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Il borgo sul Lago di Como con pozze smeraldo (e altalena) e cascata rilassante

Tra i tanti bei borghi che s’affacciano sul Lago di Como, questo è, forse, tra i meno noti. Eppure, Domaso, con le sue case color pastello che si riflettono nelle acque trasparenti non è affatto da meno. Nell’alto Lario occidentale, questo piccolo Comune è formato da un borgo antico in riva al lago e da piccole due frazioni.

Di origine romana e attraversata dalla via Regina, l’antica strada che collegava Como alla Rezia (l’attuale Svizzera) passando per la Valchiavenna, si sviluppò come piccolo borgo di pescatori, con case dai colori vivaci addossate le une alle altre con archi e portici.

Domaso, il villaggio dei pescatori

Ancora oggi il paese è rimasto praticamente tale e quale, con ripidi vicoli acciottolati (detti “strecc”) che dai portici salgono a monte costeggiando case le cui facciate sono rimaste affrescate con gli stemmi di famiglia dell’epoca rinascimentale.

Meritano una visita la chiesa affrescata di San Bartolomeo, costruita nel XVI secolo, e il santuario della Madonna della Neve, eretto nel ‘600 per un voto dei capifamiglia durante la peste. Tra le belle ville che ci sono a Domaso da notare sono Villa Miani, eretta all’inizio dell’800 e appartenuta al generale Miani, conquistatore della Libia e Villa Camilla, costruita dai nobili di Calderara nel ‘600, che oggi è la sede del Municipio, con soffitti affrescati e un bellissimo giardino dove fioriscono diverse varietà di camelie, cedri e conifere.

Da antico villaggio di pescatori, Domaso è diventato, col tempo, il centro più ospitale dell’alto Lago, con tanti campeggi e accoglienza per i turisti, molti stranieri, che si concentrano soprattutto nella stagione estiva. Il lago offre sicuramente tante attività acquatiche, e c’è anche una bella spiaggia dove rilassarsi a prendere il sole.

Le cascate di Domaso e le pozze smeraldine

Ma tra i luoghi imperdibili che ci sono a Domaso, le pozze d’acqua color smeraldo (con tanto di altalena da cui lanciarsi) e le cascate che vi si gettano roboanti. Per raggiungere questo luogo idilliaco, basta seguire il corso del Torrente Livio che parte proprio dal paese e andare verso monte (si consiglia di indossare scarpe con gomma e che si possano bagnare perché in certi punti si cammina proprio dentro l’acqua).

Lungo il torrente, si incontrano diverse cascate artificiali, ai piedi delle quali si sono create delle bellissime pozze d’acqua fresca color smeraldo – grazie al greto di sassi chiari sul fondo – dove si può anche fare il bagno, temperatura esterna permettendo. Alcune pozze sono molto profonde e sono un invito per i più temerari che si possono tuffare dalle rocce. I più fifoni possono invece dondolarsi su un’altalena che è stata collocata proprio su una di queste pozze e lanciarsi da pochi centimetri d’altezza nell’acqua cristallina.

Chi lo desidera, può addentrarsi oltre per trovare una delle cascate più deliziose (e inaspettate) del Lago di Como. Per salire fino a questo punto dal paese bisogna, però, camminare all’incirca tre ore. Ne vale sicuramente la pena.

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Fonte: 123rf

Le cascate di Domaso
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Il borgo segreto del Lago di Garda dove andare quest’anno

Sul Comune di Toscolano Maderno quest’anno sventola la Bandiera Blu. Al paese lombardo della provincia di Brescia, affacciato sul Lago di Garda, mancava solo questo piccolo dettaglio per diventare uno dei luoghi imperdibili da visitare in Italia.

Incantevole è il borgo lacustre con le case color pastello che s’affacciano sulle calme acque del Garda, con le barche attraccate al moletto e la pittoresca passeggiata lungolago, bellissima all’ora del tramonto.

Alle sue spalle, le dolci colline con le antiche limonaie che, fino agli inizi del secolo, punteggiavano tutto il territorio. Gli agrumi coltivati dai frati francescani qui venivano esportati in tutta Europa, e il borgo era un luogo di lusso e di benessere per chi ci viveva.

Ancora oggi qui si respira prosperità e bellezza. Toscolano Maderno è considerato un museo a cielo aperto, dove natura, cultura e storia si intrecciano.

Un importante centro culturale

Fu il centro di un’industria avviata fin dal Trecento, quella cartaria, di grande importanza nei territori della Repubblica Veneta, tanto che dal porto di Toscolano Maderno partivano le navi dirette alla Serenissima colme di carta. Questo tipo di produzione diede addirittura il nome all’intera valle che ancora oggi è conosciuta con il nome di Valle delle Cartiere.

Tra il Quattrocento e il Settecento, a Toscolano Maderno risiedevano molte famiglie nobili e, ancora oggi, a testimonianza di questi secoli di splendore, rimangono splendidi palazzi come il Palazzo Delai, risalente al XVII secolo con pregevoli affreschi esterni.

Di quest’epoca industriale ne è testimonianza anche il Polo Cartario di Maina Inferiore, un affascinante complesso produttivo trasformato in museo. Al suo interno si ripercorrono le tappe della storia della produzione cartaria dalle origini al Novecento.

Ma non ci sono solo i ricordi della storia legata alla produzione della carta. A pochi metri dall’ingresso alla Cartiera di Toscolano, si possono ammirare i resti di una villa romana, quella dei Nonii Arrii, una delle più importanti e influenti famiglie bresciane. Si tratta di uno dei più importanti edifici residenziali presenti in età romana sulle rive del Lago di Garda, un po’ come le celebri Grotte di Catullo che ci sono a Sirmione.

Benché scavata solo in parte, la villa è già ben visibile. Secondo gli esperti, doveva avere un aspetto monumentale, con una loggia frontale affacciata sul lago e tanti ambienti, alcuni dei quali con pavimenti a mosaico, e un lungo corridoio decorato alle pareti. E poi, giardini, fontane e porticati. Doveva essere una villa di grande lusso per l’epoca, insomma. Ora la si può visitare nei mesi estivi, tra giugno e settembre.

La strada panoramica

Raggiungere Toscolano Maderno è uno dei viaggi più belli che si possano fare lungo il Garda.  Una volta lasciata l’autostrada, s’imbocca la celebre Strada Gardesana occidentale, una strada panoramica che, nel suo insieme, è lunga 7o chilometri e che costeggia tutta la riva lombarda del lago. Collega i più bei borghi del Garda, da Sirmione a Gardone fino a Riva del Garda, con un continuo sali-scendi tra le dolci colline, ma costeggiando anche le ripide montagne di calcare bianco a strapiombo sulle acque.

In questa zona d’Italia si respira un’atmosfera mediterranea, per la vegetazione e i paesaggi, e il lago sembra un mare.

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Fonte: 123rf

La Strada Gardesana

Le attività outdoor

Una lunga e splendida passeggiata che costeggia il lago permette di partire dall’entrata del Golfo di Maderno e arrivare fino al Lido degli Ulivi a Toscolano. Ma il paese è il punto di partenza di tantissime escursioni. Prima fra tutte, la Vecchia via delle cartiere, circa 5 chilometri di cammino alla scoperta dei luoghi che hanno fatto la storia di questo luogo. Ci sono anche tanti percorsi ciclabili o da percorrere con la mountain bike.

Con la bella stagione, il lago offre tantissime attività sull’acqua, dal paddle alla vela dalla canoa al kayak.

Toscolano Maderno vanta anche una bellissima e lunga spiaggia sabbiosa che niente ha da invidiare alle spiagge del mare. Si chiama Lido Azzurro ed è una spiaggia in sabbia attrezzata, frequentata soprattutto da famiglie con bambini e si trova proprio sul lungolago. Le altre spiagge, invece, sono libere e di sassi. Molto amata anche la spiaggia per cani, Bau Beach, in zona Rivagranda.

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Fonte: 123rf

Il borgo di Toscolano-Maderno sul Garda
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È ripartito il Treno delle Ville Pontificie, l’esperienza da vivere

Insieme alla bella stagione torna il Treno delle Ville Pontificie che accompagna i visitatori in un tour straordinario e unico nel suo genere. Un viaggio tra i capolavori dell’arte, architetture magnifiche e storia, che dai Musei Vaticani conduce i passeggeri fino alle splendide Ville Pontificie di Castel Gandolfo.

L’itinerario del Treno delle Ville Pontificie

Ogni sabato, fino al 4 novembre 2023, la ‘freccia del Papa’ – così è stato ribattezzato questo treno moderno, confortevole ed elettrico – accompagna turisti e curiosi alla scoperta di affascinanti luoghi del Vaticano, partendo dall’antica Stazione Vaticana.

L’itinerario che consente di vivere luoghi ricchi di cultura e di storia ha inizio a bordo dello speciale treno alle 8 la mattina, permettendo un accesso privilegiato con audioguida alla Cappella Sistina e alle sale interne, e continuando nei magnifici Giardini Vaticani, tra i giardini italiani che valgono un viaggio.

Alle 11, il treno prosegue dal Vaticano in direzione Albano Laziale, per poi spostarsi con una navetta dedicata verso le meraviglie botaniche e architettoniche della Residenza Pontificia di Castel Gandolfo. Oltre ad avere la possibilità di attraversare Roma evitando di rimanere imbottigliati nel traffico, questa esperienza porta alla scoperta di un patrimonio immenso e sempre sorprendente.

Il treno fu costruito per volere di Papa Pio IX nel 1867, che desiderava un mezzo di trasporto più comodo e veloce rispetto alla tradizionale carrozza trainata da cavalli. Allora, aveva una carrozza per il Papa e una per gli ospiti, poteva trasportare fino a 300 persone e compiva un tragitto di circa 20 chilometri, dalla stazione di Roma San Giovanni alla stazione di Castel Gandolfo.

Giardini e architetture della residenza estiva del Papa

I Giardini Pontifici e le meraviglie della residenza estiva del Papa a Castel Gandolfo, inserito tra i Borghi più Belli d’Italia, si trovano a pochi chilometri da Roma e le sue attrazioni. Per anni, sono stati un tesoro nascosto, visibile solo a pochi. Ora, grazie alla collaborazione tra i Musei Vaticani e le Ferrovie dello Stato si può finalmente accedere a questo scrigno di bellezze, che si estende dal Palazzo Apostolico fino alle porte di Albano Laziale, costituendo le cosiddette Ville Pontificie.

Si giugne ai Giardini di Castel Gandolfo entrando dal cancello di Villa Barberini. Da qui, inizia il lungo percorso attraverso la grande proprietà pontificia, 55 ettari che si snodano in uno scenario naturalistico diviso tra siepi di bosso, perfettamente geometriche, giardini all’italiana e gallerie di lecci datate oltre 400 anni fa, che conducono fino al teatro e alla limonaia di Villa Cybo. Dal Giardino della Magnolia si percorre il viale delle Rose, il viale delle Erbe aromatiche e il viale dei Cipressi per arrivare infine al Giardino del Belvedere, con uno splendido panorama del paesaggio circostante.

Più di 30 Papi si sono rilassati in questa residenza dalla fine del Cinquecento quando il Pontificio diventò proprietario dell’area. Il giardino è ricco di statue, marmi e fontane di grande pregio, una vera festa per gli occhi. Le rare bellezze e ricchezze del “secondo Vaticano”, così come viene definita  la residenza estiva dei Papi, sono state messe a disposizione della collettività nel 2014 da Papa Francesco, che ha fortemente voluto l’apertura al pubblico delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, del Palazzo Apostolico e dei suoi rigogliosi giardini.

Chi desidera partecipare a questo tour eccezionale, può acquistare il biglietto “Vaticano in Treno”, che comprende oltre al viaggio anche l’ingresso agli spazi museali del Palazzo Apostolico, sul sito dei Musei Vaticani.

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Torremaggiore, il borgo la cui storia è legata a un monastero

Nel cuore dell’Alto Tavoliere delle Puglie, in provincia di Foggia a soli sei chilometri da San Severo, ecco Torremaggiore, uno dei comuni più popolosi nonché importante centro agricolo di interesse storico e culturale, sorto attorno al Monastero Terra Maioris, complesso benedettino del XI secolo.

Si tratta di uno degli innumerevoli borghi affascinanti della Puglia, passato sotto il dominio dei Templari per poi divenire feudo della potente famiglia del Sangro.

Nonostante i due violenti terremoti che colpirono il colle sui cui svetta, rispettivamente nel 1627 e 1688, Torremaggiore conserva ancora l’impronta medievale e le vestigia più significative del suo passato.

Cosa vedere a Torremaggiore nell’atmosfera di un tempo che fu

scorcio torremaggiore puglia

Fonte: iStock

Vicolo di Torremaggiore

Come appena accennato, il borgo pugliese accoglie i visitatori in un’atmosfera ricca di sensazioni di un tempo passato, a partire dal suggestivo Castello ducale de Sangro con due torri circolari e quattro quadrate, la maestosa dimora settecentesca dell’omonima nobile famiglia, “monumento nazionale” dal 22 agosto 1902 e oggi sede del Museo Civico “Giacomo Negri” che conserva una notevole collezione di sculture dell’artista contemporaneo originario di qui e scomparso nel 1973.

Passeggiando per le vie del centro storico, lo sguardo viene catturato anche dagli svettanti campanili delle numerose chiese che si ergono tra le abitazioni, quali la Chiesa Matrice di San Nicola di Bari, risalente ai primi anni del XVII, con tre ingressi, la Chiesa della Madonna del Carmine o della Madonna Addolorata edificata nel 1730, dalla facciata barocca, la Chiesa conventuale di Santa Maria degli Angeli e il Santuario di Maria Santissima della Fontana, che trae origine dalla chiesa realizzata su volere dei benedettini nel X secolo laddove sorgeva una fontana pubblica, meta di pellegrinaggio e fede.

Sulla piazza adiacente alla chiesa, Piazza della Fontana, spicca il monumento alla Madonna della Fontana, realizzato al posto della Fontana monumentale: il 23 ottobre 1983, la statua di Maria Santissima venne incoronata Regina e la piazza, dopo la solenne cerimonia, ha preso il nome di “Piazza Incoronazione”.

Il sito archeologico di Castel Fiorentino, l’ultimo respiro di Federico II

A una decina di chilometri dall’abitato, da visitare assolutamente è il sito archeologico di Castel Fiorentino, o Torre Fiorentina, dove leggenda vuole che abbia trascorso gli ultimi giorni Federico II di Svevia nel 1250, provato dalle molteplici sconfitte in battaglia nel nord Italia e in Germania e dalla prigionia del figlio Enzo, ed esalato l’ultimo respiro, avverando la profezia dello scrivano di corte che gli predisse la fine in un luogo dal nome “legato a un fiore”.

Aldilà dell’aura leggendaria, il sito, ora sotto l’intendenza dei Beni Culturali, era una vera e propria cittadella, contraddistinta dalla zona urbana, dal Palazzo dell’Imperatore e dalla Cattedrale: punto di riferimento per la storia medievale e la figura dell’imperatore svevo, è aperto a visite guidate e ha conquistato, nel corso degli anni, l’interesse di archeologi e studiosi.

Tra natura e sapori

Immersi nella natura incontaminata, tra estesi campi di grano, questi sono luoghi che trasudano storia e bellezza, ideali per piacevoli passeggiate o tour in bicicletta.

Inoltre, sono molteplici le iniziative pensate per far conoscere il territorio di Torremaggiore con itinerari guidati sulle vie dei mercanti, dei pellegrini e dei briganti per riscoprire un passato che ha segnato in maniera profonda la Puglia.

Trovandosi in zona, non rimane poi che gustare i sapori tipici del territorio grazie a una cucina “povera” ma ricca di bontà.

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Se visiti questo borgo puoi trascorrere 3 notti gratis

Negli ultimi anni, e in particolar modo da quando la pandemia ha dato un duro colpo al settore turistico, sono state numerose le iniziative volte ad incentivare i visitatori a far tappa presso alcune delle più belle mete italiane. Stavolta è il turno di un piccolo borgo siciliano, che offre 3 notti gratis ai viaggiatori: è un’occasione davvero da non perdere, soprattutto ora che si avvicina l’estate.

Sicilia, il borgo che offre 3 notti gratis

Si chiama San Marco d’Alunzio, ed è un piccolo borgo di appena 2mila anime incastonato tra i Monti Nebrodi, nella provincia di Messina. È uno dei tanti luoghi “dimenticati”, dove il turismo spesso non arriva: da qui l’iniziativa del sindaco, che ha deciso di invitare i viaggiatori a scoprire il patrimonio culturale e paesaggistico di questo grazioso villaggio circondato dalla natura incontaminata. L’iniziativa, che porta il nome di “Ospitalità diffusa, bottega dei Nebrodi”, mira non solamente ad incentivare di nuovo il turismo, ma anche a rivalorizzare antiche case e palazzi in disuso che meritano una seconda vita.

L’amministrazione comunale ha affidato la gestione di questo patrimonio edilizio dismesso agli operatori del settore alberghiero. L’obiettivo è quello di destinare gratuitamente 30 camere, appartenenti ad un complesso di edifici situati nel centro storico, ai turisti che giungono nel borgo per la prima volta. Da un lato, dunque, vecchie abitazioni ormai abbandonate torneranno nuovamente a risplendere come case-albergo, mentre dall’altro il paese si garantirà un maggior afflusso di viaggiatori, attirati dall’offerta di soggiorno gratuito.

Gli operatori alberghieri che hanno aderito al progetto dovranno riservare i posti letto durante il mese di agosto, per 3 notti gratuite, ai cittadini della rete Borghi dei borghi, ai cittadini della Rete Marciana (San Marco Evangelista) e ai turisti che non hanno mai visitato prima San Marco d’Alunzio. L’iniziativa, che prenderà il via in piena estate, proseguirà poi in autunno con un altro progetto interessante: a partire da settembre, nelle case-albergo ci saranno 10 posti letto riservati gratuitamente ai visitatori, per incentivare anche il turismo fuori stagione.

Le bellezze di San Marco d’Alunzio

“San Marco è certamente un luogo da visitare e far conoscere. Abbiamo ristrutturato 7 edifici nel cuore del borgo, da destinare alla ricettività turistica. Il nostro tesoro artistico culturale è racchiuso in 22 chiese e 3 musei. Siamo famosi per l’estrazione del marmo rosso, ma anche per la spiccata tradizione agricola, la zootecnia e per l’artigianato. E siamo considerati un polo d’eccellenza nel settore del confezionamento degli abiti, dove hanno trovato occupazione un centinaio fra donne e uomini di altre nazionalità, anche immigrati, che adesso fanno parte della nostra accogliente comunità” – ha affermato il sindaco Filippo Miracula, nel presentare il progetto che porterà molti turisti in Sicilia.

Cosa vedere nel piccolo borgo di San Marco d’Alunzio? Situato a poco più di 500 metri di quota, è circondato da montagne e bellissimi paesaggi naturali, l’ideale per chi ama il trekking e le escursioni all’aria aperta. Nel centro storico invece, tra viuzze e casette in pietra, si possono ammirare luoghi incantevoli come la Chiesa di San Nicola di Bari, costruita in marmo e al cui interno sono custoditi affreschi e dipinti meravigliosi. Presso il Museo Comunale San Teodoro e il Museo Parrocchiale San Giuseppe, poi, ci si tuffa indietro nel tempo tra i reperti archeologici ritrovati nei dintorni dei ruderi del Castello Normanno.

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Ariccia, il borgo delle meraviglie storiche e del cibo imperdibile

Abbarbicato su uno sperone roccioso da cui si gode della vista di un panorama pazzesco, il borgo di Ariccia è uno dei luoghi più suggestivi e ricchi di storia dei Castelli Romani: tra splendidi monumenti antichi, paesaggi naturali meravigliosi e tanto buon cibo, è una meta imperdibile per i turisti. Ma cosa c’è da vedere in questo paesino così affascinante? Andiamo alla scoperta delle sue infinite bellezze.

Ariccia, tra storia e buon cibo

Siamo nel cuore dei Castelli Romani, una regione ricca di bellezze naturali e di suggestivi borghi dove il tempo sembra essersi fermato. È qui, a poca distanza dalla capitale e dal suo traffico, che possiamo ammirare un luogo quasi magico: il paesino di Ariccia è un vero gioiello, incastonato nel panorama dei Colli Albani dove la natura la fa ancora da padrona. La sua è una storia antichissima, che risale ad un’epoca molto lontana nel tempo. Pare che il primo insediamento sia nato ben prima di Roma, attorno al 2.700 a.C., e sulla sua fondazione hanno avuto origine tantissime leggende interessanti.

Del suo ricchissimo passato, Ariccia porta ancora splendide testimonianze tra monumenti storici e tradizioni affascinanti. Il borgo è uno scrigno di cultura, arte e buon cibo tra cui tuffarsi: celebre è la porchetta di Ariccia, un piatto a base di carne di maiale cotta che vanta una produzione millenaria e che, da qualche anno, ha ottenuto il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta (IGP). Tra le tante pietanze tipiche della cucina romana da assaporare tra le viuzze del borgo, questa è assolutamente imperdibile. Ma cos’altro si può fare ad Ariccia?

Cosa vedere ad Ariccia

Il borgo è piccolo e abbarbicato su uno sperone di tufo, per visitare il suo centro storico bastano poche ore: sarà una visita breve, ma ricca di sorprese. Una delle tappe principali non può che essere il suo ponte monumentale, un viadotto costruito nell’800 per collegare il paese con Albano Laziale, facendo di Ariccia una delle mete toccate dall’antica Via Appia. Il ponte si affaccia su Piazza di Corte, su cui (nel ‘600) intervennero Bernini e Fontana: è qui che sorgono alcuni dei monumenti più belli del centro storico, come la Collegiata di Santa Maria Assunta, che trae ispirazione dal Pantheon di Roma, e Palazzo Chigi.

Quest’ultimo, che oggi ospita il Museo del Barocco Romano, è molto conosciuto per aver fatto da sfondo a Il Gattopardo, capolavoro cinematografico di Luchino Visconti. Alle spalle del palazzo, si apre un enorme giardino: si tratta di Parco Chigi, nato nel ‘500 e in seguito restaurato dalla famiglia Chigi, grazie all’intervento (ancora una volta) del Bernini. Oltre ad essere una delle aree verdi più importanti dei Castelli Romani, grazie alla presenza di antiche querce e di un pluricentenario acero campestre, il parco conserva ancora splendide architetture seicentesche e alcuni reperti archeologici romani.

Accanto a Palazzo Chigi, infine, si può ammirare la Porta Napoletana: fu, in antichità, uno dei due soli accessi al paese, assieme alla Porta Romana (che venne murata nel ‘600 e riaperta solo due secoli più tardi). Un’ultima tappa da visitare è poi il Piazzale Mazzini, dove spunta un’alta colonna di travertino che custodisce il busto di Giuseppe Mazzini. Da qui si può godere di un panorama meraviglioso su tutta la Vallericcia, e nelle giornate più limpide lo sguardo si spinge addirittura sino alla città di Roma e al mare.

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San Romano in Garfagnana e la Fortezza delle Verrucole

Una lussureggiante valle nel territorio della Garfagnana custodisce nel suo cuore verde l’antico borgo di San Romano. Questo gioiello toscano e tutta la zona di notevole bellezza paesaggistica che lo circonda, sono meta prediletta di chi desidera immergersi nella natura e respirarla a pieni polmoni, con passeggiate e attività rigeneranti, ma anche scoprire tesori e segreti di un lontanissimo passato che ha lasciato tracce ancora oggi sorprendenti. Scopriamo cosa hanno in serbo per i visitatori questi luoghi, dominati da un’iconica fortezza.

San Romano in Garfagnana, ieri e oggi

Facendo un salto indietro nel Medioevo, troviamo il territorio di San Romano in Garfagnana governato a nord dai Gherardinghi che possiedono la Fortezza delle Verrucole, situata sulla collinetta dell’omonima frazione, e a sud dai conti di Bacciano, proprietari di un castello andato distrutto in epoca rinascimentale. Nel Cinquecento, dopo essere stato messo sotto assedio dai fiorentini, vive un brevissimo periodo di autonomia come libero comune per poi passare sotto la Repubblica di Lucca. Le lotte per contendersi queste terre proseguono, finché non passano sotto il dominio degli Estensi, sotto i quali restano fino all’Unità d’Italia.

Ed eccoci ai giorni nostri, con il borgo di San Romano in Garfagnana che si presenta come uno scrigno magico al cui interno preserva piccoli tesori preziosi. Tra i monumenti che catturano subito l’interesse dei visitatori c’è la chiesa barocca di San Romano Martire, che ospita il grande organo settecentesco sovrastato da una statua lignea del santo. Ci si imbatte, poi, nell’elegante Palazzo Pelliccioni-Marazzini, che con le sue tipiche terrazze ad arco rappresenta uno degli esempi più significativi di architettura locale. Al piano terra, ospita il Museo Archeologico del territorio della Garfagnana, dove si possono ammirare reperti provenienti dagli scavi effettuati presso la Fortezza delle Verrucole. Ed è quest’ultima, l’attrazione regina del borgo: tutta la storia dell’Alta Garfagnana – terra ricca di storia e tradizioni – è passata fra le sue mura.

La Fortezza delle Verrucole

Considerato uno degli esempi più belli di castello medievale toscano, la Fortezza delle Verrucole domina da circa 600 metri d’altezza le Alpi Apuane, capolavoro della natura nel cuore della Toscana, gli Appennini e gran parte del fondovalle. Il termine ‘Verrucole’, deriverebbe da ‘verruca’, che secondo Catone e Aulo Gellio significa ‘l’alta e aspra cima del monte’, a indicare la posizione, arroccata e pietrosa, su cui è stata costruita la fortificazione.

La sua storia inizia nel Medioevo con i Gherardinghi, che vi dimorano fino al 1285. Fino ad allora, il castello è formato da due strutture distinte, la Rocca Quadra e la Rocca Tonda. In seguito, viene ceduto alla Repubblica di Lucca, passare a Spinetta Malaspina dal 1328 al 1345, viene presa dai Fiorentini, nel 1430, da Lucca quattro anni dopo, e infine dagli Estensi, che dal 1446 impongono il loro dominio su San Romano e i suoi territori.

La Rocca Tonda rappresenta il nucleo più antico della fortezza, probabilmente risalente all’XI secolo, costituito da un imponente mastio di forma ottagonale, cui si accede per una ripida scala in pietra, ai cui piedi sorgeva la cappella di cui si ammirano ancora due colonne con capitelli scolpiti. La Rocca Quadra costituisce, invece, il nucleo militare del complesso, oggi totalmente scomparso e sostituito da due bastioni fatti innalzare dagli Estensi. Questa parte del castello è dotata di gallerie sotterranee di contromina, usate anche come polveriere. I due nuclei sono uniti da cortine murarie merlate, con al centro due torri a semicerchio, feritoie e camminamento di ronda, il tutto a formare la piazza d’armi dove erano collocati altri edifici. Il castello è oggi annoverato come la più importante vestigia medievale di tutta l’Alta Garfagnana.

L’Archeopark, un museo vivente

La splendida fortezza si può raggiungere dalla frazione delle Verrucole, attraverso un breve tragitto che si arrampica lungo le pendici del colle. Arrivati in cima, la vista rende l’idea della posizione privilegiata di cui gode il castello fin dalla sua creazione, svelando un paesaggio che fa brillare gli occhi. Se, dopo anni di abbandono, possiamo visitare e ammirare la struttura in tutta la sua bellezza scenografica lo si deve all’attento restauro che ne ha reso possibile la riapertura al pubblico.

Oltre a essere uno dei monumenti più rappresentativi della Garfagnana, questo gioiello è diventato il cuore del bellissimo progetto Fortezza Verrucole Archeopark. Un modo nuovo e originale per rivivere il passato, attraverso la ricostruzione della vita all’interno del castello trasformato in una sorta di museo vivente. Gli ambienti sono stati riallestiti come potevano presentarsi alla fine del XIII secolo e, insieme ai figuranti in abiti medievali, si scoprono i segreti celati tra queste mura con visite guidate e attività di laboratorio, indirizzate sia ai ragazzi che agli adulti. Un vero e proprio viaggio nel tempo di cui ci si sente protagonisti.

Cosa non perdere nei dintorni

A pochi passi dal borgo di San Romano in Garfagnana, si incontra il suggestivo Santuario della Madonna del Bosco. Un luogo di pellegrinaggio per tutta la comunità, che vi si riversa anche per la quiete quasi mistica in cui è immerso l’edificio. Qui, ogni anno viene organizzata una festa religiosa, in occasione della quale gli abitanti portano doni alla Madonna della Cintura come ringraziamento.

Poco distante dalla Fortezza delle Verrucole, ci si imbatte, invece, nel Parco Avventura “Selva del Buffardello”,  nel territorio del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. Il luogo perfetto se desiderate trascorrere una giornata diversa nella natura, con percorsi per tutte le età e l’opportunità di praticare varie attività sportive e all’aperto, tra escursioni, trail running, percorsi acrobatici, uscite in bicicletta su E-MTB e molto altro.

Un’altra chicca imperdibile è il Parco dell’Orecchiella, splendida riserva naturale nel cuore della Garfagnana, che ha sede proprio a San Romano. Nel Centro Visitatori si possono ammirare il Museo Naturalistico e il Museo dei Rapaci, per conoscere da vicino le peculiarità di questo straordinario territorio, un incantevole Giardino dei fiori di montagna, dove inebriarsi dei profumi e colori delle specie montane, e i famosi recinti faunistici, dove ammirare e fotografare diversi animali, tra cui caprioli, mufloni e orsi. Il Parco è attraversato, inoltre, da tantissimi sentieri, tutti ben segnalati, che durano da meno di un’ora a intere giornate, e che soddisfano ogni tipo di escursionista, dalle famiglie con bambini fino ai trekker più esperti, consegnando allo sguardo scenari spettacolari.

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Il mistero del Castello di Vicalvi, circondato da case diroccate

Il borgo medievale di Vicalvi è uno dei centri abitati più piccoli e attivi della Valle di Comino, in provincia di Frosinone, e presenta attrazioni turistiche che regalano esperienze cariche di suggestioni. Ci troviamo in Ciociaria, nel versante laziale del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dove un affascinante castello, circondato da antiche abitazioni diroccate, domina il paese e il paesaggio dalla sommità di un colle, seducendo i visitatori con la sua storia e una leggenda inquietante.

Il Castello Longobardo di Vicalvi

Si presenta come rudere, eppure i resti del Castello Longobardo di Vicalvi consentono di leggerne le varie fasi di costruzione, le funzioni originarie e come era strutturato all’interno di un più ampio sistema difensivo, che comprendeva anche i vicini manieri di Alvito e Picinisco.

Risalente all‘XI secolo, l’antico maniero svetta sulla sommità del colle che sovrasta l’omonimo borgo a circa 600 metri d’altezza, ed è stato costruito sullo sperone roccioso dove un tempo sorgeva una acropoli romana. Lo si può riconoscere da una croce di colore rosso dipinta durante la seconda guerra mondiale dalle truppe tedesche che lo trasformarono in un ospedale da campo. Le maestose rovine invitano a esplorarlo, offrendo subito l’impressione di trovarsi al cospetto di quella che un tempo fu una magnifica fortezza, di grande importanza strategica.

Ciò che è rimasto del castello consente di testimoniare le prime fasi di fortificazione all’epoca preromana, in particolare al V o al IV secolo a.C., laddove i primi documenti che attestano la sua presenza sono del 937. Dopo essere stato prima possedimento longobardo, con principi di Capua, nel 1017 entrò nel possesso di Montecassino (dove dorge la più antica abbazia d’Italia). Fu tenuto dai monaci fino all’inizio del XIII secolo, per poi passare alla famiglia d’Aquino, che ne rafforzò la fortificazione, cingendola di un doppio anello di mura. Dopo una breve successione fra gli Étendard e, di nuovo, i conti d’Aquino, il castello passò ai Cantelmo, i quali, avendo scelto come dimora il castello di Alvito, ne decretarono l’abbandono e la graduale rovina.

Appena varcato il cancello, sollevando lo sguardo sulle mura si può ammirare uno dei pochi esempi di latrina sospesa presenti nella Media e Bassa Valle Latina. Si scorgono poi le stanze del castello, alcune delle quali completamente affrescate, la Cappella con ancora visibile un affresco raffigurante una splendida Madonna Nera, la Sala Capitolare, tramezzata per accogliere le monache di San Nicandro.

Ciò che toglie il fiato più di ogni cosa è lo splendido panorama di cui si gode sul camminamento delle mura perimetrali, che fa abbracciare con lo sguardo i boschi, le montagne, i paesi che costellano la valle e l’affascinante borgo antico di Vicalvi, tra le perle imperdibili della Ciociaria.

La leggenda della ‘Signora incatenata’

Il Castello di Vicalvi è anche noto alle cronache esoteriche per essere stato teatro delle misteriose apparizioni di una castellana. Nel XV o forse XVIII secolo, risiedeva nel maniero Alejandra Maddaloni, moglie di un nobile di origine spagnola che la lasciava spesso sola per andare in battaglia. La nobildonna iniziò a colmare la propria solitudine adescando giovani uomini ai quali prometteva una notte d’amore. Gli amanti sarebbero stati poi uccisi e dei loro corpi l’indomani sarebbe sparita ogni traccia, grazie all’aiuto di un fedele servitore che li abbandonava lontano dalla fortezza.

Le notti di passione e di sangue andarono avanti per molto tempo, finché le voci sulla crudele Alejandra non arrivarono alle orecchie del marito, che decise di punirla in un modo atroce, incatenandola e murandola viva in una delle torri del castello. Leggenda narra che da allora, soprattutto dopo il tramonto, si possa ancora vedere il fantasma di una donna con i capelli lunghi e neri vagare tra le rovine del castello. C’è chi afferma di aver udito lamenti e rumori di catene e chi giurerebbe che questa inquietante figura spettrale cerchi ancora di attrarre a sé giovani uomini, per trascinarli in un baratro senza ritorno.

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Malcesine, il borgo sul lago che stregò Klimt

Nell’abbraccio del Monte Baldo e delle azzurre acque del Lago di Garda, Malcesine è uno di quei borghi che rimangono impressi per sempre, una felice combinazione di natura, storia, avventura e scorci impagabili.

Bandiera Arancione del Touring Club, si distingue per il fascino irresistibile, per un’accoglienza di qualità e un’offerta d’eccellenza, per il panorama da favola e per le molteplici attività che propone ai suoi visitatori: dal relax, alle passeggiate, alle escursioni sul Monte Baldo, fino a emozionanti tour in battello e piacevoli pedalate sulle comode piste ciclabili.

Non è un caso che Malcesine, il borgo più caratteristico del Lago di Garda in provincia di Verona al confine con il Trentino, abbia stregato artisti del calibro di Klimt e Goethe: il pittore austriaco ne rimase abbagliato e dipinse due tra i suoi paesaggi più famosi ispirandosi alla sua intramontabile bellezza (“Malcesine sul Lago di Garda”, andato perduto nell’incendio del 1945 al Castello di Immendorf a Vienna e “La Chiesa di Cassone”, conservato presso la Galleria di Arte Moderna a Roma) mentre il poeta tedesco lo racconta nel celebre “Viaggio in Italia” e gli dedica disegni che si possono ammirare al Museo di Storia Naturale del Baldo e del Garda.

Le tappe da non perdere a Malcesine

Una visita all’affascinante borgo sul lago può iniziare dal centro storico, un pittoresco cuore di origine medievale caratterizzato da piazzette e vie acciottolate, le antiche case affiancate l’una all’altra, i muri in pietra, le porte, gli orti, i cortili, gli angoli mozzafiato nonché da osterie, ristorantini, pub, caffetterie, negozi e atelier.

Passeggiare nel raccolto centro consente di vivere appieno l’atmosfera che permea Malcesine, “Perla del Garda”, e raggiungere in poco tempo le sue attrazioni principali quali la Chiesa parrocchiale di Santo Stefano, la Chiesa dei SS.Benigno e Caro detta “della Disciplina”, il Palazzo dei Capitani, il Castello Scaligero e il Porticciolo.

Il Palazzo dei Capitani, edificato tra il Duecento e il Trecento, fu la sede dei capitani scaligeri e, successivamente del Capitano del Lago: oggi, ospita il Municipio e la Biblioteca ed è abbellito dal pregevole affresco nel salone su cui spiccano gli stemmi di Verona, del Capitano del Lago e della Gardesana, dagli scaloni, dalle ampie finestre in stile veneziano e da un poggiolo che dona una vista superlativa sul lago.

Il Castello Scaligero è simbolo indiscusso di Malcesine, in posizione scenografica su di uno sperone roccioso proteso sul lago: costruito con ogni probabilità in età longobarda e riedificato dagli Scaligeri di Verona attorno al Trecento, offre un suggestivo percorso di visita che si snoda tra punti panoramici unici, romantici cortili ed eleganti sale tra cui vanno citate la “Sala Goethe” dove vedere con i propri occhi i disegni realizzati dal poeta durante il suo soggiorno qui e la “Sala delle Galee“, mostra permanente che ripercorre gli usi cui venne destinato il castello nel corso dei secoli e la storia della navigazione sul lago.

Ma non soltanto: la torre del Castello, alta 70 metri, regala un panorama spettacolare sul lago, sul centro storico e al lato occidentale del Monte Baldo, e il Museo di Storia Naturale del Baldo e del Garda documenta, in nove sale, il patrimonio archeologico e naturale della zona tra il Garda e la montagna.

Non dimentichiamo, infatti, che il Monte Baldo, il più occidentale delle Prealpi Venete, veglia Malcesine ed è un altro dei motivi per cui vale la pena raggiungere il borgo lacustre: con un’altezza massima di 2218 metri, si fregia dell’appellativo di “Giardino Botanico d’Europa” grazie alla ricchezza della flora che va dagli ulivi agli oleandri fino alle viti, alla vegetazione mediterranea e alle stelle alpine.

La meraviglia delle spiagge e dei dintorni

Malcesine è una meta perfetta per chi preferisce il lago al mare e desidera rilassarsi in spiaggia: a soli 100 metri dal centro, ecco la Spiaggia di Paina, libera con una zona a pagamento e vari servizi, e poi la raccolta Spiaggia di Posterna, a ridosso del Castello.

Verso sud, si incontrano invece la Spiaggia Val di Sogno, da cui nei giorni di secca si può raggiungere a piedi l’Isola del Sogno, e la Spiaggia del lungolago, entrambe libere.

Esplorando i dintorni, non può mancare il delizioso borgo di Cassone di Malcesine con il fiume Arìl, il più corto al mondo con 175 metri di lunghezza, tre ponti e una cascata, e il Museo del Lago che, tra oggetti di uso quotidiano e attrezzi da lavoro, racconta com’era il passato sul lago.

Anche qui, spiccano due spiagge, a nord e a sud del centro storico.

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Savogno, il borgo fantasma tra le cascate

Incorniciato da paesaggi straordinari, a 932 metri di altezza, il piccolo borgo fantasma di Savogno si aggrappa alla montagna testimoniando la bellezza della antica vita rurale. Questo gioiello medievale alpino si può raggiungere esclusivamente a piedi, attraverso una splendida mulattiera, e si ripopola solo in estate. Il suo fascino fuori dal tempo l’ha reso una meta irresistibile delle Alpi, per visitatori ed escursionisti: scopriamolo.

Alla scoperta di Savogno, borgo fantasma della Lombardia

Antico villaggio in provincia di Sondrio, nel comune di Piuro, Savogno è arroccato su un terrazzo naturale dove si sviluppa gran parte dell’abitato, appena sopra le Cascate dell’Acquafraggia, in Valchiavenna, gioiello verde da scoprire, circondato da boschi e vicino alla località che, nel gergo dei paesani, prende il nome di Alpigia.

Il borgo ha origini medievali e conserva ancora le interessanti caratteristiche di un’architettura rurale spontanea, con mura in pietra e loggiati in legno. In passato, era diventato un punto di transito obbligato per chi si recava a Coira, capitale delle Tre Leghe Grigie, in Svizzera. Qui si può ammirare l’antica chiesa parrocchiale dedicata ai santi Bernardino da Siena e Antonio Abate, consacrata nel 1465, che presenta interessanti affreschi del periodo ed è impreziosita da un campanile dalle forme rinascimentali, uno dei pochi della Val Bregaglia a conservare immutati nei secoli i suoi tratti architettonici caratteristici. Nella parte alta del paese ci si imbatte, invece, in una seicentesca fontana pubblica, risalente ai tempi delle prime cure igieniche contro la peste manzoniana.

Savogno venne definitivamente abbandonato a partire dal 1968, a seguito di un progressivo spopolamento del villaggio da parte degli abitanti che avevano l’esigenza di trasferirsi nei paesi più a valle, facilmente accessibili. In estate, però, alcuni dei vecchi residenti tornano a ripopolarlo. Ma Savogno è anche una meta molto amata dai turisti, che nei mesi estivi possono soggiornare in rifugio di recente costruzione, godendo appieno di un luogo dalla bellezza indescrivibile.

Come raggiungere Savogno

Altrettanto suggestiva è la strada che conduce al borgo fantasma di Savogno. Per raggiungerlo, infatti, dovete lasciae la macchina e avventurarvi per la bellissima mulattiera in pietra che ha inizio presso la località Sarlone a Borgonuovo di Piuro. In tutto sono 2886 gradini che si inoltrano nel bosco, inerpicandosi sul fianco della montagna, ma il paesaggio che si rivela alla vista e il villaggio che aspetta i visitatori in cima ripagano della fatica.

Prima di intraprendere la salita si possono ammirare le incantevoli Cascate dell’Acquafraggia, che offrono percorsi trekking unici in Valtellina,  che per secoli hanno costituito il filone d’acqua necessario per lo sviluppo del borgo. Il loro maestoso spettacolo impressionò anche Leonardo da Vinci, il quale le descrisse nel “Codice Atlantico” con queste parole: “Su per detto fiume (la Mera) si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere…”. Tutt’attorno lo sguardo si ritrova ad abbracciare gli antichi terrazzamenti, un tempo coltivati a vigneto.

Arrivati a 590 metri, in località “Stalle dei ronchi”, si incontra una caratteristica fontana costituita da tre vasche in pietra, datata 1869. Qui si può effettuare una breve deviazione che permette di raggiungere un edificio interamente in pietra dove è situato un gigantesco torchio da vino, datato 1706.

Lungo il sentiero principale, ci si imbatte in un altro punto di notevole interesse, nei pressi di una cappella, situata in una zona panoramica da cui si può osservare dall’alto l’area dove un tempo sorgeva l’antico borgo di Piuro, cancellato dopo la frana del 4 settembre 1618. Da qui restano ancora 200 metri di dislivello per raggiungere Savogno, dove, una volta arrivati, si può godere di un panorama della vallata strabiliante, da uno dei più suggestivi terrazzi naturali della zona.