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Egitto, una scoperta sensazionale di ben 2.200 anni fa

Sottoterra si celano ancora tantissimi segreti sorprendenti, dei tesori preziosi che ci aiutano a ricostruire quel gigantesco puzzle che è il nostro passato più lontano. Per questo gli archeologi continuano a scavare, portando alla luce antiche testimonianze di civiltà che hanno ancora tanto da regalarci. Proprio negli ultimi giorni, in Egitto è avvenuta una scoperta sensazionale che ha sorpreso gli esperti.

Egitto, trovato un enorme bagno pubblico

L’Egitto è senza dubbio uno dei luoghi più affascinanti al mondo: meta di tantissimi turisti alla ricerca di spiagge da sogno e acque cristalline, è anche un Paese dove storia e cultura si intrecciano come non accade forse in nessun altro posto. Culla dell’antica civiltà egizia che ci ha lasciato testimonianze splendide (come le Piramidi di Giza o la preziosissima tomba di Tutankhamon), non smette ancora di sorprenderci con i numerosi tesori che si nascondono ancora poche decine di centimetri sotto i nostri piedi.

Sono molte le campagne di scavi che proseguono in tutto l’Egitto, proprio alla ricerca di altri piccoli tasselli che ci raccontino la storia di un popolo così lontano nel tempo. Una di esse ha avuto risultati incredibili: nei pressi della città di Berenice (conosciuta anche con il nome di Berenice Trogloditica), gli archeologi hanno trovato le rovine di un antico bagno pubblico di dimensioni impressionanti. Secondo quanto emerso dai primi studi, si sarebbe trattato di un edificio composto da due tholoi – ovvero due strutture circolari – contenenti in totale ben 14 vasche.

Ciascuna vasca avrebbe avuto sia acqua fredda che tiepida, mentre vi sarebbe stata una stanza separata dove i cittadini potevano concedersi un bagno caldo. Ad alimentare l’intero complesso, due grandi bacini idrici situati nei dintorni. Il bagno pubblico risalirebbe a circa 2.200 anni fa, quando Berenice era nel suo pieno sviluppo come porto commerciale e aveva una grande presenza militare: gli esperti ritengono che a fare uso delle vasche fossero proprio i soldati e tutti coloro che lavoravano nell’importazione ed esportazione delle merci.

La scoperta a Berenice, splendida città egiziana

Il bagno pubblico è tornato alla luce nei giorni scorsi grazie al lavoro di un team di archeologi guidato dal professor Marek Woźniak, dell’Istituto polacco di Culture Mediterranee e Orientali, e dal professor Steven Sidebotham, dell’Università del Delaware. La scoperta, che è stata pubblicata su Live Science, è davvero incredibile: sebbene non siano state rinvenute scritte o incisioni, nei dintorni dei resti dell’edificio gli esperti hanno trovato monete e pezzi di ceramica che li hanno aiutati a collocare nel tempo il periodo di attività del bagno.

Woźniak è da alcuni anni a capo di una squadra che sta duramente lavorando a Berenice, un piccolo ma vivace porto egiziano affacciato su Mar Rosso. Il suo obiettivo è trovare resti dell’antica città risalenti al periodo ellenistico, ovvero l’epoca compresa tra la morte di Alessandro Magno e quella di Cleopatra. Sono già diverse le scoperte che hanno avuto luogo proprio a Berenice, tra cui un’antica fortezza di ben 2.300 anni fa e un santuario che racchiudeva i resti di 15 falchi decapitati, probabilmente a seguito di un rito propiziatorio.

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In Egitto la scoperta sensazionale che riscriverà la Storia

L’Egitto non finisce mai di sorprendere, terra di scoperte sensazionali che hanno il potere di riscrivere la Storia: a pochi giorni dal ritrovamento di un tunnel al di sotto dell’antico tempio di Taposiris Magna (che forse porta alla tomba di Cleopatra), il noto egittologo Zahi Hawass ha annunciato la notizia di un’ulteriore scoperta che ha dell’incredibile.

Nell’antica necropoli di Saqqara a Giza, è venuta alla luce la piramide di una regina finora sconosciuta, mai documentata, insieme a un deposito di 100 mummie, oltre 300 bare, centinaia di manufatti e vari tunnel interconnessi.

La scoperta che riscriverà la Storia

Nel sito a una trentina di chilometri a sud del Cairo, gli archeologi lavorano da due anni e hanno rinvenuto finora cinque tombe dipinte, il sarcofago del tesoriere di re Ramses II e la tomba di un dignitario.

I loro sforzi, in particolare, si sono concentrati sulla piramide di Teti, primo re della sesta dinastia. Infatti, come spiegato da Hawass, Teti “era adorato come un dio nel periodo del Nuovo Regno, e quindi le persone volevano essere sepolte vicino a lui“. Tuttavia, ha aggiunto, “la maggior parte delle sepolture conosciute a Saqqara in precedenza provenivano dall’Antico Regno o dal Periodo Tardo. Ora abbiamo trovato 22 pozzi interconnessi, che vanno da 9 a 18 metri, tutti con sepolture del Nuovo Regno“.

E all’interno dei pozzi gli archeologi hanno scoperto 300 bare e un enorme sarcofago in pietra calcarea del periodo del Nuovo Regno (conosciuto anche come Impero Egiziano) che durò dal VI secolo a.C. all’XI secolo a.C.

“Prima non si sapeva che le sepolture del Nuovo Regno fossero comuni nell’area, quindi questo è del tutto unico per il sito” ha commentato l’egittologo. “Le bare hanno volti individuali, ognuno unico, distinguendo tra uomini e donne, e sono decorate con scene dell’antico testo funerario egiziano Libro dei Morti. Ogni bara riporta anche il nome del defunto e spesso mostra i Quattro Figli di Horus, che proteggevano gli organi del defunto”.

Nelle bare, gli studiosi hanno rinvenuto i corpi di mummie perfettamente conservate, intatte e in buone condizioni (salvo quelle depredate o saccheggiate), e sono state almeno cento quelle identificate.
Ma non solo: vi erano anche manufatti quali giochi, statue del dio Ptah-Sokar e piccole statuette note come “shabtis”, il tutto a rappresentare il ciclo di nascita, morte e resurrezione.

La regina misteriosa

Fulcro della scoperta è la piramide di un’antica regina egiziana finora del tutto sconosciuta: “È incredibile riscrivere letteralmente ciò che sappiamo della storia, aggiungendo una nuova regina ai nostri libri” queste le parole di Zahi Hawass, una delle massime autorità egiziane nel campo dell’archeologia.

L’identità della misteriosa sovrana non è ancora stata rivelata ma, secondo gli esperti, si chiamava Neith e non è mai comparsa finora in alcun documento storico.

Mentre gli scavi e le ricerche continuano, siamo di fronte a un ritrovamento eccezionale che aggiungerà un nuovo e interessante tassello alla Storia che finora conosciamo e porterà ad aggiungere sui libri una figura inedita, con il suo ruolo e le sue vicende.

L’Egitto non smette di donare emozioni.

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Resort in Egitto cerca biologo marino: il lavoro dei sogni

Organizzare un viaggio in Egitto è sempre un’ottima idea. Il Paese che collega il Nordafrica con il Medio Oriente, infatti, ha una storia tanto antica quanto affascinante che sopravvive nei numerosi monumenti millenari che si snodano lungo la fertile valle del Nilo.

Le meravigliose piramidi di Giza e la Sfinge, il tempio di Luxor e la suggestiva Valle dei Re sono solo alcune delle incredibili bellezze che questo Paese conserva. A questo immenso patrimonio storico e culturale, raggiunto ogni giorno da migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo, si aggiunge anche uno scenario marino incantato, quello caratterizzato dalla barriera corallina del Mar Rosso che bagna alcuni territorio dell’Egitto e regala alcune delle esperienze più belle di una vita intera.

Insomma, se avete voglia di organizzare un viaggio all’insegna della grande bellezza, allora, questo è il Paese giusto da raggiungere. Ma se vi dicessimo che oltre a visitare il territorio per qualche settimane c’è la possibilità di vivere e lavorare qui per alcuni mesi? No, non si tratta di un sogno, ma di una posizione lavorativa che è stata aperta presso un resort in Egitto. Ecco cosa serve per candidarsi

Cambio vita, ma solo per un po’

L’idea di lasciare tutto e trasferirsi dall’altra parte del mondo si è palesata nella mente di tutti, almeno una volta nella vita. C’è chi poi lo ha fatto, stravolgendo la sua vita e le sue abitudini e chi invece ha scelto di non limitarsi a un solo posto, ma di girovagare il mondo in continuazione come nomade digitale.

Con la rapida diffusione dello smart working, poi, questa opportunità si è aperta a tantissime altre persone. Grazie alla flessibilità di questa modalità di lavoro, moltissimi professionisti hanno iniziato a viaggiare senza smettere di lavorare e viceversa. Alcuni hanno scelto trasferirsi per medi o lunghi periodi in altre città del mondo, per sperimentare inediti modi di lavorare, ma anche e soprattutto per esplorare la bellezza di diverse destinazioni e toccare con mano nuove culture e tradizioni.

Sono tantissime, oggi, le possibilità che abbiamo a disposizione per conciliare il lavoro e i nostri interessi, soprattutto quelli che hanno a che fare con i nostri viaggi. E a proposito di possibilità, come abbiamo anticipato, è stata aperta una nuova ed entusiasmante posizione lavorativa che permetterà al candidato scelto di trasferirsi e lavorare in Egitto per tre mesi. Oltre al vitto e all’alloggio, all’interno di un resort a Marsa Alam, è previsto anche un compenso mensile. L’annuncio è rivolto a tutti i biologi marini all’ascolto: ecco come candidarsi.

L’offerta di lavoro: tutti i dettagli

La posizione lavorativa è stata aperta da Obiettivo Tropici, azienda attiva nel turismo da oltre 25 anni. La ricerca è aperta a tutti i biologi marini che hanno voglia di vivere un’esperienza professionale, e non solo, al di fuori dall’ordinario andando a vivere e lavorare in una struttura turistica a Marsa Alam in Egitto.

Proprio qui, nella località balneare egiziana che affaccia sul Mar Rosso, e che è celebre per le lingue di sabbia dorata e la barriera corallina, il candidato prescelto si occuperà di accompagnare i clienti durante le escursioni, di mostrare loro le caratteristiche della flora e della fauna del posto e di partecipare attivamente alla quotidianità del resort.

Alla persona scelta verranno offerti vitto e alloggio all’interno della struttura ricettiva, e un compenso mensile di 700 euro. Più che un’offerta lavorativa, questa, sembra proprio un’occasione da non perdere. Per inviare le proprie candidature è possibile inviare una mail a Obiettivo Tropici. In bocca al lupo a tutti i biologi marini!

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I mille volti di Marrakech, regina d’Africa

La città più trendy, più “europea” e capitale della movida del Marocco è la meta perfetta per trascorrere un weekend in ogni periodo dell’anno.

Sono tante le ragioni che attirano costantemente i turisti a Marrakech. C’è chi ama perdersi tra i vicoli stretti della Medina e chi è appassionato di musei, chi di shopping e chi di giardini arabeggianti, c’è chi ama il buon cibo e chi, invece, la vita notturna: qui ci sono tutti gli ingredienti per trascorrere un weekend a poche ore di volo dall’Italia.

La Medina di Marrakech

La Medina è il cuore di Marrakech. Circondata da quasi 20 chilometri di mura medievali e Patrimonio dell’umanità Unesco, racchiude il centro storico della città.

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Fonte: @ONMT

Piazza Jemaa el-Fnaa a Marrakech

Molte delle attrazioni della città ruotano intorno alla celebre piazza Jemaa el-Fnaa che, a seconda dell’ora del giorno, cambia aspetto. Di giorno è soprattutto mercato, tra datteri e spezie il profumo è molto intenso; di pomeriggio si anima di incantatori di serpenti e decoratrici di henné mentre, la sera, diventa un gigantesco street food market.

Sulla piazza s’affacciano edifici le cui terrazze sono sempre affollate di gente, specie all’ora del tramonto per il particolare spettacolo della città color ocra che si può ammirare.

Da un lato della piazza si arriva alla Kutubiyya, la moschea più famosa di Marrakech, con a sua iconica torre, mentre dall’altra si raggiunge la Qasba, l’antica fortezza. Tutt’intorno si sviluppa, invece, il suq, un dedalo di vicoli pieni zeppi di botteghe che traboccano di stoffe, gioielli, babbucce, borse di paglia e ogni tipo di artigianato marocchino, ma anche di fake.

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Fonte: 123rf

La torre della Kutubiyya, la moschea più famosa a Marrakech

Merita una bella passeggiata lungo le mura per capire lo sviluppo della città nel corso dei secoli e per ammirare le splendide porte – ce ne sono venti – d’accesso alla Medina.

I palazzi marocchini

Tra i luoghi imperdibili di Marrakech c’è sicuramente il museo Dar El Bacha- Musée des Confluences, uno dei palazzi più rappresentativi dell’architettura marocchina in città. Un tempo dimora privata, poi trasformata in spazio espositivo, si sviluppa intorno a un tipico giardino arabo con piante d’agrumi e fontane e stanze rivestite di legno di cedro intagliato e maioliche decorate.

Altrettanto splendido è il palazzo che ospita la Madrasa di Ben Youssef, la scuola di religione che esiste nell’Islam. Quella di Marrakech è la più grande del Marocco. Commissionata dal sultano Abdallah al-Ghalib, risale al XVI secolo. Le sue 130 stanze riccamente decorate si sviluppano attorno a un grande giardino.

E poi c’è il Palazzo El Bahia, una delle opere architettoniche più importanti di Marrakech, costruito solo alla fine del XIX secolo ma con l’intento di creare l’edificio più impressionante di tutti. Oltre 150 stanze, cortili e giardini e l’harem delle quattro spose e delle 24 concubine di Abu Bou Ahmed.

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Fonte: @ONMT

Il Palazzo El Bahia a Marrakech

Moderno, ma in stile arabeggiante, è infine il museo dedicato a Yves Saint Laurent, un luogo non solo per i fashion addict ma per tutti. Proprio nel 2022 la maison francese ha celebrato i sessant’anni dalla fondazione. Lo stilista si trasferì a Marrakech insieme al compagno Pierre Bergé dove vissero a Villa Oasis (oggi museo), che comprendeva anche i famosi Jardin Majorelle, uno dei luoghi più Instagrammati della città. Nelle sale del museo sono esposti alcuni degli abiti più iconici di YSL che hanno fatto la storia della moda.

I giardini di Marrakech

I giardini del Marocco sono da sempre un esempio perfetto di armonia tra spazi verdi e architettura e tra uomo e natura. E, a Marrakech, ce ne sono alcuni che sono davvero meravigliosi. Piccoli gioielli nascosti tra le mura dei riad, delle case private e dei palazzi storici, sono oasi di pace dove ripararsi dal rumore del traffico intenso di auto e moto, dalle grida dei mercanti e dei venditori ambulanti e dalla folla che anima la città.

Oltre ai giardini che si trovano all’interno di Dar El Bacha, della Madrasa e di El Bahia ci sono quelli più famosi di tutti: i Giardini Majorelle. Tra la fitta vegetazione di questo giardino a due passi dal museo Yves Saint Laurent, dove i cactus crescono insieme al bambù e alle palme, si snodano sentieri che costeggiano laghetti, fontane, grandi vasi colorati ed edifici dalle tonalità fluo che ospitano il museo berbero, il caffè e lo shop. Qui ogni scorcio merita uno scatto, ecco perché è divenuto lo spot preferito degli influencer di tutto il mondo.

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Fonte: @ONMT

I famosi Giardini Majorelle

I riad da non perdere

Quelle che un tempo erano case private nella Medina, oggi sono state trasformate in riad, boutique hotel, locali e ristoranti. Edifici storici con cortili interni intorno ai quali, il più delle volte, si affacciano le stanze degli ospiti, con finestre che danno sul cortile trasformato in salotto, bar o addirittura piscina interna.

Alcuni hanno mantenuto un arredo tradizionale marocchino, fatto di legni intarsiati e lampade di ottone, come il Riad La clé d’or, mentre altri sono più contemporanei e più vicini ai gusti europei, come il Riad Infinity Sea & Spa che ha anche un hammam e un’area wellness.

La maggior parte dei riad ha ricavato sul tetto uno spazio lounge (quello del riad Maison MK ha la terrazza più alta di Marrakech dove cenare o prendere un aperitivo all’ora del tramonto), prendisole o ristorante, da sfruttare a qualunque ora per bere un tè, un cocktail o per prendere il sole nelle giornate non troppo calde e ammirare i tetti della Medina dall’alto.

La nightlife

A Marrakech non mancano di certo i divertimenti. Molti giovani marocchini arrivano da tutto il Paese solo per trascorrere le serate nei locali famosi per gli show e i dj set e ragazzi da tutta Europa si danno appuntamento qui solo per far festa.

Oltre alle migliaia di ristoranti e bar ricavati nei freschi cortili o sulle terrazze dei riad, dove provare la cucina tipica marocchina – come al Riad El Cadi – o contemporanea – come a Les Jardins du Lotus – ci sono innumerevoli locali elegantissimi, contemporanei e veri e propri templi del divertimento. Tra i più belli e frequentati c’è The Lotus Club.

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In Egitto è avvenuta un’altra incredibile scoperta

L’Egitto sorprende ancora e lo fa di nuovo con Saqqara, una vasta necropoli a 30 km a sud della città moderna del Cairo. Grazie alla missione archeologica condotta da una squadra di studiosi della facoltà di Archeologia dell’Università del Cairo, è avvenuto un ritrovamento atteso da moltissimo tempo.

Scoperto il sarcofago del tesoriere di Ramesse II

Il team di ricercatori guidato da Ola El Aguizy, professoressa emerita di lingua egizia presso il Dipartimento di archeologia dell’Università del Cairo, ha riportato alla luce il sarcofago di Ptah-em-wia, il tesoriere reale di Ramses II, sovrano del XIII secolo a.C. definito “il più potente faraone d’Egitto”.

La scoperta è avvenuta in un’area che si trova a circa 20 miglia a nord di Saqqara. Gli scavi archeologici da queste parti erano già iniziati nel 2005 e tutti i ritrovamenti fatti fino a ora sono stati incredibilmente straordinari. Compreso quello di questi ultimi giorni che è stato possibile grazie all’avvistamento dell’apertura di un pozzo verticale nel sito: un indizio inequivocabile di una camera funeraria sottostante.

Ci è voluta una settimana intera per scavare il pozzo dove poi sono scesi fino al fondo della voragine. Proprio qui è stato trovato un sarcofago per lo più intatto. Come dichiarato da El Aguizy ad Artnet News: “Il coperchio era stato rotto e la mummia mancava, ma il pezzo rotto è stato ritrovato. Tutte queste tombe sono state saccheggiate: ecco perché molti frammenti delle pareti di queste tombe si trovano nei musei di tutto il mondo“.

Perché questa scoperta era molto attesa

Come detto in precedenza, questa scoperta era molto attesa. Infatti, la sepoltura del funzionario era stata già individuata nella seconda metà del XIX secolo dall’egittologo francese – nonché fondatore del Museo Egizio del CairoAuguste Mariette, che tra il 1858 e il 1859 annunciò un ritrovamento che è poi stato destinato a restare nell’oblio per altri 150 anni.

Questo perché nel corso del tempo gli studiosi non sono stati più in grado di rintracciare l’ubicazione della tomba. Una svolta è arrivata solo nel 2021, grazie alla missione archeologica, sempre diretta dall’egittologa Ola El Aguizy, che insieme al suo staff ha indagato l’area a sud della rampa processionale della piramide di Unis individuando la tomba dell’alto.

A quasi un anno di distanza, il Ministero egiziano del Turismo e delle Antichità ha ora reso noto che nel frattempo i ricercatori sono riusciti per la prima volta a farsi strada nei 7 metri di profondità del pozzo, fino a giungere alla camera sepolcrale di Ptah-em-wia.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Come dichiarato da El Aguizy al Guardian, il sarcofago apparteneva al proprietario della tomba, cosa che non sempre accade: “A volte il sarcofago è di una persona diversa quando la tomba è stata utilizzata in periodi successivi“.

La buona notizia, inoltre, è che l’assenza della mummia non è un problema in quanto gli studiosi non hanno bisogno di un corpo per ottenere informazioni sulla storia egizia. In questo caso specifico, infatti, le iscrizioni del sito sono più interessanti: la tomba di Ptah-em-wia era scolpita con emblemi della dea del cielo Nut e descrive la vicinanza di Ptah-em-wia al re Ramses II.

Ptah-em-wia gestiva il tesoro reale dell’Egitto, insieme al bestiame e alle offerte a tutte le divinità egiziane, ha dichiarato El Aguizy ad Artnet. “Concentro le mie energie su queste scoperte perché sono molto importanti, gli archeologi di tutto il mondo sono interessati a vedere i risultati di questi scavi“.

Per questo motivo l’équipe di El Aguizy continuerà a studiare le iscrizioni di questa tomba che, come ha sottolineato l’archeologia, ha uno stile differente rispetto alle altre della zona.

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La città d’oro perduta premiata come scoperta dell’anno

Va alla scoperta della “città d’oro fondata da Amenhotep III, riaffiorata dal deserto in Egitto” l’ottava edizione dell’International Archaeological Discovery Award, il Premio intitolato a Khaled al-Asaad. Si tratta dell’unico riconoscimento a livello internazionale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti al servizio del territorio.

Rimasta sotto la sabbia per migliaia di anni, “la più grande città mai trovata in Egitto” in buono stato di conservazione e con mura quasi complete, è stata riportata alla luce dal team di Zahi Hawass, alla ricerca in verità del tempio funerario di Tutankhamon.

La ‘città d’oro perduta’ è stata la scoperta più straordinaria del 2021

La ‘città d’oro perduta’, di cui vi abbiamo parlato qui, si trovava vicino al palazzo di Amenhotep III, dall’altra parte del Nilo rispetto a Tebe, oggi Luxor, dove è stato inaugurato anche il Viale delle Sfingi. Le iscrizioni geroglifiche indicano che la città era chiamata Tjehen-Aten, o Aton “abbagliante” e che fu fondata dal nonno di Tutankhamon, Amenhotep III.

In realtà non è una città esattamente ‘perduta’, visto che alcuni muri erano già stati scoperti negli anni ’30 dai francesi Robichon e Varille a 100 metri di distanza. Inoltre, finora non ha prodotto alcun reperto d’oro. Ma allora perché la chiamano così? La risposta ci arriva da Hawass. “La chiamo così perché fondata durante l’età d’oro d’Egitto”, ha spiegato l’archeologo ed egittologo egiziano, già Ministro delle Antichità e direttore della missione archeologica.

Gli ambienti conservano oggetti legati alla vita quotidiana: preziosi anelli, scarabei, vasi di ceramica colorata, mattoni di fango con i sigilli a cartiglio di Amenhotep III, oltre a iscrizioni geroglifiche su tappi di argilla dei vasi di vino, hanno contribuito a datare l’insediamento. È stata individuata anche una panetteria, una zona per cucinare e preparare il cibo, con forni e stoviglie di stoccaggio.

La seconda zona, ancora in gran parte sepolta, coincide con il quartiere amministrativo e residenziale, circoscritta da un muro a zig-zag. La terza area era, invece, predisposta per i laboratori: lungo un lato è la zona di produzione dei mattoni di fango usati per costruire templi e annessi, nell’altro un gran numero di stampi da fonderia per l’elaborazione di amuleti e delicati elementi decorativi. Due sepolture insolite di una mucca o di un toro sono state trovate all’interno di una delle stanze, cui si aggiunge la sepoltura di una persona con le braccia distese lungo i fianchi e i resti di una corda avvolta intorno alle ginocchia. A nord dell’insediamento è stato scoperto, infine, un grande cimitero con un gruppo di tombe scavate nella roccia di diverse dimensioni.

Le altre scoperte finaliste del 2022

L’Archaeological Discovery Award sarà consegnato a Zahi Hawass venerdì 28 ottobre, durante l’edizione 2022 della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico che si svolgerà a Paestum dal 27 al 30 ottobre. Quest’anno, lo “Special Award” per il maggior consenso sulla pagina Facebook della BMTA, è risultata la scoperta di “un santuario rupestre di oltre 11mila anni fa, il sito di Karahantepe in Turchia”. L’Università di Istanbul, con l’équipe guidata dal professore Necmi Karul, ha scoperto un ambiente sotterraneo di 23 metri di diametro e profondo 5.50, con ben conservata la scultura di una imponente testa dai tratti umani, affiorante dalla parete rocciosa che pare “guardare come da una finestra” una serie di undici alti pilastri scolpiti a forma di fallo. Un tempio sacro che affonda le radici nella preistoria, con numerosi artefatti in pietra lavorata e almeno 250 monoliti.

Tra le scoperte finaliste c’erano, inoltre, la stanza degli schiavi ritrovata nella villa di Civita Giuliana a Pompei, il più antico tempio buddista urbano della valle dello Swat, emerso a Barikot, e il mosaico con le scene dell’Iliade ritrovato in Inghilterra nella contea di Rutland.

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Nel paradiso dei Big 5 come Ilary Blasi (senza Totti)

Lanciata la “bomba“, che ancora sta facendo disperare i tifosi della Roma e tantissimi amanti del gossip, Ilary Blasi ha fatto le valigie, preso su i tre figli avuti dall’ormai ex marito Francesco Totti, prenotato biglietti di Business e un jet privato ed è volata, accompagnata dalla sorella Silvia, in Tanzania.

Per chi ancora non lo sapesse – e, in Italia, forse si contano sulle dita di una mano – Totti e la Blasi hanno rilasciato un comunicato stampa in cui annunciano la separazione. Apriti cielo. Sono giorni che non si parla d’altro. Anche perché, dietro la separazione, dopo vent’anni di matrimonio, ci sarebbero tradimenti da parte di entrambi, foto scottanti e altre porcherie.

Non ci ha pensato su due volte, Ilary. Non si è posta il problema della sicurezza e della situazione pandemica nel Paese, cosa che invece sta impedendo a milioni di italiani di fare viaggi long distance (quasi l’80% quest’anno resterà in Italia, pochissimi andranno fuori dai confini nazionali e una manciata solo oserà viaggiare oltreoceano).

Del resto, nel lodge di lusso dove ha deciso di soggiornare il distanziamento è assicurato e la sanificazione degli ambienti è scontata. E poi, è tutto all’aperto, con vista sulla savana.

Dalle immagini postate su Instagram si vede una gigantesca terrazza con salotto che guarda negli occhi i Big Five.

Anche la jeep con cui Ilary e la famiglia fanno i safari all’alba e al tramonto (i momenti migliori per avvistare gli animali) sono aperte, quindi niente mascherina, finalmente.

La Tanzania e i Big 5

La Tanzania è uno Stato africano ricco di parchi nazionali: se ne contano ben 16 sedici e 639 riserve e, nel Paese, più del 30% del territorio è all’interno di un’area naturale protetta. I parchi più famosi sono il Parco Nazionale del Serengeti, la riserva naturale di Ngorongoro, il Tarangire National Park, il Lake Manyara National Park, la Riserva di caccia del Selous, il Parco Nazionale del Kilimangiaro, il Ruaha National Park e il Mikumi National Park. Nella regione occidentale del Paese si trova il Parco nazionale del Gombe Stream, che si occupa della tutela e dello studio degli scimpanzé.

Il Serengeti ha una delle maggiori concentrazioni di fauna del mondo. L’unica legge vigente è quella del ‘chi mangia chi’ e i ranger locali stanno molto attenti a non intervenire sulla natura anche quando questa può sembrare crudele: spesso capita che i cuccioli non sopravvivano all’attraversamento del fiume durante la grande migrazione.

Il paesaggio incontaminato è di certo uno dei più grandi punti di forza della Tanzania e questo la trasforma nella meta ideale dove fare devi veri e propri safari senza trovare nessuno. La stagione secca, quella che va da maggio a ottobre, è la più propizia per avvistare i grandi mammiferi e i predatori.

È stato stimato che qui viva il 20% dei grandi mammiferi dell’intera Africa. Per loro, come per i turisti, la Tanzania è bella e ospitale, con i suoi fiumi e i suoi grandi laghi – Vittoria, Tanganyika, Nyasa – la vasta pianura, i monti Meru (4.556 metri) e il Kilimangiaro (5.895 metri, la cima più elevata dell’Africa) e la bassa fascia costiera.

Inoltre, è uno dei pochi luoghi dell’Africa dove si possono avvistare i cosiddetti “Big five” in una sola volta ovvero il leone, il leopardo, il bufalo, il rinoceronte e l’elefante.

Zanzibar e la costa della Tanzania

La costa della Tanzania offre diverse spiagge che sono dei veri e propri angoli di paradiso. Una delle mete più gettonate, soprattutto dagli italiani, è l’sola di Zanzibar, famosa per le spiagge di sabbia finissima e l’acqua color smeraldo.

Altre località frequentate dai turisti che scelgono la Tanzania come meta per le vacanze sono Dar Es Salam, Bagamoyo e Mafia Island. Le spiagge della Tanzania sono per tanti un luogo dove rilassarsi lontani dallo stress, circondati da un ambiente naturale unico e incontaminato. Proprio ciò di cui hanno bisogno Ilary e soprattutto i figli.

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Lo sapevi che esiste una piramide “piegata”?

Simbolo dell’Egitto, ma soprattutto dell’eccellenza architettonica dell’antichità, le piramidi sono costruzioni affascinanti dalla forma inconfondibile. Proprio la forma che all’apparenza sembra così semplice, in realtà è ricca di mistero. Ancora oggi archeologi e appassionati non smettono di domandarsi come sia stato possibile realizzare strutture così imponenti, che con la loro bellezza tolgono puntualmente il fiato, senza l’utilizzo di tecniche ingegneristiche moderne.

A rendere ancora più intriganti questi monumenti funebri, che si stagliano dalla sabbia e che caratterizzano il paesaggio del deserto, ci pensano alcune “versioni” particolari come la Piramide Piegata fatta costruire dal faraone Snefru, intorno al 2600 a.C. e che si trova nella Necropoli di Dahshur. Il complesso sorge a 45 chilometri dal Cairo ed è a metà strada tra Saqqara sud e il sito archeologico Mazguneh.

Le intuizioni del faraone Snefru

Appartenente alla IV dinastia egizia, il Faraone Snefru, padre di Cheope, visse oltre 2000 anni prima della nascita di Cristo. Di lui si ricordano le vittorie durante le campagne militari contro i Nubiani e le tribù libiche, ma soprattutto l’ingegno architettonico che lo portò a costruire delle piramidi innovative per il suo tempo.

Non è un caso che a Dahshur si possano ammirare oggi due costruzioni davvero eccezionali, la preziosa eredità del periodo in cui Snefru ha regnato. Non c’è soltanto quella piegata a dominare il panorama, ma anche quella rossa, entrambe a rappresentare il passaggio dai monumenti funerari a gradoni a quelli più classici. In realtà, prima di queste due piramidi, il faraone aveva ordinato di costruirne un’altra, quella di Meidum che però crollò durante la realizzazione. I tre edifici voluti da Snefru hanno caratterizzato il percorso evolutivo e architettonico che ha portato poi alle famose piramidi di Giza.

Uno scorcio della Piramide Piegata

Fonte: IPA

La Piramide Piegata fatta costruire da Snefru

Un errore e una correzione che l’hanno resa unica

Unica nel suo genere: la Piramide Piegata di Dahshur non ha eguali, ma come è possibile che abbia una forma così strana? Inizialmente fu costruita con un angolo di inclinazione di 54 gradi, ma durante la realizzazione gli architetti furono costretti a modificare il progetto iniziale. Il terreno infatti non era in grado di reggere il peso della struttura e avrebbe potuto cedere da un momento all’altro.

Per questo motivo fu necessario ridurre l’angolo di inclinazione fino a 43 gradi, una decisione che ha reso stabile la piramide e che a distanza di secoli contraddistingue il suo aspetto piegato. Ancora oggi è in un discreto stato di conservazione, tanto che è possibile ammirare nella metà inferiore la pietra calcarea bianca che rivestiva in origine l’intera struttura.

Con i suoi 105 metri di altezza, è impossibile non rimanere affascinati con il naso all’insù, ad ammirare la sua bellezza senza tempo che si può ritrovare anche all’interno. Infatti recentemente è stata sottoposta a un attento restauro che ha portato alla luce due splendide camere sepolcrali che sono state aperte ai visitatori.

Entrare all’interno di questo monumento rappresenta un vero e proprio tuffo nel passato, quando ci si trova all’interno di un edificio così antico è impossibile non immaginare gli sforzi e gli ingegni degli architetti dell’epoca, i quali sono stati “ripagati” a distanza di millenni con il riconoscimento da parte dell’Unesco come patrimonio mondiale.

La struttura interna della Piramide Piegata

Fonte: IPA

L’interno della Piramide Piegata

 

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Una scoperta sensazionale in Egitto potrebbe cambiare la storia

Un’altra sensazionale scoperta è avvenuta in Egitto, questa volta durante una missione archeologica presso Gebel el-Haridi, a Sohag, città situata sulla riva occidentale del Nilo. Gli scavi hanno riportato alla luce i resti di un tempio dedicato alla dea Iside, 85 tombe e i resti di un’antica torre risalente al regno di Tolomeo III. Questi nuovi ritrovamenti hanno arricchito ulteriormente un sito già molto prezioso, che ha restituito materiale archeologico datato dalla VI dinastia dell’Antico Regno al periodo tardo romano ed epoca copta.

La nuova scoperta nell’Alto Egitto

Il ritrovamento dei giorni scorsi, che si aggiunge alla sensazionale scoperta fatta di recente a Saqqara, è stata resa nota nei giorni scorsi dal Ministero delle Antichità e del Turismo egiziano. Sia il tempio dedicato alla dea Iside che la torre risalirebbero al regno di Tolomeo III, faraone egizio appartenente al periodo tolemaico, terzo sovrano della dinastia dal 246 a.C. alla sua morte, avvenuta nel 222 a.C.

La torre in mattoni di fango (adobe) era stata probabilmente eretta per osservare, sorvegliare e monitorare spostamenti e traffici commerciali tra i distretti in cui era suddiviso l’Alto Egitto, nonché riscuotere le tasse e vigilare sulla navigazione nel Nilo.

Stando a quanto rivelato dal capo dell’Autorità centrale per le antichità dell’Alto Egitto, Mohamed Abdel-Badi, gli archeologi hanno scoperto anche la casa di uno dei sorveglianti dei lavoratori e i resti di documenti con nomi, stipendi e mansioni di questi ultimi.

Il tempio di Iside e le 85 tombe

Come la torre, anche il tempio dedicato a Iside risalirebbe al regno di Tolomeo III. La struttura, di cui erano già state scoperte delle porzioni all’inizio del 2000, consiste in un cortile rettangolare con una fila di 4 colonne al centro, seguito da una sala che conduce al Sancta Sanctorum. A nord del tempio, è stata poi rinvenuta una vasca di purificazione in pietra calcarea e una stele votiva, nonché cinque cocci con iscrizioni in caratteri demotici, 38 monete romane e ossa di animali di cui probabilmente si erano cibati i sacerdoti del tempio.

Tra i reperti spiccano, infine, 85 tombe costruite in epoche diverse, dalla fine dell’Antico Regno al periodo tolemaico. Le tombe sono state progettate in modi differenti: alcune sono scavate nella roccia su diversi livelli della montagna, altre presentano uno o più pozzi funerari, altre ancora hanno un corridoio che conduce a una camera funeraria.

All’interno di quelle tolemaiche sono stati scoperti resti umani mummificati e frammenti di 30 permessi per la sepoltura scritti in caratteri greci antichi, ieratici o demotici, che riportavano il nome della persona deceduta, quello del padre o della madre, il luogo di residenza, l’occupazione e l’età al momento del decesso, oltre a suppliche per le antiche divinità egizie, inni e preghiere.

Il team di archeologi ha, inoltre, terminato la documentazione di una serie di cave situate nei pressi nel sito di Sohag, teatro di preziosi ritrovamenti. Tra queste, una di Ramses III, sovrano della XX dinastia, e altre 3 tolemaiche in uso sotto Tolomeo III, Tolomeo IV, Tolomeo V e Tolomeo XII. Infine, sono stati portati a termine la pulizia e la conservazione di un’iscrizione rupestre, menzionata nel papiro Harris: “Ramses III inviò 38 abili cavatori in quest’area, Gebel el-Haridi, per tagliare le pietre per costruire il suo tempio nel X nomo”. Un’altra clamorosa scoperta che fa dell’Egitto una meta sempre più ambita.

 

Scoperta sensazionale Egitto potrebbe cambiare storia

I resti della torre risalente al regno di Tolomeo III

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I fiori danno spettacolo in città: Madeira non è mai stata così bella

C’è qualcosa di straordinario che accade in alcune parti del mondo quando la primavera arriva. E non parliamo solo di quelle fioriture firmate da Madre Natura che lasciano senza fiato, ma anche di festival e spettacoli che popolano le strade e le piazze delle città che già conosciamo proprio per celebrare il risveglio e la rinascita della natura. Come quelli che si snodano tra le vie di Madeira che, durante il mese di maggio, si trasforma in un palcoscenico di uno show suggestivo e magico.

Nel pieno dello splendore della primavera portoghese, infatti, in città viene organizzato il Festival dei Fiori, una manifestazione che vuole valorizzare le meraviglie di questa stagione, ma che vuole anche mandare un messaggio d’amore  e di rispetto nei confronti della terra che abitiamo.

Ecco che allora, da quasi quarant’anni, la regione autonoma del Portogallo si trasforma in un museo naturale a cielo aperto dove i fiori prendono vita: danzano, si muovono, assumono forme inedite e spettacolari. E meravigliano come solo loro sanno fare.

Il Festival dei Fiori a Madeira

Il Festival dei Fiori a Madeira

Madeira in primavera: la magia ha inizio

Madeira non ha bisogno di presentazioni. L’arcipelago di isole di origine vulcanica situato nell’Oceano Atlantico attira ogni anno, per la sua bellezza, migliaia di visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Ma c’è qualcosa di estremamente magico che accade tra maggio e aprile, proprio quando la primavera si manifesta in tutto il suo splendore.

Per godere di questo spettacolo dobbiamo recarci a Funchal. Nella capitale di Madeira, già nota per i suoi meravigliosi giardini botanici, fioriscono ogni anno centinaia di specie diverse di fiori straordinari. E dato che l’osservazione, da sola, pare non rendere abbastanza giustizia, ecco che viene organizzato uno degli spettacoli più belli del mondo intero.

Una festa che coinvolge tutti i cittadini del Portogallo e che attira qui numerosi viaggiatori provenienti da ogni parte del globo. Le strade di Funchal, nel mese di aprile o di maggio, sono letteralmente invase di fiori. Vengono creati sapientemente  maestosi e imponenti carri allegorici che sfilano tra le strade, accompagnati da danze e spettacoli organizzati da donne, uomini e bambini che indossano i colori e le forme di Madre Natura.

Non mancano poi esposizioni di tappeti e quadri di fiori, veri e propri capolavori d’arte che vengono disposti in tutta la città.

Il Festival dei Fiori a Madeira

Il Festival dei Fiori a Madeira

Il Festival dei Fiori a Madeira

Quello del Festival dei Fiori è un appuntamento imperdibile, tanto atteso quanto sentito per i cittadini della regione portoghese che si trasforma in un palcoscenico naturale pronto a mettere in scena la natura, con i suoi colori e profumi. L’evento, che si svolge dopo quattro settimane dall’arrivo di Pasqua, prevede il coinvolgimento di tutti gli abitanti della città di Funchal e del Paese intero.

I bambini iniziano a sfilare nella Praca do Municipio e sono invitati a creare la loro personale opera d’arte: un murales di fiori che inneggia alla speranza e che inaugura il grande festival. L’evento prosegue poi con la imponente sfilata di carri allegorici sapientemente addobbati con la flora dell’isola.

Nei giorni successivi, fino a fine mese, tra le strade e le piazze della capitale si tengono una serie di concerti, balli e spettacoli che trasformano il centro cittadino in caleidoscopio di colori. Il profumo dei fiori si libra nell’aria inebriando i sensi, e lo sguardo si perde nell’ammirazione delle composizioni floreali che invadono la città.

La Festa dei Fiori si svolge nei mesi di aprile o di maggio, quattro settimane dopo Pasqua, da 40 anni. Una tradizione che rende la città più bella di quanto non lo sia mai stata.

Marciapiedi ricoperti di fiori, muri che raccontano la bellezza e la speranza, donne e uomini che imitano la natura, mercati ed esposizioni totalmente dedicati alla flora: questo è il Festival dei Fiori di Funchal ed è meraviglioso.

Il Festival dei Fiori a Madeira

Il Festival dei Fiori a Madeira