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Non solo alberi: la piramide natalizia è un incanto

Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi, per vivere esperienze adrenaliniche e mozzafiato, per esplorare tutti quei luoghi nei quali la natura ha creato dei veri e propri capolavori o per passeggiare tra i monumenti e le creazioni architettoniche dell’uomo che si sono trasformate nel simbolo di città e Paesi interi. Ma lo facciamo anche per toccare con mano tutte quelle tradizioni che appartengono a luoghi e popolazioni lontane da noi.

E se è questo il motivo che ci spinge ad attraversare il globo in lungo e in largo, allora, nessun periodo è meglio del Natale per riscoprire usanze e tradizioni che appartengono ad altri popoli. Come i mercatini di Natale, la cui nascita risale al XIV secolo nei territori della Germania, dell’Austria e dell’Alsazia, o il Calendario dell’Avvento, inventato da Gerhard Lang nel 1908. E poi, ancora, tutte le prelibatezze culinarie e gli oggetti di artigianato che vengono esposti durante questo periodo.

Ci sono poi gli alberi di Natale, quelli maestosi e scintillanti che campeggiano nelle piazze cittadine e nelle case delle persone, le cui origini sono riconducibili a Tallinn, in Estonia, nel 1441. E infine ci sono le piramidi natalizie, dei veri e propri capolavori in legno che fanno parte del folclore natalizio tedesco.

C’era una volta la piramide di Natale

Sono maestose, scintillanti e artistiche, sono le piramidi di Natale che popolano le strade, i quartieri e le città di tutta la Germania e non solo. Diventate elemento riconoscibile del folclore natalizio tedesco, affondano le loro origini nel XVIII secolo, quando furono create nella zona dei Monti Metalliferi, al confine tra la Repubblica Ceca e la Germania.

Le piramidi di Natale, in tedesco Weihnachtspyramide, sono spesso costruite in sostituzione del più diffuso albero e sono realizzate in legno e poi addobbate con candele, luci, piante, biscotti e personaggi sacri. Queste strutture, che appaiono come dei veri e propri capolavori artistici e visivi, possono raggiungere dimensioni stratosferiche. Spesso, infatti, sono situate al centro dei mercatini di Natale o nelle piazze addobbate durante il periodo dell’Avvento.

La bellezza di queste creazioni ha fatto sì che negli anni la tradizione si diffondesse anche in altri luoghi nel mondo come, per esempio, negli Stati Uniti e in Inghilterra, ma anche in Svizzera e in Austria.

Dresda

Fonte: iStock

Dresda

Dove ammirare le più belle piramidi di Natale

Se volete lasciarvi incantare dalla bellezza delle Weihnachtspyramide, allora, non potete perdere il mercatino di Natale di Dresda. Oltre a essere considerato uno dei più grandi e belli della Germania, lo Striezelmarkt è anche uno dei più antichi d’Europa e del mondo. Proprio qui, ogni anno, viene costruita la maestosa piramide di Natale dell’Erzgebirge, che superando i 14 metri di altezza si è guadagnata il primato di piramide più alta del mondo.

Come abbiamo anticipato, però, l’usanza delle piramidi di Natale è diffusa in tutta la Germania. Ad Aschaffenburg, per esempio, nella piazza antistante al castello di Johannisburg, c’è un pittoresco mercatino di Natale nel quale campeggia una gigantesca e scintillante Weihnachtspyramide.

La luce della piramide natalizia illumina anche il centro storico di Zwickau, proprio qui dove si snodano tutta una serie di bancarelle che espongono oggetti artigianali e prelibatezze gastronomiche locali.

La tradizione di allestire la piramide di Natale si è diffusa anche in Svizzera. A Basilea, nello splendido mercatino allestito in Barfüsserplatz, ogni anno viene costruita una maestosa e sfavillante Weihnachtspyramide che svetta verso il cielo per 13 metri di altezza e illumina il percorso cittadino creando un’atmosfera fatata.

Piazza Barfusserplatz, Basilea

Fonte: iStock/klug-photo

Barfusserplatz, Basilea
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Egitto, una scoperta sensazionale di ben 2.200 anni fa

Sottoterra si celano ancora tantissimi segreti sorprendenti, dei tesori preziosi che ci aiutano a ricostruire quel gigantesco puzzle che è il nostro passato più lontano. Per questo gli archeologi continuano a scavare, portando alla luce antiche testimonianze di civiltà che hanno ancora tanto da regalarci. Proprio negli ultimi giorni, in Egitto è avvenuta una scoperta sensazionale che ha sorpreso gli esperti.

Egitto, trovato un enorme bagno pubblico

L’Egitto è senza dubbio uno dei luoghi più affascinanti al mondo: meta di tantissimi turisti alla ricerca di spiagge da sogno e acque cristalline, è anche un Paese dove storia e cultura si intrecciano come non accade forse in nessun altro posto. Culla dell’antica civiltà egizia che ci ha lasciato testimonianze splendide (come le Piramidi di Giza o la preziosissima tomba di Tutankhamon), non smette ancora di sorprenderci con i numerosi tesori che si nascondono ancora poche decine di centimetri sotto i nostri piedi.

Sono molte le campagne di scavi che proseguono in tutto l’Egitto, proprio alla ricerca di altri piccoli tasselli che ci raccontino la storia di un popolo così lontano nel tempo. Una di esse ha avuto risultati incredibili: nei pressi della città di Berenice (conosciuta anche con il nome di Berenice Trogloditica), gli archeologi hanno trovato le rovine di un antico bagno pubblico di dimensioni impressionanti. Secondo quanto emerso dai primi studi, si sarebbe trattato di un edificio composto da due tholoi – ovvero due strutture circolari – contenenti in totale ben 14 vasche.

Ciascuna vasca avrebbe avuto sia acqua fredda che tiepida, mentre vi sarebbe stata una stanza separata dove i cittadini potevano concedersi un bagno caldo. Ad alimentare l’intero complesso, due grandi bacini idrici situati nei dintorni. Il bagno pubblico risalirebbe a circa 2.200 anni fa, quando Berenice era nel suo pieno sviluppo come porto commerciale e aveva una grande presenza militare: gli esperti ritengono che a fare uso delle vasche fossero proprio i soldati e tutti coloro che lavoravano nell’importazione ed esportazione delle merci.

La scoperta a Berenice, splendida città egiziana

Il bagno pubblico è tornato alla luce nei giorni scorsi grazie al lavoro di un team di archeologi guidato dal professor Marek Woźniak, dell’Istituto polacco di Culture Mediterranee e Orientali, e dal professor Steven Sidebotham, dell’Università del Delaware. La scoperta, che è stata pubblicata su Live Science, è davvero incredibile: sebbene non siano state rinvenute scritte o incisioni, nei dintorni dei resti dell’edificio gli esperti hanno trovato monete e pezzi di ceramica che li hanno aiutati a collocare nel tempo il periodo di attività del bagno.

Woźniak è da alcuni anni a capo di una squadra che sta duramente lavorando a Berenice, un piccolo ma vivace porto egiziano affacciato su Mar Rosso. Il suo obiettivo è trovare resti dell’antica città risalenti al periodo ellenistico, ovvero l’epoca compresa tra la morte di Alessandro Magno e quella di Cleopatra. Sono già diverse le scoperte che hanno avuto luogo proprio a Berenice, tra cui un’antica fortezza di ben 2.300 anni fa e un santuario che racchiudeva i resti di 15 falchi decapitati, probabilmente a seguito di un rito propiziatorio.

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In Egitto la scoperta sensazionale che riscriverà la Storia

L’Egitto non finisce mai di sorprendere, terra di scoperte sensazionali che hanno il potere di riscrivere la Storia: a pochi giorni dal ritrovamento di un tunnel al di sotto dell’antico tempio di Taposiris Magna (che forse porta alla tomba di Cleopatra), il noto egittologo Zahi Hawass ha annunciato la notizia di un’ulteriore scoperta che ha dell’incredibile.

Nell’antica necropoli di Saqqara a Giza, è venuta alla luce la piramide di una regina finora sconosciuta, mai documentata, insieme a un deposito di 100 mummie, oltre 300 bare, centinaia di manufatti e vari tunnel interconnessi.

La scoperta che riscriverà la Storia

Nel sito a una trentina di chilometri a sud del Cairo, gli archeologi lavorano da due anni e hanno rinvenuto finora cinque tombe dipinte, il sarcofago del tesoriere di re Ramses II e la tomba di un dignitario.

I loro sforzi, in particolare, si sono concentrati sulla piramide di Teti, primo re della sesta dinastia. Infatti, come spiegato da Hawass, Teti “era adorato come un dio nel periodo del Nuovo Regno, e quindi le persone volevano essere sepolte vicino a lui“. Tuttavia, ha aggiunto, “la maggior parte delle sepolture conosciute a Saqqara in precedenza provenivano dall’Antico Regno o dal Periodo Tardo. Ora abbiamo trovato 22 pozzi interconnessi, che vanno da 9 a 18 metri, tutti con sepolture del Nuovo Regno“.

E all’interno dei pozzi gli archeologi hanno scoperto 300 bare e un enorme sarcofago in pietra calcarea del periodo del Nuovo Regno (conosciuto anche come Impero Egiziano) che durò dal VI secolo a.C. all’XI secolo a.C.

“Prima non si sapeva che le sepolture del Nuovo Regno fossero comuni nell’area, quindi questo è del tutto unico per il sito” ha commentato l’egittologo. “Le bare hanno volti individuali, ognuno unico, distinguendo tra uomini e donne, e sono decorate con scene dell’antico testo funerario egiziano Libro dei Morti. Ogni bara riporta anche il nome del defunto e spesso mostra i Quattro Figli di Horus, che proteggevano gli organi del defunto”.

Nelle bare, gli studiosi hanno rinvenuto i corpi di mummie perfettamente conservate, intatte e in buone condizioni (salvo quelle depredate o saccheggiate), e sono state almeno cento quelle identificate.
Ma non solo: vi erano anche manufatti quali giochi, statue del dio Ptah-Sokar e piccole statuette note come “shabtis”, il tutto a rappresentare il ciclo di nascita, morte e resurrezione.

La regina misteriosa

Fulcro della scoperta è la piramide di un’antica regina egiziana finora del tutto sconosciuta: “È incredibile riscrivere letteralmente ciò che sappiamo della storia, aggiungendo una nuova regina ai nostri libri” queste le parole di Zahi Hawass, una delle massime autorità egiziane nel campo dell’archeologia.

L’identità della misteriosa sovrana non è ancora stata rivelata ma, secondo gli esperti, si chiamava Neith e non è mai comparsa finora in alcun documento storico.

Mentre gli scavi e le ricerche continuano, siamo di fronte a un ritrovamento eccezionale che aggiungerà un nuovo e interessante tassello alla Storia che finora conosciamo e porterà ad aggiungere sui libri una figura inedita, con il suo ruolo e le sue vicende.

L’Egitto non smette di donare emozioni.

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La Fonte dell’Abbondanza e l’affresco più affascinante e scandaloso d’Italia

L’Italia è un Paese che non smette mai di stupire, e anche quando crediamo di aver visto tutto, in realtà, nuove e inedite bellezze si rivelano a noi in maniera sorprendente e inaspettata.

A Massa Marittima, per esempio, esiste un’antica fonte che è impossibile non notare. Situata nel centro storico del comune in provincia di Grosseto, questa struttura pubblica è conosciuta anche con il nome di Fonte dell’Abbondanza.

Al suo interno, durante il restauro effettuato nel 1999, è stato ritrovato un affresco antichissimo ed estremamente affascinante, che ha destato stupore da una parte e scandalo dall’altro. Si tratta infatti di un grande albero dai quali non nascono frutti, ma falli maschili eretti che donne al di sotto dell’arbusto cercando di afferrare.

Alla scoperta della Fonte dell’Abbondanza a Massa Marittima

Un viaggio a Massa Marittima è davvero un’ottima idea, soprattutto se l’intenzione è quella di andare alla scoperta di una cittadina inedita e sorprendente. Adagiato tra le Colline Metallifere, e circondato dalla lussureggiante campagna maremmana, questo comune in provincia di Grosseto ospita tutta una serie di bellezze ambientali e paesaggistiche, storiche e architettoniche che raccontano un passato antico e mai dimenticato.

Tra queste c’è una fonte, antica e affascinante, che domina proprio nel centro storico della città. Edificata nel 1265, e utilizzata come luogo di approvvigionamento idrico dell’intera città, alla fonte fu annesso successivamente un magazzino utilizzato dai cittadini come granaio pubblico. Da qui il nome di Palazzo dell’Abbondanza.

Oggi l’edificio è stato trasformato in un hub multiculturale dove vengono organizzate mostre, eventi e convegni. Ma c’è qualcos’altro che attira l’attenzione dei cittadini e di tutti i viaggiatori che arrivano nel comune in provincia di Grosseto.

Si tratta di un affresco ritrovato durante il restauro dell’edificio del 1999. Un capolavoro artistico duecentesco che sin da subito ha attirato la curiosità delle persone suscitando ammirazione, sorpresa e scandalo. L’affresco, infatti, raffigura un grande albero da cui nascono 25 falli ben visibili tra le foglie. Sotto l’arbusto sono raffigurate diverse persone, tra le quali spiccano due donne che litigano per raccogliere gli inediti frutti, mentre sopra uccelli neri volteggiano con fare minaccioso.

Il nome Albero della Fecondità, scelto per identificare l’affresco, ha messo d’accordo tutti. Le origini, così come le interpretazioni, invece, sono ancora oggetto di discussione.

Palazzo dell'Abbondanza

Fonte: Wikimedia/Sailko

Palazzo dell’Abbondanza

L’affresco dell’Albero della Fecondità

L’affresco dell’Albero della Fecondità è situato sotto una delle arcate del Palazzo dell’Abbondanza, oggi posto a tutela e valorizzazione da parte del comune di Massa Marittima. Sin dal suo ritrovamento, gli esperti, hanno identificato il soggetto dell’affresco come un’allegoria della fertilità, collegata anche all’originario utilizzo dell’edificio in questione.

Per alcuni, invece, l’affresco rappresenterebbe un vero e proprio messaggio politico. A sostenere la tesi è lo storico dell’arte George Ferzoco secondo il quale l’opera rappresenterebbe un avvertimento fatto ai cittadini da parte dei guelfi, schierati apertamente contro i ghibellini. Secondo la fazione guelfa, infatti, se la controparte fosse andata al potere si sarebbero venute a creare situazioni promiscue, perverse e pericolose, raccontate proprio in quell’affresco.

La tesi però sarebbe scardinata dal fatto stesso che la costruzione dell’edificio è stata commissionata dal Podestà ghibellino Ildebrando da Pisa, a meno che l’opera non sia stata realizzata successivamente. Purtroppo però, non essendoci fonti documentate sull’opera d’arte, le sue origini sembrano destinate a restare un mistero.

Quello che è certo è che si tratta di un capolavoro raro e prezioso di pittura murale del 1200 che ha come oggetto una raffigurazione profana, e che merita davvero di essere contemplato durante un viaggio in Maremma.

L'affresco dell'Albero della Fertilità a Massa Marittima

Fonte: Wikimedia/Andrea Anselmi

L’affresco dell’Albero della Fecondità a Massa Marittima
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Riparte il Porrettana Express, le tappe del treno storico

Tre importantissime date da segnare sul calendario: 19 e 27 novembre e 8 dicembre. Di cosa stiamo parlando? Del grande ritorno dei treni storici di Porrettana Express, un progetto di successo che porta, all’insegna di un turismo slow, alla scoperta di territori del nostro Paese che tolgono davvero il fiato.

L’autunno a bordo dei treni storici

Quello di quest’anno è un autunno da vivere anche a bordo dei treni storici come quelli del Porrettana Express. Conosciuta anche come “la Transappenninica”, è una spettacolare linea ferroviaria che nel 1864 ebbe il privilegio di collegare il Nord Italia e il Centro valicando per la prima volta gli Appennini.

In sostanza, era un percorso davvero unico nel suo genere che attraversava l’Appennino tosco‐emiliano incontrando numerosi viadotti e ben sei gallerie. Poi boschi di castagni, ardite curve e stazioni che spuntavano dal cuore dei monti.

La buona notizia, però, è che questa esperienza unica di viaggio su carrozze d’epoca sta per tornare e persino con alcune interessanti novità, viaggi storici alla scoperta della natura più autentica del nostro Paese e anche dell’Ecomuseo della Montagna Pistoiese.

Un’esperienza adatta a tutte l’età, un viaggio d’altri tempi che conduce verso piccoli paesini immersi nel verde delle montagne, lunghe gallerie e ponti spettacolari che conquistano il cuore di tutti.

Il primo treno in programma il 19 Novembre

Quest’anno il primo treno di Porrettana Express salirà sui binari il giorno 19 novembre. Partirà dalla splendida Pistoia per poi passare a Pitecchio, Pracchia e fare ritorno nell’incantevole città di partenza.

Un tragitto eccezionale e che permetterà ai viaggiatori di scoprire la maestosità della Montagna Pistoiese, alcuni poli dell’Ecomuseo della Montagna e il Museo SMI di Campotizzoro.

Il treno del 27 novembre

Per l’edizione di quest’anno non mancano novità come quelle che porta con sé il treno che solcherà i binari il 27 novembre. In questo giorno, infatti, per la prima volta questo affascinante convoglio d’altri tempi prenderà il via da Porretta Terme, località rinomata per le acque termali sulfuree e salsobromoiodichee.

Un viaggio sulle rotaie che condurrà i viaggiatori alla scoperta della città di Pistoia e del Deposito rotabili Storici delle Ferrovie di Pistoia (DORS), il più importante Hub italiano per la manutenzione e la riparazione delle locomotive a vapore.

L’ultimo treno dell’8 dicembre

L’ultimo convoglio, previsto per giovedì 8 dicembre, partirà da Pistoia ma solo dopo avere effettuato una visita al DORS. La direzione sarà Porretta Terme per avere l’occasione di passeggiare in quest’affascinante cittadina termale, i suoi mercatini di Natale e ammirare le luminarie allestite per le festività del periodo.

Dove acquistare i biglietti

Per assicurarvi un posto su uno dei tre treni di Porrettana Express vi basterà andare sul sito dell’iniziativa. Attenzione, però: i posti a disposizione sono 200 per convoglio e per questo motivo è bene affrettarsi, soprattutto se la vostra intenzione è scoprire un’Italia fuori dal comune a bordo di antichi, ma splendidi, vagoni.

Per quanto riguarda i prezzi, invece, gli adulti viaggiano con 28, euro, i più giovani dai 4 a 12 anni non compiuti con 12, mentre i bambini da 0 a 4 anni ancora da celebrare avranno l’occasione di vivere questa esperienza a titolo gratuito.

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Riparte il treno storico per la Valle dei Templi

Partirà da Palermo alla volta del Parco Archeologico Valle dei Templi ad Agrigento e il borgo marinaro di Porto Empedocle, il treno storico che percorre una delle linee più panoramiche della Sicilia. L’iniziativa, in programma domenica 6 novembre, offrirà ai turisti a bordo un programma ricco di eventi, che punta a soddisfare le esigenze di chi vuole vivere una giornata alla scoperta di storia, cultura e tradizioni di luoghi splendidi.

Le fermate del treno storico

Il treno storico partirà alle ore 7.50 dalla stazione di Palermo Centrale ed effettuerà fermate intermedie nelle stazioni di Bagheria, Termini Imerese, Roccapalumba-Alia, Cammarata San Giovanni Gemini, Aragona Caldare e Agrigento Bassa. Alle 11.15 il convoglio d’epoca raggiungerà la stazione tempio di Vulcano, rinnovata di recente e ubicata nel cuore della Valle dei Templi, dove di recente è stata fatta un’incredibile scoperta.

Qui i passeggeri potranno scendere e trascorrere una giornata all’interno del leggendario Giardino della Kolymbethra, accolti dalle guide del Fondo Ambiente Italiano (FAI). Come tutte le prime domeniche del mese, l’accesso al Parco archeologico sarà gratuito.

Chi invece intende proseguire il proprio viaggio fino a Porto Empedocle, potrà raggiungere in treno l’ottocentesca stazione del borgo in provincia di Agrigento, con arrivo alle 11.33. I viaggiatori avranno l’opportunità di visitare il Parco ferroviario, per poi proseguire il tour alla scoperta di Porto Empedocle con le guide dell’Archeoclub Agrigento che propongono tre escursioni tra i luoghi della Vigata di Andrea Camilleri, il Lido Marinella e la meravigliosa Scala dei Turchi. Il convoglio di ritorno partirà dalla stazione di Porto Empedocle Succursale alle 17.07 e da Tempio di Vulcano alle 17.15, con arrivo a Palermo previsto per le 20.26.

Giardino della Kolymbethra, gioiello della Valle dei Templi

In greco, Kolymbethra indica un tipo di piscina utilizzata in età romana per giochi acquatici. Prima “sontuosa piscina popolata da pesci e da cigni” di cui scrive lo storico greco Diodoro siculo, una volta interrata diventa un fertile orto-frutteto. Quando poi si aggiungono gli agrumi, prende la denominazione di “giardino”, come si usa chiamare in Sicilia gli agrumeti tradizionali.

Il Giardino della Kolymbethra è coltivato in una piccola valle tra il tempio dei Dioscuri e il tempio di Vulcano (o di Efesto), nel sito identificato con l’antico bacino artificiale costruito per volere del tiranno Terone dopo la vittoria nella battaglia di Himera, nel 480 a.C.

Il giardino, non più coltivato dagli anni ’80, è stato recuperato al suo uso originario e alla fruizione ad opera del FAI, e oggi riassume in 6 ettari il paesaggio agrario e naturale della Valle dei Templi, fiore all’occhiello di Agrigento. La bellezza della Kolymbethra è legata alla forma degli alberi e al fascino del fenomeno della rifioritura, per cui frutti e fiori si succedono ininterrottamente nel corso delle stagioni, all’ombra e alla frescura assicurate dalla chioma sempreverde.

Nelle zone più scoscese, si trovano le piante della macchia mediterranea, mentre al di là del piccolo fiume c’è un agrumeto, uno degli ultimi “giardini” siciliani, con limoni, mandarini e aranci di antiche varietà, irrigato secondo le tecniche della tradizione araba. Dove l’acqua non arriva, si possono ammirare gelsi, carrubi, fichi dìindia, mandorli, mirti e olivi “saraceni”. Un luogo unico, immerso in uno dei siti archeologici più grandi del mondo. Un patrimonio paesaggistico, quello del Parco archeologico Valle dei Templ, estremamente vario e di straordinaria bellezza, frutto della commistione fra elementi naturali originari e l’azione millenaria dell’essere umano.

Giardino Kolymbethra
Lo splendido Giardino della Kolymbethra
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La “Città d’oro” perduta riaffiora dalle sabbie del deserto

L’edizione 2022 dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, il premio intitolato all’Archeologo del sito di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, è andata alla scoperta della città d’oro fondata da Amenhotep III, ritrovata in buono stato di conservazione dall’equipe di Zahi Hawass, già Ministro delle Antichità e Direttore della Missione Archeologica al lavoro nel tempio funerario di Tutankhamon.

Grazie al Premio, istituito nel 2015, la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e la rivista Archeo intendono dare il giusto contributo alle nuove scoperte e riconoscere appieno il lavoro degli archeologi che, quotidianamente, con dedizione, sacrificio, competenza e ricerca scientifica affrontano il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio.

Inoltre, la cerimonia di consegna, alla presenza della figlia archeologa di Khaled Fayrouz Asaad e di Mohamad Saleh Ultimo Direttore del Turismo di Palmira, è l’occasione per tenere sempre viva la memoria di ciò che accadde in Siria e continuare a creare un collegamento tra le città di Paestum e Palmira, unite qualche anno fa dal gemellaggio siglato proprio durante la BMTA.

Il Premio viene assegnato in collaborazione con le testate archeologiche internazionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), AiD Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), as. Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia).

La scoperta dell’anno: la “Città d’Oro” perduta

Il sito archeologico scelto per la premiazione del 2022 è stato rinvenuto nelle vicinanze del palazzo del faraone Amenhotep III, dalla parte opposta del fiume Nilo rispetto alla città e capitale di Tebe (oggi Luxor).

Le iscrizioni in geroglifico indicano che la “città d’oro perduta“, di cui alcune muri a zig zag erano stati scoperti negli anni Trenta dai francesi Robichon e Varille a 100 metri di distanza, si chiamava Tjehen-Aten, o Aton, “abbagliante” e che venne fondata dal nonno di Tutankhamon, Amenhotep III.

Gli ambienti custodiscono oggetti in uso nella vita di tutti i giorni: scarabei, anelli preziosi, vasi di ceramica colorata, mattoni di fango con i sigilli a cartiglio di Amenhotep III e iscrizioni geroglifiche su tappi di argilla dei vasi di vino, che hanno contribuito a datare l’insediamento.
È stata ritrovata anche una panetteria, zona per cucinare e preparare il cibo con stoviglie di stoccaggio e forni.

La seconda area, ancora in gran parte sepolta, rappresenta il quartiere residenziale e amministrativo, circondato da mura a zig zag, mentre la terza era attrezzata per i laboratori: qui si trovano, infatti, numerosi stampi da fonderia per l’elaborazione di amuleti e delicati elementi decorativi e la zona di produzione dei mattoni di fango utilizzati per costruire templi e annessi.

Sorprendenti le sepolture ritrovate all’interno di una delle stanze: una mucca o un toro e una persona con le braccia distese lungo i fianchi e i resti di una corda avvolta intorno alle ginocchia.
A nord del sito, anche un grande cimitero con un gruppo di tombe scavate nella roccia di varie dimensioni.

Le parole di soddisfazione degli esperti

Palmira e Paestum condividono un’atmosfera, una tradizione, una gloriosa storia passata” ha ricordato Mohamad Saleh Ultimo Direttore del Turismo di Palmira “desideriamo presto tradurre questo gemellaggio in un progetto comune sul campo per aiutare le persone che tornano in Siria e fare un training mirato sul recupero del patrimonio culturale perduto ma anche sul restauro delle rovine della città nuova. Speriamo di cominciare già il prossimo anno”.

Il Fondatore e Direttore della BMTA Ugo Picarelli ha evidenziato come “L’International Archaeological Discovery Award Khaled al-Asaad è un momento molto sentito e importante per la Borsa. “Sin dalle prime edizioni abbiamo voluto concretizzare il tema della cooperazione culturale invitando i Paesi internazionali come l’Egitto, che è stato anche il primo Paese ospite ufficiale. Quando in Siria è accaduto quel terribile episodio, abbiamo ritenuto doveroso dare un segnale. Ringrazio per la loro presenza a questa importante cerimonia i rappresentanti delle istituzioni del Bahrein, del Libano, della Repubblica popolare cinese, della Grecia, del Guatemala”.

Da remoto è giunto anche il saluto di Mounir Bouchenaki Presidente Onorario della BMTA: “La Borsa” ha detto “lavora con le grandi istituzioni internazionali e nazionali. È un incontro unico al mondo in cui gli esperti dell’archeologia e del turismo dialogano. Migliaia di giovani universitari e liceali giungono a Paestum per la Borsa, che diventa sempre più importante e non solo nel Mediterraneo”.

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In Egitto è avvenuta un’altra incredibile scoperta

L’Egitto sorprende ancora e lo fa di nuovo con Saqqara, una vasta necropoli a 30 km a sud della città moderna del Cairo. Grazie alla missione archeologica condotta da una squadra di studiosi della facoltà di Archeologia dell’Università del Cairo, è avvenuto un ritrovamento atteso da moltissimo tempo.

Scoperto il sarcofago del tesoriere di Ramesse II

Il team di ricercatori guidato da Ola El Aguizy, professoressa emerita di lingua egizia presso il Dipartimento di archeologia dell’Università del Cairo, ha riportato alla luce il sarcofago di Ptah-em-wia, il tesoriere reale di Ramses II, sovrano del XIII secolo a.C. definito “il più potente faraone d’Egitto”.

La scoperta è avvenuta in un’area che si trova a circa 20 miglia a nord di Saqqara. Gli scavi archeologici da queste parti erano già iniziati nel 2005 e tutti i ritrovamenti fatti fino a ora sono stati incredibilmente straordinari. Compreso quello di questi ultimi giorni che è stato possibile grazie all’avvistamento dell’apertura di un pozzo verticale nel sito: un indizio inequivocabile di una camera funeraria sottostante.

Ci è voluta una settimana intera per scavare il pozzo dove poi sono scesi fino al fondo della voragine. Proprio qui è stato trovato un sarcofago per lo più intatto. Come dichiarato da El Aguizy ad Artnet News: “Il coperchio era stato rotto e la mummia mancava, ma il pezzo rotto è stato ritrovato. Tutte queste tombe sono state saccheggiate: ecco perché molti frammenti delle pareti di queste tombe si trovano nei musei di tutto il mondo“.

Perché questa scoperta era molto attesa

Come detto in precedenza, questa scoperta era molto attesa. Infatti, la sepoltura del funzionario era stata già individuata nella seconda metà del XIX secolo dall’egittologo francese – nonché fondatore del Museo Egizio del CairoAuguste Mariette, che tra il 1858 e il 1859 annunciò un ritrovamento che è poi stato destinato a restare nell’oblio per altri 150 anni.

Questo perché nel corso del tempo gli studiosi non sono stati più in grado di rintracciare l’ubicazione della tomba. Una svolta è arrivata solo nel 2021, grazie alla missione archeologica, sempre diretta dall’egittologa Ola El Aguizy, che insieme al suo staff ha indagato l’area a sud della rampa processionale della piramide di Unis individuando la tomba dell’alto.

A quasi un anno di distanza, il Ministero egiziano del Turismo e delle Antichità ha ora reso noto che nel frattempo i ricercatori sono riusciti per la prima volta a farsi strada nei 7 metri di profondità del pozzo, fino a giungere alla camera sepolcrale di Ptah-em-wia.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Come dichiarato da El Aguizy al Guardian, il sarcofago apparteneva al proprietario della tomba, cosa che non sempre accade: “A volte il sarcofago è di una persona diversa quando la tomba è stata utilizzata in periodi successivi“.

La buona notizia, inoltre, è che l’assenza della mummia non è un problema in quanto gli studiosi non hanno bisogno di un corpo per ottenere informazioni sulla storia egizia. In questo caso specifico, infatti, le iscrizioni del sito sono più interessanti: la tomba di Ptah-em-wia era scolpita con emblemi della dea del cielo Nut e descrive la vicinanza di Ptah-em-wia al re Ramses II.

Ptah-em-wia gestiva il tesoro reale dell’Egitto, insieme al bestiame e alle offerte a tutte le divinità egiziane, ha dichiarato El Aguizy ad Artnet. “Concentro le mie energie su queste scoperte perché sono molto importanti, gli archeologi di tutto il mondo sono interessati a vedere i risultati di questi scavi“.

Per questo motivo l’équipe di El Aguizy continuerà a studiare le iscrizioni di questa tomba che, come ha sottolineato l’archeologia, ha uno stile differente rispetto alle altre della zona.

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La città d’oro perduta premiata come scoperta dell’anno

Va alla scoperta della “città d’oro fondata da Amenhotep III, riaffiorata dal deserto in Egitto” l’ottava edizione dell’International Archaeological Discovery Award, il Premio intitolato a Khaled al-Asaad. Si tratta dell’unico riconoscimento a livello internazionale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti al servizio del territorio.

Rimasta sotto la sabbia per migliaia di anni, “la più grande città mai trovata in Egitto” in buono stato di conservazione e con mura quasi complete, è stata riportata alla luce dal team di Zahi Hawass, alla ricerca in verità del tempio funerario di Tutankhamon.

La ‘città d’oro perduta’ è stata la scoperta più straordinaria del 2021

La ‘città d’oro perduta’, di cui vi abbiamo parlato qui, si trovava vicino al palazzo di Amenhotep III, dall’altra parte del Nilo rispetto a Tebe, oggi Luxor, dove è stato inaugurato anche il Viale delle Sfingi. Le iscrizioni geroglifiche indicano che la città era chiamata Tjehen-Aten, o Aton “abbagliante” e che fu fondata dal nonno di Tutankhamon, Amenhotep III.

In realtà non è una città esattamente ‘perduta’, visto che alcuni muri erano già stati scoperti negli anni ’30 dai francesi Robichon e Varille a 100 metri di distanza. Inoltre, finora non ha prodotto alcun reperto d’oro. Ma allora perché la chiamano così? La risposta ci arriva da Hawass. “La chiamo così perché fondata durante l’età d’oro d’Egitto”, ha spiegato l’archeologo ed egittologo egiziano, già Ministro delle Antichità e direttore della missione archeologica.

Gli ambienti conservano oggetti legati alla vita quotidiana: preziosi anelli, scarabei, vasi di ceramica colorata, mattoni di fango con i sigilli a cartiglio di Amenhotep III, oltre a iscrizioni geroglifiche su tappi di argilla dei vasi di vino, hanno contribuito a datare l’insediamento. È stata individuata anche una panetteria, una zona per cucinare e preparare il cibo, con forni e stoviglie di stoccaggio.

La seconda zona, ancora in gran parte sepolta, coincide con il quartiere amministrativo e residenziale, circoscritta da un muro a zig-zag. La terza area era, invece, predisposta per i laboratori: lungo un lato è la zona di produzione dei mattoni di fango usati per costruire templi e annessi, nell’altro un gran numero di stampi da fonderia per l’elaborazione di amuleti e delicati elementi decorativi. Due sepolture insolite di una mucca o di un toro sono state trovate all’interno di una delle stanze, cui si aggiunge la sepoltura di una persona con le braccia distese lungo i fianchi e i resti di una corda avvolta intorno alle ginocchia. A nord dell’insediamento è stato scoperto, infine, un grande cimitero con un gruppo di tombe scavate nella roccia di diverse dimensioni.

Le altre scoperte finaliste del 2022

L’Archaeological Discovery Award sarà consegnato a Zahi Hawass venerdì 28 ottobre, durante l’edizione 2022 della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico che si svolgerà a Paestum dal 27 al 30 ottobre. Quest’anno, lo “Special Award” per il maggior consenso sulla pagina Facebook della BMTA, è risultata la scoperta di “un santuario rupestre di oltre 11mila anni fa, il sito di Karahantepe in Turchia”. L’Università di Istanbul, con l’équipe guidata dal professore Necmi Karul, ha scoperto un ambiente sotterraneo di 23 metri di diametro e profondo 5.50, con ben conservata la scultura di una imponente testa dai tratti umani, affiorante dalla parete rocciosa che pare “guardare come da una finestra” una serie di undici alti pilastri scolpiti a forma di fallo. Un tempio sacro che affonda le radici nella preistoria, con numerosi artefatti in pietra lavorata e almeno 250 monoliti.

Tra le scoperte finaliste c’erano, inoltre, la stanza degli schiavi ritrovata nella villa di Civita Giuliana a Pompei, il più antico tempio buddista urbano della valle dello Swat, emerso a Barikot, e il mosaico con le scene dell’Iliade ritrovato in Inghilterra nella contea di Rutland.

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Riparte il treno storico sulla Ferrovia del Basso Monferrato

Dopo 11 anni di sospensione, domenica 2 ottobre torna sui binari il treno del Basso Monferrato. L’occasione è la Fiera nazionale del tartufo di Montiglio Monferrato che dura fino al 9 ottobre.

Il treno storico parte da Torino e arriva a Montiglio, in provincia di Asti, un delizioso paese in cima a un colle sovrastato dal castello che domina la Valle Versa. parte del circuito dei “Castelli aperti” del Basso Monferrato.

Il viaggio a bordo del treno storico

Il treno storico, composto da carrozze Corbellini degli Anni ’50, parte alle 9.00 dalla stazione di Torino Porta Nuova per arrivare a Chivasso alle ore 9.30.

Alla stazione di Chivasso, in passato capitale di quello che nell’XI secolo era il Marchesato del Monferrato, è prevista una sosta per consentire ai passeggeri di partecipare agli eventi organizzati dall’amministrazione comunale in occasione della Sagra del nocciolino e, poco prima della ripartenza del treno, la breve cerimonia del simbolico taglio del nastro.

Montiglio-Monferrato

Fonte: Wikimedia Commons @Ziegler175

Il paese di Montiglio Monferrato

Il treno storico riparte poi da Chivasso, trainato da una locomotiva a vapore, percorrendo i binari della suggestiva linea ferroviaria che penetra nel cuore del Basso Monferrato, con tappe a Cavagnolo e Brozolo. L’arrivo a destinazione a Montiglio Murisengo è previsto per mezzogiorno.

Qui si potrà fare visita alle mostre sulla Linea Chivasso-Asti, di ammirare le numerose meridiane per cui il paese è famoso e naturalmente pranzare alla Fiera nazionale del tartufo di Montiglio Monferrato.

Nel pomeriggio, al rientro (il treno riparte alle 15.45), il treno sosta per un’ora a Cavagnolo Brusasco dove, per l’occasione, sarà allestito un “Expo del Monferrato torinese” nel piazzale della Stazione con stand dei Comuni, delle Associazioni e delle Aziende agricole del territorio. Il treno riparte da qui alle 17.05 e fa tappa a Chivasso alle 17.30 per arrivare in stazione Torino alle 18.20.

Con l’acquisto del biglietto di andata e ritorno del treno storico sarà possibile usufruire di un “pranzo al Tartufo” organizzato della Pro Loco di Montiglio a un prezzo agevolato di 30 euro per gli adulti e 20 per ragazzi dai 4 ai 12 anni (è gratuito sotto i 4 anni).

Quanto costa il viaggio

Il treno di andata e ritorno che parte dalla stazione di Torino Porta Nuova costa 25 euro per gli adulti (a partire dai 12 anni), mentre per i ragazzi dai 4 ai 12 anni non compiuti costa 15 euro. Fino ai 4 anni non compiuti il viaggio invece è gratis, senza diritto al posto a sedere.

Saranno ben due i treni storici della Fondazione FS che celebreranno la riapertura della “Ferrovia del Basso Monferrato”, la dodicesima linea ferroviaria riaperta per usi turistici nell’ambito del progetto “Binari senza Tempo”.

Montiglio_stazione-ferroviaria

Fonte: Wikimedia Commons @Giorgio Stagni

La stazione ferroviaria di Montiglio Monferrato