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Puoi scoprire il mondo in 5 mesi, a bordo di una nave

Il mondo che abitiamo è un luogo meraviglioso, è il custode di un patrimonio immenso fatto di natura, storia e cultura, di paesaggi mozzafiato, di arte e di tradizioni lontane tutte da scoprire. Lo sanno bene quelle persone che hanno fatto del viaggio una missione di vita, e che attraverso questo ogni giorno vanno alla scoperta del globo.

Oggi c’è un nuovo modo per farlo, inedito, sorprendente e unico, ed è quello che ci porta a scoprire il pianeta via mare, che attraversa 3 oceani e ben 41 Paesi. Si tratta di una crociera intercontinentale che promette di farci vivere l’avventura di una vita, un viaggio indimenticabile a bordo di una nave.

La compagnia di navi da crociere Regent Seven Seas Cruises ha infatti annunciato un nuovo itinerario, il più lungo della sua storia. Un’esperienza irripetibile chiamata The Sense of Adventure che condurrà gli avventurieri ai confini del mondo per 5 lunghi mesi. Chi vuole salire a bordo?

The Sense of Adventure: la crociera di una vita

Saranno 154 le notti da trascorrere a bordo della Seven Seas Mariner, la nave da crociera firmata Regent Seven Seas Cruises, le stesse che permetteranno di scoprire la bellezza del mondo che abitiamo e di spingerci dove non abbiamo mai osato farlo. I 77 porti di scalo, infatti, permetteranno di esplorare ben 41 paesi, mentre la lunghissima navigazione farà conoscere agli ospiti della nave le meravigliose acque di 3 oceani.

Tutti sono invitati a prenotare un posto su quella che sarà la crociera più lunga ed entusiasmante della compagnia, che salperà nel mese di gennaio del 2026. A bordo di questa sarà possibile scoprire l’America, il Pacifico Meridionale, l’Australia, l’Asia, l’Africa e l’Europa.

Tra i luoghi più suggestivi di questo viaggio intercontinentale ci sono anche le isole di Lifou e Maré, nell’arcipelago della Nuova Caledonia nel Pacifico meridionale e l’isola di Sumba, in Indonesia. Paradisi terrestri, questi, che si alterneranno a città d’arte, metropoli, isole e arcipelaghi e luoghi iconici che mai fino a questo momento abbiamo potuto ammirare con un solo viaggio.

Trascorrere 5 mesi in crociera: tutti i dettagli

Con i 154 giorni di navigazione, la crociera permetterà ai viaggiatori di vivere viaggiando per 5 mesi, un periodo di tempo che consentirà di esplorare molte delle bellezze naturalistiche, artistiche e culturali del mondo ancora sconosciute. Un’opportunità, questa, sicuramente imperdibile per tutti gli smart worker e i nomadi digitali che potranno vivere l’esperienza di una vita senza rinunciare a lavorare.

Ma cosa succederà a bordo della nave? Quello che sappiamo al momento è che la Seven Seas Mariner offrirà oltre 400 escursioni gratuite per permettere agli ospiti esplorare le destinazioni e di perdersi e immergersi totalmente queste. Il viaggio, inoltre, prevede anche 16 pernottamenti a terra in alcuni Paesi come Bora Bora, Darwin e Namibia.

La partenza è prevista il 10 gennaio del 2026 da Miami, in Florida. Le prenotazioni, invece, saranno aperte a partire dal 22 marzo del 2023. Ma quanto costa vivere per 5 mesi su una nave di lusso? Il costo, a persona, parte da 94.999 dollari, circa 89000 euro, ma per viaggiare intorno al mondo, forse, ne vale davvero la pena.

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Ville, castelli e dimore: un itinerario da sogno

È un patrimonio dallo straordinario valore culturale e architettonico quello che custodisce il Veneto, plasmato da eleganti dimore, sontuose ville e notevoli castelli.

Oggi, dall’incontro dei proprietari di Ville Venete, Castelli e Dimore storiche, è nato il progetto turistico, unico al mondo, VilleCastelliDimore che offre ospitalità ed esperienze autentiche nel solco
della storia.

VilleCastelliDimore, una ricca offerta turistica ed esperienziale

La civiltà delle Ville Venete è un mondo tutto da scoprire” ha dichiarato l’assessore al turismo della Regione del Veneto Federico Canerperno attorno a cui una volta ruotava l’intero sistema sociale ed economico della Serenissima in terra ferma.
Sono simboli di arte, cultura ma anche di un virtuoso sistema che risulta straordinario per attrarre il turismo in luoghi che sono un grande tesoro della nostra terra. In un contesto di grande offerta, da quella vitivinicola all’esperienziale, attorniati da capolavori creati da architetti del calibro di Palladio e con opere di artisti come Veronese o Tiepolo.
Il progetto VilleCastelliDimore riunisce insieme eccellenze che sono autentici gioielli per offrire l’occasione di scoprire la grande ricchezza del territorio, The Land of Venice, compreso tra mare e laguna, colline e montagne, laghi e città d’arte”.

VilleCastelliDimore oggi si presenta al pubblico grazie a un portale dedicato dove è possibile conoscere la ricca offerta turistica ed esperienziale del gruppo di dimore e prenotare il proprio soggiorno per una vacanza all’insegna della bellezza, del relax, dell’enogastronomia e scegliere tra molteplici attività proposte come, ad esempio, assaggiare un vino d’eccellenza, la cui produzione risale a 1000 anni fa, comodamente seduti in splendide terrazze che si affacciano sui paesaggi UNESCO del Veneto.
Oppure passeggiare tra le splendide sale affrescate, accompagnati nella visita dal proprietario stesso, spesso discendente delle antiche famiglie patrizie della Serenissima.

Ma non è tutto: il portale accoglie anche i singoli desideri del visitatore, che possono spaziare dagli affitti in esclusiva per vivere momenti indimenticabili come matrimoni e cerimonie fino ad arrivare a eventi aziendali, team building e shooting.

Insomma, soggiorni, vacanze, arte, natura, cultura ed esperienze che spaziano dall’arte al relax, alle degustazioni di vini e prodotti del territorio per arrivare alle location più prestigiose per eventi grandiosi.

VilleCastelliDimore: “Esistiamo da sempre. È tempo di conoscerci”.

Il progetto d’eccellenza raccoglie 31 location di pregio a comporre una miriade di offerte turistiche che spaziano dal Delta del Po alle Dolomiti, dal Lago di Garda fino alla Riviera del Brenta, passando per i Colli Berici ed Euganei, fino alle Colline del Prosecco.

Le Dimore prescelte sono custodi di luoghi segreti, leggende di famiglia e racconti che si tramandano di generazione in generazione: durante la visita, infatti, potrete conoscere racconti di vita vissuta legati alle famiglie nobiliari che risalgono anche a mille anni fa.
O, ancora, antichi roseti, giardini segreti e leggende ricche di fascino e mistero.

Ecco alcune delle location esclusive da ammirare grazie a VilleCastelliDimore:

  • Serra di Villa Alpago-Novello a Frontin di Trichiana
  • Castello di Roncade nel silenzio della campagna veneta, ad appena mezz’ora di auto da Venezia
  • Villa Guerriera Rizzardi nel cuore di Bardolino
  • Parco Frasanelle gioiello sui Colli Euganei con villa cinquecentesca e la Grotta degli Innamorati
  • Villa Valmarana ai Nani a pochi minuti dal centro storico di Vicenza
  • Castello di San Salvatore nel cuore delle Colline del Prosecco
  • Villa Roberti a Brugine
  • Castello di San Pelagio a Due Carrare, Padova
  • Complesso di Valsanzibio a Galzignano Terme
  • Villa San Liberale a Feltre (Belluno)
  • Tenuta Ca’ Zen poco distante dal Parco del Delta del Po
  • Castello del Catajo a Battaglia Terme
  • Castelbrando a soli 50 minuti di auto da Venezia
  • Castello di Thiene tra Vicenza e Bassano del Grappa
  • Villa Tiepolo Passi alle porte di Treviso
  • Villa di Modolo a Belluno
  • Villa Stecchini a Romano D’Ezzelino
  • Tenuta Rechsteiner a Ponte di Piave
  • Villa Della Torre a pochi passi da Verona e dalle rive del Lago di Garda
  • Villa di Montruglio a Barbarano Mossano
  • Villa Foscarini Rossi sulle rive del Fiume Brenta, appena fuori dal centro storico di Padova
  • Palazzo Cortevigodarzere, a Padova
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Valparaìso: la città che sembra una galleria en plein air

Ci sono dei luoghi in cui l’arte e la cultura attirano l’interesse dei turisti, altri invece si fanno apprezzare per la bellezza della natura incontaminata, poi ci sono quei luoghi che si fanno amare senza un motivo razionale. Ciò che attira e li rende unici è inspiegabile, hanno in sé qualcosa di vibrante e vivace a cui è impossibile non cedere. Valparaiso con il suo mix di vecchio e nuovo a metà tra colline addormentate e un porto florido è una di quelle città nel mondo che si fa apprezzare dal primo momento. La città cilena, riesce ad esprimere in pieno la sua anima eclettica attraverso i murales che adornano i palazzi e che l’hanno trasformata in una galleria a cielo aperto, pronta a stupire il visitatore ad ogni angolo.

La città patrimonio dell’Unesco amata da Neruda

Una delle città più belle del Cile, Valparaiso viene considerata un vero e proprio gioiello all’interno del pacifico, tanto che nel 2003 il centro storico è stato considerato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Inoltre, la città è stata una delle più amate da Pablo Neruda, che vi ha abitato per alcuni anni, tanto che la sua residenza “La Sebastiana” oggi è diventato un museo.

Un murales pittoresco di Valparaiso

Fonte: 123RF

Uno dei tanti murales di Valparaiso

Il suo stile colorato, quasi bohémien esce allo scoperto attraverso i suoi bellissimi murales. Proprio i disegni che campeggiano sui palazzi, ne hanno fatto la capitale della street art in Sud America. Valpo, come viene chiamata affettuosamente dagli abitanti del posto è riuscita a coniugare l’arte e la voglia di comunicare messaggi importanti. Molti dei murales che ricoprono le facciate di interi edifici, rendono unico uno scorcio o portano alla luce un vicolo nascosto, non sono semplicemente “bei disegni”. Sono un vero e proprio veicolo di cultura che riescono a tramandare la storia locale e messaggi politici importanti.

I murales più belli della città

La passione di Valparaiso per i murales risale agli anni Novanta quando uno dei colli che caratterizza la città, il Cerro Bellavista, è diventato un autentico museo a cielo aperto. Nel corso degli anni l’interesse di artisti di fama mondiale si è accresciuta sempre di più e ancora oggi si possono ammirare le loro opere tra le vie della città. Ad esempio a Cerro Alegre e Cerro Conception, Inti, uno degli street artist più famosi a livello internazionale ha reso unici i palazzi posizionati in strade tortuose con le sue opere audaci che si focalizzano sulla cultura indigena.

Uno dei principali murales di Valparaiso

Fonte: 123RF

Il murales “La Mamie de Valparaiso”

Un altro murale famoso, poi, si trova vicino alla Templeman Street ed è diventato un simbolo unico della street art di Valpo. Infatti qui campeggia una piccola scalinata dipinta da un collettivo britannico, su cui è possibile leggere la scritta “We Are Happy Not Hippies”. Anche a Concepción Hill è possibile ammirare una di queste attrazioni, una scalinata, i cui gradini rappresentano i tasti di un pianoforte realizzato dall’artista e musicista Chino Atonal.

Tra le opere più belle e cariche di significato c’è “La Mamie de Valparaiso” ad Allegre Hill. Il disegno rappresenta una nonna che posizionata all’angolo di una casa, simbolicamente veglia sulla città. Queste sono soltanto alcuni dei capolavori che rendono Valpo, un incredibile paradiso, come suggerisce il suo stesso nome, di arte e cultura.

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È l’anno di Perugia, e vi sveliamo il perché

Perugia, città Best in Travel 2023 di Lonely Planet, gioiello architettonico dove si respira arte e storia a ogni passo nonché vivace polo culturale, è una delle mete da inserire nella lista delle vacanze in ogni momento.

Ma, per il 2023, c’è una ragione in più: dal 4 marzo all’11 giugno, in occasione del V centenario della sua morte, la Galleria Nazionale dell’Umbria celebra con una grande mostra Pietro Vannucci (1450 ca.-1523), detto Perugino, il più importante pittore attivo negli ultimi due decenni del Quattrocento.

“Il meglio maestro d’Italia”. Perugino nel suo tempo

La mostra Il meglio maestro d’Italia”. Perugino nel suo tempo, curata da Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, e Veruska Picchiarelli, conservatrice del museo, è l’evento di punta delle celebrazioni del centenario del Maestro, assoluto protagonista del Rinascimento.

Il progetto espositivo, che consta di una settantina di opere, propone dipinti del Perugino antecedenti al 1504, l’anno in cui lavorava a due commissioni che segnano il punto più alto della sua straordinaria carriera: la “Lotta fra Amore e Castità“, ora al Louvre di Parigi, e soprattutto lo “Sposalizio della Vergine per la cappella del Santo Anello del Duomo di Perugia, oggi al Musée des Beaux-Arts di Caen (Francia).

La mostra riflette, nella maniera più completa possibile, i passaggi fondamentali del suo percorso artistico: dalle prime collaborazioni nella bottega di Andrea del Verrocchio alle imprese fiorentine che fecero la sua fortuna (come ad esempio le tre tavole già in San Giusto alle Mura, oggi nelle Gallerie degli Uffizi, o la Pala di San Domenico a Fiesole); dagli straordinari ritratti alle monumentali pale d’altare, quali il Trittico Galitzin, ora alla National Gallery di Washington, e il Polittico della Certosa di Pavia, in gran parte alla National Gallery di Londra e ricomposto per l’occasione in via del tutto eccezionale.

I luoghi di Pietro Vannucci a Perugia

Pietro Vannucci detto Perugino, di fama internazionale già a i suoi tempi, è senza dubbio il rappresentante più illustre della pittura umbra.

Nato a Città della Pieve, visse a lungo a Perugia dove ebbe bottega e realizzò alcune delle opere più grandiose: visitare la città nel 2023, oltre alla Mostra a lui dedicata, può essere l’occasione per andare alla scoperta dei luoghi che ne portano tuttora la fulgida impronta.

Su Corso Vannucci, a lui intitolato, il Nobile Collegio del Cambio (antica sede dei cambiavalute) ospita, presso la Sala delle Udienze, i pregevoli affreschi del Maestro che ricevette l’incarico ufficiale di dipingere la Sala nel 1499: partendo dalla volta, eseguì “Allegoria della Fortuna” con il “Trionfo di Apollo” e i pianeti accompagnati dai segni dello Zodiaco.
Lungo le pareti, dipinse il “Trionfo delle Virtù” con la rappresentazione delle quattro Virtù Cardinali e le Tre Teologali, queste ultime accompagnate dalla “Natività” e “Trasfigurazione” di Gesù e da “L’Eterno con Profeti e Sibille”.

A destra dell’ingresso, “Catone Uticense” introduce il ciclo di affreschi e vi è anche un quadretto en trompe-l’œil con l’autoritratto del Perugino.

Ancora in Corso Vannucci, la Galleria Nazionale dell’Umbria custodisce la più vasta collezione al mondo delle opere dipinte dall’artista rinascimentale e dai suoi seguaci mentre Palazzo Baldeschi al Corso conserva l’olio su tela “San Girolamo penitente” e l’olio su tavola “Madonna con Bambino e due cherubini”.

In Piazza Raffaello, la Cappella di San Severo si fregia dell’affresco “Trinità e santi” commissionato in origine a Raffaello nel 1505 dai monaci camaldolesi; egli, dopo aver realizzato una Trinità, dal 1508 è impegnato a Roma e non porta a termine l’opera.
Dopo la sua morte nel 1520, viene chiamato il Perugino a completare l’affresco e lo fa dipingendo sei santi legati all’ordine benedettino: San Girolamo, San Giovanni Evangelista, Santa Marta, San Gregorio Magno, San Bonifacio e Santa Scolastica.

Presso il Monastero di Sant’Agnese, in Via Sant’Agnese, spicca l’opera “Madonna delle Grazie tra due committenti” eseguita per il monastero delle clarisse di Sant’Agnese, comunità di clausura tuttora attiva, mentre la Chiesa di Sant’Agostino, in Piazza Domenico Lupatelli, preserva le copie dello smembrato “Polittico di Sant’Agostino”, le cui tavole originali vennero disperse durante le spoliazioni napoleoniche e oggi si trovano in vari musei del mondo.

Infine, uno sguardo all’Abbazia di San Pietro in Borgo XX Giugno: qui, il museo del monastero ospita “San Mauro, Santa Scolastica, San Pietro Vincioli, Sant’Ercolano e San Costanzo, tavolette appartenenti alla predella che era parte della grande macchina d’altare della chiesa di San Pietro.

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Chaco Canyon, una delle prime metropoli della storia

Il mondo d’oggi è costellato di metropoli che sono una più intrigante dell’altra, ovvero quelle città che nell’accezione moderna hanno notevoli dimensioni, specie se caratterizzata da una dinamica vita sociale, economica, culturale. Ma quale è stata la prima in assoluto?

Le opinioni degli esperti su questo argomento sono un po’ dibattute. C’è chi ritiene che sia stata Roma antica che superò il milione di abitanti. Ci sono altrettanti studiosi che sostengono che la prima metropoli della storia fu Catalhoyuk, in Turchia, che risale a 9500 anni fa. Poi ci sono gli esperti che invece sono convinti che Alessandria d’Egitto fu la prima metropoli cosmopolita al mondo. E poi ancora dei conoscitori che dichiarano che ad esserlo sia stato Chaco Canyon, nel Nord America, ed è proprio di quest’ultimo che vi vogliamo parlare.

Un po’ di storia su Chaco Canyon

Chaco Canyon è forse il più importante mistero archeologico del Nord America ed ed è legato alla storia degli Anasazi, una civiltà nativa che ha lasciato moltissime tracce prima di scomparire completamente. Oggi è un prestigioso sito archeologico che si trova negli Stati Uniti, e precisamente a Four Corners County, l’unico punto dove si incontrano quattro Stati del Nord America: il New Mexico, l’Arizona, il Colorado e lo Utah.

Attualmente è una zona arida e abbandonata, ma fino circa 800 anni fa era fertile e abitata da questa popolazione che visse tra il VII secolo e la fine del XIII secolo. Anche se a dire la verità vi sono tracce dei loro antenati risalenti al 1500 a.C., ma questa vera e propria civiltà si sviluppò propriamente nel X secolo.

Un’area che, nel 1250, venne in gran parte abbandonata, anche se un recente studio ha stabilito che questa tribù nativa, come successe per i Maya, non sopravvisse alla siccità causata dal riscaldamento globale, finendo per estinguersi. Altrettanti studiosi sostengono che la violenza e la guerra hanno spinto questa popolazione al cannibalismo: sono stati ritrovati corpi smembrati. Insomma, quel che è certo è che l’origine e il declino di questa popolazione è ancora in discussione.

Il Chaco Canyon oggi

Il Chaco Canyon oggi è una raccolta di quasi 3.600 siti archeologici e anche un monumento nazionale americano divenuto poi National Historical Park. Classificato persino patrimonio mondiale dell’UNESCO, è il più importante sito archeologico precolombiano del Messico settentrionale .

Molte delle costruzioni presenti sono allineate secondo i cicli solare e lunare, il che indica un certo grado di avanzamento di questa civiltà per le osservazioni astronomiche e l’architettura. Sfortunatamente, però, i siti culturali sono fragili e il rischio di erosione causato dai turisti ha portato, per esempio, alla chiusura al pubblico di Fajada Butte, una collina che, nonostante non ci sia una fonte d’acqua, conserva rovine di piccole abitazioni rupestri.

I luoghi del Cacho Canyon sono considerati sacri da tempo immemore e si trovano tra il Canyon Centrale, che contiene i più grandi complessi di questo sito, e gli Esterni dove sorgono alcune delle più interessanti Grandi Case.

Le Grandi Case sono degli enormi complessi che rappresentavano il fulcro dello stile architetturale e religioso del popolo. Molti complessi del Chaco Canyon possiedono una media di 200 case ognuno, con punte di 700. Dimore ben progettate e che spesso raggiungevano i quattro o cinque livelli. C’erano poi le strutture religiose, note come kiva, che venivano costruite in proporzione al numero delle abitazioni di un pueblo (termine con cui i primi esploratori spagnoli identificavano lo stile di vita degli Anasazi).

Decisamente interessante è il complesso del Pueblo Bonito (“Bel Villaggio”) che copre quasi 8000 m², include 650 case ed è la più spaziosa delle Grandi Case.

In sostanza, il Chaco Canyon con i suoi enormi edifici e la sua dimensione metropolitana ha attirato per decenni le curiosità della comunità scientifica. Per questo in molti si chiedono come hanno fatto le popolazioni a superare i vari ostacoli naturali e a trasportare i materiali necessari alla costruzione della città. Stando alle recenti rivelazioni di alcuni esperti provenienti dalla Colorado University, avrebbero utilizzato delle ingegnose cinghie legate al cranio.

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Sembra un quadro, ma il paesaggio è stato dipinto da Madre Natura

Esistono dei luoghi che sono così belli da non sembrare reali. Posti che si aprono davanti allo sguardo incredulo degli avventurieri che osano spingersi fino ai confini del mondo e che incantano per la loro immensa bellezza, che non si possono descrivere, ma solo vivere.

E oggi è proprio di un posto così che vogliamo parlarvi, di un capolavoro naturalistico che non conosce uguali. Di un paesaggio che sembra un quadro, ma che in realtà è stato dipinto da Madre Natura. Benvenuti a Landmannalaugar.

Landmannalaugar, il paradiso naturale dei colori

Il nostro viaggio di oggi ci conduce al cospetto di un territorio incontaminato e sconfinato che da sempre popola le travel wish list di tutti gli avventurieri del mondo. Stiamo parlando dell’Islanda, quell’isola caratterizzata da paesaggi che lasciano senza fiato, che inebriano la vista e stordiscono i sensi. Vulcani, geyser, terme e campi di lava si alternano a parchi nazionali e imponenti ghiacciai creando visioni di immensa bellezza.

Ed è proprio dentro una visione, surreale e mozzafiato, che oggi vogliamo portarvi. Un territorio montuoso situato nel sud dell’isola, e nei pressi del vulcano Hekla, caratterizzato da formazioni geologiche uniche che per forme, lineamenti e colori restituiscono la sensazione di trovarti davanti a un capolavoro d’arte.

Ci troviamo a Landmannalaugar, all’interno della Fjallabak Nature Reserve, la riserva dei meravigliosi altopiani islandesi che è diventata meta imprescindibile di tutti i viaggiatori che arrivano nel Paese, e il motivo è facilmente intuibile. Qui, infatti, su ampie distese di lava che si alternano a sorgenti di acqua calda, si snodano tutta una serie di montagne di riolite multicolor che creano uno scenario davvero unico al mondo. Sembra di trovarsi davanti a un quadro, ma in realtà questo paesaggio è stato dipinto da Madre Natura, ed è bellissimo.

Landmannalaugar, paradiso terrestre e colorato in Islanda

Fonte: 123rf

Landmannalaugar, paradiso terrestre e colorato in Islanda

Il quadro islandese dipinto da Madre Natura

Partendo da Hella, la cittadina islandese celebre per gli avvistamenti dell’aurora boreale, è possibile raggiungere Landmannalaugar in automobile, percorrendo la pista F26, o in autobus. Arrivati qui i viaggiatori possono ammirare quello che è uno dei più grandi e spettacolari capolavori visivi della natura.

Le montagne di riolite che si snodano sull’altopiano lavico di Laugahraun, infatti, sono caratterizzate da tinte e sfumature incredibili che brillano al sole e si infiammano al tramonto. Sono rosse e arancioni, azzurre, verdi e gialle, sono spettacolari e creano un paesaggio multicolor che sembra essere stato creato dalle pennellate di un pittore.

Nel Landmannalaugar è presente un centro assistenza, aperto solo durante il periodo estivo, e un rifugio che può ospitare fino a un massimo di 78 persone, e che si configura come il punto di partenza perfetto per andare alla scoperta di tutte i paesaggi sconfinati e incantati che si snodano nelle Highlands islandesi.

Una volta arrivati fin qui il consiglio è quello di immergersi in questo quadro e di esplorarlo seguendo uno dei numerosi itinerari escursionistici che conducono alla scoperta degli altopiani dell’Islanda. Fermatevi a osservare il paesaggio e tutti i suoi scorci: da qui la vista è mozzafiato.

Landmannalaugar, il paesaggio dipinto da Madre Natura

Fonte: iStock

Landmannalaugar, il paesaggio dipinto da Madre Natura

 

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Come visitare l’ultimo paradiso selvaggio italiano

Meravigliosa è l’Italia, con la sua storia, l’arte e l’architettura, con il suo immenso patrimonio culturale e naturalistico che ogni giorno attira migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Le cose da fare e da vedere nel BelPaese sono tantissime e tutte sono destinate a sorprendere e a incantare.

Al di là dei sentieri più battuti dal turismo di massa, quelli che conducono gli avventurieri alla scoperta dei capolavori nostrani e dei monumenti più iconici che sono diventati simboli delle città e del Paese intero, esistono però dei luoghi straordinari ancora da scoprire o da riscoprire.

E questo è il caso dell’Isola di Montecristo, una delle terre più importanti e fragili del nostro Paese che ospita una biodiversità incredibile e che per questo merita di essere salvata e tutelata. Uno degli ultimi paradisi selvaggi italiani che può essere visitato solo su prenotazione. Scopriamo come.

Benvenuti sull’isola selvaggia italiana

Immersa nel Mar Tirreno, e appartenente amministrativamente al comune di Portoferraio, l’Isola di Montecristo fa parte dell’Arcipelago toscano e rientra tra le aree protette e gestite dalle autorità che si occupano della tutela della biodiversità e dei parchi.

Conosciuta con il nome di Oglasa in epoca classica, Montecristo è l’isola resa immortale dal celebre romanzo di Alexandre Dumas. Si estende per circa dieci chilometri quadrati e ospita una natura aspra e selvaggia all’interno della quale vivono e convivono esemplari autoctoni di flora e di fauna. Proprio qui, infatti, risiede in pianta stabile una popolazione di capre selvatiche, l’unica in Italia. A fargli compagnia, dal mare, ci sono anche i delfini che fanno capolino dalle acque incontaminate.

Montecristo è un vero e proprio santuario naturale, diventato habitat per numerose specie floristiche e faunistiche che oggi lo popolano. Proprio per questo, dal 1971, l’isola è stata riconosciuta prima come Riserva Naturale Statale e poi come Riserva Naturale Biogenetica. Per proteggere questo microsistema di immenso valore dal turismo di massa, l’accesso all’isola è contingentato e regolamentato dal Comando del Corpo Forestale dello Stato.

Questo rende Montecristo non solo un’isola protetta ed esclusiva, ma anche uno dei pochissimi lembi di terra di tutti il Mediterraneo a essere completamente disabitati. L’ultimo paradiso terrestre italiano, selvaggio e naturale, che merita di essere visitato almeno una volta nella vita.

Come visitare l’Isola di Montecristo

L’accesso all’Isola di Montecristo, dicevamo, è possibile solo su prenotazione da effettuare direttamente sul sito ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Per questo 2023 sono state messe a disposizione solo 23 date per visitare l’isola-riserva, prenotabili dal 28 gennaio.

Le visite sono organizzate dall’Ente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano e gestite dalle autorità del Reparto Carabinieri Biodiversità di Follonica. Le partenze sono previste da Piombino Marittima con scalo all’Isola d’Elba.

I motivi per prenotare una di queste date, e visitare questo paradiso terrestre, sono tantissimi. L’isola di Montecristo è un luogo straordinario ricco di evocazioni e suggestioni. Non solo quelle legate al celebre romanzo di Dumas, Il Conte di Montecristo, ma anche quelle che parlano di una storia antichissima che sopravvive grazie alle tracce della presenza dell’uomo sul territorio sin dal neolitico, e quelle che raccontano le vicende della comunità di San Mamiliano che qui si ritirò nel V secolo.

Montecristo è l’Isola della letteratura, della storia e delle ispirazioni, ma anche l’isola della natura che cresce e prospera, e che ha creato un vero e proprio microcosmo delle meraviglie dove vivono e sopravvivono numerosi esemplari endemici di flora e di fauna.

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Castelli aperti tra Bergamo e Brescia (e non solo)

La primavera che arriva porta con sé alcuni degli appuntamenti più attesi e belli dell’anno. Tra questi ci sono le Giornate dei castelli, palazzi e borghi medievali in Lombardia promosse dall’associazione Pianura da scoprire. E nell’anno in cui Bergamo e Brescia sono Capitale italiana della cultura torna più in forze che mai il circuito di castelli, palazzi e borghi medievali che mette in rete oltre 20 località sparse nella pianura bergamasca e bresciana, nel cremasco e sul confine milanese del fiume Adda.

Le Giornate dei castelli, palazzi e borghi medievali

A partire dal 5 marzo, per poi continuare ogni domenica del mese e per tutte le festività, numerose bellezze storiche e architettoniche apriranno porte e portoni, ponti levatoi e torri d’avvistamento per farci fare un vero e proprio tuffo nel passato, e più precisamente tra battaglie, condottieri, aneddoti e costumi del Medioevo.

E la buona notizia è che quest’anno, grazie alla sempre maggiore richiesta di aperture, si aggiunge al calendario anche la prima domenica del mese di dicembre per permettere a tutti i visitatori di scoprire la bellezza di questi luoghi anche nel periodo invernale.

In poche parole ci saranno tantissime località aperte in contemporanea nelle stesse date. Occasioni incredibili per migliaia di turisti che potranno scegliere il proprio percorso e/o visitare uno o più castelli nelle tante giornate di apertura.

Castello di Malpaga lombardia

Fonte: iStock – Ph: Mrkit99

Il Castello di Malpaga

Le novità di quest’anno

Per quest’anno sono previste numerose iniziative che coinvolgeranno in particolare le due province di Bergamo e Brescia e le più belle località tra palazzi e manieri medievali del territorio. Il calendario prevede per domenica 2 aprile un tour in pullman in partenza dalla città di Brescia che conduce sulle tracce del grande condottiero bergamasco Bartolomeo Colleoni .

Un itinerario che toccherà il Castello di Solza, paese natale del capitano di ventura, il Castello di Malpaga, suo quartier militare e persino dimora ricca di pregiatissimi affreschi, e il borgo medievale di Martinengo con i notevoli lasciti civili e religiosi voluti dallo stesso Colleoni.

Ma non è finita qui, perché in accordo con le associazioni delle bande musicali bergamasche e bresciane avranno luogo concerti bandistici in location d’eccezione, così come mostre d’arte, esposizioni e il progetto “Inedita” dell’associazione Desidera, per ospitare letture di opere ideate da scuole di scrittura creativa con testimonial d’eccezione.

Altrettanti sono gli eventi che nei diversi mesi saranno organizzati in concomitanza delle giornate d’apertura, tra rievocazioni, concerti, mercatini d’antiquariato, degustazioni e speciali iniziative dedicate ai più piccoli o approfondimenti culturali per agli appassionati.

Quali meraviglie non perdere

Tanti appuntamenti e, soprattutto, numerosissime attrazioni da scoprire. Ne abbiamo selezionate alcune, quelle che secondo noi non bisogna perdere assolutamente. Del resto in questo 2023 sono oltre 20 i castelli, palazzi e borghi medievali, sparsi nella pianura tra Bergamo, Brescia, Cremona e Milano, che potrete esplorare durante le date previste dalla manifestazione.

E la buona notizia è che in ogni località si potranno effettuare visite guidate e partecipare ai numerosi eventi.

Trezzo sull’Adda, con numerose sorprese

Tra i comuni da scoprire vi segnaliamo Trezzo sull’Adda, in provincia di Milano, che cela numerose sorprese in grado di soddisfare ogni gusto. Una di queste è il suo castello con i temibili sotterranei ricchi di storie e leggende e l’imponente torre di cui godere di una vista mozzafiato. Costruito nella metà del 1300, si racconta che strani avvenimenti hanno caratterizzato sin da subito la sua edificazione: lo stesso proprietario venne avvelenato proprio nelle prigioni sotto al maniero.

Trezzo sull’Adda lombardia

Fonte: iStock – Ph: germi_p

Veduta di Trezzo sull’Adda

Molto interessante anche la centrale idroelettrica Taccani che con la sua notevole facciata che domina il corso del fiume. Si tratta di un manufatto industriale di inizio 1900 tutt’oggi funzionante. Con una facciata eclettica e gli interni in stile liberty, vi è persino un museo virtuale dedicato all’energia rinnovabile studiato per famiglie e bambini di ogni età.

Il borgo del Padergnone, con una storia millenaria

Sono numerosi i borghi che partecipano all’iniziativa, ma noi vi consigliamo di fare un salto a Padergnone che è una delle due frazioni di Zanica, in provincia di Bergamo. Dalla storia millenaria, è un vero susseguirsi di lapidi romane, fortilizio militare, camerae pictae, stemmi di importanti famiglie e misteriosi camminamenti sotterranei.

Attualmente è una proprietà privata, ma è possibile effettuare visite guidate contattando la struttura.

Rocca di Soncino, esempio di architettura militare lombarda

Vale la pena fare un salto anche alla Rocca di Soncino in provincia di Cremona. Alta 28 metri e larga 73, si articola in due strutture quadrilatere. La Rocca, superato l’androne principale, regala un piccolo cortile cinto da massicce cortine murarie, percorse da camminamenti con spalti merlati.

Rocca di Soncino lombardia

Fonte: iStock – Ph: MTravelr

La Rocca di Soncino

Interessante anche la Torre del Capitano, una scala interna che conduce dal sotterraneo all’abitazione del castellano. In passato costituiva l’estrema possibilità di resistenza e difesa, da qui gli assediati potevano raggiungere l’uscita verso Santa Maria delle Grazie.

Santuario di Santa Maria della Croce, dove l’arte si con un antico culto mariano

Chi è in cerca di luoghi religiosi non può perdersi il Santuario di Santa Maria della Croce a Crema, in provincia di Cremona. All’interno del tempio coesistono le linee architettoniche del primo Rinascimento Lombardo con una decorazione barocca e con opere del primo e del medio Novecento.

Dalla storia decisamente particolare, è un monumento d’arte e centro spirituale fra i più importanti della città. Il progetto fu affidato appunto a Giovanni Battaglio che s’ispirò al Bramante e concepì l’edificio in cotto, a pianta centrale, traforato da tre gallerie sovrapposte, con cappelle ai quattro punti cardinali. La costruzione venne però portata a termine nel 1500 da Giovanni Antonio Montanaro, che vi aggiunse l’ultima galleria.

Castello di Padernello, dove il tempo pare essersi fermato

Infine, vi consigliamo una visita al Castello di Padernello in provincia di Brescia, un punto di riferimento importante per attività culturali di qualità, ma anche un luogo meraviglioso dove aleggia una leggenda davvero particolare.

Secondo la tradizione, una ragazza timida e malinconica che nacque a Brescia si ritirò in questo spettacolare maniero per trovare la pace. Purtroppo un sera, mentre stava seduta sui merli delle mura, vide delle lucciole e si sporse per volare insieme a loro. Una situazione che la portò a morire a soli 14 anni. Da quella sera, ogni 10 anni nella notte del 20 di luglio il suo fantasma si reca nel salone del castello con un vestito bianco mentre tra le mani tiene un libro d’oro che all’interno cela un segreto: quello della Dama Bianca.

Castello di Padernello lombardia

Fonte: GettyImages – Ph: DEA / M. BORCHI

Il Castello di Padernello
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Riapre il Museo dell’Abbandono, ed è bellissimo

A Forlì c’è un museo diffuso unico in Italia, ideato con l’obiettivo di ridare visibilità a quei luoghi, privati e pubblici, ormai dimenticati, per valorizzare il patrimonio culturale del territorio romagnolo. Un museo senza pareti o cancelli, in divenire, spazio di esplorazione e di ricerca che racconta il paesaggio abbandonato, spingendo ad andare sul posto, attraverso una guida alternativa e in continua evoluzione. Si tratta del progetto “IN LOCO. Il museo diffuso dell’abbandono”, nato dall’Associazione Spazi Indecisi, che invita ad esplorare i luoghi in disuso in maniera immersiva e tecnologica.

Dopo la pausa invernale, il Centro Visite del museo riparte con l’iniziativa “Sabato al Centro Visite” e una bella novità: durante le aperture, saranno organizzati piccoli eventi collegati al museo come passeggiate, esplorazioni, giochi urbani e incontri. Sarà, così, un punto di partenza ideale per intraprendere un viaggio alla scoperta del museo diffuso e dei luoghi in abbandono di Forlì e della Romagna, che ora punta sul turismo attivo, ma anche per guardare con occhi nuovi la città viva.

Gli eventi che portano a una scoperta inedita di Forlì e della Romagna

Quest’anno, il Museo dell’Abbandono fa un ulteriore passo per diventare un luogo di riflessione e ricerca sul paesaggio romagnolo urbano e non. Si parte sabato 4 marzo con la passeggiata “Manicula”, una camminata che porta a indagare i fenomeni acustici e visivi nel centro storico di Forlì, a cura di Enrico Malatesta, esperto di sound design, e Chiara Pavolucci, fotografa. Una singolare caccia al tesoro che invita i partecipanti a scoprire la relazione tra suono e spazio attraverso l’utilizzo del proprio corpo, e a osservare i fenomeni visivi collegati al movimento della luce e la sua interazione con le superfici della città.

Gli appuntamenti proseguiranno nei mesi successivi, fino a giugno, per riprendere poi da settembre, in compagnia di storici, naturisti e operatori culturali, con passeggiate dedicate alla scoperta del passato industriale di Forlì, alla ricerca del verde spontaneo che nasce in città. E ancora, pedalate verso l’ex acquedotto Spinadello, esperimenti urbani di derive psicogeografiche, incontri e tanto altro. Situato nell’ex Deposito delle Corriere SITA, il Centro Visite comprende approfondimenti storici, riproduzioni 3D, la presentazione degli itinerari e un assaggio dei contenuti speciali fruibili in loco.

Gli itinerari del Museo dell’Abbandono

Dopo la tappa al Centro Visite e all’ex deposito delle Corriere, i viaggiatori ed esploratori urbani sono invitati a scoprire il museo diffuso che, partendo da Forlì, abbraccia e racconta la Romagna (terra di Rocche incredibili). Sono sette gli itinerari tematici di viaggio che collegano gli oltre 60 luoghi in abbandono del museo: dai luoghi di lavoro del ‘900, a quelli del divertimento estivo romagnolo, dalle colonie razionaliste della Riviera agli edifici istituzionali dell’entroterra.

L’insieme degli itinerari dà vita a una guida turistica, alternativa e in continua evoluzione, che permette ai visitatori di continuare l’esplorazione e rende disponibili contenuti multimediali creati ad hoc fruibili solamente in loco, attraverso la App dedicata. Il progetto si pone l’obiettivo di tramandare la memoria di questi luoghi, diventando uno strumento di conoscenza, conservazione e valorizzazione del patrimonio di un territorio estremamente variegato e delle sue evoluzioni sociali, culturali ed economiche. Non mancherà un itinerario escursionistico dedicato alle vecchie case in pietra della Romagna appenninica, testimonianza di mestieri e vite che, dal dopoguerra in avanti, iniziarono a trasformarsi profondamente.

Ronco del Cianco

Fonte: Ufficio Stampa – Ph: Stefano Belacchi

Ronco del Cianco, tra le tappe del museo diffuso
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Scoperta sensazionale in Egitto: dove conduce il passaggio segreto

L’Egitto è patria di splendide testimonianze archeologiche, monumenti incredibili che sono conosciuti in tutto il mondo – e che ogni anno attirano milioni di turisti. Ma alcuni di essi celano ancora dei segreti davvero suggestivi: è il caso del misterioso tunnel scoperto all’interno della Piramide di Cheope, che ha per lungo tempo ossessionato gli archeologi. Dopo anni di studi, finalmente sappiamo cosa c’è al suo interno.

Piramide di Cheope, il cunicolo segreto

Facciamo un passo indietro: la Piramide di Cheope è la più antica delle tre rinvenute all’interno della necropoli di Giza, uno dei più famosi siti archeologici d’Egitto. È un vero capolavoro d’ingegno, nonché l’unica delle sette meraviglie dell’antichità ancora in perfetto stato di conservazione. Costruita circa 4.500 anni fa, è stata a lungo studiata ed esplorata dagli scienziati, ma è ancora ricca di misteri tutti da scoprire. Come ad esempio il tunnel segreto che è stato rinvenuto al suo interno: dove conduce, e qual è la sua funzione?

La presenza del cunicolo è stata ipotizzata nel 2016, quando alcuni archeologi avevano individuato uno spazio vuoto dietro l’entrata principale della piramide. Per evitare di danneggiare questa immensa opera architettonica, gli studiosi hanno messo in piedi un progetto durato diversi anni. Dapprima hanno utilizzato la radiografia muonica, una tecnica non invasiva sviluppata presso l’Università di Nagoya, in Giappone, per poi spingersi attraverso il passaggio segreto con una specie di endoscopio, una minuscola telecamera introdotta attraverso una fessura di pochi millimetri. Così, finalmente dli scienziati hanno potuto esplorare questo tunnel.

Lungo circa 9 metri, con una larghezza pari a 2,10 metri e un’altezza di 2,3 metri, è un cunicolo non rifinito caratterizzato da monoliti che formano un soffitto spiovente. Secondo quanto affermato da Mostafa Waziri, direttore del Consiglio Supremo delle Antichità d’Egitto, è possibile che sia stato costruito per alleviare il peso della piramide sull’ingresso principale e ridistribuirlo su tutta la struttura. Ma ci sono ancora molte domande in attesa di una risposta. Potrebbero infatti esserci dei segreti ancora da scoprire, come una camera non ancora individuata che potrebbe trovarsi al di sotto del tunnel.

Il tunnel segreto all'interno della Piramide di Cheope

Fonte: ANSA Foto

Il tunnel segreto all’interno della Piramide di Cheope

Dove porta il passaggio segreto

Ci sono davvero altri misteri da svelare, attorno a questo cunicolo segreto? Secondo gli esperti, le sorprese potrebbero essere ancora molte. “Continueremo la nostra scansione, per capire cosa possiamo scoprire al di sotto del cunicolo o alla fine di esso” – ha dichiarato Waziri. Cosa si aspettano di trovare all’interno della Piramide di Cheope, in un luogo rimasto ben nascosto per migliaia di anni? Qualche dettaglio in più lo ha svelato l’archeologo egiziano Zahi Hawass, presente alla conferenza stampa con cui è stata annunciata la scoperta.

“Crediamo che qualcosa sia nascosto sotto il tunnel” – ha ammesso Hawass. E quel qualcosa potrebbe essere la camera in cui giace il sepolcro di Cheope, faraone della IV dinastia d’Egitto, che nonostante le lunghe ricerche non è mai stato ritrovato. Sarebbe dunque una scoperta epocale, addirittura la più importante del secolo. Ci vorranno però ancora molte indagini per poter capire se davvero c’è un’altra stanza segreta da individuare, e se al suo interno ci sono altri segreti meravigliosi da riportare alla luce.