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A bordo dei treni storici verso i più bei laghi d’Italia

A primavera partono i treni storici diretti verso alcuni dei laghi più belli d’Italia. Si viaggia a bordo di carrozze d’epoca verso i paesaggi pittoreschi e i borghi pastello del Lago di Como oppure tra i lussureggianti giardini del Lago Maggiore o ancora verso il bellissimo Lago d’Iseo.

È un viaggio nel tempo e l’esperienza è unica. I treni storici della Fondazione FS partono ad aprile e viaggiano nei weekend fino a metà ottobre.

A bordo del Lario Express sul Lago di Como

Il Lario Express diretto al Lago di Como attraversa l’entroterra lombardo e accompagna i viaggiatori alla scoperta dei magnifici borghi comaschi. L’esperienza di viaggio inizia già a bordo, tra le atmosfere senza tempo delle antiche vetture Centoporte, godendo del panorama che scorre lento dal finestrino. Tra le maggiori attrazioni culturali che si possono ammirare in questo viaggio, la Basilica minore di Seregno risalente al 1700, l’abbazia benedettina di fine ‘800 e l’antico borgo di Cantù, con le sue affascinanti architetture risalenti al medioevo.

A Lecco, città cara al Manzoni per il suo lago, i viaggiatori del treno storico hanno a disposizione numerosi itinerari culturali tra cui optare, come una gita sul lago a bordo di un battello, un trekking nelle riserve naturali, ma anche la possibilità di praticare cicloturismo e sport acquatici sul lago.

Il Besanino Express che va sul Lago di Lecco

Un treno storico con locomotiva elettrica o a vapore parte da Milano Centrale per giungere su quel ramo del Lago di Como meglio conosciuto come Lago di Lecco. Si viaggia a bordo di carrozze Centoporte degli Anni ’30 o Corbellini degli Anni ’50 e, grazie a un vagone bagagliaio, si può portare con sé la propria bicicletta per fare escursioni una volta giunti a destinazione. Le ultime due fermate, Oggiono e Lecco, sono quelle lacustri.

Lecco è stata eletta qualche anno fa città più romantica della zona dei laghi del Nord Italia e sono tantissime le attrazioni da visitare tra chiese e palazzi storici, tra cui la Villa Manzoni, ma è anche possibile imbarcarsi su un battello e fare un giro sul lago ammirando i borghi lungo la costa.

Sul Laveno Express verso il Lago Maggiore

La sbuffante locomotiva che parte da Milano Centrale, al traino delle carrozze Centoporte Anni ’30, offre ai passeggeri del treno un’esperienza di viaggio unica. Giunti a destinazione, le città di Laveno e di Mombello offrono un panorama mozzafiato sul Lago Maggiore, con la possibilità di trascorrere la giornata a bordo di un battello oppure di riscoprire i borghi storici a piedi o in bicicletta. Gli stranieri andrebbero pazzi per questo viaggio.

Col treno storico al Lago d’Iseo

Il Sebino Express, il treno che porta i passeggeri verso il Lago d’Iseo, parte dapprima con una locomotiva elettrica in livrea storica e, una volta giunto a Bergamo, viene sostituita da una locomotiva a vapore fino alla fine del tragitto. Si viaggia a bordo di vetture Centoporte degli Anni ’30 e Corbellini degli Anni ’50.

Partendo dalla grande metropoli lombarda, il treno viaggia sbuffando verso la bergamasca e la sponda Sud‐Est del Sebino: la stazione di arrivo, sul limitare del centro di Paratico, guarda al Comune gemello di Sarnico, che si affaccia proprio sulla sponda opposta del lago, attraversabile a piedi in questo punto così assottigliato grazie a un ponte.

Una volta giunti a destinazione, si può trascorrere una giornata a contatto con la natura passeggiando sulle sponde del lago o cimentandosi con diversi sport acquatici, clima permettendo, oppure immergersi nella storia di questi luoghi visitando, nell’entroterra, i resti del castello e della torre Lantieri, di epoca medievale, per poi ritornare verso il lago per scoprire gli antichi pontili di attracco delle chiatte per il trasporto merci, i cui carichi venivano trasferiti sulla stessa linea ferroviaria su cui si è appena viaggiato.

 

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Borghi Viaggi

Portobuffolè, il borgo medievale immerso nelle campagne trevigiane

Un gioiello medievale spicca nella campagna trevigiana, sulla linea di confine tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Portobuffolè è il più piccolo comune della provincia di Treviso, in termini di popolazione e di superficie: parliamo di circa 751 abitanti su 5,08 km quadrati. Forse anche per questo è riuscito a mantenere intatte le sue peculiarità, premiate dal Club de I Borghi più Belli d’Italia e insignite della Bandiera Arancione. Riconoscimenti che fanno presagire, a chi lo visita, un’esperienza indimenticabile.

Origine del nome e storia antica

Benché oggi sia il comune più piccolo del Trevigiano, Portobuffolè fu un importante centro strategico della Repubblica di Venezia in Friuli, sulla sponda sinistra del fiume Livenza, ed ebbe una cinta fortificata, oggi pressoché scomparsa. Al tempo dei Romani era Septimum de Liquentia, villaggio di pescatori e agricoltori. ‘Septimum’ perché situato a sette miglia da Oderzo (Opitergium); de Liquentia, perché adagiato sulla sponda del fiume Livenza. Intorno all’anno Mille è comparso il nome Portus Buvoledi o Bufoledi, dal latino medievale ‘bova’, che significa ‘canale’. Secondo alcuni, però, il nome deriverebbe da ‘bufalo’ e l’origine andrebbe cercata nelle ‘bufaline’, le barche che venivano utilizzate per il trasporto delle merci attraverso il fiume.

Il borgo conobbe il periodo di maggior splendore e ricchezza durante il dominio veneziano, quando diventò un importante scalo fluviale. La Serenissima concesse a Portobuffolè il titolo di Città, lo stemma gentilizio e un podestà, che rimaneva in carica solo 16 mesi, con mansioni politico-amministrative. La cittadina perse le torri medievali del castello, eccetto la Torre Civica, che venne utilizzata come prigione.

Nel 1911, il corso del fiume venne deviato, e la fisionomia della città mutò radicalmente, benché nel XX secolo il Livenza aveva perso la sua funzione di via d’acqua che alimentava i commerci del porto (dal quale deriva il nome del borgo). La deviazione del Livenza provocò lo spopolamento del centro abitato, che si è conservato intatto nelle sue forme e atmosfere cinquecentesche.

Passeggiata tra le bellezze di Portobuffolè

Il borgo di Portobuffolè si lascia visitare facilmente in mezza giornata. La sua anima medievale accoglie i visitatori, stregandone lo sguardo a ogni angolo. Entrando nel centro storico dalla Porta Trevisana, distrutta nel 1918, ci si imbatte subito nella piccola e graziosa Piazza Beccaro, circondata da palazzi con eleganti facciate, alcune delle quali adornate da affreschi. Spicca quella di Cà Soler, un tempo rivolta verso il canale, ora interrato.

Da qui si giunge alla splendida dimora duecentesca di Gaia da Camino, figura storica citata da Dante nella Divina Commedia, nel XVI° canto del Purgatorio. Gli ambienti dell’antica casa-torre, ingentilita da bifore, interamente affrescata e sviluppata su quattro livelli, ospitano periodicamente mostre di arte contemporanea, nonché il Museo del Ciclismo Alto Livenza, dedicato a Giovanni Michieletto e Duilio Chiaradia, ad oggi considerato uno dei più importanti musei italiani sul ciclismo.

Dal Ponte Friuli, che attraversa l’alveo oggi erboso del fiume, si possono cogliere gli elementi salienti dell’antica fortificazione, come la Porta Friuli (detta il “torresin” perché ricavata da una torre difensiva, rimaneggiata tra il XVI e il XVIII secolo) e la Torre Civica in laterizio. Nella centrale piazza Vittorio Emanuele II, si affacciano la Loggia Comunale, il Monte di Pietà, il Fontego del Sale e il Duomo, sorto dove una volta c’era la sinagoga ebraica. Consacrato nel 1559 e restaurato più volte, custodisce un crocefisso ligneo del ’400 di scuola tedesca, un pregiato altare opera di un artista locale e un organo della casa Callido di Venezia, con 472 canne di zinco e stagno.

A pochi passi dal centro storico, sorge la Villa Giustinian, esempio tardo di villa veneta che aveva due accessi, uno via terra e uno fluviale, costruita nel 1695 dalla nobile famiglia Cellini e poi passata ai Giustinian. Fuori dal borgo, sono da vedere anche la chiesa di San Rocco con la Madonna della Seggiola, una scultura lignea del 1524,  l’oratorio di Santa Teresa, impreziosito da stucchi e affreschi, e la chiesa dei Servi, consacrata nel 1505.

Alla scoperta delle tradizioni di Portobuffolè

Portobuffolè vanta una grande tradizione artigianale ed enogastronomica. Tanti gli eventi che si susseguono nel borgo durante l’anno. Da non perdere:

  • il Mercatino dell’Antiquariato e del Collezionismo, che si svolge ogni seconda domenica del mese (escluso agosto), sotto i portici e lungo le vie del centro
  • “Portobuffolè, XIII secolo”, manifestazione che si svolge ogni due anni verso la fine di giugno. Si tratta di una rievocazione storica medievale, in occasione della quale le vie del centro si riempiono di tavolate di piatti dell’epoca, figuranti e sbandieratori in costume
  • Fiera di Santa Rosa, a fine agosto, durante la quale è possibile gustare le famose “Trippe di Santa Rosa” accompagnate dai vini locali

Cos’altro fare nei dintorni del borgo

Tra le attrattive appena fuori del borgo di Portobuffolè, ci sono i percorsi ciclabili lungo i Prà dei Gai, splendida golena naturale, vasta area di prati stabili, la cui fertilità è legata alle frequenti esondazioni del Livenza, che creano un ecosistema unico nel suo genere. Proprio per la loro importanza naturalistica e faunistica, sono stati dichiarati dalla Comunità Europea area protetta e inquadrati nel progetto di sviluppo territoriale del GAL 5 (Gruppo di Azione Locale). Fino a qualche decennio fa, i terreni dei Prà erano comunali e in primavera, con un’asta pubblica, i contadini del luogo se ne aggiudicavano piccoli appezzamenti per il pascolo e la raccolta del fieno. Dal latte delle pecore e delle capre che nei decenni scorsi vi pascolavano, si otteneva un pregiato formaggio chiamato “Gai”. Oggi è il luogo ideale anche per una gita nella natura. In particolare, il 25 aprile, in occasione della festa di San Marco, patrono di Portobuffolè, vi si riversano le famiglie del posto per la tradizionale scampagnata con pic-nic.

Dal borgo medievale, si possono inoltre raggiungere i luoghi più interessanti della Marca Trevigiana, tra i fiumi Piave e Livenza, come Oderzo e Motta di Livenza, cogliendo le tante occasioni gastronomiche che si presentano durante il percorso. Il fiume Livenza è, inoltre, la meta ideale per gli amanti della pesca e per chi desidera avventurarsi tra le sue acque in canoa, per rivivere da vicino l’antica via di collegamento con Venezia. A quel punto il viaggio nel tempo, tra passato e presente, può dirsi davvero compiuto.

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Riapre uno dei giardini più belli da visitare in Italia

Rose, tulipani, fiori di loto e ninfee, boschi di alberi antichissimi, come la Grande Quercia con oltre quattro secoli d’età, e giurassici risalenti all’era dei dinosauri, come il ginkgo biloba e la metasequoia, prati e giardini, come il Giardino delle piante officinali ma anche un labirinto in cui perdersi, un tempio, un castelletto, una grotta, un eremo, viali fioriti come il Viale delle rose e il Viale dei tronchi smeraldo e tanti scorci romantici tra giardini acquatici e laghetti fioriti e passeggiate panoramiche: è questo uno degli angoli verdi tra i più affascinanti d’Europa.

Ci troviamo nel Giardino di Sigurtà, un’oasi di 600.000 metri quadrati alle porte di Verona in uno dei borghi più belli d’Italia: Valeggio sul Mincio. Un parco storico da visitare nel modo che più aggrada: a piedi, in bicicletta, a bordo di un golf-cart, di uno shuttle o di un trenino panoramico.

Aperto al pubblico da più di 40 anni, riapre ora i cancelli per la stagione più bello che mai. Il Parco Sigurtà ha una doppia anima: una progettazione all’italiana caratterizzata da disegni geometrici che circoscrivono lo spazio e una all’inglese, che si basa sull’accostamento di elementi naturali e artificiali come grotte, alberi secolari, tempietti dove, chi passeggia, percepisce una natura ordinata anche quando assume un carattere più spontaneo.

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Fonte: Wikipedia/Giulia Balestrieri

Il Viale delle rose a Sigurtà

Tulipani a Sigurtà

Nel 2016 l’evento Tulipanomania che si tiene ogni anno nel parco Sigurtà ha vinto il premio per la “Fioritura più bella d’Italia” e nel 2019 la World Tulip Society ha conferito il premio “World Tulip Destination Worth Travelling For” per l’eccellenza nella promozione e nella celebrazione del tulipano, mentre nel 2022 il premio come “Miglior festival di tulipani 2022 al mondo”.

La fioritura stagionale dei tulipani del parco è la più importante del Sud Europa. Ogni primavera fioriscono oltre un milione di tulipani che, con muscari, giacinti e narcisi, colorano nei mesi di marzo e aprile i manti erbosi e i boschi del parco con spettacoli floreali sempre nuovi.

Fonte: Ufficio Stampa

Tulipanomania a Sigurtà

Non solo fiori e piante

Passeggiando tra i viali e percorrendo i boschi del Parco giardino Sigurtà, ci si può imbattere in diverse specie animali, dagli aironi cenerini che hanno un’apertura alare di quasi 2 metri agli scoiattoli, dalle tartarughe alle carpe koi giapponesi.

E, nella fattoria, ci sono gli animali da cortile come le galline, le anatre, i tacchini, le pecore della Lessinia e gli asini, ma anche le caprette tibetane e i daini.

All’interno del parco, nascosti tra la fitta vegetazione, ci sono anche dei deliziosi edifici. Uno di questi è il Castelletto, uno dei luoghi storici più importanti. Originariamente chiamato Castelletto di Nina, è stato realizzato alla fine del 1700 e utilizzato in passato come Sala d’Armi. Oggi vi sono custodite le memorie letterarie, come la raccolta della rivista “Lo Smeraldo” per cui ha collaborato anche Eugenio Montale, e scientifiche.

Un altro edificio è l’Eremo, in passato chiamato Eremo di Laura. Nascosto in un angolo di pace, questo edificio fu realizzato nel 1792. Ha una facciata ornata da una bifora e all’interno ospita una statua della Madonna. da qui si gode di una meravigliosa vista sul Grande Tappeto Erboso.

Nascosta agli occhi del visitatore è la Grotta di Gianna, circondata da querce e fitti boschi, è stata realizata con pietre e fossili incastonati. Dal 1942 è chiamata Grotta Votiva e Giuseppe Carlo Sigurtà, findatore del parco, dedicò questo angolo di pace alla Madonna di Lourdes.

Infine, nel bel mezzo del Grande Tappeto Erboso si erge il monumento di bronzo dedicato a Sigurtà, alto quasi 4 metri e visibile da differenti punti del parco.

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Fonte: 123rf

Il Parco giardino Sigurtà a Valeggio sul Mincio

La storia del parco

La storia del Parco risale al 1407, quando era un brolo cinto de mura ovvero terre coltivate con foraggi racchiuse all’interno di una muraglia. Nel corso dei secoli ha avuto diverse evoluzioni, come l’ampliamento della superficie e la possibilità di attingere l’acqua dal Mincio, per arrivare al 19 marzo 1978, quando Giuseppe Carlo Sigurtà aprì il Giardino al pubblico. Oggi, gli eredi continuano con dedizione a preservare e a far conoscere questo parco naturalistico, proseguendo il lavoro svolto dai loro antenati.

Dal 2007 è entrato a far parte dei Grandi Giardini Italiani, una rete che racchiude i più bei giardini visitabili d’Italia, mentre dal 2020 è stato inserito nel progetto della Garden Route Italia, volto a valorizzare i giardini italiani, promosso da APGI – Associazione Parchi e Giardini d’Italia.

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Fonte: @Parco giardino Sigurtà

Il labirinto del Parco giardino di Sigurtà

Info utili per visitare il parco

A partire dal 5 marzo e fino al 12 novembre 2023 il Parco giardino Sigurtà è aperto tutti i giorni (festivi inclusi) dalle 9 alle 19 (ultimo ingresso alle 18). Nei mesi di marzo, ottobre e novembre l’ultimo ingresso è alle 17 con chiusura alle 18.

Il biglietto d’ingresso per gli adulti costa 16 euro, per i ragazzi tra i 5 e i 14 anni costa 9 euro mentre è gratuito fino ai 4 anni di età

Nei giorni 10 aprile (Pasquetta), 25 aprile e 1° maggio l’entrata al parco sarà limitata e possibile solo con l’acquisto dei biglietti online. In occasione della Festa della Donna, l’8 marzo l’entrata al giardino sarà gratuita per tutte le visitatrici.

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Fonte: 123rf

Il monumento di bronzo dedicato a Giuseppe Carlo Sigurtà
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Il mistero dei volti apparsi in villaggio dell’Andalusia

C’è un piccolo borgo dell’Andalusia che attira molti curiosi e appassionati di fenomeni paranormali per un fatto straordinario accaduto negli Anni ’70. È il villaggio di Bélmez de la Moraleda, a un’ora di auto da Granada, nel Sud della Spagna.

L’apparizione dei Volti di Bélmez

Qui, una certa María Gómez Cámara, vide improvvisamente apparire sul pavimento di casa un volto. Nonostante cercasse di lavare via l’immagine, questa non si cancellava. Nonostante avesse provato a picconare il pavimento e a cementarlo di nuovo per rimuovere l’immagine questa tornava ancora.

Avvertite le autorità locali, si scoprì che sotto il pavimento, proprio nel punto in cui era apparso il volto, erano celate delle ossa umane. In effetti, dove sorgeva l’abitazione della famiglia Gómez Cámara un tempo si trovava un cimitero di epoca romana. Peccato che, secondo studi condotti in seguito, le ossa non fossero di epoca romana ma molto più recente, intorno al XIII secolo. Quando altri volti apparvero in alte stanze della casa, alcuni addirittura nella mansarda, quindi non a contatto con la terra, il caso fece il giro della Spagna, divenendo il più straordinario fenomeno paranormale di tutta la Spagna, ma anche d’Europa e poi del mondo.

Fu così che molti curiosi e soprattutto appassionati di turismo esoterico iniziarono a recarsi nel paesino andaluso apposta per vedere i visi apparsi sul pavimento e studiare il fenomeno di quelli che divennero famosi come i Volti di Bélmez. Nei fine settimana, folle di pellegrini si addensavano fuori dalla casa, arrivando a picchi di 20mila persone, un numero enorme per un paese di soli 2mila abitanti.

Il significato

Molti sono stati gli studiosi che hanno visitato e analizzato questi volti e che hanno dato diverse spiegazioni. Veri e propri “ghostbuster” in versione spagnola. Secondo alcuni si tratterebbe di una frode, ma sono in tanti a ritenere che si tratti di un fenomeno paranormale, visto che dopo decenni queste figure continuano ad apparire. Provarono addirittura a tenere chiusa una stanza per tre mesi e quando la riaprirono trovarono ben 17 nuovi volti.

Quando nel 2004 la signora maria morì, comparvero dei volti anche in un’altra casa, quella dove la donna nacque, benché continuassero a esserci anche in quella dove aveva vissuto. Questo fece sì che alcuni parapsicologi sostenessero che i volti venivano creati dal subconscio di Maria, un fenomeno chiamato “teleplastia” ovvero la capacità di materializzare involontariamente immagini. Questi volti, quindi, avevano e hanno un forte legame con la signora Maria Gómez Cámara che sarebbe stata, a sua insaputa, un medium capace di attivare il fenomeno dei volti nei luoghi dove ha vissuto.

Turismo del paranormale

Il mistero dei Volti di Bélmez che dapprima aveva creato grande scompiglio nel paese e tra le autorità locali e quelle religiose – oltre che nella vita di Maria Gómez e della sua famiglia – ha cambiato una volta per tutte anche le sorti del piccolo paese dell’Andalusia che da Bélmez de la Moraleda è diventato “il paese dei volti”, in spagnolo “Caras de Bélmez”.

Chi desidera avventurarsi nel paese dei volti trova facilmente le indicazioni per raggiungere la “Casa dei volti“, al numero 5 di calle Rodriguez Acosta, una classica casa spagnola intonacata di bianco e con gli infissi gialli, e la “Nuova casa dei volti”, al numero 2 della stessa via, visto che gli indirizzi sono due. Nella seconda casa è stato allestito un piccolo museo, il Centro de Interpretación de Las Caras de Bélmez che racconta la storia delle apparizioni.

 

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Castelli aperti tra Bergamo e Brescia (e non solo)

La primavera che arriva porta con sé alcuni degli appuntamenti più attesi e belli dell’anno. Tra questi ci sono le Giornate dei castelli, palazzi e borghi medievali in Lombardia promosse dall’associazione Pianura da scoprire. E nell’anno in cui Bergamo e Brescia sono Capitale italiana della cultura torna più in forze che mai il circuito di castelli, palazzi e borghi medievali che mette in rete oltre 20 località sparse nella pianura bergamasca e bresciana, nel cremasco e sul confine milanese del fiume Adda.

Le Giornate dei castelli, palazzi e borghi medievali

A partire dal 5 marzo, per poi continuare ogni domenica del mese e per tutte le festività, numerose bellezze storiche e architettoniche apriranno porte e portoni, ponti levatoi e torri d’avvistamento per farci fare un vero e proprio tuffo nel passato, e più precisamente tra battaglie, condottieri, aneddoti e costumi del Medioevo.

E la buona notizia è che quest’anno, grazie alla sempre maggiore richiesta di aperture, si aggiunge al calendario anche la prima domenica del mese di dicembre per permettere a tutti i visitatori di scoprire la bellezza di questi luoghi anche nel periodo invernale.

In poche parole ci saranno tantissime località aperte in contemporanea nelle stesse date. Occasioni incredibili per migliaia di turisti che potranno scegliere il proprio percorso e/o visitare uno o più castelli nelle tante giornate di apertura.

Castello di Malpaga lombardia

Fonte: iStock – Ph: Mrkit99

Il Castello di Malpaga

Le novità di quest’anno

Per quest’anno sono previste numerose iniziative che coinvolgeranno in particolare le due province di Bergamo e Brescia e le più belle località tra palazzi e manieri medievali del territorio. Il calendario prevede per domenica 2 aprile un tour in pullman in partenza dalla città di Brescia che conduce sulle tracce del grande condottiero bergamasco Bartolomeo Colleoni .

Un itinerario che toccherà il Castello di Solza, paese natale del capitano di ventura, il Castello di Malpaga, suo quartier militare e persino dimora ricca di pregiatissimi affreschi, e il borgo medievale di Martinengo con i notevoli lasciti civili e religiosi voluti dallo stesso Colleoni.

Ma non è finita qui, perché in accordo con le associazioni delle bande musicali bergamasche e bresciane avranno luogo concerti bandistici in location d’eccezione, così come mostre d’arte, esposizioni e il progetto “Inedita” dell’associazione Desidera, per ospitare letture di opere ideate da scuole di scrittura creativa con testimonial d’eccezione.

Altrettanti sono gli eventi che nei diversi mesi saranno organizzati in concomitanza delle giornate d’apertura, tra rievocazioni, concerti, mercatini d’antiquariato, degustazioni e speciali iniziative dedicate ai più piccoli o approfondimenti culturali per agli appassionati.

Quali meraviglie non perdere

Tanti appuntamenti e, soprattutto, numerosissime attrazioni da scoprire. Ne abbiamo selezionate alcune, quelle che secondo noi non bisogna perdere assolutamente. Del resto in questo 2023 sono oltre 20 i castelli, palazzi e borghi medievali, sparsi nella pianura tra Bergamo, Brescia, Cremona e Milano, che potrete esplorare durante le date previste dalla manifestazione.

E la buona notizia è che in ogni località si potranno effettuare visite guidate e partecipare ai numerosi eventi.

Trezzo sull’Adda, con numerose sorprese

Tra i comuni da scoprire vi segnaliamo Trezzo sull’Adda, in provincia di Milano, che cela numerose sorprese in grado di soddisfare ogni gusto. Una di queste è il suo castello con i temibili sotterranei ricchi di storie e leggende e l’imponente torre di cui godere di una vista mozzafiato. Costruito nella metà del 1300, si racconta che strani avvenimenti hanno caratterizzato sin da subito la sua edificazione: lo stesso proprietario venne avvelenato proprio nelle prigioni sotto al maniero.

Trezzo sull’Adda lombardia

Fonte: iStock – Ph: germi_p

Veduta di Trezzo sull’Adda

Molto interessante anche la centrale idroelettrica Taccani che con la sua notevole facciata che domina il corso del fiume. Si tratta di un manufatto industriale di inizio 1900 tutt’oggi funzionante. Con una facciata eclettica e gli interni in stile liberty, vi è persino un museo virtuale dedicato all’energia rinnovabile studiato per famiglie e bambini di ogni età.

Il borgo del Padergnone, con una storia millenaria

Sono numerosi i borghi che partecipano all’iniziativa, ma noi vi consigliamo di fare un salto a Padergnone che è una delle due frazioni di Zanica, in provincia di Bergamo. Dalla storia millenaria, è un vero susseguirsi di lapidi romane, fortilizio militare, camerae pictae, stemmi di importanti famiglie e misteriosi camminamenti sotterranei.

Attualmente è una proprietà privata, ma è possibile effettuare visite guidate contattando la struttura.

Rocca di Soncino, esempio di architettura militare lombarda

Vale la pena fare un salto anche alla Rocca di Soncino in provincia di Cremona. Alta 28 metri e larga 73, si articola in due strutture quadrilatere. La Rocca, superato l’androne principale, regala un piccolo cortile cinto da massicce cortine murarie, percorse da camminamenti con spalti merlati.

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Fonte: iStock – Ph: MTravelr

La Rocca di Soncino

Interessante anche la Torre del Capitano, una scala interna che conduce dal sotterraneo all’abitazione del castellano. In passato costituiva l’estrema possibilità di resistenza e difesa, da qui gli assediati potevano raggiungere l’uscita verso Santa Maria delle Grazie.

Santuario di Santa Maria della Croce, dove l’arte si con un antico culto mariano

Chi è in cerca di luoghi religiosi non può perdersi il Santuario di Santa Maria della Croce a Crema, in provincia di Cremona. All’interno del tempio coesistono le linee architettoniche del primo Rinascimento Lombardo con una decorazione barocca e con opere del primo e del medio Novecento.

Dalla storia decisamente particolare, è un monumento d’arte e centro spirituale fra i più importanti della città. Il progetto fu affidato appunto a Giovanni Battaglio che s’ispirò al Bramante e concepì l’edificio in cotto, a pianta centrale, traforato da tre gallerie sovrapposte, con cappelle ai quattro punti cardinali. La costruzione venne però portata a termine nel 1500 da Giovanni Antonio Montanaro, che vi aggiunse l’ultima galleria.

Castello di Padernello, dove il tempo pare essersi fermato

Infine, vi consigliamo una visita al Castello di Padernello in provincia di Brescia, un punto di riferimento importante per attività culturali di qualità, ma anche un luogo meraviglioso dove aleggia una leggenda davvero particolare.

Secondo la tradizione, una ragazza timida e malinconica che nacque a Brescia si ritirò in questo spettacolare maniero per trovare la pace. Purtroppo un sera, mentre stava seduta sui merli delle mura, vide delle lucciole e si sporse per volare insieme a loro. Una situazione che la portò a morire a soli 14 anni. Da quella sera, ogni 10 anni nella notte del 20 di luglio il suo fantasma si reca nel salone del castello con un vestito bianco mentre tra le mani tiene un libro d’oro che all’interno cela un segreto: quello della Dama Bianca.

Castello di Padernello lombardia

Fonte: GettyImages – Ph: DEA / M. BORCHI

Il Castello di Padernello
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Turri, il borgo dei tulipani

Non soltanto mare caraibico e cristallino e spiagge da sogno: la Sardegna è molto altro ancora, custode di parchi, grotte, preziose testimonianze archeologiche, borghi ricchi di storia e tradizione, e piccole perle “nascoste” che non ti aspetti.

È il caso di Turri e della sua incantevole fioritura dei tulipani, un trionfo di colori a pieno contatto con la natura incontaminata, nel cuore della zona pianeggiante della Marmilla, tra la Giara di Gesturi, famosa per i cavalli selvatici, e la Giara di Siddi, a circa 45 minuti di auto da Cagliari.

Turri, il borgo tra zafferano e tulipani

Poco più di 400 abitanti e il primato della produzione di zafferano, l’oro rosso sardo, insieme a San Gavino Monreale: Turri è il borgo dei panorami variegati che sorge in collina nell’abbraccio dei campi coltivati.

Il centro storico ha conservato la tipica conformazione di un tempo, con le case a corte vegliate da alti muri, caratterizzate da orti familiari alle spalle e ampi cortili sul davanti.

Una passeggiata tra le vie dà modo di osservare gli ampi portali delle abitazioni, la maggior parte del XX secolo ma alcuni risalenti all’Ottocento, e la tardo gotica Chiesa di San Sebastiano, edificata nel Seicento, di impronta aragonese e a navata unica: degni di nota sono l’Altare Maggiore, con il trono di San Sebastiano e una pregevole varietà di marmi, e le quattro cappelle laterali.

Di fronte alla parrocchiale, sorge una costruzione della seconda metà dell’Ottocento, con decorazioni palladiane al di sopra dell’architrave delle finestre: fu sede, per un centinaio di anni, del vecchio Municipio e, ancora prima, del Monte Granatico, ovvero la Banca del Grano.

Da vedere anche la Casa Museo dell’Arte Contadina e il secolare Parco degli Ulivi, in località Molinu, dove svettano autentici monumenti naturali: il Parco include un centro di accoglienza, percorsi guidati e un Museo storico.

I dintorni del paese non sono da meno e rappresentano un territorio abitato fin dalla Preistoria, come testimoniano i due nuraghi complessi di “su Senzu” e “Cabonu” e quelli a torre unica di “Sirissi”, “Turriga” e “Bruncu Monti Ari“.

Tutta la meraviglia dei tulipani di Sardegna

Turri, come accennato, ha il suo fiore all’occhiello nella straordinaria fioritura dei tulipani, meta ottimale per un gita fuori porta tra colori, profumi e incredibile bellezza.

Location d’eccellenza è il Parco “Beranu Froriu”, in un contesto naturalistico esclusivo, custode altresì di un magnifico roseto con oltre 5000 rose e 450 varietà di fiori tra cui peonie, muscari, iris, giacinti, ranuncoli, allium e narcisi.

Parte del circuito dei Grandi Giardini Italiani, il parco di sette ettari è un imperdibile paradiso per chi ama le fioriture primaverili e desidera ammirare gli splendidi tulipani in Sardegna: qui, infatti, sono ben 500.000!

Camminare senza fretta nel cuore del parco, in cui sono numerosi gli spazi dedicati agli animali, fa sentire immersi in un’esplosione di colori rigeneranti, tra ulivi secolari, piccoli ponticelli da attraversare e numerosi sentieri che si intrecciano. Ma non è tutto: i paesaggi e i panorami che si godono da Turri sulle verdi colline tutt’intorno appagano lo sguardo.

Il periodo migliore per scoprire il borgo dello zafferano e dei tulipani è certamente la primavera!

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La forma di questo borgo ricorda una tartaruga: è in Italia ed è bellissimo

L’Italia è un Paese meraviglioso. Lo sappiamo noi, che ogni giorno partiamo alla scoperta dello Stivale per lasciarci sorprendere da tutte le sue bellezze, svelate e nascoste, e lo sanno anche i viaggiatori del mondo, che giungono qui in massa per scoprire l’immenso patrimonio culturale, storico, artistico e architettonico nostrano.

I motivi per scegliere l’Italia come prossima destinazione di viaggio sono tantissimi: attrazioni iconiche, monumenti celebri, capolavori d’arte e testimonianze antiche di un passato glorioso. Ci sono poi la cultura, e la splendida cucina mediterranea che ha influenzato tutto il mondo e che ancora lo ispira. Ma l’Italia, quella bella, è fatta anche di villaggi e paesini, che si snodano silenziosi all’ombra della grandi città. Sono loro i veri custodi della bellezza delPaese, quella fatta di tradizioni, usanze e storie.

Ed è proprio in uno di questi luoghi che vogliamo portarvi oggi. Un paesino suggestivo e affascinante abbarbicato su una piccola altura che saluta l’Etna. Un borgo che, per la sua forma e la disposizione degli edifici, ricorda il guscio di una tartaruga. Ed è bellissimo. Pronti a partire?

Benvenuti a Gangi, il borgo a forma di tartaruga

Sono appena 6000 le anime che popolano il borgo di Gangi che, come tutti i piccoli paesini, condivide il medesimo destino, quello dello spopolamento. Sono molte le persone che sono andate via, a cercare la fortuna nella vicinissima Palermo, città che dista dal borgo poco più di 100 chilometri. Ma ci sono anche quelli che hanno scelto di restare, gli stessi che ogni giorno preservano la memoria storica e quella culturale di uno dei borghi più belli d’Italia.

Proclamato anche borgo dei borghi nel 2014, Gangi si trova in una posizione estremamente affascinante. È, infatti, abbarbicato sul monte Marone ed è situato all’ombra del maestoso Etna che, come un guardiano, sembra proprio vegliare sul paesino e sui suoi abitanti.

Le viuzze del borgo che si intrecciano tra loro e corrono verso l’alto, ospitando case ed edifici medievali, sembrano restituire un disegno ben preciso, quello di un guscio di una tartaruga. La visione, dall’esterno, è estremamente suggestiva, ma è solo entrando nel borgo che è possibile toccare con mano tutta la sua magia.

Centro storico di Gangi

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Centro storico di Gangi

Cosa fare e cosa vedere nel borgo gioiello della Sicilia

Entrando nel ventre di quello che da lontano sembra il guscio di una tartaruga è impossibile non restare affascinati. Le strette vie, incorniciate da case ed edifici, si snodano tra loro fino a condurre gli avventurieri ai luoghi della storia. Da visitare, assolutamente, il Palazzo Bongiorno e il duomo di San Nicola di Bari, situato proprio nel cuore pulsante del borgo.

Tutto intorno, il dedalo di strade che si adagia sull’altura, diventa il palcoscenico di mestieri antichi che vengono tramandati da generazione e che sopravvivono nelle piccole botteghe tutte da scoprire. E poi ci sono l’arte, l’artigianato e le tradizioni gastronomiche che affascinano i viaggiatori e li introducono nella meravigliosa quotidianità del borgo.

Non c’è un momento migliore per scoprire il fascino di questo borgo e per ammirare gli scorci incantati che restituiscono visioni fiabesche dell’Etna e del territorio che si snoda tutto intorno. Gangi è bella tutto l’anno e in ogni stagione. Tuttavia è durante le feste e le manifestazioni, come la Sagra della Spiga, che è possibile toccare con mano tutta la bellezza delle tradizioni autentiche in uno scenario naturale e mozzafiato.

Gangi al tramonto

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Gangi al tramonto
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Borghi Campania Napoli Viaggi

In questo piccolo borgo marinaio il tempo si è fermato

Napoli è conosciuta per il calore e l’accoglienza della sua popolazione, ma anche perché è una città ricca di storia e paesaggi mozzafiato che stupiscono e lasciano senza parole ogni volta che si ammirano. Girare tra le vie del capoluogo campano riserva ogni volta una sorpresa e capita spesso di imbattersi in un angolo o in uno scorcio mai visto prima. Quartieri e vicoli sono il tratto distintivo di Napoli, ma la città che affaccia sul Vesuvio non poteva di certo farsi mancare un incantevole borgo.

Sull’isolotto di Magaride è possibile imbattersi in Borgo Marinari, un quartiere legato alla città tramite un piccolo lembo di terra, in cui è possibile assaporare il silenzio e un’atmosfera quasi sospesa nel tempo, lontana dai ritmi frenetici e dalla vivacità del capoluogo campano.

L’affascinante storia di Borgo Marinari

La storia e la vita di questo borgo è strettamente legata a quella di Napoli e inizia nel momento in cui alcuni coloni greci di Cuma, decisero di colonizzarlo e fondare un emporio portuale. La presenza dei greci, nel corso degli anni, fu rimpiazzata da quella dei romani, tanto che secondo alcune leggende, il territorio diventò la sede della dependance del generale romano Lucio Licinio Lucullo.

I greci e i romani, non furono gli unici abitanti del borgo: poco prima dell’inizio dell’epoca medievale giunsero anche i monaci Basiliani che fondarono il loro convento inizialmente dedicato a San Salvatore e poi in seguito a San Sebastiano. Non a caso, ancora oggi, infatti, la zona è conosciuta come isolotto di San Salvatore. Il timore di un’invasione da parte dei Normanni costrinse i monaci a trasferirsi dall’isolotto stesso che fu trasformato in un piccolo presidio per proteggere la città. La conquista normanna fu però inevitabile e il presidio militare divenne la base per la costruzione del futuro Castel dell’Ovo.

Nel corso dei secoli Borgo Marinari ospitò sempre più famiglie di pescatori, ma alla fine del XIX secolo in seguito a una bonifica il quartiere ha assunto un aspetto ancora più pittoresco. Da quel momento è come se qui il tempo si fosse fermato.

Borgo Marinari di Notte

Fonte: iStock/SergeYatunin

Una veduta notturna di Borgo Marinari

Un panorama unico: Borgo Marinari oggi

La zona prettamente turistica è riuscita a conservare la sua antica bellezza: le barche sono una presenza costante e attirano immediatamente la vista con le loro forme e i loro colori. Anche i pescatori che entrano ed escono di continuo dal porto sembrano essere gli stessi che popolavano questo borgo tanti anni fa. Scoprire oggi Borgo Marinari significa anche fare un tuffo in uno dei luoghi più romantici e magici della movida napoletana.

L’imponenza di Castel dell’Ovo, il castello più antico di Napoli, regala uno scenario unico e mozzafiato. Ma non è l’unica attrazione che si può ammirare: a pochi passi si possono incontrare gli altri simboli della città, come il Palazzo Reale, il Teatro San Carlo, oltre alla splendida Piazza del Plebiscito. In poche parole, qui c’è il panorama perfetto per chi vuole godersi un momento di relax in un posto da sogno, destinato a rimanere a lungo nel cuore di ogni visitatore.

Borgo Marinari e le barche

Fonte: iStock/photooiasson

Le barche attraccate a Borgo Marinari
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Borghi lago Viaggi

Il borgo italiano affacciato sul lago a forma di cuore: è un incanto

L’Italia è un Paese meraviglioso che non smette mai di sorprendere e incantare. Lo fa con le meraviglie naturali che si snodano lungo tutto lo stivale, con l’immenso patrimonio storico e culturale, con i monumenti artistici e architettonici che sono diventati i simboli delle città e del BelPaese stesso. E lo fa anche con i borghi, quei piccoli scrigni di immensa bellezza che custodiscono storie, tradizioni e usanze tramandate da generazioni.

Ed è proprio alla scoperta di un piccolo paesino che vogliamo andare oggi. Un luogo che si palesa davanti allo sguardo dei viaggiatori e dei cittadini come se fosse un sogno a occhi aperti. Un posto adagiato su una piccola collina mantovana dalla quale domina un castello, che assume le forme e le sembianze di un guardiano il cui compito è quello di proteggere tutti i tesori del territorio. Un borgo italiano affacciato su un lago a forma di cuore che è un incanto. Benvenuti a Castellaro Lagusello.

Castellaro Lagusello, il romantico borgo italiano

Ci troviamo in provincia di Mantova, a soli 30 chilometri dalla città e immersi tra i splendidi paesaggi delle colline moreniche. È qui che una frazione di Monzambano ha attirato la nostra attenzione e quella di moltissimi viaggiatori. Si tratta del borgo di Castellaro Lagusello, un luogo che custodisce una storia antichissima che si nasconde tra le meraviglie naturali del territorio che si snoda tutto intorno.

Per scoprire la sua storia dobbiamo tornare indietro nel tempo, quando nell’XI secolo proprio la collina che oggi lo ospita fu scelta per diventare un rifugio sicuro dagli attacchi dall’esterno. Il nome stesso del borgo fa riferimento alle sue origini. Castellaro, infatti, vuol dire recinto fortificato, mentre lagusello fa riferimento al lago.

Sì perché il borgo, adagiato dolcemente su una morbida collina, affaccia proprio su un piccolo lago che rende il paesaggio incantato. Questo specchio d’acqua, incastonato nella natura, ha infatti una caratteristica forma di cuore che rende la visione estremamente romantica. Passeggiare sulle sponde del lago, e tra le strade del borgo, è davvero un’esperienza unica.

Il borgo sul lago a forma di cuore

Lontano dai sentieri più battuti dal turismo di massa, Castellaro Lagusello permette di vivere un’esperienza davvero unica all’insegna della grande bellezza. Questo paesino, inserito nella lista dei borghi più belli d’Italia, è davvero un luogo magico, caratterizzato da un’atmosfera sospesa e senza tempo all’interno della quale è possibile immergersi e perdersi.

Non è solo lo specchio d’acqua, che oggi è riserva naturale tutelata dal Parco Regionale del Mincio, a incantare, ma lo sono anche tutte le suggestioni di un passato antichissimo che vivono e sopravvivono in ogni angolo del paesino.

Le mura merlate e le case antiche, la torre dell’orologio e la chiesa barocca di San Nicola e poi, ancora, le stradine e i vicoletti che si intrecciano tra loro e che conducono agli scorci meravigliosi che affacciano sul lago incantato a forma di cuore: il borgo è sorprendente. Così come lo è il contesto naturalistico in cui è inserito che si snoda tutto intorno. Fermatevi nei pressi del castello, o raggiungete le sponde del lago e fermatevi a guardare il panorama: da qui la vista è meravigliosa.

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Borghi cicloturismo Toscana vacanze Viaggi

Casole d’Elsa, in Toscana, il regno della bicicletta

Incastonato tra Siena, San Gimignano, Volterra e San Galgano, il territorio che circonda lo splendido borgo medievale di Casole d’Elsa è un susseguirsi di dolci colline, uliveti, vigneti, pascoli e boschi. Un fazzoletto di terra vergine che accoglie nel suo paesaggio suggestivo chi desidera regalarsi una vacanza green, immergendosi nell’incredibile patrimonio naturalistico, artistico, architettonico, storico ed enogastronomico della Toscana. Ma soprattutto un vero paradiso per gli amanti della bicicletta.

Casole d’Elsa, tra monumenti e paesaggi unici

Insignito della Bandiera Arancione, Casole d’Elsa domina dai 400 metri di un colle il paesaggio della Val d’Elsa e della Montagnola senese fino alla Maremma. Conteso a lungo sin dal 1200 da senesi, volterrani e fiorentini, racchiude testimonianze del suo passato burrascoso nella bellezza dei suoi monumenti, come la Collegiata di Santa Maria Assunta, consacrata nel 1161 e rimaneggiata nei secoli, situata nel centro dell’abitato, e la trecentesca Rocca senese, oggi sede del Comune.

Un gioiello a poca distanza da Siena che si presenta come un accogliente teatro di vita e cultura, con tante iniziative coinvolgenti da scoprire, dal Presepe Vivente al Palio di Sant’Isidoro, alla musica e alle feste d’estate. Qui ci si sente in pace col mondo, contemplando l’armoniosa quiete dei paesaggi che abbracciano la Val di Cecina, tra la Foresta del Berignone, area naturale protetta e meta di escursioni e immersioni fluviali, e la Rocca Sillana, spettacolare punto di osservazione che offre un panorama mozzafiato della Toscana.

Casole d’Elsa, il paradiso toscano per chi ama la bicicletta

Regalare un’esperienza di viaggio che coinvolge mente e corpo, la sensazione di ‘entrare nel paesaggio’ che solo il ritmo della pedalata può dare, sono solo alcune delle motivazioni che hanno spinto soggetti pubblici e privati a investire nel progetto ‘Terre di Casole Bike Hub‘, il primo bike hub in Italia, nel cuore della Toscana, Best Green Destination italiana. Si concentra sul territorio di Casole d’Elsa e in maniera naturale si estende ai comuni limitrofi di San Gimignano, Volterra, Radicondoli, Monteriggioni, Sovicille e Monticiano.

Si può godere di percorsi ciclistici con livelli di difficoltà variabile, circondati dai suggestivi scenari toscani. Ce n’è per tutti i gusti: si pedala in mountain bike su sentieri segnati, in e-bike, mezzo ideale per gli itinerari cicloturistici su strade a bassa percorrenza di traffico e sentieri tracciati, o in bici da corsa, per ripercorrere le tracce dei grandi campioni passati di qua. Dai Grand Tour che abbracciano la Val d’Elsa e la Val di Merse per oltre 170 km, da percorrere in più tappe per i cicloturisti o tutto d’un fiato per i gran fondisti, ai tracciati per stradisti, dai 36 ai 105 km, diversificati per zona, che si sviluppano nei dintorni di Casole, verso il Chianti e il Volterrano, ai tre tracciati su strade sterrate (gravel).

I ciclisti possono, inoltre, scegliere di intraprenderli in modo autonomo oppure accompagnati da guide territoriali esperte, godendo in entrambi i casi di una efficiente rete di servizi, che vanno dal noleggio biciclette alla fornitura di mappe e gps, all’assistenza meccanica e medica fino alle visite guidate culturali nei luoghi toccati dai vari tracciati. Nel 2019 è stato anche realizzato un campo scuola di Mountain Bike e di guida sicura in bici, per avvicinare i bambini alla passione per la bicicletta in un contesto più controllato rispetto a quello esterno.

L’esperienza di chi ha scelto le due ruote come strumento di “conoscenza territoriale” continua nelle strutture che hanno aderito al progetto, dagli agriturismi agli hotel di lusso, tutte attrezzate di servizi bike-friendly, così come in ristoranti, aziende vinicole e cantine che offrono la possibilità di degustare i prodotti tipici del territorio.