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Il trekking che conduce nella monumentale Cala Goloritzé

La spiaggia di Cala Goloritzé è una delle mete più rinomate e affascinanti della Sardegna: vi racconto il percorso a piedi per raggiungerla, sfruttando un’escursione avventurosa nel territorio selvaggio del Golgo di Baunei, la voragine a una campata più profonda in Europa.

Siamo in una delle regioni dell’Ogliastra più amate dagli amanti del trekking, ricca di sentieri e testimonianze storiche, chiese e antichi monumenti, grotte e picchi rocciosi.

Esistono luoghi cui avvicinarsi piano piano, che meritano di essere tutelati con forza e rispetto: Cala Goloritzé è uno di questi, un’insenatura di straordinaria bellezza, che si raggiunge con un piacevole ed entusiasmante trekking nel cuore della natura.

È un modo per ritornare alle radici, abbandonare ogni pensiero negativo, dimenticare la frenetica routine e assaporare quegli aromi che soltanto la Sardegna sa regalare e godere dei colori di una delle spiagge più belle dell’isola.

Un trekking di pura emozione

Il punto di partenza dell’entusiasmante trekking verso Cala Goloritzé è l’Altopiano di Golgo, un territorio roccioso, aspro e antico che si estende a breve distanza da Baunei.

La strada che conduce all’altopiano dal piccolo centro dell’Ogliastra è in buone condizioni ma l’impressione è proprio quella di “lasciarsi alle spalle la civiltà” e immergersi appieno nella natura.

Dopo circa 8 chilometri nell’abbraccio e nei profumi della macchia mediterranea, ecco, sulla destra, le prime indicazioni per Goloritzé: è il momento di abbandonare la strada asfaltata e proseguire lungo una sterrata che arriva all’area di parcheggio vicino a un bar, nella località di Su Porteddu.

Lasciata l’automobile, inizia l’avventura verso la gemma dello spettacolare Golfo di Orosei.

Il percorso è unico, meraviglioso, segnato da rocce calcaree a fare da guida, con una salita da affrontare subito, dal dislivello di 100 metri.

Ma è proprio da lassù, a un’altezza di 490 metri sul livello del mare, che si ammira Punta Caroddi, l’imponente pinnacolo della Cala, magnifico monumento naturale lungo la selvaggia costa di Baunei.

Inizia poi la discesa, tra alberi millenari, ginepri e rifugi scavati nella roccia: vi sono tratti aperti, senza riparo, e zone ombrose, stretti passaggi tra il verde e il profumo di Sardegna, inconfondibile e indimenticabile.

Dopo un’ora, lo spettacolo che lascia senza parole: la favolosa Cala Goloritzé, un dipinto di mare turchese, fondale trasparente punteggiato da bianchi sassolini, natura selvaggia e incontaminata dove il Mediterraneo regala il meglio di sé.

Trekking a Cala Goloritzé: le info da sapere

Cala Goloritzé trekking

Fonte: iStock

Trekking a Cala Goloritzé

Percorrere il tragitto a piedi fino a Cala Goloritzé non rappresenta una vera e propria sfida, ma può mettere alla prova la resistenza fisica, soprattutto durante il ritorno.

La distanza totale è di poco più di 6 chilometri: l’andata richiederà almeno 45 minuti, mentre il ritorno circa 1 ora e mezza.

Durante l’estate, è importante tenere conto delle alte temperature lungo la costa di Baunei: l’ideale è affrontare la discesa al mattino presto e iniziare il ritorno nel tardo pomeriggio, considerando che la spiaggia deve essere lasciata entro le 18:00.

Dovete anche sapere che, dall’estate 2020, l’accesso alla spiaggia è a numero chiuso.

Per effettuare la prenotazione, è necessario scaricare l’app ufficiale Heart of Sardinia, disponibile per dispositivi Android e Apple. Dopo averla installata, sarà possibile selezionare la spiaggia e scegliere il giorno preferito, tenendo conto della disponibilità entro le 72 ore successive alla prenotazione.

Infine, uno sguardo a cosa portare: non troverete ombrelloni e lettini, né avrete la possibilità di trovare cibo o acqua in loco: se desiderate trascorrere l’intera giornata in spiaggia, il consiglio è di portare con voi un ombrellone e un frigorifero portatile per mantenere fresche le bevande e i pasti.

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Il Sentiero Azzurro, tra villaggi e castelli dell’Ungheria

Per gli amanti del trekking, c’è un cammino che va fatto almeno una volta nella vita: si tratta del Sentiero Azzurro, un lunghissimo itinerario che attraversa quasi interamente il nord dell’Ungheria, incrociando piccoli borghi medievali, imponenti castelli e paesaggi naturali incontaminati. Doveva essere una delle mete assolutamente imperdibili per il 2020, secondo il National Geographic, e lungi dal farsi fermare dal Covid, sono in effetti moltissimi i turisti che, da quel momento in avanti, sono andati alla scoperta di questo percorso unico al mondo.

Il Sentiero Azzurro, perla dell’Ungheria

Lungo ben 1168 km, il Sentiero Azzurro è senza alcun dubbio uno degli itinerari escursionistici più suggestivi d’Europa. In ungherese viene chiamato Kéktúra, ma è anche conosciuto come il Sentiero blu nazionale: ad evocare i suoi nomi è il simbolo con cui viene individuato l’itinerario, ovvero una striscia celeste tra due bianche. Istituito nel lontano 1938, questo è uno dei cammini a lunga percorrenza più antichi del nostro continente. Oggi è inglobato anche all’interno del Sentiero europeo E4, quella fitta rete di percorsi che conduce dalla Spagna a Cipro.

Sebbene sembri quasi un’impresa impossibile affrontare un cammino del genere, sono tantissime le persone che si cimentano in quest’avventura. E se prima della pandemia si contavano tra i 6mila e gli 8mila escursionisti all’anno, dal momento in cui il Sentiero Azzurro è finito tra le pagine del National Geographic sono oltre 26mila i turisti che hanno messo a dura prova la loro resistenza. Durante il percorso, è possibile raccogliere i francobolli che simboleggiano le varie tappe e incollarli sull’apposito libretto da acquistare prima della partenza, per avere un ricordo tangibile di questa esperienza.

Le tappe più belle del Sentiero Azzurro

Il cammino che attraversa la regione settentrionale dell’Ungheria offre tantissime occasioni per ammirare paesaggi mozzafiato e borghi dove il tempo sembra essersi fermato. Visto che ogni singola tratta è accessibile liberamente (l’unica parte che richiede pagamento è la traversata sul Danubio dalla città di Visegrad a quella di Nagymaros), ci si può concentrare solamente su particolari zone e rendere l’esperienza adatta praticamente a tutti. Ma quali sono le tappe più belle del Sentiero Azzurro? Questo lunghissimo itinerario parte dal monte Irott-ko, sul versante occidentale del Paese – praticamente al confine con l’Austria.

La tappa finale è il villaggio di Hollóháza, che invece si trova lungo il confine nord-orientale con la Slovacchia. Durante il percorso, si incontrano panorami davvero unici al mondo, tra grotte e cascate, borghi e castelli, laghi e vulcani spenti. Uno dei paesaggi più affascinanti è quello del lago Balaton, da sempre meta di villeggiatura per molti turisti, che amano le sue spiagge bianche e le sue acque turchesi. Poco distante, sorge la città di Veszprém, eletta Capitale Europea della Cultura per il 2023: questa è l’occasione perfetta per fare una piccola deviazione e visitare le sue bellezze.

Spostandoci verso oriente, sempre seguendo la linea celeste, si arriva a Budapest: la capitale ungherese è una città vivace e ricca di storia, la meta ideale per chi vuole immergersi in arte e cultura. Lasciato il più grande centro del Paese, non resta che tuffarsi di nuovo nella natura e godere delle sue meraviglie, lasciandosi cullare dal ritmo della camminata e abbandonando ogni preoccupazione. Di tanto in tanto, spunta qualche villaggio ad offrire ospitalità ai viandanti, sino alla conclusione del Sentiero Azzurro che mette fine ad una delle avventure più indimenticabili al mondo.

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Val Gargassa, un trekking acquatico nel Far West

Appassionati dei film di Sergio Leone? Amate la natura? Curiosi di geomorfologia? E… state anche morendo di caldo?? 😓 Ho un percorso per voi!

In Val Gargassa, ai confini nord-orientali del Parco del Beigua, parte della prestigiosa lista UNESCO dei geoparchi internazionali, c’è un trekking ad anello che fa al caso vostro. L’anello, per Escursionisti Esperti, parte e termina nei pressi del campo sportivo di Rossiglione (GE), in Liguria. 

Prendo il sentiero contrassegnato dalla doppia X gialla che costeggia il campo da calcio per poi infilarsi, pianeggiante, nella boscaglia di castagni, querce e noccioli che lambiscono il torrente. 

Esco dal bosco, il panorama inizia ad aprirsi ed il sapore del percorso a essere quello dell’avventura: in un tratto un po’ esposto, mi aiuto con gli appositi cavi di sicurezza fissati alla roccia. Attraverso una passerella in legno, con un occhio a invitanti spiaggette di sabbia e ghiaia e piscine naturali scavate nella roccia, piccole ma profonde, anche se un po’ impoverite dalla siccità 🥵

Rio Gargassa

Fonte: Stefano Spadacini

Rio Gargassa

Proseguo sul sentiero, quelle che sembravano fragili rocce porose dimostrano tutta la loro solidità: le rocce conglomeratiche si fanno sempre più frequenti e dure, tanto che, in una lotta all’ultimo sangue, il torrente ha vinto, ma non senza fatica: ha bucato la roccia, ma solo quel tanto che basta per poter passare… il risultato? un canyon spettacolare le cui pareti verticali sono degne delle maggiori opere di ingegneria!

Poco più avanti guado il Rio Gargassa su un passaggio fatto di grossi massi arrotondati che necessita di adeguate calzature e di una giornata di sole: dopo le piogge può essere estremamente scivoloso. 

Spunta qui uno dei primi torrioni di roccia, tanto suggestivo da spingere la fantasia locale a denominarlo Muso del Gatto. Dopo un tratto in salita che porta verso la conclusione della prima parte dell’anello (direzione nord-sud), volgendo lo sguardo a ovest si aprono finestre panoramiche sulla seconda parte (direzione sud-nord) ed in particolare sui torrioni della Rocca dra Crava (Rocca dei Corvi) e della Rocca Giana.  

A ben guardare queste fiabesche torri di un paesaggio incantato, si direbbe che un gigante buono si sia divertito a plasmarle, facendo gocciolare la sabbia bagnata dall’alto della sua mano, come ciascuno di noi ha fatto da bambino in spiaggia. 

Il sole è alto nel cielo, il caldo si fa sentire e, ad un secondo sguardo, il colore a tratti rossastro di queste meraviglie geomorfologiche, mi catapulta in un film di Sergio Leone: sono un cowboy sbarbato e arrostito dal sole in groppa al suo destriero, procedo a passo stanco tra un torrione e l’altro e la gola secca mi ricorda che sono alla disperata ricerca di un abitato, possibilmente dotato di saloon whiskey-munito …

Val Gargassa, il far west ligure

Fonte: Stefano Spadacini

Val Gargassa, il far west ligure

Scendo dal cavallo delle fantasie e torno dal mio viaggio estemporaneo nel far west. Ma la spiaggia c’entra in qualche modo: qui 160 milioni di anni fa c’era il mare ed i torrioni sono rocce ofiolitiche, ossia affioramenti di un bacino oceanico del Giurassico!

Prima di accedere al secondo tratto, proseguo verso sud per un breve sconfinamento dall’anello, e mi imbatto in Cascina Veirera, un antico insediamento oggi abbandonato dove, come ci suggerisce il toponimo, sorgeva una vetreria. Da qui si può proseguire ancora verso sud per andare a vedere una sorgente sulfurea.

Torno sui miei passi e, in breve, una ripida salita inaugura la seconda parte dell’anello, dove seguo il segnavia a tre bolli gialli. Poco più avanti arrivo alla parte più panoramica del percorso, dove il Barcun dra Scignura (Balcone della Signora), una curiosa apertura verticale nei conglomerati di puddinga, offre una finestra sullo spettacolare canyon del Gargassa.

Il panoramico Anello della Val Gargassa

Fonte: Ilaria Mangini

Il panoramico Anello della Val Gargassa

Più avanti il sentiero inizia a ridiscendere, si attraversa il letto roccioso di un rio, dopo il quale si inizia a seguire il segnavia a bollo giallo singolo. Attraverso un bel bosco misto di latifoglie e seguo il sentiero nuovamente in discesa che mi riporta al campo sportivo da dove sono partito. 

Info Pratiche

🚗 Uscita Masone della A26, si prende la SS456 per Campo Ligure e Rossiglione (GE), quindi si svolta a destra per Tiglieto sulla SP41 (Anche se su Google Maps questa strada è denominata SP1 e poi SP64, la cartellonistica locale la individua come SP41). Si procede su questa strada fino a prendere una traversa a sinistra per lo stadio comunale, dove, nei pressi del campo da calcio, c’è ampio spazio per parcheggiare (44.560655, 8.649434).

🥾 L’Anello della val Gargassa è adatto a escursionisti esperti ed è caratterizzato da alcuni tratti esposti, ancorché attrezzati con catene, alcuni guadi del torrente ed un dislivello da percorrere rilevante (dati altimetrici dettagliati, cartografia ufficiale e tracce gpx di questo itinerario sul sito del Parco del Beigua):

  • Difficoltà: EE – Per escursionisti esperti
  • Tempo di percorrenza: 3,5-4 ore
  • Lunghezza: 7 km
  • Dislivello: 180 m
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Il Sentiero dei Celti e dei Liguri: l’itinerario tra arte e natura

La primavera è la stagione ideale per andare alla scoperta di paesaggi incantevoli e immergersi nella natura: gli amanti del trekking avranno ora una nuova opportunità per esplorare luoghi meravigliosi e concedersi una bella camminata nel verde più rigoglioso, con un occhio sempre puntato ai panorami mozzafiato che si incontrano lungo il percorso. Nasce infatti il Sentiero dei Celti e dei Liguri, un nuovo itinerario nel Nord Italia che conduce dalla trafficata città al pacifico paesaggio del mare.

Nasce il Sentiero dei Celti e dei Liguri

Il 21 maggio 2023 è stato inaugurato il Sentiero dei Celti e dei Liguri, un bellissimo cammino che si snoda per ben 222 km e attraversa 3 diverse regioni (Lombardia, Emilia Romagna e Liguria). L’idea è quella di collegare la città di Milano al mar Ligure, affrontando un lungo itinerario che porta alla scoperta di splendidi borghi ricchi d’arte e cultura e di paesaggi naturali meravigliosi. Questo nuovo percorso nasce dall’ispirazione di Emanuele Mazzadi, guida, architetto e progettista di escursioni incredibili.

“Da anni accompagniamo persone sui sentieri che dall’Appennino portano al mare. Vediamo i loro occhi illuminarsi, mano a mano che si allontanano dalla città, si immergono nella natura e si riappropriano delle cose semplici. Ecco quindi l’idea di riscoprire un antico itinerario, di alto valore culturale e ambientale, che partisse da una metropoli come Milano” – ha raccontato Mazzadi con grande orgoglio.

D’altra parte, i numeri parlano chiaro: l’ultimo rapporto di Terre di Mezzo evidenzia che ben il 34% dei camminatori italiani proviene dalla Lombardia, e se si aggiungono coloro che abitano in Emilia Romagna, Liguria e Toscana (tutte regioni che orbitano attorno al Sentiero dei Celti e dei Liguri) la percentuale sale al 64%. Dunque, non c’è luogo migliore per regalarsi un’avventura unica al mondo, un vero e proprio viaggio iniziatico che ci porta alla scoperta di panorami indimenticabili.

Le tappe più belle del cammino

Il Sentiero dei Celti e dei Liguri si snoda per 222 km, che vengono divisi in 10 tappe per poter rendere il cammino accessibile a tutti. L’obiettivo è infatti non solo di accogliere gli escursionisti più esperti, ma anche di avvicinare sempre più persone al mondo delle attività outdoor: per questo motivo, i tratti più impegnativi presentano delle varianti che permettono anche ai principianti di godere di questa avventura.

Si parte da Milano: luogo simbolo da cui prende il via questo sentiero è Piazza del Duomo, davanti ad uno dei monumenti italiani più famosi al mondo. A fare da sfondo al percorso è principalmente l’acqua, il fil rouge di questa splendida escursione. Si seguono infatti i Navigli di Milano, per poi attraversare i bellissimi paesaggi della riserva Mab-Unesco del fiume Ticino, incontrando poi le impetuose acque del fiume Po. E poi ci si imbatte nei torrenti di montagna, limpidi e freschi: dall’Appennino Tidone alla Val Trebbia, passando per la Val d’Aveto e il Monte Sacro Penna.

Infine, ecco i panorami incontaminati della Val Graveglia, con suggestivi corsi d’acqua carsici, gole impervie e graziose cascate che fanno da perfetta cornice all’ultimo tratto del cammino. Il punto d’arrivo è il mar Ligure, e più precisamente una delle spiagge più suggestive della cittadina di Sestri Levante: la celebre Baia del Silenzio. È la meritata ricompensa per aver affrontato un’avventura incredibile, che lascerà tanti ricordi meravigliosi e, per chi lo desidera, il passaporto del pellegrino (scaricabile sul sito ufficiale) dove apporre il sigillo di ogni luogo visitato.

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Lago du Mei, un piccolo gioiello in un bosco da favola

A 20 minuti in macchina da Genova Voltri e poco più di 5 dallo stadio di Arenzano, un piccolo gioiello di wild swimming è contenuto in uno prezioso scrigno – un trekking alla portata in un bosco da favola.

Dopo aver parcheggiato in Via Monte Camula in comune di Cogoleto (GE), proseguo a piedi fino ad una pensilina in legno: dei 3 sentieri che partono da qui prendo quello centrale che si segue fino al Rio Lerca, ci vogliono 30-35 min (vedi più avanti Info Pratiche).

Entro subito in un fitto bosco che gradualmente mi allontana dalla civiltà: eriche arboree, frassini e pini marittimi mi accompagnano prima in piano, e poi in salita.

Ordinati borghi in lontananza, dal sentiero per il Lago du Mei
Ordinati borghi in lontananza, dal sentiero per il Lago du Mei

Il cammino non mi annoia, riservandomi panorami marini, che spaziano tra castelli diroccati e ordinati borghi, fino a raggiungere il culmine in un punto panoramico.

Le Carbonaie

Nel cammino noto le tracce di una vecchia carbonaia, fornaci rurali dove la gente bruciava lentamente il legname per produrre carbone. La carbonaia si presentava come una catasta di legna rivestita di terra, di forma conica, con un foro alla sommità che fungeva da camino. Occorrevano diversi giorni e notti di duro lavoro perché la carbonaia diventasse un cumulo di carbone, perché il fuoco andava sorvegliato costantemente. 

Castelli diroccati invasi dalla vegetazione
Castelli diroccati invasi dalla vegetazione

Quando la carbonaia era “cotta”, foglie e terra venivano rimosse e il carbone veniva recuperato, sistemato in sacchi e trasportato a valle per essere venduto o utilizzato in famiglia. 

Il rumore dell’acqua

Dopo il culmine della salita, la traccia inizia a scendere, prima dolcemente poi più decisamente: qualcosa mi fa pensare di aver cambiato versante, sono circondato da profumati alberi di alloro e sembro essere finito in un sentiero raramente calcato dall’uomo. 

Ma non è questo: il fatto è che improvvisamente riesco a sentire il rumore dell’acqua, dapprima remoto, poi sempre più vicino, del Rio Lerca. 

I panorami marini al culmine della salita
I panorami marini al culmine della salita

Il sentiero esce dal bosco in corrispondenza del greto di questo torrente, proprio dove sorge quello che localmente è conosciuto col nome di Lago du Mei: un laghetto di diametro pari a 15 metri, profondo oltre i 3, e incastonato in un anfiteatro che sembra scolpito dall’uomo. Come un Colosseo naturale, le sue pareti digradano nella zona a valle per permettere l’uscita del Rio Lerca dalla incredibile vasca naturale disegnata al suo interno. 

Una meravigliosa “marmitta dei giganti”, per usare il verbo dei geologi: nei riottosi torrenti di montagna, quando l’acqua scorre impetuosa, magari a causa dello scioglimento dei ghiacciai al termine di una glaciazione, si possono creare vortici in cui l’acqua sfreccia a 200 km/h, scavando nei millenni la roccia fino a regalarci vasche circolari di notevoli profondità. Una splendida cascata alimenta questa meraviglia della natura.

Non c’è molta spiaggia qui, ma massi lisci su cui sostare. 

Il meraviglioso Lago du Mei
Il meraviglioso Lago du Mei

Dalle foto l’acqua appare scura, perché in ombra, ma è normalmente verde e cristallina. Il sole visita il Lago du Mei fino al primo pomeriggio – non fate come me – concedetevi questo meraviglioso wild swimming di mattina!

Info pratiche

🚗 Uscita Arenzano della A10, si continua sulla Aurelia (SS1) verso Cogoleto/Savona che si lascia quasi subito per prendere Via Pian Masino a destra (indicazioni per zona industriale) e poi Via Val Lerone, che si lascia seguendo alcuni cartelli della zona industriale (DIMHORA) verso sinistra. Si attraversa un torrente e si gira nuovamente a sinistra su Via Bordin che si segue fino alla fine per poi prendere Via Colombo/SP78 a destra. Si segue la SP78 passando una galleria nei pressi dell’abitato di Lerca (GE), si supera il km 3 e si prende poi a destra in salita Via Vallescura e al bivio Via Monte Camula a sinistra. Si parcheggia poco oltre in uno spiazzo sulla sinistra (44.408367, 8.636476) di fronte ad una zona recintata con rete sorretta da pali di legno, ci stanno 5-6 macchine.

👣 Si prosegue a piedi su Via Monte Camula fino ad una pensilina in legno: dei 3 sentieri che partono da qui si prende quello centrale, non segnato, che si segue fino al Rio Lerca, ci vogliono 30-35 min. Si evitano nel cammino 2 svolte secondarie in discesa a destra, optando sempre per la traccia in salita e a sinistra.

Nell’ultimo tratto, subito dopo un piccolo spiazzo, il sentiero finisce su una frana con grossi sassi instabili: cercate una traccia alla vostra sinistra perché aggira la frana e, zigzagando un po’, stempera il dislivello fino a destinazione (44.415920, 8.635481). 

Questo splendido trekking (1,15 km) è fattibile dalla maggior parte delle persone e anche dai bambini, se autonomi nella camminata, ben equipaggiati e aiutati. Dislivello: 80 m in salita, 60 in discesa.

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Wild Garda, spiagge nascoste, panorami e storia

Lago di Garda wild? Si può: incastonata in una delle zone più incontaminate del Lago, abitata sin dalla preistoria, la Riserva della Rocca di Manerba offre facili trekking dal sapore mediterraneo, panorami mozzafiato sul lago e spiagge wild: basti pensare che nel versante lacustre del parco – tra Porto Dusano e Pisenze – è consentito avvicinarsi alla costa solo con imbarcazioni a vela e remi.

I sentieri, situati a bassa quota e ideali per una passeggiata primaverile, si sviluppano tra scavi archeologici, scogliere a strapiombo sull’acqua, vigneti e uliveti lacustri.

Storia, panorami e sentieri

Potete parcheggiare nei pressi del Museo Archeologico (vedi info pratiche in basso), utile per conoscere le motivazioni per le quali l’uomo ha deciso, nel tempo, di insediarsi sul Lago di Garda, e proseguire sul facile percorso informativo disseminato di bacheche descrittive e punti panoramici che ci portano alla Rocca (10 min e 50 m di dislivello in salita), il punto più alto di tutta la zona, che regala una vista panoramica a 360 gradi sul lago: l’Isola dei Conigli accanto a noi, a nord-ovest, gli oltre 2000 m del Monte Baldo a nord-est, la penisola di Sirmione a sud-est, le coltivazioni rurali della riserva proprio sotto di noi.

Dalla Rocca si può proseguire in discesa verso Punta Sasso tramite un sentiero a tratti esposto che richiede più attenzione, e delle scarpe adatte (15 min e 60 m di dislivello in discesa), e che intercetta il sentiero panoramico 801 del CAI.

Negli scavi archeologici nell’area di Punta Sasso sono state rinvenute tracce di un insediamento del Mesolitico databile da 8000 a 5000 anni fa. Sono inoltre venute alla luce tre cerchi di mura databili fra il XII e XIII secolo di cui il più interno racchiude la sommità della Rocca di Manerba. Entro la cinta esterna gli scavi hanno identificato una sequenza stratigrafica che va dalla cultura di Lagozza (4000 a.C.) alla fortificazione medievale da cui il sito trae il nome.

I reperti archeologici dimostrano la presenza di insediamenti Etruschi, dei Galli Cenomani e dei Romani. Nel 776 la Rocca fu l’ultimo baluardo di resistenza dei Longobardi ai Franchi di Carlo Magno, che un secolo dopo, donò i terreni circostanti ed in riva al lago, ai monaci di San Zeno di Verona. Successivamente la proprietà della Rocca fu degli Scaligeri, dei Visconti ed infine della Repubblica Veneta che espugnò e distrusse l’ultima struttura medievale nel 1574, in quanto divenuta un rifugio di briganti.

Punta Sasso ci offre una vista del lago diversa, una scogliera a strapiombo sull’acqua che, con i suoi 90 m di salto, richiama panorami più oceanici.

Vedete le spiaggette nascoste lì sotto? Sono raggiungibili anche senza paracadute 😉 attraverso un bel sentiero nel bosco, vedi oltre.

Le spiaggette nascoste della Rocca viste dal sentiero 801
Le spiaggette nascoste della Rocca viste dal sentiero 801

Vale la pena proseguire sul sentiero 801 verso sud (lago alla vostra sinistra), che costeggia il lago dall’alto della scogliera: l’acqua a perdita d’occhio, il contesto selvaggio, una macchia e odori a tratti simili a quelli mediterranei fanno decisamente pensare ad un trekking marino.

Se proseguite oltre, il sentiero si allontana dal lago passando per boschi e zone agricole con coltivazioni a vigneti ed uliveti, per poi arrivare alla chiesetta di San Giorgio, di epoca romanica, da cui si torna a godere di panorami lacustri. Se si prosegue oltre si arriva a Porto Dusano (ca 2 km da Punta Sasso).

Le spiagge della Riserva

Invece, proseguendo sull’801 verso nord (lago alla vostra destra) si arriva alla bella ed estesa spiaggia Pisenze – di ciottoli, stretta ma abbastanza estesa, priva di servizi – nei pressi dell’omonimo ristorante. Periodicamente visitata da coppie di cigni bianchi, si ha da qui una bella vista sulle montagne circostanti e sull’isole di San Biagio, che è possibile visitare o a piedi – quando la bassa marea lo permette – o noleggiando un sup o un kayak (se non siete pratici meglio tramite un tour accompagnato) presso Garda Sup (+39 389 2022414), presente nella Spiaggia Pisenze. La spiaggia va in ombra a metà pomeriggio ed è vietata ai cani.

Spiaggia Pisenze vista da Punta Sasso
Spiaggia Pisenze vista da Punta Sasso

Mentre Pisenze è collegata alla viabilità stradale, le spiagge sotto alle scogliere a strapiombo di Punta Sasso sono raggiungibili solo tramite sentiero, accedendo alla riserva da sud.

La Riserva di Manerba si estende alle acque di questo tratto, a cui è consentito avvicinarsi solo con imbarcazioni a vela e remi. Le spiagge di questo tratto, quindi, isolate dal contesto prevalentemente urbano del lago, e protette dall’intrusione dei motori, costituiscono davvero uno spettacolo della natura.

Info Pratiche – Spiagge (accesso da sud)

🚗 Uscita Desenzano della A4, SP572 verso Desenzano/Salò fino ad una rotonda con una grande pianta in metallo al centro, dove si prende Via Valtenesi a destra seguendo le indicazioni per il Parco archeologico naturalistico. Si prosegue seguendo le indicazioni per il Parco/Porto Dusano prendendo, nei pressi della destinazione, Via San Giorgio prima e poi Via Agello a sinistra fino all’omonimo parcheggio (45.550358, 10.570759; Via Agello, 10, 25080 Manerba del Garda (BS); ampio parcheggio, auto a € 4 al giorno; area camper aperta da maggio a settembre con bar, in contesto prevalentemente naturale: notte € 8, giorno € 8, solo carico e scarico € 5).

Fonte: riservaroccamanerba.com

I sentieri della Riserva della Rocca di Manerba – Credits: riservaroccamanerba.com

👣 Si prosegue a piedi su via Agello e, non appena la strada si fa sterrata e carrabile per i soli residenti, si gira a destra in Via Marinello che si segue fino al cartello marrone “Pieve” (45.55049, 10.57528), dove si lascia la strada principale per il sentiero che si infila nel bosco. Dovete, subito dopo, cercare il sentierino che scende verso il lago, con il lago stesso alla vostra destra. Passata una porta abbandonata in mattoni, si continua a scendere fino ad arrivare all’altitudine del lago, dove troverete alcune piccole spiaggette.

Da qui si prende una traccia a sinistra che corre lungo il profilo del lago tenendolo alla vostra destra. Questa traccia porta a diverse calette, tutte selvagge e nascoste, alcune di rocce altre di ciottoli. Una delle prime che incontrerete è frequentata da naturisti.

Ecco le mie spiagge preferite! Seguite la traccia che costeggia il lago (con lo stesso alla vostra destra) per circa 3-400 m: si trovano una dietro l’altra in queste posizioni, 45.5534, 10.5782 e 45.55401, 10.5781, sono entrambe di ciottoli, abbastanza larghe ed estese (circa 50 m ciascuna).

Le spiaggette nascoste della Riserva

Le due spiagge sono entrambe soleggiate, con ampie zone di ombra naturale grazie al lussureggiante bosco che arriva fino alla riva e vanno in ombra a metà pomeriggio.

Dal parcheggio tenete conto di almeno 30 minuti di cammino abbastanza facile, ma non segnalato: considerate tuttavia che, anche se fino al cartello marrone il percorso è prevalentemente in piano, successivamente si affronta un dislivello di ca 60 m. Servono calzature da escursionismo.

Info Pratiche per la Rocca (accesso da nord)

Se prediligete gli scavi alle spiagge, conviene forse approcciare la riserva da nord, seguendo le indicazioni per il Parco Archeologico Naturalistico fino al parcheggio di Via della Rocca, 16 a Manerba del Garda (45.556539, 10.568915). È  il più caro della zona (€ 2 l’ora, alcuni segnalano multe per una ZTL mal segnalata, a noi non è capitato) ma si trova accanto al Museo Civico Archeologico e dà immediato accesso al percorso informativo che ci porta alla Rocca (Dislivello: 50 m in salita).

Se cercate un parcheggio gratuito ce n’è uno da 70 posti all’angolo tra Via del Torchio e Via dei Pradelli (45.557731, 10.561053, Via del Torchio, 23, Manerba del Garda), da cui il Museo Archeologico dista 800 m (15 min e 70 m di dislivello).

In alternativa potete iniziare la vostra escursione prendendo il sentiero CAI presso il Ristorante Pisenze (700 m di sentiero e 120 di dislivello fino alla Rocca, servono scarpe adatte): le Vie Duca D’Aosta e Pisenze sono attrezzate con parcheggi a pagamento (1€ l’ora o 7€ tutto il giorno) e da qui potete rapidamente accedere alla omonima spiaggia. Inoltre il Ristorante (buona scelta per mangiare vista lago; 45.559293, 10.569740; +39 0365 552358; via Duca D’Aosta, 23, 25080 Manerba del Garda), offre un parcheggio riservato ai suoi clienti.

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Trekking ai laghi di San Giuliano, un’esperienza indimenticabile

Se amate il trekking e le escursioni al cospetto di una natura spettacolare, dovete assolutamente mettere in lista l’itinerario che conduce ai laghi di San Giuliano, nella favolosa cornice della Val Rendena.

Un angolo di paradiso tra le montagne trentine con vista unica sulle vette della Presanella, a circa 1940 metri di altitudine, raggiungibile salendo da Caderzone Terme.

I magnifici specchi d’acqua, intervallati dal rifugio di San Giuliano, sono due: a 1938 metri ecco il lago di San Giuliano, il più piccolo, e poco lontano il lago di Garzoné a 1942 metri.

Lo splendido itinerario in quota

L’escursione per raggiungere i laghi non è impegnativa, con un primo tratto in leggera salita e un pò’ più di dislivello nella seconda parte.

Il sentiero dona vedute panoramiche davvero uniche, con uno sguardo alla Val di Genova e al gruppo della Presanella su cui si staglia l’imponente Cima Presanella.

Si parte in auto da Caderzone Terme risalendo per circa 7 chilometri il versante della montagna e seguendo le indicazioni per il rifugio San Giuliano/Malga Campo: la strada, seppur asfaltata nella prima parte, non è molto larga per cui occorre prestare attenzione a eventuali auto nel senso opposto.
Con alcuni tornanti, si arriva al bivio per Malga Diana e si prosegue verso sinistra come da indicazioni per il rifugio.

L’ultimo tratto prima del parcheggio Poc dali Fafc a 1680 metri è sterrato per circa un chilometro e mezzo: in caso di auto non adatte, conviene fermarsi al termine della strada asfaltata e proseguire a piedi.

Il punto di partenza per la splendida escursione è il parcheggio: da qui, si cammina lungo la strada sterrata fino a Malga Campo (1780 metri di altezza). Già dopo pochi minuti nel bosco, si apre un panorama mozzafiato sulla Presanella e sui verdi pascoli della malga.

È il momento di imboccare il sentiero segnalato 230 che ritorna nel bosco e prosegue per 2 chilometri in piano, con qualche lieve saliscendi.

Nella seconda parte del percorso per i laghi di San Giuliano, occorre superare un dislivello di circa 250 metri: il sentiero inizia a salire con piccoli tornanti e, in breve, si arriva in quota mentre il bosco lascia spazio ai prati di Malga San Giuliano a 1968 metri.

Siamo al punto più elevato dell’itinerario da cui si raggiunge, in pochi minuti, il lago di San Giuliano con l’omonima chiesetta sulla riva e, poco dopo, il rifugio: uno scenario da cartolina!

Il sentiero diventa 211 e porta a costeggiare anche il lago di Garzoné: tra prati, boschi e rara bellezza, potete concedervi un piacevole picnic oppure un delizioso pranzo in rifugio.

Il giro ad anello sulla via del rientro

Anche se è possibile rientrare seguendo lo stesso percorso dell’andata, chi ha ancora energie da spendere dovrebbe cimentarsi  nel giro ad anello che prosegue lungo il sentiero 211, affianca il lago di Garzoné e comincia a salire per arrivare ai 2184 metri della Bocchetta dell’Acqua Fredda: dal rifugio San Giuliano sono 225 metri in salita per poco meno di 2 chilometri.

Il panorama è difficile da descrivere a parole con la vista sulle Dolomiti del Brenta e sui ghiacciai perenni del Carè Alto.

Seguendo ancora il sentiero 211, la discesa conduce al lago di Vacarsa e poi alla Malga Capostrill: chi ha lasciato l’auto al parcheggio Poc dali Fafc deve imboccare il sentiero 1 sulla sinistra mentre chi avesse parcheggiato alla fine della strada asfaltata deve proseguire in discesa sulla sterrata (sentiero 211), e poi svoltare a sinistra sempre lungo il sentiero che, in discesa, riporta al punto di partenza.

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Ora puoi vivere in maniera interattiva un’incredibile foresta

La foresta incantata esiste davvero e aprirà i battenti il 1 maggio 2023.

Dream Forest Langkawi, grazie a projection mapping, illuminazione sofisticata e paesaggi sonori ipnotizzanti, trasformerà un sentiero di 1,2 chilometri e una foresta preistorica di oltre cento milioni di anni in un’esperienza coinvolgente e interattiva che racconta il folklore di Langkawi (paradiso tropicale della Malesia) attraverso la magia della tecnologia multisensoriale.

Il fiabesco progetto innovativo che fonde natura secolare e modernissima tecnologia

Dream Forest Langkawi era iniziato nel 2019 subendo, subito dopo, l’interruzione della pandemia.

Si trattava, però, di un progetto molto differente, parte del piano per rivitalizzare il bellissimo ex Kampung Buku (Villaggio del libro) dell’isola di Langkawi, ideato per essere vissuto nel segno di storie separate raccontate attraverso vari mezzi tecnologici in padiglioni singoli.

Con i fatti del 2020, invece, è diventato chiaro che l’industria del turismo e le attrazioni dovessero adattarsi a una nuova normalità: il mondo è cambiato, il modo in cui le persone viaggiano e consumano intrattenimento è mutato, e la sostenibilità culturale e ambientale è diventata un tema ancora più urgente.

Così, Puan Sri Tiara Jacquelina, Presidente e Chief Dream Maker dell’Enfiniti Academy of Musical Theatre and Performing Arts, ha riunito un team tutto malese di talenti creativi e tecnici ripensando il concetto di viaggio e come il percorso di scoperta del viaggiatore potrebbe essere migliorato ed elevato mediante l’uso della tecnologia e dell’automazione, utilizzando il paesaggio forestale naturale nel modo più responsabile e rispettoso possibile.

Il paese delle meraviglie

Alle pendici del maestoso Gunung Raya, il monte più alto dell’isola, la Dream Forest è un autentico paradiso di biodiversità che non dorme mai.

Durante il giorno, infatti, i visitatori hanno l’opportunità di compiere rigeneranti passeggiate nella natura per partecipare all’immersione nella foresta millenaria e trovarsi al cospetto di animali unici come il rospo di Sumatra, i lemuri volanti, le scimmie e numerose specie di bucefari che hanno fatto della foresta di Lubuk Semilang la loro dimora.

Ed è al tramonto che la foresta si trasforma, come per magia, e diventa uno spazio teatrale naturale dove Sang Gedembai, la guardiana della foresta dei sogni, insieme a Eli, Coco e Terra, tre helicopter seeds (particolare specie di albero che produce semi con le ali) ospitano i visitatori, danno il benvenuto per sperimentare e interagire con storie raccontate grazie a magnifiche proiezioni.

La prima storia è “La leggenda di Zigolo di Tasik Dayang” in cui la principessa delle fate Mambang Sari si innamora di Mat Teja, un principe mortale: i visitatori potranno scoprire come la loro storia d’amore agrodolce abbia modellato il paesaggio di Tasik Dayang Bunting come lo conosciamo oggi.

La seconda è “Il racconto di Merong Mahawangsa“: guerriero decorato e principe venerato, Merong Mahawangsa fu incaricato di scortare il figlio dell’imperatore romano in un viaggio per mare per sposare la principessa della Cina. La sua flotta fu intercettata dal temibile e focoso Garuda, determinato a interrompere l’alleanza tra queste due potenze giganti.

Infine, la terza storia, “La leggenda del Giganti di Langkawi” narra che, nei tempi antichi, i giganti vagavano a Langkawi. Due titani muscolosi, Mat Chinchang e Mat Raya erano cari amici, ma un malinteso al matrimonio dei loro figli si trasformò in una vera e propria rissa che quasi decimò l’isola.

Dream Forest Langkawi lavorerà anche a stretto contatto con i principali attori dell’industria turistica malese, tra cui Tourism Malaysia, Langkawi Development Authority (LADA) e associazioni turistiche come Malaysian Association of Tour and Travel Agencies (MATTA), Malaysian Inbound Tourism Association (MITA), compagnie aeree, agenzie di viaggio (OTA) e altri canali di distribuzione a livello locale e internazionale.
Ringraziando Tourism Malaysia, Puan Sri Tiara Jacquelina ha dichiarato: “Sono molto felice di aver ricevuto un forte sostegno anche dalle autorità statali e dalle agenzie governative. Credo che più lavoreremo in tandem e più riusciremo a sviluppare attrazioni entusiasmanti, Langkawi ha il potenziale per essere una delle destinazioni turistiche più popolari in questa regione”.
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Un cammino in sette tappe sulle tracce del lupo

È il “cattivo” delle fiabe, ma anche un animale meraviglioso: il lupo diventa protagonista di un lungo cammino in sette tappe che porta alla scoperta di splendidi paesaggi d’alta quota e di una natura rigogliosa e incontaminata. Dipanandosi tra Italia e Francia, questo lungo e impervio sentiero offre non solo una vista mozzafiato, ma anche la possibilità di incontrare alcuni esemplari di lupo che oggi vivono in pianta stabile nei centri faunistici della regione.

Il Trekking del Lupo, un cammino tra Italia e Francia

Un’escursione tra sentieri di montagna, per ben 75 km di pura magia: è questo il Trekking del Lupo, un itinerario d’alta quota che ha inizio presso una delle località più suggestive del Piemonte, incastonata tra le Alpi Marittime, per poi sconfinare verso la Francia e concludersi presso il Parco Nazionale del Mercantour. Si tratta di un percorso piuttosto arduo, caratterizzato da belle salite che offrono panorami meravigliosi, ma ci sono tappe adatte persino ai più piccini, che rimarranno a bocca aperta davanti alla maestosità dei lupi, indiscussi protagonisti di questa avventura.

Lungo il percorso non è certo facile avvistarli: i lupi sono animali estremamente intelligenti, e nel momento in cui percepiscono la presenza dell’uomo si ritirano nel profondo dei boschi. In compenso, con un po’ di fortuna, si possono incontrare tanti altri splendidi animali come stambecchi, camosci, marmotte e gipeti. È una vera immersione nella natura incontaminata, che vi permetterà di lasciarvi alle spalle il caos della città e vivere intere giornate all’aria aperta, dall’alba al tramonto, circondati solamente dalle montagne.

E i lupi? Niente paura, c’è ovviamente spazio anche per loro: il punto di partenza e quello di arrivo del trekking non sono altro che due centri faunistici dove vivono alcuni di questi meravigliosi esemplari. Qui è possibile ammirarli in totale sicurezza e scoprire qualcosa in più sulla loro specie, che negli ultimi decenni è tornata a popolare le Alpi grazie ad una maggior attenzione nel ricreare quello che è il loro habitat. Il centro italiano è quello di Uomini e Lupi, che si trova presso il borgo di San Giacomo di Entracque. Mentre sul versante francese, come ultima tappa di questo incantevole cammino, potrete trovare il centro faunistico Alpha Loup, nei pressi di Le Boréon.

Le tappe più belle del Trekking del Lupo

Se i due centri faunistici sono senza alcun dubbio la parte più curiosa del trekking, l’intero percorso è un’avventura che non potrete dimenticare. L’itinerario è suddiviso in sette tappe, ciascuna non troppo ardua: nonostante si tratti di sentieri di montagna, il dislivello giornaliero da affrontare non è mai particolarmente impegnativo. Tanto che sono molte le famiglie che decidono di affrontare qualche tappa per regalare una splendida emozione all’aria aperta ai propri bambini. Dopo essere partiti dal centro Uomini e Lupi, il percorso si dipana sino al Rifugio Soria-Ellena (a ben 1800 metri di quota), che conclude la prima giornata.

Nei giorni seguenti, attraversando rigogliose faggete e seguendo le antiche Strade di Caccia Reali, ovvero i sentieri fatti costruire nell’800 da Re Vittorio Emanuele II per le sue battute di caccia, vi avvicinerete al confine con la Francia. Proseguendo tra le Alpi Marittime Francesi, avrete l’opportunità di ammirare panorami mozzafiato come quello di Pas des Ladres o quello del Lac de Trécolpas. Un ultimo sforzo, tra ampie vallate dove lo sguardo si perde verso l’orizzonte, vi porterà al centro Alpha Loup per un’ultima esperienza a contatto con i lupi.

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Italia e Francia unite da 11 chilometri di sentiero

Italia e Francia sono unite da un nuovo tracciato internazionale dedicato allo scialpinismo con magnifico scorcio sul Monte Bianco: sono operativi e percorribili gli 11 chilometri del percorso transfrontaliero Skialp al Piccolo San Bernardo, tra Savoia e Valle d’Aosta.

L’iniziativa è sostenuta dal programma europeo Interreg ALCOTRA Italia-Francia con la partecipazione dei Comuni di La Thuile (coordinatore), Séez, Montvalezan, della Communauté de Communes de Haute- Tarentaise (CCHT) e del GEIE La Thuile La Rosière Sud Mont-Blanc.

Lo scenario del nuovo percorso senza frontiere

Il nuovo tracciato tra Italia e Francia si presenta come un’occasione unica per gli appassionati di scialpinismo di vivere un’esperienza rigenerante e potente dal punto di vista fisico ed emotivo, e di praticare l’attività sulla neve scoprendo luoghi di notevole valore naturalistico, storico e culturale del territorio italiano e francese al Piccolo San Bernardo.

Il percorso, infatti, consente di esplorare pendii e altopiani dell’Espace San Bernardo passando da un’altitudine variabile tra i 1.460 e i 2.574 metri con indimenticabili scorci sul Monte Bianco innevato, sui ghiacci perenni del Rutor e sulla più dolce distesa del Piccolo San Bernardo, con il suo ricco bagaglio di storia umana contrassegnata nei secoli dal passaggio di mercanti, pellegrini ed eserciti.

Un’ imperdibile e rara occasione per confrontarsi con la potenza della montagna in uno scenario mozzafiato, che non può lasciare indifferenti.

Gli undici chilometri di tracciato sono dotati di segnaletica per la sicurezza e la serenità degli sciatori nonché di un’app web che consente la geolocalizzazione e la scoperta dei punti di maggiore interesse.

I tracciati di Skialp

Il percorso appena inaugurato che unisce Italia e Francia offre una rara possibilità di confrontarsi con una montagna senza frontiere capace di restituire agli occhi e allo spirito tutta la sua forza e bellezza.

A scelta, può avere inizio dal lato italiano oppure da quello francese.

Il tracciato che inizia dall’Italia, lungo 11 chilometri, parte da Les Suches a 2176 metri e continua per circa 4 chilometri lungo una pista battuta e percorribile in piena sicurezza, fino a raggiungere il Colle del Belvedere a 2558 metri.
Da qui, è possibile proseguire verso la Francia seguendo la pista Carabiniers che conduce alla partenza della seggiovia Chardonnay con cui si raggiunge il Col de la Traversette, per poi scendere fino a La Rosière.

Invece, partendo da La Rosière sul lato francese, il tracciato sale fino al Col de la Traversette a quota 2383 metri per poi scendere fino alla partenza dello skilift Bellecombe 1: servendosi degli impianti Bellecombe 1 e Bellecombe 2 si raggiungono i 2558 metri del Colle del Belvedere da cui è possibile scendere fino a La Thuile. In questo caso il percorso misura 11,8 chilometri.

Gli sviluppi futuri

Il progetto Nouvelles Liaisons Transfrontalières (sostenuto dal Programma Interreg europeo Alcotra Italia-Francia) prevede 4 percorsi transfrontalieri che si aggiungono alle 2 Liaisons esistenti, quella stradale in estate e quella invernale tra gli impianti di risalita di sci alpino.

Si tratta di percorsi che agevolano la riconnessione con la montagna in tutte le stagioni, ristabilendo le relazioni tra persone, ambiente e antiche memorie.

Oltre al percorso Skialp per lo scialpinismo, sono in corso l’allestimento di un percorso per la bike (sia in mountain bike che in e-bike, con vari punti di ricarica), un sentiero escursionistico sull’itinerario del Consiglio d’Europa di Saint Martin de Tours nella tratta tra la Thuile e Séez, e una passeggiata sulle tracce della Memoria, alla scoperta del patrimonio del Colle del Piccolo San Bernardo, dall’antico Cromlech celtico alla Mansio romana fino all’Ospizio del Piccolo San Bernardo.