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Esiste un altro Louvre nel mondo e si trova a due passi dal deserto

In un mondo in cui le notizie di conflitti e tensioni internazionali sembrano essere all’ordine del giorno, la necessità di pace e tolleranza tra popoli e culture diverse risulta oggi più urgente che mai.

Eppure, esistono esempi virtuosi, testimonianze viventi di come sia possibile costruire ponti di dialogo e comprensione tra popolazioni differenti.

Uno di questi luoghi si trova ad Abu Dhabi, sulla meravigliosa isola di Saadiyat. Qui, tra architetture mozzafiato e panorami spettacolari, si erge un simbolo potente di ciò che è possibile realizzare quando le persone si uniscono in un progetto comune.

La nostra meta è il museo del Louvre, una sorta di succursale del famoso museo di Parigi, frutto di una collaborazione trentennale tra Abu Dhabi e il governo francese. Questo luogo unico rappresenta una fusione perfetta tra l’arte occidentale e la cultura araba, offrendo ai visitatori un’esperienza imperdibile e coinvolgente, alla scoperta di opere straordinarie.

Il “Louvre del deserto”

Louvre Abu Dhabi

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Louvre di Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti

Il Louvre di Abu Dhabi, inaugurato nel 2017, è stato soprannominato dai francesi “Louvre del deserto” e rappresenta una straordinaria fusione tra architettura moderna e tradizione araba.

Progettato dal rinomato architetto Jean Nouvel, si distingue per la sua visione audace e la sua profonda sensibilità verso il contesto culturale e ambientale in cui si trova. L’elemento più distintivo dell’edificio è la sua gigantesca cupola, un reticolo di acciaio e alluminio che filtra la luce solare, creando un effetto simile a un’oasi di palme. Questa struttura, che sembra sospesa tra cielo e terra, crea un gioco di luci e ombre in continua evoluzione durante il giorno.

Il museo si estende tra una serie di edifici bianchi ispirati all’architettura tradizionale araba. Queste strutture sono collegate da passaggi coperti e circondate da canali d’acqua, creando un intricato labirinto di spazi espositivi che invitano alla scoperta e alla riflessione.

Al suo interno ci sono 23 gallerie permanenti dedicate all’arte moderna e contemporanea, testimoniando l’incessante progresso e l’evoluzione continua del linguaggio artistico. Tuttavia, la sua grandezza risiede nel suo vasto percorso storico che abbraccia le antiche culture dell’Egitto, della Grecia e dell’Impero Romano.

Va sottolineato che, in questa regione, le temperature possono raggiungere facilmente i 40 gradi, mettendo a rischio le opere d’arte. Per tale motivo, sono state predisposte misure speciali al fine di garantirne la corretta conservazione.

Il tesoro artistico del Louvre di Abu Dhabi

Il Louvre di Abu Dhabi custodisce splendidi capolavori che includono dipinti, sculture e altre meravigliose opere d’arte.

La collezione permanente del museo comprende più di 600 manufatti provenienti da diverse epoche storiche e civiltà. Inoltre, ospita 300 opere che illustrano come culture diverse abbiano coesistito nello stesso spazio, sottolineando le somiglianze e gli scambi reciproci.

Tra le più importanti spiccano capolavori come “La Belle Ferronnière” di Leonardo da Vinci, “Ritratto di una dama” di Rogier van der Weyden e la “Madonna con Bambino” di Giovanni Bellini. Ma il Louvre di Abu Dhabi non si limita alle opere classiche. Qui troverete anche opere di grandi maestri contemporanei come Marcel Duchamp e Andy Warhol.

Le opere sono esposte in ordine cronologico, consentendo ai visitatori di seguire l’evoluzione delle diverse civiltà, dalla Preistoria ai giorni nostri. Ogni opera rappresenta un tassello di un puzzle più ampio che narra la storia del nostro mondo.

Oltre alle collezioni permanenti, il museo ospita regolarmente mostre temporanee e dispone anche di un museo per bambini. Inoltre, offre una varietà di servizi, tra cui caffè e ristoranti, dove i visitatori possono rilassarsi e contemplare le opere appena ammirate.

Louvre Abu Dhabi

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Louvre di Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti

 

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Il museo-giardino che è un’oasi di pace e di bellezza

A osservarlo sembra quasi finto, perché la perfezione e la simmetria regnano sovrane. Ci sono cespugli rotondi, prati che sembrano impeccabili macchie di colore dalla forma ben definita, ci sono gli alberi a punteggiare l’ambiente, e anche loro appaiono perfettamente collocati, seguendo uno schema ben preciso, lungo sentieri bianchi che si perdono nelle sfumature cangianti della natura

Questo museo-giardino straordinario si trova in Giappone ed è una vera e propria oasi di pace e bellezza, ma non solo: è la culla dell’arte, infatti, qui si può apprezzare uno straordinario connubio che mescola insieme dipinti e natura.

Adachi Museum of Art, un museo-giardino uscito da un sogno

Si dice che siano un “dipinto giapponese vivente”: stiamo parlando dei giardini che compongono l’Adachi Museum of Art e che si estendono per circa 165mila metri quadrati. Questo luogo dal fascino incredibile si trova in Giappone, a circa un’ora di distanza da Matsue, ed è facilmente raggiungibile prima con un treno fino alla stazione di Yasugi, poi salendo sulla navetta gratuita che porta al museo. È nella prefettura di Shimane.

Una vera e propria oasi di pace e bellezza in cui ammirare l’arte nelle sue tante forme. C’è quella naturale dei giardini, mai uguali a loro stessi, che ogni giorno regalano suggestioni, scorci ed emozioni nuove, c’è quella dei dipinti che si possono ammirare. Come viene spiegato sul sito ufficiale della struttura, il fondatore Adachi Zenko percepiva un collegamento tra la bellezza dei giardini in stile giapponese e dipinti di Yokoyama Taikan. Così ha realizzato il giardino giapponese: “con la speranza che, attraverso la sua espressione stagionale di bellezza naturale, i visitatori sarebbero stati ispirati a vedere i dipinti di Taikan con un rinnovato senso di apprezzamento”.

Poi sono stati aggiunti altri artisti andando a creare un vero e proprio viaggio nell’arte in tante forme differenti. Il museo è dotato di una collezione permanente, inoltre le mostre vengono cambiate nel corso dell’anno in base alle stagioni, per offrire ai visitatori un’esperienza sempre nuova.  All’interno della struttura si trovano anche un caffè e una tea house.

La bellezza dei giardini che cambiano ad ogni stagione

La natura è una delle forme d’arte più incredibili e spettacolari: mai uguale a sé stessa, ogni giorno lo stesso luogo può regalare sensazioni sempre nuove. Così fanno i giardini che si possono ammirare nell’Adachi Museum of Art: ogni stagione restituisce sfumature diverse, colori vibranti e fascino.

Un luogo che vale la pena segnare tra le tappe imperdibili se si programma un viaggio in Giappone e che è intanto possibile ammirare grazie a una webcam (direttamente dal sito) che fa vedere in diretta questa oasi di bellezza. Durante le stagioni i giardini abbracciano il cambiamento e, allora, si può vedere la natura sommersa da un soffice manto di neve, oppure risvegliarsi ed esplodere di vita e colori in primavera ed estate. E, ancora, brillare dei colori più intensi durante la stagione autunnale. I giardini sono composti da aree diverse, ad esempio vi è quello della ghiaia bianca e dei pini, o quello del muschio; inoltre è importante sapere che non si può accedere direttamente ma si possono ammirare dall’edificio.

Il museo è stato aperto nel 1970, quando il suo fondatore aveva 71 anni. Lo si può visitare tutti i giorni dell’anno, inoltre da 20 anni i giardini sono in cima alla lista stilata dalla rivista americana The Journal of Japanese Gardens.

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A Barcellona nasce il Museo dell’Arte Proibita

A Barcellona un inno alla libertà di espressione con il ritorno alla ribalta di opere d’arte che, nel corso dei secoli, hanno incontrato la censura e sono state rimosse per le più svariate ragioni.

Nasce così il “Museo dell’Arte Proibita” (Museu de l’Art Prohibit) nel cuore dello storico quartiere Eixample, non lontano da Plaça de Catalunya, ospitato all’interno di un edificio realizzato dall’architetto Enric Sagnier all’inizio del XX secolo.

La brillante idea è del dirigente d’azienda e giornalista catalano Taxto Benet che, cinque anni fa, ha iniziato “per caso” una singolare raccolta acquistando, presso la Fiera ARCOMadrid, la serie fotografica Presos Políticos en la España Contemporánea di Santiago Serra con ventiquattro ritratti di personaggi della cultura catalana imprigionati: “L’opera aveva suscitato scalpore perché parlava di prigionieri politici in Spagna, ed è stata rimossa dallo stand della Galería Helga de Alvear poco dopo il mio acquisto” ha ricordato l’imprenditore.

Da quel momento, ha continuato ad acquisire altre opere bandite dai musei e il suo progetto ha preso forma: dal 26 ottobre 2023 oltre 200 opere che hanno suscitato scalpore o “creato problemi” sono nuovamente fruibili dal pubblico.

Un tuffo nell’Arte Proibita

Benet ha annunciato così l’apertura del Museo dell’Arte Proibita: “Questo è l’unico museo al mondo dedicato all’arte che è stata censurata. È la dimostrazione che la censura ha fallito in tutto il mondo. Il nostro è un inno alla libertà“.

Da Klimt a Goya, da Warhol a Picasso, da Ai Weiwei a Bansky e moltissimi altri, sarà possibile riscoprire un patrimonio artistico ingiustamente bandito e censurato, tra fotografie, installazioni, dipinti e sculture, con un invito a riflettere sulla libertà di espressione.

Il nuovo museo di Barcellona, infatti, ha raccolto e riportato alla luce opere vietate in ogni parte del mondo, con l’obiettivo di dimostrare che condannare l’arte e la cultura si rivela sempre fallimentare.

Il prezzo del biglietto per ammirare “l’arte proibita” è di 12 euro con riduzione a 9 euro per studenti e over 65.

I capolavori in mostra

I due piani dell’edificio in centro a Barcellona ospitano capolavori di artisti in gran parte moderni e contemporanei, allestiti in una mostra variegata e ampia, volta a esplorare il grande tema della “censura nell’arte”.

Tra le opere esposte, solo per citarne alcune, spiccano “Filippo Strozzi in Lego” di Ai Weiwei, ritratto con i celebri mattoncini del banchiere fiorentino che si oppose ai Medici durante il Rinascimento, una serie di capolavori erotici in stampe del 1968 di Picasso, il ritratto di Mao realizzato da Andy Warhol e censurato in Cina nel 2012, le incisioni anticlericali “Los Caprichos” di Francisco Goya.

E, ancora, “La Revolución”, dipinto di nudo di Fabián Cháirez che ritrae Emiliano Zapata, il rivoluzionario messicano, in sella a un cavallo con un paio di scarpe con il tacco, un’opera che aveva acceso una discussione nel 2019 tra gli attivisti della comunità LGBTQIA+ e i membri dei sindacati dei lavoratori agricoli, e “Lena, London” dell’artista attivista africana Zanele Muholi che, tramite la fotografia, denuncia l’argomento vietato del riconoscimento della comunità queer nel Sud Africa.

Presenti anche cinque opere della serie Raffaello e la Fornarina che suscitarono grande scandalo quando furono svelate al pubblico.

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Michelangelo, apre la stanza segreta: nascosta sotto una botola per anni

Dal prossimo 15 novembre sarà di nuovo accessibile al pubblico la stanza segreta di Michelangelo. Un piccolo ambiente contenente una serie di disegni attribuiti al celebre pittore e scultore del Rinascimento, custodito all’interno del Museo delle Cappelle Medicee a Firenze, che si potrà finalmente ammirare dopo quasi 50 anni dal suo ritrovamento, avvenuto nel 1975.

La storia della stanza segreta di Michelangelo

La piccola stanza segreta, di 10 metri di lunghezza per 3 di larghezza, alta al culmine della volta 2 metri e 50, venne utilizzata come deposito di carbonella fino al 1955 e poi rimasta inutilizzata, chiusa e dimenticata per decenni, sotto una botola completamente coperta da armadi, mobili e suppellettili accatastati.

Nel novembre 1975, Paolo Dal Poggetto, allora direttore del Museo delle Cappelle Medicee, incaricò il restauratore Sabino Giovannoni di fare dei saggi di pulitura in uno stretto corridoio sottostante l’abside della Sagrestia Nuova, in occasione di un sopralluogo preliminare alla ricerca di uno spazio adeguato alla realizzazione di una nuova uscita del museo.

Fu allora che il restauratore si imbatté in una serie di disegni murali, nascosti sotto due strati di intonaco, tracciati con bastoncini di legno carbonizzato e sanguigna, di dimensioni varie, in molti casi sovrapposti, che Dal Poggetto ha attribuito per la maggior parte a Michelangelo.

L’ipotesi dell’ex direttore del museo è che l’artista si fosse rifugiato in questo piccolo ambiente nel 1530, quando il Priore di San Lorenzo, Giovan Battista Figiovanni, lo nascose dalla vendetta di Papa Clemente VII – appartenente alla famiglia fiorentina dei Medici – infuriato perché il Buonarroti aveva aveva seguito le fortificazioni per conto del governo repubblicano (1527-1530), nel periodo in cui i Medici furono cacciati dalla città.

Ottenuto il perdono della famiglia, dopo circa due mesi – che secondo la ricostruzione dovrebbero collocarsi tra la fine di giugno e la fine di ottobre 1530 – Michelangelo tornò finalmente libero e riprese nuovamente i suoi incarichi fiorentini, fino a quando nel 1534 abbandonò definitivamente la città alla volta di Roma.

I disegni, ancora oggetto di studio da parte della critica, secondo la tesi di Dal Poggetto furono realizzati durante il periodo di “auto-reclusione” dell’artista che avrebbe utilizzato i muri della piccola stanza per “abbozzare” alcuni suoi progetti, tra cui opere della Sagrestia Nuova, come le gambe di Giuliano de’ Medici duca di Nemours, disegni ispirati a opere d’arte preesistenti, come la testa del Laocoonte, e progetti riferibili ad altre sculture e dipinti.

Visita alla stanza segreta di Michelangelo: info utili

L’attesa apertura al pubblico della stanza segreta di Michelangelo, al Museo delle Cappelle Medicee di Firenze, mai stata accessibile in maniera regolamentata fino a oggi, è resa possibile anche grazie al monitoraggio che verrà condotto nei prossimi mesi, d’intesa con l’Opificio delle Pietre Dure. La stanza sarà aperta per le visite dal 15 novembre 2023 al 30 marzo 2024, solo su prenotazione.

Potranno accedervi gruppi contingentati di massimo 4 persone alla volta, in modo da proteggere i disegni e mantenere adeguate condizioni conservative, indispensabili a salvaguardare i preziosi manufatti. La permanenza massima all’interno della stanza sarà di 15 minuti, accompagnati dal personale di vigilanza del Museo. Il numero limitato di presenze per fasce orarie è, infatti, dovuto alla necessità di intervallare il periodo di esposizione alla luce a led a periodi prolungati di buio. Dal momento che per accedere all’ambiente è necessario scendere una stretta e angusta scala, la stanza non è accessibile ai disabili e – per ragioni di sicurezza- ai minori di 10 anni.

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Valle delle Meraviglie, una Francia davvero sorprendente

Quando si dice “un nome, una garanzia“: non poteva essere altro che “meraviglioso” un territorio che porta il nome di “Valle delle Meraviglie“, un “museo a cielo aperto”, punteggiato da pietre colorate e levigate dai ghiacciai, da laghi di montagna e una foresta che incanta con il suo verde e i suoi profumi.

Siamo nel cuore del Parco Nazionale del Mercantour, vanto delle Alpi Marittime e delle Alpi dell’Alta Provenza, tra l’Italia e, appunto, la Provenza, indiscussa oasi di biodiversità tra le più ricche di Francia.

Un magnifico paesaggio che incontra il mare e la montagna, terrazzamenti di ulivi, ruscelli e pittoreschi villaggi arroccati.

La Valle delle Meraviglie, un viaggio di 5000 anni

È un vero paradiso per gli escursionisti e i trekker, dove camminare sullo sfondo delle cime innevate, tra scoscese rocce, laghetti alpini e la foresta, e aguzzare la vista per scorgere gli animali di montagna (che qui sono davvero moltissimi!) tra cui i camosci che, in quanto “abitanti principali”, non sono mai troppo lontani.

Ma siamo appena all’inizio. Infatti, la valle è il regno delle incisioni rupestri e qui non si compie mai una “semplice escursione” bensì un viaggio a ritroso di ben 5000 anni laddove gli uomini dell’Età del Bronzo lasciarono la loro impronta imprimendo nella pietra segni che onorano le divinità del cielo e della montagna.

Nell’area protetta delle incisioni, l’escursionismo è consentito soltanto lungo i sentieri segnalati, dove scoprirne il significato grazie ai pannelli didattici; è possibile, però, anche effettuare una visita approfondita insieme alle guide abilitate e accreditate dal Parco Nazionale, che conducono i visitatori ad ammirare le incisioni più singolari raccontando, al contempo, le teorie più contrastanti riguardo il loro significato.

E poi entra in scena il Monte Bego con i suoi 2872 metri di altezza che, agli occhi dell’uomo preistorico, doveva apparire “sacro”, un mezzo di elevazione verso il Dio o gli Dei: ed è proprio lungo i suoi pendii che incisero la pietra per “sacralizzare” quei luoghi.
Oggi Monumento Nazionale, l’area archeologica del Monte Bego dona al visitatore l’emozionante esperienza di trovarsi di fronte alla toccante testimonianza di un culto ancestrale.

Natura e biodiversità, protagoniste assolute

Passeggiare lungo la Valle delle Meraviglie, trascorrere alcuni giorni nei rifugi, consente di ritrovarsi a tu per tu con il “fascino del meraviglioso” e di vivere momenti e giorni indimenticabili al cospetto della montagna, con i suoi ritmi, i suoi silenzi, i suoi paesaggi plasmati dall’aspra roccia e, subito dopo, dalla flora verdeggiante.

Altrettanto emozionante il possibile avvistamento di stambecchi, camosci, caprioli, lupi, marmotte e altri splendidi rappresentanti della fauna alpina.

Il Museo delle Meraviglie, la tappa da non perdere

Inaugurato a Tenda nel 1996, il “Museo delle Meraviglie” è un’altra tappa da mettere in lista per completare al meglio e arricchire la conoscenza di una delle valli più sorprendenti della Francia.

Non a caso, è il luogo ideale per approfondire la visita al sito archeologico e alle sue incisioni oppure per prepararsi al meglio all’escursione: lungo le sue sale, progettate con scenografie moderne, interattive e ludiche per andare incontro anche ai più piccoli, il museo ricostruisce con dovizia di particolari e realismo la vita dei primi abitanti della Valle e offre il suo prezioso contributo alla valorizzazione e alla tutela di un patrimonio archeologico unico nel suo genere.

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Questa antica medina è un museo a cielo aperto

Il Marocco, perla del Nordafrica, è una destinazione ricca di mistero e di fascino con una miscela vibrante di culture, paesaggi mozzafiato e città storiche. Questa terra custodisce luoghi preziosi cristallizzati nel tempo, che regalano uno scorcio sulla sua storia antica.

Con i palazzi intricatamente decorati, i villaggi berberi arroccati sulle montagne e i mercati colorati e rumorosi, il Paese conserva un forte legame con le sue radici e le sue tradizioni, un ponte tra l’antico e il nuovo, tra l’Oriente e l’Occidente.

Alcune delle sue meraviglie più notevoli, sono le medine labirintiche, cuore pulsante dell’autentica vita cittadina. Tra queste, Fès el-Bali, riconosciuto come Patrimonio dell’UNESCO, è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. L’eco del passato risuona in ogni angolo, permettendo di immergersi totalmente nella cultura marocchina.

Fès-el-Bali, viaggio nel cuore autentico del Marocco

Fes Morocco

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Moschea Al-Qarawiyyin, Fes in Morocco

Fès el-Bali è la parte più antica di Fès, una delle città imperiali del Marocco. Fondata come capitale della dinastia Idriside tra il 789 e l’808 d.C., è uno dei quartieri storici meglio conservati dell’epoca medievale araba.

Circondato da imponenti mura difensive e bastioni, è un vero e proprio labirinto urbano. Composta da circa 9.000 vicoli tortuosi, la città è divisa in ben 300 quartieri distinti, ciascuno con la propria personalità unica.

Il suo fascino risiede nella sua ricca storia che si respira passeggiando per i suoi vivaci souk, nei quali i commercianti locali offrono una vasta scelta di prodotti tradizionali, dal pregiato artigianato in tappeti e ceramiche fino ai gioielli preziosi.

Immerso nel cuore pulsante di Fès el-Bali, ti troverai circondato da una sinfonia di colori e profumi. Ceramiche vivaci colorano ogni angolo, mentre una vasta selezione di spezie, dalle più comuni alle più esotiche, rilasciano nell’aria un bouquet di aromi irresistibili che ti avvolge e ti rapisce.

Uno dei punti d’interesse più rinomati è la Medersa Bou Inania. Costruita tra il 1351 e il 1358, questa antica scuola islamica rappresenta un sorprendente esempio di architettura Marinid. Le sue meravigliose piastrelle e l’atmosfera rilassante che pervadono l’edificio creano una vera e propria oasi di tranquillità.

Anche le costruzioni storiche sono rimaste sorprendentemente simili a com’erano secoli fa. Le madrasas, gli hammam e le moschee si ergono ancora maestosamente nel panorama cittadino. Molti di questi sono stati restaurati con cura e trasformati in incantevoli alberghi o ristoranti, per regalare ai visitatori un’esperienza autentica dell’ospitalità marocchina.

Bab Bou Jeloud, la Porta Azzurra di Fès

Per poter vivere appieno l’esperienza di Fès el-Bali, ti consigliamo di affidarti a una guida esperta o, se preferisci, di partecipare a un’emozionante escursione organizzata. La Medina, infatti, è un vero e proprio labirinto di stradine strette in cui ci si può facilmente perdere.

E quale modo migliore per iniziare il viaggio se non attraverso la sua porta più iconica, Bab Bou Jeloud? Inaugurata nel 1913, la Porta Blu è molto di più di un semplice ingresso alla città. Questo straordinario capolavoro architettonico è un vero simbolo della città, che incanta i visitatori con la sua bellezza senza tempo.

Al primo sguardo, affascina con il suo azzurro intenso che brilla verso la Medina, mentre un verde smeraldo splende sul lato opposto, rispettivamente i colori tradizionali di Fès e dell’Islam. Le intricate piastrelle di ceramica, conosciute come zellige, adornano la porta, creando complesse trame geometriche e arabeschi, un autentico spettacolo per gli occhi. Questa tecnica decorativa rappresenta una peculiarità dell’architettura tipica marocchina e andalusa.

Ma Bab Bou Jeloud non è soltanto bella da vedere. È anche un punto d’osservazione privilegiato. Salendo le scale che conducono alla sommità della porta, potrai ammirare una vista panoramica sulla Medina e sulle colline circostanti. È un luogo perfetto per scattare foto indimenticabili o semplicemente per osservare il paesaggio.

L’atmosfera qui è semplicemente incantevole. Potrai scoprire i numerosi caffè, ristoranti e negozi che offrono una vasta selezione di prodotti locali. Un luogo ideale per prendersi una pausa, assaporare un delizioso tè alla menta o gustare un piatto di couscous, immergendoti completamente nell’atmosfera unica di Fès.

Blue Gate, Fès

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Bab Bou Jeloud, Fès, Marocco
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La street art ha trasformato questo quartiere di Parigi in un museo en plein air

Parigi, conosciuta anche come la “Ville Lumiere“, è una metropoli affascinante e vivace che ha molto da offrire. Rinomata per la sua ricca storia, l’arte straordinaria e la cucina raffinata, è una destinazione romantica che cattura l’immaginazione di milioni di turisti ogni anno.

La città è famosa per monumenti iconici come la Torre Eiffel, il Louvre e Notre-Dame, e per i suoi angoli pittoreschi, i caffè accoglienti e i parchi tranquilli. Ma Parigi non è solo questo. La città ha un vibrante patrimonio street art che l’ha trasformata in una destinazione ideale per gli amanti dell’arte urbana. Da nord a est, le strade di Parigi sono un telaio vivente per artisti di strada.

Oggi vogliamo portarti nel XIII arrondissement, un tempo conosciuto per le sue case popolari e l’aspetto industriale, oggi trasformato in un epicentro dell’arte di strada, diventando un vero e proprio museo a cielo aperto.

Dalle meravigliose installazioni tridimensionali di Bordalo II ai sorprendenti murales di Obey e Inti, questo quartiere è diventato un luogo in cui l’arte si mescola alla vita di tutti i giorni, trasformando le pareti grigie in tele colorate. Questo fenomeno non solo ha cambiato il volto del quartiere, ma ha anche creato un forte senso di comunità e apprezzamento per l’arte contemporanea.

Il fascino artistico di Parigi

Murale XIII arrondissement

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Murale nel XIII arrondissement di Parigi, Francia

Situato nella parte sud-est della città, il XIII arrondissement ospita numerose opere di street art che impreziosiscono muri e palazzi, creando un’atmosfera unica e coinvolgente. Le strade prendono vita con enormi murales che decorano intere pareti dei palazzi, regalando colore e vivacità al paesaggio.

Uno degli eventi più importanti che ha contribuito a questa trasformazione è stato il progetto artistico quadriennale Boulevard Paris 13. Conclusosi nel maggio 2019, l’iniziativa ha coinvolto 26 street artist di diverse nazionalità che hanno creato 32 murales, dando vita a uno dei percorsi d’arte urbana più affascinanti di Parigi.

In particolare, lungo il Boulevard Vincent Auriol, avrai l’opportunità di ammirare una serie di grandi murales, visibili persino dalla metropolitana.

Percorrendo le vie trasversali, ti imbatterai in una varietà di opere più piccole ma altrettanto attraenti. Queste strade offrono un’atmosfera più intima e ti daranno la possibilità di scoprire alcuni artisti emergenti, oltre a quelli già affermati.

L’itinerario si conclude alla stazione della metropolitana Chevaleret, un’esperienza da non perdere per scoprire la street art e per ammirare Parigi da una prospettiva al di fuori degli schemi convenzionali.

Alla scoperta del XIII arrondissement: non solo street art

Questa zona di Parigi è molto di più di una galleria street art. Questo quartiere affascinante, situato sulla Rive Gauche della Senna, incarna un mix di storia antica e modernità. Qui potrai immergerti nei mercati vivaci, gustare delizie gastronomiche locali e scoprire le caratteristiche botteghe parigine.

Il quartiere ospita anche un importante centro residenziale, caratterizzato dalla presenza di moderni grattacieli che si contrappongono all’architettura tradizionale della città.

Un’altra attrazione imperdibile è la Butte aux Cailles. Questo “villaggio nella città” era un tempo distante da Parigi, ma ad oggi offre una pacifica oasi di tranquillità lontana dal caos cittadino. Con i suoi viali acciottolati, le graziose case a due piani, i numerosi caffè e intimi ristoranti è il luogo ideale per una piacevole passeggiata o per godersi un po’ di tempo libero in totale relax.

Murale XIII arrondissement

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Murale nel XIII arrondissement di Parigi, Francia
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San Sperate, il borgo delle pietre sonore

Nel sud della Sardegna, a pochi chilometri da Cagliari, c’è un paese-museo amato dai viaggiatori per diverse ragioni. Gode di una posizione formidabile, vanta un’ospitalità proverbiale, è animato da una incredibile vivacità culturale, è incoronato da splendidi giardini ed è particolarmente rinomato per la produzione di agrumi e pesche. Ciò che lo rende ancora più caratteristico, però, è la famosa arte muraria che ha trasformato il volto di questi luoghi e l’incredibile Giardino Sonoro. Stiamo parlando di San Sperate, un borgo che ha fascino e unicità da vendere.

I murales di San Sperate, il paese-museo

Quella della odierna San Sperate è “una storia scritta con i colori dell’entusiasmo”. Camminare per le pittoresche vie di questo splendido borgo nel sud della Sardegna significa intraprendere un viaggio emozionante nel mondo dell’arte, una immersione magica in un caleidoscopio di figure e colori. Sono centinaia i murales che decorano i muri degli edifici, trasformando il paese in un museo a cielo aperto.

Tutto ha avuto inizio nel 1968, anno di grandi fermenti politici e culturali, quando il giovane artista Pinuccio Sciola, ritornato dopo una serie di viaggi in giro per l’Europa, contagiò la sua comunità con una vulcanica voglia di cambiamento, fondato sui valori dell’arte e della partecipazione attiva della gente alla riscrittura consapevole del proprio futuro. In concomitanza con la festa religiosa del Corpus Domini, Sciola e i suoi amici iniziarono a ricoprire gli umili muri fatti di fango con strati di calce. L’operazione, sorprese positivamente i compaesani, incuriositi e ammaliati dal bianco accecante esaltato dal sole d’estate.

Nacquero così i primi murales, molti dei quali riprendevano soggetti di carattere antropologico e politico. San Sperate si è ben presto trasformato in un laboratorio di creazione e confronto e, complice l’attenzione della stampa nazionale ed estera, negli anni successivi sono arrivati in questo angolo di Sardegna numerosi artisti, molti dei quali stranieri, che hanno dato il loro entusiastico contributo, dipingendo nuove opere dai soggetti più disparati. In particolare, la conoscenza di David Alfaro Siqueiros, uno dei grandi maestri del muralismo messicano insieme ad Orozco, Rivera e Tamayo, si è tradotta in un empatico gemellaggio tra San Sperate e Tepito, quartiere storico di Città del Messico.

Negli ultimi quarant’anni San Sperate ha ospitato workshop internazionali d’arte, celebri artisti di teatro come Dario Fo ed Eugenio Barba, e musicisti di fama internazionale. Fondamentale per il muralismo, resta il contributo dei numerosi artisti locali, senza dimenticare gli importanti progetti artistici realizzati negli ultimi anni, come “Il fiume dei writers” nel 2009 e “Colore Identità” nel 2011, che ha acceso di colori alcune strade del paese, al fine di valorizzare ulteriormente il centro storico.

Il Giardino Sonoro, un felice connubio tra arte e natura

Pinuccio Sciola è autore anche di uno dei luoghi più magici di San Sperate: il Giardino Sonoro. Si tratta di un museo a cielo aperto, utilizzato dall’artista fin dagli anni ’60 come laboratorio, in cui ha dato vita a un’identità in pieno connubio con la natura sino a renderlo sito espositivo agli inizi del ventesimo secolo.

Un orizzonte di pietre megalitiche, uno spazio artistico senza tempo, in continuo divenire, che permette ai visitatori di compiere un’emozionante passeggiata all’interno dell’agrumeto in un percorso senza segnali né direzioni, tra i megaliti capaci di amplificare magicamente il senso di smarrimento. Sono sculture che riprendono le forme del megalitismo sardo ma che al contempo parlano un linguaggio moderno, attraverso linee che si incrociano simmetricamente, forme geometriche, eleganti segmenti e forme astratte che giocano con il rapporto arte e natura, forma e contenuto, idea e materia.

Un luogo immerso nel verde, carico di energie, che coinvolge tutti i sensi, dando la possibilità ai visitatori di poter godere, in una dimensione inedita, delle maraviglie che arte e natura possono arrivare a creare fondendosi insieme.

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Questo è uno dei musei più importanti d’Europa e devi visitarlo adesso

È tra i musei più importanti di Europa, tra i luoghi di Berlino che vale la pena inserire nelle tappe imperdibili se si programma un viaggio nella capitale tedesca. Stiamo parlando del Pergamonmuseum da visitare adesso, perché presto verrà chiuso per permettere importanti lavori di ristrutturazione.

Uno stop agli accessi che, tra le altre cose non sarà breve, e per questa ragione è bene non rimandare una visita ai suoi spazi espositivi se già si aveva in programma un viaggio nella città. Al suo interno vengono custodite alcune opere importantissime e che richiamano turisti da tutto il mondo. Quanto tempo resterà chiuso? E perché?

Per quanto tempo resterà chiuso il Pergamonmuseum

Già da adesso alcune sale non sono visitabili, ma presto la struttura verrà chiusa al pubblico: il Pergamonmuseum, infatti, è oggetto di importanti lavori che rientrano nell’ambito del Museumsinsel Master Plan che prevede la realizzazione di opere che proietteranno quest’area, nota come l’isola dei musei, nel futuro.

La struttura museale resterà chiusa a partire dal 23 ottobre 2023, la riapertura è prevista quattro anni dopo, ovvero nella primavera del 2027. I lavori sono già in corso e si sono focalizzati sull’ala nord e sulla parte centrale del museo, dove si trovano la sala ellenistica e la sala Pergamon. Queste dovrebbero essere le prime aree del museo a riaprire i battenti. L’ala sud, invece, verrà ristrutturata e, in generale, è prevista per tutto il museo la realizzazione di nuove sezioni, ristrutturazione e ricostruzione.

Proprio per venire incontro a coloro che hanno deciso di visitare il museo prima della sua lunga chiusura è stato previsto un orario di apertura più lungo. Nello specifico a partire dal primo luglio (e fino a domenica 22 ottobre) si potrà accedere al Pergamonmuseum di Berlino nelle seguenti giornate: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 9 alle 19. Il giovedì, invece, dalle 9 alle 20.

Cosa si può ammirare al Pergamonmuseum

Dall’altare di Pergamo, imponente e bellissimo reperto di arte ellenistica, alla porta di Ishtar con il suo azzurro e che colpisce subito lo sguardo, fino alla porta del mercato di Mileto, senza dimenticare la possibilità di camminare per la via delle processioni di Babilonia: il Pergamonmuseum è un concentrato di reperti che ci fanno fare un salto indietro nel tempo, fino ad arrivare alla storia più lontana. Ora non è tutto visitabile, ma resta comunque una tappa imperdibile se si pianifica una vacanza a Berlino.

Le opere spaziano e al suo interno si possono ammirare la Collezione di Antichità Classiche, il Museo del Vicino Oriente Antico e il Museo di Arte Islamica.

Anche l’edificio ha un importante valore artistico e architettonico: si trova nell’isola dei musei, dove si trovano cinque istituzioni museali più la James-Simon-Galerie. Quest’area cittadina di Berlino nel 1999 è stata inserita dall’Unesco nei Patrimoni dell’Umanità. La struttura che ospita il Pergamonmuseum è stata progettata dall’architetto Alfred Messel e realizzata tra il 1910 e il 1930.

Durante la sua chiusura resterà visitabile dal pubblico l’Antikensammlung, ovvero la collezione di antichità classiche, mentre sculture e oggetti del Pergamonmuseum verranno via via esposti nello spazio temporaneo che è stato allestito di fronte all’isola dei musei, nota anche come Museumsinsel, che si trova lungo il fiume Sprea.

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Ti spieghiamo perché dovresti visitare questo museo se vai in Thailandia

La Thailandia, terra di contrasti e armonie, è un affascinante labirinto di esperienze che ti avvolge in un abbraccio caldo e accogliente. Qui, l’antico e il moderno convivono tra le strade affollate di Bangkok, dove grattacieli scintillanti si ergono accanto a templi secolari e tranquilli villaggi di campagna in cui il tempo sembra essersi fermato.

Nel cuore pulsante di Bangkok, si trova un tesoro nascosto che attende di essere scoperto: il Museo di Erawan. Questa meraviglia architettonica, con la sua imponente statua dell’elefante sacro, è un omaggio all’arte e alla spiritualità della Thailandia.

Ogni angolo racconta una storia, ogni opera d’arte è un pezzo del mosaico di un’antica civiltà ricca di tradizioni. Il Museo di Erawan non è solo un luogo da visitare, è un’esperienza che tocca l’anima, che ti avvolge e ti trasporta in un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, lasciandoti un ricordo indimenticabile nel cuore.

Alla scoperta del Museo di Erawan

Il Museo di Erawan

Fonte: iStock

Interno del Museo di Erawan, Bangkok, Thailandia

Il Museo di Erawan, situato nella provincia di Samut Prakan, a breve distanza dal trambusto del centro di Bangkok, è un santuario di pace e armonia dove diverse religioni, tradizioni, credenze e arti convivono.

Questo luogo unico non è solo un museo, ma un ponte che unisce culture e ideologie, mantenendo al contempo la loro individualità. Qui, la spiritualità buddista si fonde con l’iconografia hindu, mentre le influenze dell’arte tradizionale thailandese si intrecciano con elementi moderni.

L’edificio, che si eleva per oltre 43 metri di altezza, è dominato da una magnifica scultura di un elefante a tre teste, alta ben 29 metri. Questa statua iconica, realizzata con 250 tonnellate di bronzo, è un simbolo importantissimo per il popolo thailandese.

Prima di iniziare il viaggio all’interno del museo, ti invitiamo a prenderti un momento per esplorare il suo incantevole giardino, un angolo di paradiso abbellito con statue mitologiche orientali, che aggiungono un tocco di mistero e fascino. Una vera e propria oasi di tranquillità, il luogo perfetto per riflettere e ammirare la bellezza dell’arte e della natura. Nella parte perimetrale del museo, troverai anche un piccolo stagno dove i visitatori sono invitati a lasciare dei fiori di loto, un gesto simbolico che non solo arricchisce la bellezza dello stagno, ma crea anche un legame personale tra i visitatori e il museo.

La struttura, inoltre, è stata progettata in modo da riflettere la visione cosmologica hindu, che divide l’universo in tre parti distinte: il Mondo Naga, il Monte Meru e il Paradiso Travatimsa.

La visita inizia con il Mondo Naga, il mondo sotterraneo. Questo è un luogo di introspezione e riflessione, dove siamo invitati a confrontarci con le nostre radici più profonde e a riconoscere l’interconnessione tra noi stessi e il mondo naturale.

Da lì, ascendiamo al Monte Meru, il mondo degli uomini. Questo è il regno della vita quotidiana, dove si confrontano le gioie e le sfide, le vittorie e le sconfitte. Esso rappresenta la nostra esperienza umana, con tutte le sue complessità e contraddizioni.

Infine, raggiungiamo il Paradiso Travatimsa, il regno celeste. È il luogo della trascendenza, dove le preoccupazioni terrene si dissolvono per lasciare spazio alla pace e all’armonia. Le pareti che ci accompagnano nella salita sono adornate con affreschi di un intenso blu, che raccontano la storia della vita di Buddha e del suo viaggio spirituale, culminato nel raggiungimento del Nirvana.

Ogni pennellata, ogni dettaglio, è carico di significato. Un’esperienza che tocca il cuore e l’anima, offrendo uno sguardo profondo sulle antiche tradizioni buddiste.

Uno sguardo sulle meraviglie di Bangkok

Bangkok, la “città degli angeli”, è un gioiello che brilla di luce propria nel cuore della Thailandia. Con le sue luci scintillanti, i suoi templi dorati e la sua energia contagiosa, Bangkok cattura l’anima di chiunque la visiti.

Uno dei luoghi più emblematici della città è senza dubbio il Grand Palace, un complesso di edifici utilizzati come residenza reale fino al XX secolo. Con la sua architettura elaborata e i suoi dettagli intricati, il palazzo è un vero capolavoro dell’arte tailandese. A poca distanza si trova il Tempio del Buddha di Smeraldo (Wat Phra Kaew), considerato il più sacro in Thailandia, che ospita una statua del Buddha realizzata interamente in giada.

Ma non sono solo i monumenti storici a rendere la capitale così unica. Bangkok è famosa anche per i suoi mercati vivaci, dove si può trovare di tutto, dalle spezie esotiche alle prelibatezze locali, dagli abiti di seta ai gioielli artigianali. Non perdere l’occasione di provare anche la cucina locale, ricca di sapori audaci e ingredienti freschi.

Visita Bangkok e lasciati avvolgere dalla sua magia. Scoprirai una città sorprendente che ti conquisterà.

Bangkok

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Skyline di Bangkok, Thailandia