrenalinica del parapendio.