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In Calabria, alla scoperta delle più belle testimonianze della Magna Grecia

A partire dall’VIII secolo a.C., i greci si espansero verso il sud Italia e colonizzarono gran parte dei suoi territori: nacque così la Magna Grecia, quell’area geografica che si stende dalla Sicilia alla Puglia e alla Campania, passando anche per la Basilicata e la Calabria. Proprio qui, questi antichi popoli lasciarono alcune delle testimonianze più preziose della loro arte e della loro cultura, opere che sono ancora visibili e che non smettono di incantare. Quali sono le più affascinanti? Scopriamole insieme, in un tour che ci porta tra le meraviglie della Magna Grecia nelle più belle località calabresi.

Reggio Calabria, l’antica Rhegion

La nostra prima tappa non può che essere Reggio Calabria, capoluogo di regione e città ricca di splendidi monumenti storici – oltre che di un lungomare mozzafiato, che ogni anno attira tantissimi turisti. L’antico insediamento che qui sorgeva già nel III millennio a.C. venne colonizzato dai greci e diventò Rhegion, una delle più importanti città della Magna Grecia, che raggiunse il suo massimo splendore attorno al V secolo a.C. Purtroppo, molte preziose testimonianze sono andate perdute a causa di un terribile terremoto d’inizio ‘900, che distrusse gran parte del centro abitato. Ma ci sono luoghi magici dove ripercorrere la storia di questa colonia.

Un tempo ai margini di Rhegion, le mura ellenistiche della Collina degli Angeli cingevano ad oriente la città: probabilmente vennero erette attorno al IV secolo a.C., e proprio in questo posto sono state trovate delle iscrizioni in quella che gli esperti ritengono essere la lingua osca, dialetto tipico dei mercenari al soldo dei greci. Appartengono invece all’epoca classica le mura della collina del Trabocchetto, dove forse sorgeva anche un piccolo fortino dotato di due torri. Spostandoci poi verso il centro storico, ecco Piazza Italia e la sua area archeologica, tornata alla luce solo pochi anni fa. Un ricco ipogeo ci consente di fare un tuffo indietro nel tempo, tra frammenti di ceramiche e murature in ciottoli, risalendo pian piano in superficie con reperti di epoche sempre più vicine a noi.

Infine, non resta che varcare la soglia di Palazzo Piacentini ed immergersi nel Museo Nazionale della Magna Grecia, che raccoglie un’enorme collezione di cimeli risalenti al periodo della colonizzazione greca. L’area dedicata all’antica Rhegion, ad esempio, ospita antiche statuette femminili, frammenti di vasi e una grande lastra in terracotta policroma. Ma ci sono numerose altre zone allestite con i reperti provenienti dalle altre importanti colonie calabre della Magna Grecia. È in questo museo che sono esposti anche i celebri Bronzi di Riace, divenuti simbolo della città di Reggio Calabria: le due statue sono uno degli esempi più significativi dell’arte greca, e risalgono al V secolo a.C.

Reggio Calabria

Fonte: iStock | Ph. vale_t

Le mura elleniche di Reggio Calabria, accanto al lungomare

Sibari, l’antica Sybaris

Oggi è una splendida località di villeggiatura estiva, con spiagge da sogno, ma in passato fu un’importante colonia greca: Sibari, che si chiamava Sybaris, fu fondata tra due fiumi e dovette proprio alla fertilità della terra il suo enorme sviluppo. Così divenne la città più ricca e sfarzosa della Magna Grecia in Calabria, ma anche la più viziosa – tanto che oggi è ancora in voga il termine sibarita, per indicare una persona che ama circondarsi di piaceri e di lusso. A poca distanza dal paese, si può visitare il Parco Archeologico di Sibari, dove sono state trovate anche testimonianze della più recente città di Thurii e di quella di Copia, fondata dai romani.

Così, passeggiando tra le rovine sembra di fare un viaggio nel tempo: i resti degli antichi edifici ellenici si mescolano alle rovine romane, come il teatro, le terme e una domus riccamente decorata. Molti dei reperti ritrovati in questa zona sono stati catalogati ed esposti presso il Museo della Sibaritide, che sorge in un edificio moderno situato a due passi dall’area archeologica. Le sue sale custodiscono, ad esempio, la tabella in bronzo con dedica ad Atena, risalente agli inizi del VI secolo a.C., ma anche i corredi tombali di una necropoli dell’età del ferro e gli ornamenti religiosi del Santuario di Atena, anch’esso risalente probabilmente al VI o IV secolo a.C.

Crotone, l’antica Kroton

Un’altra città importante della Magna Grecia fu Kroton, che oggi porta il nome di Crotone. Fondata dai coloni greci nella seconda metà dell’VIII secolo a.C., visse periodi molto turbolenti a causa delle continue guerre con il vicino insediamento di Locri Epizefiri, ma anche momenti d’oro. Fu qui che Pitagora, attorno al 530 a.C., si trasferì e fondò la sua scuola pitagorica, che gettò le basi per la nascita del metodo scientifico. Insomma, siamo davanti ad un luogo ricco di storia e cultura, di cui però non rimangono moltissime testimonianze. Una delle più affascinanti è ciò che resta del santuario di Hera Lacinia, dedicato alla dea del matrimonio, della fedeltà coniugale e del parto.

Siamo presso il Parco Archeologico di Capo Colonna, che si snoda lungo l’omonimo promontorio affacciato sul mar Ionio, il quale è l’ultimo avamposto meridionale del Golfo di Taranto. A memoria dell’antico tempio, rimane solamente una colonna di ordine dorico che si erge a due passi dalle acque. Doveva essere un complesso davvero maestoso, alto più di 8 metri e con un tetto di marmo. Nei dintorni vi erano anche altri edifici, oggi collegati da un itinerario chiamato la Via Sacra: negli anni sono stati trovati i resti di almeno tre strutture, ciascuna dotata di caratteristiche peculiari. Come ad esempio l’Hestiatorion, che probabilmente fungeva da ricovero per i viaggiatori e per i sacerdoti.

Molti dei reperti rinvenuti presso il sito archeologico sono oggi ospitati presso il Museo di Capo Colonna, che risiede proprio a due passi dalle preziose rovine. Inaugurato nel 2006, merita assolutamente una visita. Così come anche il Museo Archeologico Nazionale di Crotone, sito all’interno della città murata medievale, che corrisponde all’antica acropoli di Kroton. Vi sono collezioni risalenti al neolitico e all’età del ferro, ma anche – ovviamente – moltissimi cimeli che ripercorrono la storia ellenica della colonia e dei suoi dintorni. In parte, si possono ammirare anche alcuni reperti provenienti proprio da Capo Colonna, come il Tesoro di Hera.

Capo Colonna

Fonte: iStock | Ph. Federico Neri

I resti del Tempio di Hera Lacinia, nel Parco Archeologico di Capo Colonna

Locri, l’antica Locri Epizefiri

Abbiamo accennato ad un’altra colonia greca, quella di Locri Epizefiri: fu l’ultima ad essere fondata in Calabria, all’incirca attorno al VII secolo a.C. Sono diverse le aree archeologiche tornate alla luce nel corso degli anni, appartenenti a questa antica colonia, divise tra l’odierna Locri e il vicino paese di Portigliola. Il nucleo più importante è quello che si dipana tra le colline e il mare, in un luogo che non venne più utilizzato come centro abitato. E ciò ne giustifica l’ottimo stato di conservazione, facendone uno dei siti più affascinanti di tutta la regione. Si possono vedere diversi tratti della cinta muraria che proteggeva la città, in prossimità della quale sorgevano numerosi santuari.

Tra i più belli vi è il Santuario di Persefone, al cui interno furono ritrovati tantissimi oggetti votivi, come terrecotte figurate e iscrizioni con dedica alla dea. E ancora il Santuario di Zeus, che divenne man mano sempre più grande assumendo notevole importanza per la città. All’interno delle mura, si possono ammirare i resti del Teatro romano di Locri, costruito nel I secolo a.C. sull’originale impianto greco, che è ancora visibile. Ma ci sono anche le rovine di altri edifici di culto e di abitazioni private, un vero e proprio museo a cielo aperto tutto da scoprire. Mentre all’esterno della cinta sorgono le necropoli, contenenti numerose tombe in cui vennero rinvenuti rari cimeli, alcuni in oro e altri metalli preziosi. La maggior parte di essi è oggi custodita nel Museo Archeologico di Locri Epizefiri, nei pressi del deposito votivo dedicato a Zeus.

Vibo Valentia, l’antica Hipponion

Fondata dai coloni di Locri Epizefiri per avere un porto sul mar Tirreno – senza dover passare per lo stretto, sotto il dominio di Rhegion -, la città di Hipponion è quella che oggi conosciamo con il nome di Vibo Valentia. Particolarmente suggestivo è l’impianto delle antiche mura della colonia, che in origine erano probabilmente lunghe 6 o 7 km e alte ben 10 metri. Oggi ne rimane solo un tratto di appena 500 metri, su cui però sorgono 8 torri di avvistamento. Nonostante tutto, queste mura sono le più imponenti presenti in Italia, ed è possibile che ulteriori scavi archeologici possano portare alla luce ancora qualche sorpresa. Al di là della cinta muraria, Vibo Valentia conserva numerose altre tracce del suo passato ellenico.

Un esempio è il tempo dorico di Persefone, ritrovato solamente nei primi anni del ‘900 all’interno del Parco delle Rimembranze. Secondo gli esperti, le sue rovine sarebbero databili attorno al VI-V secolo a.C. Altrettanto affascinanti sono i resti del tempio ionico di Persefone e Demetra, caratterizzato da due depositi sacri dedicati alle due divinità. Realizzato alla fine del V secolo a.C., sarebbe stato utilizzato almeno fino al pieno periodo romano, quando vi vennero costruite attorno alcune abitazioni. Infine, un’ultima tappa non può che essere presso la necropoli greca in località Scrimbia, risalente al VII secolo a.C. Qui furono trovati molti reperti, che oggi alloggiano nelle stanze del Museo Archeologico Statale Vito Capialbi, all’interno del Castello Normanno-Svevo di Vibo Valentia.

Gioia Tauro, l’antica Metauros

A metà strada tra Rhegion e Hipponion, la colonia di Metauros fu un importante centro commerciale della Magna Grecia in Calabria. Corrisponde all’attuale Gioia Tauro, che ancora oggi risente della notevole influenza artistica e culturale portata qui nei millenni passati, con l’arrivo dei coloni greci. Sulla sua storia, le testimonianze sembrano essere piuttosto confuse. Tuttavia ci sono giunti numerosi reperti provenienti dal periodo ellenico, soprattutto dagli scavi che hanno riportato alla luce un’antica necropoli, nei pressi di contrada Petra. Qui sono state trovate oltre 1.500 sepolture risalenti tra il VI e il V secolo a.C., molte delle quali impreziosite da cimeli e manufatti di vario tipo.

In particolare, sono riemersi del vasellame e molte antiche anfore, che ci raccontano una storia ben precisa, fatta di importanti scambi commerciali e del ruolo che, di conseguenza, la città ebbe per l’economia della Magna Grecia. Molti di questi reperti sono oggi custoditi presso il Museo Metauros, situato all’interno di Palazzo Baldari: vi sono esposti alcuni bellissimi esemplari di ariballo, un piccolo vaso rotondo usato in età ellenica. Altri cimeli sono invece finiti tra le sale del Museo di Reggio Calabria, mentre alcuni sono addirittura volati oltreoceano, al Metropolitan Museum of Art di New York, che ha un ampio spazio espositivo dedicato all’arte greca.

Monasterace Marina, l’antica Kaulon

Kaulon

Fonte: 123RF

Il sito archeologico di Kaulonia, in riva al mare

L’antica colonia ellenica di Kaulon, attualmente sita nel territorio di Monasterace Marina, ha lasciato numerose testimonianze in Calabria, ed è un vero spettacolo – anche per la sua suggestiva posizione, a due passi dal mare. Gli scavi, iniziati alla fine dell’800, hanno portato alla luce tantissimi resti di edifici e cimeli in essi custoditi. Molto affascinante è l’area sacra, dove spicca il Santuario di Punta Stilo, un tempio dorico in arenaria, in cui si adoravano Afrodite e Zeus (e molto probabilmente altri dei, tra i quali Apollo e Artemide). Nei pressi sono stati rinvenuti i resti di un secondo tempio, che forse era dedicato a Poseidone o ad Apollo.

Altri edifici particolari sono la casamatta, una struttura fortificata dove furono rinvenute tracce di un culto dedicato a Demetra, nonché numerose monete in bronzo. Infine, gli archeologi hanno ritrovato i resti di diverse abitazioni private, la più suggestiva della quale è stata soprannominata la Casa del Drago: qui si può infatti ammirare un pavimento a mosaico che rappresenta un drago marino, il quale è poi diventato il simbolo del Parco Archeologico di Kaulonia. Tutti i reperti sono stati spostati presso il Museo di Monasterace Marina, esposti al pubblico per raccontare la storia ellenica di questo luogo incantevole.

Di Admin

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