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Sulle acque incantate della Senna: le crociere del 2024

Con l’arrivo della primavera, le navi Avalon Waterways tornano a solcare i fiumi d’Europa, tra cui la romantica Senna sulle orme di Monet e dell’Impressionismo, la corrente pittorica che ebbe un effetto dirompente sull’arte che va dall’Ottocento ai giorni nostri.

Lasciata Parigi, le crociere fluviali raggiungono la Normandia, lungo un percorso ricco di significati e suggestioni che raccontano alcune delle pagine più importanti della storia, dell’arte e della cultura francese: dalla guerra dei Cent’Anni e Giovanna d’Arco, passando da Napoleone e giungendo, appunto, fino alle impressioni pittoriche di Monet e alle grandi battaglie del Novecento.

Navigare lungo la Senna: un punto di vista privilegiato sull’Impressionismo

Sono passati 150 anni da quando Monet, Pissarro, Degas, Morisot, Renoir e colleghi rivoluzionarono il modo di concepire l’opera d’arte e il ruolo stesso dell’artista all’interno della società e Avalon
Waterways rende omaggio a questa straordinaria stagione con tre crociere lungo il corso della Senna, che dal cuore di Parigi taglia il nord-ovest della Francia fino a sfociare in Normandia.

La partenza è da Parigi, la favolosa Ville Lumière che pullula di luoghi legati a Monet e all’Impressionismo, dall’Orangerie, che conserva alcune delle tele più famose dell’artista, fino alla mostra tematica ospitata dal Musée d’Orsay, da Montmartre alla Senna, passando per il Moulin de la Galette e per il Folies Bergère.

Ma i luoghi più significativi dell’esperienza di vita e di arte di Claude Monet sono senza dubbio quelli che si incontrano a bordo delle navi sulle due rive della Senna, da Vernon e Giverny, dove il pittore visse per 40 anni e coltivò la sua grande passione per il giardinaggio, fino alla Cattedrale di Rouen.

La crociera si conclude nel luogo in cui l’Impressionismo è cominciato: proprio a Le Havre, dove la Senna incontra l’Oceano.

Non soltanto Impressionismo: altri cinque motivi per partire

L’Impressionismo è uno spunto che affascina ma non è l’unico motivo per partecipare a una crociera lungo la Senna.

Infatti, tra le attività del terzo giorno di crociera, in cui la nave Avalon Wateways sarà ancorata a Conflans, c’è anche una visita alla località dove la deliziosa crema Chantilly è nata e al suo Castello dove apprendere i segreti della golosa ricetta.

In alternativa alla visita a Chantilly, è possibile scoprire un altro luogo simbolo dell’arte ovvero Auvers, che si specchia nell’Oise, affluente della Senna. Qui terminò la tormentata esistenza
di Vincent Van Gogh.

Ancora, tra le attività facoltative del terzo giorno, è prevista una tappa al Castello di Malmaison, opulenta residenza alle porte di Parigi dove tutto parla dell’Imperatrice Giuseppina, prima moglie di Napoleone Bonaparte.

Il quinto giorno, invece, durante la sosta della nave a Rouen è possibile ripercorre i passi di Giovanna d’Arco tra la Cattedrale, la  Tour Jean d’Arc dove fu processata e tenuta prigioniera e la place du Vieux-Marché, mentre il sesto giorno Avalon Waterways propone un tour di un’intera giornata nei luoghi più significativi dello sbarco alleato in Normandia tra cui Omaha Beach, il monumento di Pointe du Hoc e il cimitero americano o, in alternativa, una visita guidata dei siti commemorativi britannici e canadesi, tra cui il cimitero britannico, il Pegasus Memorial, la città balneare di Arromanches, il centro di Juno Beach e il cimitero di guerra canadese di Bény-sur-Mer.

Le partenze: date e tariffe

Le crociere Avalon Waterways lungo la Senna nel 2024 saranno tre, in partenza a bordo della nave Avalon Tapestry: il 14 maggio (a partire da 3.031€ a persona in cabina doppia), il 25 giugno (a partire da 3.031€ a persona in cabina doppia) e il 20 agosto (a partire da 2.712€ a persona in cabina doppia).

Tutti i prezzi sono per persona in cabina doppia, e includono tasse portuali e mance.

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SentierElsa: tra tuffi e natura un parco fluviale per tutta la famiglia

Il SentierElsa è un percorso attrezzato che attraversa il Parco fluviale dell’Elsa, una zona verde e curata sulle sponde del fiume nella zona in cui attraversa la cittadina di Colle val’Elsa, all’incirca a metà strada tra Firenze e Siena.

In questo tratto il corso d’acqua prende il nome di Elsa Viva, per via del brillante colore turchese che assumono le sue acque nel momento in cui ricevono il tributo di alcune vicine sorgenti di acqua termale, le Vene.

Un comodo sentiero lungo circa quattro chilometri, alla portata di tutti, fiancheggia le fresche acque del fiume, meta ideale per un bagno rinfrescante nella tarda primavera e in estate. Dolci anse, spettacolari cascate, aree attrezzate per il picnic, ponticelli con corde e massi e la generale cura con cui è mantenuto il sentiero lo rendono una destinazione ideale per chi è alla ricerca di una giornata di relax in mezzo al verde, con il piacevole scorrere dell’acqua nelle orecchie, ed è particolarmente indicato per le famiglie, che possono combinare la scoperta della natura fluviale con un contesto sicuro e controllato.

Fonte: Lorenzo Calamai

Vista dell’Elsa dal Ponte di San Marziale, dove inizia il SentierElsa

Come arrivare al SentierElsa

Colle Val d’Elsa, cittadina facilmente raggiungibile percorrendo la superstrada Firenze-Siena, si trova a circa 40 minuti di auto dal capoluogo e 30 minuti da Siena.

Il Parco Fluviale dell’Elsa (o, appunto, SentierElsa), con le sue piscine di un celeste intenso, si trova nel bel mezzo della cittadina.

Il percorso in riva al fiume che dà il nome alla città è posto fra il Ponte di San Marziale e il Ponte di Spugna, lungo la strada che va verso il centro di Colle. È possibile quindi accedere da uno qualsiasi dei due capi del sentiero, ognuno dei quali ha ampie zone di parcheggio nelle vicinanze.

Le acque dell’Elsa, in questo tratto che attraversa Colle, diventano di un color celeste intenso, quasi turchese. Nei 22 chilometri di corso prima di arrivare in città, il fiume viene definito dai locali Elsa Morta, per la sua scarsa portata. A Colle, invece, riceve i tributi di due sorgenti perenni come le Vene di Onci, dalle quali sgorgano più di mille litri d’acqua al secondo, e le Caldane: entrambe di acqua calda termale, regalano al fiume sia il suo caratteristico colore che la notevole portata, facendogli meritare il nome di Elsa Viva.

Il percorso del parco fluviale è lungo quattro chilometri e contornato di radure nel bosco, rocce, spiaggette e piscine naturali scavate dal fiume. Esplorate in lungo e in largo il sentiero, soffermandovi nei luoghi che più vi incuriosiscono: scegliere il vostro posto preferito sarà una piccola, divertente avventura.

La grande cascata

Prendendo il SentierElsa dal Ponte di San Marziale si incontrano subito la Steccaia e il Callone Reale. Si tratta di due opere di ingegneria idraulica presenti fin dal Medioevo che consentivano ai colligiani di regolare la portata del fiume, deviandone le acque in modo da irrigare i campi e da muovere le macine dei mulini ed essere utilizzate da cartiere e ferriere.

Poco più avanti si incontra una delle principali attrazione del percorso. La grande Cascata del Diborrato è la punta di diamante del parco fluviale: un salto di circa 10 metri con un fronte molto ampio genera un grande lago profondo tutto da nuotare.

Leggenda vuole che in fondo alla pozza ci sia ancora un carro armato della Seconda Guerra Mondiale, finito giù dalla cascata e inghiottito dai flutti.

Fonte: Lorenzo Calamai

Tuffo dalla Cascata del Diborrato, lungo il SentierElsa

Un’area picnic si trova adiacente alla cascata, dalla sommità della quale, in estate, i più ardimentosi si cimentano in un tuffo spregiudicato nella grande polla sottostante.

Per trovare un posto dove sistemarsi e accedere facilmente alla piscina a valle della cascata, seguite il sentiero e, scendendo dal promontorio della cascata, girate a destra verso la cosiddetta Grotta dell’Orso, una rientranza profonda nella roccia ai piedi del salto.

Il lago celeste ai piedi del Diborrato è un luogo davvero misterioso dove fare il bagno, sembra uscito da panorami centroamericani, con la parete rocciosa sul lato opposto rispetto alla cascata che offre una valida alternativa alla cima della cascata per un tuffo, arrampicandosi e poi utilizzando una corda che vi è stata affissa per lanciarsi verso la piscina.

Altri angoli del SentierElsa

Non c’è solo la Cascata del Diborrato fra gli angoli meritevoli di una sosta lungo il percorso del Parco fluviale dell’Elsa.

Di fronte alla succitata Grotta dell’Orso si trova una grande piscina ovale attraversata da un cordolo di roccia calcarea, sulla quale ci si può comodamente sedere, tenendo i piedi a bagno. A valle e a monte del cordolo potete nuotare nelle celesti piscine dell’Elsa. In sinistra orografica la grotta e le sue prospicienze regalano un po’ di terreno all’asciutto per accomodarsi: si tratta di una zona ombrosa, un ottimo rifugio dalla calura, con una superficie pianeggiante in terra battuta.

Fonte: Lorenzo Calamai

La Grotta dell’Orso con le sue piscine naturali

Poco più a valle ci si imbatte in una serie di cascatelle che creano alcune piscinette non troppo profonde, in un tratto spettacolare del fiume. Dall’acqua emergono composizioni rocciose biancastre, conformazioni calcaree dovute alla particolare composizione chimica che l’Elsa Viva assume dopo aver ricevuto le acque delle Vene e delle Caldane.

Qui potete sistemarvi nella zona in terra battuta adiacente al sentiero in destra orografica, sempre riparati dal solleone grazie al tanto verde circostante e immergervi piacevolmente nelle piscine naturali. Una zona dedicata al relax e meno battuta delle precedenti, dove rilassarsi in pace e a contatto con la natura circostante.

Infine, subito prima che il sentiero attraversi un ampio prato leggermente discostato dal letto del fiume, si trova una radura fra gli alberi dove poter stendere l’asciugamano o una coperta sulla terra battuta per rilassarvi, mentre scendendo un poco a valle, dopo alcune rapide e una cascatella, una bella piscina riservata permette la possibilità di qualche bracciata.

Fonte: Lorenzo Calamai

Risalendo a nuoto l’Elsa, tra una piscina e l’altra

Il percorso si chiude con un simpatico guado su una fila di grandi sassi, con delle corde alle quali assicurarsi, prima di risalire il Ponte di Spugna e riemergere dal SentierElsa.

Scoprire Colle Val d’Elsa

Oltre a godervi la verdeggiante frescura del Parco Fluviale di Colle, non trascurate la visita alla cittadina di Colle Val d’Elsa.

Arroccato su un colle non molto alto, centro rilevante in epoca medioevale e rinascimentale, cittadina che ha dato i natali al genio architettonico di Arnolfo di Cambio, Colle Val d’Elsa conserva il proprio fascino ancora oggi grazie alle opere dell’ingegno che popolano il centro cittadino, posto in posizione sopraelevate rispetto all’abitato odierno.

Le bellezze architettoniche, le vedute sul territorio circostante e l’atmosfera senza tempo che contraddistinguono Colle Val d’Elsa meritano la visita in un luogo peraltro non particolarmente battuto dal turismo mainstream.

Fonte: Sorin Popovich, con licenza CC BY-SA 2.0

Vista dell’abitato di Colle Val d’Elsa

Al centro storico si accede superando l’affascinante Porta Volterrana, residuo maestoso delle mura che circondavano Colle, la cui costruzione è attribuita a Giuliano da Sangallo. Superata piazza Santa Caterina, con il suo affaccio panoramico, si trova Palazzo Renieri-Cortigiani, oggi municipio, e il ponte del Campana, dal quale si ammira la facciata rinascimentale dell’omonimo palazzo.

Lungo la centrale via del Castello si trova il Palazzo Pretorio e, in fondo, il bastione difensivo che è il Baluardo, fortificazione che cinge il castello e che si affaccia come una balcone sull’abitato ai suoi piedi.

Da qui un stretta via pedonale lastricata accompagna la discesa verso la vicina piazza Arnolfo di Cambio, elegante centro della vita cittadina contemporanea.

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Pista ciclabile del Tevere: percorso e informazioni

Roma, la città eterna costruita su sette colli, come tutte le più grandi metropoli è spesso inondata di caos. Ma lei, la nostra Capitale, ha diverse anime, molte delle quali la rendono unica nel contesto mondiale. No, non stiamo necessariamente parlando dei suoi sontuosi monumenti che sì, sono tra i più eccezionali del pianeta intero, ma della sua anima rurale, silenziosa, fatta di una natura sorprendente e scorci che lasciano senza fiato.

Per percepire più a fondo tutte queste sue speciali sfaccettature, basta salire in sella ad una bici e percorrere la preziosa pista ciclabile che costeggia il Tevere.

La pista ciclabile del Tevere

Il vero nome della pista ciclabile che costeggia il fiume Tevere è Pista ciclabile della Tiberina. Tuttavia, viene spesso chiamata con il nome del fiume perché lo attraversa, su entrambi i lati, in un interessante tratto. Parliamo perciò di un percorso di circa 35 chilometri, che può vantare il titolo di essere la pista ciclabile più lunga di Roma (o almeno lo è per il momento).

Un itinerario bellissimo e che collega la Capitale dal versante Nord a quello Sud, costeggiando gli argini di questo fiume che ha fatto la storia della città. È un percorso adatto a tutti, grazie alla presenza di ampie zone dalle tratte regolari e con un dislivello minimo. Tuttavia, è bene tenere a mente che si può fare solo in alcuni periodi dell’anno: il tragitto lungo la banchina del fiume viene completamente sommerso dall’acqua durante i periodi di piena.

Tevere, pista ciclabile

Fonte: iStock – Ph: Photo Beto

Godersi Roma dalla pista ciclabile del Tevere

Il percorso della pista del Tevere

La pista ciclabile del Tevere parte nella zona di Labaro, area situata nell’estremo nord di Roma, e si conclude nel quartiere di Tor di Valle, a Sud-Ovest di questa splendida Capitale.

Iniziando il viaggio in sella a una bici dal centro abitato di Labaro, si segue l’argine del fiume, fino ad attraversare il depuratore di Roma Nord, il parco di Tor di Quinto e il ponte della via Olimpica.

Pedalando per circa circa 10 chilometri si raggiunge Ponte Milvio, da dove si devono seguire le indicazioni in direzione Piazza del Fante, Ponte Matteotti fino a raggiungere Castel Sant’Angelo e la graziosa Isola Tiberina (d’estate, poi, è più bella che mai grazie a una serie di eventi davvero imperdibili).

Superata l’Isola Tiberina, questa affascinante pista ciclabile continua andando verso il vecchio e sontuoso Gazometro, per poi procedere in direzione della Magliana, fino a concludersi nella località di Tor di Valle.

È bene sapere che tale tragitto può essere effettuato in entrambe le direzioni, e che è chiaramente accessibile da più punti di questa magica città

Castel Sant'Angelo, Roma

Fonte: iStock – Ph: Andrea Izzotti

Castel Sant’Angelo visto dalla riva sinistra del Fiume Tevere

Punti di interesse della ciclabile del Tevere

Tra i vari punti di interesse che si possono scoprire pedalando su questa pista, c’è senza ombra di dubbio il Parco di Tor di Quinto. Si tratta di un’oasi verde nel bel mezzo della città, che si estende per circa 9 ettari e in cui sono impiantati 250 alberi tipici delle zone umide, come pioppi, frassini, carpini e querce comuni.

È presente anche un grazioso laghetto attorno al quale di snodano diversi percorsi, che permettono di raggiunge i canneti che si sviluppano lungo l’ansa del fiume Tevere.

Il ponte della via Olimpica, il cui vero nome è Ponte Tor di Quinto, ha una storia del tutto olimpionica: fu realizzato nel 1960 in occasione delle Olimpiadi di Roma, proprio per facilitare il collegamento tra la via Olimpica e gli impianti sportivi dell’Acqua Acetosa. Dotato di 7 arcate in cemento armato, è lungo 72 metri e largo 27.

Ponte Milvio è ormai uno dei ponti più famosi della città: è qui che vengono appesi i lucchetti dell’amore. Ma nei fatti questo è uno dei ponti più antichi di tutta Roma, che oggi rappresenta anche un luogo di ritrovo di giovani romani e turisti.

Ponte Milvio, Roma

Fonte: iStock

L’antico Ponte Milvio visto dal Tevere

Costruito nel 109 a.C., fu la sede della famosa battaglia tra l’imperatore Costantino e Massenzio ed è sormontato da una famosa torre in stile neoclassico, oggi conosciuta con il nome di Torretta Valadier.

Decisamente affascinante è anche il Ponte Giacomo Matteotti, con le sue tre imponenti arcate in muratura che si estendono per una lunghezza di circa 138 metri. Poi ancora Castel Sant’Angelo, che nel corso dei secoli ha ricoperto diverse funzioni: da sontuoso sepolcro dell’imperatore Adriano e della sua famiglia ad avamposto fortificato, poi ancora da carcere spaventoso a splendida dimora rinascimentale, fino a diventare prigione risorgimentale e infine museo.

L’Isola Tiberina è l’incredibile (e unica) isola urbana del Tevere, che vanta la caratteristica di essere collegata alle sponde del fiume da due ponti. Stando alla leggenda, nacque nel 509 a.C., quando i romani, insegno di odio verso Lucio Tarquinio Superbo, l’ultimo re di Roma, gettarono nel Tevere un enorme deposito di grano che apparteneva al re, il quale andò a formare questa isoletta. Ovviamente non è andata esattamente così, ma questo angolo delle Capitale sembra quasi un borgo a parte nel cuore della Città Eterna.

Infine il vecchio e imponente Gazometro, un vero e proprio gigante di ferro che, per la sua monumentalità, è affettuosamente chiamato il “Colosseo industriale” o “Colosseo moderno”. Oggi è uno degli emblemi più suggestivi dell’archeologia industriale della Capitale, tanto da essere un elemento vero e proprio dello skyline romano.

Insomma, la pista ciclabile che costeggia il Tevere è una angolo di pace nel cuore di Roma, che permette di scoprire la Città Eterna da un punto un punto di vista privilegiato e rispettando anche l’ambiente.

Gazometro, Roma
Vista dell’imponente Gazometro e del fiume Tevere ai suoi piedi
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Quest’isola della Scozia offre esperienze memorabili

Meno frequentata rispetto all’isola di Skye, all’arcipelago delle Ebridi Esterne o delle Orcadi, l’isola di Arran, la più grande del Firth of Clyde, il fiordo del fiume Clyde, è tutto ciò che si può desiderare da un’isola scozzese, tanto da fregiarsi dell’appellativo di “Scozia in miniatura“.

Infatti, il suo paesaggio è ricco di contrasti, attraversato dalla faglia di confine delle Highlands, la Highland Boundary Fault: a nord, valli profonde, montagne scoscese e brughiere nonché il monte più alto, il Goat Fell con i suoi 874 metri; a sud, invece, dolci rilievi e morbidi panorami, con alcune “isolette satellite” tra cui Pladda e Holy Isle.

Una vacanza da queste parti è l’ideale per staccare davvero dalla frenetica vita di città e immergersi in una realtà sublime che ha innumerevoli attività da offrire.

Cosa vedere e fare sull’isola di Arran

432 chilometri quadrati, brevi distanze che si coprono con una trentina di minuti d’auto ma una vasta gamma di opportunità e tappe salienti da non perdere: questa è Arran,  che racchiude in sé il meglio della Scozia.

Iniziamo il viaggio alla sua scoperta dai principali punti di interesse. In cima alla lista non può non esserci il Castello di Brodick, il centro più importante, in passato dimora dei conti di Hamilton e oggi gestito dal National Trust for Scotland: con lo sfondo della Goat Fell Mountain, dona viste che lasciano senza fiato sulla Brodick Bay fino al Firth of Clyde.
Oltre agli interni dove sorprende una “sala giochi vittoriana” per cimentarsi in tradizionali giochi scozzesi tra interpreti in costume, luci e suoni, suoi fiori all’occhiello sono il parco giochi avventura Isle Be Wild e il Silver Garden, l’unico parco nazionale su un’isola in Gran Bretagna: circa 16 chilometri di sentieri segnalati, la fauna selvatica, i giardini formali, le cascate, i boschi e i rododendri lo rendono un sogno a occhi aperti.

Sempre a Brodick, merita una visita l’Heritage Museum, che racconta l’affascinante storia dell’isola grazie a numerosi reperti di epoche differenti: si va da una tomba dell’Età del Bronzo (oltre 3000 anni fa), alla testa di 5000 anni dell’Uomo di Clachaig, ricreata grazie alla tecnologia a partire dal teschio rinvenuto in un tumulo e scolpita dall’artista Marvin Elliot, fino alla stalla e alla rimessa per le carrozze e alle tradizioni marinare con navi vichinghe, battelli e buffer a vapore, navi da guerra e traghetto per auto.

Ma non è certo tutto.

Arran fu abitata già nel Neolitico e molti siti archeologici sono visitabili. Tra questi, si distingue Machrie Moor, nella parte occidentale, tra montagne e brughiere: cerchi di pietre, pietre erette, tumuli funerari e ciste, nonché circoli di capanne e un vasto sistema di campi, tutti risalenti al periodo compreso tra il 3500 e il 1500 a.C.

Altrettanto spettacolare è la King’s Cave, la “Grotta del Re”, che leggenda vuole abbia ospitato il re scozzese Robert The Bruce durante gli anni di latitanza prima della battaglia di Bannockburn nella prima guerra d’indipendenza: le iscrizioni sulle pareti e la splendida posizione su una spiaggia di ciottoli rialzata la rendono imperdibile.
Inoltre, il sentiero circolare inizia e termina al cospetto di una piacevole foresta con viste panoramiche sulla brughiera di Machrie, sulle scogliere di Drumadoon e, a ovest, verso l’Irlanda.

Ancora, l’isola sa far innamorare gli appassionati delle vacanze attive all’aria aperta, offrendo percorsi in mountain bike, alpinismo, occasioni di arrampicate sulle gole, tiro con l’arco, kayak, vela, parapendio e giri in motoscafo per vedere da vicino delfini, balene, squali e foche.
In particolare, gli escursionisti si cimentano con l’impegnativa salita che conduce alla cima del Goat Fell, il punto più elevato: ogni fatica è subito ripagata grazie all’invidiabile skyline, un paesaggio aperto, montuoso e aspro che non è possibile descrivere a parole.

Infine, una menzione a parte per la distilleria Lochranza, la prima di Arran da più di 150 anni, aperta tutto l’anno per visite guidate con esperti e degustazioni di whisky: il centro visitatori propone anche il negozio di articoli regalo “Arran Malt” e il CASK Cafe che serve un gustoso menu a base dei migliori prodotti locali.

Tour, sentieri e itinerari

Come accennato, con le spettacolari creste montuose che sovrastano la brughiera della zona settentrionale e un paesaggio più lussureggiante e morbido a sud, lo scenario superbo della costa e panorami meravigliosi, Arran è il paradiso delle escursioni e della vita a contatto con la natura.

A questo proposito, l’Arran Coastal Way offre agli escursionisti un percorso circolare di 105 chilometri, impegnativo ma gratificante, attorno alla bellissima isola: ricco di fauna selvatica e paesaggi favolosi, è perfetto per una vacanza a piedi di una settimana e può essere suddiviso anche in sezioni più piccole. A giugno 2017 è stato riconosciuto come uno dei “grandi sentieri scozzesi” ed è la 29esma strada a lunga distanza (LDR) a raggiungere tale status.

I paesaggi e i colori di Arran sono fonte di ispirazione per molti artisti che lavorano e vendono le opere presso le loro abitazioni: l’Arran Art Trail è il modo migliore per visitare gli studi e i laboratori sparsi in tutta l’isola, saperne di più sulle espressioni individuali e comprendere cosa rende Arran così speciale per gli artigiani e la creatività.

E non finisce qui.

Arran è stata fonte di ispirazione per molti artisti del calibro di Joan Eardley, Hugh Purdie, Mary Armount, William McTaggart e George Edwards Hering: sono stati identificati venti luoghi chiave per istituire un’Arran Arts Heritage Trail che mira a celebrare e documentare il ricco patrimonio artistico e culturale per le generazioni attuali e future.

Venti pietre scolpite a mano, realizzate in arenaria rossa, segnano il percorso e sono dislocate in tutta l’isola. Ogni pietra è contraddistinta da un numero relativo a uno o più artisti: per ogni informazione è possibile cliccare sui percorsi della mappa dei sentieri sul sito dedicato, che illustra biografie ed esempi delle opere.

Il percorso può essere completato in un giorno oppure si può scegliere di visitare ciascuna pietra a un ritmo più tranquillo in qualsiasi ordine.

Come arrivare

Settima isola più grande della Scozia, Arran è comodamente raggiungibile.

A Newcastle, dal porto traghetti conviene seguire la A69 fino a Carlisle, poi la M6 in direzione nord e continuare sulla A74(M).

All’uscita J12, imboccare la A70 e proseguire lungo la A76, A71 e infine la A78 fino ad arrivare al porto di Ardrossan, da cui partono i traghetti, gestiti da Caledonian MacBrayne, per Arran.

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Il fiume per tutta la famiglia: le Fonti del Clitunno e il borgo di Campello

La primavera si avvicina a grandi passi e anche se non è ancora giunto il momento di cambiare gli armadi, il risveglio della natura già attira verso le prime avventure outdoor dell’anno.

A Campello sul Clitunno, un piccolo comune della provincia di Perugia posto sul tracciato della via Flaminia, si trovano un luogo ideale per coniugare la voglia di verde con un contesto adatto a tutta la famiglia, compresi i più piccoli, all’interesse per la storia, la cultura e l’arte di un pezzo d’Italia.

Il Clitunno citato nel nome del paese è infatti il fiume che corre nel suo territorio. Lungo circa 60 chilometri e di portata modesta, le cui acque sfociano in quelle del fiume Topino, questo piccolo corso d’acqua porta con sé l’aura misterica di tempi remoti, vista la sua presenza negli scritti di autori latini come Virgilio, Properzio, Stazio, Claudiano e Giovenale.

A Campello il Clitunno ha le sue sorgenti, che danno origini a un’area verde ampia oggi racchiusa in un parco pubblico denominato le Fonti del Clitunno, al quale si può accedere pagando un modesto biglietto di accesso (€3, gratuito sotto i 10 anni).

Fonte: Lorenzo Calamai

Le Fonti del Clitunno, con la loro affascinante vegetazione

Nelle vicinanze si trova un tempietto longobardo, costruito nel Medioevo sulle ceneri di un precedente edificio religioso romano collegato ad alcuni riti relativi alla presenza delle fonti. La costruzione è inserita nel circuito Longobardi in Italia: i luoghi del potere, una serie di siti patrimonio dell’UNESCO legato alla presenza del popolo longobardo nel nostro Paese.

Poco più lontano il castello di Campello Alto, nucleo originario dell’attuale cittadina, domina un colle tornito, punteggiato sui dolci fianchi dagli alberi d’ulivo da cui si estrae il pregiato olio che ha fatto la fortuna di questo pezzo di Umbria.

Le Fonti del Clitunno

“Qui folti a torno l’emergente nume/stieno, giganti vigili, i cipressi;/e tu fra l’ombre, tu fatali canta/carmi, o Clitumno.” Parole di Giosuè Carducci, pubblicate nel primo libro delle Odi Barbare nella poesia Alle fonti del Clitumno, dedicata alle dolci acque che sgorgano all’ombra dei salici.

Una visione che, anche se oggi non ispira forse gli stessi richiami classicisti dell’opera del poeta, è ancora pronta ad essere goduta. Nella loro conformazione odierna, voluta dal conte Paolo Campello della Spina nella seconda metà dell’Ottocento, le Fonti appaiono come uno specchio d’acqua cristallina, alimentata da sorgenti sotterranee e che, tra riflessi azzurri e turchesi, mostra con perfetta trasparenza la ricca vegetazione acquatica che cresce sul fondale.

Cigni, germani e papere popolano il parco, immerso nel silenzio e nella tranquillità, mentre brevi sentieri si snodano attorno alle acque tra salici e cipressi calvi. Quest’ultimo è un albero tipico dell’America settentrionale, raro nel nostro paese, dov’è stato introdotto soltanto nel 1640.

Fonte: Lorenzo Calamai

Uno scenografico salice poggia su un isolotto in mezzo alle acque

Si tratta di un albero a suo agio in terreni estremamente ricchi d’acqua, noto anche come cipresso delle paludi. Le sue foglie assumono un affascinante colore rosso in autunno, cadono in inverno (a differenza delle altre conifere) e rinascono a primavera con un verde tenue che ben s’intona con il contesto rilassante delle Fonti del Clitunno.

Il parco storico delle Fonti del Clitunno è aperto dalle 9:00 alle 19:00 da aprile a settembre, a marzo dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00, nei mesi invernali dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 16:30.

Fonte: Lorenzo Calamai

Un timido cigno sosta sulle rive del Clitunno

Il tempietto longobardo

Proseguendo dalle Fonti del Clitunno per circa un chilometro, attraversata la frazione di Pissignano, si incontra il tempio longobardo facente parte dei siti patrimonio dell’umanità Longobardi in Italia: i luoghi del potere, che annovera peraltro anche il duomo di Spoleto tra i sette luoghi inseriti nel circuito, a meno di 20 chilometri di distanza.

Datato fra il IV e il VII secolo d.C., questo tempietto corinzio sembra sia stato costruito sui resti di un precedente luogo sacro romano. Nei dintorni delle sorgenti delle vicine sorgenti del Clitunno infatti vi veniva venerata la divinità omonima al fiume e venivano organizzati stagionalmente riti sacri, conosciuti come sacra clitumnalia.

Fonte: ph. Caba2011 – con licenza CC BY-SA 4.0

Il frontone del tempio longobardo del Clitunno

Oggi il Tempietto si presenta su due livelli: un basamento con una camera accessibile da un portale sul fronte e una parte superiore in forma di tempietto. Nella parte superiore si può ammirare la facciata con quattro colonne corinzie ed il frontone. L’accesso era garantito da due rampe di scale laterali. All’interno resistono ancora affreschi dell’VIII secolo che ritraggono san Salvatore, a cui era consacrato il tempio. La piccola edicola che campeggia al centro dell’abside reimpiega elementi scultorei del I secolo, recuperati dal precedente luogo di culto pagano.

Il borgo di Campello

Campello sul Clitunno si articola su due diversi livelli. Campello Basso è la cittadina ad oggi abitata, che conta circa 2mila abitanti e la cui principale attrazione è Chiesa della Madonna della Bianca, edificio religioso di origine cinquecentesca voluta dal Vescovo di Spoleto Francesco Eroli.

Inizialmente chiamata Chiesa della Madonna del Soccorso, trovo infine la sua particolare denominazione per contrapporla alla Madonna della Bruna di Castel Ritaldi e alla Madonna della Rossa di Pietrarossa, entrambe nelle vicinanze. Si dice che la Bianca di riferimento fosse una Madonna col Bambino dipinta da un artista locale con un incarnato particolarmente pallido.

Fonte: ph. LigaDue – con licenza CC BY 3.0

La Chiesa della Madonna della Bianca

Posta al centro di una angusta piazza e con un ulivo secolare sul retro, si presenta come una sorta di edificio composito, visti i differenti momenti di restauro e rinnovamento. La restaurazione avvenuta nel 1797, ad esempio, portò a sovrapporre elementi tipici del neoclassicismo a quelli rinascimentali già presenti.

Il nucleo più antico del paese però si trova a Campello Alto, il piccolo borgo fortificato sulla vetta dell’adiacente colle, che supera i 500 metri di quota. Si sviluppò intorno ad un castello qui costruito nel 921 da Rovero di Champeaux, barone di Borgogna, dal quale si dice che il paese abbia preso il nome.

Il castello di Campello Alto conserva ancora intatte le mura. Il borgo è accessibile tramite un’unica porta, superata la quale si trova la spoglia facciata romanica della Chiesa di San Donato, al cui interno si trova un pregevole altare ligneo in stile barocco. Dal piccolo quanto pittoresco borgo si gode di una straordinaria vista su tutto il territorio circostante.

Non lontano da Campello Alto si trova la località Colle, frazione minima fuori dalle fortificazioni del borgo, immersa tra gli ulivi. Vi si trova l’austera e per questo affascinante Chiesa di Santa Maria della Misericordia, risalente al XV secolo.

Il giro del parco storico delle Fonti, del tempio longobardo e del borgo di Campello occupa perfettamente una giornata di fine inverno, tra febbraio e marzo, senza imporre ritmi frenetici e anzi, godendo degli istanti di quiete e bellezza offerti dalle diverse tappe. Un itinerario ideale per una gita fuori porta alla scoperta di alcuni dei tanti tesori nascosti nel cuore dell’Umbria.

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Monterchi e Citerna, antichi borghi tra Rinascimento e grandi paesaggi

Dopo essere nato dal monte Fumaiolo, nelle propaggini più meridionali dell’Emilia Romagna, il fiume Tevere attraversa una valle stretta tra l’Alpe di Catenaia e l’Alpe della Luna, due rilievi appenninici che si guardano frontalmente.

Qui arte, storia e natura si incontrano nei tanti borghi che caratterizzano la Valtiberina, un vero e proprio scrigno che, come si confà ad ogni scrigno che si rispetti, contiene una miriade di gioielli.

Due dei più piccoli, ma anche dei più brillanti sono i borghi di Monterchi e Citerna, diversi eppure inevitabilmente fratelli. Separati di appena 500 metri in linea d’aria, si trovano l’uno in Toscana e l’altro in Umbria, in provincia di Arezzo e in provincia di Perugia.

Paesi ricchi di storia, malgrado le rispettive dimensioni, e caratterizzati dall’unione di importanti opere d’arte rinascimentali, di paesaggi naturali tipici del centro Italia e del fascino senza tempo dei centri storici medievali di questo pezzo d’Italia.

Fonte: ph. Luca Aless , con licenza CC BY-SA 4.0

Veduta di Monterchi (AR) dal paese di Citerna (PG)

Monterchi, Piero della Francesca e la Madonna del Parto

Una delle attrazioni principali per cui Monterchi merita una fermata è l’affresco di Piero della Francesca, la Madonna del Parto, custodito nell’apposito e omonimo museo poco fuori dal centro storico della cittadina.

Un’opera dalla storia singolare, frutto della mano di uno dei più grandi artisti del Rinascimento. Risale alla metà del Quattrocento, fra il 1455 e il 1465, quando l’autore era già celebre fra i contemporanei. Un soggetto oltretutto impegnativo, quello di Maria incinta, eppure destinato ad un altare laterale di una piccola e tutto sommato insignificante cappella di campagna come quella di Santa Maria di Momentana, poco fuori da Monterchi.

La ragione più probabile individuata dagli studiosi chiama in causa la madre di Piero, nata e cresciuta a Monterchi prima di sposarsi e trasferirsi nella vicina Sansepolcro.

La Madonna del Parto è un soggetto particolare di per sé, ritratto anche da altri artisti toscani del Trecento e del Quattrocento con differenti gradi di notorietà, reso poi eretico dal Concilio di Trento della metà del secolo successivo, ma che nella storia è sempre stato visitato dalle donne incinte a titolo benaugurale.

Fonte: Lorenzo Calamai

La Madonna del Parto di Piero della Francesca

Quella di Piero della Francesca è inoltre una raffigurazione ulteriormente unica e umana. A titolo di esempio, Maria non tiene in mano un libro, simbolo del Verbo che va a incarnarsi, come invece nella maggior parte delle altre raffigurazioni delle Madonne del Parto. È una rappresentazione nobile seppur austera ed estremamente umana, con il gesto tipico di sorreggere il peso della pancia con una mano dietro la schiena.

Il tendaggio che si apre intorno alle tre figure dona un’aura di mistero che si svela alla composizione.

Il Museo della Madonna del Parto si trova in Via della Reglia, è aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 19:00 da marzo a ottobre compresi, mentre osserva un orario ridotto negli altri mesi. Il biglietto d’ingresso costa €6,50.

Monterchi, il borgo e i dintorni

Il centro storico di Monterchi è una sorta di acropoli che si avviluppa sui fianchi di una bassa collina, con i campanili delle sue chiese e la torre dell’orologio della Rocca a svettare sui dintorni.

Una breve passeggiata vi porterà verso la piazza principale, nei dintorni della quale si aprono ampi panorami sulla campagna circostante, caratterizzata da ampi pascoli e campi coltivati. L’alberata piazza Umberto I è sormontata dalla Rocca, oggi dotata di una bella terrazza panoramica.

Fonte: Lorenzo Calamai

Vista dal centro storico di Monterchi verso la campagna circostante

Si può visitare il Museo delle Bilance, che condivide con quello della Madonna del Parto un unico biglietto d’ingresso. Si tratta di una pregevole e affascinante collezione di bilance artigianali, ospitato nel gentilizio Palazzo Massi.

La Chiesa di San Simeone, di origine duecentesca ma completamente ricostruita nel 1830 e restaurata dopo il duro terremoto del 1917, ospita al suo interno un mirabile affresco trecentesco di una Madonna col bambino, scoperto nella cappella di Santa Maria di Momentana sotto la Madonna del Parto di Piero della Francesca.

Non perdete l’occasione di girovagare tra le frazioni e le campagne intorno a Monterchi. Vi troverete splendidi panorami rurali, vedute dove la natura incontra la mano dell’uomo nei piccoli abitati che si distinguono qua e là, e anche piccoli angoli di meraviglia, come nel caso della Chiesa di San Michele Arcangelo a Padonchia.

Fonte: Lorenzo Calamai

Gioielli nascosti: la Chiesa di San Michele Arcangelo a Padonchia

In questo gruppuscolo di case che oggi conta circa 40 abitanti, in mezzo ad ameni pascoli, si nasconde l’affascinante facciata in pietra del piccolo edificio religioso, risalente addirittura al VII secolo. Il bel campanile a vela che sormonta la facciata è di recente costruzione, mentre all’interno dimorano opere d’arte religiosa di artisti locali risalenti al Rinascimento.

Cosa vedere a Citerna

A poche centinaia di metri di distanza da Monterchi, sulla vetta di un colle leggermente più alto, sorge Citerna. Con i suoi 480 metri di altitudine, la cittadina ha una posizione privilegiata su tutta l’Alta Valle del Tevere, fino all’Alpe della Luna.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il camminamento medievale sulle mura di Citerna

Questa caratteristica la rende speciale, unita alla cura con cui viene conservato il centro storico di chiaro stampo medievale e alle opere che è possibile ammirare in una delle sue principali chiese.

Citerna fa parte del club dei Borghi più belli d’Italia e si sviluppa attorno a Corso Garibaldi, parallelo al quale corre l’affascinante camminamento medievale, un percorso riparato con un meraviglioso soffitto di travi in legno e pareti di mattoni di cotto che si aprono in ampi finestroni dai quali è possibile ammirare il paesaggio che si apre in direzione di Monterchi.

Fonte: Lorenzo Calamai

Panorama da una delle finestre del camminamento

Il centro del paese è piazza Scipione Scipioni, vivace crocevia della vita locale, con qualche osteria dove fare merenda o prendere un aperitivo godendo dello straordinario panorama che la terrazza della piazza, affacciata verso oriente, offre ai passanti.

Nelle immediate vicinanze si trova la Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, la cui principale attrazione è rappresentata dalla Madonna col Bambino di Andrea Della Robbia in terracotta invetriata. Nel transetto destro si trova la Cinquecentesca Crocifissione del Pomarancio.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il curato centro storico di Citerna

Non molto più lontano sorge la Chiesa di San Francesco, dove si trova una terracotta di Donatello raffigurante anche in questo caso una Madonna col Bambino, riscoperta solo nel 2000, ma anche la Madonna col Bambino e Santi di Luca Signorelli, terminata poi dopo la sua morte dal Papacello.

Opere dovute alla signoria dei Vitelli, famiglia nobile amica dei Medici, che reggerà Citerna tra il Cinquecento e il Seicento, donandogli quell’aria che si respira ancora oggi: un luogo dove il tempo permane immobile, da dove osservare il mondo che, nel frattempo, gira.

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Le più belle crociere sui fiumi da fare a primavera

Pasqua e i ponti di primavera sono l’occasione perfetta per concedersi una rilassante vacanza per staccare dalla routine e dagli impegni quotidiani in attesa dell’estate.

Un’idea rilassante è rappresentata dalle crociere fluviali, un’esperienza dal fascino innegabile che soddisfa il desiderio di stare all’aria aperta per vivere, insieme alla famiglia o con gli amici più cari, indimenticabili esperienze a ritmo lento tra relax e avventura.

Vediamo una selezione delle più coinvolgenti.

Scoperte culturali lungo il Canal du Midi, Patrimonio Mondiale Unesco

Il turismo fluviale è molto popolare nella regione francese della Linguadoca e il Canal du Midi è una delle vie navigabili più famose al mondo: con una lunghezza di 240 chilometri, nel cuore delle Francia meridionale, collega il fiume Garonna con il Mar Mediterraneo, tra le città di Tolosa e Sète.
Realizzato nel XVII secolo, dispone di 328 strutture (chiuse, acquedotti, ponti, gallerie) ed è una delle più straordinarie opere di ingegneria civile dell’era moderna, riconosciuto Patrimonio culturale UNESCO nel 1996.

Gli itinerari proposti da Le Boat, il leader europeo del turismo fluviale con oltre 50 anni di esperienza, lungo il Canal du Midi toccano moltissime città e borghi, tra i quali spicca la città fortificata di Carcassonne, anch’essa Patrimonio UNESCO, tra le più grandi e meglio conservate città medievali d’Europa.

Tra le altre tappe, degne di nota sono Minerve, Trèbes, Homps, Tolosa con la Basilica di San Saturnino e la romana Narbonne. Nei pressi di Béziers è mozzafiato il passaggio attraverso le chiuse di Fonseranes, formate da otto vasche di forma ovale su diversi livelli, con un’altezza complessiva di 21,5 metri su una lunghezza di 300 metri.

Lungo i canali della Borgogna, un vero paradiso per i buongustai

La Borgogna Franche Comté è una delle regioni francesi più rinomate per il turismo fluviale grazie alla presenza di molti canali navigabili: il Canal du Centre, il fiume Saône, il Canal di Rhône au Rhin, il fiume Seille, il Canale tra la Champagne e la Borgogna e il Canal de Bourgogne.

Punteggiata da maestosi castelli, vanta un territorio dalla natura rigogliosa con svariate specie di mammiferi e volatili (tra cui il martin pescatore) che vivono lungo i canali ed è anche un vero paradiso per i buongustai, tra vini rinomati e specialità come tartufi, la famosa senape di Digione e la tipica torta di meringhe ripiena di crema al burro (Idéal Mâconnais) o, ancora, la torta di zenzero.

Lungo i numerosi itinerari fluviali proposti da Le Boat (tutti totalmente personalizzabili nella durata e nei luoghi di sosta) sono decine i borghi e i villaggi da visitare tra cui la fiorita città di Dole, Gray, la dolce Besançon (sul fiume Doubs con il quartiere Battant, in origine abitato da viticoltori, e le facciate seicentesche con i balconi in ferro battuto), Chagny con i meravigliosi vigneti Grand Cru, oltre a luoghi imperdibili come la città medievale di Digione e Beaune, per visitare l’Hôtel-Dieu, perla dell’architettura medievale, costruito nel XV secolo per aiutare i malati più poveri.

La Dolce Vita tra Veneto e Friuli

Le Boat propone crociere in houseboat anche in Italia, tra Veneto e Friuli, lungo la rete di fiumi e canali che si diramano nell’entroterra tra Chioggia e Grado. Oltre a Venezia (che non ha bisogno di presentazioni) sono innumerevoli le perle da scoprire o riscoprire arrivando con la propria barca, in primis le isole della laguna (i vetri di Murano, i merletti di Burano, il campanile di San Giorgio Maggiore, l’isola-cimitero di San Michele e l’affascinante Torcello, il più antico insediamento veneziano).

E poi il centro storico di Dolo, la cittadina di Chioggia detta anche la Piccola Venezia, i siti archeologici di Concordia Sagittaria e di Aquileia, l’antico borgo marinato di Marano Lagunare, ma anche i centri termali della zona o le spiagge di Jesolo e Caorle dove concedersi momenti di relax in ogni stagione.

Punti di partenza o di arrivo sono Precenicco e Casale sul Sile, ma è possibile anche il round trip con ritorno al punto di partenza.

I tesori del Reno tra Amsterdam e Basilea

Il Reno è, senza dubbio, uno dei fiumi più sorprendenti dell’Europa centrale che, nato in Svizzera nel Lago di Costanza, prosegue il suo cammino lambendo la città francese di Strasburgo per poi scorrere in Germania nel suo massimo splendore.

Lungo il suo percorso, incontra castelli, torri e rovine per secoli di storia e custodisce autentici gioielli che si fanno apprezzare con una crociera fluviale da Amsterdam a Basilea passando per Colonia, dove tradizione e modernità si fondono in armonia, Coblenza, una delle città più antiche della Germania con chiese superbe e signorili abitazioni dell’alta borghesia, Rudesheim, nota per il Museo degli strumenti musicali meccanici, e Mannheim dalla ricca offerta gastronomica, artistica e culturale.

La navigazione prosegue poi per Spira, nella Renania-Palatinato, custode della Cattedrale Romanica più grande al mondo, Patrimonio UNESCO, per poi arrivare a Strasburgo, dall’influenza francese e tedesca, e ripartire per Basilea, adagiata lungo le sponde del Reno in Svizzera, ricca di musei di fama mondiale.

Il classico Danubio blu

È una bellezza davvero singolare quella che sprigiona il fiume Danubio e che si può vivere appieno grazie a una crociera fluviale con partenza e arrivo a Vienna per ammirare la spettacolare valle di Wachau, le meravigliose città imperiali di Budapest e Bratislava, graziosi paesini, fortezze medievali e castelli da favola.

Si parte dal porto fluviale di Vienna per arrivare dapprima a Durnstein, grazioso paese della Valle di Wachau che si fa notare per il castello risalente al Medioevo, e proseguire, costeggiando la valle, per Melk, millenario centro culturale e spirituale nonché meraviglia naturale Patrimonio UNESCO.

Da qui, la navigazione notturna conduce a Bratislava, la capitale politica, economica e culturale della Slovacchia, accogliente e ricca di attrazioni culturali e storia, e poi a Budapest, la capitale ungherese chiamata anche “Parigi dell’Est”, divisa in due dal Danubio e celebre per il suggestivo Ponte delle Catene del XIX secolo che unisce la zona pianeggiante di Pest con quella collinare di Buda.

Ancora, la crociera continua arrivando a Strigonio (Esztergom), raccolta cittadina sulle sponde del Danubio che vanta la Basilica più grande del Paese, per poi ritornare a Vienna, autentica perla austriaca.

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Rafting nel fiume dalle acque caraibiche: l’esperienza da sogno

La bellezza della natura, i colori che regalano un’esperienza visiva indimenticabile, la storia che si respira e si osserva tutta intorno a sé. C’è un luogo in Turchia in cui è possibile fare rafting (ma non solo) in un fiume che ricorda i colori delle acque caraibiche, mentre si è immersi in uno scenario indimenticabile.

L’esperienza da sogno si può vivere nel Parco Nazionale del Canyon di Köprülü che si trova a circa 85 chilometri da Adalia (in turco Antalya) una grandissima città della Turchia che si affaccia sull’omonimo golfo sul mare.

Ed è una destinazione imperdibile, per assaporare non solo il fascino della natura che qui regala una scenografia di impareggiabile bellezza, ma anche di scoprire la storia di questi luoghi e la loro cultura. Inoltre, l’acqua regala colori e sfumature che sembrano essere state rubate ai Caraibi, attenzione però perché la temperatura è bassa.

Il posto ideale per una gita avventurosa, ma anche ricca di scoperte e di immagini da scolpire nel cuore e, perché no, anche su pellicola.

Parco Nazionale del Canyon di Köprülü, qui si può fare rafting nel fiume

Rafting, passeggiate, escursioni, ma anche nuoto: sono solo alcune delle tante attività che si possono provare quando si visita il Parco Nazionale del Canyon di Köprülü in Turchia, un luogo da sogno in cui i contrasti di colori restituiscono allo sguardo una magia che solo la natura sa creare.  Ci sono le rocce, il verde delle piante e poi il turchese dell’acqua del fiume, che brilla di tante sfumature diverse e sembra essere stato rubato direttamente dal mare dei Caraibi.

Il canyon si estende per diversi chilometri e la scenografia che regala è pazzesca: composta da rocce che cadono a picco e che in alcuni punti sono davvero alte. Lì scorre il fiume, con le sue acque fredde e dai colori stupefacenti. E si tratta del luogo ideale per tutti coloro che amano scoprire i posti, conoscerli e vederli da un altro punto di vista, grazie alle possibilità di praticare attività sportiva mentre lo sguardo raccoglie i tanti dettagli intorno a sé. Dalle piante, alla fauna, senza dimenticare le rocce e la struttura dell’area che è molto interessante e suggestiva, sono tante le cose da vedere. Vi sono boschi di cipressi, pini e cedri ed è davvero un luogo indimenticabile per chi lo visita.

E poi la ricchezza storica e culturale della zona, qui infatti si possono trovare alcuni posti che vale la pena visitare.

Storia e cultura nel Parco Nazionale del Canyon di Köprülü

Il Canyon di Köprülü in Turchia è stato dichiarato Parco Nazionale nel 1973 e, oltre alla sua suggestiva bellezza, è anche un luogo ricco dal punto di vista storico. Come il ponte Oluk, che ha circa 2mila anni ed è stato realizzato dai romani. Nella stessa area si trovano i resti dell’antica città di Selge, che si trova a circa una decina di chilometri dal Canyon e i suoi resti sono davvero una tappa interessante per scoprire di più sulla storia antica di questi luoghi. Così come non si possono perdere le rocce di Adam, dalle forme davvero particolari

Queste sono solo alcune delle tante bellezze che caratterizzano il Parco Nazionale e le zone limitrofe, per immergersi nella storia della Turchia, ma non solo, e conoscere di più della sua natura, dei suoi contrasti di colori e della sua cultura.

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Le Cascate di Pale sul fiume Menotre, una meraviglia per tutte le stagioni

In questo autunno caldo, dove l’imbrunire delle foglie ha tardato a manifestarsi e le temperature rimangono tutto sommato miti, ci si può avventurare nel cuore dell’Umbria, per scoprire una serie impressionante di cascate magiche e spettacolari al riparo delle fronde di un bosco secolare.

Il fiume Menotre, infatti, dopo essere nato a circa 30 chilometri dalla città di Foligno, sulle pendici del monte Mareggia, scende verso Rasiglia, piccolo borgo inondato dalle copiose acque delle numerose sorgenti presenti sui colli circostanti. Qui il corso d’acqua riceve il tributo di numerosi, piccoli affluenti che ne incrementano la portata in maniera sostanziale. Prima che il Menotre si immetta nel fiume Topino a Scanzano, però, presso il Sasso di Pale, si getta in una gola ripida e in una serie di salti che prende il nome di Cascate di Pale, o dell’Altolina, e raggiunge la cittadina di Belfiore.

Fonte: Lorenzo Calamai

Spiaggetta lungo il corso del fiume Menotre

La distanza in linea d’aria tra Pale e Belfiore è irrisoria, inferiore al chilometro, ma il primo paese si trova arroccato in cima a una falesia ricoperta di boschi e il secondo ai piedi della medesima. I due borghi sono collegati non solo dalla Strada statale 77, ma anche da un sentiero che corre lungo il corso del fiume Menotre, regalando un’impareggiabile esperienza al cospetto delle meravigliose Cascate di Pale.

Cascate di Pale sul fiume Menotre: come arrivare

Fonte: ph. Mongolo1984 – CC BY-SA 4.0

La luce autunnale nel bosco lungo il Menotre

Il sentiero che porta alla scoperta delle Cascate di Pale si può prendere da ciascuno dei due paesi a cui fa capo, Pale e Belfiore. Tuttavia, solitamente si consiglia di affrontare la salita partendo da quest’ultimo, dov’è stato allestito un parcheggio ad hoc per il percorso.

Oltre a trovare facilmente un posto per l’auto, attaccare il sentiero da Belfiore consente di affrontare la salita per prima e solo dopo la discesa e di fare tappa intermedia fra l’una e l’altra a Pale, un borgo piccolissimo ma che contiene alcuni elementi di fascino da non trascurare.

Per raggiungere il Parcheggio dell’Altolina (coordinate GPS: 42.983308, 12.768861), area da cui deriva uno dei nomi con cui sono conosciute le Cascate del Menotre, si deve percorrere la Strada statale 77, quale che sia la provenienza. Si scende quindi nel paese di Belfiore e si imbocca, per l’appunto, via Altolina. La strada si snoda in un bel paesaggio circondato da ulivi e in poco meno di un chilometro si arriva al grande spiazzo sterrato che fune da parcheggio.

Il sentiero lungo il Menotre e le cascate

Dal Parcheggio dell’Altolina lo sguardo segue il corso della gola boscosa dove scorre impetuoso il Menotre, e si scorgono in cima le vette degli edifici del paese di Pale, destinazione ultima dell’escursione che ci si sta apprestando a compiere.

Il sentiero delle Cascate di Pale è lungo circa 2 chilometri ed affronta un dislivello di circa 300 metri. Questo significa che pur essendo tutto in salita, in alcuni tratti anche ripida, è comunque breve e alla portata di tutti, particolarmente adatto alle famiglie. La buona manutenzione del percorso, inoltre, consente di affrontare in tutta serenità l’escursione, anche se si consiglia di affrontarla con calzature adeguate. L’ascesa da Belfiore a Pale si compie in un’ora e mezza circa.

Oltre a essere adatto a qualsiasi tipo di visitatore, il percorso è anche adatto a tutte le stagioni. Offre ovviamente il meglio di sé durante il caldo estivo, offrendo riparo e ristoro dalla canicola, ma ha il suo fascino estremo anche durante l’autunno e l’inverno, quando il bosco ingiallisce e la natura affronta la sua mutazione. Assicuratevi comunque di percorrere il sentiero in condizioni meteorologiche buone.

Il sentiero inizia in fondo al piazzale sterrato del parcheggio e si inoltra inizialmente tra gli ulivi. Una volta entrati nel bosco, si passa al fianco di un vecchio edificio bianco, si oltrepassa un ponticello e ci si avvicina alla prima cascata del percorso, una delle più conosciute e caratteristiche: il Velo della Sposa.

Fonte: Lorenzo Calamai

Le impetuose acque del Velo della Sposa

Il salto prende questo nome dalla forma che l’acqua assume attorcigliandosi sul grande spuntone di roccia levigata dove scorre, stringendosi e poi allargandosi come una farfalla. Dietro la cascata l’acqua ha scavato una grotta suggestiva, dove ci si può affacciare.

Proseguendo lungo il sentiero che si apre nella roccia calcarea, dal colore ocra tipico del travertino, si sale fino a raggiungere una spiaggetta sulle rive del fiume. Qui il Menotre ci arriva con un grande salto da monte e si getta poi nel vuoto a valle con un’altra cascata sostanzialmente invisibile, immersa nella vegetazione.

Deviando leggermente dal sentiero si può raggiungere una delle cascate più suggestive del percorso, un grande salto dove il fiume si divide in diversi rivoli, al cospetto dei quali si è piccoli contro la forza roboante della natura.

Nel suo ultimo tratto il sentiero si distanzia leggermente dal corso del fiume, inoltrandosi in un bosco di lecci che preannuncia l’arrivo nel borgo di Pale.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il sentiero lungo il Menotre scavato nella roccia

Cosa vedere a Pale

Il minuscolo paese di Pale, che oggi raccoglie appena qualche decina di abitanti e fa parte, amministrativamente, del comune di Foligno, è un insediamento antichissimo, risalente all’epoca pre-romana, lungo quella che era una fondamentale via di collegamento con l’antica città di Plestia.

La forza impetuosa del Menotre ha sempre consentito al borgo di avere un ruolo rilevante: mulini e frantoi prima, opifici e cartiere poi hanno caratterizzato l’attività del paese e lo hanno tenuto vivo nel corso dei secoli. Nel Trecento Pale era un borgo fortificato cinto da mura, nel Quattrocento vi venne costruito un castello, tra il Cinquecento e il Seicento l’industria della carta fiorì a tal punto da rendere la cittadina rinomata in tutta la regione per la qualità dei suoi prodotti.

Fonte: Lorenzo Calamai

Il Menotre ha una notevole portata, che si manifesta nella forza delle sue cascate

Piccolo gioiello di impianto medievale, Pale merita una rapida visita per i suoi vicoli da chi è emerso dalla forra del Menotre. Un paio di osterie offrono l’opportunità di rifocillarsi con un panino, un aperitivo oppure un pasto completo.

Merita inoltre una visita l’Eremo di S. Maria di Giacobbe, ossia quell’edificio incastonato nella roccia del colle che sovrasta il paese, il Sasso di Pale. Si tratta di un monastero del XIII secolo, raggiungibile da Pale attraverso un breve sentiero che sale lungo il versante sud-ovest del Sasso, in una zona scoscesa e rocciosa che viene anche utilizzata per l’arrampicata. Si raggiunge in circa 45 minuti con una passeggiata che merita la fatica anche senza visitare gli interni del santuario, che apre le sue porte solo su prenotazione per poter ammirare i bei soffitti affrescati dei suoi interni.

Il ritorno a Belfiore e al parcheggio si compie per lo stesso percorso dell’andata, stavolta con una rapida discesa che riporterà velocemente al punto di partenza.

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Beilstein, un villaggio da sogno affacciato sul fiume

La Germania vanta non solo splendide città d’arte, ma anche piccoli borghi dove il tempo è rimasto sospeso e si respira un’atmosfera autentica: è il caso di Beilstein, un vero e proprio villaggio in miniatura che sembra uscire da un libro di fiabe. Situato sulla riva destra della Mosella, è poco più di un agglomerato di case che si specchia su acque color smeraldo. Andiamo alla scoperta di questo luogo magico.

Beilstein, un borgo da favola

Nella regione della Renania-Palatinato, che si snoda a sud-ovest del Paese, c’è un piccolo villaggio dall’aspetto fatato. Stiamo parlando di Beilstein, situato a circa 50 km dalla città di Coblenza: è adagiato sulle sponde del fiume Mosella, e il suo centro storico è uno dei più affascinanti di tutta la Germania. Il borgo ha una storia secolare, che affonda le radici all’800 d.C., epoca in cui risalgono alcune tombe della Franconia ritrovate nel suo territorio. Nato come un piccolo insediamento, divenne ben presto un possedimento feudale e, nel 1309, venne fortificato assumendo il titolo di città da re Enrico VII. Beilstein merita assolutamente una visita, ecco quali sono le tappe più suggestive.

Cosa vedere a Beilstein

Il borgo di Beilstein, uno dei più graziosi della Germania, conta appena 140 abitanti: è davvero un piccolo agglomerato di casette a graticcio, a dir poco suggestive. Il paesaggio stesso è da sogno, con vigneti rigogliosi che si arrampicano tra le colline e si affacciano sulla Mosella. L’ideale è scoprire le sue meraviglie con una bella passeggiata a piedi o in bici, per godere di un panorama mozzafiato. Ma è il centro storico del villaggio ad essere la vera perla: tra le sue viuzze, sembra quasi di essere ancora al medioevo.

Una delle attrazioni più affascinanti è la Chiesa di St. Joseph, che ha reso Beilstein un luogo di pellegrinaggio. L’edificio, uno splendido esempio di architettura barocca costruito a partire dalla fine del ‘600, custodisce infatti la Madonna Nera dei Miracoli, una statua spagnola realizzata nel XII o nel XIII secolo. Dopo la guerra dei trent’anni, gli spagnoli che avevano dominato sul villaggio per un breve periodo lasciarono qui questa magnifica scultura, la quale venne poi portata in Francia. Solo nel 1950 fu trasferita nuovamente a Beilstein, ed è oggi ammirata da moltissimi pellegrini.

In passato, il borgo aveva anche un’importante comunità ebraica: ne sono testimonianza l’ex sinagoga, un vecchio edificio in pietra a tre piani, e un cimitero ebraico abbarbicato tra le colline. Poco al di sopra di quest’ultimo, in una posizione da cui si può ammirare un paesaggio incredibile, ci sono le rovine del Castello Metternich. Menzionato per la prima volta nel 1268, venne probabilmente eretto più di un secolo prima e purtroppo venne distrutto nel 1689, durante la guerra dei nove anni, dalle truppe francesi.

Oggi del bellissimo maniero restano soltanto alcune rovine, tra cui il mastio del ‘200 e la torre circolare situata a sud-ovest, risalente al XIV secolo. Nei dintorni, affacciate sulla Mosella, ci sono altre antiche fortificazioni come le imponenti mura con cinque porte e diverse torri di guardia. Nonostante Beilstein sia davvero minuscolo, non manca una cantina dove degustare i migliori vini prodotti nei dintorni e due splendidi hotel pronti ad accogliere i turisti.