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In Sicilia lungo la Strada degli Scrittori

In Sicilia, tra le rinomate bellezze naturalistiche e storiche, è possibile anche percorrere un itinerario che coniuga sentieri e cultura: la Strada degli Scrittori. Parliamo della Strada Statale 640, precedentemente chiamata “di Porto Empedocle”, che è stata ribattezzata in questa maniera in onore dell’itinerario che ripercorre i luoghi vissuti e amati dagli autori siciliani e quelli descritti nei loro romanzi.

La Strada degli Scrittori, il progetto

Un progetto interessantissimo che è nato da un’idea del giornalista Felice Cavallaro e che conserva la memoria di grandi autori come Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Antonio Russello, Pier Maria Rosso di San Secondo e molti altri.

A marzo del 2017 è stato presentato il programma di valorizzazione e sono stati predisposti gli appositi cartelloni turistici. Il primo è stato posizionato nei pressi della località San Pietro, facente parte del comune di Agrigento. Tutti gli svincoli interessati sono stati in seguito dotati di segnali stradali turistici per individuare le tappe fondamentali del percorso.

La Strada degli scrittori, le tappe più importanti

Come detto in precedenza, la Strada degli Scrittori corrispondente alla SS 640. Un itinerario che unisce cultura e turismo nei luoghi siciliani che hanno visto nascere e produrre scrittori di prima grandezza. Da Racalmuto a Porto Empedocle, passando per Favara e Agrigento fino a Caltanissetta: attraverso la Valle dei Templi, unisce i luoghi che sono stati la linfa vitale di questi grandi autori, in un circuito turistico-culturale che conduce il visitatore non solo a scoprire, ma anche a intrattenersi per godere delle ricchezze artistiche, monumentali, archeologiche e naturalistiche, apprezzando contemporaneamente la tradizione enogastronomica.

Valle dei Templi sicilia

Un angolo della Valle dei Templi

Pochi chilometri che sono in grado di regalare l’emozione di scoprire le zone vissute dagli scrittori o descritte nelle loro opere. Allo stesso tempo, però, si possono anche esplorare autentici tesori. Un percorso unico fatto di teatri, castelli, palazzi, musei, paesaggi mozzafiato: dal Caos, casa natale di Pirandello, fino alla sua Girgenti, i cui personaggi hanno ispirato i romanzi e le novelle, o su alla Cattedrale, dov’è conservata la lettera del diavolo, manoscritto di Suor Maria Crocifissa, la Beata Corbera citata da Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel “Gattopardo”.

Ma non è finita qui. Grazie a questo itinerario potrete tuffarvi nei segreti della Scala dei Turchi e dalla miniera di sale di Realmonte, fino alla marina di Vigata descritta da Andrea Camilleri, l’attuale Porto Empedocle, dal porto con la maestosa Torre Carlo V, fino ai templi dell’area archeologica di Agrigento con l’incredibile Giardino della Kolymbetra, immerso nell’antica Akragas, come riferisce Pirandello ne “I vecchi e i giovani”; dalle miniere di Racalmuto, fino al Castello Chiaramontano e al teatro Regina Margherita, dove rivivere le pagine di “Morte dell’Inquisitore”, o ancora alla Noce, oasi che Sciascia considerò sempre il luogo ideale in cui ritirarsi a scrivere.

Scala dei Turchi sicilia

La maestosità della Scala dei Turchi

Lo svincolo di Racalmuto della nuova statale 640, a 600 metri da contrada Noce, rappresenta il primo accesso dei visitatori al percorso dedicato agli scrittori agrigentini. L’area include anche altre opportunità di scoperta, come Favara, borgo dello scrittore Antonio Russello, dove è attivo grazie alla grande intuizione del notaio Andrea Bartoli e della moglie Florinda, il sito di arte contemporanea Farm Cultural Park.

Poi ci si può spingere fino a Mosè, dallo svincolo della Mosella, lasciandosi alle spalle Agrigento per trovarsi al cospetto della Rupe Atenea, percorrere il sentiero che porta alla residenza di campagna del Barone Agnello, tra granai, uliveti e campi di maggese, e ritrovare le memorie che hanno ispirato “Un filo d’olio” di Simonetta Agnello Hornby; oppure tornare sulla statale e ripercorrerla tutta fino a Caltanissetta, che Sciascia definì come la “piccola Atene”, vero e proprio cenacolo culturale, che ebbe come protagonisti gli intellettuali del tempo, come Vitaliano Brancati, Stefano Vilardo, Massimiliano ed Emanuele Macaluso e molti altri.

Insomma, grazie alla Strada degli Scrittori è possibile scoprire una Sicilia ancora più bella e, da alcuni punti di vista, anche più autentica.

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Sui luoghi dei Florio, intervista all’autrice Stefania Auci

Raccontano l’epopea di una famiglia, quella dei Florio, che ha fatto la storia della Sicilia e anche dell’Italia i due romanzi di grande successo “I leoni di Sicilia” e “L’inverno dei Leoni” dell’autrice Stefania Auci.

Ma raccontano anche di una Sicilia bella e opulenta, ricca e orgogliosa, una Sicilia che ha affascinato milioni di lettori dei romanzi della Auci e che desiderano andare alla scoperta di quei luoghi narrati tra le pagine dei libri. L’Olivuzza, Favignana, Marsala, Villa Igiea e tante altre tappe che hanno dato vita a un vero e proprio itinerario, nato dalla penna della Auci e che, a breve, diventerà anche uno dei più amati della Regione perché, dopo i romanzi, arriverà anche una fiction televisiva che attirerà ancor più visitatori.

Abbiamo incontrato Stefania Auci durante la BIT, la fiera milanese del turismo, allo stand della regione Sicilia, che sta promuovendo nuovi itinerari alla scoperta della West of Sicily, la Sicilia occidentale, quella zona del trapanese – città d’origine della Auci – quella delle tonnare e delle saline, che vanno a braccetto, del marsala e della splendida isola di Favignana, raccontata nei due romanzi e ancora poco nota al turismo.

I suoi romanzi hanno una grande valenza turistica e invogliano i lettori a visitare i luoghi che racconta, ne è consapevole?

“Me ne sono resa conto poco dopo l’uscita del primo volume quando mi sono recata ad accompagnare dei giornalisti in alcuni luoghi che erano raccontati nei romanzi e la gente diceva ‘Sì, ma qui noi ci siamo stati!’. E la cosa che mi fa molto piacere è che nella Sicilia occidentale adesso esistono anche dei tour in barca che si occupano delle Egadi, della provincia di Trapani, di Marsala che mettono in luce sia la bellezza del territorio sia la storia che è legata a questo territorio, che non è legata unicamente ai Florio, ma c’è anche la trazione latina, la tradizione greca e ancora quella arabo-normanna. In generale, la Sicilia occidentale presenta più di altre parti questa grandissima stratificazione che fa sì che la sensibilità di chi vive in questi territori sia estremamente plastica, varia e capace di comprendere in più modalità quanto la storia abbia inciso sul nostro territorio. Adesso è il momento che iniziamo a prenderne atto e che cominciamo anche a essere orgogliosi di questo”.

Quelli citati nei romanzi sono luoghi che lei conosce molto bene.

“Favignana mi ha segnata e mi ha insegnato la passione per il mare. Questo territorio fa parte del mio DNA, tutta questa parte di Sicilia è impregnato di cultura, che ha segnato anche i Florio. Loro erano connessi al territorio del trapanese, che ha visto ospiti anche reali. Raccontare il territorio ha condizionato l’evoluzione di questa famiglia. Non sarebbero stati i Florio se non fossero stati un questa parte di Sicilia. Quando i Florio diventano ricchi lo fanno nella Sicilia occidentale e quindi Marsala, Trapani, Favignana”.

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Favignana e la tonnara dei Florio

Sono nati già dei tour sui luoghi dei Florio, vero?

Ci sono e sono parecchi e sono anche molto orgogliosa perché significa che, anche se in maniera indiretta, ho dato fisicamente una mano alla mia terra. Trapani ha un centro storico che è un gioiello, grazie anche a imprenditori come i Florio, che potevano chiamare i grandi artisti fiamminghi e i migliori artigiani. Favignana è il paese della ‘Bella addormentata’, tutti gli abitanti se ne erano andati via. Oggi, la tonnara dei Florio che è stata restaurata ha tegole di vetro colorato, stucchi, nursery e spogliatoi che mostrano l’intervento di grandi architetti”.

Pensa di aver raccontato anche ai non siciliani una storia che è anche un po’ quella dell’Italia?

“Ci sono moltissime microstorie di famiglie in tutta Italia per cui si può parlare della storia attraverso quella dei singoli. In Sicilia questo diventa particolarmente forte perché, più che in altre Regioni, la storia d’Italia è passata attraverso il nostro territorio. Ricordiamo che l’unità d’Italia è iniziata a Marsala. La Battaglia di Calatafimi è la battaglia fondamentale attraverso la quale la Sicilia, di fatto, la Sicilia passa nelle mani di Garibaldi. Dobbiamo renderci conto che ci sono dei territori che hanno una forza e un orgoglio che difficilmente è sovrapponibile ad altri”.

Ci sarà anche un seguito della saga dei Florio?

“Sono morti tutti, quindi non è il caso di andare oltre”.

Il tour dei Florio nella Sicilia occidentale

Benché buona parte delle vicende narrate nei romanzi “I leoni di Sicilia” e “L’inverno dei Leoni” sia ambientata a Palermo, la Sicilia occidentale gioca un ruolo chiave nell’evoluzione della storia. A partire dalla tonnara di Favignana, alle Egadi, dove è nato il tonno Florio, in uno degli stabilimenti più all’avanguardia dell’epoca che oggi è un museo e si può visitare.

Così come lo stabilimento di Marsala, a una trentina di chilometri da Trapani, dove ancora oggi si produce uno dei migliori vini liquorosi del mondo, nato per fare concorrenza al portoghese vino Madeira, molto amato dagli inglesi. I nuovi proprietari vi hanno ricavato una splendida sala degustazione e un’enoteca, tappezzata con le locandine pubblicitarie della famosa Targa Florio, la più antica corsa automobilistica al mondo e tra le più note in Italia. È rimasta tale e quale, invece, l’antica bottaia, con le botti in rovere di Slavonia. È direttamente da qui che partivano le navi della Navigazione Generale Italiana di proprietà dei Florio che portavano il loro Marsala in tutto il mondo.

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Le saline di Marsala

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Il museo a cielo aperto che splende sotto il cielo della Sicilia

C’era una volta, tanto tempo fa, un fiume che scorreva lento e poi veloce sulla costa settentrionale sicula. Erano ventuno i chilometri percorsi per raggiungere l’antica Halaesa che si snodavano tra la vegetazione lussureggiante e tratti di terreno arido e desolato, tra le montagne silenziose e maestose e il mare che faceva da sfondo a questo viaggio. C’è ora, in quello stesso luogo, un museo a cielo aperto che splende sotto il sole della Sicilia, ed è meraviglioso.

Non ci sono molti modi per descrivere Fiumara d’arte perché la sua esagerata bellezza, che si riflette negli occhi di chi guarda, incanta e stupisce fino a stordire. Una galleria d’arte en plen air che si snoda che scolpisce il territorio seguendo le antiche orme del vecchio fume, un unicum in tutto il territorio italiano.

Il parco di sculture, che ha preso forma nel 1982, oggi si caratterizza come uno degli agglomerati di land art più straordinari del nostro Paese capace di coniugare il linguaggio dell’arte contemporanea con il suggestivo paesaggio della fiumara.

38º parallelo - Piramide

38º parallelo – Piramide, Fiumara d’arte

Fiumara d’arte: così è nato il progetto

Correva l’anno 1982 quando, il collezionista d’arte Antonio Presti, ebbe l’idea di commissionare un monumento per onorare la memoria del padre recentemente scomparso. Per farlo si rivolse allo scultore Pietro Consagra. Ma la sua idea non era quella di creare un’opera contemplativa e personale da mettere in casa o in giardino, quanto più di far realizzare qualcosa che fosse accessibile a tutti, alla comunità. Così scelse di farla realizzare lì, sulla foce della fiumara.

L’opera dedicata al padre, però, era solo un pezzo di un puzzle più grande che Antonio Presti aveva nella sua mente. Voleva creare un parco di sculture sul letto del fiume per valorizzare il territorio, per far dialogare l’arte e la natura.

In occasione dell’inaugurazione della scultura di Consagra, che avvenne il 12 ottobre del 1986, l’imprenditore e collezionista italiano annunciò l’idea di trasformare la fiumara in un grandioso progetto di land art in Sicilia.

Labirinto di Arianna

Labirinto di Arianna, Fiumara d’arte

Una galleria a cielo aperto da scoprire

Quel giorno, di tanti anni fa, il territorio della fiumara è stato plasmato per sempre. Nonostante i diversi problemi a livello giuridico e amministrativo che hanno tenuto in sospeso il progetto, oggi la Fiumara d’Arte è uno dei parchi scultura più straordinari del nostro Paese, nonché uno dei più grandi d’Europa.

La prima opera a essere realizzata sul terreno è stata proprio quella di Pietro Consagra, la scultura La materia poteva non esserci realizzata nel 1986 in cemento armato e alta diciotto metri. Dopo di questa è seguita Una curva gettata alle spalle del tempo, di Paolo Schiavocampo, situata nei pressi di Castel di Lucio.

Altre opere sono state aggiunte negli anni, come il Monumento per un poeta morto di Tano Festa, ribattezzata dai siciliani come Finestra sul Mare, e Stanza di barca d’oro dell’artista giapponese Hidetoshi Nagasawa.

Il risultato finale è un parco delle meraviglie che si snoda per chilometri, che omaggia tutto il territorio attraverso la presenza di sculture che incorniciano il mare, che danno movimento ai prati, che riflettono i colori del cielo. Un itinerario delle meraviglie che attraversa la città di Messina nei comuni di Castel di Lucio, Mistretta, Motta d’Affermo, Pettineo, Reitano e Tusa.

Finestra sul Mare

Finestra sul Mare, Fiumara d’arte

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C’erano una volta le tonnare: Grand Tour sulla costa sicula

C’è un modo straordinario per scoprire e riscoprire l’anima più autentica della Sicilia, ed è un Grand Tour sulla costa della regione alla scoperta delle tonnare. Luoghi legati indissolubilmente all’antica e mai dimenticata tradizione marinara della regione. Strutture straordinarie, anche se dismesse e riadattate, che si integrano perfettamente con la natura circostante, ridefinendo il paesaggio e incantando cittadini di tutto il mondo.

C’erano una volta le tonnare

Con il termine tonnare facciamo riferimento all’antico metodo di pesca introdotto dagli arabi negli anni 1000 e poi ereditato e proseguito dagli spagnoli. Quasi un secolo dopo, e più precisamente nel 1800, questa pesca conobbe il suo massimo splendore e si radicò nella terra di Sicilia grazie alla famiglia Florio che, sulla costa della regione, possedeva decine di tonnare.

Oggi, le tonnare in Sicilia, rappresentano le preziose testimonianze del passato legato alla pesca e alla mattanza dei tonni. Scoprire questi luoghi che si snodano lungo la costa ci permette di ammirare architetture uniche che raccontano la storia di un’autentica tradizione che definisce in maniera univoca l’identità di una regione.

Tonnara di Favignana, cortile interno

La lista delle tonnare è davvero lunghissima. Alcune di queste oggi sono diventate dei veri e propri musei che raccontano i riti e le tradizioni dei tonarotti. Tra le più famose c’è sicuramente quella di Favignana, Ex Stabilimento Florio, situata nei pressi del centro storico dell’isola. Con i suoi 32000 metri quadrati è considerata una delle più grandi tonnare di tutto il Mar Mediterraneo.

Da Trapani a Siracusa, le tonnare della costa sicula

A Trapani, invece, troviamo la tonnara di San Giuliano, uno dei simboli rappresentativi della città. L’edificio, oggi preziosa testimonianza dell’archeologia industriale della regione, è appartenuto alla famiglia Fardella e conserva gli antichi resti della tradizione della pesca dei tonni.

Nella piccola e suggestiva Scopello, in provincia di Trapani, tra le case abitate, la piazzetta e il profumo delle tradizioni antiche, troviamo la splendida tonnara edificata nel XIII secolo, anch’essa appartenuta alla famiglia Florio. Un luogo magico e suggestivo che sembra essere protetto dalle rocce e avvolto dal mare che incanta visitatori da tutto il mondo.

Tonnara di Scopello

Tonnara di Scopello

Ci spostiamo ora in provincia di Siracusa per scoprire le tonnare di Capo Passero e quelle di Avola, quest’ultima è una delle più grandi mai costruite in tutta la Sicilia orientale. L’edificio, costruito nel 1633, è situato proprio al centro della costa ed è bagnato dal Mar Ionio.

Nella magica e suggestiva Marzamemi, invece, troviamo una delle tonnare più antiche di tutta la regione. Dopo un importante restauro, alcune parti dell’edificio sono state messo a disposizione dei cittadini per eventi privati e matrimoni.

L’ultima tappa del nostro itinerario ci porta nel profondo sud, tra le meraviglie dell’Oasi faunistica di Vendicari. È qui, nel territorio di Noto, che sorge una delle tonnare più suggestive dell’intera Sicilia. Conosciuta anche con il nome di Bafutu, la struttura era adibita alla pesca di ritorno, cioè per il recupero di tutti quei tonni che ritornavano in mare aperto dopo la stagione dell’amore. Oggi la tonnara di Vendicari, restaurata in maniera superba, è il simbolo di questo rapporto antico tra l’uomo e la pesca, nonché elemento paesaggistico di grande bellezza.

Tonnara di Vendicari

Tonnara di Vendicari

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Le location della fiction Tv “Più forti del destino”

La fiction televisiva Mediaset “Più forti del destino” è una serie in costume, ispirata a fatti realmente accaduti. Adattamento della serie-evento francese “Le Bazar de la Charité” (disponibile su Netflix con il titolo “Destini in fiamme”), è ambientata nella Sicilia del 1897. A Palermo, in quell’anno, infatti, alla Mostra sulle nuove tecnologie fa il suo debutto il cinematografo ed è famoso per l’uscita dei primi film dei Fratelli Lumière.

Di cosa parla la fiction

Alla mostra, dal proiettore partono delle fiamme, divampa così un incendio che fa molte vittime, quasi tutte donne, e che sconvolge la vita delle protagoniste Arianna (l’attrice Giulia Bevilacqua, Costanza (Dharma Mangia Woods), Rosalia (Laura Chiatti) e Donna Elvira (Loretta Goggi).

Il fatto realmente accaduto

L’incendio intorno a cui ruota la serie è accaduto realmente il 4 maggio 1897, nel corso di una fiera di beneficenza che risaliva all’epoca di Maria Antonietta di Francia. La fiera era organizzata ogni anno dall’aristocrazia cattolica francese e aveva l’obiettivo di raccogliere fondi per le popolazioni più povere.

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Il Palazzo Ducale di San Cesario di Lecce

Le vere location della fiction

Sebbene la serie sia ambientata in Sicilia, il vero set della fiction è stato allestito in Puglia, e in particolare a Lecce.

Le riprese sono state fatte all’interno della Villa Reale anche chiamata Villa Carrelli, una dimora storica ottocentesca nel centro della città. Di questa villa è famoso il bellissimo giardino, polmone verde di Lecce. Il primo impianto della villa risale alla seconda metà dell’Ottocento. L’intera opera ha un sapore prettamente toscano, in quanto i lavori vennero affidati all’allora giovane Pietro Porcinai, il famoso paesaggista del Novecento di origine toscana che mise in atto un progetto di giardino all’italiana, dal raffinato gusto esotico e mediterraneo, tipico dell’epoca.

Villa Carrelli è un vero e proprio pezzetto di Toscana perfettamente incastonato nel paesaggio salentino, formato da tanti piccoli paesaggi in cui il verde intenso dei cipressi si mescola al verde grigio degli ulivi e a quello più cupo dell’alloro.

Altre scene di “Più forti del destino” sono state girate nel Comune di San Cesario di Lecce, in quella parte di Salento centro-settentrionale che fa parte della Valle della Cupa, eletta dall’aristocrazia, fin dal XV secolo, a luogo di villeggiatura, tanto che nel corso dei secoli, tra vigneti e uliveti, furono costruite numerose ville.

A San Cesario sono parecchi gli edifici storici degni di essere visti, come Villa Patarnello, che ha un ingresso che non passa di certo inosservato, con alte colonne al di sopra delle quali sono posti dei vasi con una cornice floreare, o come anche il Palazzo Ducale, ricostruito nella seconda metà del XVII secolo sulle fondamenta di una fortezza cinquecentesca, con un’elaborata facciata ricca di nicchie contenenti statue mitologiche e busti degli antenati dei duchi Marulli e una balconata barocca. All’interno è ospitato il Museo civico d’arte contemporanea.

Una location d’eccezione è infine San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi, e in particolare il Castello Dentice di Frasso, in stile medievale, con la torre merlata quadrata che s’affaccia proprio sulla piazza principale del paese. Fu proprio intorno alla torre voluta dai Normanni nel XII secolo che si sviluppò il borgo.

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Il Castello Dentice di Frasso a San Vito dei Normanni

Intorno alla torre c’è un ampio cortile su cui si affaccia la costruzione cinquecentesca della residenza, con una serie di beccatelli e di eleganti finestre rettangolari. Notevole è la scalinata di pietra che conduce a una veranda. All’interno conserva ancora oggi sale decorate, tele e trofei di caccia e l’Archivio Storico, recentemente restaurato. A oggi il castello è di proprietà privata ed è abitato dai discendenti della famiglia Dentice di Frasso.

A San Vito dei Normanni hanno ambientato anche la miniserie Tv Sky con Claudio Bisio e Stefania Rocca, “Cops – Una banda di poliziotti”.

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Una scena della fiction Mediaset “Più forti del destino”

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Le nuove location della fiction Tv “Màkari 2”

Dopo il grande successo della prima stagione, torna in Tv la fiction “Màkari”, tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri. Merito, anche, dei luoghi che fanno da sfondo alle indagini del giornalista Saverio Lamanna (interpretato dall’attore Claudio Gioè) che, tornato al paese d’origine nella provincia di Trapani, si ritrova, per puro caso, a vestire i panni di un detective. È uno spot della Sicilia, insomma, questa fiction.

Màkari, al centro di tutti gli episodi della prima e della seconda stagione, è in realtà il borgo di Macari, in Sicilia, un villaggio di pescatori nella punta estrema dell’isola e che dà il nome a un intero golfo. Un pugno di case arrampicate sul costone della montagna da cui si godono tramonti indimenticabili su Monte Cofano.

Le location della prima stagione

Nella prima stagione avevamo potuto ammirare Scopello con la sua famosa tonnara, San Vito lo Capo, una delle destinazioni più note di tutta la Sicilia, con la Riserva dello Zingaro, i “Caraibi siciliani”, e Castellammare del Golfo, ma anche la città di Ragusa, nell’episodio intitolato “La regola dello svantaggio”, famosa per essere la patria del Barocco siciliano e per essere stata, per anni protagonista, di un’altra fiction di enorme successo, “Il Commissario Montalbano“.

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Il paradiso intorno a Macari, in Sicilia

Le nuove location

Avevamo lasciato Saverio deciso a cullarsi nei sogni di gloria letteraria sotto il sole di Màkari, in attesa di ricongiungersi all’amata Suleima, volata a Milano per realizzare i propri sogni. Ma un grande progetto potrebbe ricondurla in Sicilia.

Nella seconda stagione, ci si sposta dal trapanese e dal ragusano, per andare a scoprire altre incredibili bellezze siciliane, quelle di Agrigento e dei suoi dintorni. Prima fra tutte, la Scala dei Turchi, uno dei luoghi italiani più amati dagli Instagrammer e, proprio per questo, in costante pericolo. Guardare e non toccare non fa male, però. La parete rocciosa di un bianco accecante, che deve il suo nome ai pirati saraceni che salivano la “scala” dal mare per raggiungere, e depredare, le coste del territorio, è uno dei luoghi naturali più incredibili del nostro Paese. Le falesie di Scala dei Turchi si trovano lungo la Costabianca, tra Realmonte e Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Formate da uno sperone di marna bianca a picco sul mare, degradano a strati proprio come fossero una scalinata naturale, formando dei calanchi. Il bianco latte della roccia contrasta in maniera incredibile con l’azzurro dell’acqua, creando forti contrasti cromatici.

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L’impressionante Scala dei Turchi, in Sicilia

Altra location agrigentina di “Màkari 2” è la Valle dei Templi, altra icona siciliana. Questo sito archeologico non soltanto è considerato tra i più belli d’Italia e del mondo, ma anche una delle più antiche e rare testimonianze della Magna Grecia, tanto da essere stato iscritto nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco. La fiction, con tutto il rispetto per il luogo, si svolge tra i templi, quello di Era (o Giunone) Lacinia, con le sue 34 colonne, e quello della Concordia, il meglio conservato di tutti, visto che in totale sono dodici, a cui si aggiungono i tre santuari, le necropoli, le opere idrauliche, le fortificazioni, l’Agorà Inferiore e l’Agorà Superiore, l’Olympeion e il Bouleuterion. Un posto pazzesco.

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La Valle dei Templi, luogo unico al mondo

Set della seconda stagione di “Màkari” è anche un altro borgo oltre a Macari, appunto. Si tratta di Favara, un borgo inaspettato dove, tra le viuzze strette e le case di pietra, si possono ancora oggi scorgere le diverse contaminazioni culturali, tra cui quelle d’origine araba, che hanno contribuito a rendere Favara quella che è oggi. La cittadina, che si sviluppa attorno al castello di Chiaramontano, quasi scolpito su uno sperone di roccia, ha di recente dato vita a un progetto chiamato Farm Cultural Park, che ha permesso al borgo di rinascere sotto una nuova luce e di accantonare il degrado che stava per inglobarlo. Alcuni cortili sono stati trasformati in luoghi d’arte e oggi ospitano librerie, installazioni, murales ed esposizioni.

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Il borgo di Favara in provincia di Agrigento

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Sicilia d’inverno: sciare ammirando il mare

Nell’ideale comune la Sicilia, affascinante isola del nostro Paese, è una meta da visitare in estate grazie alla sua natura incontaminata e alle sue spiagge paradisiache. Ma questa regione italiana, oltre a possedere un enorme patrimonio storico-artistico, regala anche un’esperienza unica e dal fascino irresistibile da fare in inverno: si può sciare ammirando il mare.
Sicilia: sciare guardando il mare e su un vulcano attivo
Sì, avete capito bene. La Sicilia, da molti definita come una delle isole più belle del mondo, consente di vivere una vera e proria avventura che dona due emozioni (con una sola attività) difficili da descrivere: si può sciare scrutando all’orizzonte il mare cristallino e, soprattutto, su un vulcano attivo, il maestoso Etna.
Basti pensare che il Monte Etna è il vulcano attivo più alto di tutta Europa. Già questa premessa ci fa capire che tipo di panorama, pressoché infinto, può regalare una visita in questo luogo. Non solo con le varie escursioni possibili, ma anche indossando un paio di scarponi e di sci. Una vera e propria meraviglia della natura nata circa 600.000 anni fa che nel corso di tutti questi secoli è cresciuta di dimensioni, grazie alle tonnellate di prodotti eruttivi che si sono via via accumulati.
Panorama del Monte Etna
Dove sciare sull’Etna
I catanesi lo chiamano a muntagna, una sorta di irresistibile signora che adora vestirsi di bianco o di nero, il tutto in base alle stagioni. E quando è il momento del freddo e di indossare gli abiti candidi, l’Etna, con la sua altezza di 3343 metri, con un raggio di 20 chilometri e la sua forma conica, consente diverse possibilità sci-alpinistiche sui suoi versanti.
Su questo territorio sono presenti due comprensori. Uno è quello di Nicolosi che si trova a Sud tra i 1910-2700 metri, mentre l’altro è Piano Provenzana – Linguaglossa, sul versante Nord del vulcano tra i 1800-2317 metri.
Nicolosi, la porta dell’Etna
Il comprensorio sciistico Etna Sud – Nicolosi, in località Montagnola in provincia di Catania, mette a disposizione per lo sci e lo snowboard 6,3 km di piste con ben 5 impianti pronti a trasportate i curiosi viaggiatori.
In totale, comprende una telecabina a sei posti che raggiunge la pista di colore rosso, un piccolo rifugio a quota 2700 metri, una seggiovia biposto che conduce a una pista di 865 metri di colore rosso a 2.142 m di quota, e tre skilift per arrivare a una pista di colore rosso, e una blu fino a 2.294 metri.
Piano Provenzana – Linguaglossa, l’emozioni dell’Etna Nord
Contrariamente alla stazione sciistica situata sul versante meridionale dell’Etna che si sviluppa intorno al Rifugio Sapienza e che è dominata da un paesaggio quasi del tutto esente da vegetazione, la stazione di Piano Provenzana di Linguaglossa è immersa in una grande pineta regalando al viaggiatore lo scorcio di un paesaggio alpino, insieme alla vista mare e allo Stretto di Messina.
È dotata di quattro piste per la pratica dello sci, sci di fondo, scialpinismo e snowboard. Esistono due piste per lo slalom servite da due skilift, piste per lo sci di fondo e altri sport invernali.
Le altre esperienze da fare sull’Etna
Sciare tra paesaggi mozzafiato, colate laviche, antichi crateri, rifugi e baite è certamente un’emozione che potremmo definire vulcanica. Del resto, l’Etna d’inverno pone il visitatore di fronte a un vero spettacolo di luci e colori grazie al nero della pietra lavica, l’azzurro del mare in lontananza, il verde dei boschi, il rosso delle periodiche eruzioni e il bianco della coltre di neve che sfiora il suo terreno.
Un paesaggio senza eguali, ideale per chi ama gli sport invernali o semplicemente per vivere la splendida atmosfera offerta dal vulcano innevato. Ma non solo. Tante altre sono le esperienze che vi si possono fare durante i mesi più freddi.
Per esempio, ci si può avventurare in escursioni fino alle zone crateriche autorizzate. Grazie alla telecabina e a speciali mezzi fuoristrada, si possono raggiungere le zone sommitali del vulcano più alto d’Europa. Una volta arrivati in vetta, ci si ritrova davanti a uno scenario di incomparabile bellezza sospeso sul mare. Da qui è possibile osservare l’imponente cratere centrale, il cratere Sud-Est e le colate laviche, storiche e recenti.
Trekking sul Monte Etna
Sul Monte Etna si può anche ciaspolare con l’ausilio di guide esperte che conducono a visitare le recenti colate laviche e i crateri sommitali da dove fuoriesce vapore acqueo.
L’Etna Sud, invece, è il punto perfetto per salire a bordo della funivia che conduce fino a 2500 metri, per poi avventurarsi con un gatto delle nevi, che conduce a 2750 metri di altitudine, sul bordo di un cratere spento dove fare un piccolo trekking accompagnati da una guida vulcanologica.
E poi lo slittino, disponibile anche a noleggio, per passare una bellissima giornata a scivolare sulla neve. Infatti, al di fuori delle piste di sci, c’e tanto spazio dove si può giocare e divertirsi con lo slittino.
L’Etna dopo le recenti eruzioni e le regole
La recente eruzione dell’Etna ha sfortunatamente colpito le sue piste. In entrambi i comprensori, infatti, sono state ricostruite le strutture danneggiate. Il vero cruccio, in realtà, è la presenza o l’assenza della neve, ma questo è un problema che gli appassionati di sci conoscono perfettamente.
Per quanto riguarda la stagione 2022, vi ricordiamo che sono entrare in vigore nuove regole al fine di poter sciare in sicurezza. In sostanza, è stato introdotto l’obbligo di un’assicurazione che sia in grado di coprire “la propria responsabilità civile per danni o infortuni causati a terzi” per tutti coloro che utilizzano le piste da sci alpino (articolo 30).
I gestori delle piste devono, quindi, mettere a disposizione degli utenti la possibilità di stipula della polizza, anche giornaliera, al momento dell’acquisto dello skipass. In caso di assenza dell’assicurazione, le multe vanno da 100 a 150 euro, oltre al ritiro dello skipass stesso.
Obbligatorio, inoltre, il casco fino ai 18 anni (fino ad ora il limite era fissato a 14 anni) per ragazzi e ragazze che praticano sci alpino, snowboard, telemark, slitta o slittino. Anche in questa circostanza, è prevista una multa tra i 100 e i 150 euro. Infine, dal 10 gennaio è obbligatorio possedere il Super Green Pass, che ricordiamo si ottiene esclusivamente con vaccinazione o guarigione. La norma, inoltre, non fa più distinguo tra tipologie di strutture aperte o chiuse, ma parla di generici “impianti di risalita nei comprensori sciistici“, quindi l’obbligo ricomprende anche le seggiovie aperte e skilift.
Rimane, infine, il dovere di indossare mascherina anche all’aperto, mentre sui mezzi di trasporto pubblico e sugli impianti di risalita chiusi è obbligatoria la FFP2.
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