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Dalla Torre di Pisa al cuore delle Alpi di Zurigo in treno: il viaggio slow dell’estate

Chi lo ha detto che l’estate è dedicata esclusivamente al mare e alle spiagge paradisiache? La bella stagione è perfetta anche per fare un viaggio che unisca paesaggi da sogno, comfort e un tocco di avventura internazionale. E quest’anno c’è persino una grande novità: dall’8 giugno al 29 settembre 2025, Trenitalia, in collaborazione con le Ferrovie Federali Svizzere, attiva un nuovo collegamento giornaliero Eurocity tra Zurigo e Pisa (e viceversa), pensato per chi desidera scoprire l’Europa seduto accanto al finestrino di un treno.

Un’iniziativa che non è solo un semplice ampliamento dell’offerta ferroviaria verso l’estero, ma un vero e proprio invito a tornare ad apprezzare il gusto del viaggio lento, tra Alpi maestose e città d’arte italiane.

Il nuovo treno Eurocity: itinerario e info utili

Il nuovo treno Eurocity parte ogni giorno da Pisa alle 13:20, attraversando alcune delle località più suggestive del nord Italia prima di attraversare le Alpi e arrivare a Zurigo, intorno alle 23:15. Il percorso, che dura circa 10 ore, è tutt’altro che una semplice tratta ferroviaria: è un itinerario panoramico che collega la costa toscana, le Cinque Terre, e la riviera ligure al cuore pulsante del Paese confinante con l’Italia.

Tra le fermate ci sono meraviglie come Viareggio, con il suo lungomare in stile liberty; Massa Centro, punto d’accesso per le Alpi Apuane; La Spezia, porta delle Cinque Terre; Chiavari, autentico gioiello ligure; e Genova Brignole, ideale per chi vuole visitare uno dei centri storici più grandi d’Europa.

In direzione opposta, si parte da Zurigo ogni mattina alle 6:33, con arrivo a Pisa previsto attorno alle 16:00. Un’opportunità per iniziare la giornata sulle sponde del lago di Zurigo e concluderla al tramonto tra le mura medievali della città toscana.

I biglietti partono da un costo di 57,50 euro e sono già disponibili su App e sito Trenitalia, in tutte le biglietterie e presso le agenzie di viaggio abilitate. Va specificato, tuttavia, che dal prossimo 8 giugno sono attivi gli Eurocity da Zurigo a Pisa, mentre quelli da Pisa a Zurigo dal giorno seguente (9 giugno). Qualunque sia il vostro punto di partenza e di arrivo, i convogli avranno frequenza giornaliera fino al 29 settembre 2025.

Una scelta sostenibile, comoda e accessibile

In un’estate (ad essere onesti, da qualche anno) in cui sempre più viaggiatori cercano soluzioni sostenibili, questo nuovo treno rappresenta una valida alternativa all’aereo per chi vuole esplorare il Vecchio Continente con lentezza e attenzione all’ambiente.

Un collegamento che si aggiunge all’attuale rete internazionale gestita da Trenitalia e Ferrovie Federali Svizzere, tra cui le tratte Milano–Zurigo–Francoforte, già attive in cooperazione con Deutsche Bahn. L’obiettivo è piuttosto chiaro: rendere il nostro magnifico continente sempre più connesso attraverso una mobilità ferroviaria di qualità, sostenibile e pensata per i viaggiatori contemporanei.

Chi sceglierà questa opzione potrà regalarsi un viaggio che non è solo uno spostamento da un punto all’altro, ma una vera esperienza di esplorazione, comoda e rilassante, che abbraccia i paesaggi alpini, i borghi marittimi e le città d’arte.

Che siate turisti alla scoperta dell’Italia o concittadini in cerca dell’eleganza Svizzera, dall’8 giugno al 29 settembre 2025 questo nuovo Eurocity potrebbe essere il modo più affascinante per spostarsi. E per riscoprire – con lentezza e meraviglia – il piacere di viaggiare in treno.

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70 anni di onde e storia: torna la Regata delle Repubbliche Marinare

Nel fine settimana del 17 e 18 maggio 2025, Amalfi si veste di storia, gloria e mare. A fare battere il cuore della Costiera sarà la 70ª edizione della Regata delle Antiche Repubbliche Marinare, una manifestazione che ogni anno, a turno, vede protagoniste Venezia, Pisa, Genova e la stessa Amalfi.

Oltre a essere una gara, è un vero e proprio rito collettivo che celebra un’eredità antica: quella delle quattro città che per secoli dominarono i mari, commerciarono con il mondo e scrissero pagine fondamentali della storia del Mediterraneo.

Un evento che unisce storia, identità e sport

La Regata è una narrazione vivente, un atto di identità. In ogni remata, ogni urlo del timoniere, ogni colpo d’onda, si legge un orgoglio antico che vibra ancora nelle vene delle città marinare. Amalfi, la più piccola e forse la più fiera tra le quattro, ospita quest’anno l’evento con entusiasmo e con un ricco programma di celebrazioni.

Infatti, la comunità amalfitana vive la Regata come un momento solenne. Le strade del centro, i vicoli che si affacciano sul mare e le piazzette nascoste si animano di storia e passione. In apertura delle celebrazioni, è stata inaugurata una mostra dedicata ai manifesti ufficiali delle 70 edizioni passate, un viaggio nella memoria grafica dell’evento.

Studiosi e storici si confrontano in convegni sul ruolo delle Repubbliche Marinare nello sviluppo del Mediterraneo medievale. Sabato 17 maggio, la vigilia della grande gara, è il turno del palio femminile e della suggestiva presentazione degli equipaggi nella pittoresca piazzetta di Atrani, da dove parte il corteo storico che attraversa le strade di Amalfi in un’esplosione di costumi, stendardi e musiche d’epoca.

Domenica: la sfida dei quattro galeoni

Il clou dell’evento arriverà domenica 18 maggio, quando i quattro galeoni (ricostruiti su modelli del XII secolo) si affronteranno in mare aperto, lungo un percorso lineare di 2000 metri.

La gara partirà da Capo di Vettica, promontorio dominato da una torre vicereale del Cinquecento, per poi scivolare lungo la costa fino al traguardo davanti alla Marina Grande. La cornice sarà quella, unica e spettacolare, del Monte Aureo, con la Torre dello Ziro che veglia dall’alto, insieme alle tracce dell’antico monastero di San Lorenzo e ai resti medievali del convento di San Francesco.

I galeoni sono vere e proprie icone galleggianti: lunghi 11 metri, a sedile fisso, spinti da otto rematori e guidati da un timoniere. Ognuno con il proprio colore e simbolo, evocano le glorie di un tempo lontano: il cavallo alato per Amalfi, il drago di San Giorgio per Genova, l’aquila imperiale per Pisa, e il leone di San Marco per Venezia.

Una storia nata da un sogno

La Regata nacque da una visione condivisa. Alla fine degli Anni Quaranta, l’amalfitano Francesco Amodio e il pisano Mirro Chiaverini immaginarono una celebrazione che potesse riportare in vita l’epica delle Repubbliche Marinare.

Quel sogno prese forma ufficialmente il 10 dicembre 1955 ad Amalfi, con la costituzione dell’Ente Regata delle Quattro Repubbliche Marinare. L’anno seguente, il 9 giugno 1956, i galeoni vennero varati a Venezia, alla presenza del futuro papa Giovanni XXIII, allora patriarca della città lagunare.

Una tradizione che guarda avanti

Settant’anni dopo, la Regata continua a essere un ponte tra passato e futuro. I protagonisti non sono più solo figuranti e rievocatori: sono atleti professionsti, campioni e giovani promesse del canottaggio italiano, che nelle settimane precedenti l’evento si allenano con intensità, perfezionando movimenti, sincronismi, resistenza.

La competizione è reale, la sfida è autentica. Eppure, quello che accade in mare è solo una parte di un affresco molto più grande: tra vogate e storia, tra antichi fasti e nuovi entusiasmi, prende vita qualcosa di unico ovvero un’Italia che non dimentica, che celebra il proprio passato navigando verso il domani.

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Da Pisa a Prato, passando per Pistoia: la valle del cioccolato si trova in Toscana

La Toscana non è solo terra di olio e vino. Tra le sue colline, nei centri storici e perfino nelle zone industriali, si nasconde una tradizione dolciaria di grande valore: quella del cioccolato. Un’eredità artigianale che affonda le radici nel Settecento e che oggi ha dato vita a una vera e propria “valle del cioccolato”, un itinerario che si snoda tra Pisa, Pistoia e Prato. In quest’area si concentra un numero sorprendente di maestri cioccolatieri, laboratori storici, piccole aziende innovative e appuntamenti annuali dedicati al cacao di qualità.

Ma non si tratta solo di produzione, perché in Toscana il cioccolato è cultura, esperienza sensoriale e racconto del territorio. Il clima favorevole alla lavorazione, la presenza di artigiani con formazione gastronomica e artistica, la cura per la materia prima e il gusto per la sperimentazione hanno trasformato la regione in uno dei luoghi italiani del cioccolato d’eccellenza.

Pisa: il cioccolato sotto la torre

Anche a Pisa, città celebre per la sua torre e per l’atmosfera universitaria, il cioccolato ha trovato casa. Qui la tradizione si intreccia con la ricerca, in laboratori dove la qualità degli ingredienti viene prima di tutto. Non lontano dal centro, è possibile visitare piccole realtà artigiane che offrono degustazioni, visite guidate e corsi di cioccolateria.

Una delle tappe più note è De Bondt, realtà storica guidata da un cioccolatiere olandese innamorato dell’Italia, che ha scelto proprio Pisa per sviluppare un laboratorio all’avanguardia. Le sue creazioni spaziano dalle tavolette ai tartufi, con ingredienti selezionati e un’attenzione costante alla sostenibilità. Le visite su prenotazione permettono di scoprire le fasi di produzione e conoscere da vicino il processo, dalle fave di cacao fino al prodotto finito.

Spostandosi verso le colline pisane, non mancano piccole aziende che legano il cioccolato ai prodotti locali, come l’olio d’oliva o il vino, e propongono esperienze sensoriali complete. Alcune organizzano veri e propri percorsi di degustazione che abbinano il cioccolato a formaggi, liquori e frutta secca del territorio.

Pistoia: botteghe storiche e praline al gusto toscano

A Pistoia la cultura del cioccolato è legata alle botteghe di tradizione, spesso a conduzione familiare, dove la passione si tramanda di generazione in generazione. Il centro storico conserva ancora caffetterie e laboratori che lavorano il cioccolato come si faceva una volta, partendo da materie prime selezionate e seguendo ritmi lenti.

Tra i nomi da conoscere c’è Slitti, con sede a Monsummano Terme, uno dei punti di riferimento della cioccolateria italiana. Nato come torrefattore, nel tempo ha sviluppato una linea di cioccolato artigianale apprezzata in tutto il mondo. Le sue praline, le creme spalmabili e le tavolette monorigine si possono degustare in loco, grazie a un punto vendita aperto al pubblico e a un calendario di visite guidate e corsi.

Nel cuore della città, invece, piccole cioccolaterie propongono assortimenti che vanno dai tartufi alle tavolette aromatizzate con spezie o frutti locali. Alcune collaborano con ristoranti e bistrot per creare dessert su misura, ispirati alla cucina toscana.

Durante il periodo invernale e in prossimità delle festività, molte attività aprono le porte ai visitatori con laboratori per famiglie, degustazioni a tema e piccoli mercatini. È l’occasione perfetta per scoprire il volto più autentico della città, tra arte e dolcezza.

Prato: il cuore produttivo della valle del cioccolato

Se c’è una città che può essere considerata il cuore pulsante della valle del cioccolato in Toscana, questa è Prato. Qui si concentra un alto numero di laboratori e maestri artigiani, molti dei quali premiati a livello nazionale e internazionale. La tradizione dolciaria pratese, che affonda le radici nella cultura dei biscotti e delle mandorle, ha trovato nel cioccolato un’evoluzione naturale.

Uno dei nomi più rappresentativi è Cioccolateria Mannori, dove il maestro cioccolatiere Luca Mannori – campione del mondo di pasticceria – propone creazioni iconiche come la Setteveli, dolce ormai entrato nella leggenda. Il laboratorio è visitabile su prenotazione e spesso organizza eventi e degustazioni.

A Montemurlo e nei comuni limitrofi si trovano altre botteghe specializzate che lavorano il cioccolato con grande cura, spesso collaborando con produttori locali per creare praline e tavolette che raccontano il territorio. Da provare le creazioni a base di vin santo, fichi secchi o castagne.

Prato è anche una delle città più attive nell’organizzazione di eventi legati al cioccolato, coinvolgendo scuole, istituti gastronomici e associazioni locali per promuovere la cultura del cacao e il valore dell’artigianalità.

Eventi del cioccolato in Toscana

La valle del cioccolato tra Pisa, Pistoia e Prato è animata tutto l’anno da eventi, feste e manifestazioni dedicate agli amanti del cacao. Occasioni per scoprire i segreti della lavorazione artigianale, assaggiare nuove creazioni e vivere esperienze educative e divertenti per tutte le età.

Tra gli appuntamenti principali c’è Un Prato di Cioccolato, evento che si tiene ogni autunno nel centro storico della città. Per alcuni giorni, piazza Duomo si trasforma in una grande vetrina del cioccolato artigianale, con stand, degustazioni, incontri con i maestri cioccolatieri e laboratori per bambine, bambini e adulti.

In diverse località della zona arrivano anche le tappe di ChocoMoments, manifestazioni itineranti che portano nelle piazze italiane la Fabbrica del Cioccolato. Si tratta di una struttura mobile dove si può assistere dal vivo alla lavorazione delle fave di cacao, con video, pannelli informativi, macchinari e dimostrazioni. All’interno vengono organizzati laboratori per bambini, showcooking, degustazioni guidate e attività per le scuole. Ogni tappa si personalizza in base al territorio ospitante: nella valle toscana del cioccolato, spesso vengono create praline speciali con ingredienti tipici locali, come miele, vino, agrumi o spezie. L’obiettivo è valorizzare l’identità del luogo attraverso il gusto, rendendo ogni evento unico e irripetibile.

In autunno a Pistoia, il centro storico ospita il Cioccolosità Festival, con banchi di degustazione, showcooking e incontri con i maestri cioccolatieri della zona; in inverno a Pisa festival Dolcemente  è un evento che celebra la tradizione dolciaria italiana, con uno spazio dedicato al cioccolato.

Come arrivare

La valle del cioccolato si estende in una zona ben collegata della Toscana, facilmente raggiungibile sia in auto sia con i mezzi pubblici. Chi viaggia in auto può percorrere l’autostrada A11 Firenze-Mare, che collega tutte e tre le città: un itinerario perfetto per una gita di uno o più giorni alla scoperta dei maestri cioccolatieri locali. Uscendo a Prato Est, Pistoia o Pisa Nord si raggiungono in breve tempo i centri storici e le principali botteghe.

In treno, Pisa, Pistoia e Prato sono collegate da linee regionali frequenti. Da Firenze, ad esempio, si arriva a Prato in meno di 30 minuti, a Pistoia in circa 40 e a Pisa in poco più di un’ora. Anche da Lucca, Livorno e Arezzo i collegamenti sono comodi e diretti.

Per chi arriva da fuori regione, gli aeroporti di Pisa e Firenze sono i più comodi: entrambi ben serviti da voli nazionali e internazionali, con collegamenti diretti verso il centro città in treno o autobus.

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È Pisa la Città Resiliente d’Italia: di cosa si tratta e perché

È qui che si trova una delle piazze più belle del mondo, Piazza dei Miracoli, oltre che una delle attrazioni più conosciute, la Torre pendente. Pisa, però, vuole essere molto più che i suoi monumenti, vuole diventare una città green. E quest’obiettivo è stato raggiunto perché, in occasione della 25ª edizione della manifestazione “La città per il Verde”, si è aggiudicata il riconoscimento di “Città Resiliente d’Italia”.

Si tratta di un premio importante perché è l’unico, a livello nazionale, che riconosce i comuni italiani impegnati nell’investire in realizzazioni capaci di incrementare il patrimonio verde pubblico e nel migliorare le condizioni ambientali del proprio territorio. Il premio, consegnato a Milano il 21 febbraio, è stato assegnato a Pisa grazie al Parco Europa, il progetto ambientale in sviluppo a Cisanello.

Cosa è il riconoscimento “Città Resiliente d’Italia”

In generale, la resilienza è la capacità di adattarsi ai cambiamenti. Quando questa parola viene utilizzata per parlare di una città, si fa riferimento a un modo di agire pensato per affrontare i cambiamenti climatici e i grandi stress a cui sono sottoposti i centri abitati. Pisa, con il progetto Parco Europa, ha dimostrato di fare grandi passi avanti verso un agire sostenibile che, nel tempo, porterà importanti benefici alla città, ai suoi abitanti e all’ambiente.

Questo le è valso il riconoscimento “Città Resiliente d’Italia”, una sezione completamente nuova introdotta quest’anno dalla giuria del premio “La Città per il verde”. Si tratta di un premio nato per riconoscere le città che, con le loro azioni, guardano al futuro attraverso la creazione di infrastrutture verdi pensate per adattarsi ai cambiamenti climatici.

Perché Pisa è la Città Resiliente d’Italia

La città di Pisa è stata riconosciuta la più resiliente d’Italia grazie al lavoro svolto in uno dei quartieri che ha subito maggiormente i danni di una crescita urbanistica disorganizzata e non gestita. Protagonista del progetto è il Parco Europa, dove si è portato avanti un intervento di forestazione urbana ideato per piantare 500 alberi e per creare un’area umida. Altri interventi sono previsti per il parco in Via Pungilupo, che prevede la messa a dimora di altri 90 alberi e la realizzazione di una grande area verde con 1500 nuove alberature.

Il premio ha riconosciuto a Pisa l’impegno nel costruire tre aree naturalisticamente omogenee: una che conserva gli elementi naturali spontanei presenti, un’altra dov’è stata realizzata una piazza verde con attrezzature a basso impatto ambientale e una terza che ha riguardato il mantenimento attivo di aree prative. Com’è stato dichiarato nella motivazione annunciata durante la premiazione: “L’intervento si è basato sull’incremento di risorse ambientali per aumentare la resilienza della città. Al fine di monitorare le emissioni assorbite dalle specie arboree, sono stati installati dei sensori ambientali per monitorare i parametri di NO2-NO-O3-PM1-PM2.5-PM10. La realizzazione ha anche un non secondario interesse strategico di tipo topografico, essendo prossima a un ospedale”.

In questo modo, la città toscana ha dimostrato l’importanza di una buona progettazione e gestione delle infrastrutture verdi. I lavori, grazie a un finanziamento regionale di un milione di euro, proseguiranno per il completamento della seconda parte del Parco Europa, che prevede nuove azioni di forestazione urbana, una corretta gestione delle acque e la realizzazione di zone umide per favorire la biodiversità.

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Alle porte di Pisa, c’è un palazzo che lascia a bocca aperta

La Torre di Pisa, nella meravigliosa piazza dei Miracoli, catalizza l’interesse di quasi tutti i turisti che visitano dalla città arrivando da tutto il mondo per l’unicità – indiscussa – di questo scorcio d’Italia.

Basta uscire di poco dalla città, però, per trovarsi difronte a uno degli edifici più incredibili e assolutamente inaspettati che esistano nel nostro Paese.

Pochissimi lo conoscono, ma è uno dei segreti meglio conservati che abbiamo nel nostro Paese. E merita una visita. Con tutta la famiglia. Si tratta della Certosa di Calci, che qualcuno chiama anche Certosa di Pisa, che dista una decina di chilometri dal centro città.

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Fonte: 123rf

Lo scalone della Certosa di Calci

La Certosa di Calci

Alle pendici del Monte Pisano, in quella valle oggi nota come Val Graziosa (“piena di grazia”, ma che un tempo era chiamata “buia”), la certosa ospitava un monastero certosino, ma a vederla è tutt’altro che un edificio austero come dovrebbe essere un luogo religioso.

Fondato nel 1366 da una famiglia di certosini, il complesso è stato ampliato tra il XVII e il XVIII secolo. Fu abitato dai monaci fino agli Anni ’70 quando poi lo abbandonarono per riaprire, negli Anni ’90, come Museo Nazionale. Oggi, è uno splendido monumento Barocco inserito in un contesto paesaggistico molto suggestivo.

Se dall’esterno, con la sua grandezza e maestosità, è visibile a distanza di chilometri, è all’interno delle sale, delle cappelle, degli scaloni e dei lunghi corridoi che riserva incredibili sorprese.

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Gli affreschi nella Certosa di Calci, Pisa

Cosa vedere

Completamente circondata da mura, la Certosa di Calci era una sorta di cittadella indipendente con tanto di pozzo d’acqua, orti coltivati e persino una farmacia. Una volta entrati nel complesso monastico, un grande parco accoglie i visitatori che accedono agli spazi chiusi attraverso uno scalone a doppia rampa che ricorda più l’accesso a una villa di delizia che a un monastero.

Lo stesso edificio in stile Barocco sembra più un castello che un luogo di culto. E sorprendenti sono gli interni: una miriade di sale e di piccole cappelle collegate tra loro da corridoi. Non c’è un ambiente che non sia completamente affrescato, dalle pareti al soffitto fino alle cupole, e poi stucchi, boiserie intagliate e pavimenti di marmo intarsiati: un tripudio di forme, colori e decori che fanno girare la testa.

Cicli pittorici del Vecchio e del Nuovo Testamento, e poi Vescovi, Santi, Sovrani e figure allegoriche: non manca nessuno.

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Fonte: 123rf

La spezieria della Certosa di Calci

Le sale imperdibili

L’interno della Certosa di Calci è una vera meraviglia, ma ci sono alcuni ambienti che lo sono ancor più e che meritano assolutamente una visita. Uno di questi è la Foresteria Granducale, così chiamata perché riservata ai re di Toscana che di tanto in tanto vi soggiornavano, con stucchi e affreschi di allegorie. Un altro è il refettorio, l’unico luogo dove i monaci potevano parlare tra loro, altrimenti le loro giornate le trascorrevano nel silenzio più completo, con un bellissimo affresco dell’Ultima cena.

Altri ambienti sono le celle dei monaci, disposte intorno a un grande chiostro. Non piccole stanze anguste e desolate, ma grandi appartamenti composti da più stanze con tanto di giardino privato. A ciascuna cella si accede attraverso una porta di legno decorata a indicare l’identità dell’inquilino che riceveva la razione di cibo quotidiano attraverso un passavivande esterno girevole.

Da non perdere anche l’antica spezieria (la farmacia), con ampi scaffali di legno e vasi – i cosiddetti “albarelli” – decorati che un tempo contenevano erbe medicinali per curare ogni sorta di male.

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Fonte: 123rf

Il chiostro delle celle dei monaci a Calci

Il Museo di storia naturale

In un’ala della Certosa è stato aperto un interessante museo, quello di storia naturale dell’Università di Pisa. Le sale ospitano collezioni di paleontologia, mineralogia e zoologia raccolte fin dal 1500, mentre all’esterno, nel grande giardino, è stato sistemato il gigantesco scheletro di un dinosauro.

Il museo ospita anche una delle gallerie di cetacei più grandi d’Europa, con interi scheletri di balena. Questa esposizione si trova nell’attico dell’ex monastero da cui, tra l’altro, si può godere di una bellissima vista sul territorio.

Visitare la Certosa di Calci e il museo

La Certosa di Calci è gestita dal ministero dei Beni culturali ed è aperta tutto l’anno. La visita è accompagnata dal personale del Polo museale della Toscana, mentre il Museo di storia naturale si può visitare liberamente tutti i giorni dalle 9 alle 19, la domenica e tra il 1° giugno e il 30 settembre fino alle 20.

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Affreschi e boiserie nelle sale della Certosa di Calci