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Brent de l’Art, il canyon italiano che sembra un sogno

Il canyon Brent de l’Art è un vero e proprio capolavoro della natura, poco conosciuto e quindi non troppo visitato da turisti e curiosi. Si tratta di un tesoro segreto del Veneto nascosto gelosamente in mezzo ad un bosco della Valbelluna. Un angolo pacifico, dove poter ammirare tanta bellezza e fare una passeggiata mozzafiato.

Cosa sono i Brent de l’Art?

I Brent de l’Art sono una conformazione naturale, che ricorda molto per forme e colori un canyon da film americano. I Brent sono nati da migliaia di anni di erosione da parte dall’acqua, che ha riportato alla luce strati di roccia formatisi milioni di anni fa. Un luogo da sogno che mostra l’imponenza della natura. Ogni visitatore al cospetto di un tale tesoro della natura si sente piccolo e rapito dall’eternità e dalla bellezza delle rocce attraversate dall’acqua.

Canyon da sogno Brent de l'art

Il corso d’acqua che ha scavato e formato i Brent de l’Art

 Come si sono formati?

Il processo di erosione è iniziato migliaia di anni fa. Detriti, sassi e piante travolti dalla piena dei torrenti, una volta entrati nel canyon creano dei mulinelli, sbattono sulle pareti scavando la roccia e poi fluiscono a valle. Un fenomeno naturale quanto straordinario. La particolarità dei Brent de l’Art è il colore delle pareti rocciose che vira al rosso. Il risultato è un’atmosfera surreale, che trasporta la mente nei film d’avventura.

Una gita da sogno

Il luogo perfetto per lanciarsi in un escursione divertente e suggestiva. Ci sono sentieri tracciati che guidano i visitatori in tutta sicurezza. Ovviamente è consigliato munirsi di scarponi da montagna o scarpe da trekking. Se invece preferite gli sport adrenalinici potete optare per la discesa nel torrente e le attività di canyoning o torrentismo, che però si possono svolgere esclusivamente accompagnati dalle Guide Alpine.

canyon brent de l'art

I colori magici di questo Canyon

Inoltre, l’inverno è la stagione perfetta per visitare anse e angoli nascosti. Infatti, nei mesi più freddi sul corso d’acqua si forma uno strato sufficientemente spesso di ghiaccio, che permette d’addentarsi fino nelle anse più lontane dal ponte. Pensate che nelle annate molto fredde (ormai rare) si arrivava ad attraversare il Brent Grande per intero fino alla Marmitta d’uscita. La natura non smette mai di stupire e meravigliare l’uomo. Ogni formazione rocciosa è unica e irripetibile, questo fa sì che le cascate e le stalattiti di ghiaccio assumano colori meravigliosi con sfumature da sogno a seconda dell’esposizione luminosa.

Visitare questo magnifico posto non è un’impresa titanica come sembra. Anzi, si tratta di un percorso tranquillo. Partendo dal centro del paese di Sant’Antonio Tortal si arriverà in poco tempo ai caratteristici canyon. Per i più curiosi, lungo il tragitto ci sono dei pannelli che illustrano geologia, fauna e flora locale. Una passeggiata istruttiva tra boschi e prati di montagna, che vi condurrà dritti ai Brent de l’Art.

il paesaggio brent de l'art

La pareti rocciose di Brent de l’Art

Per gli amanti delle escursioni nella natura e delle passeggiate in montagna, questo è il posto dei sogni. Un angolo di pace, cullato dai rumori della natura, lontani dalla frenesia della città, per ammirare un capolavoro di Madre Natura. 

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Anche l’Italia ha il suo castello incantato: la Rocchetta Mattei

Tutti quanti abbiamo sognato i castelli fiabeschi che ci venivano raccontati nelle storie magiche della nostra infanzia. Grandi rocche, torri alte, arazzi e finiture preziose che rendevano la casa di principi e principesse un luogo incantano in cui perdersi tra i lunghi corridoi ricchi di preziosi dipinti. Non serve fuggire in un libro di fiabe per bambini, per ammirare lo splendore di un vero castello basta guidare fino alla Rocchetta Mattei, nei dintorni di Bologna.

Un piccolo capolavoro architettonico, aperto al pubblico dal 2015, dopo una lunga e importante operazione di recupero dell’edificio. La ristrutturazione è riuscita a ristabilirne il valore artistico e culturale per renderla nuovamente accessibile al pubblico dopo anni di chiusura e abbandono. Finalmente la Rocchetta è tornata a incantare tutti con il suo fascino.

castello fiabe rocchetta mattei

La Rocchetta Mattei al tramonto

Il castello delle fiabe è chiamato “Rocchetta Mattei” in memoria del conte Cesare Mattei (1809-1896) che lo fece edificare sulle rovine di una antica costruzione risalente all’XIII secolo, la Rocca di Savignano. La struttura del castello fu modificata più volte dal conte e dai suoi eredi, rendendola così un complesso labirinto di torri, scalinate monumentali, sale di ricevimento, corridoi e camere private. Al suo interno si può ammirare un mix elegante di stili architettonici diversi: dal neomedievale al neorinascimentale, dal moresco al Liberty.

Cesare Mattei nacque a Bologna nel 1809 da famiglia agiata, crebbe a contatto con alcuni dei più importanti e significativi personaggi dell’epoca. La morte della madre nel 1844 e la deludente esperienza politica lo spinsero a cambiare vita. Così decise di ritirarsi nella tenuta di Vigorso per studiare la sua “nuova medicina”. Nel 1850 acquistò i terreni dove sorgevano le rovine del castello medievale e iniziò la costruzione della “Rocchetta”, dirigendone personalmente i lavori. Lì si stabilì definitivamente a partire dal 1859, conducendo una vita da signore medievale con tanto di corte. Negli anni seguenti, decise di impiegare la sua vita nella missione di divulgazione della medicina alternativa che battezzò Elettromeopatia. Il castello divenne così famoso in tutto il mondo.

castello da fiaba rochetta mattei

Alcuni dettagli della Rocchetta Mattei

Situato nei dintorni di Bologna, nel territorio di Grizzana Morandi. In questa splendida zona si possono apprezzare eccellenze di vario genere, dalle le antiche tracce etrusche, ai suggestivi borghi medievali, passando per bellissimi parchi immersi nella natura e i luoghi che ispirarono l’arte contemporanea. Immersa in un paesaggio suggestivo, dai colori caldi e luminosi, spunta il castello delle fiabe. Tra fascino e mistero, natura e storia, sorge la Rocchetta Mattei con il suo stile unico e inconfondibile che incanta e meraviglia.

castello delle fiabe rocchetta mattei

La bellezza della Rocchetta Mattei

I lavori di ristrutturazione hanno permesso di evidenziare e dare lustro ai particolari che rendono la Rocchetta Mattei così unica e preziosa. Curatissima in ogni dettaglio, si possono ammirare motivi geometrici decorare i soffitti, cupole d’orate e tanta rigogliosa vegetazione a circondare la struttura rendendola ancora più affascinante.

Per visitare questo stupendo posto è necessario prenotare il biglietto online sul sito ufficiale. Ideale per una gita fuori porta in giornata, per sentirsi in una fiaba e godere della bellezza nascosta del nostro Paese.

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La città scavata nella roccia (che quasi nessuno conosce)

Se pensavate che Matera fosse l’unica città d’Italia scavata nella roccia viva vi sbagliate di grosso. Quella che vi vogliamo raccontare è davvero stata creata all’interno di una montagna un po’ come la famosa Petra in Giordania.

Ci troviamo nell’entroterra della Sicilia, nei pressi del piccolo Comune di Alia, nell’estrema provincia di Palermo. Qui sorgono le grotte della Gurfa, un esempio di architettura rupestre, la testimonianza di una cultura millenaria che pochi conoscono. Non si ha una data precisa di quando questo luogo vide per la prima volta la civiltà, dai rilievi effettuati, però sarebbe antichissima e risalirebbe all’età del bronzo (2500 -1600 a.C.).

Tra storia e leggenda

Per molti secoli era stato considerato un antico deposito agricolo (“gurfa” deriva dall’arabo “ghorfa” che significa “stanza”, “magazzino”. In Tunisia esistono depositi di grano detti “ghorfas”, alcuni divenuti oggi meta turistica. Nella toponomastica siciliana ricorre il nome “gurfi” col significato di “deposito”, “magazzino”), ma le dimensioni monumentali della sua enorme cupola di roccia lasciano pensare alla mano dell’uomo e a un’architettura di più sofisticata progettazione. Secondo alcune ipotesi potrebbe essere stata la tomba del re Minosse, personaggio della mitologia greca.

Le cavità nella roccia

Una cosa è certa: le grotte scavate nella falesia, comunque, non sarebbero naturali. Il complesso rupestre comprende sei cavità su due livelli. le loro dimensioni sarebbero state studiate a tavolino, se così si può dire.

Dapprima c’è un ambiente molto ampio a pianta rettangolare con un soffitto alto circa 5 metri a due spioventi, un tempo nominato “a saracina” (“alla saraceno”), poi ce n’è un altro a forma circolare conuna cupola, alta più di 16 metri, che culmina con un foro centrale. Entrambre queste stanze comunicano autonomamente con l’esterno e sono collegate fra loro tramite un corridoio.

Una scalinata scavata nel costone roccioso conduceva al secondo livello. Oggi della scala di pietra resta ben poco (una volta era un vero e proprio dedalo) e per salire sul livello superiore è necessario arrampicarsi su una scalinata metallica che si trova all’esterno. Qui sono stati scavati altri quattro ambienti, uno a sinistra e tre a destra in successione, di forma pressoché quadrata ma di diverse dimensioni.

Ciascun ambiente ha una grande finestra aperta sulla vallata. Segue un lungo corridoio che sbocca a circa metà dell’altezza dell’ambiente a forma di campana. A quest’ultimo ambiente, qualche anno fa, è stato dato il nome di “thòlos” per la somiglianza con la thòlos micenea detta “Tesoro di Atreo” che si trova nel Peloponneso, in Grecia. E, proprio il confronto con questo luogo ha portato uno studioso a supporre che l’intero complesso architettonico sia stato scavato per accogliere le spoglie del re cretese Minosse.

La tomba del re Minosse?

Secondo la mitologia greca, Minosse trovò la morte durante un attentato in occasione del suo viaggio per inseguire Dedalo, nella città di Camico (un centro della Valle del Platani, ancora oggi non identificato), mentre era ospite del re dei sicani, Kokalos. Gli storici parlano di imponenti cerimonie funebre in suo onore e di una grande sepoltura costruita proprio da Dedalo. Non a caso, la thòlos della Gurfa è la più grande di tutte quelle conosciute nel Mediterraneo.

Ma non è tutto. Alcuni studiosi si sono accorti che, in occasione dell’equinozio di primavera, a mezzogiorno in punto il Sole entra dal piccolo foro che si trova in cima alla cupola nella stanza più grande e colpisce il centro della sala. Di certo nom si tratta di una pura coincidenza, ma l’enigma non è ancora stato svelato.

In ogni caso, bisogna ricordare che, fino alla fine del XX secolo, queste cavità venivano ancora usate dai contadini come magazzini e, forse, anche come abitazioni o stalle, motivo per cui non sono stati trovati reperti sufficienti per una datazione o una spiegazione certa del luogo. Gli unici resti trovati sono quelli di una necropoli che risalirebbe all’età del rame.

Come raggiungere le grotte della Gurfa

Il sito rupestre si raggiunge percorrendo la Strada Statale n.121 che va da Palermo ad Agrigento, uscendo al bivio Manganaro per Alia. Al chilometro 189, si attraversa l’abitato e si percorre la Strada Provinciale 53 fino alla collina, dove sul fianco della roccia si scorgono le aperture di questo antichissimo insediamento e, anche da lontano, questo costone rossastro e forato sprigiona un certo fascino.

Grotte_Gurfa

Le grotte della Gurfa in Sicilia

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Il cinema all’aperto che proietta lo spettacolo della natura

Inverno, primavera, estate e autunno: non esiste un periodo dell’anno durante il quale Madre Natura smette di deliziarci con i suoi spettacoli più belli. Che si tratti di candida neve che splende al sole, di tramonti che infuocano il mare, di fioriture inebrianti e suggestive o di una danza magica delle foglie, lei sa sempre come stupirci, e come ricordarci che il mondo che abitiamo è un luogo meraviglioso.

E se vi dicessimo che esiste un posto, in Italia, dove la natura diventa protagonista, sceneggiatrice e regista di un film muto che lascia senza fiato? Un sogno che diventa realtà sul porfido rosso del Monte Rotstein Knott perché è qui che è stato creato il cinema all’aperto più magico e suggestivo del nostro Paese.

Knottnkino: il film muto che proietta le immagini più belle della natura

Per vivere questa esperienza straordinaria dobbiamo spostarci in Alto Adige, e più precisamente tra Verano e Avelengo. È qui che sul celebre masso rosso possiamo scoprire quello che è un vero monumento naturale che è stato valorizzato dall’artista altoatesino Franz Messner: un cinema all’aperto che proietta un solo film, che però cambia ogni ora, ogni giorno e ogni mese dell’anno, e che vede protagonista la Valle dell’Adige e le sue continue trasformazioni.

Il nome di questo cinema all’aperto, che rientra tra i più straordinari del nostro Paese, è Knottnkino che, tradotto, vuol dire cinema sulla roccia. Si tratta di una terrazza panoramica che offre una delle visioni più incredibili e spettacolari su tutto il territorio. Un belvedere da raggiungere per contemplare la natura circostante, per abbracciarla in uno sguardo e incorniciarla nella memoria.

Ed è proprio qui che Messner ha progettato un cinema. Sono 30, in tutto, i posti a sedere per osservare il film creato dalla natura. Gli ospiti, accomodati su sedie in legno e in metallo, possono ammirare le vette del Gruppo di Tessa, la terrazza del Monte Penegal, Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria, il Corno Bianco e tutta la Valle dell’Adige.

Il film muto cambia in continuazione. Lo fa con le ore, con il sole e i tramonti, lo fa con le stagioni. E niente appare uguale all’attimo precedente. Tutto si trasforma lentamente e poi velocemente. E non ci sono orari di programmazione, né fine, né inizio, c’è l’eternità della natura che muta, mentre silenziosamente la si contempla.

Knottnkino: come raggiungere il cinema all’aperto

Il percorso per raggiungere il cinema panoramico all’aperto è esso stesso un’esperienza. Per salire sulla cima della roccia rossa si può seguire il sentiero escursionistico numero 16 fino alla malga Leadner Alm per poi procedere verso il maso Weberhof. Una volta superato il laghetto Bruggen, il sentiero 14 porta direttamente fino al Knottnkino che si trova a un’altezza di 1417 metri.

È possibile raggiungere il cinema all’aperto anche in auto e con i trasporti pubblici scendendo alla fermata Eggerhof. Da qui si raggiunge quello che è uno dei luoghi più panoramici e suggestivi dell’Alto Adige, nonché del nostro Paese. Una volta arrivati non vi resta che accomodarvi e godervi lo spettacolo.

Knottnkino

Knottnkino, il cinema naturale in Alto Adige

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La cittadina islandese che nasconde il suo tesoro nel cielo

Nella piccola cittadina islandese di Hella, c’è un’aria magica e incantata. La città ha un’importante vocazione turistica dato che si trova nelle vicinanze del famoso vulcano Hekla. Da Hella, poi, partono le piste per escursioni verso le bellissime catene montuose di Landmannalaugar o Þórsmörk. Ma per godersi il vero spettacolo non serve uscire dalla graziosa città, basta alzare gli occhi al cielo e ammirare tutta la magia dell’aurora boreale.

L’Islanda negli ultimi anni è diventata una meta sempre più richiesta e apprezzata dai turisti che amano escursioni e natura. Tra vulcani, Geyeser, foreste, distese innevate a perdita d’occhio e il cielo più bello del mondo. Non fa eccezione Hella, una cittadinella con pochi abitanti, una piccola comunità agricola che si trova sulle rive del grazioso fiume Ytri-Rangá in una zona nota per l’allevamento dei cavalli. Un posto semplice ma pieno di bellezza.

hella islanda aurora boreale

L’aurora boreale ad Hella

Hella è il posto perfetto per visitare il sud dell’Islanda. La perfetta base d’appoggio per partire ogni giorno alla volta di escursioni, visite guidate e avventure. Potete visitare le cascate Ægissíðufoss, la natura selvaggia che circonda la regione e le cave di Hella.

Tra una passeggiata a cavallo e un’uscita fotografica per immortalare i paesaggi selvaggi dell’Islanda, potete ammirare l’aurora boreale, semplicemente aprendo la finestra. Hella può godere di uno dei cieli più belli al mondo, con i colori e luci magiche dell’aurora. Ricordate che è possibile vedere questo spettacolo della natura per 8 mesi l’anno, da settembre a metà aprile. Scegliete il periodo del vostro soggiorno con cura.

L'aurora boreale a hella, in islanda

Lo spettacolo dell’aurora boreale che illumina il cielo

La cittadina è anche la sede del bellissimo e lussuoso Hotel Rangá. Un albergo affacciato sul Ytri-Rangá, un fiume famoso per la pesca al salmone, è tutto costruito in legno dista 6 km dal museo di storia Saga Center. Le camere e le suite in stile rustico-chic sono dotate di WiFi gratuito, TV e hanno quel fascino speciale che infonde calore, intimità ma anche comfort. Le suite di lusso hanno in più Jacuzzi, frigobar e arredi ispirati a ogni continente. Non solo, l’hotel è dotato anche di ristorante gourmet, bar, vasche idromassaggio scoperte e una sala giochi. Perfetto per rilassarsi dopo una giornata di escursioni.

Hella dista circa 90 km dalla capitale Reykjavik. La città si affaccia sulla costa e ospita il Museo nazionale e il Saga Museum, che ripercorrono il passato vichingo dell’Islanda. Qui potete visitare la bellissima chiesa Hallgrimskirkja, in cemento e il Perlan, un edificio con una cupola rotante in vetro. Queste attrazioni offrono ampie vedute del mare e delle colline vicine. Inoltre, potrete ammirare un capolavoro della natura, la Laguna Blu, nata dall’attività vulcanica dell’isola, è un’area geotermale nei pressi del paesino di Grindavik.

Laguna blu Reykjavik in islanda

La Laguna Blu, nei pressi di Reykjavik in Islanda

Alloggiare a Hella offre la possibilità di risiedere in una delle località più comode dell’Islanda per visitare il sud dell’isola. Tra montagne, fiumi, cascate e la bellezza del piccolo centro cittadino è possibile calarsi nella vita delle persone del luogo, assaporando la vita dei veri islandesi, mangiando cibo tipico e ammirando l’aurora boreale ad ogni risveglio. Un posto da sogno per la vacanza perfetta.

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Cosa ci fa l’immagine di una testa aborigena nel cuore del Canada?

Nel 2006, durante l’esplorazione delle immagini satellitari messe a disposizione da Google Earth, Lynn Hickox ha fatto una scoperta sensazionale e inaspettata che ha incuriosito il mondo intero. Ha trovato, infatti, nel cuore del Canada, una misteriosa raffigurazione di una testa umana che indossa un copricapo tipico degli aborigeni. Il profilo altamente evocativo e visibile solo dall’alto, ha attirato l’attenzione di tutti in pochissimo tempo.

L’immagine è visibile solamente dall’alto sorvolando l’area in cui questa si trova. Ma può essere riconosciuta facilmente anche attraverso le immagini satellitari di Google Earth, del resto è grazie è quelle che la scoperta è avvenuta. Ma cosa ci fa quella grande e maestosa testa umana? Si tratta forse di un’opera di land art che nessuno ha rivendicato?

Dal momento della scoperta, leggende, credenze e storie affascinanti sono state raccontate per provare a spiegare il mistero di The Badlands Guardian, il Guardiano dei Calanchi che sembra proteggere, in maniera vigile, un appezzamento di terra canadese. L’immagine è visibile anche a bordo di un aereo, sorvolando sopra l’area di Medicine Hat in Alberta. Ma come mai è lì? E chi è l’artefice di quell’immagine?

The Badlands Guardian: tra mito, realtà e leggende

L’immagine del Guardiano dei Calanchi si estende per 255 metri di larghezza e 225 di lunghezza su un terreno nei pressi di Medicine Hat, centro urbano canadese, di proprietà di alcuni allevatori locali. Sono in molti a sostenere che quel profilo umano sia là da secoli e che riconduca direttamente ai Maya. Qualcun altro, invece, crede che nel Badlands Guardian ci sia lo zampino degli alieni.

Ma la verità è che, secondo gli esperti, nessuna di queste teorie è vera. L’immagine, infatti, è stata spiegata come una peculiare caratteristica geologica dovuta all’erosione del terreno, ricco di argilla, a contatto con l’acqua piovano.

Una meraviglia della natura, quindi, creatasi a seguito di una serie di fattori determinanti e casuali che ha dato vita a un vero e proprio profilo umano scolpito sulla terra, con tanto di naso, occhi, bocca e un copricapo indigeno.

Guardando attentamente la fotografia, in molti hanno notato anche degli auricolari attorno al viso dell’uomo che si affaccia a ovest, motivo per il quale il Guardiano dei Calanchi è stato anche soprannominato Indian Head with Earphone. Anche il mistero di quelle cuffie è stato spiegato: sulla terra, quelle due figure, corrispondono rispettivamente a una strada e un pozzo petrolifero.

La risoluzione del mistero del Guardiano dei Calanchi, che restituisce a tutti l’immagine di un profilo umano, è stata spiegata dagli esperti come fenomeno di pareidolia, un’illusione che induce a vedere forme riconoscibili o familiari in quelle amorfe.

La scoperta del guardiano misterioso

The Badlands Guardian: è stato scoperto in via del tutto casuale da Lynn Hickox mentre esplorava la zona attraverso le immagini satellitari messe a disposizione da Google Earth a Medicine Hat, nella contea di Cypress in Alberta, Canada. Il terreno sul quale è stata “scolpita” l’immagine, appartiene ad alcuni allevatori locali.

In molti, dal momento della scoperta, si sono recati nella cittadina canadese per esplorare il terreno che però, lo ricordiamo, è di proprietà privata. Inoltre, visto da vicino, non restituisce la medesima suggestione.

Al contrario, invece, la visione dall’altro ci permette di ammirare tutta la suggestione di quel grande guardiano disegnato sulla terra. Possiamo vederlo nitidamente anche grazie alle immagini satellitari di Google, a queste coordinate: 50° 0’38.20″N, 110° 06′ 48.32″W. Dopo la sua scoperta The Badlands Guardian è stato annoverato tra le meraviglie e inedite scoperte fatte attraverso Google Earth.

The Badlands Guardian

The Badlands Guardian visto dalle immagini satellitari di Google Maps