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Cosa fare e cosa vedere a Phuket, l’isola più grande della Thailandia

Phuket è una delle mete più gettonate della Thailandia, un’isola collegata alla terraferma da un ponte di poco più di 600 metri, che per la sua bellezza e ricchezza naturale è persino chiamata “la Perla delle Andamane”. La sua superficie è di oltre 500 km quadrati, dimensioni che annunciano che in zona sono davvero tantissimi i punti di interesse. Phuket è infatti un’isola dai mille volti, piena di attrazioni naturali, interessanti architetture e un numero quasi infinito di attività diverse da poter fare.

L’imponente Big Buddha di Phuket

Alzando gli occhi verso il cielo quando si arriva a Phuket, è quasi impossibile non notare in lontananza un’enorme statua bianca che dalla cima di una collina domina la splendida area sottostante. Quello è il Big Buddha, un’opera di ben 45 metri di altezza che si erge maestosa su un’altura chiamata Nakkerd.

Per raggiungerla occorre arrivare a Chalong, ma il consiglio è di farlo in motorino, taxi o tuk-tuk, perché la salita che conduce al suo cospetto è notevole, lunga e anche piena di curve. Attualmente, purtroppo, la statua e il museo annesso risultano chiusi a causa di un terribile incidente avvenuto qualche anno fa, ma è possibile comunque arrivarci e godere di alcune cose eccezionali.

La vista, da lassù, è emozionante (specie al tramonto) e a 360 gradi su tutta Phuket. In più, il luogo emana un’atmosfera di pace e serenità e, seppur solo di spalle, è possibile notare questa statua recente (la sua costruzione risale al 2007), mastodontica e incredibilmente candida perché rivestita di alabastro bianco birmano, che le dona un aspetto particolarmente splendente.

E c’è anche una piccola ragione in più: questo luogo è abitato da un folto gruppo di macachi, che fanno ridere e tengono compagnia ai viaggiatori. Tuttavia, è sempre meglio tenere a mente un piccolo suggerimento: fate molta attenzione, cercate di non tenere in bella mostra le vostre borse e gli zaini e non dategli da mangiare (azione che può essere punita anche con sanzioni economiche). Il motivo è che, pur essendo animali abituati alla presenza degli esseri umani, rimangono sempre selvatici e potenzialmente aggressivi.

Big Buddha, Phuket

Fonte: iStock

Tutta l’imponenza del Big Buddha di Phuket

Wat Chalong, il tempio più amato

A non molta distanza dal Big Buddha, il Wat Chalong è il tempio più venerato e più visitato di Phuket. Edificato nell’ormai lontano 1837, è un complesso di diversi edifici, tra cui un viharn, un grande chedi, un ubosot, altre strutture più piccole e statue sacre, circondati da giardini estremamente curati ed arricchiti da una serie di sentieri per passeggiare.

Ma il vero motivo per cui questo sito risulta quasi sempre affollato (soprattutto durante i weekend) è perché le persone del posto vengono qui per pregare Luang Pho Cham e Luang Pho Chuang che, oltre ad essere stati due dei fondatori del centro, sono anche coloro che hanno guidato i cittadini nella ribellione cinese nel 1876, “Ung Yi”, contribuendo alla vittoria e contemporaneamente aiutando diverse persone a guarire da malanni e malattie, tramite l’ausilio della medicina e dell’erboristeria.

Proprio a loro, infatti, sono dedicate due statue dorate poste nel santuario principale, dove sono custodite anche spettacolari decorazioni tradizionali su pareti e soffitti.

Molto affascinante è pure il più recente edificio che si sviluppa su tre piani, e dalla cui terrazza posta sulla cima è possibile ammirare una bellissima vista sull’intera area del tempio. Alto ben 60 metri, è anche la culla di una cappella che protegge una scheggia di osso appartenuto a Lord Buddha, innumerevoli statue dorate e meravigliosi dipinti che raccontano gli episodi più importanti della vita di questa figura spirituale e religiosa, che ancora oggi è una delle più importanti dell’Asia e del mondo intero.

Phuket Town, la città vecchia

Phuket Town è un vero tesoro antico, purtroppo spesso trascurato perché a questo angolo dell’isola si preferisce il mare. Phuket, contrariamente a tante altre cittadine della Thailandia, ha un fascino storico definito, che è assolutamente percepibile tra le stradine colorate della sua città vecchia.

Phuket Town, Thailandia

Fonte: iStock

Passeggiando tra le vie di Phuket Town

Santuari, templi buddisti, botteghe, edifici ben conservati, grandiose dimore sino-coloniali, graziosi caffè, musei e persino un ex quartiere a luci rosse rendono la visita assolutamente suggestiva. Va da sé che da queste parti sono davvero numerose le cose da visitare:

  • Thalang Road: la via più importante del centro storico di Phuket, su cui si affacciano splendidi esempi di architettura sino-portoghese. La domenica si trasforma nel “Phuket Walking Street”, un mercato settimanale ricco di attrazioni divertenti, bancarelle, cibo, souvenir economici e musica dal vivo;
  • Dibuk Road: una delle strade più famose e antiche della città, un susseguirsi di edifici dalle mille sfumature pastello, caffè informali, negozi e locali in cui divertirsi;
  • Museo Thai Hua: illustra la storia di Phuket ed è ospitato all’interno di uno degli edifici sino-portoghesi più suggestivi e meglio conservati dell’isola;
  • Baan Chinpracha: dimora sino-coloniale dove poter ammirare diverse stanze con mobilio originale;
  • Museo Filatelico di Phuket: con tre sezioni espositive al suo interno;
  • Mercato degli amuleti: si trova in un piccolo vicolo accanto a Rassada Road;
  • Soi Romanee: bellissimo viale che in passato era il quartiere a luci rosse della città, mentre oggi è una delle zone più romantiche;
  • Santuario di Jui Tui: luogo di culto cinese contenente tre grandi altari con statue di divinità;
  • Santuario della Luce Serena: tra i più popolari, si distingue per essere estremamente colorato e luminoso.

Bangla Road, il cuore pulsante di Phuket

Il cuore pulsante di Phuket, quello della movida e del divertimento, si chiama Bangla Road: è una delle strade più conosciute non solo di Phuket, ma di tutta la Thailandia. Tutto ciò è possibile perché qui durante la notte si accendono numerose luci al neon, la musica risuona ovunque e i locali si riempiono di persone. Questa strada si trova a Patong ed è ritenuta una sorta di parco di divertimenti da chiunque vi ci metta piede.

La cosa più curiosa è che è lunga soli 400 metri, ma la sensazione che si vive mentre la si attraversa è che non finisca mai. Una sorta di paese dei balocchi thailandese dove trovare i migliori bar con musica dal vivo, club e ristoranti in notti che appaiono infinite. Non mancano le discoteche e anche locali e bar che servono direttamente sul lungomare.

Promthep Cape, punto panoramico da sogno

Il punto più meridionale dell’isola di Phuket prende il nome di Promthep Cape e, oltre a regalare la possibilità di ritrovarsi al cospetto di un panorama emozionante, è molto frequentato anche da chi è in cerca di romanticismo: quando il meteo lo permette, i tramonti che si osservano da qui sono difficili da dimenticare.

Promthep Cape, Thailandia

Fonte: iStock

I tramonti che si possono ammirare da Promthep Cape

Allo stesso tempo si tratta di un luogo molto popolare per le escursioni e perché proprio qui svetta nei cieli uno storico faro. Si trova in cima al promontorio e colpisce per il suo tetto dorato. Inoltre, al piano terra è disponibile per i visitatori una piccola mostra sulla storia della sua costruzione.

Le spiagge più belle di Phuket

La costa di Phuket è bellissima e offre spiagge per ogni tipo di viaggiatore: ci sono quelle ideali per i bambini, nascoste e intime, perfette per divertirsi o romantiche da far innamorare e sono tutte (o quasi) composte di sabbia bianca e morbida con acqua incredibilmente cristallina. Noi abbiamo selezionato le migliori, quelle che non si possono assolutamente perdere quando si sceglie questa località della Thailandia come propria meta di viaggio.

Patong Beach

Non è la più bella di Phuket, ma certamente è una delle più frequentate, con le maggiori offerte e in cui occorre passare almeno una volta nella vita: è su di lei che si affacciano i locali di Bangla Road. Patong Beach si distingue per essere la più lunga dell’isola e la più popolare tra i giovani, ma sicuramente non ideale per rilassarsi. Tuttavia, si presenta sempre con sabbia morbida e un mare più e meno pulito.

Kata Beach

Completamente diverso è il volto di Kata Beach, molto frequentata dalle famiglie, che si rivela ideale per il relax e per ammirare un tramonto che toglie davvero il fiato. Divisa in Kata Noi (più piccola e meno popolata) e Kata Yai (con hotel e negozi), offre straordinarie viste sulla piccola isola di Koh Pu. Si rivela ottimale anche per nuotare, fare snorkeling tra le rocce e per fare passeggiate lungo il suo chilometro e mezzo di estensione.

Karon Beach

Anche Karon Beach è un ottimo spot per osservare il calar del sole e per fare delle indimenticabili camminate: è lunga più di 3 km. La sabbia è di un bianco brillante e morbidissima, mentre il mare con i suoi colori invita a fare bagni tranquilli. Inoltre, qua si praticano parapendio, nuoto e moto d’acqua.

Freedom Beach

Si può raggiungere via mare o scendendo (e poi salendo) una lunga scalinata, ma senza ombra di dubbio vale la pena: Freedom Beach è una vera e propria perla di Phuket, che nonostante i servizi presenti riesce a mantenere intatto il suo fascino. Pulita e tranquilla, mette a disposizione una sabbia immacolata e un’atmosfera di totale relax, anche se in alcune giornate risulta estremamente più frequentata di altre.

Freedom Beach, Phuket

Fonte: iStock

Incredibile vista aerea di Freedom Beach

Paradise Beach

Il solo nome, Paradise Beach, fa capire che si è arrivati in un angolo di Thailandia che potremmo definire persino divino. Qui il mare è azzurrissimo ed è assicurata anche l’ombra naturale grazie a numerose palme giganti che sembrano voler toccare l’acqua. Si rivela ottimale anche per chi vuole fare snorkeling, perché a soli 100 metri dalla riva è conservata un’affascinante barriera corallina.

Banana Beach

Infine, un vero e proprio gioiello dell’isola: Banana Beach. Si tratta di una spiaggia ancora poco nota ai turisti e caratterizzata da acque trasparenti, sabbia bianca e soffice e rigogliosa vegetazione tropicale che riesce a creare spazi di ombra naturale. Lunga circa 180 metri, è perfetta da visitare durante l’alta stagione locale (da dicembre a maggio). Con la bassa stagione, infatti, c’è un rischio maggiore di trovare onde alte.

Le isole nei dintorni di Phuket

Phuket è senza ombra di dubbio un’isola altamente affascinante, ma ciò non toglie che nelle sue vicinanze ce ne siano altre che meritano il viaggio (da raggiungere con escursioni giornaliere):

  • Isole Similan: la prima sensazione che si vive arrivando da queste parti è quella di essere attraccati in dei paradisi in Terra. Mare azzurro intenso e spiagge di sabbia bianca finissima sono infatti accompagnati da paesaggi da cartolina. Sfortunatamente, spesso sono molto affollate;
  • Isole Surin: meno frequentate dai turisti rispetto alle Similan, sono delle gemme incontaminate dove effettuare lo snorkeling migliore di tutte le isole del Paese;
  • Khao Phing Kan: meglio conosciuta come James Bond Island perché qui è stato girato uno dei tanti film sul personaggio di 007, è la culla della baia di Phang Nga, ricca di isolette, foreste di mangrovie, grotte, spiagge segrete, cave e molto altro ancora;
  • Racha Noi: isoletta che conserva una piccola spiaggia deserta, impreziosita da colori così brillanti che fa credere davvero di essere arrivati in un altro pianeta.
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Asia Giordania Interviste itinerari Viaggi

In Giordania con nuovi e meravigliosi itinerari

Nonostante gli europei e gli americani abbiano preferito altre destinazioni considerate più sicure, il turismo in Giordania ha subìto solamente una leggera flessione (-4%) rispetto all’anno precedente, nonostante gli arrivi dei i turisti prevenienti dai Paesi europei e americani sia siano ridotti alla metà. Merito dei visitatori provenienti dai paesi del Golfo che amano questo Paese per la sua cultura, ma anche per il suo clima ventilato dove trascorrere delle piacevoli vacanze.

A raccontarlo è stato Wael Arousan, vicedirettore generale di Jordan Tourism Board, che abbiamo avuto il piacere di incontrare in occasione della Borsa internazionale del turismo 2025 all’immancabile stand della Giordania.

Poiché la situazione nella Striscia di Gaza sta migliorando, il vicedirettore ha espresso fiducia nel fatto che i numeri torneranno ai livelli di prima e ha annunciato che, a partire dal mese di aprile, riprenderanno anche i voli delle compagnie aeree low cost, Ryanair e WizzAir, che partiranno dall’Italia diretti verso Amman, riportando finalmente gli italiani nel Paese che amano tanto con un minimo di dieci voli diretti alla settimana da tutta Italia oltre a quelli già operati dalla compagnia di Bandiera Royal Jordanian.

Già a gennaio 2025 rispetto allo stesso mese del 2024 gli arrivi sono aumentati del 34%, ha spiegato Arousan. La Giordania, del resto, è un Paese perfetto per ogni tipologia di turista, dalle famiglie ai “solo travel” e a chi cerca un tipo di turismo di lusso. Gli italiani in particolare cercano un tipo di turismo legato alle nuove esperienze e non soltanto ai classici tour, vogliono nuove destinazioni e in Giordania si può trovare tutto ciò.

Ci siamo fatti consigliare qualche luogo meno noto e turistico della Giordania dove gli italiani potrebbero andare. “Uno dei luoghi, per esempio, è Umm El Jimal, che è un sito Unesco”, ha consigliato (un’oasi araba per le carovane del deserto anche nota come “l’Oasi Nera” che si trova a un’ottantina di chilometri dalla Capitale Amman), ma noi stiamo puntando anche su un altro tipo di esperienza che è quella negli agriturismi e che siamo certi piacerà agli italiani. Naturalmente c’è il turismo sostenibile con esperienze uniche, il Jordan Trail he la Lonely Planet ha inserito nei Best in Travel tra i viaggi da fare nel 2025 e poi stiamo rilanciando la Giordania come destinazione religiosa legata anche al Giubileo 2025. Sul luogo del battesimo di Cristo, sulle rive del fiume Giordano, per esempio, è appena stata inaugurata una chiesa enorme di circa 2000 metri quadrati”.

E, proprio in occasione dell’anniversario dei 30 anni di relazioni diplomatiche tra la Giordania e il Vaticano e il 60° anniversario della visita di Papa Paolo VI in Giordania avvenuta nel 1964, Palazzo della Cancelleria a Roma ospita fino al 28 febbraio la mostra “Giordania: l’alba del cristianesimo“, attraverso 90 reperti che narrano la storia del cristianesimo, dai suoi albori fino ai giorni nostri. Questi tesori, selezionati con attenzione da circa 34 siti archeologici in Giordania, rappresentano un legame profondo con le radici del cristianesimo in questa terra. “Con questa mostra i visitatori possono scoprire in profondità la storia del nostro Paese e i luoghi di pellegrinaggio della Giordania”.

“A proposito di solo travel, tra le nuove proposte in Giordania c’è il Cammino di Egeria, ideale per le donne che vogliono venire anche sole nel nostro Paese. Egeria era una suora che visse nel III secolo e che venne dalla Spagna lungo il Cammino di Santiago fino in Giordania, lasciando un diario del suo viaggio che può essere ripercorso ancora oggi. Lo si percorre in due giorni e parte dal Monte Nebo fino al luogo del battesimo. È un modo per proporre la Giordania come destinazione sicura anche per donne che viaggiano in modo individuale, quindi”.

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Asia Filippine Idee di Viaggio Viaggi

Viaggiare in inverno, le Filippine sono la meta ideale per una fuga al caldo

Un arcipelago di oltre 7.000 isole, nel cuore del Sud Est Asiatico con una cultura diversa dalla nostra, sì, eppure per certi tratti così vicina: tre secoli di dominazione spagnola hanno forgiato l’identità delle isole filippine e della popolazione, donando loro un senso innato di ospitalità e quel calore e quella solarità che per i turisti sono davvero confortanti e piacevoli, durante un viaggio nel Paese (la lingua ufficiale è il tagalog, ma tutti parlano perfettamente inglese, quindi è anche un plus per il turista!).

Le Filippine sono una meta ideale per coloro che cercano un posto in cui fuggire dai freddi mesi invernali europei: infatti, il Paese regala il clima migliore nei mesi che vanno da dicembre a marzo, mentre da aprile a giugno le temperature diventano eccessivamente alte, seguite poi dalla stagione della pioggia e dei tifoni.

Dunque, l’inverno e i primi mesi della primavera in Italia sono perfetti per partire alla scoperta delle Filippine, ma quali sono le tappe migliori da fare e cosa vedere in un viaggio nell’arcipelago? Ecco una guida su cosa vedere nel Paese per vivere una vacanza al caldo viaggiando in inverno.

Cebu, tra spiagge e sport acquatici

L’isola di Cebu appartiene alla provincia del Visayas ed è una delle tappe più belle da intraprendere durante un viaggio nelle Filippine. Una volta arrivati a Manila dall’Italia, si può iniziare il proprio viaggio prendendo un altro volo per Cebu, la metropoli dell’omonima isola: qui ci si troverà immersi in un contesto urbano ricco di contrasti, come d’altronde in ogni città maggiore delle isole Filippine.

Accanto a grattacieli e centri commerciali pazzeschi (come il celebre Mall of Asia, dove troverete di tutto e servizi estetici a prezzi da urlo, se comparati ai nostri, soprattutto per il cambio valuta estremamente conveniente), si possono vedere le zone più povere della città, non dimenticando infatti che le Filippine sono uno dei Paesi del Terzo Mondo del Sud Est Asiatico.

Cebu, comunque, regala tanta storia e cultura al visitatore: nella città, infatti, sono ancora in piedi le testimonianze del periodo coloniale spagnolo e le si possono ritrovare ad esempio con una visita alla Basilica Minore di Santo Niño e al Forte San Pedro. Uno degli eroi nazionali delle Filippine, inoltre, è Lapu-Lapu, il guerriero indigeno che sconfisse Magellano e gli invasori, ricordato con una solenne e imponente statua sull’isola di Cebu.

Tempio Taoista, Cebu

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Il magico Tempio Taoista a Cebu

Da qui potete fare un’escursione al famoso Tempio Taoista, un luogo in cui vi sembrerà quasi di essere in Cina, piuttosto che nelle Filippine, e anche al Sirao Pictorial Garden, un immenso giardino lussureggiante con tanti punti iconici per scattare foto ricordo indimenticabili.

Sirao Garden, Cebu

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Uno dei punti fotografici a Sirao Garden

Ma l’isola regala molto di più oltre al caos metropolitano: imperdibili, le spiagge, come quella di Paradise Beach e di Mactan, nonché le escursioni alle cascate. Le Kawasan Falls sono una vera e propria meraviglia della natura e offrono al visitatore la possibilità di avventurarsi in un percorso adrenalinico di canyoning: all’inizio potrebbe spaventarvi, se non siete molto agili, però sarete sempre seguiti da una guida locale esperta che vi scatterà persino qualche foto – loro non temono mai di scivolare lungo i torrenti e sulle rocce!

Kawasan Falls, Filippine

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Le splendide Kawasan Falls

Immancabile tra gli highlights di Cebu è Oslob: qui potete vivere la fantastica esperienza di nuotare con degli squali balena! Non lasciatevi intimorire dal loro nome, sono più simili a balene che a squali – e sono innocui.

Oslob, squali balena

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Nuotare con gli squali balena a Oslob

Ma visto che le Filippine hanno anche una ricca e gustosissima scena gastronomica, a Cebu vi consigliamo di provare uno dei piatti tipici: il lechon, ovvero il maialino da latte arrostito, dalla carne succosa e tenerissima. Una vera delizia, da gustare – ovviamente – con del riso bianco (nelle Filippine il riso non manca mai a tutte le ore, fin dalla prima colazione, rigorosamente salata, con uova e salsicce locali) e salsa di soia aromatizzata.

Colazione tipica filippina

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La colazione tipica filippina

Bohol, nella giungla delle Filippine più wild

Da Cebu si parte alla volta di Bohol, una delle isole più incontaminate e selvagge delle Filippine. A Bohol, infatti, la natura regna sovrana: salendo a bordo di un bus tour che vi condurrà alle vostre escursioni, costeggerete strade fatte solo da foreste di altissime palme di cocco e vi sorprenderà scoprire che in mezzo a quella vegetazione ci sono molte persone che vi abitano.

Imperdibili, sull’isola di Bohol, le Chocolate Hills e il Philippine Tarsier Sanctuary. Le Chocolate Hills (ovvero le “Colline di Cioccolato”) sono così chiamate perché durante la stagione secca il loro colore diventa da verde a marrone, facendole assomigliare appunto al cacao. Su queste 1.200 collinette si narrano diverse leggende, una delle quali dice che siano le lacrime di un gigante che un tempo si era innamorato di una fanciulla del luogo.

Chocolate Hills, Bohol

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Le iconiche Chocolate Hills

Il Philippine Tarsier Sanctuary, invece, è un posto magico dove incontrare uno degli animali più buffi e teneri al mondo, il tarsier: si tratta di un piccolo primate notturno, tipico del Sud Est Asiatico, simile a una piccola scimmia dagli occhi enormi.

Filippine, tarsier

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Un piccolo tarsier a Bohol

Un’altra escursione spettacolare da vivere a Bohol è quella in battello di legno sul fiume Loboc: qui sarete intrattenuti da musica, balli e potrete gustare un tipico pranzo filippino detto “boodle fight”. Cos’è il boodle fight? Si tratta di un buffet servito su foglie di banane, che comprende riso, pomodori, verdure, tantissima carne cotta al barbecue e pesce cotto alla griglia o sul carbone, da consumare rigorosamente con le mani. Il più veloce, mangia più degli altri.

Boodle fight

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Il boodle fight, tradizionale pranzo filippino

Palawan,  fiumi sotterranei e island hopping

L’isola di Palawan è una delle più conosciute al mondo e tra le più gettonate per la luna di miele: infatti, qui potrete atterrare a Puerto Princesa, la città principale, dove vi aspetta un romantico e suggestivo boat tour serale sul fiume in compagnia delle lucciole oppure un’escursione al celeberrimo Underground River.

Il fiume sotterraneo di Puerto Princesa è navigabile per 4,5 km della sua estensione ed è percorribile in barca durante una visita guidata: al suo interno ammirerete le straordinarie forme delle rocce carsiche e calcaree, mentre l’acqua del fiume ha uno splendido color turchese-smeraldo.

Underground River, Puerto Princesa

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L’Underground River a Puerto Princesa

Da Puerto Princesa, invece, conviene dirigersi a El Nido – sì, la super famosa El Nido! El Nido è probabilmente il luogo più fotografato sui social media di tutte le Filippine: se pensando alle isole avete in mente spiagge straordinarie, bianchissime e un mare che sembra creato su un set cinematografico, state sicuramente pensando a questo posto.

El Nido, Filippine

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Le splendide spiagge bianche di El Nido

Qui le spiagge e le calette sono una più bella dell’altra, da scoprire con un tour di island hopping, ovvero una visita che vi porterà da una spiaggia all’altra su una barca: durante il tour, inoltre, vi offriranno un tipico pranzo a base di pesce freschissimo e succulenti frutti di mare, arrostito direttamente sulla barca o sulla spiaggia.

Coron, infine, è uno degli spot più belli dell’isola, così bello da togliere il fiato.

Manila, viaggio nella capitale

Se ne avete abbastanza di tintarella, avventure nella natura, relax in spiaggia e acqua di cocco fresca e dissetante bevuta direttamente dalla noce, potete concludere questo tour e scoprire cosa vedere nella capitale delle Filippine, Manila.

Manila è la capitale delle Filippine e, come già accennato, è una grandissima metropoli ricca di contrasti: ci sono zone poverissime, come quella di Tondo (dove non vi consigliamo assolutamente di addentrarvi, perché nucleo della microcriminalità locale), accanto a quartieri ricchissimi e super moderni, come Makati, dove vi consigliamo di alloggiare. A Makati, infatti, sembra proprio di stare a NYC, tra vertiginosi grattacieli e vetrine di alta moda, con firme anche del Made in Italy.

Makati, Manila

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Il quartiere di Makati a Manila

Manila è il luogo ideale per andare alla scoperta dello street food filippino, così famoso da essere una delle cose da fare e da vedere nelle Filippine: nei vari mercati locali all’aperto e non, infatti, vi consigliamo di scoprire e assaggiare il cibo di strada locale. Ce n’è tantissimo: dal famigerato balut (additato come uno dei cibi “horror” del mondo, ma buonissimo e nutriente!), agli siopao, e ancora banana fritta, spiedini di barbecue e tanto altro.

Mercato locale, Manila

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Un mercato locale a Manila

In genere, a Manila potete comunque scoprire la scena gastronomica nazionale e gustare piatti tradizionali come il Fried Rice o l’Adobo.

Manila è anche il luogo ideale per immergersi nella storia delle isole: fate tappa al Forte Santiago e a Intramuros, dopo una passeggiata al Rizal Park e una visita alla monumentale Cattedrale. Vi consigliamo, inoltre, di visitare Casa Manila, una sorta di piccolo museo dove ammirare reperti autentici delle case d’epoca delle famiglie coloniali spagnole e locali. Un consiglio per gli spostamenti? Anche se vi conviene tenere sempre d’occhio i vostri averi, provate il tipico tuk tuk per spostarvi in città (così come nelle isole), è super economico e non vi farà restare ore, ore ed ore imbottigliati nel traffico di Manila. Se comunque doveste prendere un taxi, attenzione alla tariffa: qui i tassisti non usano il tassametro e dovrete contrattare prima con loro un prezzo per la corsa.

Cattedrale di Manila

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La maestosa Cattedrale di Manila

Qual è il periodo migliore per visitare le Filippine?

Dal momento che le Filippine sono un Paese tropicale, i mesi compresi tra giugno e novembre sono quelli cosiddetti “della stagione delle piogge”, ovvero caratterizzati da forti e frequenti precipitazioni e da minacciosi tifoni. Ecco perché il periodo migliore per visitare le Filippine corrisponde all’inverno in Italia, ovvero i mesi che vanno da dicembre a marzo: in questo periodo, infatti, nelle Filippine vi è un clima secco, senza piogge, con giornate soleggiate, ma con temperature che non superano di solito i 34 gradi, ovvero simili alla nostra estate.

Se invece si scegliesse di partire per le Filippine in primavera, cioè da marzo a maggio, malgrado nelle isole si troverebbero splendide giornate di sole, si andrebbe incontro all’estate filippina: sicuri di essere pronti al caldo umido e tropicale e a temperature da capogiro? Solo per temerari e amanti del caldo intenso! Ecco perché, in conclusione, vi consigliamo di fuggire dal freddo europeo alla volta delle Filippine durante i mesi invernali: un mese ideale? Febbraio.

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Asia Cappadocia Idee di Viaggio Istanbul itinerari itinerari culturali Turchia Viaggi

Tour Istanbul e Cappadocia: itinerario di 7 giorni

Pochi luoghi al mondo riescono a evocare il fascino dell’incontro tra culture e la bellezza di paesaggi da fiaba come la Turchia. Istanbul e la Cappadocia rappresentano due anime di questo straordinario paese: da un lato, la maestosa ex Costantinopoli, sospesa tra Oriente e Occidente, dove minareti e cupole si affacciano su un vivace mosaico di mercati, palazzi e quartieri storici; dall’altro, la Cappadocia, una terra scolpita dal tempo, con sorprendenti formazioni rocciose, città sotterranee e colorate mongolfiere che dipingono il cielo all’alba.
In questo itinerario di sette giorni ti guidiamo alla scoperta delle meraviglie della capitale culturale turca e degli scenari fiabeschi della Cappadocia, unendo cultura, storia e natura in un viaggio indimenticabile.

Giorni 1 e 2: Le meraviglie storiche di Istanbul

Numerosi voli giornalieri diretti collegano le principali città italiane con Istanbul, il cui aeroporto internazionale dista circa 40 minuti dal centro città. In base all’orario di arrivo il consiglio è di sistemarsi nel proprio hotel, lasciare i bagagli, e cominciare a esplorare la città dai monumenti più iconici dell’antica Bisanzio e Costantinopoli, custode di secoli di storia in ogni angolo. Si può allora partire con la visita dalla grandiosa Hagia Sophia, simbolo della potenza bizantina e ottomana. Nata come basilica cristiana nel VI secolo, trasformata in moschea e poi in museo, oggi è un luogo di culto islamico che racchiude oltre 1500 anni di storia. I suoi mosaici dorati convivono con imponenti iscrizioni coraniche, testimoniando il sincretismo culturale che caratterizza Istanbul.

A pochi passi, sorge la magnifica Moschea Blu, celebre per le sue oltre 20.000 piastrelle di ceramica di İznik dai riflessi blu. Con i suoi sei minareti, domina l’orizzonte della città ed è ancora oggi un attivo luogo di preghiera. Proseguiamo verso l’Ippodromo di Costantinopoli, centro nevralgico della vita pubblica bizantina, dove un tempo si svolgevano corse di carri e celebrazioni imperiali, e ancora oggi si possono ammirare l’Obelisco di Teodosio, la Colonna Serpentina e la Fontana Tedesca.

Almeno mezza giornata va riservata al sontuoso Palazzo di Topkapi, residenza dei sultani ottomani per quattro secoli. Attraversiamo i suoi cortili affacciati sul Bosforo, esploriamo la Sala del Tesoro, dove sono custoditi gioielli e reliquie, e ci addentriamo nell’Harem, un mondo segreto di lusso e intrighi.
Per un po’ di shopping la meta ideale è il Grand Bazaar, uno dei mercati coperti più grandi e antichi del mondo, da visitare senza fretta, prendendosi il tempo per scegliere e contrattare con i mercanti. Tra spezie profumate, tappeti artigianali, gioielli d’oro e ceramiche dipinte a mano, l’atmosfera è un tripudio di colori e suoni.
Il consiglio è di concludere ogni giornata con una cena in un ristorante tipico, assaggiando piatti tipici come il balık ekmek (panino con pesce grigliato) o il manti (gnocchetti turchi con yogurt e aglio). Istanbul, con la sua cucina ricca e varia, è un paradiso per i gourmet, e ogni pasto è un’occasione per scoprire nuovi sapori e tradizioni.

Istanbul, Turchia

Fonte: istock

Panorama di Istanbul al tramonto

Giorno 3: Istanbul moderna e multiculturale

Il terzo giorno è dedicato alla scoperta della Istanbul più moderna e multiculturale, un contrasto affascinante rispetto alla città storica esplorata nei giorni precedenti. Si inizia con una passeggiata lungo Istiklal Caddesi, la vivace arteria pedonale del quartiere Beyoğlu, cuore pulsante della vita notturna e culturale della città. Questo viale, lungo circa 1,5 km, è un susseguirsi di negozi alla moda, caffè storici, gallerie d’arte e teatri, dove si respira un’atmosfera europea, frutto dell’influenza occidentale che ha caratterizzato Istanbul a partire dal XIX secolo.

Una sosta obbligata è la Torre di Galata, un’iconica struttura medievale che domina il profilo della città. Salire in cima alla torre regala una vista panoramica mozzafiato su Istanbul, con il Corno d’Oro, il Bosforo e il Mar di Marmara che si stendono ai vostri piedi. Il luogo perfetto per scattare foto indimenticabili e cogliere l’essenza di questa città sospesa tra due continenti.

Nel pomeriggio, attraversiamo il Bosforo per raggiungere Kadıköy, il quartiere più vivace del lato asiatico di Istanbul, pervaso da un’energia bohemien tra mercati alimentari e caffè alternativi dove fermarsi per un tè o un caffè turco. Il modo migliore per concludere la giornata è fare una crociera al tramonto sul Bosforo, che consente di ammirare le sontuose Yalı, le ville ottomane in legno che costeggiano le rive, le moschee e i palazzi storici come il Dolmabahçe e il Ciragan.

Giorno 4: Cappadocia, tra camini delle fate e chiese rupestri

Il quarto giorno si vola in Cappadocia, una regione nel cuore della Turchia che sembra uscita da un libro di fiabe. Il consiglio è di prendere un volo per Kayseri, considerata la principale porta d’accesso alla Cappadocia. In base all’orario di arrivo, dopo un passaggio in hotel per lasciare i bagagli, iniziamo la nostra esplorazione dalla valle di Göreme, un paesaggio lunare modellato dall’erosione e dall’attività vulcanica. Qui, i famosi camini delle fate – alti coni di tufo sormontati da massi di basalto – creano uno scenario surreale, reso ancora più magico dai voli delle mongolfiere all’alba.

Tappa obbligata al Museo all’Aperto di Göreme, un sito UNESCO che ospita decine di chiese rupestri affrescate, testimonianza della vita monastica bizantina. Tra le più suggestive ci sono la Chiesa di Santa Barbara, con affreschi che raffigurano animali fantastici, e la Tokali Kilise, la più grande della valle, con affreschi policromi che raccontano storie bibliche.

Goreme, Turchia

Fonte: istock

Il suggestivo panorama di Goreme, Turchia

Giorno 5: Escursione nelle valli incantate

La giornata inizia con un’escursione nella Valle di Devrent, conosciuta anche come la “Valle dell’Immaginazione”, dove le formazioni rocciose assumono forme bizzarre che stimolano la fantasia: cammelli, delfini, volti umani e molto altro. Poi si raggiunge la Valle di Paşabağ, famosa per i suoi camini delle fate a forma di fungo, alcuni dei quali sono stati scavati e abitati fin dal IV secolo a.C.

Nel pomeriggio, ci si dedica a un’escursione a piedi attraverso la Valle dei Piccioni, un percorso di circa 7 km che offre viste spettacolari sulle formazioni rocciose e sui villaggi scavati nella roccia. La valle deve il suo nome alle migliaia di colombaie scavate nella roccia, utilizzate fin dall’antichità per raccogliere il guano, un fertilizzante naturale.

La giornata si conclude a Uçhisar, un villaggio famoso per la sua imponente fortezza naturale, scavata in una torre di tufo, che regala una vista panoramica spettacolare sulla Cappadocia, particolarmente suggestiva al tramonto.

Giorno 6: Alla scoperta delle città sotterranee e delle valli nascoste

Il sesto giorno è dedicato alla scoperta dei segreti nascosti sotto la superficie della Cappadocia e delle sue incantevoli valli. Si inizia con la visita alla città sotterranea di Kaymaklı, un labirinto di tunnel scavati nella roccia, utilizzati come rifugio dalle popolazioni locali in tempi di pericolo. Un intricato sistema di gallerie, che si estende su otto livelli e comprende abitazioni, stalle, magazzini e chiese.

Si prosegue verso la Valle Rossa, famosa per le sue formazioni rocciose dai toni caldi, che creano un contrasto spettacolare con il cielo azzurro. I sentieri si snodano tra vigneti e piccole cappelle rupestri, offrendo un’esperienza immersiva nella natura e nella storia.
La giornata continua con la Valle dell’Amore, un luogo dall’atmosfera unica, il cui nome deriva dalle suggestive forme delle rocce, che ricordano figure romantiche.

Un’ultima tappa al Monastero di Selime, un complesso rupestre che sembra un castello scolpito nella roccia. Risalente al IX secolo a.C., comprende una cattedrale, cucine, stalle e abitazioni, tutte decorate con antichi affreschi. Dalla cima del monastero si gode una vista straordinaria sulla valle sottostante, un’esperienza che chiude in bellezza la giornata.

Giorno 7: Volo in mongolfiera e trekking nella Valle di Ihlara

L’ultimo giorno in Cappadocia si apre con un’esperienza magica: un volo in mongolfiera all’alba. Sorvolare le valli e i camini delle fate mentre il sole sorge è un’emozione unica, che regala panorami spettacolari e una prospettiva completamente nuova su questa terra incantata. Le mongolfiere, con i loro colori vivaci, sembrano danzare nel cielo, creando uno spettacolo che rimarrà impresso nella memoria per sempre.

Dopo il volo, ci si può dedicare a un’escursione nella Valle di Ihlara, un canyon scavato dal fiume Melendiz, dove si trovano antiche chiese rupestri e villaggi nascosti. Il trekking, di circa 4 ore, inizia dal villaggio di Ihlara e segue il corso del fiume, passando per piccole cappelle scavate nella roccia, come la Chiesa di Agacalti e la Chiesa del Serpente, entrambe decorate con affreschi bizantini risalenti al IX secolo.
Lungo il percorso, si incontra il villaggio di Belisirma, dove il nostro viaggio termina nel modo migliore, con un pranzo tipico in un ristorante locale a base di piatti tradizionali della Cappadocia, prima di dirigerci all’aeroporto di Kayseri per il volo di ritorno a Istanbul e, da qui, proseguire per l’Italia.

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Cosa vedere ad Angkor Wat, il tempio minacciato dai social

Situato nel cuore della Cambogia, il tempio di Angkor Wat è uno dei siti più iconici e fotografati del mondo, nonché probabilmente l’highlight più noto del Paese. Angkor Wat, infatti, non è solo una meraviglia architettonica d’altri tempi, bensì anche un luogo intriso di spiritualità e storia, che ancora oggi riecheggia nell’atmosfera e pervade gli animi dei visitatori.

Questa straordinaria testimonianza del potente impero Khmer, che ha governato e prosperato nella nazione asiatica tra il IX e il XIII secolo, è ancora oggi un vero e proprio simbolo nazionale e uno dei principali motivi per cui milioni di turisti visitano il Paese ogni anno. Tuttavia, oltre a stupire i turisti con i suoi templi e la sua bellezza, Angkor Wat sta anche facendo parlare di sé sul web e sui canali di comunicazione per un fenomeno un po’ più inquietante: l’interazione sempre più pericolosa con i macachi che lo abitano – parliamo di scimmie e no, non è uno scherzo – che sarebbe causa dell’ingente affluenza di YouTubers e influencer.

La storia di Angkor Wat, patrimonio Unesco

Angkor Wat, che ad oggi è persino noto per essere il più grande complesso religioso al mondo, fu costruito in Cambogia inizialmente come tempio dedicato al dio Vishnu, ma nel corso del tempo divenne poi un simbolo del potere divino del re Suryavarman II. Con il passare dei secoli, invece, il sito fu in parte abbandonato, ma la sua grandezza non si è mai attenuata, anzi.

Nel 1992, Angkor Wat è stato inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco, un riconoscimento che ha contribuito alla sua tutela e alla sempre più crescente affluenza turistica. L’area comprende numerosi templi oltre ad Angkor Wat, tra cui quelli di Bayon, Ta Prohm e Angkor Thom, tutti pullulanti di sculture, bassorilievi e strutture monumentali che raccontano di antiche storie mitologiche e della storia locale.

Cosa vedere e cosa fare ad Angkor Wat

Angkor Wat non è solo un luogo da fotografare e poi postare sui propri profili social, ma un’esperienza che merita di essere vissuta, soprattutto se ci si vuole immergere nella sua spiritualità. La visita al tempio inizia solitamente con l’edificio religioso principale, noto principalmente per la sua piramide centrale e la splendida galleria di bassorilievi che narrano la storia dell’epica Mahabharata e diverse altre leggende indiane. È consigliabile però esplorare anche gli altri templi circostanti come quello di Ta Prohm, reso celebre dall’ormai cult film Tomb Raider, dove le radici degli alberi si intrecciano in modo incredibile con le rovine del tempio stesso in un connubio straordinario tra natura e architettura, nonché il tempio di Bayon, con le sue enormi teste scolpite che scrutano misteriose i visitatori.

Angkor Wat, statue

Fonte: iStock

Le imponenti statue di Angkor Wat

Se si ha tempo, invece, una passeggiata al tramonto o all’alba offre al visitatore scenari a dir poco mozzafiato, mentre una gita in bicicletta o in tuk tuk attraverso l’enorme parco archeologico consente di scoprire le meraviglie meno frequentate e meno conosciute del sito.

Come raggiungere il tempio di Angkor Wat

Angkor Wat si trova a circa 6 km dalla città di Siem Reap, la base principale per i visitatori del sito, da cui partono praticamente tutti i tour. Si può raggiungere facilmente la Cambogia via volo da Bangkok, Ho Chi Minh City o altre città asiatiche e una volta arrivati a Siem Reap, i turisti possono poi spostarsi autonomamente con tuk tuk, biciclette o auto per esplorare il parco archeologico. I tour guidati restano in ogni caso una buona opzione per coloro che desiderano avere un’esperienza più informata della visita al tempio.

Costi di ingresso e info utili sulla visita ad Angkor Wat

Il biglietto per visitare Angkor Wat è disponibile secondo molteplici opzioni: un ingresso giornaliero costa circa 37 USD, ma sono disponibili anche biglietti della durata di 3 e 7 giorni, rispettivamente per 62 USD e 72 USD. È possibile acquistare il biglietto sia presso l’ingresso del parco, che online (scelta consigliata) per evitare lunghe code. Gli orari di apertura sono dalle 5:00 del mattino alle 18:00 di sera, ma l’ingresso più gettonato è all’alba, quando il tempio si riflette nelle acque del bacino creando una vista spettacolare per scattare foto incredibili.

Suggerimenti pratici per la vostra visita al tempio:

  • Portare scarpe comode per camminare, dato che il sito è molto ampio e avrete molti km da fare.
  • Proteggersi dal sole con cappelli e crema solare, anche durante le giornate più nuvolose.
  • Acquistare acqua e snack da portare con voi dai venditori locali all’ingresso, ma evitare rigorosamente di dare cibo agli animali selvatici.

Perché i social minacciano Angkor Wat?

Non c’è alcun dubbio che i macachi che vivono ad Angkor Wat siano una delle attrazioni più divertenti per i turisti, nonché una popolazione a tutti gli effetti autoctona, ma negli ultimi tempi queste simpatiche scimmie stanno diventando anche una seria preoccupazione per il sito archeolgico e per i suoi visitatori. Questi primati, infatti, un tempo parte integrante dell’ecosistema naturale circostante, hanno oggi modificato il loro comportamento nei confronti dell’ambiente circostante e delle persone proprio a causa delle interazioni con i visitatori. Come mai? Le scimmie di Angkor Wat oggi sono diventate più aggressive, con episodi di vere e proprie aggressioni nei confronti dei turisti che si avvicinano troppo o che filmano i loro video da pubblicare per ottenere una facile visibilità e viralità sui social media.

Angkor Wat, macachi

Fonte: iStock

I famigerati macachi di Angkor Wat

Gli influencer, in particolare, sono stati quelli accusati di alimentare il problema dei macachi aggressivi, cercando in tutti i modi di attirare le scimmie con cibo o filmandone proprio i comportamenti più provocatori. Questo ha portato i macachi a perdere il loro istinto di diffidenza verso l’uomo, trasformandosi in animali aggressivi che, oltre a mordere i visitatori, causano danni ai templi e alle strutture circostanti. Secondo Apsara, l’organizzazione che gestisce il sito, alcuni macachi si arrampicano addirittura sui templi, lasciando cadere pietre e distruggendo i vari pannelli informativi, compromettendo dunque a tutti gli effetti la conservazione del sito stesso.

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Il Parco nazionale di Khao Sok in Thailandia, con una delle foreste pluviali più antiche del pianeta

La maggior parte dei visitatori che giunge in Thailandia sceglie questo Paese come meta di viaggio per i templi e il mare da cartolina. Ma la verità è che questa destinazione del Sudest asiatico ha da offrire tantissimo anche dal punto di vista naturale, con luoghi davvero unici nel loro genere e con località che lasciano a bocca aperta. Ne è un esempio il Parco nazionale di Khao Sok, dove è custodita una delle foreste pluviali più antiche di tutto il nostro pianeta e che si distingue per essere puntellato di laghi, ruscelli, fiumi, grotte e formazioni rocciose in grado di emozionare.

Dove si trova e come arrivare al Parco nazionale di Khao Sok

Il Parco nazionale di Khao Sok è una di quelle mete che gli amanti della natura devono assolutamente inserire nel loro itinerario in Thailandia. Sorge in tutta la sua grandezza (ben 739 km²) nella Thailandia del Sud e, più precisamente, nella parte occidentale della provincia di Surat Thani. La sua, quindi, è una posizione invidiabile poiché si trova proprio a metà strada tra l’affascinante costa dell’Oceano Indiano ad Ovest e il Golfo della Thailandia ad Est.

Arrivarci è molto semplice e da più destinazioni del Paese:

  • In aereo: ci sono voli diretti per l’Aeroporto di Surat Thani da Bangkok, da dove poi occorre prendere un autobus o un taxi;
  • In treno: partono dalla stazione di Hua Lamphong di Bangkok e arrivano a Surat Thani, fermata da cui salire a bordo di un autobus o un taxi;
  • In autobus: esistono numerosi bus giornalieri che collegano Bangkok, Krabi e Phuket con questo parco.

I viaggiatori che desiderano visitare questo capolavoro della Thailandia devono cercare un alloggio presso Khao Sok Village, il cui vero nome è Klong Sok. Si tratta di un villaggio situato appena fuori dall’ingresso del parco e che si presenta pieno di pensioni, resort e altre tipologie di alloggi, ristoranti, caffè e negozi di vario tipo.

Parco nazionale di Khao Sok, Thailandia

Fonte: iStock

Il Parco nazionale di Khao Sok visto dall’alto

Tour del Lago Cheow Lan con pernottamento in una casa galleggiante

All’interno del Parco nazionale di Khao Sok sorge il Cheow Lan, un lago di origine artificiale che permette di vivere diverse esperienze, alcune delle quali molto emozionanti: si possono fare trekking, safari e persino dormire in case galleggianti, dei veri e propri bungalow di legno in mezzo al lago. Un luogo magico, che si presenta al visitatore come uno specchio contornato da singolari e bellissime formazioni carsiche che spuntano fiere dalle sue acque.

È possibile organizzare l’escursione al lago tramite la struttura in cui si alloggia nel Khao Sok Village (non si può pianificare questa esperienza in autonomia) e, ognuna di queste, offre anche altre attività più o meno simili. A livello generale sono compresi i pasti, gli spostamenti in barca, i pernottamenti nelle case galleggianti e le seguenti attività:

  • Escursione alla scoperta della natura nei pressi del lago;
  • Birdwatching;
  • Safari all’alba;
  • Scoperta di alcune grotte.

Le strutture che offrono case galleggianti sono di vario livello. La maggior parte mette a disposizione camere doppie con bagno privato ma anche bungalow per più persone con bagno condiviso. È bene sapere, inoltre, che le escursioni con notte al lago vengono organizzate anche in caso di pioggia (il parco, infatti, rimane aperto anche durante la stagione dei monsoni).

Case galleggianti, Cheow Lan

Fonte: iStock

Le bellissime case galleggianti sul Cheow Lan

Escursione alla scoperta della natura nei pressi del lago

Il consiglio principale che vi diamo è quello di portare con voi (ma si possono anche noleggiare nelle strutture) le scarpine da scogli perché molte delle escursioni prevedono la salita e discesa di una delle cascate del parco. Niente di particolarmente complesso, sono percorsi alla portata di tutti, ma utilizzare scarpe che poi rischiano di rimanere bagnate anche il giorno seguente non è una decisione che potremmo definire valida, oltre al fatto che si potrebbe persino scivolare sulle rocce bagnate del parco.

L’esperienza comunque è interessante perché consente davvero di entrare nel cuore di una delle foreste pluviali più antiche del pianeta, scoprendone la pace e anche alcuni spot unici nel loro genere.

Birdwatching

L’attività di birdwatching può essere piacevole o no: dipende da tanti fattori, come la fortuna, il periodo in cui si visita il parco e il silenzio che sono disposti a fare i compagni di viaggio sulla propria barca. Molto spesso si fa anche a seguito dell’escursione nei pressi del lago, navigando verso zone che le guide turistiche sanno essere piene di volatili. Tra gli uccelli da poter avvistare ci sono: il grande bucero, il picchio pigmeo dal ciuffo grigio, il malkoha dal petto a castagna, il pigliamosche rosso e nero, il tordo arancio e molto altro ancora.

Safari in barca all’alba

Dopo aver trascorso la notte nelle case galleggianti (attenzione: la maggior parte delle strutture mette a disposizione l’elettricità solo per 3/4 ore e non è possibile né chiamare né utilizzare internet), ci si sveglia un po’ prima dell’alba per ammirare il principio del nascere del sole dal proprio bungalow o mentre si fa un bel bagno nel lago. Subito dopo si parte tutti insieme per fare un safari in barca di prima mattina insieme ai propri compagni di viaggio e di una guida professionista, mentre si finisce anche di osservare il sole che sale verso il cielo e che si specchia sulle acque. Oltre alla bellezza del paesaggio, è possibile scorgere tantissimi altri animali grazie all’aiuto della guida turistica. Infine si ritorna negli alloggi per fare colazione e prendere le proprie cose.

Lago Cheow Lan, Thailandia

Fonte: Serena Proietti Colonna

Bagno all’alba nelle placide acque del Lago Cheow Lan

Come nel caso del birdwatching, anche durante il safari all’alba l’avvistamento dei tantissimi animali che popolano il parco dipende da più fattori, ma quel che è certo è che si può ammirare una natura straordinaria, una di quelle albe che difficilmente si dimenticano e incredibili formazioni rocciose che sembrano catapultarci persino in un altro Paese: c’è chi è pronto a giurare che il paesaggio sia davvero molto simile a quello della Baia vietnamita di Ha Long.

Pra Kay Petch Cave

Sulla via del ritorno, quindi prima di tornare sulla terraferma, si fa una sosta alla Pra Kay Petch Cave, soprannominata “Grotta dei Diamanti”. Il motivo è molto semplice: è completamente adornata da stalattiti e stalagmiti, che quando vengono illuminate brillano come queste pietre preziose. Lunga circa 500 metri, per visitarla occorre sapere che ci sono dei punti in cui è necessario strisciare e che non mancano tratti ripidi e scivolosi (in generale è assolutamente possibile e consigliata a tutti, a meno che non si soffra di una forte claustrofobia).

Le altre esperienze da fare a Khao Sok

La maggior parte delle persone che sceglie di raggiungere il Parco nazionale di Khao Sok lo fa principalmente per trascorre una notte su case galleggianti in una zona remota della Thailandia, quasi completamente priva di elettricità, senza internet e linea telefonica, e per addormentarsi e svegliarsi cullati dai suoni della natura e degli animali. Tuttavia, la verità che questa vastissima area protetta di foresta pluviale consente di fare moltissime esperienze diverse tra loro.

Scoprire flora e fauna del parco

Gli amanti del trekking non rimaranno di certo delusi dalla flora e dalla fauna del Parco nazionale di Khao Sok: il paesaggio quasi preistorico, che si caratterizza per affioramenti di rocce calcaree che raggiungono i 400 metri di altezza, è impreziosito da vecchi alberi e mangrovie, dipterocarpacee, conosciute come alberi dei frutti volanti, spettacolari piante carnivore, alberi di cocco, intrecci di liane e molto altro ancora.

A popolarla sono anche grandi farfalle colorate, millepiedi pelosi, uccelli azzurri, poi ancora elefanti, leopardi, tigri, scimmie e tantissimi altri animali. Ma la vera protagonista è la Rafflesia (visibile solo nei mesi di gennaio e febbraio) che può vantare il titolo di essere il fiore più grande del mondo.

La Rafflesia deve il suo particolare nome a Sir. Raffles, un nobile inglese  che la scoprì durante il periodo coloniale. Si tratta di uno straordinario fiore che può raggiungere anche gli 80 cm di diametro e che colpisce tutti i visitatori per il suo bellissimo colore che va dal rosso acceso all’arancione.

Rafflesia, Thailandia

Fonte: iStock

Tutta l’incredibile bellezza della Rafflesia

Esplorazione in canoa

Un’altra delle attività molto amate è andare in canoa, oppure in kayak, nei fiumi e nei laghi di Khao Sok. È un modo tranquillo per esplorare la natura godendo al massimo delle incredibili formazioni rocciose che spuntano dall’acqua. Ci si può informare con il proprio albergo su come fare e dove andare, oppure chiedere al Centro Visitatori. A metterle a disposizione sono anche le strutture che offrono case galleggianti sul Lago Cheow Lan.

 Il sentiero della Cascata di Ton Kloi

Il sentiero della cascata di Ton Kloi è uno dei due migliori che si può intraprendere direttamente dall’entrata principale del parco. Ha una lunghezza di circa 7 km ma è molto importante sapere che solo i primi 3 km si possono fare in autonomia, perché per i restanti 4 è necessaria una guida turistica.

Tra alberi millenari e meraviglie della natura che lasciano a bocca aperta, il visitatore ha l’opportunità di ammirare la Cascata di Wing Hin, di circa 20 metri di altezza e che scivola su grandi rocce. Il percorso è infatti considerato moderatamente impegnativo e richiede più di 2 ore di tempo per essere compiuto.

A poca distanza dalla prima cascata ecco la Piscina di Wang Yao, dove poter fare persino un bel bagno rigenerante. Poi ancora la Cascata di Bang Hua Rat, nota per la sua ampiezza e perché si tuffa in una piscina limpida e poco profonda che riflette il verde della vegetazione circostante.

Il trekking continua in direzione Cascata di Than Sawan, che si distingue per la bellezza mozzafiato e l’atmosfera serena in cui è immersa. Famosa per i suoi dintorni incontaminati e l’acqua cristallina, precipita lungo una serie di gradini rocciosi, creando più piscine dove poter persino nuotare e rilassarsi.

Si arriva poi alla Gola di Tang Nam e infine alla Cascata di Ton Kloi, a più livelli e con l’acqua che scorre attraverso una lussureggiante giungla. Anche qui è possibile fare una nuotata rinfrescante.

Il Sentiero della Cascata Sip Et Chan

Non è di certo meno interessante il Sentiero della cascata Sip Et Chan lungo circa 4 km. La prima parte è fattibile in autonomia in quanto è presente una passerella di legno, mentre per il resto del sentiero è necessario farsi accompagnare da un ranger. Meno battuto dell’altro percorso, offre diversi punti di interesse come il belvedere di San Yang Roi e la Cascata di Mae Yai, un grandioso flusso d’acqua alto ben 30 metri.

Infine si arriva alla Cascata Sip Et Chan, il cui nome tradotto significa “Undici livelli”. Si tratta di una delle cascate più alte e impressionanti del Parco Nazionale di Khao Sok, ma va specificato che il sentiero verso di essa è una vera e propria avventura: si snoda attraverso una fitta giungla, attraversando ruscelli e viste mozzafiato sulle montagne circostanti. Si tratta quindi di un percorso consigliato ad escursionisti molto esperti, in quanto presenta anche tratti di arrampicata e attraversamenti fluviali.

Cheow Lan Lake Sunset tour

Infine, se non si desidera trascorrere una notte nelle case galleggianti ma si preferisce ammirare la bellezza del lago in uno dei suoi momenti migliori, a disposizione c’è anche il Cheow Lan Lake Sunset tour. Parliamo di un’esperienza adatta soprattutto a chi possiede uno spirito romantico, poiché è un’escursione in barca (la tipica thailandese) al calar del sole sulle placide acque del lago.

Il tour conduce attraverso scogliere calcaree mozzafiato e lussureggiante foresta pluviale, mentre si può osservare la fauna selvatica lungo le rive bevendo un bicchiere di vino e mangiando tapas.

Riserva nazionale di Khao Sok, Thailandia

Fonte: iStock

Alcune delle incredibili formazioni rocciose del Parco nazionale di Khao Sok
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Muoversi in Thailandia, una piccola guida su come usare i mezzi pubblici

La Thailandia conta ben 513 120 km² di superficie totali, tanto da essere il 51º stato del mondo per estensione. Tali dimensioni potrebbero spaventare chi desidera fare un tour del Paese, ma la verità è che muoversi in Thailandia è molto semplice e anche piuttosto economico. Da un capo all’altro del Paese o all’interno delle grandi città esistono infatti tantissime soluzioni, alcune delle quali prenotabili anche online mentre altre esclusivamente sul posto. Va specificato che il sito di riferimento (e applicazione) per trovare online biglietti di treni, autobus, traghetti, trasferimenti privati e persino voli, è 12goasia.

Come muoversi a Bangkok

Complice l’arrivo di molti voli internazionali, Bangkok è una di quelle città della Thailandia in cui atterrano i cittadini di tutto il mondo. La Capitale è molto grande, ma per fortuna per spostarsi da un punto all’altro è possibile usufruire di tantissimi mezzi pubblici.

Dall’aeroporto al centro

L’Aeroporto Internazionale di Bangkok-Suvarnabhumi, recentemente dichiarato uno dei più belli del mondo a livello architettonico, dista circa 31 km dal centro della Capitale. La buona notizia è che è possibile muoversi da qui in tantissimi modi diversi, ovvero in taxi, bus, in treno e persino con transfer privati.

L’opzione più pratica è senza ombra di dubbio il taxi perché sono attivi 24 ore su 24 e anche perché il costo non è affatto eccessivo (soprattutto se pensiamo alle tariffe applicate in Italia). Una volta atterrati occorre semplicemente seguire le indicazioni che portano verso questi autoservizi pubblici e ritirare uno dei biglietti alle macchine apposite, sui quali c’è scritto il numero dell’autovettura da raggiungere. Il tempo medio di percorrenza va dai 30 ai 50 minuti (traffico permettendo, perché in alcuni orari Bangkok ne è invasa).

Aeroporto internazionale Suvarnabhumi, Bangkok

Fonte: iStock

Il bellissimo Aeroporto internazionale Suvarnabhumi

Un’altra soluzione è l’Airport Rail Link, servizio ferroviario sopraelevato, che richiede circa una mezz’ora per arrivare presso il centro cittadino. I prezzi (ma ricordiamo che possono cambiare da un momento all’altro) vanno dai 15 ai 45 baht (poco più o poco meno di 1 euro), mentre i treni passano ogni 10-15 minuti dalle 5:30/6:00 di mattina fino a mezzanotte. Consente di raggiungere la stazione centrale di Phayathai e altre 6 fermate intermedie.

In alternativa si può utilizzare il Suvarnabhumi Airport Bus S1, che parte dal Livello 1 nei pressi del Gate 7. Gli autobus vanno da e per l’aeroporto ogni 60 minuti circa, tra le 6:00 e le 20:00, per un costo di 60 bath a persona (1 euro e 70 circa). Il biglietto può essere acquistato direttamente dal conducente dell’autobus o presso la biglietteria dell’aeroporto.

Infine ci si può organizzare con transfer privati, ma in questo caso occorre accordarsi e verificarne prima la possibilità con il proprio albergo.

Piccola informazione di servizio: a Bangkok è disponibile anche un altro aeroporto (il Don Mueang) che effettua soprattutto voli nazionali con compagnie low cost, quindi molto utile per spostarsi in altre località della Thailandia.

Muoversi in città con la BTS Skytrain

Tra i mezzi pubblici di Bangkok la BTS Skytrain, la metropolitana sopraelevata, è uno dei più sicuri, comodi e convenienti. Si compone di due linee: la Sukhumvit Line, che attraversa la città da Nord a Est, e la Silom Line, che va invece da Ovest fino a Sud. In sostanza conduce in gran parte dei quartieri che sono di interesse per i visitatori. Il costo dei biglietti va dai 15 THB (0,40 centesimi di euro) in su ed è possibile utilizzarla dalle 6:00 del mattino fino a mezzanotte. Le corse sono molto frequenti e ogni carrozza è dotata di aria condizionata.

Spostarsi con la MRT Metropolitana

La MRT è la vera e propria metropolitana di Bangkok, composta dalla la linea blu (da Bang Sue a Hua Lamphong), e la recente linea viola. Il costo di una corsa singola varia da 17 a 45 baht (0,45-1,20 euro) ed è anche molto comoda ed economica.

Taxi e tuk-tuk

Si può salire sui taxi direttamente fermandoli in strada (se liberi) o dai parcheggi predisposti. In alternativa si possono utilizzare diverse applicazioni, che permettono di pagare con carta o al conducente, che vengono a prendere direttamente nel posto in cui ci si trova. Un piccolo consiglio: prima di salire a bordo assicuratevi che venga acceso il tassametro.

I simpatici (e colorati) tuk-tuk girano ovunque in città e sono ideali soprattutto per i tragitti brevi. In questo caso il consiglio è quello di contrattare il più possibile.

Come raggiungere la Thailandia del Nord

Si può raggiungere la Thailandia del Nord in autobus, in treno e in aereo (oppure con auto private). La scelta del mezzo da utilizzare dipende principalmente dalla meta che si vuole scoprire, ma senza ombra di dubbio il più rapido è l’aereo. Tra le altre cose, il Paese è sorvolato da numerose compagnie low cost che non fanno di certo sforare il budget.

In aereo: gli aeroporti del Nord

Nel Nord della Thailandia si trovano diversi aeroporti:

  • Aeroporto Internazionale di Chiang Mai: vi operano numerose compagnie aeree ed è il terzo scalo più frequentato del Paese;
  • AeroportoInternazionale Mae Fah Luang Chiang Rai: serve principalmente voli nazionali;
  • Aeroporto Internazionale di Udon Thani: anche in questo caso vi sono soprattutto voli nazionali, ma non mancano di certo alcuni voli internazionali.

In treno

Prendendo in considerazione le due città principali del Nord della Thailandia, Chiang Mai e Chiang Rai, a disposizione dei viaggiatori ci sono anche diverse soluzioni in treno. Da Bangkok, per esempio, si parte dalla Hua Lamphong Railway Station per arrivare a Chiang Mai in un tempo che va dalle 11 alle 14 ore, in relazione al tipo di treno. Il consiglio principale, quindi, è quello di usufruire di un treno notturno con vagone cuccetta. Chiang Rai, invece, non dispone di una stazione ferroviaria e la più vicina è quella di Chiang Mai, quindi non propriamente consigliata.

In autobus

È possibile arrivare da Bangkok a Chiang Mai anche in bus e con un viaggio della durata di circa 10 ore. Per i viaggiatori ci sono diverse opzioni, ma molte di queste con partenza dal Northern Bus Terminal di Mochit (Chatuchak). Il costo del biglietto varia dai 15 ai 25 euro a persona.

Anche Chiang Rai dispone di stazioni bus. I costi dei biglietti cambiano in base alla categoria di pullman, che offrono corse giornaliere e serali dalla stazione di Mo Chit di Bangkok, per circa 10 ore di viaggio. Inoltre, sono disponibili anche delle corse autobus che collegano Chiang Mai a Chiang Rai (e viceversa) in circa 3 ore.

Come arrivare a Phuket

Un’altra delle mete particolarmente amate dai viaggiatori italiani (e non solo) è Phuket. Sfortunatamente, non esistono voli diretti dall’Italia e per questo la si può raggiungere tramite un volo interno in partenza da più scali del Paese. L’Aeroporto Internazionale di Phuket è servito da più compagnie aeree (anche low cost ed a buon prezzo) ed è situato a 25 metri sul livello del mare.

Tuttavia, pur essendo un’isola, Phuket è collegata alla terraferma tramite il ponte Sarasin che con i suoi 660 metri di lunghezza permette di arrivare in città anche con autobus, taxi o mezzi privati. Chiaramente è molto importante capire la città di partenza prima di optare per questa soluzione: la distanza da Bangkok a Phuket è di circa 850 chilometri, e per questo viaggiare su 4 ruote non è assolutamente conveniente da alcun punto di vista.

Se si parte da località come Surat Thani, porta d’ingresso di alcune tra le più famose isole del golfo thailandese e il meraviglioso Parco nazionale di Khao Sok, sia autobus che taxi sono assolutamente consigliati e certamente più economici dell’aereo. Per quanto riguarda il treno, Phuket non è servita da alcuna stazione ferroviaria.

Come andare dall’aeroporto in città

Per arrivare dall’aeroporto di Phuket ai maggiori punti di interesse della città (o semplicemente nel proprio albergo) ci sono 4 opzioni differenti:

  • Taxi ufficiali dell’aeroporto: sono conosciuti come Airport Limousines. A disposizione ci sono anche i taxi pubblici a tassametro che sono meno costosi ma più lenti;
  • Minivan condivisi: che possono rivelarsi una soluzione economica in base al numero totale delle persone e che accompagnano anche ai propri alberghi;
  • Smart Bus: un autobus pubblico, il mezzo più conveniente;
  • Airport Bus: conduce dall’aeroporto di Phuket a Phuket Town.

Come muoversi a Phuket

Per quanto riguarda gli spostamenti in città, una delle opzioni più utilizzate dai viaggiatori è il noleggio di uno scooter (costa poco e permette di muoversi a proprio piacimento). In caso non si potesse o volesse farlo, a disposizione ci sono taxi, tuk-tuk e autobus.

In più, in questa città ci sono anche gli songthaew, dei minibus simili a camion di colore blu in funzione dall’alba fino alle 18:00, più o meno. Infine, non dimenticatevi che Phuket si trova al mare e per questo ci si può spostare da una spiaggia all’altra a bordo delle classiche barche thailandesi.

I tuk-tuk di Phuket

Fonte: iStock@Elias Bitar

Uno dei colorati tuk-tuk di Phuket

Come raggiungere il Sud della Thailandia

La Thailandia del Sud è una di quelle destinazioni raggiunte soprattutto da chi ama il mare e il motivo è molto semplice: proprio in questa regione si trovano località balneari da cartolina, e a partire proprio dalla già citata Phuket. Arrivarci, quindi, è un desiderio di moltissimi viaggiatori.

Gli aeroporti del Sud della Thailandia

Nella Thailandia del Sud ci sono diversi aeroporti serviti da numerose compagnie aeree. Per creare l’itinerario perfetto, quindi, potreste decidere di atterrare:

  • Aeroporto Internazionale di Phuket: lo scalo dispone di due terminal, uno per i voli nazionali e uno per i voli internazionali;
  • Aeroporto Internazionale di Koh Samui: considerato “non convenzionale” poiché quasi totalmente privo di aree interne;
  • Aeroporto Internazionale di Hat Yai: uno dei principali punti di ingresso per coloro che desiderano raggiungere le province meridionali della Thailandia;
  • Aeroporto Internazionale di Krabi: ideale per chi vuole visitare questa meravigliosa provincia, comprese le rinomatissime Phi Phi Island;
  • Aeroporto Internazionale di Surat Thani: importante hub per i viaggiatori diretti verso l’isola di Koh Samui, Koh Phangan e Koh Tao e anche per chi desidera visitare il Parco nazionale di Khao Sok;
  • Aeroporto Internazionale di U-Tapao: perfetto per chi vuole scoprire la costa orientale della Thailandia.

In autobus

Partendo da Bangkok o da Phuket è possibile raggiungere diverse mete della Thailandia del Sud via terra. Per esempio, il tragitto da Bangkok a Krabi ha una durata complessiva di 11-13 ore ed un costo variabile dai 15 ai 30 euro a persona. Da Phuket a Krabi Town, invece, occorrono circa 3 ore per un prezzo a persona che va dai 5 ai 6 euro.

In treno

Il treno è sicuramente uno dei mezzi meno consigliati per raggiungere alcune località della Thailandia del Sud. Se si vuole arrivare a Krabi, per esempio, bisogna scendere nella stazione più vicina che è quella di Surat Thani, la cui tratta da Bangkok è di circa di 11-13 ore, a seconda del tipo di treno.

Come raggiungere le isole della Thailandia

Un’isola thailandese servita da aeroporto è Koh Samui, che è dotata di uno dei migliori scali del Paese e da cui è facile raggiungere anche Koh Phangan e Koh Tao. Anche Phuket fa parte della regione della Thailandia del Sud, e per questo è considerato un ottimo punto di partenza per arrivare nelle altre magiche isole. Ad avere un aeroporto sono anche le Isole Trang, con diversi voli giornalieri da e per la Capitale del Paese.

Come raggiungere, quindi, le altre isole del Paese? Le isole in Thailandia sono davvero tantissime e per questo non ci è possibile descrivere come arrivare in ognuna di loro. Tuttavia, abbiamo selezionato le più belle con le relative indicazioni per utilizzare i mezzi pubblici:

  • Phi Phi Island: gli aeroporti più vicini sono Phuket e Krabi, e da qui si possono utilizzare anche traghetti o barche veloci che impiegano circa 2 ore;
  • Koh Tao: l’aeroporto di riferimento è quello di Koh Samui, ma anche in questo caso ci sono imbarcazioni su cui poter salire da varie località del Paese;
  • Koh Chang: l’aeroporto più vicino è quello di Trat ma qui non operano compagnie low cost. In questo caso, quindi, è sicuramente più conveniente optare per imbarcazioni da altre città/isole thailandesi;
  • Koh Samet: l’aeroporto di riferimento è quello di Pattaya (quindi U-Tapao), dal quale poi occorre raggiungere il porto per salire a bordo di un traghetto;
  • Isole Similan: le barche per questi incredibili paradisi di solito partono da Phuket o Khao Lak;
  • Koh Lipe: l’aeroporto più vicino è quello di Hat Yai, da dove si può poi procedere in motoscafo.

In sostanza, quindi, si possono raggiungere le isole thailandesi grazie a tantissimi collegamenti via mare che operano da diverse località del Paese.

Isole della Thailandia

Fonte: iStock

Raggiungere via mare le bellissime isole thailandesi

Noleggiare un scooter

In molti luoghi della Thailandia, in particolare in alcune isole, molti viaggiatori optano per noleggiare un motorino. La scelta è sicuramente la più conveniente da diversi punti di vista, ma è essenziale sapere che per guidarli bisogna possedere la patente internazionale. Se non la si possiede, quindi, il consiglio è sempre quello di utilizzare i mezzi pubblici ove sono disponibili (nelle isole, per esempio, un’ottima alternativa ai motorini sono le long-tail boat), o organizzare spostamenti con driver privati che, nella maggior parte dei casi, sono ancora accessibili ed economici.

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Cosa vedere in Thailandia in 15 giorni, viaggio alla scoperta del Paese del sorriso

La Thailandia è uno di quei Paesi in grado di farti innamorare all’istante: incanta con le su curiose contraddizioni, con la tradizione culinaria straordinaria, le migliaia di templi che connettono i visitatori con la propria spiritualità, per la facilità di spostarsi da un luogo all’altro (e anche in modo abbastanza economico) e per la natura che, dalle montagne al mare, riesce persino ad emozionare. E poi ci sono le persone, accoglienti e gentili, che ti danno il benvenuto con le mani giunte al petto ed un gigantesco sorriso.

È un posto ideale per chiunque voglia fare un viaggio indimenticabile, sia da solo che in compagnia, uno di quelli che ti entra nel cuore e non ne esce più. Per scoprire tutto il Paese occorrerebbe quasi una vita, ma per fortuna in 15 giorni si possono ammirare tante meraviglie diverse e autentiche. Per questo motivo abbiamo preparato per voi un fantastico itinerario di 15 giorni in Thailandia.

Giorno 1 e giorno 2: alla scoperta di Bangkok

Attualmente, in partenza dall’Italia, ci sono numerosi voli diretti che atterrano nella meravigliosa Bangkok di prima mattina. Riuscendo a dormire in aereo, quindi, è possibile sfruttare il giorno stesso dell’arrivo per scoprire la Capitale. Bangkok si rivela un frullatore di emozioni perché, mentre i moderni grattaceli sembrano voler toccare il cielo con i loro tetti, gli antichi templi con le statue del Buddha invitano a ritrovare la propria spiritualità.

A Bangkok c’è il caos del traffico, ma anche il silenzio dietro l’angolo che sembra quasi surreale. Ci sono i mercati colorati per comprare prodotti a buon prezzo, poi vie eleganti in cui è assolutamente piacevole passeggiare. A Bangkok tutti sorridono, mentre tra un passo e l’altro si assaggia uno street food eccezionale. Tante le cose da visitare in città, ma in due giorni le attrazioni da non perdere sono:

  • Palazzo Reale / Wat Phra Kaew: un complesso di oltre 100 edifici tra palazzi e padiglioni, dove vi è anche custodita la statua di Buddha in smeraldo;
  • Wat Arun: noto anche come “Tempio dell’Alba”, si distingue per la sua torre alta 82 metri e completamente ricoperta da piccoli motivi floreali di porcellana;
  • Wat Pho: il tempio più grande ed antico della città in cui è conservato uno straordinario Buddha Sdraiato lungo 46 metri;
  • Khao San Road: il posto più indicato per chi è in cerca divertimento notturno;
  • Chinatown: uno dei quartieri più caotici (e sorprendenti) di Bangkok;
  • Lumphini Park: il polmone verde della città, particolarmente amato dai residenti;
  • Siam Square: centri commerciali e palazzi altissimi si rivelano il luogo perfetto per lo shopping;
  • Baiyoke: torre con una terrazza girevole posta all’84° piano, un rooftop bar da cui bersi un cocktail per salutare la città.
Wat Pho, Thailandia

Fonte: iStock

Il gigantesco Buddha sdraiato nel Wat Pho

Giorno 3 e 4 in mezzo alla natura del Parco nazionale di Khao Sok

Dopo aver passato due notti a Bangkok, la mattina presto vale la pena prendere un volo diretto per Surat Thani, città senza monumenti di particolare interesse ma che rappresenta la porta di accesso al Parco nazionale di Khao Sok. Si tratta di una magnifica riserva naturale ricoperta da un’antichissima foresta pluviale, impreziosita da enormi montagne calcaree, piena di vallate, laghi, grotte e popolata da numerosi animali selvatici. Da queste parti le esperienze da fare a completo contatto con la natura sono davvero tante poiché questo magnifico parco copre un’ area di 739 km quadrati, ma se le notti a disposizione sono solo due vi consigliamo:

  • Sentiero della cascata di Ton Kloi: è lungo 7 km ed i primi 3 km non necessitano di guida. È pieno di cascate, piscine e gole e conduce al cospetto della meravigliosa Ton Kloi, scrosciante flusso d’acqua alto circa 20 metri;
  • Sentiero della cascata Sip Et Chan: in alternativa si può percorrere questo secondo itinerario di 4 km che porta di fronte a una bellissima cascata a 11 livelli;
  • Dormire in una casa galleggiante sul Cheow Lan: lago con più 100 faraglioni su cui avvistare uccelli e animali grazie a diverse escursioni (in barca e non).
Parco nazionale di Khao Sok, Thailandia

Fonte: iStock

Un affascinante angolo del Parco nazionale di Khao Sok

Giorno 5, 6 e 7 alla volta di Phuket

Dalla notte trascorsa sul Cheow Lan si rientra più o meno ad ora di pranzo, momento perfetto per salire su un bus o su un taxi alla volta di Phuket. È la più grande isola della Thailandia ed è nota come “la Perla delle Andamane”, soprannome che fa capire sin da subito che è una meta che occorre visitare almeno una volta nella vita. La destinazione è ideale a tutte le età, perché ci sono spiagge anche per i bambini, attrazioni sia culturali che naturali imperdibili, e persino vie e locali affollate dai più giovani.

Concentrandoci esclusivamente sulla città di Phuket e gli immediati dintorni, quindi non sul resto dell’isola, e considerando che seguendo questo itinerario si hanno solo 3 notti a disposizione, le cose da visitare assolutamente sono:

  • Big Buddha: statua di 45 metri che si erge maestosa sulla collina Nakkerd. Attualmente è chiusa al pubblico ma permette comunque di godere di un panorama eccezionale, ed anche di osservare una curioso gruppo di scimmie in libertà (prestate molta attenzione perché sono dispettose);
  • Phuket Town: coloratissimo centro storico della città, pieno di caffè pittoreschi, architettura in stile sino-portoghese e molto altro ancora;
  • Bangla Road: ideale per chi cerca il divertimento notturno grazie ai tantissimi bar, locali, discoteche e musica;
  • Promthep Cape: da qui si può ammirare uno dei tramonti più belli di tutta la Thailandia;
  • Patong Beach: mezzaluna di sabbia morbida di circa 3 km di lunghezza, piena di giovani che qui possono fare numerose attività;
  • Freedom Beach: dal mare color giada, è da molti considerata una delle spiagge più belle del Paese;
  • Paradise Beach: mare da cartolina impreziosito da palme gigantesche che creano ombra naturale;
  • Kata Beach: sabbia bianca, mare di un blu profondo e spot ideale per ammirare il tramonto;
  • Karon Beach: anche qui il calar del sole è incantevole e si tratta della terza spiaggia più lunga dell’Isola di Phuket;
  • Kalim Beach: con un manto sabbioso soffice e delicato accarezzato da un mare da sogno.
Freedom Beach, Phuket

Fonte: iStock

Veduta aerea della bellissima Freedom Beach

Giorno 8 e 9 per scoprire le Phi Phi Island

Per viaggiare da Phuket alle Phi Phi Island ci sono a disposizione numerosi traghetti che richiedono circa 2 ore di navigazione. Già pochi minuti prima dell’arrivo, però, sembra sembra di stare per attraccare in paradiso: si viene accolti da incredibili formazioni calcaree ricoperte di vegetazione color smeraldo che spuntano dal mare.

L’arcipelago è formato da due isole principali (Phi Phi Don e Phi Phi Leh) e diverse isole e isolotti minori che, senza ombra di dubbio, da sole valgono il viaggio. Si presentano come dei veri e propri paradisi naturali grazie alla presenza di enormi scogliere a picco su un mare dalle mille sfumature, spiagge bianche, una barriera corallina emozionante e fondali pieni di biodiversità marina. Non mancano, tra le altre cose, ristoranti e locali per il divertimento. Molto sono i luoghi da visitare, ma tra i posti da non perdere assolutamente segnaliamo:

  • Phi Phi View Point: il punto panoramico da cui ammirare un panorama sorprendente e affascinante;
  • Long Beach: lunga 650 metri, offre sabbia fine e dorata lambita da un mare caldo, immacolato e cristallino da cui poter scorgere una bellissima vista;
  • Bamboo Island: piccola isola disabitata ammantata di pini. È ideale per fare snorkeling in acque cristalline e riposarsi su rocce o sabbia bianca e pulitissima (attenzione ai coralli);
  • Monkey Beach: è la casa di moltissime scimmie (piccolo consiglio: scendete dalla barca senza zaino per la vostra sicurezza) che vivono su una striscia di sabbia morbida di 150 metri bagnata da acqua color smeraldo;
  • Maya Bay: il paradiso vero, qualcosa di assolutamente incredibile, diventato famoso nel corso degli anni perché qui è stato girato il film The Beach con Leonardo DiCaprio;
  • Viking Cave: grotta in cui sono stati ritrovati dei dipinti sulle sue pareti che rappresentavano barche, elefanti e molto altro ancora.
Maya Bay, Phi Phi Island

Fonte: iStock

Una magnifica vista dall’alto di Maya Bay

Giorno 10, 11, 12, 13 e 14 (o in base al volo di ritorno) a Krabi

Per arrivare Krabi basta circa un’ora di navigazione da Phi Phi Island. Le imbarcazioni conducono nel cuore di questa provincia che si specchia sul bellissimo mare delle Andamane e composta di diversi piccoli arcipelaghi e candide spiagge, popoli nomadi, grotte e luoghi che hanno spesso fatto da sfondo cinematografico. Un paradiso adatto a tutte le età, dove potersi rilassare, divertire e scoprire angoli che rimangono impressi nel cuore.

Per conoscere l’intera provincia servirebbero chiaramente molti più giorni da poter utilizzare, ma 4 o 5 notti sono abbastanza per coglierne l’essenza e per esplorare dei posti che non dimenticherete facilmente:

  • Krabi Town: con diversi punti di interesse, alcuni che regalano anche affascinanti scorci panoramici;
  • Wat Pham Suea: meglio conosciuto dagli italiani con il nome di Tempio della Grotta della Tigre, si raggiunge tramite una scala di ben 1.237 gradini (ma valgono tutti assolutamente la pena);
  • Emerald Pool: con acqua che proviene da sorgenti termali che a loro volta si formano da alcune camere vulcaniche;
  • Ao Nang: principale località balneare della provincia e punto di partenza ideale per andare alla volta delle isole;
  • Railay: spiagge da sogno, grotte da non perdere e villaggi pieni di ristoranti e negozi;
  • Khao Phing Kan: conosciuta anche come James Bond Island perché qui è stato girato il film della serie 007 “L’uomo dalla pistola d’oro”;
  • Koh Poda: isola calcarea ricoperta da palme tropicali e spiagge dalla sabbia bianchissima;
  • Koh Kai: tre isolette dalle splendide spiagge e molto famose perché una di queste ha la curiosa forma di una gallina;
  • Koh Tup: isola perfetta per rilassarsi grazie alle sue acque meravigliose e la sabbia pulita e bianca;
  • Isole Hong: 12 affascinanti isole che fanno credere di essere arrivati su dei paradisi in terra.
Wat Pham Suea, Krabi

Fonte: iStock

Il Wat Pham Suea, conosciuto anche come il Tempio della Grotta della Tigre

Si può anche scegliere di rinunciare a qualcosa di quanto suggerito sopra e optare per una gita a Koh Lanta, isola eccezionale che, a differenza di molti altri luoghi della Thailandia, conserva ancora un’atmosfera autentica e selvaggia.

Un’altra alternativa è organizzare un’escursione presso un santuario degli elefanti per trascorre una giornate insieme a questi animali, ma è estremamente importante prendere in considerazione alcune cose: occorre assicurarsi che siano dei santuari etici, ovvero dei reali centri di salvataggio e di riabilitazione dove il visitatore ha la possibilità di entrare in contatto più profondo con questi magnifici mammiferi proboscidati ma rispettandoli completamente e aiutandoli a sopravvivere come dovrebbero.

Purtroppo non tutte le strutture che offrono questo tipo di esperienza in Thailandia rispettano quanto appena detto, e per questo è fondamentale essere certi di scegliere quello giusto. Da evitare, per esempio, sono quelli che permettono di salire in sella a questi (dolcissimi) pachidermi.

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Una passeggiata sulla Rainbow Street di Amman

Amman, la capitale della Giordania, è una città che racchiude in sé l’essenza del contrasto. Situata a metà tra l’arido deserto e la rigogliosa Valle del Giordano, punteggiata da edifici moderni e antichi, divisa a metà da quartieri tradizionali che raccontano storie di un passato lontano e quartieri moderni che offrono uno sguardo al futuro; è una città che ha molto da offrire e che si posiziona come punto strategico per esplorare la Giordania e i suoi luoghi d’interesse più celebri come Petra e il Mar Morto. Tra le mille cose da fare e da vedere in questa magnifica città, c’è una via che spicca fra le tante; non solo per gli iconici colori vivaci che la caratterizzano ma anche per l’esperienza ricca che ha da offrire, tra artigianato, cultura e cucina. Oggi vi portiamo con noi a fare una passeggiata nella Rainbow Street di Amman.

Rainbow Street Amman: la storia

La storia di questa via è affascinante: in origine prendeva il nome di Abu Bakr al Siddiq Street ma venne ribattezzata Rainbow Street grazie al cinema Rainbow che faceva da aggregante sociale e da punto d’incontro rendendo questa via la più vibrante della città. Senza volerlo, il nome Rainbow Street è diventato anche la firma della vivacità di questo luogo, celebrando la varietà di esperienze sociali che offre e i colori che ne caratterizzano le varie decorazioni. Rainbow Street Amman ha visto un’evoluzione costante nel tempo, che ha avuto inizio con la sua pavimentazione. Questo piccolo dettaglio – che ai nostri occhi può essere scontato – per l’epoca rappresentava una grande innovazione: fu la prima via in assoluto in tutta la capitale giordana a essere pavimentata. Tra gli anni ’20 e ’30 divenne un importante epicentro sociale ospitando frequentemente eventi mondani, proiezioni cinematografiche, eventi musicali e feste che attiravano i membri più illustri della città. Ancora oggi è il punto d’interesse più vivace della capitale continuando a offrire grandi eventi e facendo da vetrina anche ad artisti e artigiani locali.

Rainbow Street Amman: dove si trova

Rainbow Street Amman è collocata in una delle aree più antiche e storiche della città – Jabal Amman – e si snoda da First Circle fino a Mango Street, toccando diverse strade secondarie e avvicinandosi ad alcune delle attrazioni più importanti della città come la moschea di King Abdullah I e il Palazzo di Haya Cultural Center. La sua posizione strategica e centrale, oltre a renderla il cuore pulsante della capitale giordana, la rende anche di facile accesso sia con i mezzi pubblici sia a piedi per chi preferisce godersi l’atmosfera della città attraverso una passeggiata.

I colori della Rainbow Street

La Rainbow Street di Amman di notte

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I colori vivaci della splendida Rainbow Street di Amman

Fermiamoci un secondo sul concetto di colore. Come ti abbiamo appena raccontato, Rainbow Street non è solo un nome suggestivo ereditato dall’omonimo cinema che per tanti anni ha fatto da punto d’incontro per la vita sociale di Amman, ma è la verbalizzazione dell’esplosione di colori che caratterizzano questa via così iconica della capitale giordana. Ovunque poserai il tuo sguardo verrai colpito da colori accesi e vibranti: le facciate degli edifici sono ricoperte da murales e illustrazioni; le insegne dei negozi – dipinte a mano o illuminate al neon – aggiungono un tocco di fascino in più; la merce esposta nei mercati e nelle vetrine dei negozi diventa un caleidoscopio di colori e materiali. Anche la natura mette la sua firma colorando di un verde rigoglioso vasi, aiuole, giardini e terrazze. In sintesi, Rainbow Street è davvero un arcobaleno di colori che prende vita su una tela dalle tinte tenue e sabbiose che caratterizzano le mura di questa splendida città.

Cosa vedere e cosa fare a Rainbow Street Amman

Come avrai intuito, Rainbow Street è più di una semplice strada: è un microcosmo attorno al quale ruota tutta la cultura e la storia di Amman e che abbraccia gusti e attitudini di chiunque; che tu sia alla ricerca di un pezzo d’arte da portare a casa con te, un appassionato di cultura enogastronomica o un fan della vita notturna, questo luogo saprà soddisfare le tue aspettative. Pronto a scoprire tutto quello che puoi fare e vedere a Rainbow Street Amman? Te lo abbiamo riassunto qui sotto.

  • Fare shopping nei vari negozi locali: si può affermare che Rainbow Street sia LA via dello shopping di Amman. Qui puoi trovare boutique artigianali, librerie indipendenti e negozi di vestiti, oggettistica, gioielli e souvenir, dove scoprire piccoli tesori da portare a casa come ricordo di questo meraviglioso viaggio in Giordania, perla dell’Asia.
  • Immergerti nell’arte giordana:
una delle caratteristiche più affascinanti di questa via sono i murales coloratissimi che adornano le facciate e i muri degli edifici. Osservali attentamente per scoprire frammenti della storia della città raccontati a colpi di inchiostro e vernici, e non perdere l’opportunità di immortalarli con la tua macchina fotografica.
  • Assaporare la cucina locale:
se vuoi deliziare le tue papille gustative con le pietanze della cucina tipica giordana, questo è il posto giusto. Rainbow Street Amman è punteggiata da ristoranti e taverne dove potrai assaporare piatti come il mansaf. Se preferisci dedicarti allo street food, troverai molti banchetti lungo la via che offrono falafel o shawarma preparati al momento. Infine, per un dopo pasto completo, fermati in una delle tante caffetterie o gelaterie che costeggiano Rainbow Street.
  • Immergerti nella movida:
Rainbow Street è tanto vivace di giorno quanto di notte, quando le sue strade si accendono di luci al neon e musica fino a tardi. Puoi iniziare con un aperitivo su uno dei tanti rooftop bar della via, ammirando un tramonto mozzafiato sulla città mentre sorseggi un cocktail tradizionale, e concludere la serata in uno dei bar o pub aperti fino a tardi. Se invece non ami la frenesia della “febbre del sabato sera” ma vuoi comunque vivere l’atmosfera notturna di Rainbow Street, puoi semplicemente passeggiare lungo la via, lasciandoti trasportare dai tanti artisti di strada che si esibiscono dal vivo o esplorando le bancarelle che compaiono soprattutto durante il weekend.

Ora, dopo aver scoperto qualcosa in più di questo piccolo ecosistema culturale nel cuore di Amman, non ti resta che inserire questa tappa nel tuo itinerario di viaggio in Giordania e lascarti conquistare dal suo carattere vivace e brioso.

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La giungla della Birmania nasconde un villaggio di templi perduti

Di templi, la Birmania (che oggi è chiamata Myanmar) è davvero ricchissima: ce ne sono di straordinari, per location e per architettura. Ma c’è un luogo che, nel cuore della giungla, ne nasconde a centinaia e l’effetto che regala è incantevole.

Nei pressi del villaggio di Indein, che sorge nella parte occidentale del Lago Inle (nello stato di Shan), si trova un’ampia collina che ospita più di 1.600 stupa: si tratta di monumenti tipici indiani che conservano sacre reliquie o che fungono da memoriale di eventi della vita terrena del Buddha. Questo meraviglioso complesso di templi commemorativi si chiama Shwe Indein Pagoda ed è una tappa fuori da comune da segnare nell’itinerario del prossimo viaggio in Myanmar.

La storia del villaggio colorato Shwe Indein Pagoda

Un mare di guglie decorate e dalle sfumature intense che vanno dal rosso all’oro, punteggiano una vasta area del villaggio di Inden. Insieme alla vista sul lago Inle e alla quiete che qui si respira, queste pagode conferiscono un’area mistica all’ambiente in cui sorgono.

I moltissimi stupa, che formano questa distesa suggestiva, furono commissionati durante il regno del re Narapatisithu tra il 1100 e il 1200. Anche se, qui, la popolazione ama raccontare che siano state costruite dal re Ashoka, l’imperatore indiano che ha contribuito alla diffusione del Buddhismo in gran parte dell’Asia, e poi rinnovate dal re Anawratha, (ma non c’è nessuna evidenza archeologica a supporto di questa teoria). Ciò che è evidente, però, è che si tratta davvero di un luogo da favola.

Cosa vedere nel villaggio di Indein

Le Shwe Indein Pagoda danno vita a uno straniante “villaggio di templi perduti” nel mezzo della Birmania, coi suoi 1.600 stupa, i tempietti che spiccano nel verde della giungla. Sono moltissimi e portano con sé le tracce del tempo ormai passato: sono fatti di fango e pietra o finemente intagliati, o ancora dorati con metalli preziosi, alcuni dei quali sono stati completamente restaurati.

Altri stupa, una minoranza, hanno in realtà perso gran parte del loro antico fascino, sepolti sotto strati di vernice dorata e ricoperti dal verde che qui tende a prendere il sopravvento. Una parte di questi stupa, infatti, sono quasi delle rovine, abbracciate dalla vegetazione, e sono un vero e proprio spettacolo che si apre dinnanzi agli occhi stupiti dei viaggiatori.

In questo territorio affascinante, oltre a questa distesa di particolari templi colorati, si può visitare anche il cosiddetto “mercato dei cinque giorni“: mercati itineranti che si svolgono per cinque giorni consecutivi in ognuno dei cinque villaggi che circondano il Lago Inle. Qui vi si recano le diverse etnie Shan, Kayah, Pa-O, che vivono sulle colline circostanti, per vendere e acquistare i prodotti locali.

Shwe Indein Pagoda, Myanmar (ex Birmania)

Fonte: iStock

Shwe Indein Pagoda, Myanmar (ex Birmania)

Come raggiungere il villaggio di Indein

I templi buddisti del Shwe Indein Pagoda sono dedicati a viaggiatori avventurosi (e anche un po’ intrepidi), che scelgono di arrivare in quest’angolo non troppo turistico dell’ex Birmania per vivere un’esperienza unica e per toccare con mano tutta la forza che la natura sa dimostrare di avere.

Raggiungibili solo percorrendo lo stretto canale fluviale Inn Thein, il piccolo villaggio di Indein accoglie i viaggiatori dopo circa 8 km di navigazione su una barchetta che parte dal Lago Inle. Per arrivare allo Shwe Indein Pagoda si parte da un altro gruppo di stupa (le Nyaung Ohak) – meno spettacolare – e attraverso un percorso coperto lungo 700 metri si arriva nel loro cuore. L’effetto? Chi c’è stato lo giura: è spettacolare.

Per gli amanti del trekking, è possibile raggiungere la distesa di stupa partendo dal villaggio di Indein in 30 minuti di camminata, oppure dal villaggio di Thar Lay, che ospita la Phaung Daw Oo Pagoda, seguendo per circa 2 ore il sentiero che costeggia il canale e attraversa splendidi paesaggi e piccoli villaggi locali.

Quando visitare lo Shwe Indein Pagoda

Il periodo migliore per organizzare un viaggio alla scoperta del villaggio di Indein e dei suoi migliaia di stupa colorati, e in generale per raggiungere il Myanmar, va da novembre a marzo e durante la stagione delle piogge. Questo perché durante l’estate, nei periodi più secchi, il livello del lago da attraversare in barca per raggiungere Indein è troppo basso.

Lo Shwe Indein Pagoda, il villaggio ricco di stupa di Indein, è visitabile tutti i giorni dalle 8:00 alle 18:00.

Shwe Indein Pagoda, Myanmar (ex Birmania)

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Shwe Indein Pagoda, Myanmar (ex Birmania)