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Dubai s’arricchisce di un’altra nuova icona

Appena ti distrai, a Dubai spunta un nuovo edificio. Quello che è appena stato inaugurato, poi, è destinato a diventare un’icona di arte e design a livello mondiale. Si tratta del nuovo Museo del futuro, sorto nel cuore del quartiere finanziario di Dubai, vicino alle famose Emirates Towers. Secondo il New York Times, “l’attrazione più bella e high-tech del Paese, se non addirittura del Pianeta”.

La sua forma sferica e le parole in arabo incise su tutta la superficie esterna dell’edificio rendono questa nuova costruzione unica, e bellissima. Lo scopo era di rappresentare la rinascita dell’eccellenza araba nei campi della scienza, della matematica e della ricerca. E ci sono riusciti.

Il progetto del nuovo Museum of the Future (già conosciuto come MOTF) incarna a tutti gli effetti l’approccio sempre innovativo di Dubai e il ruolo di protagonista dell’Emirato delle costruzioni futuristiche.

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L’iconico MOTF appena inaugurato a Dubai

Non è la prima volta che a Dubai nascono edifici unici al mondo. Basti pensare alla Dubai Frame, una cornice gigantesca dove si può salire grazie a scale mobili e camminarci dentro oppure l’Opus, il palazzo di vetro dalla forma originalissima progettato dalla scomparsa Zaha Hadid o ancora l’inconfondibile Burj Al Arab, il grattacielo a forma di vela che spunta dal mare e che ospita uno degli hotel più lussuosi al mondo o la Cayan Tower, un grattacielo avvitato su se stesso o l’hotel Atlantis, The Palm. E altri originalissimi sono in costruzione in questo momento, come il grattacielo a forma di molletta.

L’architettura del Museo del futuro

Alto 77 metri, il MOTF è stato realizzato con 1.024 pannelli separati d’acciaio inossidabile e vetro. Per la costruzione è stata utilizzata la tecnologia robotica, con un’attenzione particolare alla sostenibilità. La struttura senza pilastri ospita sette piani ed è alimentata con 4.000 megawatt di energia solare. Il progetto è dello studio Killa Design.

Il vuoto ellittico simboleggia l’ignoto ovvero una dichiarazione di tutto ciò che ancora non conosciamo. Le finestre permettono alla luce naturale di inondare la struttura e sono progettate sotto forma di calligrafia in 3D sul corpo curvo dell’edificio.

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L’originalissima forma e architettura del MOTF

La collina verde su cui sorge il museo è un giardino che comprende circa cento specie di alberi e piante, che vuole riflettere la diversità naturale come parte integrante del patrimonio della regione.

Cosa c’è scritto sull’edificio

Come anticipato, l’intero edificio è decorato con parole arabe. Si tratta di tre citazioni di Sua Altezza lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, sovrano di Dubai. Una di esse recita “Il futuro appartiene a coloro che possono immaginarlo, progettarlo e realizzarlo. Non è qualcosa che si aspetta, ma che si crea”. Un’altra dice che “Potremmo non vivere per cent’anni, ma i prodotti della nostra creatività possono lasciare un’eredità a lungo anche dopo ce ne saremo andati”. Quest’opera architettonica e ingegneristica vuole mostrare la passione della popolazione per le arti, la cultura e il progresso (se avete avuto occasione di andare a Dubai e visitare l’Expo 2020 vi siete già fatti un’idea).

Cosa vedere all’interno del MOTF

Il nuovo “museo vivente in costante metamorfosi” con sempre nuove mostre e costanti novità invita i visitatori ad avventurarsi in un viaggio di scoperta nello spazio e nel tempo, dove immaginare il futuro e tutte le sue infinite possibilità attraverso l’uso dei cinque sensi, dall’intelligenza artificiale alle realtà aumentata. All’interno c’è persino il simulatore di una stazione spaziale.

Tre piani sono dedicati alle mostre immersive dedicate alle fonti provenienti dallo spazio, agli ecosistemi, alla bioingegneria, alla salute e al benessere. Un altro piano mostra le tecnologie in grado di portare una rivoluzione nel campo della salute, dell’acqua, del cibo, dei trasporti e dell’energia. L’ultimo piano è dedicato ai bambini, dove si possono esplorare nuovi mondi e mettersi alla prova diventando i futuri eroi mondiali.

L’interno del Museo del futuro a Dubai

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Così l’arte dell’azulejo ha trasformato il Paese in un museo a cielo aperto

Anche se guidati da altre intenzioni o attrazioni, un viaggio in Portogallo si trasforma rapidamente in un’esperienza immersiva all’interno della splendida arte dell’azulejo. Una pratica, questa, affonde le sue radici in tempi antichissimi, nella cultura e nella stessa identità di un Paese meraviglioso da scoprire.

E non c’è neanche bisogno di cercarli negli angoli nascosti della città o preparavo un itinerario che porti alla scoperta di queste opere d’arte, perché gli azulejos sono praticamente ovunque e sono bellissimi. Sono loro, con la sola presenza, che trasformano l’intero Portogallo in un museo a cielo aperto che incanta gli occhi.

Cos’è l’arte dell’azulejo

Piccola pietra liscia e lucidata, è questo il significato della parola araba Al-zuleique che ha dato origine all’arte portoghese che oggi tutti conosciamo come azulejo. Oggi è impossibile non conoscere e riconoscere quelle piastrelle di ceramiche contraddistinte da smalti e decorazioni, perché nel Paese le loro tracce sono praticamente ovunque.

Facciata di un edificio a Porto

Facciata di un edificio a Porto

La tradizione vuole che la forma delle piastrelle sia quadrata con una misura di 12 centimetri per lato, ma con il tempo e le influenze esterne, molte decorazioni hanno assunto forme e dimensioni differenti. Le origini, dicevamo, affondano le loro radici in tempi lontani quando, nel XIII secolo, soprattutto nelle città di Valencia, Siviglia e Granada, gli artisti locali influenzati dalla cultura mussulmana, iniziarono a lavorare a lastre smaltate e colorate realizzate in argilla da utilizzare per i pavimenti e le pareti.

Quella che inizialmente era una decorazione fuori dall’ordinario, iniziò però a ricoprire un ruolo sempre più importante nell’architettura a partire dal XV secolo, fino a diventare centrale. Anche se molti altri Paesi europei ereditarono le medesime influenze, nessun come il Portogallo trasformò quest’arte in un riconoscimento della propria identità culturale.

L’azulejo, nei secoli, invase le case e i giardini, i conventi e le chiese, le fontane e le opere pubbliche. C’erano piastrelle sacre, che raffiguravano le scene della vita dei senti, o altre profane, ma il risultato era il medesimo: piccole opere d’arte destinate a straordinarie decorazioni che ancora oggi possiamo ammirare.

Azulejos: opere d’arte en plein air in Portogallo

Elencare tutti i posti dove è possibile ammirare gli azuljos in Portogallo è un’impresa difficile, se non impossibile, perché in tutte le città del Paese, tra le case e le chiese, è possibile osservare questa antica arte, sia nelle opere private che in quelle di arte pubblica.

A Porto, per esempio, è facile innamorarsi. Non solo per le attrazioni turistiche che attirano viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo, ma anche per questa arte che intrisa nel tessuto urbano della città. Gli azulejo caratterizzano in maniera univoca l’atrio della stazione São Bento, puntellato da 20000 piastrelle decorate. Bellissima e straordinaria è anche la facciata principale dell’Igreja de Santo Ildefonso che, attraverso dei mosaici, mette in scena l’Eucorastie. Ne emerge un’opera d’arte maestosa e imponente che lascia senza fiato.

Sant'Ildefonso in Piazza Batalha

Sant’Ildefonso, Porto

Anche le stazioni della metropolitana di Lisbona sono decorate con pannelli di azulejos che portano la firma dei grandi maestri portoghesi. Una tradizione, quella di decorare le stazioni metropolitane, che ha finito per influenzare anche altri luoghi d’Europa come Parigi e Bruxelles.

Sempre a Lisbona troviamo anche il Museu Nacional do Azulejo dove è possibile toccare con mano l’universo variegato di questa arte, la sua storia e le tecniche che si sono tramandate nel tempo.

Anche nelle Azzorre ci sono tracce visibili e sensazionali di questa arte. Gli azulejos invadono l’architettura del suggestivo Santuario di Nossa Senhora da Paz a Vila Franca do Campo, São Miguel.

Non solo da osservare e da fotografare, però, gli azulejos con il tempo si sono trasformati in veri e propri cimeli di viaggio diventando i souvenir più acquistati nell’intero Paese dai turisti di tutto il mondo.

Vila Franca do Campo, Azzorre

Vila Franca do Campo, Azzorre

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Il borgo medievale che sembra un museo a cielo aperto

L’Italia è un luogo meraviglioso, eccellenti sono le nostre tradizioni popolari e gastronomiche, l’arte e l’architettura e poi ancora la storia e la natura. E in questo eterno e meraviglioso girovagare troviamo loro, i nostri borghi del cuore, realtà piccole che hanno il compito di preservare i tesori più grandi e immensi che caratterizzano la nostra intera identità. Come quello di Dozza, un piccolo museo a cielo aperto che incanta gli occhi e riscalda il cuore.

Per conoscere la storia e le meraviglie che caratterizzano questo luogo dobbiamo recarci a Bologna, oltre i suoi colli. È qui che, tra le case caratteristiche e le strade acciottolate che rievocano le memorie medievali, un tripudio di colore prende vita trasformando il piccolo borgo in un micro museo en plein air.

Dozza: una galleria d’arte a cielo aperto

Il nome Dozza non è nuovo per gli appassionati delle gemme d’Italia. Elogiato anche dalla rivista statunitense Forbes, e già annoverato tra i Borghi più belli d’Italia, questo meraviglioso paesino sembra non subire le leggi del tempo. Il fascino antico e autentico, che si percepisce passeggiando tra le strade, è immediatamente tangibile già all’accesso del borgo. Tutto intorno, invece, i vigneti che si perdono all’orizzonte e delineano il confine occidentale tra la Romagna e l’Emilia sembrano proteggere gelosamente questo luogo.

Dozza

Dozza

Tutto inizia dalla Rocca Sforzesca, maestosa e suggestiva che domina tutto il paesino e che caratterizza la piccola scena urbana. La stessa che improvvisamente prende vita attraverso i murales che caratterizzano le pareti e i muri degli edifici. Così eccolo il nuovo soprannome del borgo medievale, quello di museo a cielo aperto.

Le opere d’arte intrise nel borgo non si limitano a raccontarlo o a valorizzarlo, ma fanno parte di lui e della sua storia. Sono fuse perfettamente con il paesaggio circostante e lo narrano. Lo fanno con storie antiche e sempre nuove, tutte da scoprire.

I murales di Dozza

La storia d’amore tra Dozza e i murales affonda le radici in tempi lontani. Era il 1960 quando fu organizzata la prima edizione della Biennale del Muro Dipinto da un’idea di Tomaso Seragnoli, poi diventata un appuntamento imperdibile che ha cambiato il volto del borgo e che continua a trasformarlo.

Sulle case dozzesi ci sono i murales, gli affreschi e rilievi che si fondono con le storie, le tradizioni e l’atmosfera dell’antico paesino medievale. Sono sulle porte delle botteghe, sui portoni delle case e sono sulle finestre. L’arte e il borgo sono un’unica cosa, un museo a cielo aperto senza orari o limiti d’ingresso.

Dozza

Dozza

A oggi, Dozza, vanta più di novanta opere d’arte. Accanto a questi murales ci sono i titoli e gli autori delle opere, mentre la spiegazione è lasciata all’osservatore. Alcune di queste sono più immediate e riconducibili alla storia del borgo, altre sono lasciate libere di essere assoggettate ai pensieri e alle interpretazioni di chi da queste si lascia suggestionare.

Non c’è un itinerario preciso da seguire, né tantomeno una guida da ascoltare, l’unica regola è quella di camminare, di perdersi e immergersi tra le stradine e i vicoli mentre lo sguardo vaga a destra, a sinistra, in alto e in basso. Una giornata intera basta per visitare il borgo in miniatura di Dozza, ma non basta forse per fare incetta di tutta la bellezza che preserva. Per questo qui si torna sempre. Per continuare ad ammirare questa arte urbana paesaggistica in continua trasformazione, per contemplarla e per scoprirla, ogni volta un po’ di più.

Dozza, oltre i murales

Nessun paese, forse meglio di Dozza, è capace di raccontare il delicato e straordinario equilibrio tra arte e natura. Dopo la scoperta dei murales, infatti, d’obbligo è la tappa della passeggiata d’artista, un percorso panoramico che conduce i visitatori ai bordi del borgo, dove è possibile ammirare il paesaggio circostante e i celebri colli bolognesi.

Dozza

Dozza