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Cape Wrath, viaggio tra le bellezze dell’ultimo avamposto scozzese sull’oceano

Nella Scozia settentrionale prende vita Cape Wrath, il luogo più a Nord-Ovest della Gran Bretagna, che regala dei paesaggi così particolari che è praticamente impossibile non innamorarsene. Cape Wrath è un luogo che colpisce subito: è protetto da Clo Mor, le più alte scogliere della del Paese che arrivano fino a 281 metri.

Cape Wrath: cosa sapere

La prima cosa da sapere se si vuole raggiungere Cape Wrath è che si può visitare solo da maggio a metà settembre con tour organizzato ed esclusivamente se il tempo e le maree lo permettono. Pur se non facilissimo da raggiungere, il panorama che si può ammirare ricompensa il faticoso viaggio.

Per molti questa zona della Gran Bretagna ha profili inquietanti e primitivi di cui si piò godere percorrendo 18 chilometri che separano il molo dal promontorio

Il Cape Wrath Trail

C’è poi un sentiero, chiamato Cape Wrath Trail, che si sviluppa per 378 km lungo la dorsale delle Highlands occidentali. Un percorso che permetterà, a chiunque deciderà di affrontarlo, di sperimentare le molteplici sfaccettature della natura di questi luoghi.

Da molti ritenuto uno dei tragitti su lunga distanza più impegnativi d’Europa, è privo di segnaletica e di tracce di sentiero, per questo consigliato solo agli escursionisti esperti. Il Cape Wrath Trail non è infatti un percorso ufficiale, ma ciò non toglie che nei prossimi anni le cose potrebbero cambiare.

I due estremi del Cape Wrath Trail sono la cittadina di Fort William e il faro di Cape Wrath. Il percorso è stato pensato per andare Sud – Nord, con Fort William come punto d’inizio e Cape Wrath come arrivo.

Tale itinerario, inoltre può essere suddiviso in tre sezioni:

  • da Fort William a Shiel Bridge;
  • da Shiel Bridge a Inverleal-Ullapool;
  •  da Ullapool a Cape Wrath

Le tre sezioni dell’itinerario

La prima sezione del Cape Wrath Trail misura circa 108 km e attraversa aree impervie e territori scarsamente percorsi dagli escursionisti. Le difficoltà sono però compensate dalla variabilità ed assoluta bellezza dei paesaggi circostanti.

La seconda sezione, invece, si sviluppa su circa 110 km di sentieri e terreni di tutti i tipi. Probabilmente è la parte più facile di tutto il percorso perché presenta dislivelli piuttosto limitati e sentieri generalmente buoni, anche se non sono mai da sottovalutare le condizioni meteo.

L’ultima sezione è la più lunga: circa 150 km caratterizzati dagli ambienti più inusuali e paesaggisticamente interessanti.

Informazioni utili

Se si decide di intraprendere il Cape Wrath Trail, oltre al fatto che non vi è segnaletica e che bisogna prestare attenzione alle condizioni atmosferiche, è importante tenere a mente alcune cose.

Gli unici centri abitati presso cui è possibile effettuare un rifornimento in un supermercato sono Fort William e Ullapool. Nei villaggi che si attraversano seguendo l’itinerario vi è al massimo qualche piccolo negozio con una limitata scelta di generi alimentari.

Presso alcuni centri, tuttavia, è possibile mangiare un piatto caldo presso in un pub o in un hotel, ma si tratta comunque di un’eventualità piuttosto rara. La buona notizia riguarda l’acqua da bere: lungo tutto l’itinerario ci sono numerosi corsi di acqua potabile.

Il Cape Wrath Trail è un percorso in cui sono disponibili molteplicità di alloggi: la propria tenda, bothy – ovvero dei bivacchi solitamente senza acqua corrente – ostelli, b&b e persino hotel.

Infine, occhio al clima: la Scozia è famosa per il meteo che viaria anche in maniera estremamente repentina, e le Highlands occidentali sono forse l’area che più di tutte è caratterizzata da questo fenomeno. In sostanza le tempeste possono essere violente, con venti molto forti e precipitazioni importanti, tra cui grandine e neve. Maggio è il mese meno piovoso, ottobre quello con le precipitazioni più consistenti, mentre luglio e agosto sono i mesi più caldi.

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Quiraing, dove fare l’escursione più bella della Scozia

Famosissima e magica, affascinante e selvaggia: sono tutti aggettivi che servono a descrivere la bellissima Isola di Skye, in Scozia. Non a caso, la più grande delle Ebridi Interne vanta alcuni dei paesaggi più iconici della Scozia, tanto che da queste parti è possibile fare l’escursione più bella di tutto il Paese più settentrionale del Regno Unito: quella in Quiraing.

Quiraing, cosa sapere

Il Quiraing è un imperdibile sentiero escursionistico isolato che si sviluppa nell’omonimo e meraviglioso altopiano e che si snoda attraverso una catena di montagne impetuose dell’Isola di Skye.

Di origine vulcanica, si trova per la precisione nella penisola di Trotternish dove alcune antiche frane avvenute nel tempo ci hanno oggi regalato guglie e torrioni suggestivi che si stagliano verticali sul verde.

Il sentiero si caratterizza per non essere molto lungo. In soli 3 chilometri, da condurre però su una strada tortuosa, avrete modo di passare dalla costa a un paesaggio montano selvaggio. Non da meno è la camminata che dal parcheggio sale fino al Quiraing, un’escursione di media difficoltà che va necessariamente compiuta con condizioni meteo favorevoli.

Quello che vi ritroverete di fronte sarà l’immagine che avete sempre sognato della Scozia: vette scoscese, cascate, vallate verdi e in lontananza l’infinità del mare.

In sostanza, gli amanti delle escursioni e dei paesaggi maestosi non potranno assolutamente rimanere indifferenti mentre compieranno questa esperienza. Due sentieri straordinari di cui uno fa il giro delle falesie, mentre l’altro permette di salire direttamente sull’altopiano regalando, al contempo, una vista mozzafiato sul mare e sui paesaggi circostanti.

Altre meraviglie da vedere sull’Isola di Skye

A detta di molti, il Quiraing è l’escursione più bella da fare in tutta la Scozia, ciò non toglie che questa isola mistica e selvaggia regali altrettanti siti d’interesse spettacolari.

Uno di questi è l’Old Man of Storr, una straordinaria formazione rocciosa che si affaccia sul Sound of Raasay. Alto ben 55 metri, si è formato nei secoli a causa dell’erosione dovuta agli agenti atmosferici. Inoltre, è anche  il punto più alto di tutta Skye.

Da non perdere è anche il Castello di Dunvegan, il più antico della Scozia e che si trova racchiuso in un paesaggio fiabesco: tra il mare e la roccia. Da queste parti è anche custodita la Fairy Flag, un drappo che si dice abbia sempre aiutato il clan MacLeod in battaglia.

Poi ancora il tramonto presso Neist Point, la punta occidentale dell’Isola di Skye. Qui svetta fiero un faro che mostra il suo aspetto più irresistibile proprio al calar del sole.

Infine, vi consigliamo di fare un salto alle meravigliose Fairy Pools, una straordinaria serie di avvallamenti, cascate e piccoli stagni cristallini. Si trovano ai piedi dei Monti Cuillins, vicino alla Glen Brittle Forest e sono davvero mitiche. Raggiungibili a piedi tramite un sentiero di ghiaia in buone condizioni per la maggior parte del tragitto, vi regaleranno alcuni dei ricordi più speciali del vostro viaggio nell’Isola di Skye.

Non resta che organizzare un’avventura in Scozia per scoprire il Quiraing, la sua escursione più bella, e tutte le meraviglie della rinomata Isola di Skye.

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In Italia esiste un vero (e bellissimo) villaggio scozzese

L’immagine di kilt, wisky e cornamuse fa subito pensare alla Scozia ma se vi dicessimo che anche in Italia si cela un borgo dove vivono i discendenti di un antico clan scozzese, in un territorio che ricorda proprio le Highlands?

Si tratta di Gurro, piccolo e raccolto paesino della Valle Cannobina, al confine con la Svizzera, tra il lago Maggiore e l’Ossola, una perla nascosta che lascia senza fiato.

Una nascita leggendaria

Il legame con la Scozia si rivela già nella fondazione del borgo: si narra, infatti, che nel 1525, dopo la sconfitta nella Battaglia di Pavia, i superstiti tra i mercenari scozzesi al servizio del Re Francesco I di Francia ripartirono per tornare a casa ma le abbondanti nevicate li costrinsero a fermarsi in Valle Cannobina fino alla primavera.

Il terreno fertile, le distese dei prati adatti alla coltivazione e all’allevamento e la conformazione delle montagne ricordarono loro le Highlands scozzesi e così decisero di stabilirsi in quella zona dando vita a quello che oggi è conosciuto come il borgo di Gurro.

Se la storia della fondazione ha il profumo di leggenda, esistono tuttavia prove concrete a supporto: il dialetto locale che, come confermato da una ricerca svolta dagli studiosi dell’Università di Zurigo, include circa 800 parole di origine gaelica, i nomi dei discendenti dei soldati registrati nei registri parrocchiali (ad esempio, Dromont e Lenatt), il costume tradizionale delle donne con la sottoveste in tessuto scozzese, e i cognomi quali Donaldi, Gibi e Pattriti che avrebbero origine da MacDonald, Gibb e Fitzpatrick.

Inoltre, le antiche case del villaggio sono caratterizzate da travi a forma di croce di Sant’Andrea, tipiche delle abitazioni scozzesi e presenti soltanto qui e in nessun altro paese della Valle Cannobina.

Un angolo di Scozia sulle montagne italiane

gurro museo

A 16 chilometri da Cannobbio, Gurro ha appena 212 abitanti e vanta un pittoresco centro storico con le casette in pietra strette le une alle altre con grandi logge in legno e piccole vie che attraversano l’intero abitato.

Fiore all’occhiello è il Museo etnografico della Valle Cannobina, spaccato della vita di un tempo, che raccoglie attrezzi da lavoro realizzati in legno a testimonianza di una civiltà agricola e rurale, giocattoli, abiti, pizzi e vasellame.
Non manca la sezione dedicata agli strumenti di filatura, gli strumenti per la pettinatura e il telaio per la tessitura dal momento che Gurro è famoso per la lavorazione della lana e della canapa.

La popolazione è ancora oggi molto legata alle proprie origini scozzesi e la domenica e durante particolari ricorrenze indossa il kilt tradizionale: la seconda domenica di luglio si svolge la festa del paese celebrata con la sfilata con il tartan al suono della cornamusa.

Ma la vicinanza alla Scozia non finisce qui. Il tenente colonnello Gayre of Gayre and Nigg, barone di Lochoreshyre, nel 1973 dopo svariate ricerche appurò l’appartenenza degli abitanti di Gurro al Clan Scozzese e fece in modo che potessero usufruire dei diritti riservati agli appartenenti ai Clan Scozzesi e, in particolare, al Clan Gayre.

Per l’occasione, Gurro ricevette il kilt ufficiale del Clan Gayre dal colore verde e la sporran originale, borsetta di pelo e pelle usata come portaoggetti e fissata nella parte anteriore del kilt: entrambi i cimeli sono oggi conservati presso il Museo etnografico.

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È la patria mondiale del golf, ma è anche una città sorprendente

Sì, è vero, molti la conoscono come patria mondiale del golf. E d’altronde, non si può parlare di St. Andrews in Scozia senza pensare a questo sport: proprio qui è stato, infatti, fondato il Royal and Ancient Golf Club uno dei più antichi e prestigiosi golf club del mondo, nato nel 1754 e poi ribattezzato “Casa del Golf” per il suo essere divenuto un punto di riferimento globale per gli appassionati.

Sempre a St. Andrews, ogni due anni, si tiene il famoso British Open in uno dei sette campi della città. Insomma, il connubio è davvero inscindibile. Ma se vi dicessimo che c’è molto più di questo e che la città è anche un luogo sorprendente, magico, oltre che una delle destinazioni turistiche più amate in Scozia?

St. Andrews, tra storia e cultura

Non tutti lo sanno, ma St. Andrews è una città davvero antichissima. Pare che i primi abitanti si insediarono nei pressi della città scozzese tra il 10.000 e i 5.000 a.C. Stando agli studi e alle ricerche degli archeologici, il primo nome che ebbe fu quello di Muckross, poi cambianto in Cennrigmonaid e poi, ancora, in St. Andrews.

Di fatto, la storia di St. Andrews si è distinta per un’evoluzione in senso religioso: nel 906 d.C. divenne sede del vescovo di Alba e presto si trasformò nella capitale ecclesiastica della Scozia. Questo le diede una spinta in senso culturale, con diversi studiosi che si raccoglievano in preghiera e portavano avanti la vita intellettuale della città.

L'isola di St Andrews in Scozia: un luogo sorprendente

Con il passare del tempo, purtroppo, St. Andrews ha conosciuto diversi momenti di declino. Ciononostante, però, non ha perso il suo fascino. Merito, anche, delle costruzioni peculiari che la rendono un piccolo capolavoro affacciato sull’Atlantico.

Le rovine, il ponte e il fascino mistico di St. Andrews

Da non perdere sono, per esempio, le rovine della Cattedrale. L’edificio fu costruito nel 1158 ed era una chiesa cattolica, ma è poi caduta in disuso. Come mai? Perché proprio la religione cattolica fu messa al bando. Non solo, perché in ben due occasioni subì dei danni ingenti.

Prima una tempesta e poi un incendio hanno lasciato dei grossi segni. L’incuria e l’incedere del tempo hanno poi fatto il resto, fino a quando il sito divenne un’area protetta: oggi è sotto la tutela della Historic Environment Scotland. Accanto alla cattedrale si trova anche un cimitero, che contribuisce a dare al tutto un fascino particolare. Un altro luogo da non perdere è lo Swilcan Bridge, che si trova nel centro della città (precisamente nell’Old Course).

Isola di St Andrews in Scozia: patria del golf, ma non solo

Si tratta di un ponte di pietra, molto suggestivo e anche molto piccolo: è lungo 9 metri, largo 2 metri e alto 1 metro e mezzo. Fu costruito per aiutare i pastori a condurre il bestiame oltre lo Swilcan Burn, ma oggi si dice che attraversarlo e fotografarlo porti fortuna.

C’è da dire che il panorama aiuta: dal ponte, infatti, si può vedere il Royal and Ancient Golf Club, l’Hamilton Grand e le colline che si affacciano sul Mare del Nord. Davvero una cornice mozzafiato!

Parchi, natura e giardini

Ma non è tutto qui, perché St. Andrews è anche una città universitaria e un luogo dove la natura è tenuta in grande considerazione. Un altro luogo da vedere, davvero incantevole, per esempio, è il Giardino Botanico dell’Università, situato a sud della città.

Il Giardino Botanico è una riserva che tutela numerose specie di piante: nello specifico, c’è una collezione di circa 8.000 diverse specie di piante esotiche e autoctone. Al suo interno, inoltre, si può trovare una deliziosa sala da tè e una casa delle farfalle.

L'isola di St Andrews in Scozia: un luogo sorprendente

Infine, da non perdere è il Castello. Come la Cattedrale è in rovina e la sua storia è lunghissima: nacque come palazzo vescovile, ma poi divenne una dimora nobiliare e subì moltissimi assedi. A un certo punto fu persino convertito in prigione, per via della sua imponenza e sicurezza.

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Esiste un’isola dove puoi recarti per discutere e poi fare pace

Il mondo che abitiamo non smette mai di stupirci e proprio quando crediamo di aver visto tutto, ecco che nuove e inedite realtà ci confermano che sono tante le cose che non conosciamo. Come quella piccola isola situata vicino a Eilean Munde, che molti di noi non conoscono, dove le persone in un tempo neanche troppo lontano si incontravano per discutere e per poi fare pace con formaggio e whisky.

Ci troviamo a Loch Leven, uno degli oltre 30.000 laghi della Scozia, è qui che esiste la più conosciuta e disabitata Eilean Munde, o Mhunna, al fianco della quale emerge dalle acque un piccolo lembo di terra – l’isolotto di Eilean a’ Chombraidh – conosciuto agli abitanti del Paese come l’Isola della Discussione.

Il nome evocativo conferma quello che possiamo immaginare: questo luogo era utilizzato dalle persone che dovevano risolvere problemi, conflitti e controversie. E, una volta fatta pace, ecco che si poteva raggiungere il vicino isolotto di Eilean na Bainne, noto altresì come Isola dell’alleanza. È qui, infatti, che venivano redatti gli accordi ufficiali di pace.

La piccola isola scozzese dove puoi litigare e fare pace con formaggio e whisky

È una storia bizzarra quella di Eilean a’ Chombraidh che sembra uscita da un libro di fiabe per bambini, da un romanzo o un film, eppure è reale. Provate a chiedere alle persone che abitano le sponde del lago scozzese di Loch Leven, vi confermeranno, attingendo dalla loro memoria, che un tempo l’isola assolveva proprio questa funzione.

È qui che le persone che incorrevano a dispute e controversie si recavano, per trovare accordi e compromessi. E in quella cornice naturale, autentica e selvaggia di cui la Scozia è orgogliosa protettrice, tutto diventava più facile. Fu questa l’intuizione che dovettero avere le popolazioni locali quando iniziarono a mandare i cittadini su quella che poi venne ribattezzata l’Isola della Discussione.

Ma non erano lasciati soli al loro destino. Per rendere la permanenza più piacevole, e permettere di far pace in condizioni decisamente più appaganti, alle persone inviate sull’isola venivano lasciati whisky, formaggio e torte di avena. Perché a pancia piena si sa, gli accordi sono molto più soddisfacenti.

Eilean a’ Chombraidh

Secondo alcune fonti, Eilean a’ Chombraidh avrebbe svolto la funzione di Isola della Discussione per almeno 1500 anni. Leggenda o realtà? Sono molte le storie popolari che si raccontano, la maggior parte delle quali hanno a che fare con i clan che vivevano sull’isola Eilean Munde, e confermano quindi che l’isola aveva uno scopo ben preciso e anche nobile se vogliamo.

Le regole erano piuttosto semplici: quando tra i membri del clan nascevano discussioni o litigi, le persone che avevano dato vita al conflitto venivano portare sull’isola e lì dovevano restare, da sole, fino a quando il problema non era risolto. Una volta trovato l’accordo, invece, potevano raggiungere l’isola vicina per sigillarlo e poi raggiungere le loro comunità. E a quanto pare funzionava dato che in più di un secolo le battaglie tra clan sono state per lo più inesistenti, o comunque pacifici.

E allora viene da chiedersi se vale la pena prendere esempio dai clan scozzesi e recarci su un’isola remota anche noi, con formaggio, whisky e torte d’avena alla mano s’intenda, per fare pace.

Eilean Munde e la vicina Isola della Discussione

Eilean Munde e la vicina Isola della Discussione, Scozia