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Isola di Saona, un luogo dalle spiagge immacolate

Se per voi il paradiso ha l’immagine di candide e soffici spiagge immacolate, orlate da palme, accarezzate da onde di un colore intenso che va dal verde smeraldo al turchese e immerse in una natura ancora selvaggia, esiste un luogo che lo rappresenta appieno: è l’Isola di Saona, una delle più apprezzate delle Antille, in Repubblica Dominicana.

Nella zona di Bayahibe, a metà strada tra Punta Cana e Santo Domingo, conta soltanto un piccolo villaggio con circa 500 residenti e nessuna struttura ricettiva: ciò le ha permesso di conservare intatta la sua bellezza che non può fare a meno di incantare durante un’emozionante escursione di una giornata.

Isola di Saona, l’Eden è qui

Chiamata in origine Andamay dagli indiani Taino che la colonizzarono, venne raggiunta nel 1494 da Cristoforo Colombo che la ribattezzò “Bella Savonese” per rendere omaggio al grande navigatore e amico Michele da Cuneo che, in viaggio con lui durante la seconda esplorazione alla volta del Nuovo Mondo, consigliò di ripararsi sulle ancora misteriose sponde dell’isola per fuggire a una forte tempesta.

Il nome deriva, quindi, dalla città ligure di Savona (con cui è gemellata) per poi trasformarsi più tardi in “Saona”.

Parte del Parco Nazionale dell’Est, è zona protetta dal 1975, un santuario per numerose specie di uccelli, di pesci e per le tartarughe marine (è presente un centro di accoglienza dove incontrare i piccoli che nascono sull’isola).

Saona è la meta perfetta per godersi ogni attimo: una visita al bosco di mangrovie, lo snorkeling per ammirare gli incantevoli e bassissimi fondali del mare tropicale, il sapore della frutta esotica e poi, certo, le lunghe e spettacolari spiagge che sono vere e proprie piscine naturali come Playa del Gato e Canto de La Playa, quest’ultima così abbagliante da assomigliare a un dipinto.

Ma non è tutto.

L’Isola di Saona ospita anche il grazioso villaggio di Mano Juan, abitato da pescatori, l’unico centro vero e proprio, con le case in legno color pastello e un’atmosfera fuori dal tempo, che si può sperimentare soltanto qui: oltre a un mercatino tipico di prodotti artigianali, piccoli negozi e bar da cui si diffonde musica caraibica, spicca la spiaggia più estesa di tutte con fondali talmente trasparenti che consentono di scorgere delicati esemplari di stelle marine con grandi bande rossastre.

Come arrivare a Saona e quando andare

Saona è una meraviglia raggiungibile via mare grazie a moltissimi tour organizzati da Punta Cana, Bayahibe, Juan Dolio, Boca Chica e Bavaro.

Il viaggio avviene con catamarani che possono accogliere dalle 40 alle 50 persone e che arrivano a destinazione in circa mezz’ora: le escursioni sono prenotabili presso tutti i tour operator e gli alberghi della zona e di solito partono al mattino presto per sfruttare il più possibile la giornata a disposizione.

Per quanto riguarda, invece, il periodo migliore per intraprendere questo “viaggio della vita”, consideriamo che il tempo in Repubblica Dominicana è buono in particolare nei mesi di febbraio, marzo e aprile senza escludere anche gennaio, novembre e dicembre.

Da evitare i mesi più piovosi ovvero maggio, luglio e agosto.

In fatto di temperature, rimangono piuttosto elevate durante tutto l’anno anche se la carezza dei venti nordorientali dona un piacevole refrigerio.

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Le Seychelles sono il vero paradiso terrestre moderno

Quello delle Seychelles è uno degli arcipelaghi più belli al mondo e se non ci siete ancora stati vi convinceremo che è il momento giusto per organizzare un viaggio in una delle splendide isole.

Le Seychelles sono isole che vivono di turismo e i loro punti di forza sono l’ambiente incontaminato e le meravigliose spiagge. Gli italiani le amano, tanto che quest’anno sono aumentati del 5 per cento i nostri connazionali che ci sono andati.

Sostenibili Seychelles

E, proprio per mantenere intatto il paesaggio, di recente è stato avviato un progetto intitolato “Sustainable Seychelles” che ha l’obiettivo di garantire che le Seychelles rimangano una destinazione incontaminata ed ecologicamente consapevole, promuovendo la cooperazione e il coinvolgimento attivo di tutti, al fine di preservare questo paradiso per le generazioni future.

La Digue, l’isola car free

Uno dei più importanti esempi di sostenibilità delle Seychelles è l’isola di La Digue, da anni ormai car free e dove ci si muove solo in bicicletta. Un piccolo paradiso in Terra, dove non esiste inquinamento e “dove trascorrere una vacanza rigenerante”, ha spiegato Bernadette Willemin, Direttrice Generale Marketing di Tourism Seychelles in occasione della fiera TTG del turismo che si è tenuta a Rimini lo scorso ottobre.

L’esempio di Denis Island

Altro esempio virtuoso è Denis Island, che incarna la straordinaria fusione tra la natura incontaminata e un impegno verso la sostenibilità. Situata a 90 chilometri a Nord-Est di Mahé, questa gemma delle Seychelles è un paradiso terrestre di bellezze naturali senza pari. E per mantenere il suo aspetto, da qualche mese ha completato l’espansione fotovoltaica, che ha visto il parco solare dell’isola più che triplicato in dimensioni e capacità.

L’isola oggi è in grado di generare circa 720.000 KWh di elettricità all’anno e funziona quasi esclusivamente con energia verde. Questa iniziativa non solo ha notevolmente ridotto l’impronta di carbonio dell’isola, ma l’ha anche trasformata in un modello per il turismo sostenibile.

È spuntata una nuova isola

E un altro segnale che il governo delle Seychelles sta andando nella direzione giusta è arrivato da una notizia che ha fatto il giro del mondo a proposito della scoperta di una nuova isola che sarebbe emersa dopo un ciclone tropicale avvenuto nel 2016 nell’atollo di Farquhar e che starebbe continuando a crescere. A comunicarlo è stata la Island Conservation Society (ICS) mentre la Islands Development Company (IDC) ha chiamato questa nuova formazione Derrick’s Sandbank, prendendo spunto dal nome di una gru da carico proveniente da una nave naufragata nelle vicinanze.

Isole fuori rotta

Bernadette Willemin ha voluto ricordare però che, oltre alle isole più famose, come La Digue, Mahé, Praslin, ce ne sono molte altre che dovrebbero essere visitate perché non sono tutte uguali, ma ognuna con le proprie caratteristiche e particolarità. “Ci sono molti scorci poco conosciuti che meritano di essere scoperti”, ha raccontato “io consiglio vivamente di fare una crociera tra le isole interne e andare all’avventura.

Alcune isole sono paradisi dell’ornitologia, come Île St. Pierre, per esempio, una delle tante piccole isole al largo della baia di Côte d’Or e che fa parte dell’Area Marina Protetta del Curieuse Marine National Park. Le rocce di granito che emergono dal mare con la loro piccola corona di palme incarnano bene l’essenza di una tipica isola delle Seychelles”.

Gli atolli delle Seychelles

Ma non tutte le isole dell’arcipelago hanno lo stesso aspetto. “Meritano di essere scoperti anche gli atolli piatti, completamente diversi dall’immagine che si ha delle Seychelles, come Aldabra, Providence, Cosmoledo e altri ancora. Qui si ha proprio la sensazione di essere un moderno Robinson Crusoe. E non è necessario soggiornare in hotel di lusso, che certamente non mancano, anzi, ci sono molti cinque stelle, ma esistono alloggi per tutte le tasche, immersi nella natura e molto semplici”.

Non solo isole

Sostenibilità e autenticità sono quindi i mantra in questo splendido Paese circondato dall’Oceano Indiano, e in un viaggio alle Seychelles non deve mancare un’altra componente molto importante: “Consiglio vivamente di venire in contatto con la popolazione locale, con la sua cultura, visitando per esempio i mercati per scoprire spezie e manufatti, e di provare la gastronomia, di conoscere le ricette delle nonne che sono le più autentiche, specie nella Capitale Mahé”.

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Similan Islands, paradiso orientale tutto da scoprire

L’ambiente subacqueo più bello e la vita marina più eclettica della barriera corallina della Thailandia sono di casa alle Similan Islands, considerate uno dei migliori paradisi al mondo per gli appassionati delle immersioni. Perle di granito, caratterizzate da candide spiagge, acque cristalline ricche di meraviglie e fitte foreste tropicali, dove ogni luogo è rimasto incontaminato. Scopriamole più da vicino.

Similan Islands, paradisi per le immersioni

Le Similan Islands sono state istituite come Parco Nazionale nel 1982. ‘Similan’ è una parola Yawi (un dialetto malese) che significa ‘nove’. Il parco, infatti, aveva originariamente nove isole numerate da 1 a 9, ma nel 1998 è stato ampliato per includere altre due gioielli remoti: Ko Tachai e Ko Bon. Sebbene ognuna abbia un nome, viene indicata solitamente con dei numeri. La maggior parte sono disabitate, ad eccezione di Koh Similan e Koh Miang.

L’arcipelago si trova nel Mare delle Andamane, a 60 km dal punto più vicino alla terraferma, che si trova a Khao Lak, nella provincia di Phang Nga. L’acqua limpidissima dell’Oceano Indiano bagna questi piccoli eden, donando loro le più belle spiagge e attrazioni sottomarine della Thailandia.

La grande varietà di fauna marina, Il fascino indescrivibile dei coralli, delle alcionarie e delle gorgonie a ventaglio, il tutto ben protetto dal parco nazionale, rende l’area uno tra i 10 siti di immersione più belli al mondo.

E lo sottolinea una delle attrazioni imperdibili, l’Elephant Head Rock, popolare tra gli appassionati di diving e snorkeling e tra i fotografi subacquei. Tre grandi massi emergono dal mare, regalando una straordinaria ricchezza di vita sottomarina, dalle foreste variopinte di coralli molli alle gorgonie che raggiungono proporzioni gigantesche, agli squali leopardo, tartarughe e banchi di pesci tropicali che hanno trovato casa negli anfratti delle barriere. Tuttavia, le correnti possono essere molto forti e spesso imprevedibili intorno alle rocce, il che rende il sito un luogo riservato ai subacquei esperti.

Gli spiriti più avventurosi che vogliono vedere da vicino lo squalo balena e il suo habitat naturale, non devono farsi sfuggire, invece, i centri snorkeling delle isole Bon e Tachai.

Come e quando visitare le Similan Islands

Il Parco Nazionale delle Isole Similan è chiuso da maggio a novembre, mentre il periodo ideale per visitarle va da dicembre ad aprile, quando non sono soggette ai monsoni che arrivano da circa metà maggio e durano fino a ottobre, portando mare mosso, nuvole, pioggia e umidità.

Purtroppo, dal 2018 non è più possibile alloggiare alle Similan, ma si può soggiornare nelle vicine Isole Surin, anch’esse annoverate tra le migliori mete per lo snorkeling in tutta la Thailandia. Potete comunque optare per una splendida crociera in barca, che vi darà l’occasione di esplorare meglio questo incredibile arcipelago. Tuttavia, è bene sapere che l’accesso è interdetto alle isole n° 1,2 e 3 per via delle tartarughe che vi depongono le uova.

L’accesso migliore è da Khao Lak, situata nella parte ovest della Baia di Phang Nga. Da qui vengono organizzate uscite giornaliere al parco con imbarcazioni veloci. Uno dei modi meno costosi per raggiungere le isole è raggiungendo Tap Lamu e qui noleggiare una barca dal molo.

Oltre allo snorkeling, le Isole Similan offrono anche avventurosi percorsi di trekking, come il Viewpoint Trail e il Sunset Point a Ko Miang – a tratti difficili da attraversare – che conducono a eccezionali punti panoramici. Diversi percorsi di trekking si possono trovare anche a Ko Similan: il più lungo è di circa 2,5 chilometri e percorre quasi interamente la foresta incontaminata dell’isola.

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Nassau, la pittoresca e colorata Capitale delle Bahamas

Nell’immaginario comune le Bahamas sono un insieme di isole che si rivelano dei vari paradisi tropicali: spiagge bianche, mare da sogno e natura scintillate. Ma la verità è che questo arcipelago corallino costituito di 700 isole e isolette ha tantissima storia alle sue spalle, e in più possiede anche una città che è una vera e propria metropoli caraibica.

Il posto in questione è Nassau, Capitale del Paese, che si distingue per essere una città brulicante di vita, dove prendersi calde pause in graziosi caffè, locali e ristoranti per poi andare a divertirsi grazie a una vita notturna eccitante. Ma non solo, perché qui ci sono anche la storia, l’arte e la cultura, tutte incorniciate da incantevoli spiagge che sono esattamente come abbiamo sempre sognato.

Dove si trova Nassau

Nassau è una colorata realtà di circa 250.000 abitanti che le valgono il titolo di città più popolosa delle Bahamas. Si trova sull’isola di New Providence ed è una località che colpisce sin dal primo istante per via del suo paesaggio colorato e ricco di architetture di epoca coloniale.

A rendere il tutto ancor più speciale è il suo clima tropicale che regala estati praticamente perenni, stagioni ideali per scoprire la pressoché infinite bellezze naturali di questo arcipelago che pare esser caduto in terra direttamente dal paradiso.

Cosa vedere in città

Mare e spiagge sicuramente, ma Nassau vale la pena visitarla anche per le altre bellezze che possiede. Uno dei suoi punti più pieni di vita è Bay Street, la via dello shopping e anche una delle più antiche strade transitabili dell’arcipelago delle Bahamas. Sarà come camminare in un sogno: in questa strada si affacciano le tipiche casette locali dai colori pastello, che trasmettono la sensazione di fare una passeggiata dentro un arcobaleno.

Un passo dopo l’altro si arriva allo Straw Market, dove poter ammirare (e comprare) curiosi oggetti di paglia. Tra palazzi con colonnati palladiani e chiese inglesi in stile gotico, si ha l’occasione di visitare l’Ardastra Garden, un giardino popolato di ben 300 specie di animali che dimorano in una natura lussureggiante.

Per fare un vero e proprio tuffo nella cultura e nella storia della città, il posto ideale è il  Museo dei Pirati di Nassau che è ricco di ricostruzioni di battaglie, armi e suppellettili della vita quotidiana dei pirati. Altri musei interessanti sono il Pompey Museum, dove conoscere più a fondo la storia degli schiavi e della loro liberazione; il National Art Gallery, dedicato agli artisti del luogo e l’Historical Library Museum.

Poi alzate gli occhi al cielo per ammirare le vette del Colle Bennet: vedrete svettare nell’azzurro il Fort Fincastle, costruito nel 1793 in pietra calcarea. La struttura è eccezionale, e in più permette di inebriarsi di una vista magnifica che spazia sul centro storico e sul porto della città.

Per arrivarci dovrete superare la Queen’s Staircase, vale a dire la Scala della Regina, costruita nella roccia tra il 1793 e il 1974 dagli schiavi e composta di 66 gradini. Infine, ricordatevi di fare visita al Parco Nazionale Retreat, il posto più verde della città, dove sopravvive una delle più ampie collezioni al mondo di palme rare ed esotiche insieme a tantissimi fiori tropicali multicolore.

Mare e spiagge

Non si può fare un viaggio a Nassau senza scoprire la bellezza del suo mare e la grandiosità delle sue spiagge. Purtroppo ci è impossibile raccontarvele tutte, ma tra le più belle c’è senza ombra di dubbio Cabbage Beach, un paradiso di sabbia bianca lambito da limpide acque turchesi.

Vale la pena fare un salto anche a Cable Beach che sorge nella zona dedicata al divertimento: casinò, parchi acquatici, boutique, bar e ristoranti sono il ritrovo dei locali e dei turisti provenienti da tutto il mondo.

La spiaggia migliore per le famiglie è Jaws Beach, perché offre acque poco profonde che si rivelano il top per far giocare in sicurezza i più piccoli.

Infine una spiaggia che possiede un nome che è tutto un programma: Love Beach, perfetto nido d’amore per tutte le coppie in viaggio a Nassau perché si trova fuori dal centro cittadino, rivelandosi particolarmente tranquilla e non troppo affollata.

Quel che è certo, è che qualsiasi spiaggia sceglierete vi permetterà di rilassarvi sotto l’ombrellone, prendere il sole, fare il bagno, snorkeling, andare al largo per le immersioni e persino nuotare con i delfini.

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Anche New York, adesso, ha la sua spiaggia

Quando si pensa a New York, i grattacieli imponenti, le luci scintillanti di Times Square e l’incessante frenesia di Manhattan sono le prime immagini che balzano alla mente. Difficilmente si associa la Grande Mela a un’oasi di sabbia bianca e acque cristalline. Eppure, la città dalle mille luci, è sempre pronta a stupirci.

Recentemente, infatti, ha aggiunto al suo skyline una nuova e sorprendente attrazione: la Gansevoort Peninsula. Quest’area di oltre due ettari, affacciata direttamente sul fiume Hudson, rappresenta una novità assoluta per Manhattan, essendo la prima spiaggia pubblica della metropoli.

La Gansevoort Peninsula non è soltanto un luogo di svago, ma anche un esempio tangibile dell’impegno nel riqualificare lo spazio urbano e creare aree verdi accessibili a tutti. Un progetto che armonizza in modo perfetto elementi naturali e architettonici, che offre ai cittadini un luogo in cui rilassarsi e ammirare la bellezza del paesaggio fluviale, regalando una nuova prospettiva sulla città che non dorme mai.

Gansevoort Peninsula: l’oasi urbana di Manhattan

Gansevoort Peninsula Manhattan

Fonte: Getty Images

Gansevoort Peninsula, Manhattan, New York

Nascosta nel cuore del sud-ovest di Manhattan e accarezzata dalle onde del fiume Hudson, questa affascinante area verde urbana si è rapidamente conquistata un posto d’onore nella lista delle attrazioni della città. Con la sua vista mozzafiato sulla Statua della Libertà e sui grattacieli di New York, ogni dettaglio sembra disegnato per incantare lo sguardo, offrendo un rifugio perfetto per lasciarsi alle spalle lo stress della vita quotidiana e immergersi in un’esperienza unica ed emozionante.

A pochi passi dal celebre Whitney Museum, è un vero paradiso per gli amanti del fitness e del relax. Qui sono disponibili attrezzature all’avanguardia per allenarsi e un parco per cani dove i nostri amici a quattro zampe possono correre, giocare e divertirsi senza vincoli. Nonostante ci sia il divieto di balneazione per motivi di sicurezza, è possibile esplorare le acque circostanti con un kayak, scoprendo un volto inusuale di Manhattan.

La Gansevoort Peninsula è un autentico tesoro urbano che permette di connettersi con questa città tanto amata in modo davvero unico e diverso.

Una soluzione per contrastare l’innalzamento delle acque

Il progetto per il nuovo lungomare di Manhattan, inclusa la spiaggia artificiale della Gansevoort Peninsula, è stato guidato dal rinomato studio Field Operations. Questo ambizioso piano urbanistico non solo offre un nuovo spazio ricreativo per i residenti e i visitatori, ma è stato anche concepito come un importante dispositivo di resilienza contro l’innalzamento del livello delle acque.

La progettazione del parco, infatti, ha tenuto conto dei cambiamenti climatici attuali e futuri, con l’obiettivo di creare un ambiente naturale sostenibile.

La Gansevoort Peninsula rappresenta un’importante iniziativa voluta per trasformare aree industriali precedentemente abbandonate in vivaci parchi pubblici e aree di conservazione ecologica, contribuendo alla tutela dell’ambiente e all’arricchimento della vita comunitaria.

Questo terreno, un tempo inutilizzato e inospitale, è stato trasformato in un ampio spazio pubblico di 5,5 acri, dimostrando come sia possibile ridare vita a vecchie aree industriali attraverso un progetto studiato attentamente. Inoltre, sono state introdotte importanti migliorie alla costa. Tra queste, la creazione di una palude salata e un habitat per le ostriche che contribuiscono alla biodiversità della zona e fornscono un prezioso ecosistema per la fauna locale.

Gansevoort Peninsula

Fonte: Getty Images

Gansevoort Peninsula, Manhattan, New York
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L’isola col faro che galleggia sul Mar Ionio

Il Salento è una destinazione incantevole che attira ogni anno i turisti di tutto il mondo per le sue coste mozzafiato, il mare cristallino e le spiagge sabbiose, il luogo l’ideale per gli amanti del sole e del mare.

Un vero scrigno di storia e cultura, tra uliveti secolari e masserie tradizionali, che nasconde tesori incredibili che aspettano solo di essere scoperti.

Le isole che costellano il territorio sono poche, ma tutte meritano senza dubbio di essere visitate. Il viaggio di oggi ci conduce sull’Isola di Sant’Andrea, una terra caratterizzata da una bellezza selvaggia e incontaminata. Qui è impossibile non rimanere incantati di fronte alle scogliere a picco sul mare, le acque turchesi e le grotte suggestive, una meta imperdibile per coloro che desiderano immergersi nella natura e scoprire la magia del Salento.

L’Isola di Sant’Andrea: un paradiso mediterraneo

L’Isola di Sant’Andrea, conosciuta anche come Isola di Gallipoli, sorge appena sopra il livello del mare, raggiungendo un’altitudine di poco più di tre metri, una caratteristica che la rende estremamente vulnerabile all’impeto delle onde e dei venti.

Quest’area protetta si estende per circa 50 ettari ed è una testimonianza della straordinaria ricchezza della biodiversità mediterranea.

Infatti, l’intera area fa parte del Parco Naturale Regionale Isola di Sant’Andrea e Litorale di Punta della Suina, un luogo di grande rilevanza per la fauna, soprattutto per la nidificazione del Gabbiano Corso. Nonostante attualmente sia disabitata, l’isola è aperta alle visite e regala uno spettacolo mozzafiato da ogni prospettiva.

Una delle attrazioni più affascinanti è il suo imponente faro, un edificio che si erge maestoso e si lascia ammirare anche da lontano. Con la sua architettura distintiva e la sua storia secolare, rappresenta non solo un punto di riferimento, ma anche una testimonianza silenziosa del passato dell’isola.

Nel 1997, il Ministero della Difesa propose l’inserimento dell’Isola di Sant’Andrea nella lista dei beni da vendere a privati. Tuttavia, nel 2000, grazie alle azioni intraprese da associazioni e partiti politici, il Tribunale di Lecce emise una sospensione che ne vietava qualsiasi forma di vendita. Questo provvedimento legale sottolineò la consapevolezza del valore intrinseco e dell’importanza di conservare questo luogo unico. L’Isola di Sant’Andrea è diventato un bene invendibile, garantendo così la preservazione nel tempo e la sua bellezza naturale per le generazioni future.

Spiaggia Punta Pizzo Gallipoli

Fonte: iStock

Spiaggia Punta Pizzo, Parco Naturale Regionale Isola di Sant’Andrea, Gallipoli

Cosa fare sull’Isola di Sant’Andrea

L’Isola di Sant’Andrea offre una vasta gamma di attività e attrazioni per i visitatori che desiderano vivere un’esperienza all’insegna del relax, immersi completamente nella natura. Il suggerimento è quello di dedicare del tempo alle passeggiate lungo i sentieri panoramici alla scoperta della sua bellezza brulla e selvaggia.

Imperdibile è la salita fino alla cima del faro che permette di ammirare panorami emozionanti e godere di una vista privilegiata sulla bellezza dell’isola e delle sue acque cristalline.

Questa destinazione è anche un vero paradiso per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni. Il mare limpido invita, infatti, all’esplorazione della meravigliosa e variegata vita marina che anima questi fondali. Inoltre, è possibile sperimentare diverse attività acquatiche, come il kayak, il paddleboard e numerose escursioni in barca.

L’Isola di Sant’Andrea è un tesoro che merita di essere custodito e valorizzato, un luogo magico che lascia un’impronta indelebile nel cuore di chiunque lo visiti.

Isola Sant'Andrea al tramonto

Fonte: Getty Images

Isola di Sant’Andrea al tramonto, Gallipoli, Puglia
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Le spiagge italiane che rischiano di scomparire entro il 2050

C’è una regione del nostro Paese che vanta ben 361 chilometri di litorale, spesso sabbioso e in alcuni tratti bagnato da un limpido Mar Tirreno, che purtroppo è in pericolo. Secondo un recentissimo studio, infatti, la metà delle spiagge di questa regione rischia di scomparire entro una data non troppo lontana: il 2050, e nei 50 anni successivi gli scenari si preannunnciano persino peggiori.

Lo studio

Lo studio riportato da La Repubblica è stato condotto dal professor Filippo Celata, geografo della Sapienza di Roma e membro del direttivo della Società geografica italiana, elaborando le stime di una ricerca effettuata sull’argomento e pubblicata sulla rivista scientifica Nature climate change. Sono delle analisi che prendono in considerazione due urgenti variabili, ovvero l’innalzamento del livello del mare e i processi erosivi che purtroppo sono già in corso da decenni.

La regione italiana che è stata oggetto di indagine è il Lazio, e gli scenari che emergono, sfortunatamente, non sono affatto rassicuranti: tra meno di 30 anni, e per la precisione nel 2050, fino al 50% delle spiagge della regione del Centro Italia rischia di sparire, arretrando di ben tre quarti rispetto all’arenile di cui godiamo oggi. Nella peggiore delle ipotesi possibili, quindi, la metà delle spiagge laziali diventerà solo un ricordo, mentre nella migliore sarà il 10% dei litorali a dissolversi praticamente del tutto.

Non solo il Lazio

Il Lazio, però, non è l’unica regione italiana a dover combattere con questo fenomeno. Come sottolinea lo studio, la superficie di spiagge a rischio scomparsa è in linea con la media nazionale (che comunque è un dato estremamente preoccupate). Il vero problema sarà nel nel 2100, quando la situazione peggiorerà sensibilmente.

Secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, i dati sull’erosione costiera e sul consumo di suolo sono allarmanti in tutto lo Stivale, isole comprese: tra il 2006 e il 2019 sono stati modificati 1.771 km di costa naturale bassa su 4.706 km in totale, pari al 37,6%.

I motivi sono da ricondurre al fatto che in Italia si continua ad intervenire con opere come pennelli e barriere frangiflutti, arrivando in totale a ben 10.500 opere rigide lungo le coste italiane, quasi 3 ogni 2 chilometri costieri, che rendono artificiale la linea del litorale e che vanno a modificare le correnti marine. Facendo in questa maniera il problema non scompare, ma si sposta semplicemente su altri tratti di coste.

Inoltre, il consumo di suolo nei comuni costieri è pari ad oltre 420mila ettari al 2021, che corrisponde al 27% del totale di suolo consumato in Italia, con un incremento vicino al 6% rispetto al 2006. Poi ci sono le inondazioni, e nel nostro Paese sono 40 le aree a maggior rischio, così come l’abusivismo edilizio. Senza dimenticare gli eventi meteo estremi che, dal 2010 al giugno 2023, solo nel nostro Paese sono stati 712 e di questi il 37,3% è avvenuto nei comuni costieri.

In sostanza, entro il 2100 e con il livello del mare cresciuto di 50 centimetri, il Lazio potrebbe raccogliere i frutti peggiori di questa situazione assieme a Sardegna e Campania con un terzo di spiagge a rischio scomparsa nello scenario migliore, l’80% in quello più drammatico.

Cosa possiamo fare

Ciò che in questo momento occorre fare, come si può leggere sempre sul quotidiano, è analizzare le variabili che se risolte possono rendere anche la meno rassicurante delle previsioni uno scenario più sostenibile.

Per evitare il peggio bisognerebbe perciò puntare a interventi di mitigazione rinaturalizzando i litorali, e non artificializzandoli come in realtà si sta facendo ormai da anni.

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L’isola europea dove la pista dell’aeroporto è una spiaggia

Entrare in aeroporto è quasi come affacciarsi su un girone infernale: code infinite, lunghissimi controlli e bagagli da consegnare (che vanno poi recuperati in altre interminabili file). E, in fondo, ogni scalo si assomiglia – a prescindere da pochissime eccezioni in tutto il mondo. È il caso di quello che si trova sull’isola di Barra, al largo delle coste scozzesi. Qui non solo la burocrazia è ridotta ai minimi termini, ma si può anche ammirare un panorama incantevole. Gli aerei, infatti, decollano e atterrano… sulla spiaggia. Scopriamo questo paradiso.

L’isola di Barra e il suo aeroporto

Appena 60 km quadrati di superficie e poco più di 1.000 persone ad abitarla: l’isola di Barra è un gioiello fatto di spiagge candide e acque trasparenti (ma gelide!), che negli anni ha conquistato il cuore di tantissimi turisti. Si trova al largo della Scozia, nell’arcipelago delle isole Ebridi Esterne, ed è separata dalla vicina Vatersay da una diga. Raggiungerla può rivelarsi una vera impresa: è infatti possibile arrivare in traghetto, con una lunga traversata che – a causa dei venti e delle correnti oceaniche – spesso diventa alquanto “movimentata”.

Oppure si può arrivare in aereo: se state pensando al classico jumbo jet pronto ad atterrare su lunghe piste d’asfalto, vi sbagliate però di grosso. Qui gli aerei di linea sono piccoli e decisamente in balia del vento, offrendo ai passeggeri un’esperienza da brivido. E l’aeroporto dell’isola di Barra non è altro che una lingua di sabbia dorata, a due passi dal mare. Ebbene sì, non esiste una vera e propria pista d’atterraggio, tanto che i voli non hanno orari fissi, bensì seguono quelli della bassa marea. Per questo, si è guadagnato il titolo di aeroporto più panoramico al mondo.

La spiaggia in questione si chiama Traigh Mhor (ovvero “spiaggia grande”), ma è anche soprannominata Cockle Strand perché – quando non ci sono voli in arrivo o in partenza – è spesso affollata di persone che si aggirano cercando telline e altri molluschi. Si snoda per circa 3 km nell’area a nord dell’isola, ed è ovviamente diventata un’attrazione turistica. Per i passeggeri, inoltre, la bella sorpresa è che non ci sono mai file: un’unica piccola struttura affacciata sul mare ospita il check in e il bar, mentre all’esterno c’è una pensilina sotto cui vengono sistemati i bagagli prima dell’imbarco e dopo lo sbarco. Prendere un aereo non è mai stato così facile e veloce.

Cosa vedere sull’isola di Barra

Se la vostra curiosità è ormai alle stelle e volete visitare l’isola di Barra, ci sono molte bellezze ad attendervi. Naturalmente, le sue spiagge sono l’attrazione principale: oltre a quella adibita ad aeroporto, le coste nord-occidentali vantano molti altri arenili sabbiosi lambiti da acque cristalline. Mentre le coste sud-orientali sono prevalentemente rocciose, caratterizzate anche da alte scogliere bianche. In ogni caso, fare il bagno è quasi impossibile: l’Atlantico è davvero freddissimo, e solo pochi coraggiosi osano tuffarsi, anche in estate.

Il centro abitato più importante è Castlebay, che deve il suo nome al Castello di Kisimul, situato su un piccolo isolotto all’interno della baia su cui si affaccia la città. Nell’entroterra, per gli amanti della natura, c’è la cima più elevata dell’isola, Heavel: è un’ottima meta per fare trekking, e dall’alto – dove spunta una statua in marmo bianco che raffigura la Madonna con il bambino Gesù – si gode di un panorama meraviglioso. La scultura è chiaramente visibile da chi arriva a Castlebay via mare, ed è molto suggestiva.

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È una delle spiagge più belle del mondo. E no, non si trova alle Hawaii

Il Giappone è un Paese di contrasti sorprendenti, ogni angolo è ricco di bellezze naturali: dalle cime innevate del Monte Fuji alle spiagge tropicali di Okinawa, dai boschi di bambù di Arashiyama ai giardini zen di Kyoto. Un’avventura che fa assaporare l’antica saggezza orientale e l’innovazione futuristica, un luogo dove le tradizioni secolari convivono con la tecnologia all’avanguardia.

Ma forse non tutti sanno che questa misteriosa terra ospita anche alcune delle coste più affascinanti e incontaminate esistenti al mondo. Tra le numerose meraviglie, una delle più affascinanti è la spiaggia di Yurigahama.

Un luogo di rara bellezza, ancora poco noto del Paese del Sol Levante. Per chi è in cerca di un’oasi tranquilla e appartata, lontana dal turismo di massa, questo è sicuramente il posto ideale, un autentico paradiso tutto da scoprire.

Yurigahama, la “spiaggia fantasma” del Giappone

Yurigahama si trova a soli 1,5 km di distanza dalla spiaggia di Okaneku. Un lembo di sabbia bianca avvolta da un mare dal colore azzurro intenso. Ma ciò che la rende davvero unica è il suo carattere effimero. La spiaggia, infatti, non è visibile in ogni momento: compare solo durante la bassa marea e la sua posizione cambia in base alle correnti marine.

Numerosi sono le leggende e i miti che avvolgono questa località, contribuendo ad aumentarne il fascino e l’attrattiva. Una delle più famose riguarda proprio la sua sabbia. Si narra che i granelli di Yurigahama siano a forma di piccole stelle e che raccoglierne un numero pari alla propria età permetta di raggiungere la vera felicità. Tale credenza è diventata un vero e proprio rituale per molti visitatori che si dedicano alla ricerca di questi tesori durante le loro visite, immergendosi così nell’atmosfera magica di questa spiaggia misteriosa.

Ogni volta che la “spiaggia fantasma” riappare, viene allestito un piccolo chiosco di bevande per i turisti che hanno il privilegio di poterla ammirare. Inoltre, assolutamente imperdibile è l’opportunità di tuffarsi in un ambiente marino straordinario, un’esperienza indimenticabile che permette di ammirare l’incantevole fondale tra le acque azzurre e limpide. Infatti, quello che rende Yurigahama davvero speciale sono le sue barriere coralline ancora intatte, ecosistemi che offrono uno spettacolo caleidoscopico di colori e forme, un panorama da cartolina che rimarrà impresso nei ricordi più belli.

Inoltre, i più fortunati avranno la possibilità di vivere un’esperienza unica: l’avvistamento delle tartarughe. Questi simpatici animali marini, infatti, scelgono spesso le tranquille acque di questa località, un fenomeno che sottolinea la ricchezza della biodiversità e l’importanza della conservazione degli habitat naturali.

Quando visitare la spiaggia di Yurigahama?

Il momento perfetto per visitare questa particolare spiaggia va da aprile a settembre. Durante questi mesi il clima consente di apprezzare al massimo la bellezza naturale del luogo. L’acqua è calda e le temperature miti permettono di vivere un soggiorno ancora più piacevole, soprattutto nel mese di luglio.

Tuttavia, è fondamentale tenere a mente che Yurigahama compare soltanto durante la primavera e l’autunno, a seconda delle maree. Pertanto, non è accessibile tutti i giorni. Il modo più sicuro per raggiungerla è prenotare un’escursione guidata in barca per poter ammirare il meraviglioso paesaggio e avere l’opportunità di esplorare la sua incomparabile bellezza.

Yoron Island, Giappone

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Isola di Yoron, Giappone
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Viaggio a Tenerife: guida completa e consigli utili

Tenerife è la più grande isola delle Canarie, l’arcipelago appartenente alla Spagna che si trova nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico.

Per le tante opportunità che regala a chi viaggia in famiglia, in coppia, con gli amici o da soli, quest’isola si può visitare tutto l’anno grazie al clima costantemente ventilato e mite e per i paesaggi sempre diversi, che permettono di apprezzare il contrasto tra le aree desertiche del Parco Nazionale del Teide, la vetta più alta di Spagna, e le lussureggianti foreste del Parco Rurale di Anaga o quello di Teno.

L’isola punta sulle sue bellezze naturalistiche con un approccio attento all’ambiente e alla sostenibilità. Metà isola è territorio protetto, con 43 aree naturali e un immenso patrimonio di flora e fauna. In ogni parco è un piacere godersi la natura e passeggiare lungo gli oltre 2mila chilometri di sentieri segnalati, molti dei quali spettacolari, come quello del burrone di Masca, che ne costeggia le pendici e raggiunge la costa in due ore e mezza di cammino.

Le 5 spiagge più belle di Tenerife

Chi è già stato a Tenerife conosce bene le spiagge che circondano questa suggestiva isola dell’arcipelago canario. La natura vulcanica di questo territorio si può riscontrare anche lungo il litorale, dove potete trovare suggestive spiagge con sabbia nera, come la Playa de la Arena. Chi invece vuole farsi lunghe passeggiate non ha che l’imbarazzo della scelta, grazie alle lunghe distese di ciottoli e sassolini che terminano nell’oceano. A Tenerife la scelta delle spiagge è molto varia e adatta ai gusti di tutti! Vediamo quali sono i cinque litorali più belli dell’isola canaria.

Las Teresitas

La spiaggia più conosciuta e turistica di Tenerife è Las Teresitas, il litorale balneare più celebre di Santa Cruz, la capitale dell’isola. La sua particolarità risiede nella sabbia artificiale, portata dal deserto del Sahara per nascondere l’originaria base nera. L’acqua è limpida e il mare piuttosto calmo, data la posizione della baia, motivo per il quale Las Teresitas è una meta assai ambita dai turisti. Questa spiaggia canaria è apprezzata dagli amanti degli sport acquatici, in particolare della vela e del surf.

Playa de la Arena

Più suggestiva è Playa de la Arena, nella parte occidentale di Tenerife. La sua particolarità risiede nella sabbia nera, ma non spaventatevi del suo colore, dato che si tratto di un litorale estremamente pulito! L’acqua dell’oceano è fresca e questo luogo è l’ideale per quanti cercano sole e tranquillità (la spiaggia è piccola) a Tenerife.

Playa Jardin

Ancor più particolare è Playa Jardin, a Puerto de la Cruz, che alla sabbia nera affianca uno splendido giardino botanico, su progetto dell’architetto Cesar Manrique. Il fondale roccioso e nero crea un contrasto perfetto con il verde e i colori di piante e fiori!

Playa de las Visitas

Una delle spiagge più ampie delle Tenerife è Playa de las Visitas, una meta molto apprezzata dalle famiglie, grazie ai suoi fondali bassi e sicuri. La bellezza delle acque marine e la pulizia della sabbia le hanno fatto meritare la Bandiera Blu e a poca distanza sono presenti numerosi negozi. Se siete nei dintorni di Arona e vi piace la movida, infine, non mancate di visitare Playa de Las Americas. La sabbia di origine vulcanica ogni tanto diventa nera e tutto intorno al litorale bar, discoteche e locali animano la vita notturna fino all’alba!

Le piscine naturali più belle di Tenerife

Per chi ama stare a bagno e rilassarsi, le acque dell’Oceano Atlantico potrebbero essere un po’ troppo tumultuose. Se poi si viaggia con i bambini, forse non è proprio la meta adatta per stare tranquilli. A meno di non provare le incantevoli piscine naturali di Tenerife, graziose pozze d’acqua placida dove anche i più piccini possono fare un tuffo in sicurezza. Ecco le più belle, assolutamente da scoprire.

Charco del Viento

Una delle più conosciute, meta di tantissimi turisti che arrivano alle Canarie, è la piscina naturale di Charco del Viento. Si trova presso La Guancha, nel nord dell’isola, ed è formata da quattro piccole pozze cinte dalle rocce scure di origine vulcanica. Sono presenti persino delle splendide insenature caratterizzate dal fondale sabbioso, per chi non vuole rinunciate alla comodità – quella che le spiagge di sassi spesso non offrono. Questo luogo è molto affollato praticamente in ogni periodo dell’anno, per alcune delle sue particolarità.

Innanzitutto, è molto semplice da raggiungere, grazie ad una lunga scalinata tenuta in perfette condizioni e ad un ampio parcheggio situato nelle vicinanze. E poi il panorama è unico: si può ammirare il profilo maestoso del vulcano Teide, ma anche i bananeti rigogliosi che si dipanano lungo la strada. Charco del Viento è una meta molto apprezzata anche dagli amanti dello snorkeling, visto che qui è possibile nuotare insieme ad una fauna marina spettacolare, senza dover affrontare le tormentate acque oceaniche.

Charco de la Laja

A soli pochi chilometri di distanza, c’è una piscina naturale decisamente meno conosciuta – e quindi meno affollata -, ma non per questo meno affascinante. Si tratta di Charco de la Laja, a due passi dal pittoresco paesino di San Juan de la Rambla (che, a proposito, merita assolutamente una visita se siete nei paraggi). Questo angolo di paradiso è stato modellato da sedimenti di lava che hanno creato una pozza d’acqua separata dal resto dell’oceano Atlantico, regalando ai turisti il luogo ideale per un tuffo mozzafiato.

Oltre ad un comodo parcheggio, per arrivare alla piscina c’è una bella scalinata che offre già la prima sorpresa: dall’alto, infatti, il panorama su Charco de la Laja è semplicemente strepitoso, con l’acqua di mille sfumature che fa sembrare il paesaggio un dipinto. Una volta scesi, ci sono solo rocce e bagni freschi ad attendervi. Attenzione però alle mareggiate, che costituiscono un pericolo per chi vuole immergersi nelle acque di questa pozza. Se l’oceano è agitato, meglio rimanere in alto ad ammirare lo spettacolo naturale.

Charco de Garachico

Sempre lungo la costa settentrionale di Tenerife, potete trovare un luogo incantevole dove portare anche i più piccini. Stiamo parlando del Charco de Garachico, un complesso di piscine naturali tra le più famose di tutta l’isola. La sua storia è decisamente particolare: le pozze si trovano a due passi dalla città di Garachico, che in passato era considerata la “porta d’ingresso” di Tenerife. Qui sorgeva il porto principale dell’isola (nonché uno dei più importanti dell’arcipelago delle Canarie). Il quale venne però distrutto, insieme a gran parte della cittadina, dall’eruzione del vulcano Trevejo nel 1706.

Fu un enorme disastro, che però contribuì inaspettatamente a creare quella che è oggi l’attrazione principale di Garachico. I sedimenti vulcanici, arrivando sino all’oceano e raffreddandosi, diedero vita alle splendide piscine naturali che attirano migliaia di turisti. Alcune pozze sono più alte e “pericolose”, adatte a chi è un po’ più temerario, mentre altre sono basse e caratterizzate da acque tranquille, l’ideale per le famiglie. Essendo praticamente in città, inoltre, offrono tantissimi servizi e ogni comodità immaginabile.

Piscine di Bajamar

Un’altra meta perfetta per i bambini si trova a Bajamar, deliziosa cittadina situata a poca distanza dal Parco Rurale di Anaga, una delle più grandi aree naturali dell’isola. Lungo la costa, potrete esplorare non solo una splendida spiaggia sabbiosa cinta dagli scogli (e quindi lambita da acque molto più tranquille), ma anche diverse piscine che, create dalla natura, sono state poi ulteriormente messe in sicurezza dall’uomo. Due di queste sono comunque caratterizzate da onde che, durante le mareggiate, ne movimentano le acque. Ce n’è poi una più piccina che è invece pensata proprio per i piccoli bagnanti.

Charco de la Araña

Nei pressi del villaggio di Los Silos, dove la costa è frastagliata e l’oceano semplicemente meraviglioso, sorge un angolo di paradiso tutto da scoprire. Si tratta del Charco de la Araña, una piscina naturale che appare solamente durante la bassa marea – quando il livello dell’acqua si alza, l’oceano “inghiotte” di nuovo gli scogli che cingono la piccola pozza. Il panorama è bellissimo, caratterizzato dalle scogliere di La Culata che vengono spazzate dall’Atlantico. Meta perfetta per chi ama lo snorkeling, qui potrete persino vedere lo scheletro di una balena Rorcual Boreal.

Piscina di La Jaca

Il sud di Tenerife è mediamente più ventoso e caratterizzato da un oceano più movimentato, ma anche qui ci sono piccole piscine naturali che meritano una visita. Una di esse è la piscina di La Jaca, situata nei pressi dell’omonima località, a pochi chilometri dalla località turistica di San Miguel de Tajao. Poco conosciuta, questa pozza è incastonata tra le rocce in modo da essere davvero protetta dalle impetuose onde dell’Atlantico, tanto che pare di stare davvero a bagno in una piscina.

Le escursioni da fare a Tenerife

Tenerife è l’isola più estesa dell’arcipelago delle Canarie, nell’Oceano Atlantico, di fronte al Marocco. E qui ci sono diverse escursioni da fare. Per la sua posizione geografica, gode di un ottimo clima durante tutto l’anno, diventando la meta perfetta sia per le vacanze invernali che estive, con l’aspetto positivo di trovarsi nell’Unione europea facendo parte politicamente della Spagna, anche se appartenente geologicamente all’Africa.

I cammini reali

A Tenerife, è interessante percorrere i cosiddetti “cammini reali”, lungo i quali trovare ben 82 tenute vitivinicole. Un tempo segno evidente di benessere economico, sono distribuite nelle cinque zone vocate alla produzione dell’uva: Tacoronte-Acentejo, Ycoden-Daute-Isora, Valle de la Orotava, Valle de Güímar e Abona. Acidi e fruttati al palato, questi vini vulcanici sfruttano la tipicità delle aree di produzione con scarse precipitazioni e venti sostenuti. Le viti vengono coltivate protette e al riparo dalle correnti per salvaguardare le piante.

In particolare, il Camino Real del Sur, tra Güímar e Fasnia, è un percorso lineare della durata di quattro o cinque ore che unisce il versante Güímar con la zona di Agaché e la gola di Herques, terminando al vecchio eremo di Fasnia.

Il Parco Rurale di Anaga

Tenerife offre vie imperdibili anche per i climber: quelle più lunghe si trovano nel Nord-Est, tra le ripide montagne e i profondi burroni del Parco Rurale di Anaga. Una delle salite più famose è quella al Roque Negro. Situata nell’omonimo borgo, presenta versanti ben attrezzati, uno dei quali, noto come il “lato oscuro”, è consigliato d’estate per poterlo affrontare al meglio. Altra cima molto popolare, e autentico oggetto del desiderio per gli scalatori esperti, è il massiccio di Las Ánimas, con percorsi sfidanti.

Il sentiero europeo GR131

Inoltre, da Tenerife, così come dalle altre isole Canarie, passa uno degli itinerari europei più importanti: il sentiero denominato E7 che parte dai Pirenei e permette di attraversare Spagna e Portogallo spingersi ai confini estremi dell’Europa, nell’Oceano Atlantico, alle Canarie ed è parte di un percorso che si sviluppa in tutta Europa per un totale di 5.000 km. L’ultima parte è contrassegnata dalla sigla GR131 e passa per le isole che compongono l’arcipelago: El Hierro, Fuerteventura, Gran Canaria, La Gomera, La Palma, Lanzarote e Tenerife. A Tenerife tocca La Esperanza, La Caldera, El Portillo, Degollada de Guajara e Vilaflor-Arona.

Il vulcano Teide

Con i suoi 3.718 metri, il Teide è la montagna più alta della Spagna e il terzo vulcano più alto del mondo. Riconosciuto come patrimonio mondiale dell’Unesco, è stato formato nel tempo da strati vulcanici, effetto delle numerose eruzioni di lava. Per questo cammino lungo 9 km è necessario essere in buona forma fisica ed essere preparati al progressivo cambiamento di altitudine perché dura sei ore e si arriva a un’altitudine di 1.194 metri. Se non si è interessati a raggiungere la cima a piedi, o magari si sta visitando la zona con la propria famiglia, è consigliato utilizzare l’auto o la funivia. In ogni caso, bisogna cercare di arrivare ai livelli superiori un po’ prima del tramonto per ammirare l’ombra che il vulcano getta su tutta l’isola: un’esperienza memorabile. Per godersi la vista all’alba, bisogna ottenere un permesso e soggiornare nel rifugio di Altavista, che si trova all’inizio della salita finale al cratere del Teide.

Le foreste di laurisilva di Anaga

A meno di un’ora di auto dal porto principale di Tenerife, Santa Cruz, si trova il Parco Rurale di Anaga. Un’escursione ideale attraverso questo esteso parco rurale deve includere il centro d’accoglienza di La Cruz del Carmen, sulla strada TF-1. A continuazione, una camminata per il sentiero di Las Vueltas de Taganana, per ammirare la frondosa laurisilva e il suo borgo storico, Taganana. Per riposarsi, non c’è niente di meglio che fare un tuffo e mangiare pesce fresco sulla spiaggia di Benijo o su quella del Roque de Las Bodegas.

San Cristobal de la Laguna

Vicino a Santa Cruz de Tenerife si trova l’antica Capitale, San Cristobal de la Laguna. Anche questo luogo è Patrimonio dell’Umanità ed è l’unico esempio di città coloniale non fortificata. Qui è stata fondata la prima università delle Canarie, così come la prima scuola superiore, diventando il fulcro intellettuale dell’arcipelago. Nel suo centro storico si trova la Cattedrale intitolata a Nuestra Señora de los Remedios, contemplato anche come santuario mariano. La costruzione risale al XVI secolo e l’elemento più emblematico è il campanile alto 28 metri in stile toscano che ricorda molto quello del Duomo di Torino. Qui si trova la campana più grande delle Canarie, oltre ad un battistero dell’epoca della Conquista. Nella piazza antistante, Plaza Doctor Olivera, si trova una statua dedicata a Giovanni Paolo II.

Il Museo Naturale e dell’Uomo

Tra le altre escursioni da fare a Tenerife e per conoscere meglio la cultura e la Storia dell’isola, è utile visitare il Museo Naturale e dell’Uomo, ospitato nell’edificio che prima era l’Ospedale Civile, ottimo esempio di architettura neoclassica. Al suo interno si possono trovare il Museo archeologico di Tenerife, l’Istituto Canario di Bioantropologia e il Museo di Scienze Naturali. Possiede la maggiore collezione esistente sulla cultura guanche, ovvero riguardante i primi abitanti dell’isola prima della conquista spagnola, oltre ad essere un riferimento mondiale in quanto alla conservazione delle mummie.

Itinerari in bicicletta a Tenerife

Non è facile percorrere Tenerife in bicicletta. La conformazione dell’isola rende le strade piuttosto ripide e adatte ai ciclisti più esperti.

La Ruta Garachico

Tuttavia, c’è un itinerario che darà molte soddisfazioni agli appassionati della due ruote, la Ruta Garachico – Erjos – Santiago del Teide – Masca – Buenavista – Garachico. Questo percorso ha un alto livello di difficoltà, con un percorso ripido e montuoso, adatto a ciclisti esperti di percorsi in montagna.

Al centro dell’isola, dove si erge il punto più alto di tutta la Spagna, il cono vulcanico del Teide, alto 3.718 metri, si trova un vero e proprio santuario per i ciclo-appassionati.

Da Los Cristianos a Playa Las Americas

Molto più fattibile è, invece, l’itinerario lungomare che va da Los Cristianos fino a Playa Las Americas proseguendo fino a Costa Adeje: è un percorso ciclabile ma anche pedonale di circa 6 km, con pochi attraversamenti e tratti in cui passano le auto. Il panorama è un susseguirsi di lunghe spiagge attrezzate di sabbia, ciottoli o scogli. Su tutto il tragitto ci sono bar, locali, ristoranti e negozi.

Cosa vedere a Santa Cruz de Tenerife

Santa Cruz de Tenerife è la Capitale di Tenerife. Intorno al porto si estendono ampi viali, piazze, spazi verdi, senza dimenticare i begli esempi di architettura modernista.

Il centro nevralgico della città, vicino al mare, è la plaza de España, sort a metà del XX secolo nel punto occupato in precedenza dal castello di San Cristóbal del XVI secolo.

Il carnevale di Santa Cruz de Tenerife

Il Carnevale di Santa Cruz de Tenerife è considerato uno dei più vivaci al mondo. È stata infatti dichiarata manifestazione di “Interesse Turistico Internazionale”: una grande festa che coinvolge città e villaggi con ritmi e balli che si avvicinano ai Carnevali sudamericani.

Al Carnival Queen Gala, la sfilata è un carosello di colore e allegria, con costumi pieni di piume e paillettes. Proprio i costumi possono arrivare a misurare più di tre metri di altezza e pesare fino a 400 kg per la ricchezza nelle decorazioni.

Le due giornate più importanti sono il giorno del “coso apoteosis”, un’emozionante sfilata di carri allegorici e gruppi folcloristici che si muovono al ritmo contagioso delle comparsas, gruppi di musicisti locali, e la tradizionale “sepoltura della sardina”, uno spettacolo irriverente, dove le donne fingono di piangere per la fine dei festeggiamenti.

Borghi e villaggi di Tenerife

A Nord dell’isola di Tenerife si trova Garachico, un borgo tipico canario fondato da un banchiere genovese alla fine del XV secolo. Si tratta di uno dei paesini più incantevoli dell’isola. La sua storia si può conoscere passeggiando per il centro storico, caratterizzato da un ricco patrimonio architettonico risalente ai secoli XVI e XVII. È uno dei centri storici artistici e meglio conservati e rappresentativi delle isole Canarie.

Il suo porto è stato il punto di riferimento nel traffico commerciale tra l’Europa e le colonie spagnole in America; la parte più antica è stata distrutta nel 1706 da un’eruzione vulcanica. Gli effetti più evidenti di questo fenomeno è El Caletón, una serie di piscine naturali formate dalla lava sulla costa della cittadina.

Cosa fare con i bambini a Tenerife

Spiagge kids friendly

Le spiagge catalizzano tutta l’attenzione dei bambini quando si va a Tenerife. Da non perdere per chi organizza una vacanza in famiglia sono Las Teresitas, El Camisón, Playa Jardín, La Arena e Playa del Duque, circondata da una passeggiata che la collega con più di otto spiagge vicine, dove si trovano alcuni degli hotel più noti delle Canarie. Anche le piscine naturali, come Bajamar, meritano una visita.

I parchi

Così come i parchi acquatici, compresi lo scenografico Siam Park, il più grande parco acquatico d’Europa che si trova che si trova ad Adeje, nel Sud dell’isola, con cascate, ponti, scivoli e un acquario pieno di squali, e l’Aqualand Costa Adeje con piscine, scivoli, castelli incantati e onde artificiali e che offre uno spettacolo di delfini premiato come migliore al mondo dall’Associazione Internazionale degli Istruttori di Animali Marini.

Il Loro Parque di Tenerife è celebre per ospitare la più grande collezione di pappagalli del mondo con oltre 300 specie. L’obiettivo del parco è la protezione e la conservazione degli animali in via di estinzione.

Balene e delfini

Ma Tenerife è sinonimo di “osservazione”. Al largo della costa dell’isola si possono ammirare delfini e balene che qui godono di un habitat incontaminato e sicuro e che l’International Marine Animal Trainers Association (IMATA) – associazione impegnata verso il rispetto di tutti gli animali – ha valutato come il migliore del mondo, mentre La Caldera de La Orotava, l’area ricreativa Ramón el Caminero e il famoso Monte del Agua sono aree ideali per dedicarsi al birdwatching insieme ai più piccoli.

Stargazing

Un’altra attività popolare a Tenerife è l’osservazione delle stelle, lo stargazing: ci sono splendidi punti panoramici nel parco nazionale del Teide, come il belvedere Llano de Ucanca o la vista dalla montagna Guajara.

Quando andare a Tenerife

Come in tutte le isole Canarie, anche Tenerife si trova in quella zona che vanta più ore di sole in Europa, più di 3.000. Ed è la posizione geografica a favorire giornate lunghe e piene di sole durante tutto l’anno.

Se però si deve scegliere il periodo migliore per andare a Tenerife, il consiglio è di prediligere i mesi che vanno da aprile a ottobre, mentre tra dicembre e febbraio sono considerati mesi di alta stagione in quanto durante questo periodo arrivano molti turisti sia spagnoli sia provenienti dai Paesi del Nord Europa che fuggono dai rigidi inverni.

Come arrivare a Tenerife

In aereo

L’isola di Tenerife è raggiungibile con voli diretti dall’Italia. L’aeroporto Tenerife Sud o Reina Sofía è il moderno aeroporto internazionale dell’isola a 10 km circa dalla Capitale, Santa Cruz de Tenerife, mentre nella zona Nord, Tenerife ospita un altro aeroporto, quello di Tenerife Nord o Los Rodeos, che concentra il traffico areo tra le isole, oltre a voli regolari sia nazionali sia internazionali ed è a 63 km dalla Capitale. I voli dall’Italia solitamente atterrano a Los Rodeos.

In nave

Si può arrivare a Tenerife anche in nave, partendo da una delle altre isole delle Canarie. Le linee marittime che collegano Tenerife alle altre isole occidentali come La Gomera, El Hierro e La Palma arrivano e partono dal porto di Los Cristianos, nella zona Sud dell’isola.