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Scoperte le più antiche mummie al mondo e no, non sono in Egitto

Nell’immaginario comune si pensa che le mummie siano una tradizione egiziana fortemente legata ai faraoni e alla narrazione della popolazione cresciuta sulle sponde del Nilo, ma la storia sta per essere riscritta.

Secondo uno studio, le mummie più antiche provengono invece da diverse aree del sud-est asiatico. Un team di archeologi ha individuato resti umani mummificati datandone la provenienza a 14.000 anni fa, 10.000 prima di quelle egiziane. I ritrovamenti hanno coinvolto la Cina meridionale, il Vietnam, la Malesia e la Thailandia, ma ci sono interessanti studi anche nelle Filippine, in Indonesia e nel Laos.

Le mummie più antiche non sono quelle in Egitto

Lo studio ha coinvolto 54 sepolture presso 11 siti archeologici differenti e ha dato evidenza di come i corpi dei defunti venissero prima essiccati con il fumo e poi deposti in posizioni rannicchiate come quelle ritrovate dagli archeologi. La pratica non è qualcosa di andato perso, alcune popolazioni indigene in Australia e Nuova Guinea ancora la praticano, mostrando come questa continuità culturale sia durata millenni. A occuparsi dello studio è Pnas che ha condiviso tutti i risultati in una ricerca approfondita consultabile sul loro sito.

Le nuove analisi sono state pubblicate su riviste scientifiche internazionali e hanno confermato come molte ossa esaminate mantengano lo stesso tipo di trattamento post mortem. Le tecniche più sofisticate con raggi X e spettroscopia infrarossa hanno individuato alterazioni chimiche che possiamo ricondurre con certezza a una mummificazione tramite affumicatura.

La scoperta delle mummie più antiche in Asia

Pnas

Le mummie più antiche che riscrivono la storia sono state scoperte in Asia

Le posizioni fortemente contorte dei corpi (ginocchia piegate fino al torace, braccia incrociate sotto le gambe, mani legate) suggeriscono che i cadaveri venissero preparati e legati subito dopo la morte, per mantenere una forma compatta durante l’essiccazione. La postura, osservata anche in mummie moderne delle popolazioni Dani della Papua indonesiana, aveva probabilmente un valore simbolico, legato alla conservazione dello spirito o al ritorno al grembo della terra.

In molti casi, i ricercatori hanno notato tracce di bruciature localizzate su crani, femori o articolazioni, mentre altre parti del corpo restavano intatte. Ciò conferma che il trattamento avveniva in prossimità di un fuoco controllato, in un ambiente chiuso e fumoso, piuttosto che tramite cremazione.

La scoperta che riscrive la storia

Tra i siti più significativi spicca Con Co Ngua, in Vietnam, dove gli archeologi hanno riportato alla luce oltre 260 sepolture pre-neolitiche, molte in posizione accovacciata e alcune con evidenti segni di affumicatura. Altri ritrovamenti, come quelli di Huiyaotian e Liyupo nella Cina meridionale, mostrano scheletri piegati in posture così compatte da escludere la presenza di tessuti molli al momento della deposizione.

Secondo Peter Bellwood, coautore dello studio, le popolazioni pre-neolitiche del Sud-Est asiatico praticavano rituali complessi, frutto di credenze condivise che riflettevano una profonda spiritualità e un rispetto ancestrale per i defunti.

Cosa sorprende più di tutto? La continuità etnografica. Gli indigeni della Papua Nuova Guinea, i Dani e gli Anga ancora oggi praticano la mummificazione con il fumo e poi mettendo i corpi di capi e concittadini in quelle posizioni facendo sì che si possa mantenere la loro memoria.

La scoperta delle mummie più antiche del mondo in Asia riscrive la storia e ci fa ripensare a come la tradizione abbia qualcosa in comune, seppur le epoche siano diverse e le localizzazioni geografiche siano tanto distanti.

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Viaggio a Malacca, la città della Malesia Patrimonio Unesco

Se amate i luoghi che raccontano storie antiche e portano con sé i segni di epoche differenti, Malacca è una città che non può mancare nel vostro viaggio in Malesia: inserita dall’UNESCO tra i Patrimoni dell’Umanità, custodisce nelle sue strade il fascino di svariate culture, dove si incontrano passato coloniale e tradizioni locali.

Facilmente raggiungibile sia da Kuala Lumpur che da Singapore con poche ore di autobus, è la sosta perfetta per chi desidera alternare la modernità delle metropoli all’atmosfera autentica di un centro storico ricco di tesori.

Una selezione di tappe da non perdere.

Christ Church

Il cuore pulsante di Malacca è senza dubbio la Christ Church, inconfondibile per il vivace colore rosso che domina la Piazza Olandese.

Costruita nel XVIII secolo dagli olandesi per celebrare il centenario della loro conquista sulla colonia portoghese, rappresenta oggi uno dei simboli più amati: la sua architettura, con le caratteristiche persiane in legno e il campanile che svetta elegante, racconta ancora il gusto coloniale di un’epoca passata.

Dutch Square

A pochi passi si apre la Dutch Square, conosciuta anche come Piazza Rossa per il colore che accomuna tutti gli edifici che vi si affacciano. Tra le bancarelle di souvenir e i risciò addobbati che invitano a un tour, l’atmosfera è vivace e colorata e la gente si raduna per scattare foto con la famosa scritta “I love Melaka”.

Stadthuys

Il colorato edificio Stadthuys, Malacca, Malesia

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L’inconfondibile e rossa facciata dello Stadthuys

Accanto alla Christ Church spicca lo Stadthuys, edificato nel 1650 come sede del governatore olandese, e considerato il più antico edificio di origine coloniale olandese in Asia.

La sua facciata rossa, in armonia con la piazza, ospita un Museo di storia ed etnografia che racconta le diverse anime di Malacca. Passeggiando tra le sale si scoprono oggetti e testimonianze che illustrano la vita dei malesi, dei cinesi, degli indiani e dei portoghesi che l’hanno abitata.

A’Famosa

Non si può parlare di Malacca senza citare A’Famosa, che in origine era una vasta fortezza portoghese, con torri, chiese e ospedali, costruita da Alfonso de Albuquerque dopo l’invasione del 1511. Col tempo passò in mano agli olandesi e poi agli inglesi, che ne decretarono la distruzione.

Oggi resta soltanto la Porta de Santiago, scampata alla demolizione grazie all’intervento di Sir Stamford Raffles, il fondatore di Singapore.

St. Paul’s Church e il Governor’s Museum

Su una collina che domina Malacca si erge la St. Paul’s Church, risalente al 1521, la chiesa più antica della Malesia e di tutto il Sud Est Asiatico.

Oggi appare in rovina, segnata dal tempo e dall’uso come deposito militare durante l’epoca britannica, ma conserva un fascino struggente. Dalla sua posizione elevata regala una vista spettacolare sulla città e sullo stretto di Malacca, un panorama che ripaga della salita.

Davanti all’ingresso si trova la statua di San Francesco Saverio, missionario gesuita tra i protagonisti dell’evangelizzazione del Sud Est Asiatico, che riposò qui per breve tempo prima che le sue spoglie fossero trasferite a Goa.

Poco distante dalla chiesa si incontra anche il Governor’s Museum, ospitato in un elegante edificio che un tempo servì da residenza e ufficio del governatore britannico. Aperto al pubblico nel 2002, il museo custodisce oggetti personali e cimeli appartenuti ai vari governatori che si sono succeduti in città.

Kg Jawa Bridge

Tra i luoghi più suggestivi di Malacca c’è sicuramente il Kg Jawa Bridge, conosciuto anche come “Kampung Bridge” o con il più evocativo soprannome di “Ghost Bridge”: in apparenza tranquillo e pittoresco, nasconde in realtà un passato oscuro che ancora oggi alimenta storie e leggende. Durante l’occupazione giapponese, infatti, il ponte originale fu teatro di terribili esecuzioni: si racconta che le vittime venissero appese proprio qui, e da allora il nome “Ponte Fantasma” è rimasto inciso nella memoria collettiva.

Il ponte che oggi si può attraversare non è più quello originario, ma la sua storia continua ad attrarre viaggiatori curiosi e amanti del mistero.

Malacca River

Suggestiva veduta notturna del fiume di Malacca

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Scorcio notturno del fiume di Malacca

Non è un caso che Malacca un tempo fosse soprannominata la “Venezia dell’Est”: le sue rive hanno visto approdare mercanti da ogni parte del mondo, che l’hanno resa un crocevia commerciale già dal 1500. Oggi vibra un’atmosfera vivace, tra caffè alla moda, ristoranti caratteristici e palazzi decorati da splendidi murales che raccontano la storia e l’identità locale. E per chi desidera osservare Malacca da una prospettiva inedita, una crociera sul fiume è un’esperienza da mettere in lista.

Museo Marittimo di Malacca

Per comprendere fino in fondo l’importanza storica di Malacca prevedete una visita al Museo Marittimo, allestito all’interno di una fedele ricostruzione della Flor de la Mar, nave portoghese comandata da Alfonso de Albuquerque, che affondò durante il viaggio di ritorno dopo la conquista della città, portando con sé tesori inestimabili.

Camminare all’interno della replica significa fare un vero e proprio viaggio nel passato, tra mappe antiche, modelli navali e reperti che illustrano il ruolo strategico di Malacca nel controllo delle rotte commerciali del Sud Est Asiatico.

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Cosa vedere a Langkawi, il paradiso tropicale in Malesia set di Money Road

A vedere le foto lascia senza fiato: l’arcipelago di Langkawi in Malesia è un vero e proprio paradiso tropicale che rivela la sua anima più selvaggia. Sabbie dorate, acque turchesi, giungle e miti: tutto questo fa parte delle isole da sogno dell’arcipelago malese che dal 29 maggio è protagonista del nuovo show Money Road condotto da Fabio Caressa. Lo strategy game coinvolge ben 12 giocatori che, proprio nella giungla di questo luogo, sono impegnati a superare sfide e tentazioni.

Cosa vedere a Langkawi

L’arcipelago di Langakawi ha un pregio: una grande varietà di ambienti e attività. Riesce infatti a conquistare tutti, da chi cerca il relax a chi vuole una vacanza all’insegna della natura e chi ha bisogno di un mix, tra attività outdoor, mare e scoperte culturali. Ecco cosa vedere a Langakawi assolutamente.

Le spiagge

Molti scelgono la destinazione proprio per le splendide spiagge di Langakawi, dopotutto è una delle zone balneari più amate della Malesia. Tra le più famose c’è Pantai Cenang, estesa e animata da un lungomare ricco di locali, ristoranti e negozi. È la spiaggia più famosa, frequentata e ricca di servizi. È persino attrezzata con ombrelloni e lettini, dunque a tutto comfort.

Più riservata e selvaggia è invece Pasir Tengkorak Beach, una baia più piccola e immersa nella natura che regala un angolo di pace e un paesaggio pittoresco. Altrettanto suggestiva Tanjung Rhu Beach che molti considerano la più bella della zona; spaziosa e incorniciata da foreste e isolotti, è il top per una passeggiata e per godersi la sabbia bianchissima. Durante la bassa marea è persino possibile attraversare a piedi il percorso raggiungendo altre isolette vicine.

Meno turistica, invece, Wild Beach. Come dice il nome stesso è selvaggia, lontana dalla folla e davvero autentica. Chi viaggia con i bambini o in famiglia dovrebbe invece puntare sulle spiagge di Teluk Datai e sull’isoletta di Pulau Beras Basah, dove sabbia soffice e un mare poco profondo garantiscono comfort e sicurezza.

Spiagge più belle di Langkawi, Palau

Fonte: iStock

Palau è una delle spiagge più belle di Langkawi a Kedah

Porto di Kuah

Il centro urbano principale della zona è Kuah e proprio qui c’è un importante porto non distante dal Lagenda Langkawi Dalam Taman, un parco sul lungomare dove si possono scoprire le leggende locali attraverso colorate statue immerse nel verde. Da qui si arriva comodamente a piedi fino alla moschea Al-Hana, un luogo di culto con archi moreschi e un’incantevole cupola dorata.

Eagle Square

L’arcipelago di Langkawi ha molto da offrire dal punto di vista storico e culturale. Tra le tappe da non perdere c’è la visita a Eagle Square, una piazza di grandi dimensioni dove è ospitata una statua raffigurante un’aquila in volo. L’uccello è il simbolo dell’isola e deriva proprio da esso il nome del territorio.

Cosa fare a Langkawi

L’arcipelago di Langakawi è un autentico paradiso della Malesia che offre numerose attività da fare, specialmente per gli amanti degli sport outdoor e del contatto con la natura. Le bellezze naturali sorprendono, tanto quanto il paesaggio mozzafiato che offre da ogni sua angolazione. Ma cosa fare? Ecco alcune opzioni da inserire nell’itinerario.

Raggiungi la cascata di Telaga Tujuh

Scarpe comode e adatte al trekking e via verso la cascata di Telaga Tujuh, conosciuta anche con il nome di Seven Wells Waterfall. È immersa proprio nella giungla tropicale ed è possibile ammirarla sia dal basso, dove l’acqua scende tra rocce ricoperte di muschio, oppure dall’alto, ma sarà necessario affrontare circa 700 scalini per arrivare in cima. La salita è faticosa, ma ne vale la pena. Durante il percorso, tra l’altro, sarà possibile fare la conoscenza di scimmie, uccelli e altri piccoli animali.

Osserva il panorama da Gunung Raya

Se sei un amante della natura, ma non uno sportivo esperto, quello che possiamo suggerirti è di dirigerti verso Gunung Raya, la montagna più alta di Langkawi. Svetta con i suoi 1.000 metri d’altezza e per raggiungerlo ha una strada asfaltata seppur tortuosa. La vera meraviglia? Una volta arrivato qui sarai circondato dalla nebbia tropicale e dalla frescura della foresta. Il punto panoramico in cima è effetto wow: da qui potrai ammirare l’isola nella sua interezza e scorgere tutto l’arcipelago.

Percorri il Langkawi Sky Bridge

Sei in cerca di adrenalina ed emozioni forti? Allora non perdere il Langkawi Sky Bridge. Da percorrere solo se non soffri di vertigini: il ponte pedonale si raggiunge con una cabinovia spettacolare e poi un piccolo tratto di funicolare. Già questa è un’esperienza e una vera e propria attrazione, ma il ponte ha una vista unica. Chi soffre di vertigini potrebbe trovare qualche difficoltà a percorrerlo, ma nelle giornate più limpide da qui si scorgono moltissime isole del sud della Thailandia. Camminare sospesi nel vuoto, con la giungla sotto i piedi e il cielo tutto intorno, è qualcosa che difficilmente si dimentica.

Langkawi Sky Bridge come visitarlo
Cosa fare a Langkawi: percorrere lo Sky Bridge

 Visita il Kilim Geoforest Park

Assolutamente da non perdere in Malesia è il Kilim Geoforest Park, una riserva protetta che si estende tra grotte calcaree, fiumi di mangrovie e una fauna davvero unica. Da qui partono escursioni in barca che conducono alla scoperta del territorio, osservando nel loro habitat naturale aquile, pipistrelli e rettili senza perdere le radici di mangrovie e le scogliere da sogno.

Dove si trova e come arrivare all’arcipelago di Langkawi in Malesia

L’arcipelago di Langkawi si trova nella zona nord-ovest della Malesia, allontanandosi dalla costa di Kedah e non lontano dai confini con la Thailandia. Si compone di ben 99 isole principali, 104 con la bassa marea. Bagnato dal mare delle Andamane, è una delle destinazioni tropicali più amate nella zona del sud-est asiatico.

L’isola è ben collegata grazie a diversi porti di attracco, tutto dipende dalla destinazione finale. Si può ad esempio arrivare a Langkawi partendo da Koh Lipe e quindi attraccando al Telaga Harbour Marina oppure puntare al Kuah Jetty.

In caso però tu stia arrivando da Kuala Lumpur o da un’altra destinazione più lontana, puoi prendere un volo, che però vi ricordiamo essere l’opzione meno sostenibile. Sull’isola, infatti, si trova l’Aeroporto di Pulau-Langkawi che offre diverse rotte. Chi invece preferisce l’aereo deve sapere che l’opzione migliore è trovare un collegamento dall’aeroporto di Kuala Lumpur oppure da Singapore.

L’arcipelago è poi ben collegato attraverso trasporti pubblici e privati che danno modo di scoprire la zona in tutta la sua bellezza. L’opzione migliore, però, è noleggiare un motorino una volta arrivati qui: è questo il mezzo che garantisce migliore libertà e flessibilità.

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La moschea di Masjid Negara a Kuala Lumpur, info utili

Masjid Negara, la Moschea Nazionale della Malesia di Kuala Lumpur, è uno dei luoghi più significativi del Paese, non solo per il suo valore religioso, ma anche per il suo significato storico e culturale. Situata in pieno centro della capitale, tra edifici storici, moderni grattacieli e giardini lussureggianti, fu inaugurata nel 1965 e rappresenta un simbolo dell’indipendenza dela Malesia, avvenuta nel 1957. Aperta ai visitatori di tutte le fedi, è inoltre un esempio di tolleranza e coesione sociale, oltre a essere una delle meraviglie architettoniche più affascinanti dell’Asia.

Un capolavoro architettonico

Il complesso si estende su un’area di circa cinque ettari e può ospitare fino a 15.000 fedeli. La sua posizione strategica nel centro di Kuala Lumpur la rende facilmente accessibile, trovandosi nelle vicinanze di importanti punti di riferimento come la Stazione Ferroviaria della Malesia, il Museo d’Arte Islamica e il Perdana Lake Park.

Il suo design, innovativo e imponente, è stato curato da un team di architetti della Divisione di Progettazione e Ricerca del Dipartimento dei Lavori Pubblici Federali, guidato dall’architetto Baharuddin Abu Kassim, che ha tratto ispirazione da diverse moschee visitate in India, Pakistan, Iran, Turchia, Arabia Saudita, Repubblica Araba Unita e Spagna. L’obiettivo era quello di creare un edificio che riflettesse lo spirito moderno e progressista della neonata nazione malese, nel rispetto delle radici islamiche. Il risultato è un’opera che fonde elementi tradizionali con uno stile moderno, creando un ambiente solenne e affascinante.

Tra gli elementi distintivi ci sono il minareto di 73 metri di altezza e il tetto principale, che con la sua forma a stella a 16 punte richiama un ombrello aperto, simbolo di protezione e accoglienza. La copertura originariamente era di un colore rosa acceso, ma nel 1987 venne rinnovata con piastrelle blu e verdi. Attorno alla moschea, piscine e fontane creano un’atmosfera serena e contemplativa.

L’edificio principale copre circa tre acri e include una vasta sala di preghiera di 2.100 m², realizzata con raffinato marmo italiano. Nove porte in alluminio incise con versetti coranici conducono a un interno dove la luce naturale filtra attraverso intricate decorazioni, evocando le moschee storiche dell’India e della Turchia. Il mihrab, inizialmente di forma quadrata, è stato successivamente modificato per assumere una struttura curva ispirata all’arte marocchina.

Il soffitto della sala di preghiera, alto 25 metri e con un diametro di 60 metri, è sostenuto da 16 colonne. La cupola centrale, del diametro di 61 metri, presenta una decorazione in vetro e mosaico bianco e dorato che richiama la famosa Moschea Blu di Istanbul. Mentre il soffitto della galleria è impreziosito da un reticolo decorativo che richiama motivi islamici, simili a quelli presenti nel Taj Mahal in India. Il pulpito (minbar), dove l’imam predica durante la preghiera del venerdì, è realizzato in legno pregiato finemente intagliato.

A ovest della moschea si trova il Makam Pahlawan (Mausoleo degli Eroi), un’area commemorativa coperta da una struttura in cemento a forma di stella a sette punte, dedicata ai leader musulmani malesi.

Moschea Nazionale della Malesia

Fonte: istock

Masjid Negara, Moschea Nazionale della Malesia a Kuala Lumpur

Un perfetto equilibrio di tradizione e innovazione

La Moschea Nazionale è circondata da mura in cemento e recinzioni decorate, con sette ingressi principali, uno dei quali riservato alla famiglia reale. La struttura è stata progettata per favorire la ventilazione naturale, con ampie verande che permettono alla luce solare di filtrare attraverso finestre con vetri decorati e mosaici dorati.

Oltre alla sala di preghiera principale, in grado di accogliere fino a 3.000 persone, la Masjid Negara dispone di una veranda coperta che può ospitare altri 5.000 fedeli, di una moderna sala conferenze, capace di accogliere fino a 500 delegati, e di una biblioteca fornita di testi sacri e opere accademiche sull’Islam. Un passaggio sotterraneo collega il complesso alla vicina stazione ferroviaria, facilitando l’accesso a fedeli e turisti.

Prima della costruzione della Moschea Shah Alam nel 1988, la Moschea Nazionale era la più grande della Malesia e, ancora oggi, con il suo profilo elegante e moderno, continua a dominare lo skyline di Kuala Lumpur, testimoniando il perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione, fede e progresso, storia e modernità.

La storia della Masjid Negara

La costruzione della Moschea Nazionale non è stata solo un’impresa architettonica, ma anche un segno tangibile dello spirito di unità della Malesia. Il progetto è stato finanziato da donazioni provenienti da comunità musulmane, cristiane, buddiste e induiste, mentre la manodopera ha visto la collaborazione di maestranze malesi, cinesi e indiane. Questo spirito di unità e di armonia interreligiosa riflette perfettamente il mosaico culturale della Malesia e rimane ancora oggi un motivo di orgoglio per il Paese.

L’idea di costruire la moschea risale al 1957, l’anno dell’indipendenza della Malesia, quando venne inizialmente proposto di intitolarla al primo ministro Tunku Abdul Rahman Putra al-Haj in segno di gratitudine per aver guidato la nazione verso l’autonomia. Tuttavia, il leader malese rifiutò questo onore, preferendo invece il nome “Moschea Nazionale” per sottolineare l’importanza dell’unità nazionale.

La Masjid Negara sorge su un terreno precedentemente occupato dalla Venning Road Brethren Gospel Hall, una chiesa cristiana che venne ricollocata su Jalan Imbi e ribattezzata Jalan Imbi Chapel. La costruzione venne ultimata in due anni e l’inaugurazione ufficiale avvenne il 27 agosto 1965, presieduta dal terzo Yang di-Pertuan Agong, Tuanku Syed Putra di Perlis.

Oltre che un importante luogo di culto, la Moschea Nazionale è anche una delle principali attrazioni turistiche della capitale malese. Aperta ai visitatori di tutte le religioni al di fuori degli orari di preghiera, offre l’opportunità di immergersi nella cultura islamica locale. La zona circostante, ricca di importanti punti d’interesse e di spazi verdi, è perfetta per una passeggiata rilassante dopo la visita alla moschea.

Info Utili

Come arrivare

La Moschea Nazionale si trova a Jalan Perdana, Tasik Perdana, 50480 Kuala Lumpur, a 300 metri dalla vecchia stazione ferroviaria di Kuala Lumpur.
Può essere raggiunta con la KTM Komuter e con le linee della metropolitana di Kelana Jaya e Kajang, scendendo alla stazione di Pasar Seni.
Anche l’autobus City Go KL (Linea rossa) effettua una sosta a Masjid Negara.

L’ingresso alla Moschea Nazionale è gratuito

Orario di apertura ai visitatori:

Da sabato a giovedì: ore 9-12, 15-16, 17,30-18,30
Venerdì: ore 15-16, 17,30-18,30
La Moschea Nazionale è un luogo di culto, pertanto l’accesso non è consentito ai visitatori non musulmani durante i momenti di preghiera. Le visite sono consentite solo negli orari di apertura al pubblico. I visitatori sono invitati a vestire in modo appropriato, con abiti che coprano le spalle e le gambe, per chi ne fosse sprovvisto sono disponibili all’ingresso teli e coprispalle.

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Batu Caves, uno spettacolo della natura: cosa vedere e info utili

Sono tanti i motivi per visitare la Malesia, meta esotica tanto cara ai turisti di tutto il mondo, come la possibilità di rimanere incantati di fronte alle foreste rigogliose o ancora dall’architettura e dallo stile delle città, talvolta stravaganti. Ma la verità è che proprio qui si trova uno spettacolo della natura: le Batu Caves, precisamente ci troviamo vicino a Kuala Lumpur, Capitale della Malesia. Le Grotte di Batu sono una meta di pellegrinaggio, una cavità carsica un tempo usata come rifugio dal popolo indigeno. Oggi, questo complesso chiama a sé migliaia di turisti da tutto il mondo. Te lo raccontiamo.

Cosa sono le Batu Caves

Batu Caves: cosa vedere

Fonte: iStock

L’interno della grotta: le Batu Caves sono uno spettacolo naturale

Le Batu Caves, o Grotte di Batu, si trovano vicino Kuala Lumpur in Malesia: prendono il nome dal fiume Sungai Batu, che scorre proprio oltre la collina calcarea. Tra i santuari indù nel mondo, questo è probabilmente uno dei più importanti e popolari, e infatti all’ingresso è impossibile non rimanere impressionati dalla statua, alta 42,7 metri, del Dio Indù della Guerra, ovvero Lord Murugan. Sono stati alcuni coloni cinesi a “scoprire” la grotta (il cui calcare potrebbe avere 400 milioni di anni). Dal 1878 ad oggi, le Batu Caves sono diventate sempre più famose, fino a diventare luogo di culto dal 1890.

Quanti scalini hanno le Batu Caves

Bisogna essere un po’ allenati per visitare le Grotte di Batu: avvertiamo i curiosi viaggiatori che li attendono ben 272 gradini di cemento prima di arrivare in cima, quindi per raggiungere la grotta. Una scalinata “arcobaleno”: ogni gradino è stato dipinto con tonalità sgargianti. Un risultato di certo suggestivo: la scalinata è stata costruita in legno nel 1920, e poi è stata sostituita dai gradini in cemento che sono stati successivamente colorati. Non ci sono ascensori per salire in alto.

Come arrivare alle Batu Caves: consigli per visitarle

Batu Caves, la Statua del Dio della Guerra

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La Statua del Dio della Guerra, alta quasi 43 metri

In lontananza, riconosceremo subito le Batu Caves, per i caratteristici scalini colorati e – ovviamente – per l’imponente statua del Dio della Guerra. Ma come si arriva al complesso? Il nostro consiglio è di raggiungerle presto, al mattino, perché rientra tra le attrazioni più popolari al mondo, quindi l’affluenza non è poca. I templi sono anche luogo di pellegrinaggio.

Come vestirsi per visitare le Batu Caves? Bisogna rispettare un codice di abbigliamento, quindi suggeriamo di indossare le scarpe da ginnastica, t-shirt a maniche lunghe e jeans. Nel tempio si entra rigorosamente senza scarpe. Arrivare sul posto non è difficile, dal momento in cui ci troviamo a 15 km dalla Capitale: è possibile prendere un taxi, i cui costi non sono esosi, oppure propendere per i mezzi pubblici, come la linea di bus che si ferma accanto alle grotte (Batu Caves KTM Komuter Station). Le grotte sono aperte tutti i giorni, dalle ore 7 alle 21: gli orari possono essere soggetti a variazioni.

Cosa vedere alle Batu Caves

Un luogo certamente suggestivo, dove c’è molto da vedere. Sono tre le grotte principali del complesso (insieme ad altre tre, ma più piccole): la maggiore è la Cathedral Cave o Temple Cave, ovvero Grotta del Tempio, e sono presenti dei santuari ornati indù. Il soffitto è altissimo e la sensazione è di trovarsi in un posto sacro, disconnesso dal mondo, in cui apprezzare la bellezza, la natura e la spiritualità.

Sul sito, poi, si può scoprire la fauna del luogo: ragni, pipistrelli, persino macachi, che sono molto diffusi. Lungo il percorso ci si può fermare lungo le altre grotte, come la Art Gallery Cave, in cui sono presenti delle pitture e sculture induiste. O ancora la Dark Cave, che supera i 2 km di lunghezza (è previsto un biglietto di ingresso). Imperdibile la terrazza vicina alla Dark Cave: lo skyline di Kuala Lumpur è affascinante.

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Redang, un’isola da sogno in Malesia

L’isola di Redang è un luogo che lascia senza fiato. Ci sono svariati motivi che la rendono la destinazione perfetta per una vacanza da sogno, ma possono essere facilmente riassunti in due parole: acque incredibili. Circondata da uno degli oceani più blu del pianeta, con spiagge di sabbia bianca come borotalco che hanno come sfondo colline ricoperte da una giungla lussureggiante, è sulla lista dei desideri di subacquei e amanti dello snorkeling, che possono esplorare la barriera corallina protetta intorno a questo splendido gioiello tropicale e oltre 30 siti di immersione. Non si contano le emozioni che regala questo piccolo paradiso in Malesia, che desideriate una fuga di relax nella bellezza assoluta o fantastiche avventure da vivere e raccontare.

Redang, una delle più belle isole del mondo

Situata a circa 45 chilometri dalla costa di Kuala Terengganu, Redang (in malese: Pulau Redang) è la più grande del gruppo di nove isole che punteggiano il Mar Cinese Meridionale, al largo della costa del sultanato di Terengganu. È una delle isole più grandi della costa della Malesia Peninsulare, nonché una delle più belle del mondo.

Nel 1985, le acque che circondano l’arcipelago sono state dichiarate Parco Marino di Pulau Redang, per proteggere la splendida vita nei fondali e l’ambiente in cui si trova. Di conseguenza, l’isola è ricca di magnifici coralli e di una spettacolare fauna e flora marina che attirano da ogni parte del mondo gli amanti delle immersioni subacquee, dello snorkeling e delle nuotate memorabili.

Ogni sito di immersione offre qualcosa di diverso da vedere e sperimentare. Tra i più famosi c’è Terumbu Kili, che presenta un paesaggio marino roccioso tempestato di coralli. Il Big Mount offre ai subacquei la possibilità di osservare macro forme di vita e di incontrare lo squalo balena, mentre la barriera corallina del Mini Mount è famosa per le immersioni notturne. Un altro sito da non perdere è Tanjung Tokong, dove si possono ammirare grandi pesci napoleone, pesci pappagallo, pesci unicorno e coralli verdi di staghorn.

A Redang si trovano anche due storici relitti di navi: la H.M.S. Prince of Wales e la H.M.S Repulse, affondate all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, che hanno posto le basi per l’occupazione giapponese della Malesia.

Tour alla scoperta del Santuario delle tartarughe

In un’insenatura protetta sul lato nord di Redang si trova il Santuario delle tartarughe di Chagar Hutang. Le visite possono essere prenotate presso il negozio di immersioni del Laguna Redang Hotel. Da lì, una piccola barca vi traghetterà fino alla baia appartata, dove sarete accolti dal personale e dai volontari dell’Università della Malesia che vi illustreranno le misure di protezione adottate per garantire la sopravvivenza di questi meravigliosi esemplari.

Oltre ad apprendere i loro metodi di conservazione, i visitatori possono anche avere l’opportunità di aiutare a liberare le tartarughe nell’oceano. La maggior parte delle schiuse e dei rilasci avviene da giugno ad agosto. Dalla sua apertura, Chagar Hutang ha liberato oltre 300.000 tartarughe verdi e 7.000 tartarughe embricate. La visita al Santuario permette, infine, di fare snorkeling nella sua baia incontaminata piena di coralli.

Quando visitare Redang

Il periodo migliore per visitare l’isola di Redang va generalmente da marzo fino a ottobre. I mesi di marzo e aprile sono considerati ideali per le immersioni, con la visibilità che può arrivare a 40 metri. La stagione dei monsoni sulla costa orientale della Malesia Peninsulare inizia verso la fine di ottobre e dura fino alla fine di febbraio o inizio marzo. Durante questo periodo, resort e strutture turistiche restano chiuse. La maggior parte è situata lungo le spiagge di Pasir Panjang e di Teluk Kalong, sul versante orientale.

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Perhentian Island: la Malesia che sembra il paradiso

Molto spesso, quando si pensa a spiagge paradisiache e a mare da sogno, tra le mete del Sudest asiatico non viene presa in considerazione la Malesia. Oltre a tesori tutelati dall’Unesco come Malacca e le maestosità delle Batu Caves di Kuala Lumpur, questo Paese nasconde delle isole che sono dei veri e propri Eden tropicali e dove la regina indiscussa è solo ed esclusivamente lei: la natura. I fazzoletti di terra in questione si chiamano Perhentian Island e sono un piccolo arcipelago lambito dalle acque calde e limpide del Mar Cinese Meridionale.

Isole Perhentian, cosa sapere

Alle Isole Perhentian si arriva per rimettersi in contatto con l’angolo più remoto delle nostre anime: non ci sono strade, le automobili sono un’utopia, si passa da un’isola all’altra attraverso dei sentieri dispersi nella giungla popolata da dispettose scimmie, oppure a bordo di taxi boat. Poi ancora si mangia e si cena (bene, perché la Malesia offre un’interessante proposta culinaria) con i piedi sula sabbia, si fanno immersioni in abissi che sono quasi più colorati della superficie e ci sono spiagge talmente belle che anche la nostra fantasia farebbe difficoltà a immaginarle.

Sì, le Perhentian Island, al netto di qualche resort che purtroppo deturpa il panorama, sono ancora autentiche, vere, dei posti speciali. E lo sono perché anche gli alberghi disponibili hanno poco a che fare con il lusso. Certo, possiedono tutto quello che serve per stare bene in un paradiso come questo e ci sono di più basso e alto livello, ma la sfarzosità ancora non esiste. Anche se, ed è giusto dirlo, si vocifera che a breve anche qui spalancherà le porte un Marriott Resort.

L’arcipelago delle Perhentian

Il magico arcipelago delle Perhentian è formato da due isole principali, Perhentian Besar (la grande) e Perhentian Kecil (la piccola) e da qualche suggestivo scoglio. La Besar e la Kecil sono le uniche due isole in cui è possibile alloggiare e, pur essendo situate a qualche centinaio di metro di distanza l’una dall’altra, presentano uno spirito completamente diverso.

Isole Perhentian: cosa sapere

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Un angolo delle Isole Perhentian

Entrambe, tuttavia, condividono le meraviglie del luogo in cui sono immerse: l’area protetta del Parco Marino del Terengganu che offre acqua limpidissima, una barriera corallina ricca di vita, sabbie bianchissime al punto da sembrare nuvole e una rigogliosa e verde vegetazione tropicale.

La Besar è un’isola di circa 13 chilometri e tra le due è la più tranquilla, quella frequentata principalmente da coppie e bambini. Kecil, invece, è la più amata dai giovani e in particolare dai viaggiatori con lo zaino in spalla che qui trovano un paradiso economico in cui lavorare e/o rilassarsi a dovere.

Qualunque sia la vostra scelta per fortuna non c’è problema: in entrambe le isole ci si può immergere in un mare cristallino e andare da una sponda all’altra in pochissimo tempo. E c’è anche una bella notizia in più: le tariffe dei taxi acquatici sono fisse ed esposte su dei tabelloni. In sostanza si deve solo pensare al relax perché non c’è alcun bisogno di contrattare, anche se volendo ci si può provare.

Cosa vedere alle Perhentian

È abbastanza chiaro che chi sceglie le Perhentian come meta di viaggio viene qui per un paio di motivi ben precisi: il mare e i suoi fondali. Alcune delle spiagge più belle sono raggiungibili esclusivamente in barca, mentre in altre ci si può arrivare anche a piedi.

L’isola di Kecil, per esempio, presenta due spiagge principali che si chiamano Long Beach e Coral Bay. La prima è l’ideale per fare un po’ di festa, mentre la seconda, così chiamata perché tra la sabbia morbida spunta anche qualche corallo, è la migliore in cui ammirare un tramonto locale.

Coral Bay, Isole Perhentina

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Una splendida veduta di Coral Bay

Da Coral Bay parte anche un sentiero che permette di raggiungere altre tre belle spiagge, il tutto passeggiando in una vera giungla. Una delle calette segrete più affascinanti si chiama Mira Beach e si fa amare perché è una striscetta di sabbia bianca contornata da scogliere e da fitta giungla.

Altrettanto straordinaria è la D’Lagoon, una caletta di nemmeno 30 metri di lunghezza che si ritrova abbracciata da grandi rocce. Ma la sua bellezza non è finita qui perché, superati 20 metri dalla riva, appaiono magnifici giardini di corallo, tra i più suggestivi di tutto l’arcipelago.

Da qua, tra le altre cose, prendono vita due sentieri generalmente poco frequentati che conducono ad altrettante spiaggette quasi sempre deserte: Turtle (da non confondere con la Turtle Beach di Besar) e la graziosa Adam and Eve Beach.

Sempre a Kecil vale la pena fare un salto anche a Romantic Beach che per molti è una delle spiagge più belle di tutte le Perhentian. Si tratta di una striscia di sabbia lunga poco più di un centinaio di metri in cui camminare in una sabbia bianchissima e tuffarsi in un mare magnifico. A rendere l’ambiente ancora più magico è che non ci sono fastidiose costruzioni in vista, un vero paradiso tropicale.

Nono sono meno incantevoli le spiagge di Besar a partire dalla già nominata Turtle Bay che si distingue per essere selvaggia e spettacolare, forse la più primitiva dell’interno arcipelago. Al vostro cospetto vi ritroverete una lunga striscia di sabbia bianchissima puntellata da grandi rocce di granito dove arrampicarsi. Non manca la giungla, fittissima, mentre non vi è alcuna traccia di strutture di alcun tipo perché qui non è permesso edificare nulla.

Turtle Bay, Isole Perhentian

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Una magica veduta di Turtle Bay

Come si può intuire dal nome, è anche il luogo più amato dalle tartarughe che da aprile a settembre, col buio, in molte circostanze vengono qui a deporre le loro uova.

Poi ancora la Spiaggia del PIR che, oltre a essere bella da togliere il fiato, offre anche la possibilità di rigenerarsi sotto le palme e fare il bagno insieme alle tartarughe e alle razze. Non è certo da meno Tuna Bay dove a spiccare è una suggestiva barriera corallina, un po’ come dedicarsi a un’indimenticabile nuotata in un acquario a cielo aperto.

Molto belle sono anche Abdul’s Beach, che senza ombra di dubbio merita il titolo di una delle migliori spiagge dell’isola, e Bubble’s Beach che forse è una delle meno note ma ugualmente ricoperta di sabbia bianca e ottima per ammirare i fondali.

Come si arriva alle Isole Perhentian

Il primo passo da fare per arrivare alle Isole Perhentian è raggiungere o il porto di Kuala Besut o quello Tok Bali. Una volta qui si hanno due possibilità: organizzare il trasporto con la struttura del proprio alloggio, oppure rivolgersi a una delle varie agenzie che mettono a disposizione – ad orari prestabiliti – imbarcazioni per le isole.

La buona notizia è che arrivare ai porti che vi abbiamo detto sopra è piuttosto semplice in quanto esistono compagnie che organizzano dei bus dalla capitale delle Malesia o da altre cittadine da sogno come Malacca. Il viaggio però richiede spesso molte ore, e per questo il consiglio è farlo di notte.

Quando andare alle Isole Perhentian

Le Perhentian sono un paradiso vero ma purtroppo non sempre accessibile. Nel periodo delle piogge monsoniche, ovvero quello che va novembre a febbraio, i collegamenti con la costa vengono quasi del tutto sospesi e più o meno tutte le strutture alberghiere chiudono le loro porte. Ciò vuol dire che è possibile attaccarvi quasi esclusivamente da marzo ad ottobre inoltrato.

I mesi che vanno da aprile a settembre sono quelli in assoluto più caldi (anche se qui il freddo quasi non esiste) con medie minime di 23/24° e massime intorno ai 32°. Il top del top per visitare questo meraviglioso angolo del nostro mondo è quindi il periodo che va da metà maggio a metà settembre, momento dell’anno in cui le giornate sono particolarmente luminose ed assolate. Luglio e agosto corrispondono all’alta stagione, quindi seppur belli sono i mesi in cui i prezzi del soggiorno sono assolutamente più alti.

Per il resto, preparatevi a godere di uno dei paradisi più speciali del Sudest asiatico.

Perhentian island, come organizzare il viaggio

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Veduta aerea delle Perhentian island
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Perché gli italiani dovrebbero tornare a visitare la Malesia

Per due lunghi anni, la pandemia ci ha impedito di viaggiare verso le più belle mete esotiche. Tra i Paesi inaccessibili agli italiani c’era anche la Malesia, molto amata dai nostri connazionali per le spiagge ma non solo. Finalmente, dal 1° aprile il Paese ha riaperto i confini al turismo e dal 1° maggio non sono più necessari né test di ingresso né assicurazione obbligatoria. È tempo, quindi, di tornarci.

Abbiamo incontrato Mohamad Libra Lee Haniff, direttore del Turismo malese in Europa, per farci raccontare com’è cambiato il turismo in Malesia durante questo periodo e perché è la meta ideale dove andare quest’anno.

“Durante la pandemia si poteva andare solo sull’isola di Langkawi. Sono arrivati 15mila visitatori provenienti da diversi Paesi del mondo, soprattutto dagli Stati Uniti, e anche da qualche Paese europeo come la Gran Bretagna, la Germania, la Francia e la Scandinavia, ma non dall’Italia. Dal 1° aprile però abbiamo aperto anche il resto del Paese e ora si può viaggiare ovunque in Malesia. Stiamo già vedendo i risultati, ma non abbiamo ancora rivisto gli italiani.

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La paradisiaca isola di Langkawi in Malesia

Nel 2019, gli arrivi degli italiani sono stati circa 54mila, il più alto numero mai raggiunto che per noi rappresenta il quinto mercato europeo e quindi è molto importante che gli italiani tornino in Malesia. Ecco perché voglio raccontare loro cos’è la Malesia e perché è sicuro venire”.

Cosa c’è di nuovo da convincere gli italiani a venire in Malesia?

“Ci siamo innanzitutto affidati a una società che certifica la sicurezza e l’igiene delle strutture alberghiere. Poi ci sono delle nuove mete da visitare nel Paese. Naturalmente il nostro gate d’arrivo è sempre Kuala Lumpur, ma non vogliamo promuovere le spiagge della Malesia, i turisti ci vanno già da soli, specie sulla costa orientale che è anche una delle mete preferite per la luna di miele.

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Alba sul Monte Kinabalu in Malesia

Vogliamo promuovere le attività turistiche nei dintorni della Capitale dove si può fare ecoturismo e turismo esperienziale con le comunità locali. Il cosiddetto “Community based tourism” ha un’implicazione economico-finanziaria molto importante per ridistribuire il benessere nel Paese coinvolgendo le comunità locali. Si può dormire con loro, ma anche fare esperienze autentiche. Banalmente, anche acquistare un souvenir è già un tipo di turismo responsabile. A breve ci saranno dei tour proprio per scoprire questo aspetto del Paese.

Inoltre, tra le nostre parole chiave c’è la sostenibilità e vogliamo far conoscere meglio il Borneo malese dove ci sono dei luoghi unici al mondo come il Monte Kinabalu o Kina Bataan oppure il Bornean Sun Bear Conservation Centre, dove vengono curati gli orsi del Borneo, l’unico posto al mondo dove si possono vedere, o ancora dove si possono incontrare gli oranghi. Tra le dieci cose da fare nella vita c’è sicuramente un’esperienza con gli oranghi della Malesia.

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Un esemplare di orso del Borneo

E poi ci sono le nostre Wetland, il paradiso delle mangrovie. Si può soggiornare nel Borneo, ci sono diversi resort, attraversarlo con le long boat sul fiume ma si può anche fare un’escursione in giornata da Kuala Lumpur.

Infine, un aspetto molto importante della Malesia è il suo street food famoso in tutto il mondo e che fa parte della cultura del Paese. In Malesia è tutto aperto 24 ore su 24 e si possono fare esperienza davvero uniche”.

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Street food a Kuala Lumpur