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Se visiti questo borgo puoi trascorrere 3 notti gratis

Negli ultimi anni, e in particolar modo da quando la pandemia ha dato un duro colpo al settore turistico, sono state numerose le iniziative volte ad incentivare i visitatori a far tappa presso alcune delle più belle mete italiane. Stavolta è il turno di un piccolo borgo siciliano, che offre 3 notti gratis ai viaggiatori: è un’occasione davvero da non perdere, soprattutto ora che si avvicina l’estate.

Sicilia, il borgo che offre 3 notti gratis

Si chiama San Marco d’Alunzio, ed è un piccolo borgo di appena 2mila anime incastonato tra i Monti Nebrodi, nella provincia di Messina. È uno dei tanti luoghi “dimenticati”, dove il turismo spesso non arriva: da qui l’iniziativa del sindaco, che ha deciso di invitare i viaggiatori a scoprire il patrimonio culturale e paesaggistico di questo grazioso villaggio circondato dalla natura incontaminata. L’iniziativa, che porta il nome di “Ospitalità diffusa, bottega dei Nebrodi”, mira non solamente ad incentivare di nuovo il turismo, ma anche a rivalorizzare antiche case e palazzi in disuso che meritano una seconda vita.

L’amministrazione comunale ha affidato la gestione di questo patrimonio edilizio dismesso agli operatori del settore alberghiero. L’obiettivo è quello di destinare gratuitamente 30 camere, appartenenti ad un complesso di edifici situati nel centro storico, ai turisti che giungono nel borgo per la prima volta. Da un lato, dunque, vecchie abitazioni ormai abbandonate torneranno nuovamente a risplendere come case-albergo, mentre dall’altro il paese si garantirà un maggior afflusso di viaggiatori, attirati dall’offerta di soggiorno gratuito.

Gli operatori alberghieri che hanno aderito al progetto dovranno riservare i posti letto durante il mese di agosto, per 3 notti gratuite, ai cittadini della rete Borghi dei borghi, ai cittadini della Rete Marciana (San Marco Evangelista) e ai turisti che non hanno mai visitato prima San Marco d’Alunzio. L’iniziativa, che prenderà il via in piena estate, proseguirà poi in autunno con un altro progetto interessante: a partire da settembre, nelle case-albergo ci saranno 10 posti letto riservati gratuitamente ai visitatori, per incentivare anche il turismo fuori stagione.

Le bellezze di San Marco d’Alunzio

“San Marco è certamente un luogo da visitare e far conoscere. Abbiamo ristrutturato 7 edifici nel cuore del borgo, da destinare alla ricettività turistica. Il nostro tesoro artistico culturale è racchiuso in 22 chiese e 3 musei. Siamo famosi per l’estrazione del marmo rosso, ma anche per la spiccata tradizione agricola, la zootecnia e per l’artigianato. E siamo considerati un polo d’eccellenza nel settore del confezionamento degli abiti, dove hanno trovato occupazione un centinaio fra donne e uomini di altre nazionalità, anche immigrati, che adesso fanno parte della nostra accogliente comunità” – ha affermato il sindaco Filippo Miracula, nel presentare il progetto che porterà molti turisti in Sicilia.

Cosa vedere nel piccolo borgo di San Marco d’Alunzio? Situato a poco più di 500 metri di quota, è circondato da montagne e bellissimi paesaggi naturali, l’ideale per chi ama il trekking e le escursioni all’aria aperta. Nel centro storico invece, tra viuzze e casette in pietra, si possono ammirare luoghi incantevoli come la Chiesa di San Nicola di Bari, costruita in marmo e al cui interno sono custoditi affreschi e dipinti meravigliosi. Presso il Museo Comunale San Teodoro e il Museo Parrocchiale San Giuseppe, poi, ci si tuffa indietro nel tempo tra i reperti archeologici ritrovati nei dintorni dei ruderi del Castello Normanno.

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Borghi Notizie Sicilia Viaggi

Vuoi trasferirti in Sicilia? Questo borgo ti paga per farlo

Lasciare la città per trasferirsi altrove, in un paradiso terrestre o in un piccolo villaggio rurale: è questo il sogno di moltissime persone, che desiderano cambiare vita, allontanarsi dal caos e dal disordine dei giorni per andare a vivere in tutti quei paesaggi che da sempre popolano le più belle cartoline di viaggio.

Un sogno, questo, che oggi è più realizzabile che mai. Non solo perché grazie al lavoro da remoto ci si può spostare con facilità in qualsiasi parte del mondo, ma anche perché sono tanti e diversi i luoghi che, grazie a iniziative e a contributi significativi, stanno dando la possibilità alle persone di esaudire i loro desideri.

Ed è quello che sta facendo anche Petralia Soprana, il pittoresco borgo di pietra situato nel cuore della Sicilia in uno dei punti più alti del territorio, che erogherà un contributo di 5.000 euro a tutti coloro che sceglieranno di trasferirsi qui.

Il borgo in pietra dove il tempo si è fermato

Il nostro è un Paese meraviglioso, fatto di bellezze naturalistiche e di città d’arte, di capolavori architettonici e siti culturali. Ma anche di borghi, scrigni delle meraviglie che puntellano lo stivale e che sono diventati i custodi delle tradizioni e delle storie legate al nostro territorio.

Petralia Soprana è uno di loro. Un borgo situato nel cuore della Sicilia, in provincia di Palermo, e arroccato sulle Madonie che offre un panorama mozzafiato grazie alla sua posizione privilegiata. Tra le strade che attraversano gli edifici in pietra, è possibile infatti scorgere scorci di immensa bellezza che si affacciano sulle cime dell’Etna e sui monti del palermitano, e che arrivano fino alla città di Enna. Tutto intorno, poi, le campagne sterminate tingono il paesaggio di verde e la visione è sublime.

Passeggiare per il borgo di Petralia Soprana è una vera e propria esperienza che permette di fare un viaggio nel tempo. Il paese, infatti, conserva ancora l’aspetto medievale di un tempo, quello dove dominano palazzi nobiliari e cortili in pietra. Un vero e proprio gioiello da scoprire e da preservare che nel 2018 è stato proclamato Borgo dei Borghi.

Come molti altri borghi d’Italia, però, Petralia Soprana si ritrova a combattere contro lo spopolamento. Sono molte le persone che hanno scelto di cercare fortuna altrove, mentre a quelle rimaste è toccato il compito di proteggere le antiche tradizioni e la bellezza di questo luogo senza tempo.

L’obiettivo a breve termine, però, è quello di cambiare le cose. L’amministrazione, infatti, ha pensato di incentivare le persone a trasferirsi qui offrendo un contributo di 5.000 euro. Ecco come funziona.

Petralia Soprana

Fonte: iStock/Rimbalzino

Petralia Soprana

Petralia Soprana: come richiedere il contributo di 5.000 euro

È di pochi giorni fa l‘avviso dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Pietro Macaluso, quello che conferma un contributo di 5.000 euro che sarà erogato a tutti coloro che sceglieranno di trasferirsi qui. Un’occasione, questa, per cambiare vita e per vivere la quotidianità all’interno di uno scenario suggestivo e pittoresco, dove la bellezza è assoluta protagonista.

Il denaro delle casse comunali, come si legge nell’avviso, sarà messo a disposizione per “Erogare contributi a favore di coloro che trasferiranno la propria residenza e dimora abituale nei comuni delle aree interne, a titolo di concorso per le spese di acquisto e di ristrutturazione di immobili da destinare ad abitazione principale del beneficiario nel limite di 5 mila euro”.

Possono richiederlo tutte le persone, o i nuclei familiari, che decideranno di trasferire la residenza nel territorio di Petralia Soprana. Il contributo verrà erogato per l’acquisto di un immobile o per i lavori di ristrutturazione e di adeguamento dello stesso. La richiesta deve essere presentata direttamente al Comune entro il 10 maggio del 2023.

Petralia Soprana, il borgo siciliano che ti paga per trasferirti

Fonte: iStock/Rimbalzino

Petralia Soprana, il borgo siciliano che ti paga per trasferirti
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Alla scoperta dell’Orto Botanico di Palermo e delle sue meraviglie naturalistiche

Storia e natura si intrecciano mirabilmente in questo grande parco rigoglioso che sorge nel cuore della città di Palermo: si tratta dell’Orto Botanico, un gioiellino della natura che ospita migliaia di specie vegetali, alcune provenienti persino dall’altra parte del mondo. In un viaggio alla scoperta del capoluogo siciliano, un luogo ricco di bellezze e monumenti storici, non può davvero mancare una visita ai giardini e alle sue tantissime sorprese naturalistiche.

L’Orto Botanico di Palermo, tra storia e natura

Incastonato tra i rigogliosi giardini di Villa Giulia e il vivace via vai del quartiere Kelsa di Palermo, questo angolo di paradiso dista due passi dal lungomare e offre un’esperienza meravigliosa: varcare la soglia dell’Orto Botanico è come entrare in un mondo nuovo, lasciandosi alle spalle il caos della città e immergendosi nella natura. Afferente all’Università degli Studi di Palermo in quanto istituzione museale, ha una storia davvero sorprendente. Il primo giardino botanico venne realizzato nel lontano 1779, contemporaneamente all’istituzione della cattedra di Botanica e Materia medica.

Nel giro di pochi anni, il piccolo appezzamento di terreno coltivato con piante medicinali si dimostrò insufficiente per le esigenze degli studenti: fu così che venne trasferito nella sua attuale sede, trasformando un luogo dal passato sanguinoso (qui venivano praticati i roghi della Santa Inquisizione) in un gioiello naturalistico. Persino Goethe, che ebbe modo di visitare l’Orto Botanico, lo descrisse con splendide parole che, ancora oggi, esprimono la bellezza di questo posto quasi magico. Pian piano, nel corso degli anni, il giardino è diventato sempre più grande e ricco di infinite varietà vegetali che attirano esperti e curiosi da tutto il mondo.

Orto Botanico di Palermo

Fonte: iStock

Orto Botanico di Palermo

Cosa vedere nell’Orto Botanico di Palermo

Già a partire dal suo ingresso monumentale, appare chiaro che una visita all’Orto Botanico di Palermo è un’esperienza unica. Davanti ai cancelli si staglia il Gymnasium, splendido edificio in stile neoclassico che ospitava la sede della Schola Regia Botanice e la dimora del direttore. Accanto ad esso, due altri gioiellini neoclassici: il Calidarium, che accoglieva le piante abituate ai climi caldi, e il Tepidarium, che invece aveva al suo interno una ricca collezione di specie vegetali viventi in un clima temperato. Addentrandosi nel giardino, ecco aprirsi ai nostri occhi le sue meraviglie. Il giardino vanta oltre 12.000 varietà di piante di ogni tipo, ben suddivise in settori.

C’è ad esempio il Sistema di Linneo, il settore più antico, diviso in quattro aiuole che ospitano le piante e i fiori originariamente messi a dimora nell’Orto Botanico – uno dei più belli d’Italia. Molto affascinante è poi l’Aquarium, una grande vasca circolare che racchiude moltissime specie acquatiche, tra cui bellissime ninfee. Diverse serre sono state pian piano aggiunte al giardino, come la Serra Maria Carolina (intitolata alla Regina Maria Carolina d’Austria), oggi ricostruita in ghisa. Vi sono spazi destinati alle piante esotiche, come la Serra sperimentale che accoglie banani e papaye, oppure quelli dedicati alle succulente – c’è anche in corso un progetto per la loro salvaguardia.

E poi i lunghi viali alberati, ricchi di colori e profumi inebrianti, tra cui passeggiare per godersi un momento di relax: l’occhio è continuamente attirato da bellissime piante rigogliose, che si stagliano verso il cielo. Come ad esempio il grande Ginko biloba o il più maestoso Ficus magnolioides, un esemplare meraviglioso importato dalla Nuova Zelanda, che oggi costituisce il simbolo dell’Orto Botanico di Palermo. Non mancano infine i palmeti, le piante provenienti dalle regioni più calde del mondo, gli agrumeti, le piante carnivore e i fiori più suggestivi, come le orchidee.

Orto Botanico di Palermo

Fonte: iStock

Orto Botanico di Palermo
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Curiosità Sicilia Viaggi

Perché se vai in Sicilia dovresti vedere questo spettacolo almeno una volta

Mare cristallino, paesaggi da sogno e cibo irresistibile: sono tutti motivi più che validi per un viaggio indimenticabile in Sicilia. Non sono affatto da meno le tradizioni culturali che da secoli caratterizzano quest’isola. I monumenti barocchi dal sapore orientale sono il punto di forza della regione, ma scovando nella storia siciliana ci si può imbattere in capolavori intangibili che permettono di fare un tuffo nel passato. L’Opera dei Pupi, ovvero il teatro delle marionette, con i suoi spettacoli intensi e particolari, è una meta immancabile quando si visita l’isola. Una bellezza e una tradizione che non poteva non essere premiata, infatti nel 2008 l’Unesco ha deciso di dichiararla Patrimonio orale e immateriale dell’umanità.

L’Opera dei Pupi: storie e racconti avvincenti

Quando si pensa al teatro delle marionette la prima cosa che viene in mente è uno spettacolo dedicato ai bambini, in realtà l’Opera dei Pupi è molto di più perché fin dall’inizio si è rivolta alle classi popolari. I “pupari”, i più comuni burattinai, fin dall’inizio dell’Ottocento utilizzavano i loro spettacoli per raccontare storie ispirate alle gesta cavalleresche, alle vite dei santi o a storie di banditi. Non era solo la trama ad affascinare il pubblico, ma anche i dialoghi: il più delle volte erano improvvisati dai pupari che con le loro abilità riuscivano a rendere il racconto avvincente e coinvolgente per lo spettatore.

I pupi in primo piano

Fonte: 123RF

I dettagli artigianali dei pupi

Gli spettacoli infatti si svolgevano nel corso di più serate consecutive, un modo per socializzare, un momento di aggregazione e un modo per far passare anche messaggi importanti. Il successo dell’Opera dei Pupi, poi, sta tutto nella bellezza delle marionette realizzate artigianalmente. Assistere a uno spettacolo era come assistere a un’opera d’arte, grazie soprattutto alle espressioni intense dei volti e ad una costruzione attenta al particolare. La meccanica dei pupi, non si basa solo sui fili, ma anche su aste di ferro che rendono i movimenti più fluidi.

La tradizione dei pupi a Palermo e Catania

Spesso a conduzione familiare, le più importanti scuole di burattini si trovano a Palermo e a Catania e si distinguono soprattutto per le dimensioni dei burattini. Quelli catanesi sono più grandi e possono arrivare fino a un metro e trenta di altezza e hanno le gambe senza giunture che rimangono quindi rigide. Inoltre, i pupi che impersonano cavalieri o guerrieri, hanno la spada impugnata sempre nella mano destra. I burattini palermitani sono più piccoli e non superano gli 80 centimetri. Al contrario di quelli di Catania possono muovere le ginocchia perché dotati di giunti, oltre a sguainare la spada.

L'Opera dei pupi in Sicilia

Fonte: 123RF

Alcuni dei pupi siciliani

La tradizione dell’Opera dei Pupi, a partire dagli anni Cinquanta ha subito un graduale e costante calo dovuto al boom economico che ha messo in crisi l’essenza stessa dei pupi: quello di essere realizzati da artigiani che con le loro abilità riescono a dare vita a piccoli capolavori. Il tratto distintivo degli spettacoli e dei pupi stessi è quello di essere pezzi unici nel loro genere. Grazie al turismo questa tradizione non si è mai interrotta arrivando fino a un pubblico più ampio. Un pezzo di storia imperdibile che sicuramente porterà il visitatore ad apprezzare ancora di più le bellezze della Sicilia.

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Catania Curiosità elefanti fontane luoghi misteriosi Sicilia Viaggi

La Fontana dell’elefante: perché il simbolo di Catania

La prima tappa di qualsiasi tour di Catania che si rispetti è senza dubbio piazza Duomo, al cui centro si erge l’inconfondibile Fontana dell’elefante, considerata uno dei simboli della città.

Costruita in un paio d’anni tra il 1735 e il 1737 dall’architetto Giovanni Battista Vaccarini, la statua dell’elefante che si erge sulla fontana è fatta di basalto nero (“u Liotru”, in dialetto catanese) protagonista del monumento. A questa simbolica fontana è legata una leggenda secondo la quale proteggerebbe Catania dalle eruzioni dell’Etna.

Fu costruita in seguito al terribile terremoto che colpì il Val di Noto nel 1693. Sembra una fontana piuttosto semplice, invece è ricca di elementi e soprattutto simbolici.

La leggenda

Il termine catanese “U Liotru” che viene usato per indicare la fontana sarebbe in realtà nato dalla storpiatura del nome Eliodoro, un giovane catanese che, secondo una leggenda, avrebbe tentato – senza successo – di diventare Vescovo di Catania. Quando si mise contro il Vescovo Leone II, questo lo condannò a essere bruciato vivo nel Forum Achelles.

Questo fantomatico personaggio sarebbe legato all’elefante perché una leggenda narrava che fu lui il suo scultore e che addirittura fosse solito cavalcarlo per spostarsi da Catania a Costantinopoli. Sempre secondo la leggenda, il vescovo Leone avrebbe fatto portare la statua fuori dalle mura affinché fosse dimenticata, ma il popolo le avrebbe ugualmente tributato degli onori divini.

Simbologie della Fontana dell’elefante

La base è un piedistallo di marmo bianco al centro di una vasca sempre di marmo nella quale cadono i getti d’acqua della fontana che escono dal basamento, sul quale si trovano due sculture che riproducono i due fiumi di Catania, il Simeto e l’Amenano.

Sopra la base marmorea è stato posizionato l’elefante nero con le zanne bianche fatte di pietra calcarea. L’elefante è rivolto con la proboscide verso la Cattedrale di Sant’Agata. L’elefante indossa una gualdrappa di marmo decorata con gli stemmi di Sant’Agata, patrona di Catania.

Ma perché proprio un elefante a Catania? Le ipotesi che sono state fatte sono diverse. Secondo alcuni studiosi si riferirebbe alla vittoria dei catanesi sui libici. Secondo altri, l’elefante sarebbe quello proveniente da un circo, mentre altri ancora sostengono che sia il ricordo di una religione di cui oggi si sono perse completamente le tracce.

La più accreditata, però, è l’ipotesi fatta dal geografo arabo Idrisi che face un viaggio in Sicilia nel XII secolo. Egli disse che i catanesi consideravano l’elefante una statua magica, in grado di proteggere il centro abitato dalle eruzioni dell’Etna e, sempre secondo lui, la statua sarebbe stata costruita durante la dominazione cartaginese o bizantina.

Ma le simbologie non sono finite: dal dorso dell’elefante si erge una colonna alta 3,66 metri di granito, decorata da figure di stile egizio. Sarebbe stata usata come meridiana per indicare l’ora esatta a tutti i cittadini di Catania.

In cima all’obelisco sono stati montati un globo, circondato da una corona con una foglia di palma (che rappresenta il martirio e un ramo di giglio che invece simboleggia la purezza. Sopra il globo è stata posta una tavoletta di metallo su cui è stata incisa una scritta dedicata a Sant’Agata con l’acronimo “MSSHDEPL” (“Mente sana e sincera, per l’onore di Dio e per la liberazione della sua patria»”, e sopra ancora una croce.

Solo nel XIX secolo venne protetta da un cancello di ferro con un piccolo giardino interno che oggi sono spariti. Quando decisero di spostare la fontana dalla piazza del Duomo a piazza Palestro – a circa un chilometro e mezzo di distanza – ci fu addirittura una sommossa popolare. E la fontata rimase lì dov’era.

Catania, la città dell’elefante

L’elefante è il simbolo di Catania per diversi motivi. Un’antica leggenda narra di un elefante che avrebbe cacciato degli animali feroci durante la fondazione della città. Già sotto la dominazione musulmana (avvenuta nell’827 e che durò fino al 1061 con la conquista dei Normanni), infatti, Catania era conosciuta con il nome di “Balad-el-fil” o “Medinat-el-fil” ovvero “città dell’elefante”.

Divenne il vero simbolo di Catania nel 1239. Prima di allora l’emblema cittadino era l’effigie di San Giorgio, ma i catanesi decisero di cambiarlo in seguito a una serie di rivolte per poter passare da semplice dominio di un Vescovo-conte a città demaniale. Oggi l’elefante è raffigurato nello stemma comunale, in quello dell’università e di tutte gli uffici istituzionali oltre a essere la mascotte di diverse squadre sportive.

La prossima volta che andate a Catania non mancate di fare una visita alla Fontana dell’elefante e di scoprirne tutti suoi incredibili segreti. Stanno realizzando un Lego per poterla costruire a casa. Andrà sicuramente a ruba.

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La Sicilia inedita nel film con Colapesce e Dimartino

Da poco insigniti del Premio della Critica Mia Martini al 73° Festival Saremo con il brano “Splash”, Colapesce e Dimartino tornano a far palare di loro, ma questo volta in veste di attori: sono i protagonisti del film “La primavera della mia vita” di Zavvo Nicolosi, sui grandi schermi del nostro Paese il 20-21 e 22 febbraio di quest’anno.

Un lungometraggio che non ha niente a che vedere con le autocelebrazioni di cantanti che arrivano al cinema, anzi, è un road movie surreale in una Sicilia inedita. Scopriamo insieme le incredibili location in cui è stato girato.

Le location di “La primavera della mia vita”

Colapesce e Dimartino di questo nuovo film che vanta anche una loro personale colonna sonora, sono sono autori del soggetto, della sceneggiatura e i protagonisti. Si tratta della storia di due amici che condividono un certo passato musicale e che decidono di intraprendere un viaggio fuori del comune proprio in Sicilia.

Tra le location scelte per girare il film c’è sua Maestà l’Etna, simbolo della Sicilia nel mondo, il più grande vulcano attivo in Europa, ma anche uno dei più alti di tutto il nostro pianete.

Altre scene sono state girate a Catania, una città con un mare meraviglioso e un patrimonio artistico impareggiabile. Un capoluogo che si distingue per la sua energia magnetica, la sua vitalità e la sua arte, architettura ed enogastronomia.

Poi ancora la costa di Acireale, il fiore all’occhiello della regione, che è un territorio tutto da scoprire e in cui la tradizione sacra è fortemente radicata.

Non mancano spezzoni realizzati ad Aci Trezza, un borgo dalle piccole dimensioni che si affaccia sul mare e che regala un panorama dominato dai faraglioni dei Ciclopi, degli scogli basaltici, e dalla vicina isola di Lachea, e Aci Sant’Antonio, un paesino che sorge in una zona collinare e dove spiccano per bellezza il Duomo, ricostruito dopo il 1693, con una facciata di stile barocco e la Chiesa di S. Michele in cui si conservano diverse tele opere del Vasta (1697-1760).

Un ‘altra location è Santa Maria La Scala che sorge ai piedi della Timpa, una gigantesca falesia riccamente stratificata. Infine Palermo, una città piena di contraddizioni ma affascinante. Da queste parti, infatti, strade moderne ed eleganti si alternano a quartieri degradati ma al contempo altamente suggestivi.

La Sicilia, una costante per Colapesce e Dimartino

Complice il fatto che Colapesce è originario di Solarino in provincia di Siracusa, una vasta area naturalistica archeologica che dal 2005 è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, e Dimartino di Palermo che, come abbiamo visto, è una città di grandi emozioni, la Sicliia è una sorta di costante nelle opere dei due artisti.

Ne sono una testimonianza le loro canzoni, basti pensare ad Agrigento di cui ricordano l’Istituto Majorana nell’omonima canzone o ad Ortigia in “Luna Araba”, pezzo cantano con Carmen Consoli, anche lei siciliana doc.

C’è anche la Scala dei Turchi nei loro testi, così come le meno conosciute e frequentate isole eoliane Filicudi e Alicudi, “dove fare il bagno nudi”, come cantano in “Toy Boy” con una leggenda della musica italiana: Ornella Vanoni.

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Passerelle del Vero, un incredibile percorso tra gole profonde

Alquézar, uno dei borghi medievali più affascinanti della Spagna, custodisce uno degli itinerari più famosi dell’Aragona nonché uno dei più mozzafiato.

Si tratta delle “Passerelle del Vero“, un adrenalinico sentiero sopraelevato che consente di rimanere estasiati dinanzi all’ultimo tratto della Gola del fiume Vero attraversando passerelle spettacolari e sicure.

Passerelle del Vero, impossibile non emozionarsi

L’incredibile percorso di montagna semi attrezzato, lungo tre chilometri e con un dislivello di 180 metri, ha inizio dal centro del borgo e conduce alla scoperta di un ambiente idilliaco che riassume in sé l’essenza paesaggistica, culturale e ambientale del Parco Naturale della Sierra y los Cañones de Guara.

Il primo tratto: la discesa al fiume Vero attraverso il Barranco de la Fuente

Si parte dalla piazza Rafael Ayerbe (ex Plaza Mayor) accanto al municipio, sotto alla Collegiata, dove è possibile acquistare il biglietto d’ingresso al tour (disponibile anche online).

Si scende da Alquézar al fiume Vero attraversando il rigoglioso Barranco de la Fuente, incastonato tra imponenti pareti calcaree, con la Collegiata di Alquézar in alto a destra e la Peña Castibián a sinistra, dove gli arrampicatori si esercitano lungo le pareti e cavità.

Questa discesa è la parte più tecnica del percorso a causa del costante dislivello e del terreno sconnesso: in alcuni tratti è attrezzata con passerelle in legno.

È un tratto che in estate, durante le giornate roventi, diventa molto piacevole grazie all’ombra perenne e all’umidità che emana.

Occorre prestare molta attenzione nei giorni di pioggia o subito dopo: il terreno diventa scivoloso e vi è la possibilità che l’acqua scorra lungo la strada.

È anche importante rispettare il silenzio della zona, fermandosi ad osservare il fogliame che adorna il burrone e l’intenso lavoro che l’acqua e il vento hanno svolto per migliaia di anni. Alzando lo sguardo, non è difficile notare grandi rapaci come il grifone volteggiare in aria.

Il secondo tratto: il fiume Vero

Raggiunto il greto del fiume, prima di imboccare le passerelle aeree sulla destra, è vivamente consigliata una visita alla Cueva de Picamartillo (che dista circa 100 metri), una curiosa cavità formata dall’erosione dell’acqua.

Ammirata la grotta, tornando sui propri passi è il momento di percorrere il primo tratto delle passerelle aeree, per poi scendere nel greto del fiume, fino a sentire il fragore della cascata dell’Azud.

È zona più bella del tour, dove si svela l’infrastruttura della vecchia centrale idroelettrica: si parte dal canale dell’Azud, costruito per raccogliere l’acqua che, in basso, generava elettricità per la Centrale Elettrica e si giunge al Canyon del Vero, plasmato da maestosi blocchi di roccia, cavità, pozze e acqua dallo spettacolare colore turchese in primavera.

Dall’edificio della vecchia Centrale elettrica si sale dolcemente lungo un sentiero che, svoltando a sinistra, conduce all’ultimo tratto delle passerelle, il più moderno: da qui si arriva alla piattaforma Mirador del Vero con una vista sensazionale sul fiume, sul burrone e sullo storico borgo di Alquézar.

Il terzo tratto: ritorno ad Alquézar

Seguendo un sentiero piuttosto ripido, tra mandorli, ulivi e frutteti, si ritorna ad Alquézar, nel parcheggio appena sotto la chiesa di San Miguel.

Informazioni pratiche

Per effettuare il tour, dai 12 anni in su è prevista una quota di partecipazione pari a 4 euro. Al momento dell’acquisto del biglietto, è possibile scegliere l’orario preferito per iniziare l’entusiasmante percorso.

Il contributo serve per il servizio di manutenzione e pulizia delle infrastrutture dei camminamenti e dei loro dintorni.

Il tour è aperto tutto l’anno, tranne in caso di lavori di manutenzione programmati (i giorni vengono segnalati sul sito ufficiale) e se il personale di controllo rileva che l’accesso potrebbe essere pericoloso (a causa, ad esempio, di una piena del fiume o di lavori di riparazione d’emergenza).

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La festa che celebra la prima fioritura dell’anno è in Sicilia

C’è sempre un buon motivo per organizzare nuovi e sensazionali viaggi intorno al mondo, soprattutto quando l’alternarsi delle stagioni ci permette di scoprire volti inediti e straordinari delle destinazioni che già conosciamo.

E se l’inverno ci ha regalato splendidi paesaggi caratterizzati da tinte candide e bianche e da visioni mozzafiato, la primavera si prepara a fare lo stesso. Anzi, molto di più.

Ora che il calendario segna l’arrivo di febbraio, ad accomunare tutti i viaggiatori c’è la voglia di mettersi in cammino in lungo e in largo per andare alla scoperta delle fioriture più belle del nostro pianeta. Ma per vivere un’esperienza profumata, inebriante e colorata, non abbiamo per forza bisogno di volare in capo al mondo. È in Sicilia, infatti, che sta per essere inaugurata la festa che celebra la prima fioritura dell’anno. E possiamo assicurarvelo: è bellissima.

Sicilia in primavera: un tripudio di meraviglia

Organizzare un viaggio in Sicilia, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Ma lo è soprattutto nel mese di marzo, quando ancor prima dell’equinozio di primavera, la valle più bella del mondo si tinge di bianco e di rosa. Sono i mandorli in fiore di Agrigento che ogni anno regalano uno spettacolo di infinita bellezza.

Mentre la natura dorme ancora, abbandonata in un meritato riposo, nella terra dei mandorli accade un piccolo miracolo. Già a partire dai primi giorni di febbraio, infatti, i rami spogli degli alberi prendono vita trasformando nel palcoscenico di uno spettacolo senza eguali: la prima fioritura di primavera.

Perché succede in Sicilia, e in maniera così anticipata rispetto alle altre fioriture, è presto detto. Il clima della regione, infatti, è piacevolmente mite anche durante l’inverno, e questo permette ai fiori di sbocciare e brillare sotto il sole prima del previsto.

Quello che si palesa davanti agli occhi di chi guarda, è un tripudio di profumi e colori che non si può raccontare, ma solo vivere. È per questo che, in occasione della prima fioritura primaverile dell’anno, dal 5 al 12 marzo, viene organizzata la Sagra del Mandorlo in Fiore. Molto più di una manifestazione, ma una vera e propria esperienza sensoriale che permette di toccare le meraviglie di questo territorio durante la stagione più suggestiva.

Sagra del Mandorlo in Fiore: la festa che celebra la fioritura di primavera

L’appuntamento è previsto dal 5 al 12 marzo, in Sicilia ovviamente. Questi giorni non sono solo un omaggio alla fioritura, e alla noce in questione, ma anche al territorio stesso. Durante l’evento, infatti, si alternano tra le strade e i quartieri della città, concerti, fiaccolate, sfilate e spettacoli folcloristici. Non mancano, ovviamente, le degustazioni dei prodotti caratteristici della regione.

Un appuntamento imperdibile, questo, sia per i cittadini che per i viaggiatori che si perpetua dal lontano 1938, anno in cui per la prima volta a Naro, nello splendido scenario della Valle del Paradiso, venne organizzata la prima sagra dedicata ai mandorli. Dopo 15 anni, l’evento è stato spostato nella città collinare e ha assunto le sembianze che conosciamo oggi.

A fare da cornice a questo tripudio di emozioni tutte da vivere, ci sono la città di Agrigento e la straordinaria Valle dei Templi che, in fiore, sono più belle che mai. Pronti a partire?

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“The White Lotus”: puoi dormire nella dimora siciliana della serie tv

Cosa ci spinge a scegliere le prossime destinazione di viaggio? Molto spesso ci lasciamo ispirare dai racconti degli altri avventurieri, altre volte sono le fotografie a incantare, anticipando in qualche mondo le grandi meraviglie che possiamo scoprire viaggiando intorno al mondo. Altre volte ancora, invece, l’ispirazione arriva all’improvviso, e compare proprio lì, davanti al piccolo e al grande schermo.

Molto spesso, infatti, è proprio dai film e delle nostre serie televisive preferite, che ci lasciamo suggestionare. Pellicole che hanno scelto determinate città, borghi e villaggi per trasformarli negli sfondi ideali delle avventure dei protagonisti. Non stupisce, quindi, quel desiderio che accomuna tantissimi viaggiatori di mettersi in cammino per scoprire e riscoprire i luoghi che sono stati trasformati in set cinematografici, gli stessi che in qualche modo possono farci diventare protagonisti dei film che più abbiamo amato.

E sapete, non abbiamo bisogno di andare poi così lontano per vivere un’esperienza da film, perché anche l’Italia ha fatto da sfondo a numerose pellicole di fama internazionale. La meravigliosa Sicilia, per esempio, è diventata il set della seconda stagione di “The White Lotus”, la serie dark comedy vincitrice del Golden Globe 2023 nella categoria delle miniserie. E non solo con un viaggio nel sud dello stivale possiamo ripercorrere le orme dei protagonisti, ma possiamo anche dormire all’interno della monumentale dimora della serie.

Bentornati in Sicilia

Organizzare un viaggio in Sicilia, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. La più grande delle isole italiane e del Mediterraneo, infatti, ospita un patrimonio naturalistico, artistico e culturale di immensa bellezza. Le cose da fare e da vedere sono tantissime, a partire dalla spiaggia di Mondello e da Palermo, passando per la Valle dei Templi, la Scala dei Turchi e l’Etna, il gigante buono e il suo tesoro.

Ma c’è un altro motivo, oggi, per visitare le meravigliose terre siciliane, e ha direttamente a che fare con il cineturismo. In Sicilia, infatti, e più precisamente tra Palermo e Monreale, si trova la splendida dimora storica che ha fatto da sfondo ad alcune delle vicende della seconda stagione di “The White Lotus” e che adesso è prenotabile su Airbnb.

Villa Tasca, gli interni della dimora di The White Lotus

Fonte: Airbnb

Villa Tasca, gli interni della dimora di The White Lotus

Dormire a Villa Tasca, la dimora della seconda stagione “The White Lotus”

Sono tanti i motivi che ci hanno fatto appassionare alla miniserie vincitrice del Golden Globe 2023, uno di questi è proprio la presenza dei magnifici scenari della Sicilia che hanno fatto da sfondo alle vicende dei protagonisti. Alcune di queste si sono svolte all’interno del San Domenico Palace, a Taormina, altre invece all’interno di Villa Tasca.

Proprio questa dimora, che è stata trasformata nel set cinematografico della seconda stagione di “The White Lotus”, adesso è prenotabile su Airbnb. La residenza cinquecentesca, questo è chiaro, si configura come l’alloggio perfetto di un viaggio in Sicilia all’insegna del relax e della grande bellezza.

Villa Tasca, infatti, è circondata da oltre otto ettari di giardini lussureggianti e rigogliosi, all’interno dei quali si nasconde una meravigliosa piscina dove trascorrere qualche ora in spensieratezza. Gli interni, sapientemente arredati, ospitano quattro camere da letto con bagno privato. Al piano nobile, invece, si trovano il soggiorno e la sala da pranzo. Non mancano una sala da biliardo, una zona dedicata alla musica e al ballo e un bar a completa disposizione degli ospiti.

Villa Tasca

Fonte: Airbnb

Villa Tasca è prenotabile su Airbnb
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“Naca della Serena”, una magica cascata nel cuore della Sicilia

Verdi boschetti lussureggianti, rocce dalle mille forme diverse e il rumore gorgogliante dell’acqua: il paesaggio magico della “Naca della Serena” è di quelli che sanno rubarci il cuore. Siamo nella Sicilia più selvaggia e incontaminata, in un luogo delizioso ancora poco conosciuto e, per questo, considerato dagli abitanti dei dintorni un’oasi di pace. Il borgo di Marineo cela infatti una perla meravigliosa. La cascata che prende vita in mezzo alla natura e la piccola piscina che si stende ai suoi piedi sono una tavolozza dalle mille sfumature turchine, un panorama da favola assolutamente da scoprire.

La “Naca della Serena”, un luogo magico

La Sicilia è terra di meraviglie infinite: spiagge incantevoli considerate tra le più belle al mondo e isole coloratissime, sapori tutti da gustare e profumi indimenticabili. Ma c’è molto di più, lontano dagli occhi curiosi dei turisti che ogni anno giungono in questa splendida regione per godersi vacanze in pieno relax. L’entroterra palermitano ci regala piccole perle da sogno, luoghi dove la natura è incontaminata e sembra davvero di raggiungere il paradiso in terra.

La “Naca della Serena” è una di queste località ricche di fascino e suggestione, un angolo poco conosciuto che conserva ancora intatta tutta la sua incredibile bellezza. Questa deliziosa cascata, il cui nome invita già al massimo relax, si apre nel cuore della valle del fiume Eleuterio, tra boschi rigogliosi e pareti rocciose scavate dall’acqua. Il panorama è semplicemente strepitoso: il torrente Acqua di Masi scorre impetuoso nel verde lussureggiante, tuffandosi poi tra le rocce in una piccola conca che dà vita ad una piscina naturale. Come arrivare in questo angolo di pace?

Come raggiungere la “Naca della Serena”

Potremmo pensare che questo piccolo luogo paradisiaco sia lontano dalla civiltà e difficile da raggiungere, ma in realtà basta davvero poco per godere della sua vista (e magari immergersi nelle sue acque cristalline). La “Naca della Serena” si trova a poca distanza dal borgo di Marineo, in provincia di Palermo, alle porte del quale ha inizio un sentiero che conduce direttamente alla splendida cascata. Si tratta di un percorso facilissimo, adatto anche ai più piccini e lungo appena un chilometro: una vera passeggiata in una cornice che lascia senza fiato.

L’itinerario prende il via appena lasciato il paese, districandosi dapprima tra vecchi mulini e casali abbandonati per poi via via attraversare luoghi dove la natura la fa ancora da padrona. Il fil rouge dell’intero cammino è l’acqua: quella spumeggiante e trasparente del fiume Eleuterio, che accompagna i visitatori sino alla loro meta. In alcuni punti è persino necessario mettere i piedi a bagno e proseguire lungo il letto del fiume, circondati da pesciolini e addirittura da piccoli granchi in fuga per l’improvvisa “invasione di campo”.

Al termine del sentiero, ecco che il panorama si apre su una piccola conca circondata da pareti rocciose, dalle quali un torrente impetuoso si getta dando vita a cascate fragorose. Ai loro piedi, una piscina naturale che sembra davvero fatata. Arrivare qui in primavera o in estate significa assolutamente fare un tuffo in queste acque turchesi, un po’ fredde ma davvero invitanti. Il relax è assicurato: la pace regna sovrana, anche perché sono davvero in pochi a conoscere questo posto, e il rumore più potente è quello della cascata, un suono che pare alleviare ogni fastidio.