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Come in una fiaba: il sogno d’oriente in Italia

Esiste un luogo di incredibile bellezza nel nostro Paese, così bello da non sembrare neanche vero. Un gioiello che manifesta tutto il splendore negli esterni lussuosi e negli interni che si palesano in un caleidoscopio di colori, un capolavoro architettonico in stile moresco che rappresenta il più bel grande sogno d’Oriente mai realizzato in Italia. Stiamo parlando del Castello di Sammezzano.

Situato nel comune di Reggello, in provincia di Firenze, questo capolavoro di architettura orientalista è uno dei luoghi più affascinanti del nostro Paese. Circondato un suggestivo giardino, nel Valdarno, il castello è stato inserito tra i Luoghi del Cuore Fai.

Un bene prezioso da recuperare e salvaguardare che racconta una storia fatta di sogni grandiosi realizzati proprio nel nostro Paese, un sogno che però oggi sembra sempre meno accessibile da tutti.

Castello di Sammezzano

Castello di Sammezzano

Castello di Sammezzano, una bellezza fragile

Il Castello di Sammezzano è una bellezza fragile, così lo ha definito il Comitato per i duecento anni dalla nascita del Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona. L’edificio, infatti, non è attualmente accessibile e la sua grandiosa maestosità è contemplabile solo dall’esterno o dalle foto oggi diffuse sul web.

Quello di Sammezzano sembra un castello delle fiabe che ricorda la straordinaria Alhambra di Granada perché da quella prende ispirazione. Un sogno realizzato dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, su suo progetto e finanziamento.

Edificato tra il 1853 e il 1889, su una preesistente grande fattoria del 1605 , questo gioiello orientale ospita 365 stanze decorate in stile moresco, ognuna delle quali è dedicata a ogni giorno dell’anno. Dopo la morte di Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, che dedicò la sua intera vita a perfezionare l’edificio in cui visse per più di 40 anni, il castello fu lasciato in stato di abbandono.

Dopo essere diventato oggetto di saccheggio durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale è stato trasformato in un hotel di lusso fino agli anni ’90 per poi passare nelle mani di un’azienda inglese. Nuovamente abbandonato, a causa degli alti costi di manutenzione, il Castello di Sammezzano è diventato il simbolo di una fragile e infinita bellezza da preservare.

Castello di Sammezzano

Castello di Sammezzano

Un sogno a occhi aperti: gli interni del Castello di Sammezzano

Le istantanee che immortalano gli interni del castello rappresentano le testimonianze di quel sogno orientale mai dimenticato. Anche l’accesso alla struttura è pressoché impossibile al momento, ma attraverso le fotografie a nostra disposizione possiamo godere dei frammenti di quella grande bellezza. La stessa che contraddistingue in maniera univoca la sala dei Pavoni – Peacock Room -, il grande ambiente nel quale il padrone di casa intratteneva gli ospiti.

Stucchi e maioliche in stile moresco che caratterizzano la regale stanza, non sono altro che il preludio della meraviglia che che si snoda per il resto del castello.

Tutto intorno all’imponente struttura del Regello, c’è un meraviglioso parco lussureggiante nel quale campeggiano maestose sequoia che arrivano a sfiorare i 50 metri d’altezza.

La bellezza straordinaria dell’edificio lo ha trasformato, col tempo, in un sogno quasi proibito, nonché in un luogo di grande ispirazione per i registi cinematografici. Gli esterni, così come gli interni mozzafiato, sono apparsi in diversi i film romantici e sognanti, proprio come l’edificio. Tra i più famosi ricordiamo Finalmente… le mille e una notte di Antonio Margheriti, Il fiore delle mille e una notte di Pier Paolo Pasolini e il più recente Il racconto dei racconti – Tale of Tales.

Castello di Sammezzano

Castello di Sammezzano

 

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Il fascino di Miglionico, tra i borghi più belli d’Italia

In provincia di Matera affascina Miglionico, piccolo borgo dalle antiche origini che si fregia dell’appartenenza al circuito dei Borghi Più Belli d’Italia.

Roccaforte longobarda, passò poi tra i possedimenti del conte normanno di Matera, Alessandro Loffredo, che diede il via alla costruzione del Castello nel 1100, un fulgido esempio di architettura fortificata pre-sveva che, ancora oggi, cattura subito lo sguardo di chi arriva in paese.

Il maniero, che svetta imponente sullo sperone della collina di Cencree a dominio delle valli dei fiumi Basento e Bradano, è l’attrattiva più spettacolare del borgo e lo lega a un evento storico cruciale, quello della Congiura dei Baroni contro Re Ferdinando I di Napoli.

Miglionico

Veduta di Miglionico

Il Castello del Malconsiglio, storia di intrighi, tradimenti e sospetti

Il maestoso castello, con torri circolari e quadrate, è delimitato da un ampio cortile liberamente visitabile dove, al centro, spicca la cisterna che riporta lo stemma nobiliare dei Revertera, i duchi della vicina Salandra, che divennero proprietati del feudo nel 1624.
A loro si deve la trasformazione della fortezza in un elegante palazzo nobiliare con un notevole loggiato che dà accesso al secondo piano.

Ma la storia del Castello di Miglionico è legata a doppio filo alla Congiura dei Baroni delle Terre del Mezzogiorno nel 1485: nella “Sala Stella” si riunirono, infatti, i baroni ribelli capeggiati dai Sanseverino e dai Del Balzo.

La triste fine dei congiurati, uccisi nel 1487 per volere del Re, è valsa al maniero il nome di “Castello del Malconsiglio”.

Oggi tra le sue stanze è possibile seguire un percorso multimediale guidato tramite installazioni e schermi per conoscere meglio la storica vicenda e raggiungere la sala dove si svolse la congiura: qui potrete sedervi tra i manichini alla tavola imbandita di fronte al Re.

Miglionico

Piazza e Castello del Malconsiglio

L’imperdibile Polittico di Cima da Conegliano

Se meta di sicuro interesse è il Castello, da non perdere a Miglionico è anche il Polittico di Cima Da Conegliano all’interno della Chiesa Madre intitolata a Santa Maria Maggiore, in Piazza del Popolo.

Risalente alla metà del XIV secolo e ampliata nel Cinquecento con l’aggiunta delle cappelle laterali, la chiesa conserva pregevoli opere di elevato valore artistico quali, ad esempio, la seicentesca tela raffigurante la Madonna con Bambino e i SS. Bartolomeo e Martino di Pietro Antonio Ferro, la Madonna del Rosario a opera di Girolamo Todisco, la Madonna col Bambino in gloria tra i Santi Eligio e Carlo Borromeo e la Vergine Assunta a firma di Alessandro Fracanzano, e l’organo settecentesco a 312 canne del maestro Rubino da Castellaneta.

Tra tutte, però, spicca il Polittico di Giambattista Cima da Conegliano, realizzato nel 1499 a 18 pannelli in quattro ordini racchiusi in una cornice di legno con suggestivi dipinti a olio su tavola.

Da notare anche il Crocifisso ligneo del Seicento di Padre Eufemio portato in processione il 3 maggio per le vie del centro storico.

Tutta la bellezza del centro storico

Immancabile è una passeggiata lungo le strette stradine del’incantevole borgo dove lasciare vagare lo sguardo sulle facciate degli eleganti palazzi seicenteschi: Palazzo Petito, Palazzo Corleto e Palazzo Ventura-Aspriello.

Ecco poi il Convento di San Francesco, la Chiesa del Purgatorio con la torre del campanile con orologio e la cappella della Madonna delle Grazie con le pareti interne impreziosite dagli affreschi degli allievi di Giovanni Todisco.

Miglionico centro storico

Centro storico

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Gesualdo, il borgo panoramico nel cuore dell’Irpinia

Tra i Borghi Più Belli d’Italia, Gesualdo in provincia di Avellino è un affascinante borgo nel cuore dell’Irpinia raccolto attorno al suo castello medievale: strette lastrine lastricate, vicoli e antichi passaggi ne disegnano il centro storico e si aprono su incantevoli scorci panoramici sulla Valle del Fredane.

È conosciuto anche con il nome di “Città del Principe dei Musici” in onore di Carlo Gesualdo, l’ultimo importante esponente della polifonia rinascimentale.

gesualdo avellino

Scorcio di Gesualdo

Cosa vedere nel borgo panoramico

Dalla caratteristica forma circolare a cerchi concentrici attorno al castello, il centro di Gesualdo è idealmente suddiviso in tre aree:

  • a ovest della fortezza si addossano le piccole case costruite secondo i canoni dell’architettura feudale, con pochi vani e tetti spioventi
  • a sud si susseguono eleganti palazzi signorili del XVII secolo, perfettamente restaurati dopo il terremoto del 1980
  • a est si staglia l’autentica città barocca impreziosita da fontane, grandiosi portali, piazze e ampie scalinate

Passeggiando nel cuore antico del borgo, meritano una sosta in particolare i Palazzi Pisapia e Mattioli, dall’originale bellezza, la Fontana dei Putti, Piazza Umberto I e Piazza Neviera.

Ma non soltanto. Tra gli edifici religiosi spiccano la Chiesa di San Nicola e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie.

La prima risale al XII secolo e sorge nei pressi delle mura del castello. L’interno custodisce la tela raffigurante la Madonna della Neve, commissionata nel XVI secolo dal Principe Carlo Gesualdo all’artista napoletano Taurella.
Di sicuro interesse anche le statue in legno e le numerose reliquie che ne fanno meta di pellegrinaggio.

La seconda venne edificata nel 1592 insieme al Convento dei Cappuccini.
A un’unica grande navata, conserva altari rivestiti in marmo policromo ed è una delle chiese più frequentate e amate del suggestivo borgo dell’Irpinia.

gesualdo panorama

Panorama di Gesualdo con il Castello

Il leggendario Castello di Gesualdo

Il Castello è, senza dubbio, la meta principale da ammirare durante una visita a Gesualdo, fulcro del borgo antico che lo domina dall’alto e dona una visuale mozzafiato.

Maestoso e imponente, risale all’Alto Medioevo, forse all’epoca longobarda nel VII secolo su incarico di Romualdo, duca di Benevento, oppure, secondo alcuni, di Radelchi, Principe di Benevento, nel IX secolo.

Primo signore fu Guglielmo d’Altavilla e poi, nella seconda metà del Cinquecento, divenne dimora del Principe Carlo Gesualdo che qui si rifugiò da Napoli, dopo l’omicidio della moglie Maria d’Avalos e del suo amante, per sfuggire alla vendetta delle due potenti famiglie.
La leggenda narra che il Principe visse al castello nel senso di colpa per l’atto compiuto e che il fantasma di Maria d’Avalos si aggiri tra le stanze durante le notti di luna piena.

Per volere di Carlo Gesualdo, il castello da fortezza militare si trasformò in una splendida dimora signorile in stile rinascimentale.

Dopo decenni di abbandono, nel 1855 divenne proprietà della famiglia Caccese che lo riportò a nuova vita.

A seguito del sisma dell’1980, fu dichiarato inagibile fino a quando, nel Duemila, acquistato dal Comune e dalla provincia di Avellino, è stato sottoposto a restauro.

Oggi si presenta nuovamente in tutta la sua bellezza, con la facciata che richiama l’architettura ottocentesca e gli interni, dagli ampi soffitti a volta, in stile rinascimentale con elementi gotici.

Al piano terra sono visitabili le cucine e le stanze della servitù mentre al primo piano è esposta la Mostra permanente “Carlo Gesualdo da Venosa. Gli strumenti musicali” con fedeli riproduzioni degli strumenti musicali appartenuti al Principe, partiture a stampa e manoscritte, e stupende riproduzioni degli abiti in voga nelle corti nobiliari napoletane del Cinquecento.

gesualdo

Il borgo di Gesualdo

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Sigiriya: la leggenda dell’antica fortezza costruita sulla roccia

In un posto tanto lontano, quanto meraviglioso e suggestivo, esiste una fortezza costruita su una roccia, e in essa incastonata, che è considerata l’ottava meraviglia del mondo. Stiamo parlando dell’enigmatica e straordinaria Sigiriya, la reggia dello Sri Lanka, sospesa tra terra e cielo e tra realtà e leggende.

Situata su una collina vulcanica ad un’altezza che sfiora i 370 metri, la fortezza, completamente scolpita nella pietra, è stata riconosciuta nel 1982 come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. In ogni periodo dell’anno, qui, si recano migliaia di viaggiatori provenienti da tutto il mondo.

L’impatto visivo è quasi devastante: la fortezza emerge prepotentemente dalla natura incontaminata dello Sri Lanka per stagliarsi contro il cielo. Ma è solo avvicinandosi, passo dopo passo, che ci si rende conto della complessità, apparentemente inspiegabile, di una delle più incantate meraviglie del nostro Pianeta.

Sigiriya

Sigiriya

Sigiriya: tra realtà e leggende

Situata nel Distretto di Matale, nelle vicinanze di Dambullain, la fortezza costruita su una roccia vulcanica che possiamo vedere oggi è fatta risalire al V secolo d.C, tuttavia secondo gli storici e gli archeologici le sue origini affondano le radici in epoche ben più antiche. È probabile che le popolazioni antiche abitassero o utilizzassero questa altura già 10000 anni fa.

La costruzione è fatta risalire alla volontà del re Kasyapa che scelse proprio l’ammasso magmatico per costruire la sede del suo intero, una reggia naturale contraddistinta da giardini, affreschi e disegni scolpiti nella roccia. La storia vuole che per insidiarsi nel regno, il re uccise suo padre e bandì suo fratello per poi ergere il suo straordinario palazzo.

Ma la scia di sangue collegata a questo regno non era destinata a finire. Secondo la storia, infatti, a seguito di un’invasione il sovrano si suicidò e la montagna vulcanica fu restituita ai monaci buddisti che ci abitavano prima che questo si insediasse, gli stessi che l’abitarono, secondo le fonti, fino al XIV secolo.

La storia potrebbe finire qui ed esaudire così la curiosità di molti di noi, ma la verità è che questa narrazione non spiega la complessità dell’intera fortezza. Attraversando la fortezza, infatti, è impossibile non notare tutti quei dettagli all’avanguardia che sembrano inspiegabili per un epoca così lontana. E poi ci sono quelle donne, misteriose e bellissime, che appaiono negli splendidi affreschi della parte inferiore della fortezza.

Questi possono essere spiegati da un’altra versione della storia che conosciamo e che dipinge il re Kashyapa come un uomo molto bello e potente circondato da molte donne. Quelle raffigurate, quindi, sarebbero proprio le sue concubine.

Naturalmente ci sono altre storie che ruotano attorno a questo sito e che riguardano proprio la terra dello Sri Lanka. Secondo alcuni, la fortezza sarebbe stata eretta per imitare il regno di Kuvera, dio della ricchezza, e le figure sugli affreschi delle divinità.

Sigiriya

Sigiriya

Le fauci del leone

Per avere le idee ancora più chiare – o forse ancora più confuse – c’è anche un elemento imprescindibile che dobbiamo considerare, ovvero la presenza di due possenti zampe di un leone. Le troviamo proprio all’ingresso del portale che conduce sulla parte superiore della fortezza.

Il nome stesso Sigiriya, composto dai due termini sinha e giriya tradotti come leone e gola, è un chiaro riferimento all’animale. Secondo gli storici le due grandi zampe sono solo i resti della figura di un leone, forse proprio con le fauci spalancate che facevano da ingresso.

Questo ha portato a tante altre teorie e ipotesi, anche più misteriose, per giustificare in qualche modo la costruzione di un luogo così straordinario. Qualche anno fa, la ricercatrice Amelia Sparavigna, ha ipotizzato un collegamento tra il complesso archeologico di Sigiriya e lo zenit del Sole. Il suo studio ha aperto la strada a nuove ipotesi relative alla funzione astronomica del sito esistente, prima ancora delle storie e delle leggende che ora conosciamo.

Sigiriya

Sigiriya

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Acaya, un vero e proprio esempio di città fortificata

La splendida regione Puglia è principalmente presa d’assalto durante la bella stagione grazie alle sue spiagge paradisiache e al mare cristallino da cui è lambita. Ma questa meraviglia italiana cela anche imperdibili località di notevole rilevanza storica. Una di queste è Acaya, che si distingue per essere un vero e proprio esempio di città fortificata.

Acaya, la storia

Acaya è una frazione di circa 450 abitanti del comune di Vernole, in provincia di Lecce. In passato il borgo prendeva il nome di Segine, per poi essere cambiato per volere di Gian Giacomo dell’Acaya nel 1535, ovvero colui che si impegnò nella completa fortificazione del minuscolo paese, costruendovi la cinta muraria, il fossato, i bastioni e i baluardi.

Con la morte di quello che potremmo definire il suo padre fondatore, il feudo passò nel 1575 al Regio Fisco e successivamente, nel 1608, fu acquistato da Alessandro De Monti. Fu così che per Acaya iniziò un periodo di decadenza che degenerò dopo la devastazione ottomana del 1714.

Verso la fine del XVII secolo, il feudo fu liquidato ai De Monti-Sanfelice i quali, nello stesso anno, lo vendettero ai Vernazza. Essi furono gli ultimi feudatari fino all’eversione della feudalità nel 1806.

Perché Acaya è un vero esempio di città fortificata

Acaya colpisce sin da subito per la sua armonia e bellezza, ma oltre a questo vanta anche una particolare importanza storica. Il motivo è piuttosto semplice: attualmente è l’unico esempio di città fortificata del Meridione d’Italia uscita indenne dai secoli e dalle guerre. Il tutto mantenendo il suo affascinante aspetto seicentesco.

città fortificata salento

Un angolo di Acaya

Infatti, il borgo fortificato riflette gli schemi ideali della città-fortezza in quanto in essa si scorge l’impostazione delle opere difensive costituite dalla cinta bastionata con “fianchi ritirati”, ma anche la morfologia urbana dal rigido tracciato ortogonale, entrambi elementi fondamentali della nuova urbanistica. Le strade interne sono pianificate militarmente e non presentano la classica conformazione “a gomitolo” dei centri storici delle città italiane: sono inserite in un piano di strade dritte ben distanziate che si intersecano tra loro orizzontalmente e verticalmente.

Cosa vedere ad Acaya

Tante le cose da vedere ad Acaya, a partire dalla sua porta d’ingresso dedicata a Sant’Oronzo, un’imponente struttura realizzata nel 1535. È caratterizzata per essere a fornice unico e conserva ancora, all’interno degli stipiti, gli incassi litici del portone.

Suggestiva la sua facciata poiché arricchita dalla presenza di vari stemmi e lapidi (Acaya, Vernazza, De Monti) sormontati dalle insegne imperiali di Carlo V. Il fastigio della porta è scavalcato da una statua lapidea di Sant’Oronzo, protettore dell’antico borgo.

Imperdibile è il suo Castello che si mostra come la testimonianza tangibile di un potere feudale, intorno al quale si è sviluppata la storia di queste popolazioni. Risale al 1535-1536 ed è un edificio trapezoidale intorno ai cui lati Est e Sud vi sono gli ambienti a pianoterra. Inoltre, è collegato con la terraferma attraverso un unico ponte. Il Castello di Acaya è oggi sede di mostre archeologiche permanenti e di arte contemporanea.

castello acaya

Il Castello di Acaya

Bellissima anche la Chiesa Parrocchiale del borgo fortificato che risale al XVI secolo. La struttura è dedicata alla Madonna delle Neve ed è in stile neoclassico. L’interno, a tre navate separate da pilastri, possiede sei altari laterali. Fu riedificata quasi completamente intorno al 1865.

Davanti alla Chiesa non perdete l’occasione di ammirare la Torre Campanaria che fu ristrutturata da Gian Giacomo dell’Acaya.

Seppur di piccole dimensioni, merita una tappa anche la Cappella di San Paolo che fu costruita intorno alla metà del XVIII secolo. Essa presenta una facciata con un frontone triangolare interrotto nella zona centrale da una croce. L’interno è ad aula unica rettangolare e con un modesto altare.

Non si può di certo perdere il pittoresco Centro Storico a pianta regolare. Qui vi sono tre strade da Est a Ovest e sei strade che le tagliano da Nord a Sud. Un antico abitato che fu fortificato con l’assenso di Carlo V proprio per realizzare una struttura difensiva più distante dalla costa che riuscisse a rispondere in modo più adeguato agli attacchi dei turchi che in quegli anni sbarcavano in massa sulle coste pugliesi.

E poi la sua affascinante Cinta Muraria che sfoggia una forma rettangolare con tre baluardi. Sulla parte superiore delle mura vi era un camminamento di ronda per le guardie e tutte erano circondate da un fossato. Tre dei quattro angoli della fortificazione sono muniti di robusti bastioni. Nel quarto, posto a Sud-Ovest, svetta il maestoso Castello di Acaya.

acaya puglia

Le vie del Centro di Aacya

La Riserva Naturale Le Cesine

La splendida città fortificata di Acaya si trova a 5 km dal Mare Adriatico e dalla Riserva Naturale Statale Le Cesine. Essa è costituita da dune, un’area palustre, una pineta, la macchia e la zona coltivata. Presenti, inoltre, due stagni: Salapi e Pantano Grande, entrambi alimentati dalle piogge e separati dal mare da un cordone di dune sabbiose.

L’Oasi è gestita dal WWF e la sua superficie è fondamentalmente rappresentata da pineta a pino d’Aleppo e pino Domestico. La fauna, invece, è composta da anfibi, rettili e da numerose specie di uccelli che popolano i vari ambienti della Riserva nei diversi periodi dell’anno.

Il simbolo è il moriglione, un’anatra tuffatrice che popola i suoi stagni salmastri durante i mesi autunnali e invernali. Importante è anche la presenza della pianta lianosa detta Periploca Maggiore, specie a rischio di estinzione.

La Riserva può essere vista durante tutto l’anno, anche se bisogna prenotare in anticipo. Ciò vuol dire che prima di recarsi è opportuno verificare che ci sia possibilità di visitarla.

Insomma, Acaya è una vera e propria perla medievale che rappresenta anche un sogno utopico e un’idea perfettamente rinascimentale di Gian Giacomo dell’Acaya. Del resto lui fu in grado di creare una città ideale e armonica, in scala rispetto a centri più grandi, ma che comunicasse questo “disegno”. Basti pensare che proprio a lui si devono anche le Mura di Lecce, il Castello di Crotone, intitolato a Carlo V, la Fortezza di Amantea, in Calabria e la realizzazione finale di Castel Sant’Elmo a Napoli.

Acaya cosa vedere

Una splendida veduta di Acaya

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Due cuori, un castello e non solo: straordinari alloggi per due

Quando il calendario segna l’arrivo di febbraio sappiamo che San Valentino è vicino. È questo il momento perfetto per celebrare l’amore con una nuova e fantastica avventura di viaggio da condividere. E dobbiamo confessarvi che le proposte di quest’anno sono particolarmente allettanti, costruite proprio per soddisfare le esigenze delle coppie e la voglia di vivere nuove e straordinarie esperienze.

In occasione della festa degli innamorati, infatti, potrete viaggiare in compagnia della vostra metà in Inghilterra e alloggiare all’interno di una carrozza di lusso tutta per voi, oppure raggiungere direttamente la Loira per dormire in un castello suggestivo e affascinante. Se volete restare in Italia, allora, lasciatevi ispirare da un glamping straordinario immerso nella natura per un’esperienza da “Due cuori e una capanna“.

Queste sono solo alcune delle idee da fare vostre e da prenotare su Airbnb per un viaggio indimenticabile. Non indugiate troppo però, secondo la piattaforma di affitti brevi, infatti, le ricerche per alloggi per due persone tra l’11 e il 14 febbraio sono aumentate in modo significativo rispetto allo scorso anno. Pronti a partire?

Dormire in una carrozza di lusso vintage

In Inghilterra, e più precisamente a Ullock, esiste un alloggio straordinario che vale da solo l’intero viaggio. Si tratta di una carrozza ferroviaria degli anni ’50 situata proprio sui binari della linea che un tempo attraversava il villaggio della Cumbria al confine con il Parco Nazionale del Distretto dei Laghi.

La carrozza è stata trasformata in un alloggio di lusso con tutti i comfort a disposizione degli ospiti. C’è un antico letto king size che campeggia nella zona notte, un bagno privato con tanto di prodotti di lusso provenienti dal distretto dei laghi e una zona giorno open space con cucina.

Ullock, la carrozza trasformata in alloggio

Ullock, la carrozza trasformata in alloggio

In tenda, tra il mare e la natura

Due cuori, una tenda, la natura e il mare, di cos’altro avete bisogno per celebrare l’amore? La proposta di glamping offerta da Le Lagore, e prenotabile su Airbnb, è un omaggio all’autenticità e alla bellezza. Situata sul Golfo di Levanto, con tanto di vista panoramica, la tenda è immersa nella macchia mediterranea che circonda il territorio.

Dormire in un castello francese del XIX secolo

Una fuga romantica, per essere chiamata tale, ha bisogno di un castello, e Airbnb lo mette a vostra disposizione. Il bed and breakfast Château de la Préuille, infatti, vi offre un’esperienza da fiaba permettendovi di dormire all’interno di un castello nella Loira che risale al XIX secolo. Completano l’offerta una vista spettacolare sul laghetto con le ninfee e tutti i comfort regali.

Francia chateau

Château de la Préuille

San Valentino in caravan

Se preferite un viaggio di coppia all’insegna dell’avventura e dell’ironia, allora questo caravan situato all’interno di un ranch americano è il posto giusto che fa per voi. In realtà non siamo in America ma a Birchington-on-Sea, una piccola cittadina situata nella contea del Kent, in Inghilterra. È qui che il Club Jupiter ha creato un caravan park per permettere agli ospiti di vivere un’esperienza di altri tempi.

In Costa Azzurra a bordo di una barca

Un’altra esperienza romantica è a disposizione di tutti gli innamorati nei giorni di San Valentino e non solo, perché è sempre una buona idea celebrare l’amore in Costa Azzurra. La casa galleggiante è ormeggiata sul famoso canale del Porto di Fréjus e offre una proposta di lusso che comprende una vasca idromassaggio, la vista sul mare e il suono delle onde a ogni ora del giorno e della notte che potete ascoltare comodamente sulla grande sedia a dondolo mentre sorseggiate champagne.

Casa galleggiante in Costa Azzurra

Casa galleggiante in Costa Azzurra

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Le teste di pietra del Castello Incantato di Sciacca

C’è un luogo, situato sopra un terrazzo collinoso che precipita nello splendido mare siciliano, in cui sembra di entrare in un regno speciale: il Castello di Sciacca in provincia di Agrigento. In realtà non è un vero e proprio maniero in stretto senso architettonico, è più una fortezza che si rivela uno scrigno di arte, creatività ed estro, a tal punto da essere chiamato anche “Castello Incantato“.

Il Castello Incantato e la sua assurda storia

Il Castello Incantato si trova alle pendici del Monte Kronio ed è un vero gioiello di Sciacca, affascinante borgo siculo lambito da un mare cristallino e caratterizzato da un profilo colorato grazie alle sue case, la ceramica e le celebri acque termali (e per i più festaioli anche il Carnevale).

Un luogo che è un vero e proprio giardino-museo a cielo aperto, che nasce dal desiderio di una personalità artistica unica: Filippo Bentivegna. Basti pensare che la narrazione popolare lo considerava pazzo. Egli, infatti, fu costretto a scontare alcune vicissitudini che misero a repentaglio la sua salute fisica e mentale, tra cui una legnata in testa, ricevuta negli Stati Uniti dove era emigrato in cerca di fortuna, che gli procurò una lesione cranica per la quale fu dichiarato inabile al lavoro.

Costretto a rientrare in patria, decise di comprare un piccolo appezzamento di terreno poco fuori il centro abitato di Sciacca, iniziando un frenetico lavoro di scavo per recuperare la pietra necessaria alla creazione del suo Castello Incantato. Nel corso del tempo il giardino diventò il suo mondo in cui viveva rintanato, lontano da ogni rapporto con la società.

Una condizione che lo portò ad autoproclamarsi “Signore delle Caverne” a causa dei numerosi cunicoli da lui scavati. Ma non solo. Quelle rare volte che si aggirava per le vie del borgo siciliano lo faceva con un piccolo bastone tenuto in mano a mo’ di scettro, simbolo della sua maestà, ma solo fino al 1967, quando all’età di 78 anni, lasciando una stravagante galleria di sculture unica nel suo genere e certamente di non facile interpretazione artistica, Filippo Bentivegna morì.

giardino incantato sciacca

Il giardino-museo di Sciacca

La sua fu un’opera che, nel corso degli anni, non ricevette mai la giusta attenzione. Il tutto perché Filippo era il “pazzo”. Infatti, dopo la sua morte, il maniero rimase per anni abbandonato e frutto di sciacallaggio.

Fortunatamente, alla fine degli anni ’60, un collaboratore di Jean Dubuffet, artista e teorico dell’Art Brut, riuscì a visitare il podere, riportando in dono a Dubuffet alcune “teste” di Filippo. Queste furono inserite nella sua personale collezione nel 1971, venendo poi esposte a Losanna, nel Museo dell’Art Brut nel 1976.

Proprio per questo, nel 1973, la regione Sicilia decise di acquistare il fondo dagli eredi e l’11 febbraio 2015 il Castello Incantato venne dichiarato bene culturale ai sensi del Codice dei Beni Culturali della Repubblica Italiana. Una storia, quindi, che ci insegna che i veri pazzi siamo noi ad averlo ignorato e deriso per tanti anni, e non Filippo Bentivegna che nella sua tragedia aveva trovato ispirazione.

Il significato del Castello Incantato e delle sue teste di pietra

Dalla pietra nuda, quindi, Bentivegna ha donato una forma alla sua vita e al dolore provato. Da qui affiorano le “anime” che abitano il Castello Incantato tramite affascinanti volti scolpiti nella roccia.

Un popolo rupestre di sudditi con cui l’eclettico artista viveva e parlava. Del resto, per ogni volto scolpito c’era una nome e una storia. Un susseguirsi di teste da osservare in religioso silenzio che si mescolano alla natura e alle grotte scavate dalle mani dello stesso scultore. E passeggiarci fa vivere una grande illusione: si è convinti di ammirare le tante opere, ma in realtà sono proprio quelle teste a guardare i passanti, accennando qualche tiepido sorriso.

castello incantato sciacca

Un angolo del Castello Incantato di Sciacca

Profili definiti, altri solo abbozzati, che conducono al cuore del giardino di pietra in cui si apre la piccola casetta dove Bentivegna viveva e riposava. Al suo interno diverse pitture murarie che raccontano il suo soggiorno negli Stati Uniti, in un’esplosione di speranza e tragedia: grattacieli che si librano verso l’alto, case e chiese, uno specchio di pesci in cui i grandi inglobano i piccoli. Una traccia di malinconia e tristezza, senza trovare una vera e bramata accoglienza.

Del resto, l’obiettivo di Filippo Bentivegna era quello di recuperare la memoria da quando fu ferito gravemente alla testa in quel Paese, l’America, che profumava di speranza e futuro. Un’enorme delusione percepita al massimo soprattutto quando, in seguito all’aggressione, fu lasciato in mezzo a una strada, forse da un rivale in amore. Si narra, infatti, che Filippo avrebbe voluto sposare una giovane donna statunitense, ma che la sua volontà fu interrotta violentemente.

Eppure la sua inquietudine ha trovato espressione, poiché  nel modo di vivere di Filippo esistevano dei tratti schizofrenici, ma senza che egli si allontanasse veramente e mai dalla realtà.

Sciacca, cosa vedere assolutamente

A prescindere dal Castello Incantato, che veramente consente di entrare in un’altra dimensione dove tutto è surreale e magico, merita certamente una visita anche il bel borgo di Sciacca.

Tra le attrazioni da visitare menzioniamo il Duomo (o Chiesa Madre), facilmente identificabile in Piazza Don Minzoni, che presenta una struttura tipicamente a croce latina, con tre absidi risalenti all’epoca normanna. Se già dall’esterno si può intuirne la maestosità, sono gli interni a stupire maggiormente, grazie all’affresco sul soffitto della navata centrale raffigurante l’Apocalisse (di Tommaso Rossi) e l’alternarsi di scene che hanno contraddistinto la vita di Maria Maddalena, poste nelle navate laterali.

Affascinante anche il Palazzo Steripinto, una dimora aristocratica realizzata agli inizi del 1500 da Antonio Noceto in stile catalano-gotico, che è forse una delle più incredibili testimonianze dell’arte costruttiva del luogo. La sua peculiarità? La fitta serie di bugne di pietra che rivestono la facciata a punta di diamante, con ornamenti di smerli e bifore che creano un effetto decorativo singolare. Un vero e proprio tripudio di colori e di sfarzosità.

Ma Sciacca è anche sinonimo di mare irresistibile e spiagge da sogno come, per esempio, il lido situato nei pressi di Capo San Marco. Un angolino in cui rifugiarsi per rilassarsi tra sole, mare limpido e fondale basso.

Insomma, Sciacca è un vero e proprio scrigno di tesori adatti a tutte a le esigenze, ma è anche il luogo perfetto per fare un salto nel mondo dei sogni, grazie al suo incredibile Castello Incantato abitato da tantissime e bizzarre teste di pietra.

Sciacca cosa vedere

Il bel borgo di Sciacca

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Anche l’Italia ha il suo castello incantato: la Rocchetta Mattei

Tutti quanti abbiamo sognato i castelli fiabeschi che ci venivano raccontati nelle storie magiche della nostra infanzia. Grandi rocche, torri alte, arazzi e finiture preziose che rendevano la casa di principi e principesse un luogo incantano in cui perdersi tra i lunghi corridoi ricchi di preziosi dipinti. Non serve fuggire in un libro di fiabe per bambini, per ammirare lo splendore di un vero castello basta guidare fino alla Rocchetta Mattei, nei dintorni di Bologna.

Un piccolo capolavoro architettonico, aperto al pubblico dal 2015, dopo una lunga e importante operazione di recupero dell’edificio. La ristrutturazione è riuscita a ristabilirne il valore artistico e culturale per renderla nuovamente accessibile al pubblico dopo anni di chiusura e abbandono. Finalmente la Rocchetta è tornata a incantare tutti con il suo fascino.

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La Rocchetta Mattei al tramonto

Il castello delle fiabe è chiamato “Rocchetta Mattei” in memoria del conte Cesare Mattei (1809-1896) che lo fece edificare sulle rovine di una antica costruzione risalente all’XIII secolo, la Rocca di Savignano. La struttura del castello fu modificata più volte dal conte e dai suoi eredi, rendendola così un complesso labirinto di torri, scalinate monumentali, sale di ricevimento, corridoi e camere private. Al suo interno si può ammirare un mix elegante di stili architettonici diversi: dal neomedievale al neorinascimentale, dal moresco al Liberty.

Cesare Mattei nacque a Bologna nel 1809 da famiglia agiata, crebbe a contatto con alcuni dei più importanti e significativi personaggi dell’epoca. La morte della madre nel 1844 e la deludente esperienza politica lo spinsero a cambiare vita. Così decise di ritirarsi nella tenuta di Vigorso per studiare la sua “nuova medicina”. Nel 1850 acquistò i terreni dove sorgevano le rovine del castello medievale e iniziò la costruzione della “Rocchetta”, dirigendone personalmente i lavori. Lì si stabilì definitivamente a partire dal 1859, conducendo una vita da signore medievale con tanto di corte. Negli anni seguenti, decise di impiegare la sua vita nella missione di divulgazione della medicina alternativa che battezzò Elettromeopatia. Il castello divenne così famoso in tutto il mondo.

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Alcuni dettagli della Rocchetta Mattei

Situato nei dintorni di Bologna, nel territorio di Grizzana Morandi. In questa splendida zona si possono apprezzare eccellenze di vario genere, dalle le antiche tracce etrusche, ai suggestivi borghi medievali, passando per bellissimi parchi immersi nella natura e i luoghi che ispirarono l’arte contemporanea. Immersa in un paesaggio suggestivo, dai colori caldi e luminosi, spunta il castello delle fiabe. Tra fascino e mistero, natura e storia, sorge la Rocchetta Mattei con il suo stile unico e inconfondibile che incanta e meraviglia.

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La bellezza della Rocchetta Mattei

I lavori di ristrutturazione hanno permesso di evidenziare e dare lustro ai particolari che rendono la Rocchetta Mattei così unica e preziosa. Curatissima in ogni dettaglio, si possono ammirare motivi geometrici decorare i soffitti, cupole d’orate e tanta rigogliosa vegetazione a circondare la struttura rendendola ancora più affascinante.

Per visitare questo stupendo posto è necessario prenotare il biglietto online sul sito ufficiale. Ideale per una gita fuori porta in giornata, per sentirsi in una fiaba e godere della bellezza nascosta del nostro Paese.