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Dove è stata girata “L’arte della gioia” di Valeria Golino

Dopo il debutto in anteprima mondiale alla 77ª edizione del Festival di Cannes, è sbarcato al cinema “L’arte della gioia”, la serie tv tratta dall’omonimo romanzo di Goliarda Sapienza, diretta da Valeria Golino. Prenderà vita quindi sul grande e piccolo schermo la storia drammatica e avventurosa di una giovane donna, vitale e ‘scomoda’, nata in una casa povera della Sicilia del 1900. Ed è proprio questa regione con le sue città e luoghi simbolo a fare da sfondo alle vicende della protagonista, tenendola per mano nella sua ricerca della felicità. Scopriamo tutte le location.

“L’arte della gioia”, la serie tv di Valeria Golino

La trama ruota attorno alla vita di Modesta, nata in una casa povera, la quale è fin da giovanissima consapevole di essere destinata a una vita che va oltre i confini del suo villaggio. Ancora ragazzina viene mandata in un convento e successivamente in una casa di nobili dove, grazie al suo talento e alla sua intelligenza, seducendo uomini e donne, riesce a diventare un’aristocratica. Animata da un insaziabile desiderio di conoscenza, di amore e libertà, Modesta è una donna in grado di scombinare ogni regola del gioco pur di conquistare il suo diritto al piacere e alla gioia, sfidando la cultura patriarcale e oppressiva in cui vive.

Come il romanzo, la serie esplora la crescita e l’evoluzione della protagonista, dall’infanzia all’età matura, attraversando fondamentali anni di storia della Sicilia dell’inizio del Novecento. In attesa di poterla vedere sul piccolo schermo, la serie tv sarà al cinema in due parti (la prima nelle sale dal 30 maggio, la seconda dal 13 giugno).

Il progetto, tratto e adattato dallo scandaloso romanzo postumo di Goliarda Sapienza, è prodotto da Sky Studios e da Viola Prestieri per HT Film. Nel cast de “L’arte della gioia”, Tecla Insolia nei panni della giovanissima Modesta, Jasmine Trinca nel ruolo della madre superiora del convento, Alma Noce in quello di Beatrice, la più giovane della famiglia Brandiforti, guidata dalla principessa Gaia, interpretata da Valeria Bruni Tedeschi, Guido Caprino è Carmine, l’uomo che gestisce le terre della villa, Giovanni Bagnasco  interpreta Ippolito, figlio di Gaia e unico vero erede della dinasti Brandiforti, mentre Giuseppe Spata è l’autista Rocco.

Le location de “L’arte della gioia”

Le riprese della serie tv “L’arte della gioia” hanno toccato alcuni luoghi simbolo di Catania. Tra questi, piazza Duomo, su cui convergono via Etnea, via Vittorio Emanuele e via Garibaldi, i tre assi viari del centro storico. Qui si affacciano alcuni dei monumenti più importanti della città, come il Palazzo degli Elefanti, in cui ha sede il Municipio, la fontana dell’Amenano, Palazzo dei Chierici, collegato al Duomo da un passaggio che corre sulla Porta Uzeda, la splendida Cattedrale di Sant’Agata. Al centro svetta la celebre fontana dell’Elefante, costruita dall’architetto Gian Battista Vaccarini nel Settecento.

Altri siti di grande impatto evocativo dove sono state ambientate le scene catanesi, sono piazza Asmundo, via San Benedetto, via dei Crociferi e la vicina via Alessi, con la sua iconica scalinata, queste ultime due trasformate in un grande mercato all’aperto. Il basolato nero della via delle chiese barocche è stato reso ancor più nero dalla terra lavica sparsa sul selciato dagli addetti alla produzione. Protagoniste delle riprese a Catania anche piazza Dante e il cortile del Palazzo Sangiuliano, situato di fronte al Palazzo Centrale dell’Università.

Catania non è stata l’unica città siciliana a fare da sfondo alle scene de “L’arte della gioia”. Il set si è spostato infatti anche a Cefalù, in via Vittorio Emanuele, nei pressi del Lavatoio Medievale; a Bagheria, presso Villa Valguarnera, Villa Trabia, Villa Spedalotto e Villa Palagonia; a Corleone, in un ex convento. Alcune scene sono state inoltre girate vicino a Roma: a Villa Parisi a Frascati e al Castello Orsini-Odescalchi, noto anche come Castello di Bracciano, dove è stato ricreato l’interno del convento.

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Charleston, un tuffo nel passato negli Stati Uniti del Sud

Di recente, Charleston, nella Carolina del Sud, è entrata e piè pari in diverse classifiche mondiali per alcuni incredibili aspetti che colpiscono i turisti che la visitano. Nel 2023, ha vinto il premio come migliore città degli Stati Uniti d’America di Travel + Leisure e il Condé Nast Traveler Readers’ Choice Award.La strada principale, King Street, inoltre, è stata definita una delle vie più pittoresche d’America. Incarna alla perfezione l’anima di questa storica cittadina del Sud, con le case color pastello, i portici, i balconcini di ferro battuto e le insegne storiche. Oggi, la maggior parte di questi edifici ospita boutique, gallerie d’arte e deliziosi ristorantini e tutto il quartiere storico è frequentato soprattutto la sera quando l’atmosfera, alla luce dei lampioni di una volta, diventa molto vivace.

È anche considerata una delle città più romantiche degli Stati Uniti e non stentiamo a crederlo. Basta passeggiare per i lunghi viali all’ombra di querce secolari o fare un tour sul calesse nella zona più antica della città a Broad Street, o sostare in una dei tanti parchi per essere investiti da forti emozioni. Qui si respira un’atmosfera rilassata, tipica degli Stati del Sud, e sono tanti gli scorci che fanno sognare e che riportano indietro nel tempo.

Charleston, città storica d’America

Questa città, che oggi conta poco più 150mila abitanti – più o meno come la nostra Reggio-Emilia –, quando fu fondata alla fine del 1600 rivestiva una grandissima importanza socioculturale per tutto il Paese che stava nascendo. Colonizzata dai britannici, deve il suo nome a Re Carlo II d’Inghilterra e, grazie al suo porto sulla costa atlantica e in corrispondenza dell’estuario di ben tre fiumi, Ashley, Cooper e Wando, era il centro di smistamento principale nella rotta degli schiavi che venivano poi mandati a lavorare nelle tante piantagioni che ancora oggi si possono visitare intorno alla città. È anche da Charleston che partirono i primi colpi che portarono alla Guerra Civile e che cambiò la sorte degli Stati Uniti d’America.

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Fonte: 123RF

La famosa Rainbow Row a Charleston

Un salto indietro nel tempo

Se non si fa caso alle auto parcheggiate, a Charleston sembra di tornare indietro all’epoca in cui la musica del pianoforte usciva dai saloon – non era ancora il Charleston, che è arrivato solo negli Anni ’20 – e in città si girava con il calesse. Nella old downtown è ancora tutto tale e quale. I turisti amano farsi trasportare dalle carrozze trainate dai cavalli che attraversano i viali e i vicoli acciottolati e i giardini fioriti, ammirare gli edifici risalenti al periodo coloniale e farsi un selfie a Rainbow Row, la via più colorata e Instagrammabile della città, fare tappa nei bistrot dove assaggiare qualche piatto locale a base di gamberi, ostriche e il tipico “grit”, una sorta di semolino che accompagna carne, pesce e verdure – tra i suoi punti forti è anche considerata una delle destinazioni più interessanti per i food lover – , o fare shopping nel City Market, l’antico mercato degli schiavi che oggi ospita artigiani e artisti che lavorano la paglia con cui una volta si intrecciavano le ceste per trasportare il riso dalle risaie.

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Fonte: 123RF

Il City Market di Charleston, ex mercato degli schiavi

Per immergersi nella storia di Charleston e nel cuore dello Stato del South Carolina, da non perdere è la visita all’International African American Museum, un edificio modernissimo affacciato sul Gadsden’s Wharf, il luogo dove venivano sbarcati gli schiavi provenienti dall’Africa, quindi non casuale. Aperto solo nel giugno del 2023, racconta non soltanto la storia americana degli schiavi, ma anche la loro vita in Africa e per questo è unico in tutti gli Stati Uniti, dove esistono altri musei dedicati agli afroamericani.

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Fonte: @Charleston Area CVB

I centro di Charleston nel Sud Carolina

Le piantagioni intorno a Charleston

Se siete degli incorreggibili romantici, ricorderete sicuramente uno dei film più celebri intitolato “Le pagine della nostra vita”, in inglese “The Notebook”. Ebbene, questo kolossal è stato girato proprio in una delle piantagioni appena fuori Charleston, la Boon Hall Plantation, che si trova su Seabrook Island, una delle numerose isole intorno alla città, la cui facciata in stile georgiano, usata per le scene in estero, è inconfondibile.

Si tratta forse della prima piantagione sorta a Charleston e fatta costruire dall’inglese John Boone non appena venne a vivere in America. Oltre a far costruire questa splendida mansion, fece anche piantare delle querce che oggi sono uno spettacolo per gli occhi perché, nel corso dei secoli, i rami si sono talmente intrecciati tra loro da formare un fitto corridoio riparato che conduce fino alla villa. Nella piantagione si possono visitare gli ambienti lussuosi della famiglia Boone e lo splendido parco, ma anche le capanne degli schiavi.

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Fonte: 123RF

Il viale alberato della Boone Hall Plantation a Charleston

Inoltre, durante la visita guidata viene rappresentata la cultura Gullah, quella della comunità che si è stanziata proprio sulla costa orientale degli Stati del Sud e che ha sempre mantenuto un forte legame con la madre patria in Africa. Questo legame ha tracce talmente evidenti anche oggi nella cultura di questo popolo che, a distanza di 400 anni dall’arrivo del primo gruppo di schiavi, oggi i Gullah vengono definiti la più africana fra le comunità afroamericane degli Stati Uniti d’America. Invece, per gli interni del film è stata usata un’altra mansion: Williams Mansion, che si trova proprio a Charleston. Se cercate l’America autentica, lontana dalle luci di Manhattan e dai bagnini abbronzati della California, insomma, è qui che potete trovarla.

Come arrivare a Charleston

Charleston ha un aeroporto internazionale dove atterrano voli da tutti gli Stati Uniti. Per noi italiani ciò significa fare uno scalo che può essere a New York, Washington oppure ad Atlanta dove volano diverse compagnie. Compreso lo scalo la durata del viaggio è di circa 15 ore. Una volta giunti in città, il centro si gira benissimo a piedi o con il calesse. Per visitare le piantagioni, invece, vi consigliamo di prenotare un tour guidato.

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La montagna fa bene tutto l’anno: ecco i benefici per la salute

L’alpinista Walter Bonatti affermò: “Negli assoluti silenzi, negli immensi spazi della montagna, ho trovato una mia ragione d’essere, un modo di vivere a misura d’uomo“. La montagna e tutto ciò che la circonda rappresentano da sempre uno scenario unico dove ritrovare il benessere e respirare a pieni polmoni l’aria pura e meno inquinata rispetto a quella delle città.

Gli occhi si perdono verso l’orizzonte e ci si accorge di vedere molto più nitidamente, il nostro corpo lentamente si adegua al ritmo e ai suoni della natura e, salendo sempre più di altitudine, ci accorgiamo che, pur diventando faticoso procedere, piano piano ci adattiamo al nuovo ritmo e abbiamo la sensazione di avere riserve di energia inaspettate. La montagna fa bene tutto l’anno e questi sono i principali benefici che regala sia al corpo che alla mente, scientificamente provati.

La montagna rilassa e diminuisce lo stress

Uno dei benefici più immediati lo si prova a livello psicofisico. I ritmi lavorativi estremi e i problemi della quotidianità possono essere affrontati con una rilassante camminata in montagna. Respirando a pieni polmoni il nostro corpo si rigenera scaricando lo stress, mentre il silenzio e la tranquillità dei boschi, dove gli alberi emettono nell’aria sostanze volatili chiamate monoterpeni, in grado di ridurre gli effetti dell’ansia, ci aiutano a recuperare la serenità perduta rendendoci più felici. La montagna ci aiuta anche a concentrarci, rendendoci più creativi, e contribuisce a curare la depressione migliorando l’autostima, l’agilità mentale e la consapevolezza di sé.

Migliora la forma fisica

È scientificamente dimostrato che quando diminuisce l’ossigeno disponibile, il nostro organismo compensa aumentando la percentuale di globuli rossi nel sangue, con un effetto energetico. Ecco perché, durante i trekking in montagna, la voglia di proseguire si fa sempre più intensa, lasciando la stanchezza solo al giorno dopo, quando i muscoli faranno male. Se abbiamo il carattere di non fermarci, gradualmente miglioreranno il loro tono: camminare, infatti, è uno dei modi più facili, economici ed efficaci per migliorare la nostra forma fisica e la nostra salute.

Aiuta a prevenire malattie e prenderci cura della nostra salute

Non sono necessarie escursioni estreme, anche una camminata a ritmo sostenuto è considerata fonte di salute perché migliora le prestazioni del cuore, dei polmoni e la circolazione, abbassando la pressione sanguigna. Passeggiare in montagna aiuta a prevenire tutte le malattie legate alla sedentarietà, come l’ischemia, e offre sollievo a chi soffre di patologie respiratorie e allergie. Questo avviene perché, dopo i 1500 metri di altitudine, il tasso di umidità diminuisce e i pollini e gli acari si riducono permettendo alle persone che soffrono di asma di beneficiare dell’aria pura e respirare ritrovando il benessere.

Tuttavia, anche se la montagna è sinonimo di salute, non è consigliato salire sopra i 2000 metri quando si soffre di malattie cardiache, insufficienza respiratoria e di alcune malattie del sangue. Questa quota non è consigliata nemmeno alle donne in gravidanza, ai bambini sotto i 18 mesi e alle persone affette da asma. L’altitudine migliore per adattarsi gradualmente alla montagna e scoprire i suoi benefici con la famiglia è di 1000-1600 metri: l’ideale per tutti coloro che sono già abituati alla montagna, in cerca di una boccata d’aria fresca, energetica e antistress.

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I 10 buchi più incredibili della Terra: dai crateri ai pozzi sacri

C’è chi viaggia per rilassarsi e chi, invece, è sempre alla ricerca di nuove avventure nei luoghi più spettacolari del mondo. I 10 buchi più incredibili della Terra, in particolare, sono in grado di risvegliare un senso di curiosità, fascino, ma anche timore in chi li osserva o, perché no, in chi nuota nelle loro profondità. Noi di SiViaggia abbiamo selezionato 10 buchi davvero unici e imperdibili, creati sia dalla natura che artificialmente dall’uomo. Siamo pronti a immergerci nei loro interni? Partiamo!

Great Blue Hole, Belize

In cima alla lista non poteva mancare il buco più grande al mondo situato al largo della costa del Belize, nel Mar dei Caraibi. Il famoso Great Blue Hole è una dolina subacquea perfettamente rotonda, profonda 125 metri e larga 300, caratterizzata da un blu intenso e circondata dalle sfumature più chiare della barriera corallina. Il modo migliore per scoprirlo è immergendosi nelle sue profondità ma, per chi avesse timore e non se la sentisse, c’è sempre la possibilità di ammirarlo dall’alto volando con gli aerei charter.

Kimberley Big Hole, Sudafrica

La più grande cavità scavata dall’uomo si trova in Sudafrica, nei pressi della città di Kimberley, dalla quale prende il suo nome. Gli scavi cominciarono nel 1871 dopo il ritrovamento del diamante più grande del mondo e continuarono per una profondità di 200 metri. Oggi è considerato un’attrazione turistica e nelle sue vicinanze è possibile visitare il Museo della Miniera di Kimberley, nato per raccontare la storia degli scavi dedicati al ritrovamento di diamanti.

La miniera di Mirny, Siberia

Restando in tema di miniere, quella di Mirny in Siberia ottiene il primato per essere la più larga al mondo: 1200 metri di lunghezza per 525 metri di profondità. Questo impressionante scavo a cielo aperto è stato il primo giacimento di diamanti fondato dall’Unione Sovietica negli anni ’50. Vedendola dall’alto sembra una voragine provocata dalla caduta di un cratere, mentre molti la descrivono come la perfetta rappresentazione dell’inferno dantesco, con i gironi che si sviluppano verso l’interno raggiungendo le profondità della Terra.

Il Pozzo di Chand Baori, India

Ipnotico, incredibile, spettacolare: sono diversi gli aggettivi utilizzati per descrivere una delle opere architettoniche più belle dell’India. Il Pozzo di Chand Baori, situato nel villaggio di Abhaneri vicino a Jaipur, nello stato del Rajasthan, rappresenta un luogo affascinante che unisce storia, architettura e funzionalità, realizzato più di 1000 anni fa prestando particolare cura a ogni dettaglio. Chiunque l’abbia visitato è stato conquistato dalla sua geometria perfetta e dalle decorazioni incise su tutti i gradini.

Il Pozzo di Chand Baori

Fonte: iStock

Scalinate in pietra del Pozzo di Chand Baori in India

Burning Gates, Turkmenistan

Dovessimo immaginare una porta che conduce all’inferno, questa sarebbe il Burning Gates in Turkmenistan! Situato nel deserto di Karakum, questo particolare buco è il risultato di un incidente avvenuto per lo sfruttamento sovietico del gas e brucia incessantemente dagli anni ’80. Nonostante la sua apparenza infernale, c’è una spiegazione geologica dietro la sua formazione: il Cratere di Darvaza, infatti, si trova sopra il Bacino dell’Amu-Darya, una formazione ricca di una quantità inimmaginabile di petrolio e gas naturale, soprattutto metano.

Chuquicamata, Cile

La storia di Chuquicamata, una delle più grandi miniere di rame a cielo aperto del mondo, ha origini antiche e risalgono allo sfruttamento dei depositi minerari durante il periodo pre-coloniale e coloniale. Lunga 4,5 km, ha una forma ellittica ed è situata in Cile, nella parte settentrionale del Paese, nella regione di Antofagasta.

L’Occhio della Terra, Croazia

Situato in Croazia, l’Occhio della Terra è uno dei buchi più particolari presenti in Europa. Situata ai piedi del Dinara, il massiccio montuoso con le vette più alte della Croazia, questa sorgente viene chiamata ‘Occhio della Terra’ o ‘Occhio del Drago‘ per la sua forma, che ricorda proprio quella di un occhio. Non si sa quanto sia profondo esattamente, per adesso i subacquei sono riusciti a esplorare solo i primi 115 metri!

Miniera di Bingham Canyon, Stati Uniti

In questa lista dedicata ai 10 buchi più incredibili della Terra ci sono tanti primati, compreso lo scavo più grande al mondo realizzato dall’uomo. Stiamo parlando della miniera di Bingham Canyon, nello Utah. Operativa dal 1906, ha portato alla creazione di un pozzo di oltre 1,2 km di profondità e 4 km di larghezza e circa un quarto del rame utilizzato in tutta la nazione proviene proprio da qui. A 60 anni dalla sua creazione, questo buco è stato designato come monumento storico nazionale.

Cenotes, Messico

I buchi più misteriosi e affascinanti al mondo sono senza dubbio i cenotes e chi ha nuotato al loro interno sicuramente capisce il perché. Si tratta di grotte naturali di acqua dolce di origine calcarea formatesi nel corso dei secoli e situate soprattutto nella penisola dello Yucatan, in Messico. Venivano utilizzati dai Maya sia come pozzi per il rifornimento di acqua che come luoghi sacri perché considerati come una porta divina che collegava il mondo reale con quello delle divinità, situato sottoterra. Chi parte per il Messico sa che nuotare al loro interno è un’esperienza assolutamente da non perdere!

Cenote in Messico

Fonte: iStock

Cenote Maya in Messico

Dean’s Blue Hole, Bahamas

Terminiamo questa lista con il Dean’s Blue Hole alle Bahamas che, con una profondità di 202 metri, rappresenta la seconda dolina marina più profonda al mondo. Situata nella baia ovest di Clarence Town a Long Island, è considerata anche una delle mete turistiche più amate da chi pratica immersioni e free diving. Qui, infatti, tra barriere coralline incontaminate e squali, si svolge ogni anno la Vertical Blue Free Diving Competition con partecipanti provenienti da tutto il mondo.

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Statua della Libertà: storia e curiosità del simbolo di New York

New York, una città cosmopolita, monumentale, iconica. Un viaggio nella Grande Mela è ricco di cose da fare e da vedere e scegliere non è sempre facilissimo. Se c’è un’attrazione, però, che non può mancare nella lista, questa è sicuramente la Statua della Libertà. Con il suo color verde rame, Lady Liberty domina la baia di New York da Liberty Island, una piccola isola di quasi 60 mila metri quadri situata all’interno della foce del fiume Hudson, ed è considerata il vero simbolo non solo della città, ma della nazione intera.

La posizione all’ingresso della baia non è casuale: con i suoi 46 metri, che diventano 93 metri se si considera il piedistallo, il monumento aveva come obiettivo quello di accogliere chiunque arrivasse negli Stati Uniti. Ma non raccontiamo tutto ora: la Statua della Libertà è un’icona la cui fama è legata anche alla sua storia, alle tante curiosità che l’avvolgono e alle caratteristiche stesse della sua struttura. Tutte informazioni che troverai proseguendo la lettura di questo articolo!

La storia della Statua della Libertà

Molti non sanno che il nome completo della Statua della Libertà è “La Libertà che illumina il mondo” e che a costruirla non fu un americano, bensì un francese. Édouard Laboulaye, politico e dalla vocazione antischiavista, nel 1865 si accorda con lo scultore Bartholdi per fare un dono al popolo americano in onore della vittoria dell’Unione nella Guerra civile e per suggellare la fratellanza tra i due paesi. Ispirandosi ad altre sculture americane e italiane, Bartholdi progetta una prima struttura in rame. Con i suggerimenti dell’architetto Viollet-le-Duc e del noto Gustave Eiffel, il progetto prende vita e comincia a essere eretto su terra francese.

E a livello economico, dove hanno trovato i soldi per realizzare un’idea così mastodontica? Le raccolte fondi sono state il mezzo principale grazie al quale è stato possibile non solo creare la Statua della Libertà, ma anche trasportarla in America. Con l’intervento di personaggi illustri come l’editore Joseph Pulitzer, il quale lanciò una petizione per convincere i newyorkesi a fare una donazione, i singoli pezzi vennero spediti con diverse traversate oceaniche e la scultura venne inaugurata ufficialmente nel 1886.

Dentro la Statua della Libertà: curiosità e caratteristiche

Realizzata in stile neoclassico, la Statua della Libertà rappresenta Libertas, divinità dell’antica Roma e, come lascia intendere la parola stessa, personificazione della libertà. Grazie alla sua altezza, che ricordiamo è di 93 metri totali fino alla punta della fiaccola, è visibile fino a 40 km di distanza e il peso complessivo arriva a ben 225 tonnellate. Una curiosità di cui non tutti sono a conoscenza riguarda il colore: oggi la vediamo color verde rame, ma in origine era rossastra, proprio come il rame. È lo scorrere del tempo che, ossidando il materiale a contatto con l’aria, ne ha modificato l’aspetto.

Le 7 punte che adornano l’aureola della Statua della Libertà rappresentano i 7 mari e i 7 continenti nei quali si voleva che venisse diffuso il concetto universale di libertà, mentre ai suoi piedi ci sono delle catene spezzate, simbolo della liberazione dal potere dispotico. All’interno della statua, invece, troviamo colonne e travi a struttura reticolare collegate alle lastre esterne attraverso l’ausilio di rivetti, oltre che una spirale di metallo che la percorre dal basso verso l’alto. Per arrivare in cima si può utilizzare un comodo ascensore, ma gli ultimi 33 metri verso la corona possono essere percorsi solo a piedi salendo 354 gradini lungo una scala a chiocciola.

Statua della Libertà a New York

Fonte: iStock

Dettaglio della testa della Statua della Libertà a New York

Come visitare la Statua della Libertà

Essendo uno dei monumenti simbolo di New York è anche quello tra i più visitati al mondo, soprattutto perché, una volta arrivati in cima, offre una vista mozzafiato sulla città. Trovandosi su un isolotto nel mezzo del fiume Hudson, la prima cosa da fare è prendere il traghetto con partenza da Battery Park o da Liberty State Park, nel New Jersey. L’unico rivenditore autorizzato è il Statue City Cruise e i biglietti, che comprendono il traghetto andata e ritorno, il museo della Statua della Libertà, il museo dell’Immigrazione di Ellis Island e l’audioguida, possono essere acquistati comodamente online.

Esistono diverse tipologie di biglietto: quella base permette di salire sul traghetto e di avvicinarsi alla scultura, senza però poter entrare al suo interno; la seconda tipologia include il piedistallo, grazie al quale si può entrare all’interno della statua e salire i 224 gradini per arrivare fino al livello dei piedi; infine, la terza tipologia include anche la corona. L’accesso dei visitatori è limitato, quindi consigliamo di acquistare i biglietti con largo anticipo e di godersi il simbolo di New York in totale tranquillità, portando a casa un’esperienza unica e indimenticabile.

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Perché fare il bagno nei fiumi non è sempre una buona idea

Fare il bagno nei fiumi d’estate è un sogno per tutti coloro che vivono lontani dal mare e desiderano trovare refrigerio durante i mesi più caldi. Oltre a rinfrescare, le sorgenti d’acqua garantiscono numerosi benefici a livello sia fisico che mentale perché l’acqua fredda riduce le infiammazioni, aiuta la circolazione sanguigna, migliora la concentrazione e ci aiuta a riconnetterci con la natura. Dopo una giornata trascorsa in mezzo al verde, o nuotando dentro acque non troppo fredde, il benessere interiore migliora influenzando positivamente il resto della nostra giornata.

Tuttavia, non sempre fare il bagno nei fiumi può essere una buona idea. Al giorno d’oggi, per esempio, sempre più rifiuti finiscono nelle acque e queste, di conseguenza, diventano inquinate. Non si tratta solo di elementi chimici, ma anche di vari microorganismi che potrebbero danneggiare gravemente l’apparato digestivo (qualora li si ingerisca), oppure quello urinario. Ma non solo. Nell’acqua di un fiume possono avvenire molti incidenti, talvolta anche di natura mortale per via dell’inesperienza dei nuotatori, soprattutto dei più piccoli. Di seguito vediamo insieme quali sono i pericoli più diffusi per chi nuota nei fiumi.

Temperatura dell’acqua e sbalzo termico

Nei fiumi, la temperatura dell’acqua si aggira tra i 10 e i 12 gradi, molto diversa da quella del nostro corpo che, invece, è intorno ai 36 gradi. Questa differenza termica può rappresentare un enorme fonte di stress per il corpo perché l’acqua fredda può causare un restringimento improvviso delle vene e un sensibile aumento della pressione sanguigna. L’ideale è abituarsi gradualmente alla differenza di temperatura, riducendo così i rischi.

Fare attenzione alla corrente del fiume

Il corso d’acqua può essere abbastanza forte da causare problemi a qualsiasi nuotatore, anche a quello più esperto. Come conseguenza, la corrente del fiume può trasportare il malcapitato in un altro luogo senza permettergli di raggiungere facilmente la sponda. In passato sono stati registrati casi di persone che, trasportate dalla corrente, hanno sbattuto violentemente la testa contro una roccia o uno scoglio.

Cambio veloce del meteo

Spesso, inoltre, anche le operazioni di salvataggio che si verificano dopo il bagno nei fiumi possono riscontrare diversi problemi, il principale dei quali è rappresentato dal rapido cambio delle condizioni meteo in montagna, con la velocizzazione della corrente d’acqua.

Assenza di bagnini e soccorritori

A differenza delle spiagge, dove nella maggior parte dei casi è presente un bagnino esperto, nei fiumi e nei laghi non sono presenti soccorritori pronti a intervenire. È importante verificare la presenza di cartelli che indicano la possibilità o meno di balneazione. In linea generale, è quasi sempre vietato nuotare presso la foce del fiume, mentre per i laghi sono consigliati quelli premiati con la bandiera blu di Legambiente.

Presenza di rocce sporgenti

Prima di nuotare nel fiume è importante conoscere tutti i pericoli e le insidie che questi potrebbero nascondere. I colini, le nicchie, gli incastri, le rocce sporgenti, le coste troppo pronunciate e persino i sassi taglienti, dalla forma conica, potrebbero essere la causa di ferite da taglio o di colpi abbastanza duri da causare vari problemi. Inoltre, recandosi a fare il bagno nei fiumi bisogna prestare la massima attenzione al divieto di tuffi. Non conoscendo l’altezza d’acqua sul fondo, tuffarsi nel fiume può portare a sbattere violentemente una parte del corpo contro una roccia nascosta.

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Tenerife: un giorno a El Teide. La natura maestosa delle Canarie

Quando si parla di Tenerife, nell’immaginario comune ci sono le spiagge, le piscine naturali, un clima mite tutto l’anno, la tranquillità di un’isola relativamente sperduta, all’altezza dell’Africa ma con passaporto europeo. In realtà – e non tutti lo sanno – Tenerife ospita la montagna più alta di tutta la Spagna, El Teide, per cui risulta al decimo posto della classifica delle isole più alte al mondo.

El Teide, riferimento da tutta l’isola

Il monte Teide si trova nel cuore dell’isola di Tenerife, la più grande dell’arcipelago delle Canarie. Chiamato anche il Pico del Teide, questa montagna è molto cara ai residenti ed è maestosa e imponente tanto che la sua cima (di 3.718 metri) è visibile da gran parte dell’isola; come un punto di riferimento e orientamento. Ci si affeziona alla sua vista insomma. Un amore non recente, visto che già anticamente gli abitanti dell’isola consideravano il vulcano un luogo di preghiere e pellegrinaggio. Il vulcano è ancora attivo: l’ultima eruzione risale al 1909 e durò 10 giorni, ma non è possibile prevedere se e quando il Teide tornerà ad eruttare.

Il Parco Nazionale del Teide

Il Parco Nazionale del Teide, nato nel 1954, ha una natura e un microclima a sé, completamente diversi dalla costa. Non è raro, in inverno, stare in spiaggia a prendere il sole con lo sguardo rivolto verso la vetta innevata nel monte. 19mila ettari di parco, circondati dal Parco Naturale della Corona Forestale di oltre 46mila ettari, Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO dal 2007 per la sua natura vulcanica e singolarità biologica. Il Parco Nazionale del Teide ospita anche il Pico Viejo, il secondo vulcano più alto delle Canarie con i suoi 3135 metri di altitudine, ed è uno dei più visitati in Europa.

Visitare il Parco Nazionale del Teide

La visita al Parco Nazionale del Teide è un’esperienza quasi trascendentale, specialmente se si parte dalla costa, perché nel giro di qualche chilometro si passa dalla spiaggia al paesaggio lunare; dal livello del mare ad altitudini montane. Ci sono diversi modi per attraversare il parco e godere dei suoi paesaggi mozzafiato. Per chi dispone di un’automobile, basta seguire le indicazioni, perfettamente segnalate da ogni parte dell’isola, fino alla stazione della funivia, punto di arrivo. Vi consigliamo di attraversare il parco da costa a costa, perché è davvero emozionante. Ci sono anche i mezzi pubblici che partono da Puerto de la Cruz, La Orotava e Playa de Las Americas e raggiungono la stazione della funivia attraversando foreste e vulcani. Raggiungere il parco è parte integrante dell’esperienza.

come raggiungere El Teide

Fonte: 123RF

Le strade nel Parco Nazionale del Teide

Raggiungere la cima del Teide: la funivia

Per chi non si accontenta e vuole raggiungere la cima del Teide, la funivia è l’opzione più comoda. In 8 minuti di viaggio raggiunge i 3550 metri e da qui parte il sentiero Telesforo Bravo, piuttosto impegnativo, per salire a 3718 metri in 40 minuti di cammino. Attenzione però, perché salire in cima non è così scontato: a parte il costo piuttosto alto del biglietto della funivia, è necessario richiedere sul sito del parco un permesso speciale con un paio di mesi di anticipo, perché gli ingressi giornalieri sono limitati.

I sentieri

Camminare per il Parco Nazionale del Teide è imprescindibile. Fermatevi di tanto in tanto, nell’ombra delle fitte foreste o in mezzo alla roccia nera, e oltre a fare le foto provate ad assaporare questa dimensione e stratificazione surreale. Ci sono alcuni sentieri anche per raggiungere la vetta del Teide, esclusivamente per i più allenati. Partono da Montana Blanca e raggiungono la via storica di ascensione al Teide. Possono essere percorsi in autonomia o con guida e in questo caso non è necessario richiedere il permesso per l’accesso. All’interno di tutto il parco però ci sono aree allestite e spiazzi panoramici, da cui partire per fare una passeggiata immersiva.

Il panorama su Tenerife dalla vetta

Raggiunta la vetta, il panorama farà dimenticare ogni sforzo. Sono due i punti panoramici: il Belvedere della Rambleta, da cui si apre una splendida vista di Siete Canadas e sulla Valle de Ucanca; e poi il Belvedere di Pico Viejo, da cui nelle giornate di cielo terso si possono ammirare addirittura le isole vicine di La Gomera, El Hierro e La Palma. E se guardate verso il basso, avrete l’occasione più unica che rara di osservare un cratere di 800 metri di diametro ai vostri piedi!

Centri visitatori e osservatori astronomici

Centro Visitatori Telesforo Bravo

Il Centro Visitatori Telesforo Bravo  si trova nella città di La Orotava, a circa 25 km dal confine di ingresso al Parco Nazionale. Il centro ospita una mostra che racconta la storia dell’isola di Tenerife, con un focus proprio sul Teide e la sua vetta.

Centro Visitatori di El Portillo

Questo centro garantisce una fotografia completa sul parco. Ospita un piccolo museo e il Giardino Botanico che lavora per la tutela e il recupero delle specie vegetali minacciate. Al suo interno, oltre il 75 per cento delle specie del Parco Nazionale; laboratori con camere di germinazione e banca del germoplasma.

Museo Etnografico Juan Évora

La casa  di Juan Évora, ultimo abitante di La Cañadas a conservare lo stile di vita tradizionale, si trova al crocevia di Boca Tauce, all’accesso Sud del Parco. L’abitazione è stata ristrutturata e oggi è un punto informativo e un piccolo museo etnografico che ospita una mostra sull’antico stile di vita dei pastori a Las Cañadas.

L’osservatorio astronomico

L’Osservatorio del Teide ospita telescopi solari e notturni all’avanguardia, di oltre 60 istituzioni di 19 paesi. La particolare condizione climatica del Teide e la totale assenza di inquinamento luminoso, fanno si che Tenerife, insieme al Cile e alle Hawaii, sia uno dei tre posti migliori della Terra per osservare il cielo. L’Osservatorio organizza attività e visite guidate per gruppi e classi.

Info pratiche

Quando andare sul Teide

Tenerife ha un clima mite tutto l’anno, motivo per cui è una meta ideale anche nelle stagioni invernali. Il Teide però è una montagna molto alta e le temperature si abbassano molto rispetto alla costa. Il periodo ideale per raggiungere la vetta è certamente la primavera, specialmente se si ha intenzione di camminare per sentieri.

I tour organizzati

Oltre alla visita in autonomia, ci sono diversi tour organizzati che accompagnano i gruppi a conoscere il parco. Solitamente durano una giornata e partono dai centri più grandi dell’isola. Il consiglio è quello di organizzare la visita con un certo anticipo, specialmente se si ha intenzione di raggiungere la vetta e di prendere la funivia, per cui è necessario richiedere il permesso.

Servizi nel parco

Per la visita al parco prevedete una giornata intera e organizzatevi con acqua e cibo perché ci sono diverse aree attrezzate, ma pochi bar e ristoranti. Nella stazione a valle della funivia, raggiungibile in automobile e bus comodamente,  si trova un’area relax, un bar e un ristorante, oltre all’ufficio informazioni. La stazione di arrivo in cima invece dispone di connessione a internet Wi-Fi, bagni pubblici e distributori di snack e bevande. Una curiosità? Qui in cima si trova anche il telefono pubblico più alto di tutta la Spagna!

 

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Le migliori spiagge per bambini dell’estate: le Bandiere Verdi 2024

Spiagge dal mare calmo e con il fondale che digrada dolcemente, in grado di offrire numerosi servizi per le famiglie: sono queste le caratteristiche principali che devono avere le località balneari per poter ricevere la Bandiera Verde, il prestigioso riconoscimento assegnato da un team internazionale di pediatri che certifica l’idoneità per i più piccini. Quest’anno ne sventolano ben 155 (di cui 8 in territorio estero). Scopriamo quali sono i criteri di scelta e tutte le spiagge premiate per l’estate 2024.

Cosa sono le Bandiere Verdi: i requisiti

La Bandiera Verde è un riconoscimento che viene assegnato alle spiagge family friendly, ovvero adatte per famiglie che hanno bambini, anche molto piccoli. A selezionare le località premiate è un team internazionale composto da 2.949 pediatri, che ha analizzato tantissime spiagge in tutta Italia per trovare quelle più a misura di bimbo. Naturalmente, è importante che questi lidi presentino alcuni requisiti di sicurezza e qualità. Le Bandiere Verdi sventolano sulle spiagge che sono facilmente accessibili anche con il passeggino, dove c’è abbastanza spazio tra un ombrellone e l’altro per consentire ai piccoli di giocare in libertà.

Il mare deve essere calmo e pulito, con un fondale che digrada dolcemente per fare il bagno in tutta tranquillità (ma sempre sotto il controllo di mamma e papà). Inoltre devono essere presenti numerosi servizi, dagli assistenti di spiaggia ai bagni con fasciatoio, passando per l’intrattenimento di grandi e piccini e per le strutture dedicate alla ristorazione. Le spiagge così selezionate dai pediatri hanno tutte le caratteristiche che le rendono perfette per godersi una vacanza in famiglia, anche con bambini di ogni fascia d’età.

Bandiere Verdi 2024: la new entry

Quest’anno, sono ben 155 le Bandiere Verdi assegnate: la maggior parte si trova in Italia (147 vessilli), ma 5 di esse sono nel resto d’Europa e 3 in Africa. C’è tuttavia una sola new entry, ad evidenziare il rigore della selezione operata dai pediatri per assegnare il prestigioso riconoscimento. Si tratta di San Salvo Marina, piccola località balneare a San Salvo, in provincia di Chieti. L’Abruzzo si aggiudica così un altro vessillo, diventando una delle regioni che ne vedono sventolare il maggior numero. La spiaggia appena premiata, tra l’altro, è ormai da anni detentrice anche della Bandiera Blu, che ne certifica la qualità dell’acqua e dei suoi servizi.

Tutte le Bandiere Verdi 2024

E ora vediamo quali sono tutte le Bandiere Verdi che sono state assegnate nel 2024, suddivise per regione.

  • ABRUZZO: Alba Adriatica, Giulianova, Pineto – Torre Cerrano, Roseto degli Abruzzi, Silvi – Silvi Marina e Tortoreto (Teramo), Montesilvano e Pescara (Pescara), Ortona – Spiaggia dei Saraceni, San Salvo – San Salvo Marina e Vasto – Vasto Marina (Chieti).
  • BASILICATA: Maratea (Potenza), Pisticci – Marina di Pisticci (Matera).
  • CALABRIA: Bianco, Bova Marina, Bovalino, Caulonia – Caulonia Marina, Locri, Montepaone, Palmi, Roccella Jonica e Siderno (Reggio Calabria), Capo Vaticano e Nicotera (Vibo Valentia), Cariati, Mirto Crosia – Pietrapaola e Praia a Mare (Cosenza), Cirò Marina – Punta Alice, Isola di Capo Rizzuto e Melissa – Torre Melissa (Crotone), Santa Caterina dello Ionio Marina, Soverato e Squillace (Catanzaro).
  • CAMPANIA: Agropoli – Lungomare San Marco – Trentova, Ascea, Centola – Palinuro, Marina di Camerota, Pisciotta, Pollica – Acciaroli – Pioppi, Positano – Arienzo – Fornillo – Spiaggia Grande, Santa Maria di Castellabate e Sapri (Salerno), Ischia – Cartaroma Lido San Pietro (Napoli).
  • EMILIA ROMAGNA: Bellaria – Igea Marina, Cattolica, Misano Adriatico, Riccione e Rimini (Rimini), Cervia – Milano Marittima – Pinarella e Ravenna – Lidi Ravennati (Ravenna), Cesenatico, Gatteo – Gatteo Mare e San Mauro Pascoli – San Mauro Mare (Forlì-Cesena).
  • FRIULI VENEZIA GIULIA: Grado (Gorizia) e Lignano Sabbiadoro (Udine).
  • LAZIO: Anzio (Roma), Formia, Gaeta, Lido di Latina, Sabaudia, San Felice Circeo, Sperlonga, Terracina e Ventotene – Cala Nave (Latina), Montalto di Castro (Viterbo).
  • LIGURIA: Finale Ligure e Noli (Savona), Lavagna (Genova), Lerici (La Spezia).
  • MARCHE: Civitanova Marche e Porto Recanati (Macerata), Cupra Marittima, Grottammare e San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), Fano – Nord – Sassonia – Torrette/Marotta, Gabicce Mare, Mondolfo – Marotta e Pesaro (Pesaro-Urbino), Numana – Alta – Bassa – Marcelli Nord, Senigallia e Sirolo (Ancona), Porto San Giorgio (Fermo).
  • MOLISE: Termoli (Campobasso).
  • PUGLIA: Fasano e Ostuni (Brindisi), Gallipoli, Melendugno, Otranto, Porto Cesareo e Salve – Marina di Pescoluse (Lecce), Ginosa – Marina di Ginosa e Lizzano – Marina di Lizzano (Taranto), Margherita di Savoia (Barletta-Andria-Trani), Polignano a Mare – Cala Fetente – Cala Ripagnola – Cala San Giovanni (Bari), Rodi Garganico e Vieste (Foggia).
  • SARDEGNA: Alghero e Castelsardo – Ampurias (Sassari), Bari Sardo e Tortolì – Lido di Orri – Lido di Cea (Ogliastra), Cala Domestica e Carloforte – Isola di San Pietro – La Caletta – Punta Nera – Girin – Guidi (Carbonia-Iglesias), Capo Coda Cavallo, La Maddalena – Punta Tegge – Spalmatore e Santa Teresa di Gallura (Olbia-Tempio), Is Arutas – Mari Ermi, Oristano – Torre Grande e Santa Giusta (Oristano), Marina di Orosei – Berchida – Bidderosa e San Teodoro (Nuoro), Poetto e Quartu Sant’Elena (Cagliari).
  • SICILIA: Balestrate, Cefalù e Palermo – Mondello (Palermo), Campobello di Mazara – Tre Fontane – Torretta Granitola, Marsala – Signorino, Mazara del Vallo – Tonnarella e San Vito Lo Capo (Trapani), Catania – Playa (Catania), Giardini Naxos e Lipari – Marina di Lipari – Acquacalda – Canneto (Messina), Ispica – Santa Maria del Focallo, Pozzallo – Pietre Nere – Raganzino, Ragusa – Marina di Ragusa, Santa Croce Camerina – Casuzze – Punta Secca – Caucana, Sampieri e Scoglitti (Ragusa), Menfi – Porto Palo di Menfi (Agrigento), Noto – Vendicari (Siracusa).
  • TOSCANA: Bibbona e San Vincenzo (Livorno), Camaiore – Lido Arlecchino – Matteotti, Forte dei Marmi, Pietrasanta – Marina di Pietrasanta – Tonfano – Forcette e Viareggio (Lucca), Castiglione della Pescaia, Follonica, Grosseto – Marina di Grosseto – Principina a Mare e Monte Argentario – Cala Piccola – Porto Ercole – Porto Santo Stefano – Santa Liberata (Grosseto), Pisa – Marina di Pisa – Calambrone – Tirrenia (Pisa).
  • VENETO: Caorle, Cavallino Treporti, Chioggia – Sottomarina, Jesolo – Jesolo Pineta, Lido di Venezia, San Michele al Tagliamento – Bibione (Venezia).

Le spiagge straniere premiate con la Bandiera Verde 2024 sono invece 8 in totale.

  • SPAGNA: Estepona, Malaga, Marbella, Fuengirola.
  • ROMANIA: Costanza.
  • TANZANIA: Dar es Salaam – Coco Beach, Kendwa.
  • TUNISIA: La Marsa.
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“Com’è umano lui”, le location del tv movie su Paolo Villaggio

Un viaggio a ritroso nel tempo, sino ad approdare nell’Italia degli anni ’50: è questo lo sfondo storico-culturale di “Com’è umano lui”, il tv movie dedicato all’iconica figura di Paolo Villaggio, uno degli attori più importanti del cinema italiano. Con la partecipazione di un cast eccezionale, il biopic ripercorre i primi anni della sua carriera, ricordando alcuni dei personaggi più amati ed entrati a far parte dell’immaginario comune. Scopriamo quali sono le location in cui sono state girate le riprese.

“Com’è umano lui”: il biopic su Paolo Villaggio

Il 30 maggio 2024 va in onda su Rai1 il biopic dedicato a Paolo Villaggio, intitolato “Com’è umano lui”. Una storia appassionante che ripercorre i primi anni della carriera del famoso attore, dal suo modesto lavoro da impiegato all’approdo davanti alle telecamere. Siamo nella Genova degli anni ’50, dove Villaggio frequentava i suoi più cari amici, un giovane Fabrizio de André e il professore Piero Repetto. Ed è proprio qui che Paolo ha mosso i suoi primi passi, con piccole partecipazioni in radio e al teatro, fin quando non è stato notato e si è trovato catapultato lungo la strada del successo.

Il tv movie, diretto da Luca Manfredi, vede la partecipazione di Enzo Paci che interpreta Paolo Villaggio e di altri grandi nomi del cinema italiano, come Augusto Zucchi ed Emanuela Grimalda. “Finalmente siamo riusciti a far realizzare un progetto sul grande attore genovese, Paolo Villaggio. Si tratta di uno degli attori italiani più famosi al mondo e siamo veramente lieti del fatto che sia stato interpretato dal talentuoso attore ligure Enzo Paci che tanto sta restituendo al suo territorio in termini di professionalità e di fama” – ha affermato Cristina Bolla, Presidente Genova Liguria Film Commission.

Le location di “Com’è umano lui”

Gran parte del tv movie su Paolo Villaggio è stato girato in varie location della Liguria, per immortalare i posti in cui il grande attore ha vissuto e ha mosso i suoi primi passi per diventare l’iconica figura che oggi tutti conosciamo. Molte riprese hanno come sfondo la città di Genova, con la sua splendida Lanterna che da sempre illumina il porto, diventandone il simbolo più famoso. In particolare, alcune scene si svolgono nel bellissimo quartiere di Boccadasse, una borgata marinara dalle casette coloratissime, che si affacciano sul mare da una piccola scogliera rocciosa.

Il set è poi stato spostato nel quartiere di Nervi, che si trova all’estrema periferia orientale della città. Oltre al suo porto turistico e alla scogliera su cui si affaccia una lunga passeggiata, qui sorgono numerose ville storiche e diversi musei interessanti, che offrono ai visitatori una scelta notevole per immergersi nel panorama culturale di Genova. È invece alle porte della città che si trova Casella, un piccolo borgo situato lungo la riva destra del fiume Scrivia. Un’altra location è poi Arenzano, graziosa cittadina della Riviera Ligure di Ponente, dove le riprese hanno immortalato anche il Lungomare Fabrizio de Andrè.

Anche il borgo di Santa Margherita, affacciato sulle acque cristalline del Golfo del Tigullio, ha fatto da sfondo ad alcune scene del biopic su Paolo Villaggio. La città di Rapallo ha accolto la troupe per girare altre riprese del tv movie: è qui che, qualche anno fa, si è spento Piero – l’amatissimo fratello gemello di Paolo. Infine, il borgo di Sori è il luogo in cui riposano le ceneri del grande attore, accanto ai suoi genitori Ettore e Maria. Persino la città di Roma compare nel film: Villaggio vi ha trascorso molto tempo, e alcuni dei suoi più famosi capolavori hanno proprio la capitale come location.

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Il 2 giugno puoi salire a bordo dell’Archeotreno, per un viaggio epico in Italia

Con l’arrivo della bella stagione, riparte anche l’Archeotreno: si tratta di una splendida avventura da vivere in giornata, per andare alla scoperta di alcuni dei più preziosi siti archeologici del nostro Paese. A bordo di carrozze d’epoca perfettamente restaurate, i passeggeri potranno godersi dal finestrino l’incredibile paesaggio del litorale napoletano e della città di Pompei, per poi raggiungere Paestum e Velia, dove sorgono antiche rovine d’epoca greca.

L’Archeotreno: itinerario e tappe

L’Archeotreno è una delle iniziative di Fondazione FS Italiane, che da tempo si occupa di preservare il patrimonio carrozzabile del nostro Paese e di organizzare itinerari suggestivi a bordo di carrozze d’epoca, per vivere avventure mozzafiato. Stavolta il protagonista è un treno che, pur compiendo solamente una breve tratta, offre ai suoi passeggeri un’esperienza a dir poco unica: il viaggio collega la stazione di Napoli a quella di Paestum, per appena un paio d’ore di tragitto, durante il quale si possono però ammirare panorami da sogno.

È un’avventura pensata per i più curiosi e per le famiglie, visto che il divertimento è assicurato per grandi e piccini. L’Archeotreno va infatti alla scoperta di alcuni dei siti archeologici più belli d’Italia, sfruttando carrozze Centoporte risalenti agli anni ’30, carrozze Corbellini degli anni ’50 e una locomotiva elettrica d’epoca che invece proviene direttamente dagli anni ’60. Non ci resta dunque che scoprire l’itinerario e le sue tappe più belle. Il treno parte alle 8:25 dalla stazione di Napoli, per fare poi una breve sosta a Pietrarsa, dove si trova la sede del Museo Ferroviario Nazionale.

Il viaggio prosegue poi lungo il litorale napoletano, regalando ai passeggeri una vista incredibile sul Vesuvio e, dalla parte opposta, sul Golfo di Napoli e sulle sue acque scintillanti. Costeggiando Pompei, è possibile dare una sbirciata alle antiche rovine della città romana, andata distrutta dall’eruzione vulcanica del 79 d.C. Quindi ecco le coste del Cilento, con le loro splendide spiagge e i borghi affacciati sul mare. L’Archeotreno termina la sua avventura a Paestum, dove è possibile visitare l’area archeologica protetta dall’UNESCO: i suoi templi dorici testimoniano l’origine greca dell’antica polis.

Le date e i biglietti per l’Archeotreno

Al momento è previsto solamente un viaggio ed è dunque un’occasione da non perdere: l’Archeotreno parte il 2 giugno 2024, per un’avventura epica adatta a grandi e piccini. Scopriamo gli orari del percorso completo.

Corsa di andata:

  • Napoli Centrale – 8:25
  • Pietrarsa – 8:40
  • Salerno – 9:39
  • Battipaglia – 9:56
  • Paestum – 10:17

Corsa di ritorno:

  • Paestum – 17:12
  • Battipaglia – 17:38
  • Salerno – 17:57
  • Pietrarsa – 18:50
  • Napoli Centrale – 19:10

Il biglietto per l’Archeotreno, che include il viaggio di andata e quello di ritorno, costa 19.80 euro – con riduzione del 50% per i ragazzi tra i 4 e i 12 anni non compiuti e biglietto gratuito per i bambini sotto i 4 anni (senza garanzia di posto a sedere e con l’accompagnamento di un adulto pagante). Chi invece volesse acquistare il biglietto per una sola tratta – di andata o di ritorno – può farlo a soli 9,90 euro. I biglietti sono disponibili su tutti i canali di vendita Trenitalia: è dunque possibile acquistarli sul sito ufficiale, presso le biglietterie e i self service in stazione o nelle agenzie di viaggio abilitate.