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Tutte le zone d’Italia dove andare a funghi

Quando arriva la stagione autunnale gli amanti dei funghi sono pronti a partire a caccia nelle varie zone consigliate per la raccolta. In Italia ci sono vari posti in ogni regione dove poter mettersi sulle tracce di questi frutti dei boschi per poi gustarli in vari modi. I funghi sono un ottimo condimento per un primo piatto, ma anche per un secondo di carne e come contorno in solitaria. Chi ama il trekking e le passeggiate immerso nella natura, potrebbe unire le due attività e tornare a casa con un prezioso bottino gastronomico. Ma dove andare per raccogliere funghi lungo lo stivale? Ecco alcuni posti che i ricercatori di funghi conoscono bene e dove vale la pena fare un salto.

Lazio

Le zone del Terminillo, Filettino, Parco dei Monti Simbruini e la Valgranara sono i luoghi della regione Lazio dove è possibile raccogliere funghi. Ma anche l’Alta Valle del Velino, in provincia di Rieti, merita una menzione speciale.

Campania

I boschi campani custodiscono anche funghi, oltre ai tartufi di Laceno in Irpinia. Non è possibile raccoglierne più di 3kg a persona ogni giorno e si deve pulire il fungo sul posto prima di portare via il bottino.

Basilicata

I sentieri intorno a Potenza e Aliano offrono boschi ideali per andare per funghi.

Funghi

Fonte: 123RF

Funghi in Italia

Molise

Per raccogliere i funghi in Molise basta andare sui Monti della Meta, al Parco del Matese o a Sannio.

Piemonte

In Piemonte se volete raccogliere funghi potete dirigervi al Castello di Masino, un bene del Fai dove si trovano tantissimi porcini. Con l’occasione di fare una bella passeggiata nella natura e godersi paesaggi suggestivi, si possono portare a casa alcuni funghi di qualità. In particolare le zone migliori sono il Canavese e il cuneese con Val Casotto.

Valle d’Aosta

La Valle D’Aosta è un paradiso per i fungaioli, soprattutto grazie ai boschi di La Thuile che sono ricchi di funghi porcini e finferli. Nei dintorni delle cascate del Lutor è possibile imbattersi in qualcosa di interessante, oltre a godersi il paesaggio suggestivo mano a mano che ci si addentra tra le conifere. In questa regione si può raccogliere anche al Parco Nazionale del Gran Paradiso, anche se è meglio controllare le regole che prevedono una quantità giornaliera non superiore a 1kg a persona per la raccolta di funghi.

Trentino Alto Adige

All’interno del Parco Naturale dell’Adamello si possono esplorare l’Altopiano della Paganella e il Lago di Molveno se si è alla ricerca di funghi in Trentino. In questa regione le varietà che si trovano solitamente sono gallinacci, prataioli e porcini, numerosi anche nella Val di Sole, Val Rendena, Val di Fiamme e Val di Non. Inoltre nella provincia di Trento è possibile raccogliere ben 2 kg di funghi al giorno, ma non dalle 19 alle 7 del giorno dopo.

Veneto

Le montagne venete sono ricche di funghi, basta organizzare una passeggiata nei boschi del Cadore, nella Val fiorentina del Cansiglio o sull’Altopiano di Asiago e, oltre a godere di panorami mozzafiato, potrete raccogliere tante specie diverse.

Friuli Venezia Giulia

Tarvisiano e le valli di Tolmezzo sono i posti più famosi per raccogliere funghi in Friuli Venezia Giulia, però serve un’autorizzazione precisa per poterlo fare. Infatti è richiesta una quota a seconda della zona di raccolta per poter prendere i funghi e portarli via con se.

Lombardia

Non molto distante da Milano ci sono diversi posti per raccogliere funghi in Lombardia, come il Parco delle Groane, la Val Brembana, l’Alta Brianza, l’area tra Milano e Pavia e la Bassa Valtellina. Qui il tetto massimo al giorno a persona è di 3kg, ma in diverse zone serve l’autorizzazione rilasciata dai comuni locali.

Liguria

Non distante da Genova, a Bargagli, basta andare a pochi km dal centro per andare a caccia di funghi. In provincia di Savona, anche Sassello è una meta conosciuta dai fungaioli, a testimonianza che anche una regione vicina al mare ha tanto da offrire per i prodotti della terra.

Emilia Romagna

Nelle valli parmensi, la Val Baganza, la Val Trebbia, la Val Nure e la Val Ceno c’è persino una Strada del Fungo Porcino e la Val di Taro offre l’opportunità di trovare un fungo IGP, ovvero il fungo di Borgotaro. Le valli appenniniche dell’Emilia Romagna sono una fonte ricca di funghi e non si può raccogliere più di 3kg di prodotto. Tra le specie della zona sono il Calocybe gambosa, il Prugnolo e l’Amanita caesarea.

Toscana

La Maremma toscana è uno dei posti più ricchi di funghi nei boschi di querce lungo la strada che collega Civitella Marittima con Roccastrada, soprattutto per la varietà dei porcini. Ma anche la strada da Castel del Piano fino al Monte Amiata regala soddisfazione ai fungaioli con boschi di castagno che offrono funghi B. reticolatus, B. aereus e C. Cibarius.

Funghi autunno

Fonte: 123RF

Raccogliere funghi in autunno

Marche

Il Monte Catria, in provincia di Pesaro, è una zona famosa per i funghi, insieme al Monte Nerone e il Parco della Gola della Rossa con i pinaroli. Pensate che una volta è stato raccolto un porcino di circa 1,5 kg. Tuttavia la raccolta dei funghi in questa regione è consentita solo agli over 14 e un massimo di 3kg al giorno.

Abruzzo

In Abruzzo si possono cercare i funghi sui Monti della Laga e la Marsica per una quantità massima giornaliera di 3kg per contrastare la raccolta di funghi immaturi.

Umbria

Nelle zone montuose e collinari di Spoleto, Serano, Subasio e sui Monti Martani si possono raccogliere funghi in Umbria. Ma nei boschi di Montebibico, nella zona della Vallocchia e di Pompagnano anche ci possono essere belle sorprese, come i dintorni di Umbertide, Orvieto, Terni e Perugia. Al confine con la Toscana, nell’area di Preggio e Lisciano Niccone, come a Foligno e Sellano, la raccolta dei funghi viene fatta da diversi appassionati, dall’alba al tramonto per un massimo di 4kg di merce al giorno.

Puglia

Se pure non si tratta di una Regione nota per i funghi, la Murgia e il Salento offrono qualche bella sorpresa. Basti pensare al Cardoncello della Murgia e dei Marieddhri salentini.

Calabria

In Calabria il Parco della Sila è uno tra i più ricchi sia come quantità che come diversità di funghi, a partire dal porcino. Ma anche l’Aspromonte è un vero scrigno di prelibatezze d’autunno, tanto che un gruppo di fungaioli ha dedicato un sito intero ai suoi funghi. La raccolta è consentita entro il limite massimo giornaliero di 3 Kg ed è vietata la raccolta all’interno delle riserve naturali.

Sardegna

In Sardegna la zona target per i fungaioli è la Gallura dove si trovano molti prataioli, ovuli, porcini, gallinacci, finferli e mazze di tamburo. La raccolta consentita è di quantità giornaliera non superiore a 4 kg per i funghi epigei e non superiore a un chilogrammo per i funghi ipogei.

Sicilia

Non viene mai in mente la Sicilia se si parla di raccolta di funghi, ma il Parco dei Nebrodi e il Parco dell’Etna sono Zoe da setacciare per ricredersi. La raccolta massima consentita è di 4kg a persona per ogni giorno, quindi leggermente maggiore alle altre regioni.

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Atina, nel Lazio, un borgo dalla storia antichissima

Un borgo dalla storia antica, in cui la leggenda si intreccia con gli eventi realmente avvenuti e in cui le varie epoche si sovrappongono restituendo allo sguardo scorci meravigliosi. Atina è uno dei Borghi più belli d’Italia, con le sue tante ricchezze tutte da scoprire. Camminare per le strade di questo paese significa immergersi in un luogo in cui si possono ammirare resti del periodo romano, oppure del Medioevo, in un amalgama perfetto e affascinante.

Se tutto questo non bastasse, ad Atina anche la natura lascia senza fiato, siamo nella Valle del Comino nel Lazio, nella provincia di Frosinone e qui, tra colline e montagne più alte, ci si può far stupire da scorci stupendi.

Tutto quello che c’è da sapere sul borgo di Atina, sulla sua storia e sulle bellezze da vedere.

Atina, il borgo e la sua storia

La leggenda vuole che a fondare la città di Atina sia stato un dio, Saturno, dando il via a quella che viene definita l’età dell’oro. Scappato dalla Grecia, si narra, si è nascosto nel Lazio dando vita a cinque città, tra cui questo bellissimo borgo.

Borgo di Atina, quello che devi sapere sulla sua storia

Fonte: iStock

Il borgo di Atina ha una storia tutta da scoprire

E se questo mito risulta indubbiamente affascinante, lo è altrettanto la storia vera di Atina. Citata da Virgilio che l’ha definita “potens”, ovvero potente, sono stati trovati resti che possono essere fatti risalire a tempi antichissimi: si tratta di corredi in bronzo databili tra l’VIII e il VII secolo a.C.

Occupata prima dai Volsci e poi dai Sanniti, dal 293 a.C. è diventata romana e per tanti anni qui vivevano ricchi patrizi. Nel corso della sua storia Atina ha dovuto affrontare momenti difficili: è stata distrutta da un duca longobardo nel 589 d.C. e ha dovuto fare i conti con un terremoto distruttivo nel 1349. Successivamente ha vissuto anni importanti diventando un centro economico di rilievo della zona.

Cosa vedere ad Atina

Ci sono molte cose da ammirare in questo favoloso borgo del Lazio dalla storia così ricca e antica. A partire dalle antiche mura la cui realizzazione può essere fatta risalire al IV secolo a.C. circa. E poi piazza Garibaldi, che si raggiunge attraverso Porta dell’Assunta, dove ammirare alcuni tesori, come un bellissimo Fontanone. Qui si trovano anche una cisterna romana e il Convento di San Francesco, che risale al 1630.

Atina, cosa vedere nel borgo nel Lazio

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Atina, le meraviglie storiche di questo borgo nel Lazio

Da non perdere il Palazzo Ducale, realizzato successivamente al terremoto, è la sede del comune ed è un edificio di notevole pregio architettonico e storico. Tra le altre cose al cui interno sono conservate alcune opere risalenti a diversi periodi storici, come un mosaico che pare possa essere datato intorno al II secolo d.C. o la cappella gentilizia con alcuni pregiati affreschi.

Due edifici, poi, che vale la pena vedere sono Palazzo della Prepositura, che risale al 1589, e Palazzo Visocchi del Settecento. Pare, infine, che sia stata innalzata sui resti di un tempio la concattedrale Santa Maria Assunta, che è stata oggetto di restauri nel corso del Settecento.

Atina è un borgo in cui riecheggia la storia a ogni passo e in cui le varie epoche del passato si intrecciano regalando agli occhi uno scenario unico. Ma la sua bellezza e il suo passato non sono le uniche ragioni per cui vale la pena visitarle: ci sono anche specialità che possono essere una golosa attrattiva.

Le specialità di Atina

Quando si viaggia si va alla scoperta delle ricchezze dei luoghi e dei suoi tesori. E Atina – borgo nella Valle del Comino in provincia di Frosinone – ne ha davvero tanti, anche dal punto di vista enogastronomico. Quindi, se si programma una visita a questo luogo annoverato tra i Borghi più belli di Italia (che dista circa due ore da Roma), vale la pena assaggiare il Cabernet Atina Doc, un vino rosso che è una gioia per il palato. Da non perdere il fagiolo cannellino dop, tipico di questa zona.

Atina quindi non è solo un borgo importante e da scoprire per la sua storia e per le sue tante bellezza, ma anche un luogo con alcune eccellenze enogastronomiche tutte da gustare.

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La Valdichiana e le altre location del “Pinocchio” di Garrone e Benigni

Ambientazioni fiabesche che sembrano uscire direttamente da un libro di favole e paesaggi che potrebbero appartenere ad altri mondi: sono quelli messi in scena nel film Pinocchio di Matteo Garrone del 2019, in cui Roberto Benigni ha recitato nei panni di Geppetto. In realtà questi luoghi, che tutti noi abbiamo potuto ammirare sullo sfondo dell’opera cinematografica del regista de Il racconto dei racconti, sono tutti veri e autentici.

Partiamo per un viaggio tra le location da sogno di Pinocchio, che si snodano in 3 diverse regioni italiane: partiamo dalla Valdichiana toscana per spostarci alla ricerca dei paesaggi scelti per le riprese tra la Puglia e il Lazio.

Ambientazioni di Pinocchio tra le meraviglie d’Italia

Uscito al cinema il 19 dicembre 2019, il film Pinocchio di Garrone, tratto dal romanzo “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” di Carlo Collodi, ha conquistato subito il pubblico e la critica. Basti pensare che ha ricevuto ben 15 candidature ai David di Donatello 2020, vincendo in cinque categorie: Miglior scenografo, Miglior truccatore, Miglior costumista, Miglior acconciatore e Migliori effetti speciali visivi. Inoltre, ha ottenuto 2 candidature agli Oscar 2021 nelle categorie Migliori costumi e Miglior trucco.

Ma un premio speciale dovrebbero riceverlo anche le location da favola, tutte italiane, che hanno fatto da sfondo alle scene della pellicola amata da grandi e piccini. I luoghi scelti per le riprese si trovano in tre splendide regioni del Bel Paese: Toscana, Lazio e Puglia. Vediamoli tutti, partendo dalla regione che è anche patria natìa dell’attore Roberto Benigni, ovvero la Toscana.

Location di Pinocchio in Toscana: la Valdichiana

Partiamo dai paesaggi toscani, e in particolare dalla Val di Chiana (o Valdichiana) senese, tra Siena e Arezzo, vicina al lago Trasimeno e alle aree lacustri di Montepulciano e Chiusi.

È nella frazione del borghetto medievale de La Fratta, nel comune di Sinalunga, che è stato ricreato il villaggio di Geppetto (interpretato da Roberto Benigni): l’ambientazione, in particolare, è tra le mura della storica Tenuta La Fratta, una delle più belle e antiche dimore della Toscana, sopravvissuta al passare dei secoli, giungendo a noi in condizioni splendide. Il primo documento nel quale viene citata risale al 1208, il che non fa che attestare il valore storico di una struttura che sorge su quella che un tempo era una delle più importanti strade dell’antica Roma, la via consolare Cassia. Ancora oggi la tenuta mantiene una fattoria, una villa e un pascolo per il bestiame.

Sinalunga, splendido borgo in Toscana

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Sinalunga, in Toscana

Garrone a sfruttato a proprio vantaggio le bellezze senza tempo dei luoghi che circondano la Fratta, sita al centro di un territorio ricco di cultura e pregno di storia. Il paesaggio è particolarmente vario, proponendo così numerose tipologie di setting, dalle aree lacustri dei laghi Trasimeno, di Montepulciano e di Chiusi, fino a quella pianeggiante della Valdichiana e della Val d’Orcia. A ciò si unisce una dorsale collinare, proprio tra le due vallate principali, con il Monte Cetona e il Monte Amiata a dominare il tutto dall’alto.

La scelta dell’area della Val di Chiana ha anche una motivazione metanarrativa: proprio qui è nato Benigni, che nel castello di Gargonza ha scritto, con lo sceneggiatore Cerami, il suo film Pinocchio, quello uscito nel 2002 e nel quale ha interpretato il celebre burattino.

Le location di Pinocchio tra Puglia e Lazio

Per raggiungere le altre meravigliose location del film di Garrone ci spostiamo in Puglia, dove il Parco nazionale dall’Alta Murgia ha offerto splendidi scenari per le riprese: tra le ambientazioni vediamo le verdi distese naturali intervallate da rocce dei borghi di Altamura e Gravina di Puglia, in cui è stata girata probabilmente la scena dell’impiccagione.

A Gravina di Puglia, in particolare, viene ripreso il viadotto con ampie arcate che collega le sponde del torrente Gravina, mentre ad Altamura è stata ricreata la casa della Fata Turchina da adulta all’interno di alcune splendide masserie fortificate presenti in questo territorio. Parliamo della Masseria Jesce per gli esterni, con la sua cripta dedicata a San Michele Arcangelo e affreschi mariani, e della Masseria Patrone per le riprese interne, con i suoi pavimenti finemente decorati, i letti a baldacchino e i ricchi tendaggi.

Altamura, location di "Pinocchio" in Puglia

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Altamura, in Puglia

E il Paese dei Balocchi? Il luogo in cui i bambini poco volenterosi vengono trasformati in asinelli è stato ambientato in un’altra masseria che sorge tra Ostuni e Fasano. Nei dintorni invece, tra le campagne che circondano la “Città Bianca” va in scena l’incontro tra il Gatto e la Volpe, interpretati da Massimo Ceccherini e Rocco Papaleo.

Ci si sposta direttamente sul mare per raggiungere anche la location scelta per la scena del Pescecane: è il paesaggio di Polignano a Mare, a 20 minuti da Ostuni, a incantare con le sue alte falesie con rocce frastagliate e le grotte che si alternano alle calette dalla sabbia fine e candida bagnata da un mare cristallino.

Polignano a Mare, location di "Pinocchio" in Puglia

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Polignano a Mare, in Puglia

Nella cittadina di Noicattaro, in provincia di Bari, è stato ricreato invece il teatro di Mangiafuoco (interpretato da Gigi Proietti): qui si trova il Teatro più piccolo d’Europa, nel cuore nel centro cittadino caratterizzato da una particolare forma a cuore. Con soli 50 posti a sedere, la struttura risalente al 1800 era anticamente un frantoio ipogeo poi trasformato in abitazione per sfollati e deposito e, infine, come cinema e teatro (oggi gestito dai FAI).

Viaggiando fino in Lazio, Garrone ha scelto la meravigliosa Villa Catena, più volte presente nelle scene del film e nel finale: si trova a Poli, vicino a Roma, ed è famosa per essere testimonianza dell’amore di Dino De Laurentiis, che la acquistò nel dopoguerra, per Silvana Mangano. La villa cinquecentesca, nei suoi anni d’oro, ha ospitato molte celebrità hollywoodiane e star internazionali.

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I migliori festival musicali dell’estate nel Lazio e nelle Marche

L’estate è la stagione in cui la musica risuona più forte e le serate si riempiono di melodie avvolgenti sotto il cielo stellato. Il Lazio e le Marche, regioni ricche di storia e bellezza naturale, si trasformano in palcoscenici vibranti per ospitare alcuni dei festival musicali più coinvolgenti della stagione, dove ogni angolo diventa un luogo magico in cui le sette note sono protagoniste.

Scopriamo allora insieme quali sono i migliori festival del 2024, tra ritmi travolgenti, atmosfere uniche e un’infinita voglia di vivere la musica a 360 gradi.

Il BolsenArte Summer Music Festival 2024

Il festival organizzato dal Comune di Bolsena, con la direzione artistica affidata al maestro Francesco Traversi, propone per l’edizione estiva 2024 sette concerti gratuiti, alle 21,30, tra il 27 luglio e il 12 agosto, in alcuni dei luoghi più suggestivi del centro storico: piazza Santa Cristina, la Rocca Monaldeschi, piazza dell’Orologio e piazza della Rocca.

A inaugurare la rassegna il 27 luglio, alle 21,30, a piazza dell’Orologio, la “Tosca” di Giacomo Puccini. L’opera, una delle più amate dal pubblico, sarà proposta in una versione ridotta, che nasce dalla collaborazione tra Primadopera e il coro ArmoniaMundi diretto dal maestro Matteo Sartini.

Il 29 luglio, a piazza San Rocco, salirà sul palco l’ensemble Franci diretta dal maestro Margherita Di Giovanni, che eseguirà due capolavori del repertorio cameristico classico: il Quintetto in la maggiore K. 581 “Stadler” di Wolfang Amadeus Mozart e l’Ottetto in mi bemolle maggiore per archi, op. 20 (MWV R20) di frederick Mendelsohn.

Gli ottoni dell’ensemble Pentaphon si esibiranno il 30 luglio, a piazza dell’Orologio. Il gruppo nasce dall’incontro di amici professionisti provenienti da diverse esperienze musicali con l’intento di promuovere sia la musica originale per ottoni che trascrizioni fatte dagli stessi musicisti, spaziando dal rinascimento al pop. L’ensemble ha alle spalle un’intensa attività concettistica e ogni componente vanta anni di collaborazioni con gruppi strumentali e orchestre tra le più importanti del panorama italiano.

Il 1° agosto, a piazza della Rocca, sarà di scena il quartetto di clarinetti Paone, ensemble raffinato di musicisti. formato da tre clarinetti soprani Augusto Travagliati, Amedeo Ricci e Giulia Leonardo e un clarinetto basso Marco Lucchetti, che proporrà un repertorio estremamente variegato e affascinante.

Il 2 agosto, alla Rocca Monaldeschi, l’ensemble vocale Lvsitanvs accompagnerà il pubblico in un viaggio musicale nel repertorio polifonico rinascimentale. Il 6 agosto, a piazza della Rocca, il RomAccordion Trio celebrerà la fisarmonica, con la sua eccezionale espressività e le sue grandi potenzialità timbriche, attraverso il rock, le colonne sonore dei film, le canzoni tradizionali romane e brani di musica classica.

A chiudere il festival il 12 agosto, a piazza Santa Cristina, il concerto “Dal nuovo mondo” dell’Orchestra Sinfonica delle Cento Città, istituzione orchestrale della Regione Lazio con sede a Frosinone.

Info utili

Come arrivare a Bolsena

In auto

  • Dall’autostrada del Sole (A1), uscita al casello di Orvieto: Proseguire lungo la Strada Umbro Casentinese per circa 24 km.
  • Dall’autostrada del Sole (A1), uscita al casello di Orte: Prendere la superstrada per Viterbo. Da Viterbo, seguire la S.S. Cassia in direzione Siena per un totale di 60 km (30 km fino a Viterbo + 30 km sulla S.S. Cassia).
  • Sulla via Cassia: Bolsena si trova a 112 km sia da Roma che da Siena, rendendo il viaggio accessibile da entrambe le città.
  • Dalla via Aurelia: Uscita a Montalto di Castro. Proseguire in direzione Canino, Valentano per circa 60 km.
  • Da Viterbo: Seguire la via Cassia per 30 km.

In treno

Le stazioni ferroviarie più vicine sono quella di Orvieto (a 24 chilometri), di Montefiascone-Zepponami (a 16 chilometri) e di Viterbo (a 30 chilometri).

Da qui partono gli autobus di linea diretti a Bolsena.

Biglietti BolsenArte Summer Music Festival 2024

Ingresso libero.

Summer Jamboree #24

A Senigallia, la nuova edizione del Summer Jamboree #24, il festival internazionale di musica e cultura dell’America anni ’40 e ’50, sta per cominciare (dal 27 luglio al 4 agosto).

Sarà un’edizione unica, che festeggerà in grande stile i 70 anni del Rock’n’Roll, celebrando gli anni d’oro americani con grandi concerti, balli scatenati e tantissimo divertimento. E, come ogni edizione che si rispetti, venerdì 2 agosto, al Teatro La Fenice andrà in scena l’imperdibile spettacolo di BURLESQUE, Vaudeville, Dance and Cabaret, dalle ore 23.00 all’una di notte, con Majella & Oliver, Didi Derriere, Yazz, Bonnie Fox, Russel Bruner e Racy Ros.

Info utili

Come arrivare a Senigallia

In auto

Al centro della costa adriatica, Senigallia è collegata ai maggiori centri italiani dall’autostrada A14 con un’uscita al casello “Senigallia”.

In treno

Senigallia è servita dalla linea che collega Ancona con Roma e dalla linea adriatica Milano-Lecce.

Biglietti Summer Jamboree #24

Biglietti acauistabili su Ciaotickets.

Villa Ada Festival 2024

Simbolo dell’estate romana, torna il Villa Ada Festival, con oltre 30 appuntamenti, due palchi e una zona free sempre aperta a partire dalle ore 18.00.

Il 27 luglio, il fascino del mondo Disney incontrerà l’atmosfera suggestiva del laghetto di Villa Ada per una notte di balli sotto le stelle. Una rock band sarà pronta a farvi cantare, piangere e urlare sulle note dei classici Disney preferiti, in un evento che promette emozioni intense e ricordi senza tempo.

Il 28 luglio, preparatevi a immergervi nel groove denso e magmatico di Bombino, la stella del desert blues. La sua musica, profonda e avvolgente, trasporterà il pubblico in un viaggio attraverso le sonorità del Sahara.

Il 29 luglio, il palco di Villa Ada accoglierà una delle musiciste afro-peruviane più influenti della scena musicale, Eva Ayllón. La sua voce potente e il suo carisma magnetico promettono una serata di musica travolgente e coinvolgente.

Il 30 luglio, sarà la volta di Sabina Guzzanti, che con i suoi monologhi taglienti e sarcastici dedicati a politica e attualità accenderà il palco con la sua arguzia e il suo spirito critico.

Gli appuntamenti di agosto si preannunciano altrettanto imperdibili. Il 4 agosto, il leggendario gruppo cileno Inti-Illimani, insieme al cantautore italiano Giulio Wilson, daranno vita a una festa latina irresistibile con il loro Agua Tour Mondiale.

Il 6 agosto, i Fat Freddy’s Drop porteranno a Villa Ada una combinazione psichedelica di dub, reggae, soul, jazz, rhythm and blues che promette di far ballare tutti fino a tarda notte. L‘8 agosto, l’energia contagiosa dei Selton, una band brasiliana che ha trovato casa a Milano, presenterà il loro nuovo album “Gringo Vol. 1”, promettendo una serata di ritmi freschi e coinvolgenti.

Info utili

Come arrivare a Villa Ada

In auto

In auto, Villa Ada si raggiunge uscendo al Casello autostradale di Roma Nord in 21 minuti, al Casello autostradale di Roma Sud in una quarantina di minuti e al Casello autostradale di Roma Est in 24 minuti.

In metropolitana e in autobus

Con la metropolitana prendere la B1 (Linea Blu) con fermata Sant’Agnese Annibaliano e 20 minuti a piedi.

Con gli autobus, servirsi delle linee 310 – 92 – 135 – 168 – 63 – 69 – 83 – NMB1 (Linea notturna) e 15 minuti a piedi.

Biglietti Villa Ada Festival 2024

I tickets si possono acquistare online su Dice.fm oppure presso la cassa della biglietteria il giorno dei concerti.

Spring Attitude Festival

Giunto alla sua XIII edizione, lo Spring Attitude Festival torna il 13 e 14 settembre 2024 per il terzo anno consecutivo negli Studios di Cinecittà, il cuore pulsante e artistico di Roma. Questo festival è diventato un appuntamento imperdibile per gli amanti della musica, offrendo una proposta sempre più trasversale ed eterogenea che spazia tra musica elettronica, alternative rock, sperimentazioni sonore e cantautorato.

La line up di quest’anno vanta artisti di calibro internazionale, costruita su contrasti apparenti e assonanze inedite, garantendo un’esperienza musicale unica e coinvolgente. Due grandi palchi ospiteranno un flusso continuo di esibizioni, che dal primo pomeriggio fino a notte fonda, trasformeranno gli Studios di Cinecittà in un luogo magico dove ogni nota e ogni performance contribuiranno a creare un’atmosfera indimenticabile.

La XIII edizione dello Spring Attitude Festival promette di essere un’esplosione di creatività e innovazione, una celebrazione della musica in tutte le sue forme che conquisterà il pubblico con la sua energia e la sua varietà sonora.

Info utili

Come arrivare agli Studios di Cinecittà

In metro

Con la Metro A.

In treno

Con la linea treno FC1.

In autobus

Servendosi delle linee 451 – 520 – 548- 590 – 213- N500 – 559 – 657.

Biglietti

Biglietti acquistabili online presso il canale di vendita ufficiale Dice.fm.

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Le spiagge più belle e famose tra Campania e Lazio

Le regioni del Lazio e della Campania vantano alcune delle più affascinanti spiagge d’Italia, invitando i visitatori a immergersi in un paradiso di sabbia dorata, acque cristalline e paesaggi mozzafiato. Queste destinazioni costiere offrono una combinazione perfetta di relax, divertimento e bellezze naturali, rendendole mete ideali per le vacanze estive.

Che tu sia un turista in cerca di una vacanza rilassante o un avventuriero desideroso di esplorare nuovi luoghi, le spiagge tra Lazio e Campania hanno qualcosa da offrire a tutti. Gaeta, Formia, Sabaudia, Baia Domizia, San Felice Circeo e Sperlonga sono solo alcune delle destinazioni che fanno di questa regione un vero paradiso per gli amanti del mare. Ogni spiaggia ha il suo fascino unico, che va dalla sabbia dorata alle acque incontaminate, dalle dune sabbiose alle grotte marine. Inoltre, queste località offrono un’ampia scelta di attività, dalla tintarella al relax, dagli sport acquatici all’esplorazione della natura circostante.

La costa di Gaeta

Situata nel Lazio, Gaeta è celebre per la sua costa spettacolare e le acque cristalline. La spiaggia di Serapo è la più rinomata, con la sua ampia distesa di sabbia fine e dorata, ideale per prendere il sole e fare lunghe passeggiate. I visitatori possono anche esplorare la splendida cittadina di Gaeta, con la sua storia millenaria e i tesori architettonici.

La cittadina di Gaeta si trova lungo la litoranea Via Flacca e ha altre spiagge rinomate: San Vito, Arenauta, Ariana, Quaranta Remi, Sant’Agostino. In questi lidi è approdato l’eroe greco Enea che qui ha sepolto la sua nutrice Caieta la quale, secondo la leggenda, ha dato il nome alla città.

Spiaggia di Serapo a Gaeta

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La spiaggia di Serapo a Gaeta

La spiaggia a Formia

Situata sul lato settentrionale del Golfo di Gaeta, Formia è un vivace ed elegante centro balneare. Altro gioiello costiero del Lazio, Formia vanta infatti diverse spiagge incantevoli. La leggenda narra che qui fece tappa Ulisse durante il suo interminabile viaggio. E qui, ai tempi dei Romani veniva a riposarsi Cicerone, che costruì per la sua famiglia una grande villa vicino al mare.

La spiaggia di Vindicio è una delle più popolari e offre un’ampia gamma di servizi e un mare limpido e incontaminato. Gli amanti dello snorkeling e del diving apprezzeranno le acque ricche di vita marina. Formia è anche famosa per la sua ricca storia romana e medievale, che si può scoprire visitando il suggestivo centro storico.

La bellissima Sabaudia

Nel bellissimo Parco Nazionale del Circeo, nel Lazio, sorge la splendida Sabaudia. Sabaudia, le cui acque hanno ricevuto la Bandiera Blu, è situata nel cuore dell’Agro Pontino, a 90 chilometri da Roma e 25 da Latina. Il territorio pianeggiante è caratterizzato dal litorale di dune sabbiose, da zone a foresta e da quattro laghi costieri. Questa zona è diventata di moda grazie al “rumore” fatto dai molti vip che ogni estate affollano le sue belle spiagge. Il nome “Sabaudia” è elogiativo e rievocativo dell’antica casa reale italiana. La sua meravigliosa spiaggia, caratterizzata da dune di sabbia e pinete, offre un’esperienza unica a contatto con la natura. I visitatori possono godersi il sole, fare lunghe passeggiate sulla spiaggia e ammirare lo spettacolo del tramonto sul mare.

Spiaggia di Sabaudia

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La spiaggia di Sabaudia

La spiaggia di Baia Domizia

Spostandoci in Campania, troviamo la rinomata Baia Domizia, una località turistica balneare al confine con il Lazio che affascina per la sua sabbia fine e le acque cristalline. Il suo nome deriva dalla sua posizione geografica che si trova al centro della baia del Golfo di Gaeta e sul litorale Domizio. Qui, i turisti possono rilassarsi al sole, partecipare a sport acquatici emozionanti o semplicemente godersi una tranquilla passeggiata lungo la costa. Baia Domizia offre anche una vasta gamma di strutture ricettive e di svago, rendendola una meta ideale per le famiglie.

San Felice Circeo

San Felice Circeo è una perla nascosta della costa laziale che merita di essere scoperta: nonostante sia una zona molto elitaria, è anche una delle località più attraenti del litorale Pontino. La sua spiaggia sabbiosa, bagnata da un mare incantevole e frequentata prevalentemente da romani, è ideale per trascorrere giornate di relax e godersi il panorama mozzafiato. Questa località offre anche numerose opportunità per esplorare la natura circostante, come le grotte marine e il promontorio del Circeo, con i suoi sentieri panoramici. Inoltre, San Felice Circeo ha una storia antichissima che inizia con gli uomini di Neanderthal, tutta da scoprire dedicandosi a escursioni nei dintorni.

San Felice Circeo

Fonte: iStock

La costa di San Felice Circeo

Sperlonga

Infine, non si può parlare delle spiagge più famose tra Lazio e Campania senza menzionare Sperlonga. Sperlonga, paese arroccato sulla lingua di terra tra Terracina e Gaeta, deve il suo nome alle sue grotte naturali (speluncae) che si aprono lungo la sua costa. Sperlonga ha ricevuto la Bandiera Blu della Fee, simbolo di alta qualità delle acque e dei servizi ai turisti. Il paese, infatti, conserva intatto il suo nucleo originario dal sapore mediterraneo: questo affascinante comune costiero vanta una delle spiagge più belle dell’intera regione.

Sperlonga

Fonte: iStock

Veduta di Sperlonga

La spiaggia di Sperlonga è celebre per la sua sabbia bianca e fine, le acque cristalline e le grotte marine che si aprono sul mare. Sperlonga è anche nota per il suo centro storico pittoresco, che offre un’atmosfera suggestiva e un’ampia scelta di ristoranti e negozi.

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A Tuscania riaprono alcune straordinarie necropoli

Se avete il desiderio di una gita fuori porta, che vi porti alla scoperta di tesori archeologici unici, la meta ideale di questi mesi è Tuscania. Da oggi, i visitatori avranno l’occasione di ammirare la necropoli della Madonna dell’Ulivo, con la famosa Grotta della Regina e le Tombe della famiglia Curunas, Pian di Mola e Peschiera, grazie a una bellissima iniziativa che punta a valorizzare un imperdibile patrimonio UNESCO.

Necropoli di Tuscania: alla scoperta dei tesori degli etruschi

Gioiello della provincia di Viterbo, Tuscania è uno splendido borgo medievale circondato da rocce di tufo e campi di lavanda. Per valorizzare il suo inestimabile patrimonio storico e artistico, Promo Tuscia ha inaugurato un importante progetto che prevede due visite guidate al mese alla scoperta delle sue meraviglie archeologiche, fino al 22 dicembre.

Si potranno così scoprire le bellezze della Necropoli di Madonna dell’Ulivo, non lontana dal centro storico medievale del paese, che si affaccia a levante su uno splendido pendio tufaceo, da cui si può godere di un magnifico panorama sulla valle del fiume Marta. La necropoli si sviluppa su tre gradoni lungo il pendio. Al primo livello si trova la famosa Grotta della Regina,  subito al di sotto spunta un gruppo di tombe a camera di epoca arcaica, mentre all’ultimo livello si trovano le Tombe della Famiglia Curunas e la Tomba del Sarcofago delle Amazzoni di epoca ellenistica. E ancora, si potranno scoprire i tesori unici delle Necropoli di Pian di Mola e della Peschiera, dove sono presenti caratteristiche tombe a dado, semi-dado e a casa con portico, risalenti al VI secolo avanti Cristo. Intanto, vediamo questi gioielli archeologici più da vicino.

Grotta della Regina

La Grotta della Regina prende il nome dalla leggenda narrata dall’archeologo Secondiano Campanari di Tuscania, secondo il quale, al momento della scoperta, su una parete della tomba venne vista l’immagine dipinta di una fanciulla, forse una giovane regina, dissoltasi poco dopo. A rendere famosa la Grotta furono soprattutto i racconti di viaggio dello scrittore inglese G. Dennis del 1842.

L’ipogeo, scoperto scavando una galleria a destra dell’ingresso principale, risale all’epoca ellenistica (IV-II secolo a. C.) e deve la sua notorietà soprattutto alla sua particolare e complessa planimetria e per la suggestione conferita alla tomba dalla presenza di numerosi cunicoli, che si dipartono in più direzioni e si sviluppano su tre livelli, il cui significato è ancora avvolto nel mistero. Nel tempo sono state avanzate molti ipotesi al riguardo, ma la particolare struttura, completamente differente dalle altre tombe, ne fa supporre l’utilizzo come luogo di culto. Purtroppo, i numerosi sarcofagi e le suppellettili rinvenuti all’interno, al momento della scoperta, sono andati dispersi.

La Grotta della Regina a Tuscania

Fonte: Getty Images – Ph: Universal Images Group Editorial

La suggestiva Grotta della Regina

Tombe Curunas

Queste tre tombe sono state scoperte durante i lavori di consolidamento del complesso monumentale principale, condotti dalla Soprintendenza tra il 1967 e il 1970. Sono situate nel terzo gradone della necropoli e avevano la funzione di accogliere le sepolture della famiglia aristocratica etrusca Curunas, dalla metà del IV secolo alla fine del II secolo. Gli ipogei avevano un impianto monumentale ben visibile dalla valle in quanto l’intento era quello di testimoniare l’importanza sociale ed economica della famiglia. Anche gli oggetti rinvenuti rappresentano un raro e prezioso esempio di corredo funerario etrusco, come i bronzi che costituiscono un sontuoso servizio da mensa e la pregevole serie di ceramiche a figure rosse, oggi conservati al Museo Archeologico di Tuscania.

Tomba del Sarcofago delle Amazzoni

Nel terzo gradone della necropoli si trova anche la Tomba del Sarcofago delle Amazzoni, composta da due camere disposte sullo stesso asse, parzialmente crollate a causa della particolare friabilità del tufo in cui fu scavata. Deve il nome a un particolare sarcofago, risalente alla seconda metà del IV secolo a.C. e oggi conservato al Museo Archeologico di Tuscania, riportante scene di Amazzonomachia realizzate sui lati della cassa.

Necropoli di Pian di Mola e della Peschiera

In uso fin dal VII secolo a.C. la Necropoli etrusca di Pian di Mola prende il nome dall’altura dove è situata nei pressi di Tuscania. È composta da tombe allineate, risalenti al VII-I secolo a.C., scavate per lo più nelle rocce circostanti. Si possono trovare tombe di epoca tardo-ellenistica, che hanno conservato una serie di sarcofagi fittili di produzione locale, e tombe rupestri a dado. Tra le più note, la tomba a casa con portico, incastonata nella roccia, è caratterizzata da tre camere sepolcrali. In origine, presentava un portico d’ingresso e statue di sfingi e leoni a ornare il tetto.

Vicino alla Necropoli di Pian di Mola troviamo la Necropoli della Peschiera, composta da tombe di varia tipologia, prevalentemente di tipo a camera, realizzate tra il VII ed il II sec. a.C.. Comprende tombe risalenti tra il VII – II sec. a.C., ma è famosa soprattutto per la caratteristica Tomba a Dado, un esempio eccezionale di tomba rupestre arcaica a forma di casa etrusca scavata nella roccia.

Museo Archeologico Nazionale di Tuscania

Gli interessanti reperti delle necropoli sono custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Tuscania, che ha sede nella suggestiva cornice dell’ex convento fondato nel 1247, adiacente alla Chiesa di Santa Maria del Riposo. La prima sezione del Museo venne inaugurata nel 1988, a piano terra, mentre nel 1997 e nel 2007 furono allestite le due ali espositive al piano superiore, che ospitano le testimonianze archeologiche provenienti dal territorio della provincia di Viterbo e ripercorrono la storia della famiglia Campanari, legata a quella degli scavi e ai tesori dell’etruscologia.

Particolare importanza rivestono i complessi funerari provenienti dalle tre tombe rupestri della famiglia Curunas, come i sarcofagi in nenfro, con coperchi che restituiscono a tutto tondo la figura del defunto, le pregevoli ceramiche e i materiali in bronzo connessi al banchetto o al mondo femminile.

Un sarcofago della famiglia Curunas a Tuscania

Fonte: Getty Images – Ph: Hulton Fine Art Collection

Un sarcofago della famiglia Curunas al Museo Archeologico di Tuscania

Visita alle necropoli di Tuscania: le date

Le visite guidate alle importanti Necropoli di Tuscania si terranno da aprile a dicembre, nelle seguenti date:

  • 28 aprile
  • 12 e 26 maggio
  • 9 e 23 giugno
  • 14 e 28 luglio
  • 11 e 25 agosto
  • 8 e 29 settembre
  • 13 e 27 ottobre
  • 10 e 24 novembre
  • 8 e 22 dicembre
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Alla scoperta dei laghi vulcanici del Lazio, tra storia, natura e leggende

Il Lazio è una delle regioni italiane più ricche di bacini lacustri. Basti pensare che, con la loro superficie, occupano circa l’1,3% dell’intero territorio regionale. I laghi più importanti sono di origine vulcanica e sono senza alcun dubbio un vero spettacolo per gli occhi, incastonati in paesaggi suggestivi, su cui si affacciano borghi antichi che valgono assolutamente una visita.

Lago di Bolsena, il più grande lago di origine vulcanica d’Europa

Il lago di Bolsena, di forma ellittica, è il quinto per dimensioni in Italia ed è il più grande lago di origine vulcanica d’Europa, con una superficie di 114,5 kmq, un perimetro di 43 km e una profondità massima di 151 metri. È situato nell’alto Lazio, al confine con Umbria e Toscana – nella parte settentrionale della provincia di Viterbo – nella caldera principale del complesso vulcanico Vulsinio, formatasi in seguito alle eruzioni laviche. All’interno del lago si trovano due isole: Bisentina e Martana, ricche di vegetazione a macchia mediterranea che contrasta con l’azzurro della sua superficie.

L’isola Bisentina è una delle principali attrazioni turistiche per chi visita il borgo di Capodimonte, cui è collegata con un servizio di battello. Qui si trovano numerosi monumenti, tra cui la chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo del Vignola, caratterizzata dalla presenza di una maestosa cupola, il convento Francescano, la pregevole Rocchina e il tempio di Santa Caterina progettato da Sangallo.

L’isola Martana è situata di fronte al borgo di Marta, da cui dista circa 2 chilometri. Ha una particolare forma che ricorda una mezzaluna, ma in realtà è la parte emergente di un cratere vulcanico ricoperto dall’acqua nel corso dei secoli. Diverse leggende aleggiano su questo luogo: secondo la tradizione, sull’isola sarebbero state nascoste nel 410 d.C. le spoglie di Santa Cristina, per sottrarle alle invasioni barbariche, mentre secondo un’altra credenza, durante il dominio dei Goti vi sarebbe stata segregata e poi barbaramente uccisa la regina Amalasunta, per mano di un sicario su ordine di suo cugino e consorte Teodato. Martana è diventata proprietà privata intorno alla metà del XX secolo e lo è tutt’oggi, per cui l’approdo è consentito unicamente su permesso degli attuali proprietari.

Il lago di Bolsena è un luogo ricco di natura, arte e storia antica. Nove sono i borghi che compongono il circondario del bacino vulcanico – Bolsena, Marta, Capodimonte, Gradoli, Latera, San Lorenzo Nuovo, Montefiascone, Grotte di Castro, Valentano – e ognuno di essi cela interessanti tesori da scoprire.

Lago di Bracciano, tra le mete più ambite dai romani

Il lago di Bracciano, situato a nord nei monti Sabatini (fu infatti definito dai Romani ‘Lacus Sabatinus‘) è il secondo del Lazio per grandezza, con una superficie di 57,5 kmq e una profondità  massima di 160 m. Insieme al lago di Martignano, anch’esso di origine vulcanica, è compreso nel Parco Regionale di Bracciano – Martignano per il particolare valore naturalistico. Tutta l’area protetta si estende per oltre 16 mila ettari, offrendo ai visitatori un mosaico estremamente variegati di attrazioni paesaggistiche e storiche. Le rive del lago Sabatino sono state, infatti, popolate fin dal Neolitico, come testimonia un importante ritrovamento nei pressi di Anguillara Sabazia, in località La Marmotta, di un villaggio sommerso a circa 7,5 metri di profondità.

Per i romani, il lago di Bracciano è una delle delle mete irrinunciabili durante il periodo primaverile ed estivo, dove  trascorrere una piacevole giornata o un weekend lontano dal caos cittadino, immersi nella natura. Oltre a praticare attività ed escursioni all’aria aperta, si può andare alla scoperta degli splendidi borghi sorti su queste rive.  Partendo da Bracciano, con le sue attrazioni, tra cui il Castello Orsini-Odescalchi, si può raggiungere il pittoresco borgo di Anguillara Sabazia e la sua bellissima Collegiata di Santa Maria Assunta. Da qui, dirigendosi verso nord, si giunge a Trevignano Romano, dove troneggia l’antica Rocca dei Vico.

Una splendida veduta del lago di Bracciano

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Lago di Bracciano, meta preferita dei romani in primavera ed estate

Lago di Vico, uno dei più belli dell’Italia centrale

Il Lago di Vico si trova al centro del comprensorio dei Monti Cimini, costituito da un insieme di rilievi montuosi di origine vulcanica. È uno dei più belli e meglio conservati dell’Italia centrale, anche per via della sua caratteristica forma a ferro di cavallo dovuta dalla presenza dello sperone del monte Venere, cono vulcanico secondario all’interno del cratere principale che lo ospita. L’elevato valore naturalistico dell’area è alla base dell’istituzione della Riserva Naturale “Lago di Vico“, avvenuta nel 1982, che si estende nel Comune di Caprarola per 3.240 ettari, di cui circa 1.000 sono costituiti da boschi e altrettanti sono occupati dal bacino lacustre e dalle fasce palustri circostanti, mentre i rimanenti ospitano colture agricole, in massima parte di nocciole, che costituiscono una delle principali risorse economiche del comprensorio del lago.

La presenza di siti preistorici e archeologici posti sulle pendici interne del cratere, rende il lago di Vico una meta straordinaria. Le coste, abitate fin dal Neolitico e successivamente dagli Etruschi e dai Romani, si presentano a tratti molto selvagge mentre in altri spuntano piccole spiagge che consentono l’accesso alle acque di questo specchio blu. Tutta la caldera dei Monti Cimini e l’avifauna del lago offrono agli appassionati di natura occasioni per praticare birdwatching e trekking.

Nei dintorni, non perdetevi una passeggiata presso il centro storico di San Martino al Cimino, una visita a Ronciglione o un salto a Caprarola, con i suggestivi scenari offerti dallo splendido Palazzo Farnese, considerato uno dei monumenti più significativi del tardo Rinascimento in Europa.

Lago di Vico, perla naturale del Lazio

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Il paesaggio idilliaco del lago di Vico

Lago Albano, il più profondo dei laghi vulcanici italiani

Il lago Albano è il più grande nel territorio dei Castelli Romani ed è il più profondo dei bacini vulcanici italiani. Prende il suo nome da Albalonga, madre di Roma, che si ipotizza sorgesse proprio sulle sue sponde. Viene anche chiamato lago di Castel Gandolfo, perché nelle sue acque si specchia il borgo che ospita la residenza estiva dei Papi. Ha una forma ellittica originata dall’unione di due crateri e raggiunge circa 3,5 km di lunghezza e 2,8 km di larghezza, mentre la sua profondità massima è di circa 170 metri.

Perfetto per una gita fuori porta, in primavera e in estate è meta ambita dagli amanti degli sport acquatici, come canottaggio, vela, diving, kayak e sup – qui è presente il circolo federale della FICK (Federazione Italiana Canoa e Kayak), dove si allena la nazionale italiana – o semplicemente da chi abbia voglia di farsi un tuffo nelle sue acque e prendere il sole sulle sue sponde. Sul lungolago di Castel Gandolfo si incontrano spesso ciclisti e podisti in allenamento. La bellezza del paesaggio, la ricchezza della vegetazione, le testimonianze archeologiche e storico-artistiche rendono questo lago una meta piacevole e interessante per chi vuole regalarsi passeggiate rilassanti. Navigandolo lungo il “Sentiero dell’Acqua” su di un battello, ci si può immergere appieno nell’ambiente circostante, ricco di tesori da scoprire.

Da visitare, i borghi di Albano Laziale, sempre animato anche grazie alle tante manifestazioni di interesse turistico, legate soprattutto alla tradizione del territorio, che si svolgono durante tutto l’anno, e Castel Gandolfo, arricchito dalle affascinanti Ville Pontificie con i loro giardini di una bellezza unica.

Lago Albano o lago di Castel Gandolfo, meta ambita nel Lazio

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Lago Albano, il più grande bacino nel territorio dei Castelli Roman

Lago di Nemi, piccolo e leggendario specchio d’acqua

Il lago di Nemi è un piccolo specchio d’acqua incassato nel cratere di un antico vulcano, parte del complesso vulcanico dei Colli Albani. Meta di divertimento e villeggiatura sin dai tempi degli antichi Romani, prende il nome dal ‘Nemus Dianae’, bosco sacro dedicato alla dea Diana, che era situato nelle vicinanze. A confermare l’importanza storica di questo luogo è la sua ricchezza archeologica. Basti pensare che nei pressi delle rive si trovano il Tempio di Diana e il Museo delle Navi Romane.

Il lago di Nemi fu, infatti, oggetto di una leggenda riguardante due navi gigantesche, costruite in epoca romana, forse contenenti dei tesori, che sarebbero state sepolte sul fondo del bacino per ragioni misteriose. Tale leggenda prese a circolare probabilmente sin dal I secolo d.C., e poi per tutto il Medioevo, accreditata ogni tanto dal ritrovamento occasionale di strani reperti da parte dei pescatori. Queste voci avevano, però, un fondamento di verità: le due navi, frutto di un’ingegneria avanzata e splendidamente decorate, erano state fatte costruire dall’imperatore Caligola, in onore della dea egizia Iside e della dea locale Diana, il quale le utilizzava come palazzi galleggianti in cui abitare o sostare sul lago, o con cui simulare battaglie navali. In seguito alla sua morte, avvenuta nel 41 d.C., il Senato di Roma – di cui l’imperatore era stato acerrimo avversario politico – fece distruggere tutte le opere di Caligola, tra cui anche le navi di Nemi, che furono affondate sul fondo del lago.

Anche qui una visita ai borghi che circondano il lago è d’obbligo. Nemi è una delle cittadine più amate e frequentate dei Castelli Romani, per il suo magnifico panorama e le tradizioni culturali ed enogastronomiche. In particolare è famosa per le sue  fragole che, secondo la leggenda, sarebbero nate dalle lacrime versate da Venere per la morte di Adone, poi trasformate in cuori rossi. Genzano di Roma è situato sulle alture del versante esterno del cratere vulcanico, formatesi in seguito alle esplosioni che hanno generato il Lago di Nemi e il Lago Albano. Da non perdere un giro tra i suoi monumenti, tra cui la Collegiata-Cattedrale della Santissima Trinità,  il Convento e la Chiesa dei Cappuccini e Palazzo Sforza Cesarini.

Borgo di Nemi che si affaccia sull'omonimo lago

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Lo splendido Borgo di Nemi affacciato sul lago omonimo
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La meta italiana che è ora una delle grandi città termali d’Europa

La chiamano la Città dei Papi, perché fu per lungo tempo sede pontificia, e vanta un quartiere medievale tra i più belli al mondo: stiamo parlando di Viterbo, una meta assolutamente da scoprire, oggi per un motivo in più. A partire dal 1° gennaio 2024, infatti, è ufficialmente una delle grandi città termali d’Europa. Si tratta di un riconoscimento importante, che elegge questa destinazione come una delle migliori in Italia per una vacanza all’insegna del wellness.

Viterbo tra le grandi città termali d’Europa

La città di Viterbo è da sempre rinomata per le sue sorgenti termali, da cui sgorgano acque caldissime e ricche di sali minerali, perfette per rilassarsi e per le loro proprietà curative. Tempo fa, aveva presentato la propria candidatura per entrare a far parte dell’associazione European Historical Thermal Town (ETTHA), che raccoglie le grandi città termali europee, e ora ce l’ha fatta. L’inizio del 2024 ha segnato il suo ingresso presso questa storica associazione, unendosi ad una ristretta cerchia di città italiane che ne sono già membri – come ad esempio Acqui, Castrocaro, Montecatini, Montegrotto, Salsomaggiore e Telese.

L’ETTHA custodisce un immenso patrimonio termale, ben distribuito in tutta Europa: spiccano, dunque, città importanti come Budapest, Baden Baden, Bath, Vichy e Spa. A tutte queste, si aggiunge ora la nostra splendida Viterbo, che ottiene così un riconoscimento di portata storica. Ciò consolida non solo il suo impegno nel settore, ma permetterà al turismo di fare un passo avanti nell’ambito wellness, spingendo a sua volta le altre attrazioni presenti in città – come ad esempio il meraviglioso quartiere medievale di San Pellegrino, rinomato a livello internazionale.

Le terme più belle di Viterbo

Molte sono le sorgenti termali che sgorgano a Viterbo e nei suoi dintorni, quindi non è difficile trovare bellissimi stabilimenti forniti di ogni confort e piscine ad accesso libero per chi vuole concedersi qualche ora di relax low cost. Tra i centri termali più interessanti c’è sicuramente lo storico stabilimento delle Terme dei Papi, che in passato ha ospitato personaggi illustri (e che è stato persino citato da Dante Alighieri, nonché disegnato da Michelangelo). Particolarmente suggestive sono la sua piscina monumentale esterna e una grotta naturale che funge da bagno turco, con temperature che raggiungono i 48°C.

Ci sono poi diverse terme gratuite ad accesso libero, piscine d’acqua caldissima all’aperto, spesso frequentabili tutto l’anno. È il caso, ad esempio, delle Piscine Carletti: si trovano a poca distanza dal centro della città, e le sue sorgenti vedono sgorgare acqua a 58°C. Ci sono diverse pozze in cui potersi immergersi, tutte di temperatura diversa. Ovviamente, essendo gratuite non hanno servizi da offrire, ad eccezione di un comodo parcheggio (anch’esso gratis). Sebbene non siano illuminate, infine, è possibile accedervi anche di notte.

Molto famosa è anche la sorgente termale del Bullicame, situata appena fuori Viterbo. Le sue acque sulfuree sgorgano a 58°C e possiedono diverse proprietà terapeutiche. Le sorgenti formano diverse piscine naturali, e anche in questo caso ne troviamo una pregevole citazione nella Divina Commedia di Dante. Infine, meritano una visita le 5 piscine del Bagnaccio, che costituiscono un parco termale situato lungo la Via Francigena, usato in passato dai pellegrini in cammino verso Roma. Gestite da un’associazione, richiedono il pagamento di un economico biglietto d’ingresso per poterne usufruire.

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Fiuggi, un viaggio tra terme e meraviglie storiche

Ogni tanto ci meritiamo tutti una vera e propria immersione nella bellezza e nel benessere. Come? Raggiungendo una delle meravigliose città termali d’Italia, che tra i loro vicoli nascondono anche tante meraviglie storiche che vale la pena scoprire. È il caso di Fiuggi, un comune italiano della provincia di Frosinone, dove acque “miracolose” sgorgano da sorgenti naturali e dalle montagne.

Cosa aspettarsi

Fiuggi sorge nella zona più occidentale della Ciociaria e vanta una struttura urbana divisa in due parti: il borgo antico, detto anche Fiuggi Vecchia, che è adagiato su un colle a circa 750 metri di altezza, e Fiuggi Terme, oppure Fonte, che si fa spazio a circa 550 metri e che è un susseguirsi di fonti termali e attività commerciali e turistiche.

Le proprietà benefiche delle sue acque sono conosciute sin dai tempi del Medioevo, e per questo le attrazioni principali di Fiuggi sono quasi sempre state le terme. Tuttavia, questo bellissimo borgo del Lazio ha davvero molto altro da offrire ai suoi visitatori, il posto perfetto per rilassarsi e pensare a se stessi, per poi concedersi passeggiate in cui poter toccare la storia con mano e gustare dei piatti tipici davvero deliziosi.

Il centro storico

Iniziamo questo viaggio a Fiuggi dal suo pittoresco centro storico dove sono racchiusi i principali (e bellissimi) monumenti cittadini. Tra le attrazioni da non perdere c’è il Palazzo Falconi, risalente al ‘700. Non si tratta solo di un bell’edificio da ammirare, ma anche di un punto di interesse dalla storia davvero particolare: intorno al 1800, tra i vicoli di Fiuggi in cui si affacciano case in muratura, si vociferava dell’arrivo in città di Napoleone. Per questo motivo, un anonimo pittore gli dedicò una sala del palazzo, la Sala Napoleone. Tuttavia, la voce si rivelò falsa.

Fiuggi, Lazio

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Tra i vicoli di Fiuggi

Molto interessanti sono anche le chiese che, in realtà, sono tantissime se si pensa all’estensione del borgo antico. Visitarle tutte è difficile, ma a meritare una sosta è certamente la Collegiata di San Pietro Apostolo. Edificata nel 1617, presenta una facciata a capanna su cui svetta un campanile a pianta quadrata. L’interno, invece, è culla di opere di pregio, come una tela seicentesca raffigurante l’Estasi di San Francesco, e un’altra ritraente l’Assunta venerata dai Santi Biagio, Michele Arcangelo e Carlo Borromeo.

Vale la pena fare una sosta anche presso la Chiesa di Santo Stefano, conosciuta per essere uno degli edifici religiosi più antichi della città. Si narra che sia stata costruita sulle rovine di un tempio pagano, ma quel che è certo è che qui riposano le spoglie di Sant’Artemio provenienti dalle catacombe di Priscilla a Roma.

Poi ancora la Chiesa di Santa Maria del Colle che è così chiamata perché sorge all’esterno del perimetro del tracciato cittadino. Costruita tra il Duecento e il Trecento, una volta possedeva anche un campanile che però è stato demolito dopo la Seconda Guerra Mondiale per esigenze urbanistiche.

Altri luoghi culto di interesse sono la Chiesa Regina Pacis del 1922, la Chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù, le chiese di S. Biagio, S. Chiara, Beata Vergine in Campanica del 1100, San Rocco e la chiesa delle Tre Cone.

Ma non è finita qui, perché presso il centro storico di Fiuggi è possibile ammirare anche il Palazzo De Medici, dove si trova il famoso “pozzo delle vergini” in cui, secondo la leggenda, venivano gettate le ragazze che si rifiutavano di adempiere allo ius primae noctis, il Palazzo Comunale e il bellissimo Teatro Comunale.

Fiuggi Terme

Il borgo di Fiuggi è un vero gioiello antico, ma senza ombra di dubbio un altro suo importantissimo punto di forza sono le terme. Nel suo territorio comunale sorgono ben due fonti: la Fonte Bonifacio VIII e la Fonte Anticolana, che insieme hanno dato vita a uno dei complessi termali più grandi e più antichi d’Italia.

Ad ogni modo, il simbolo turistico dell’area termale è la Fonte di Bonifacio VIII che fu realizzata tra il 1967 e il 1969. Costruita in stile liberty, è circondata da un grande parco che pullula di lussureggiate vegetazione e anche una serie di fontanelle e di edifici per il soggiorno.

Fonte Bonifacio VIII, Fiuggi

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La Fonte Bonifacio VIII di Fiuggi

Le attrazioni di questa zona non sono di certo finite qui, perché da queste parti svettano nei cieli anche una serie di edifici più moderni, risalenti al ‘900, realizzati in stile liberty. È impossibile non notare, per esempio, il Grand-Hotel Teatro Casinò di Piazza dell’Olmo che oggi ospita il Teatro, un salone delle esposizioni e una scuola alberghiera.

Decisamente affascinante è anche il Palazzo della Fonte che è impreziosito da decorazioni e affreschi del Galimberti: considerato uno dei migliori hotel d’Europa, nel corso degli anni ospitò diversi personaggi illustri tra cui il re d’Italia.

Non solo terme, perché a Fiuggi si produce anche un’ottima acqua da bere: il bacino si trova ai piedi dei Monti Ernici, un posto che in epoca preistorica era un lago. Per questo motivo, nel corso del tempo il terreno si è arricchito di uno strato di limo, argilla, tufi e ceneri, e l’acqua filtrando attraverso la coltre vulcanica assimila una serie di sostanze benefiche che depurano l’organismo e favoriscono il benessere.

Cosa fare nei dintorni

Se un viaggio nella storia, nel relax termale, nell’aria pura e nell’ottimo cibo non è bastato, sappiate che anche i dintorni di Fiuggi sono estremamente interessanti. Tante soddisfazioni, per esempio, le possono avere anche coloro che sono alla ricerca del contatto con la natura perché da queste parti si sviluppano una serie di sentieri escursionistici che si snodano tra i monti Ernici e Simbruini.

A circa 20 chilometri di distanza da Fiuggi sorge Fumone, uno dei comuni più affascinanti della Ciociaria, arroccato su un isolato monte. Una sorta di bomboniera inaspettata, una vista così suggestiva che fu di ispirazione a Curzio Malaparte, nella prima metà del Novecento, per la celebre espressione con cui definì il Comune “Olimpo di Ciociaria”

Un’altra tappa da fare assolutamente è il Lago di Canterno che, oltre ad essere circondato da boschi di querce, cerri e latifoglie, offre un’atmosfera romantica e anche diverse possibilità di relax.

Non resta che organizzare un viaggio tra le meraviglie di Fiuggi e i suoi dintorni.

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Roccalbegna, piccolo tesoro di Maremma

Nel 2015 uscì in tutti i cinema Il racconto dei racconti, film di Matteo Garrone candidato poi alla Palma d’Oro al festival di Cannes. La particolarità della pellicola era quella di aver ambientato racconti fantastici in luoghi particolarmente evocativi del territorio italiano, come le Gole dell’Alcantara in Sicilia o Castel del Monte in Puglia.

Un’idea che torna spesso in mente quando, viaggiando attraverso le diverse zone della Toscana, sembra in effetti di essere capitati in mezzo a una saga fantasy.

Accade soprattutto nel sud della regione, dove i piccoli borghi medioevali, i panorami solo parzialmente modificati dall’intervento dell’uomo e alcune particolari conformazioni del territorio regalano questo sapore storico e fantastico insieme.

Un posto particolare in questo immaginario lo ricopre il piccolo borgo di Roccalbegna, appena qualche centinaio di abitanti in provincia di Grosseto, fra Arcidosso e Santa Fiora, ai margini della Maremma e alle pendici del monte Amiata.

Quando ci s’imbatte per la prima volta in Roccalbegna, arrivando da un lato o dall’altro della Strada statale 323, si rimane esterrefatti per via della sua scenografica posizione, ai piedi di una rupe scoscesa sulla cui vetta quale giacciono i resti di una rocca medioevale, diverse centinaia di metri al di sopra del borgo.

Dirimpetto, sull’altro lato del paese, si trova il Cassero senese, un’altra fortificazione trecentesca che sorge sulla sommità di una più modesta rupe, a chiudere geograficamente il borgo lungo la strada che lo attraversa. Sotto la rupe del Cassero, infatti, scorre il fiume Albegna, che qui si è scavato un letto profondo, più in basso rispetto al livello dell’abitato.

Fonte: Lorenzo Calamai

Veduta di Roccalbegna, con la Rocca e il Cassero, arrivando dal versante orientale del paese

Roccalbegna e i suoi forti

Il fortilizio che sorveglia il paese di Roccalbegna dalla cima della rupe più alta è la Rocca aldobrandesca, chiamato anche più semplicemente il Sasso dagli abitanti del luogo, forse per il modo particolare in cui l’edificio si adatta e si ingloba nel colle roccioso che lo ospita.

Le rocche aldobrandesche sono un vero e proprio genere in questa fetta di territorio toscano. La famiglia nobile degli Aldobrandeschi, infatti, ebbe vasti possedimenti territoriali nella regione tra il nono e il quindicesimo secolo. Caratteristicamente, i forti che punteggiano principalmente l’odierna provincia di Grosseto, ma anche la Val d’Orcia e il nord del Lazio, si distinguono per la loro posizione sommitale rispetto all’abitato, con un copro principale affiancato da una torre d’avvistamento.

Quella di Roccalbegna è finita ormai da tempo in rovina, ma era probabilmente dotata di due livelli nel corpo principale. In disuso fin dal diciassettesimo secolo, la Rocca aldobrandesca rappresenta oggi un luogo panoramico che merita una visita.

Fonte: Lorenzo Calamai

La Rocca aldobrandesca di Roccalbegna

Per raggiungerla armatevi di buone scarpe e affrontate l’impervio sentiero, dotato di gradini in pietra, che dal Bar La Rocca, all’ingresso orientale del paese, sale fino al forte. Tra i ruderi, con dovuta prudenza, potrete affacciarvi dalla cinta muraria e godere del panorama che si apre ai vostri occhi: il reticolo di vicoli e viuzze ortogonali di Roccalbegna, progettato da architetti senesi nel corso del Duecento, il campanile della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, il Cassero, le sinuose curve dove si intuisce abbia scavato il proprio corso il fiume Albegna, le morbide colline coperte di boschi, le ulivete e i pascoli. Un vero e proprio tuffo in questo angolo poco frequentato di Toscana.

Fonte: Wikimedia Commons – ph. Saliko – CC BY 2.5

Vista su Roccalbegna dalla Rocca aldobrandesca

Anche il Cassero senese, sulla rupe meno alta dall’altra parte del borgo, fu probabilmente costruito dagli Aldobrandeschi. Caduto anch’esso in disuso precocemente, fu parzialmente salvato dalla decisione della famiglia Bichi di Siena, nuovi amministratori di Roccalbegna a metà Seicento, di renderlo loro residenza. Raggiungibile percorrendo qualche scalino dopo essersi districati tra i vicoli del centro, il Cassero è un altro luogo panoramico, dal quale si può ammirare il suggestivo incombere del Sasso sul borgo di Roccalbegna da un lato e la campagna maremmana dall’altro.

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo

Malgrado le dimensioni assai contenute del borgo di Roccalbegna, non mancano i luoghi d’interesse da visitare durante la propria permanenza.

Oltre ai due forti, alla cinta muraria che ancora si intravvede nella Porta di Maremma dalla quale si esce dal borgo verso ovest e nelle tre torri senesi disseminate agli angoli dell’abitato, al Palazzo Bichi-Ruspoli, un ruolo di rilevanza è assunto dalla principale delle chiese del borgo, quella intitolata ai Santi Pietro e Paolo, nella piazzetta quadrangolare che ospita il municipio, al termine di via Garibaldi.

Fonte: Lorenzo Calamai

La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Roccalbegna

La sua costruzione risale al XIII secolo, con gli stilemi classici del romano-gotico, come il grande rosone che ne caratterizza la facciata.

All’interno, caratterizzato da un’unica aula rettangolare e da un piccolo abside, l’attrazione principale è rappresentata dalle tre tavole realizzate da Ambrogio Lorenzetti intorno alla metà del Trecento. All’altare maggiore campeggia infatti una notevole Madonna col Bambino, affiancata dalle rappresentazioni di San Pietro e San Paolo, nella tipica raffigurazione iconografica che vede l’uno con in mano la chiave e l’altro intento a scrivere le proprie lettere mentre tiene nell’altra mano una spada, simbolo del suo martirio per decapitazione.

Fonte: Wikimedia Commons – ph. Saliko – CC BY 2.5

Particolare della Madonna col Bambino di Ambrogio Lorenzetti

La chiesa possiede altre opere d’arte minori come il crocifisso ligneo trecentesco, gli affreschi cinquecenteschi che decorano una delle nicchie, una Madonna con i Santi Cristoforo e Giacomo del locale pittore barocco Francesco Nasini e una pregevole acquasantiera rinascimentale all’ingresso. Degno d’interesse anche lo stendardo del movimento Viva Maria del 1799, l’insurrezione antinapoleonica che aveva nel grido mariano il proprio motto e che arrivo a riuscire a liberare tutto il Granducato di Toscana dall’occupazione militare francese per un breve periodo.

Per chiudere la vostra visita delle piccole magie di questo borgo caratteristico, una buona idea è quella di uscire dal borgo presso la Porta di Maremma, ammirando sulla destra la perfezione povera della Chiesa della Madonna del Soccorso, la piccola chiesa che si trova sull’incrocio delle vie. Prendete a sinistra e seguite il corso della strada che scende verso il basso.

Vi lascerete alle spalle il paese e arriverete fino sulle rive del fiume Albegna, l’ultima delle caratteristiche geomorfologiche fondamentali di Roccalbegna. Qui i ruderi di un antico mulino, con le macine ancora visibili, e l’impetuoso scorrere del fiume tra diverse cascatelle finiranno di completare il quadro di questo borgo dalle dimensioni ridotte, ma che nasconde un’infinita quantità di fascino lontano dagli occhi del turismo di massa.